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19. Sollievo

Chi si ricorda di questa canzone??? :-)

Carcrashes - Standfast

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Mi mossi delicatamente tra le sue braccia per arrivare ad accendere la luce sul comodino, sorpresa e confusa dal suo pianto che mi aveva colta completamente alla sprovvista. Quando voltai nuovamente la testa verso di lui per ricercare i suoi occhi e qualche risposta, Alex tenne il capo basso e la punta delle dita premute sulle palpebre umide, nel vano tentativo di fermare le lacrime prima che uscissero del tutto.

Come era possibile che dopo tutto quello che mi aveva fatto e dopo tutto il dolore che mi aveva procurato, io non riuscivo a fare altro che restare immobile a guardarlo piangere, scosso dai singhiozzi che gli agitavano le spalle incurvate, sentendomi piccola e debole e provando solamente una irrefrenabile voglia di consolarlo? Avrei dovuto odiarlo e godere di quelle lacrime che era riuscito a procurarsi da solo con le sue azioni.

Eppure, in fondo al mio cuore e alla mia consapevolezza, sapevo fin troppo bene che non ci sarei mai riuscita, qualsiasi cosa lui mi avrebbe mai potuto fare.

« Alex? » sussurrai per attirare la sua attenzione.

Passò qualche istante durante i quali cercò di ritrovare un minimo di controllo; tirò su appena con il naso e si passò velocemente le dita sugli occhi per provare a cancellare la maggior parte delle lacrime, ma la luce calda e debole della lampada rivelava chiaramente i suoi tratti ancora bagnati.

Osservò per qualche istante il mio viso con sguardo malinconico, quell'espressione di perdita che non si riesce a camuffare nel momento in cui si osserva il treno delle occasioni ormai partito senza di noi, quando si arriva all'età adulta e si guarda indietro la propria vita, rendendosi conto di quanto i rimpianti e i rimorsi facciano ancora male; i suoi occhi parevano stanchi di esistere e di restare aperti, ma non di percorrere avidamente ogni centimetro del mio viso, quasi come se volesse ricordarsi di qualcosa che aveva temporaneamente perso, così portò una mano sulla mia guancia per accarezzarmi, forse alla ricerca di un conforto che io stessa cercavo di trovare all'esterno; sapevo che avrei dovuto rimanere rigida e immobile, la mia mente non faceva altro che gridarmi addosso di scacciare via in malo modo quella mano, ma a quel semplice contatto, a quella semplice carezza, il mio cuore prese il sopravvento su ogni ragionamento freddo e analitico e mi ritrovai semplicemente a incurvare la testa per riuscire ad aderire ancora di più al suo palmo caldo. E Alex, forse preso alla sprovvista e interpretando a suo modo i segnali contradditori che gli stavo mandando, spostò la stessa mano sulla mia nuca per potermi attirare improvvisamente a lui e far incontrare le nostre labbra.

La scarica che quel contatto improvviso, inaspettato e ormai insperato da giorni mi diede mi lasciò letteralmente con il fiato sospeso; nell'agitazione che aveva appena messo in subbuglio tutto il mio essere, io seppi solamente adattare le mie labbra automaticamente alla forma delle sue, in quella sensazione allo stesso tempo così familiare ma nuova ed eccitante da darmi il capogiro.

L'unica intenzione che ormai il mio corpo mi spingeva ad inseguire a perdifiato era semplicemente di annullarmi dentro di lui, di lasciarlo tornare ad essere una parte fondamentale e costitutiva del mio cuore e della mia testa; ma, anche se lo avrei voluto con tutte le mie forze, non potevo nemmeno dimenticare di tutto quello che mi aveva fatto come se niente fosse successo. I desideri che coviamo nel cuore e le necessità per noi stessi raramente collimano alla perfezione come vorremmo.

Alex, che mi aveva attirata a lui con una mano sulla mia nuca e un braccio a intrappolarmi intorno alla vita, mi tenne così stretta contro il suo corpo che riuscivo a malapena a muovermi mentre ricercavo un appiglio con le mie mani sul suo viso, sul suo collo, sulle sue spalle solide e ampie; con il respiro improvvisamente più corto di entrambi e il suo torace che si stava scaldando chiaramente da quel cambio repentino degli eventi, Alex mi fece allungare sul letto sotto di lui, premendomi contro il materasso con il suo peso. Percepivo la sua lingua reclamare la mia con urgenza in quel bacio agitato e disperato che si stava prendendo senza avermelo chiesto; sapevo che aveva bisogno di ricostruire il nostro legame reciso nell'unico modo che conoscevamo, e sapevo bene ciò che lo muoveva perché era semplicemente quello che desideravo anche io sopra ogni altra cosa; ma in un breve sprazzo di lucidità, quando le sue labbra presero a muoversi giù verso il collo, io riuscii a sciogliermi dalla sua presa, a spostarlo di lato e ad alzarmi in piedi di scatto, ancora scossa e barcollante.

« Maledizione a te, Alex », imprecai allontanandomi.

Pettinai i capelli all'indietro con le dita per la frustrazione e presi le distanze da quel letto e da lui, strattonando appena alla radice per riuscire a trovare un minimo di lucidità.

Il materasso cigolò appena sotto il suo peso in movimento. « Sara, torna qui; ti prego, ho bisogno che »

« Non hai bisogno di un cazzo, Alex... sei solo uno stronzo e ora pensi di fregarmi così ». Ricordare di tenere a freno il mio tono di voce non era affatto cosa semplice.

Mi avvicinai a piccoli passi alla parete opposta a quella che dava verso la camera dei miei genitori adottivi e mi appoggiai con le mani sul ripiano in legno di un largo comò, sperando di ritrovare una concentrazione che ormai sembrava essere assente a lezione. « Non puoi usarmi così, Alex... gettarmi via come spazzatura e poi riprendermi come ti pare e piace sono perché sei eccitato. Non me lo merito ».

Il letto cigolò più forte quando il peso del corpo di Alex si tolse del tutto e lo sentii camminare rapidamente fino a me. Posò le sue mani sulle mie spalle e mi fece voltare verso di lui; ma io non riuscivo a guardarlo negli occhi: fissavo il pavimento, i pantaloni della tuta che gli ricadevano perfettamente sui fianchi; avrei voluto solamente toccarlo di nuovo e lasciarmi toccare da lui, e nient'altro.

Prese un respiro profondo, appena tremolante da quell'eccitazione fisica che stava lentamente svanendo, nell'attesa che io alzassi il viso verso di lui; poi, non trovando alcun tentativo di riconciliazione dalla mia parte, lo vidi inginocchiarsi davanti a me, posando le mani sui miei fianchi e guardandomi finalmente negli occhi. « Ti chiedo scusa, Sara... ti chiedo scusa per tutto quello che ho fatto, per quello che ti ho detto in questi giorni. Io non... non so che cosa mi sia preso negli ultimi tempi; quello che è successo ieri sera io... non lo so, a volte non mi sembro più nemmeno io ».

Incrociai le braccia e provai a fingere che vederlo in ginocchio ai miei piedi non mi facesse alcun effetto, ma a quelle parole dovetti trattenere con forza le lacrime che premevano per uscire di nuovo; ma non erano solo lacrime per il sollievo di vederlo cedere finalmente dopo tutto l'astio che mi aveva riservato nei giorni precedenti: il solo nominare la sera prima era come una continua pugnalata al cuore perché sapevo che, anche se avessi potuto con il tempo provare a perdonarlo per quello che mi aveva fatto, sapevo anche fin troppo bene che non sarei mai e poi mai riuscita a dimenticare di quello che mi aveva rubato. E il pensiero continuo di Alex a letto con Susan, di Alex eccitato dal corpo di un'altra donna, e tutta la carrellata di immagini di lui nel letto con lei... ogni cosa mi stava facendo lentamente impazzire.

« Ormai il danno è fatto », riuscii soltanto a dire.

Si avvicinò e mi strinse tra le braccia, nascondendo la testa contro il mio ventre, ma io restai nella mia posizione senza cedere. « Perdonami, Sara. Ho fatto una cazzata dopo l'altra... vederti con Andrea mi mandava fuori di testa, pensavo che facevi con lui quello che io facevo a te ed è stato... tremendo. Poi, quando ho visto che ti baciavi con lui io... ho perso il controllo ».

Cercai di divincolarmi e mi spostai di lato, così Alex fu costretto ad alzarsi in piedi per seguirmi. « Tu? Tu hai sofferto, Alex? Tu hai almeno una vaga idea di quello che ho provato quando ti ho visto salire in camera con quella?! Nella nostra camera!

Mi hai spezzato il cuore, Alex, letteralmente, e non avrei mai pensato che tu potessi arrivare a tanto. Non lo credevo possibile... eppure lo hai fatto. Pensavo di conoscerti meglio di chiunque altro, e invece mi sbagliavo ».

Alex accusò il colpo incurvando le spalle mentre lasciava passare una mano tra i suoi capelli chiari, ma poi irrigidì la mascella e provò a contrattaccare. « Hai ragione, ma anche tu mi hai fatto del male, non pensare di essere del tutto innocente ».

No. Quell'accusa non potevo proprio sopportarla, così tornai all'attacco e feci un passo verso di lui per schiaffeggiarlo, ma non ci riuscii perché Alex mi prese al volo il polso. « Vaffanculo, stronzo. Vuoi paragonare quello che io ho fatto con Andrea con quello che tu hai fatto con Susan? Ma ti senti come parli? Hai rovinato ogni cosa. Potevamo avere tutto e tu me lo hai rubato per sempre! »

Cercai di schiaffeggiarlo con la mano libera, ma riuscì a intrappolare anche quella e mi spinse contro il mobile alle mie spalle, imprigionando le nostre mani dietro la mia schiena, unite e bloccate.

« Mi sono comportato da stronzo, ok; è vero e non lo nego, ho seguito l'istinto e la voglia di vendicarmi, ma tu stai decisamente esagerando ».

« Esagerando?! » per l'ennesima volta mi costrinsi ad abbassare il tono della voce; le camere non erano esattamente contigue e tra la nostra e quella della Coppia passava un piccolo corridoio, ma non volevo comunque rischiare di illuminare il silenzio dell'albergo con i miei strilli. Ma fu davvero difficile perché ero così infuriata che lo avrei buttato giù dalla finestra se non fossimo stati a uno stupidissimo e inutile piano terra. « Tu vorresti davvero paragonare quello che hai fatto con Susan con quello stupido bacio con Andrea? »

Provai a divincolarmi con uno strattone ma mi tenne ancora bloccata con forza contro il mobile che premeva sulla mia schiena. « Non fare la santerellina con me... sei sparita con lui per tutta la sera e non ti ho più vista fino a che non ti ha portata in braccio in camera tua. L'ho visto uscire solamente qualche ora dopo... Mi hai fatto spaventare da morire: credevo che ti avesse dato qualcosa per... per... ».

« Ma che cosa vuoi che mi abbia dato, scusa? »

Il suo tono divenne esasperato. « Cazzo, Sara, ma sei davvero così ingenua? Lo sai con che feccia è andato via in macchina dopo la festa? Non lo sai che quello lì spaccia a scuola? Porca puttana, è appena arrivato e a scuola lo sanno già tutti ».

Restai di stucco a quelle parole. Sinceramente, quell'idea non mi era nemmeno passata per la testa, e ovviamente non sarei mai potuta venirlo a sapere perché a scuola non parlavo con nessuno; ma in effetti, a ripensare a tutte le battute che mi aveva fatto, alle volte in cui durante l'intervallo si assentava per andare in bagno e parlare di volta in volta con gruppi di ragazzi sempre diversi, e infine ai riferimenti nel suo messaggio sul telefono, la questione non mi sorprese più di tanto.

E poi, in quel momento, sinceramente non mi importava molto di Andrea.

« Beh, non mi ha dato e non mi ha fatto proprio un bel niente; anzi, gli sono immensamente grata perché mi è stato vicino per tutto il tempo mentre... mentre io piangevo come una stupida cretina a causa tua », ripresi arrabbiata e frustrata, le lacrime che ricominciarono a scendere sulle mie guance senza che io lo volessi. « Continuo a pensare a quello che mi hai rubato, Alex. Tu dovevi essere mio e io volevo così tanto essere tua, volevo appartenerti... e non ce la faccio nemmeno a guardarti in faccia adesso perché se guardo te, io penso a voi due insieme », mormorai tra i singhiozzi che mi spezzavano la voce. « Io volevo soltanto che tu fossi mio, Alex ».

« E lo sono », gemette con premura avvicinandosi a me, ma le sue mani non mi lasciarono andare.

« No, non lo sei più ormai. Hai gettato tutto via come se non valessi niente, e l'idea che lei ti abbia toccato come avrei voluto fare io, il pensiero che tu mi abbia rubato questa prima volta per scopartela per ripicca e per ».

Mi interruppe bruscamente. « Aspetta un attimo: io non mi sono scopato proprio nessuno ».

Sbarrai gli occhi e mi trattenni dal tirargli una ginocchiata nel suo punto più sensibile: così vicino gli avrei fatto un bel po' male. « Hai pure il coraggio di mentirmi? L'ho sentita quando se n'è andata di casa che si vantava con le sue stupide amichette; non prendermi per il culo ».

Sospirò e tenne la mascella ben indurita mentre parlava. « Ok, l'ho portata in camera e ok, diciamo che un pensierino in proposito ammetto di avercelo anche fatto dopo averti vista strusciarti contro quel deficiente ma... ma non ci sono riuscito alla fine. Cioè, non ho nemmeno incominciato. Ci siamo solo baciati in camera e poi... e poi basta. Non è successo nient'altro ».

Non sapevo che cosa pensare e nel dubbio, continuai a piangere. « Non mentirmi, ti prego ».

Mi lasciò improvvisamente andare le mani e mi abbracciò con impeto, con forza, come se non mi avesse agguantata in tempo, io sarei potuta volare via. « Sara, ma tu hai creduto veramente che avrei potuto farti una cosa del genere? Sul serio? Ma sei del tutto impazzita? »

Non sapevo proprio che cosa rispondere; ero così scioccata che il mio cervello sembrava aver deciso di dare forfait e smettere di funzionare, ma la voglia di credere ciecamente alle sue parole era troppo forte, la disperazione che provavo per il suo abbandono era così intensa che volevo soltanto cancellare tutto: pensieri, azioni, sbagli, errori... ogni cosa.

Restai ancora qualche momento perfettamente immobile nel suo abbraccio, alla ricerca di ulteriori conferme. Alex si distanziò per un istante e raccolse il mio viso tra le mani, i suoi occhi improvvisamente raddolciti e orfani di quell'astio e di quella rabbia che li avevano caratterizzati per tutti i giorni precedenti. « Sara, ti prego; non posso credere che tu possa avere anche solo pensato a una cosa del genere... ti ho detto che ti amo, che esisto solamente perché tu sei accanto a me, che riesco a resistere nella mia vita e a fingere di essere quello che non sono solamente perché tu sei sempre con me, perché sei e sarai sempre il mio unico punto fisso; ho sbagliato, ti ho allontanata e non sai quanto ho sofferto in questi giorni a starti così distante, a vederti con lui. Ero accecato dalla gelosia e... e lo sono ancora, non posso farci niente. Non riesco a immaginarti con un altro che non sia io e mi dispiace di aver... di aver anche solo guardato Susan. Lei non conta niente per me, Sara. Non potrà mai contare niente.

Oddio... se penso che tu... che tu abbia pensato a me e lei insieme come io ho fatto con te e Andrea... cazzo, mi si spezza il cuore e non so che cosa dire », mormorò abbassando lo sguardo e continuando a parlare, la voce spezzata dalle lacrime che cercava a forza di trattenere. « Ti avevo fatto promettere di non piangere più davanti a me, e ora piangi solo a causa mia. Sono stato orribile, ti ho fatto soffrire così per una stupidaggine e »

« Baciami », dissi soltanto per interromperlo.

Restò di stucco qualche istante: istanti che ci tenevano lontani, istanti che ci lasciavano su quelle strade diverse che ci avevano diviso nei giorni precedenti, istanti che non potevo più sopportare in alcun modo. « Baciami, Alex », ripetei con più sicurezza, alzandomi sulle punte e prendendomi da me quello che mi spettava. Allungai le braccia intorno al suo collo e lo avvicinai a me rapidamente, sentendo la sua bocca appena umida delle sue lacrime e delle mie che, dapprima sorpresa, si risvegliò immediatamente sotto il tocco urgente della mia lingua.

Avevo un disperato bisogno di riconnettermi a lui, di riunirmi all'unica persona che ero certa di amare con tutto il mio cuore per cancellare tutto il dolore, per suggellare quella confessione che necessitavo per curare il mio cuore inutilmente ferito.

Ero così presa da quello di cui avevo bisogno io, del possesso e del controllo su di lui che mi stavo riprendendo con quel bacio vorace, con le mie dita che gli arpionavano i capelli più corti sulla nuca e lo costringevano a premere la sua bocca con più forza contro la mia, che mi accorsi a malapena delle sue mani partite senza controllo a toccare e riappropriarsi di quel corpo che non aveva più sfiorato da giorni, anche lui per rivendicare quel possesso su di me che non aveva mai del tutto perso.

Mi afferrò con forza dai fianchi e mi fece sedere sul mobile senza fatica, così cinsi immediatamente le gambe intorno alla sua vita per avvicinarlo a me e farmi sentire il suo corpo tremendamente eccitato contro il mio. Le mie mani scesero alla sua maglietta per sentire il suo petto forte e sodo sotto le dita, la sensazione di morbida solidità sotto i polpastrelli, e continuai a ricercare quella sensazione quando infilai le dita sotto la maglietta, riappropriandomi di quel corpo passo dopo passo, carezza dopo carezza.

Avevo così profondamente bisogno di lui che avrei voluto solamente riprendere a piangere per sfogarmi di quel sollievo che pareva in quel momento dolcemente penoso. La sensazione che tutto quello che era successo tra di noi in fondo fosse stato solo un brutto sogno era una consolazione, ma allo stesso tempo sapevo bene che era una verità che avrebbe dovuto insegnarmi una cosa, e una soltanto.

Così, con una mano sulle sue reni che lo spingevano ad avvicinarsi a me per colmare quella distanza che comunque i vestiti indosso ci avrebbero impedito di annullare, con l'altra mi avventurai verso il limite dell'elastico dei pantaloni, scivolando morbidamente tra questi e i boxer e lasciandomi rabbrividire appena quando lo sentii irrigidirsi sotto il mio tocco delicato. Il suo respiro agitato, quel piccolo gemito spezzato che si lasciò scappare tra le mie labbra quando presi a muovere la mano su di lui, riuscì a mandarmi una scarica di intenso piacere direttamente fino al centro del petto, lasciandola scendere poi ancora più giù, ma epurata di tutto ciò che non fosse profonda e intensa eccitazione sessuale. A ogni mia nuova e debole frizione sopra la stoffa che lo divideva dalla mia mano, Alex sospirava con energia nella mia bocca, spostandosi lentamente sul collo, torturandomi di rimando con l'eccitazione che il suo respiro colmo di desiderio al mio orecchio sapeva rimandare. Sospirava il mio nome, era così tremendamente eccitato come mai lo avevo sentito prima di quel momento, e io volevo soltanto quello: volevo solamente riappropriarmi con la forza di ciò che doveva essere mio, di quello che sentivo arrivare dalla sua voce rotta dal desiderio al mio orecchio umido dei suoi baci, del tocco delle sue mani sulla mia pelle accaldata, e soprattutto di ciò che sentivo sotto il palmo della mia mano, di quel modo che aveva di perdere completamente il controllo e che desideravo essere l'unica a poterglielo provocare.

Perché io volevo solamente che lui fosse per sempre mio, solamente mio, perché io sapevo che non sarei mai stata nella mia vita di nessun altro. E di questo, ne avrei avuto per sempre la più profonda certezza.

« Fai l'amore con me, Alex ».

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Spazio Ape:

Rieccoci qui! Forza, largo ai commenti che sono davvero curiosa di quello che avete pensato di questo capitolo.

Purtroppo ho dovuto tagliare questo capitolo perchè sarebbe stato davvero troppo lungo... per il seguito vi toccherà aspettare domenica prossima! :-)

Come sempre vi ricordo di passare a leggere le altre mie storie che aggiorno settimanalmente: spero davvero che possano piacervi!!! a presto!

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