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La signorina Oreo Blu

Vi assicuro che, al contrario di quanto sicuramente pensate, la mia vita non è facile. La sentite questa cacofonia di grida, scoppi e strilli in sottofondo? Non è affatto facile.

“...un ragazzo, bello, dolce e simpatico, ha appena combattuto al mio fianco e adesso i stringe tra le braccia. Sento il cuore che mi esplode nel petto e... Un boato non esattamente conciliante per il sonno mi svegliò di botto. Battei le palpebre, confusa, cercando di capire in che epoca mi trovassi. Cosa stavo sognando? I frammenti del sogno mi sfuggivano dalle dita come acqua, anzi molto peggio, ed era estremamente frustrante. Avrei ammazzato chiunque mi avesse svegliato. La porta della mia stanza si spalancò improvvisamente, mentre ancora tentavo di ricordarmi il mio nome.

<<AAAH!! Luceeee!!!>> mi lamentai, sprofondando con la testa sotto il cuscino. Una vocetta a dir poco irritante mi raggiunse da sotto gli strati morbidosi.

<<Sorellina! Ti vuoi alzare? Ti ho persino preparato il caffè!>>

Se non ero completamente partita di testa e avevo ben riconosciuto la voce, quella caffettiera piena di liquido bruciacchiato poteva ficcarsela...

<<Sorellina!>> starnazzò di nuovo. Che palle!

<<Ragazzina!>> sbottai, tirandomi su a sedere, con le coperte che mi so sollevavano intorno senza che le toccassi <<La smetti di starnazzare?!>>

<<E sono la tua Sorellona, per inciso>> aggiunsi, infilando le ciabatte.

La luce della stanza si accese, soffusa, illuminando la figura della mia sorellina che mi fissava dalla scrivania. E va bene, avrei potuto essere più gentile. Sperai che non si fosse offesa. Dopo un attimo non lo sperai più.

<< Alzati, cogliona, non ti è suonata al sveglia e sei in ritaro di tre quarti d'ora >> ribatté, alzando al soffitto gli occhioni grigi e scuotendo la testolina. Quei suoi capelli colorati di azzurro e blu le oscillarono intorno alla testa. Era una cosa che avevamo in comune, il colore dei capelli, solo che le punte dei miei erano blu naturalmente, mentre lei invece li aveva tinti. A insaputa degli adulti.

Mi stava ancora fissando con le sopracciglia inarcate. Ce aveva detto? La sveglia. Cazzo .

Saltai giù dal letto alla velocità di Bip Bip quando ha quella specie di lupo di cui non ricordo il nome alle calcagna e mi precipitai in cucina, tre piano più in basso. Rotolando giù dalle scale della torre.

La risata esilarata di mia sorella mi seguiva, ma non avevo tempo. Cazzo. Entrai in cucina imprecando come un Mat Cauthon arrabbiato e mi bloccai davanti alla scena.

Gaia mi fissava da sopra una tazza di thè verde aromatizzato alla nuvola, quello che beve sempre quando ha tutto il tempo di fare una colazione tranquilla, con una fetta di torta in mano; Lily invece era in piedi ai fornelli e stava cucinando qualcosa che assomiglia terribilmente a pancake blu. Eulalia, come da copione, si era appisolata su una fetta di pane imburrata e si stava leccando i baffi nel sonno.

La prima bevve un sorso e commentò: << Come mai tanta irruenza stamattina? Il mare è agitato?>>

Un terribile sospetto mi afferrò la mente. Stringendo gli occhi, mi voltai verso l'enorme orologio a forma di Oreo appeso al muro. Le sette e un quarto. In quel momento, una risatina provenne dalla porta, dove Alex stava appoggiata con la mia sveglia in mano. La quale cominciò a suonare in quel preciso momento.

Sentivo un ringhio che mi usciva dalle labbra e un rumore di acqua che gorgogli mi rimbombava nelle orecchie. <<Io ti ammazzo>>

La mia cara sorellina non fece in tempo nemmeno a scoppiare a ridere maleficamente, che una teiera di acqua bollente le volò contro e le esplose in faccia. Con mio grande piacere.

Ne seguirono diversi minuti durante i quali le tre che erano già in cucina evitarono che io e mia sorella ci ammazzassimo a vicenda, poi riuscimmo finalmente a metterci sedute e fare una colazione decente. Un'altra mattina era cominciata come sempre.

Dopo colazione – e dopo aver tirato una pappina ad Alex- risalii in camera mia, in cima alla torre, per prepararmi. Una doccia di mattina mi dà sempre la carica per affrontare la giornata folle che mi aspetta.

Mi asciugai i capelli con un colpo di bacchetta e mi osservai nel grande specchio con la cornice dorata della mia camera. Ciò che vedevo era una quindicenne non particolarmente alta, anzi, con la pelle olivastra che mi restituiva lo sguardo con un paio di grani occhi a mandorla, verdi-blu. Tutti mi dicevano sempre che era un colore particolare : il verde era molto più acceso di quelli normali, innaturale, simile all'erba di primavera dopo una temporale, e il blu molto più scuro, come il profondo dei fondali marini. I capelli ondulati erano castano scuro, parecchio mossi, nulla di particolare se non per le punte e le ciocche azzurre e blu che li attraversavano. Questo invece lo devo alla mia famiglia: la mia bisnonna, da parte di padre, era una sirena marina; il mio bisnonno invece un mezzo tritone d'acqua dolce. Una parte del mio sangue è quello di una creatura acquatica, anche se sono una strega, e mi trovo quasi più a mio agio nell'acqua che fuori. La mia mentore dice che è la magia che ho in me insieme alle mie origini a darmi quel controllo sull'acqua, più forte che in qualsiasi altra creatura, che ha incuriosito tanti sapienti. L'acqua mi accoglie e mi obbedisce. Non sempre è stato facile conviverci, però.

Sospirando, decisi in fretta cosa indossare, perché quella mattina non avevamo una missione e saremmo andate al Quartier Generale. A scuola. Sospirai di nuovo pensando alle ore di greco e latino che mi aspettavano. Una felpa enorme blu e un paio di jeans sarebbero andati bene, con gli stivaletti da trekking. Mentre mi facevo la treccia i capelli mi si impigliarono nell'anellino all'orecchio. Maledetti. Ahia!

L'unica cosa che odiavo di quei capelli – a parte che andavano dove volevano, non stavano in ordine, li odiavo- era che si impigliavano continuamente negli orecchini, nelle due collane che porto sempre al collo, negli anelli alle dita... ovunque.

Infilando un paio di libri da leggere nello zaino magicamente espansibile, notai una foto a terra. La raccolsi con un sorriso mesto, perché la avevo riconosciuta. Era una vecchia foto a colori, in cui due ragazzine sorridevano da sopra un albero. Quelle due ragazzine erano cresciute e si vedevano a malapena, scambiandosi nel caso un bacio sulla guancia per pura abitudine. Sospirai di nuovo. Ricordavo perfettamente la tristezza di quella separazione lenta durata anni, la rabbia e il dolore. Avevo sempre avuto delle amicizie tormentate, una volta finita l'era delle elementari... amicizie che avevano alternato momenti in cui mi sentivo bene ad altri in cui sapevo che sentirmi sfruttata e presa in giro era giusto. Ma era finito da un pezzo, ormai. Ero cresciuta, e chi doveva rimanere era rimasto. Ma quella particolare amicizia perduta mi faceva ancora male.

Appesi di nuovo la foto al suo posto e rimisi sul suo gancio il giacchino. Eulalia diceva che dovevo metterlo e io non volevo. Ero tremendamente testarda, certe volte. Riordinai in fretta tutti i fogli pieni di disegni e brevi testi di poche righe, risultati dei momenti di ''filosofaggine'' come diceva Alex, alla vana ricerca degli occhiali. Sbuffando, mi chinai per controllare sotto la scrivania. Alex sosteneva sempre che fossi troppo buona, ma lei era una stronzetta serpe, quindi... per i tanga con il pio di Merlino, quanto le volevo bene. Mi ritrovai pensare, di nuovo, a quanto fossi in contrasto. Ero particolare, tendevo sempre a credere alla ente, a fidarmi e a cercare il buono in ognuno di loro, ma quando mi prendeva la rabbia potevo trasformarmi in un stronz colossale, anche se me ne pentivo subito dopo. Mi ci voleva comunque tempo per scusarmi e chiarire... ero terribilmente orgogliosa e lo sapevo. Non avere ragione non mi piaceva, ma ero fiera di riuscire a rimanere pacata al contrario di altri. Avevo sempre l'impressione di volere tanto ma pretendere troppo poco da me stessa... e mi guadagnavo occhiate esasperate dalle mie amiche. La mia mente vagava in universi infiniti, amavo immaginare, ero romantica, adoravo le storie, le leggende, volevo credere nelle storie che immaginavo e in quelle degli altri... ma tutto questo viveva accanto ad una razionalità fredda che emergeva e finivo per non sopportare. Non era una convivenza sempre felice.

Sempre strisciando sul pavimento alla ricerca degli occhiali perduti, pensai a quando mi ero sdraiata sotto il letto dopo aver tirato un ceffone ad un tipo. Eh già. Non ero riuscita a trattenermi, stava insultando dei miei amici per motivazioni stupide e insensate e non ho resistito. Ops. Eccoli là, maledetti. Gli occhiali erano infilati fra due assi del letto, probabilmente sarebbero stati distrutti se non fossero stati rinforzati con la magia. Ero un tipo distratto, diciamo.

<<Ahia! Che rottura di pluffe>> strillai quando, rialzandomi sbattei la testa contro il comodino. Mi lacrimavano gli occhi tanto da non distinguere le scritte nere che attraversavano la parete colorata. Per gli dei, mi fa male a pensarci.

Diversi piano più sotto qualcosa rotolò giù per le scale facendo un fracasso infernale.

<<Sto bene,sto bene!>> sentii mentre mi rialzavo. Buttai uno sguardo all'orologio da polso. Era davvero tardi.

Dalla porta della camera, spalancata, una voce familiare e assonata mi chiamò : <<Ehi, trina di luna, ti consiglio di sbrrrigaaarti>> fu interrotta da uno sbadiglio mentre Eulalia volteggiava in aria attraverso la porta <<Lily ha dovuto prendere Artemysia e Fatima per le orrrecchie per farla alzare, e non è di buon umooore>>

Il demone gatto non la smetteva di sbadigliare. Aveva una bellissima voce, con una modulazione particolare e uno strano accento... non esattamente una buona sveglia, però.

Arricciando le labbra al pensiero di Arty e Faty prese per le orecchie e tirate giù dai letti, risposi:<< Arty e Faty prima o poi finiranno gettate in pasto a Fuffi da Lily, se non imparano a rimettere la sveglia>>

Eulalia scoprì i denti per sorridere ed emise un risolino, poi veleggiò di nuovo giù per le scale. Pur essendosi allontanata dalla porta, sentii distintamente un miagolio irritato e un tonfo. Dalle scale salivano gridi e strilli, come tutte le mattine, e tonfi di libri e di zaini che rotolavano giù dai gradini. Cercando di non pensare ai poveri libri che picchiavano gli angoli e si stropicciavano le pagine, presi in spalla lo zainetto e spalancai la grande finestra che dava sul lato a nord del nostro castello in miniatura. Okay, eravamo delle tipette particolari. Non faticai molto a issarmi sul davanzale e uscire fuori, anche se rabbrividii per i refoli d'aria fredda che mi si infilavano sotto la felpa. Ma io non avevo assolutamente bisogno del giacchetto.

Richiusi la finestra con un colpo di bacchetta, attenta a non sbilanciarmi per evitare di cadere per una ventina di metri o più. Be', per la verità non ero mai caduta, ero piuttosto brava ad arrampicarmi. Cominciai a calarmi giù per la grondaia di ghisa, saltando ad ogni piano sul cornicione delle finestre. E va bene, in realtà ci avevano vietato di arrampicarci sulle mura, di saltare da lì agli alberi alti che circondavano il castello, di arrampicarci su quegli alberi, di stare sul tetto... e un sacco di altre cose divertenti, insomma. Ma il brivido delle regole infrante mi attraeva come la sensazione dell'aria sul viso mentre saltavo giù dalle finestre sui rami degli enormi aceri intorno, poi di nuovo sulle finestre. La stretta allo stomaco che provavo quando facevo qualcosa che non avrei dovuto, l'adrenalina, il divertimento... non riuscivo a resistere. Saltai giù dall'ultimo grande ramo, un volo di forse tre metri, e atterrai con una capriola sulla spalla. Non potei fare a meno di ridere di gioia.

<<Dalìla Zaìra Iris Talasses!>>

Oh oh. Be', ne era valsa la pena.

Lily e Faty erano affacciate da una finestra dietro l'angolo, con un cipiglio diviso fra la disapprovazione e il divertimento. Lily riuscì a darsi un contegno.

<<Sbrigati, scema, ci vediamo all'entrata>> le disse, poi si girò prima di scoppiare a ridere.

<<Siamo in ritardo, mi sa>> aggiunse Faty, poi entrò anche lei.

Per la scuola. Eravamo in ritardiper la scuola !

Corsi comunque intorno al perimetro del castello, arrivando alla scalinata proprio mentre Alex inciampava sui propri piedi e cadeva a faccia avanti.

Le scoppiai a ridere in faccia.

<<Complimenti, Alexandra>> la presi in giro.

Lei si alzò furente e ribatté: <<Almeno io non ho nello zaino dei libri di latino e greco!>

Con questo mi fece perdere tutta la gioia di vivere che l'arrampicata mi aveva dato. Emisi un lamento.<<Non me lo devi ricordareee...>>

Mentre Alex se la rideva perfidamente, uscirono anche Arty e Eulalia. La ragazza con i capelli e gli occhi dai colori tanto particolari aveva l'aria di chi si era svegliato da cinque minuti e non aveva preso la sua necessaria dose di caffè. Il demone gatto, invece, zampettava allegramente in aria con il pelo sferzato dal vento. Subito dopo di loro uscirono anche Lily e Faty, con due thermos di caffè per la giornata.

<<Beeene... siamo tutte?>> chiese Eulalia, sbadigliando di nuovo. Quel gatto si appisolava per aria ogni qual volta che si fermava per due secondi di fila.

Annuimmo tutte, facendo una smorfia al pensiero della scuola che ci aspettava e i professori che ci avrebbero fatto pagare le assenze.

Ci incamminammo mogie per la strada, già contagiate dalla noia di quella giornata, ma fumo costrette a fermarci quando un ologramma fuoriuscì dai nostri orologi e si solidificò davanti a noi. Un ragazzo alto, con la divisa dell'Ordine di Tania, ci sorrise amichevole.

<<Buongiorno, Agenti Speciali Dell'Ordine delle Torte>> esordì << Sono Paul, una recluta dell'Ordine. Mi hanno mandato ad avvisarvi che c'è un problema e hanno bisogno di voi>>

Sembrò che ci gonfiassero tutte e cinque come palloncini.

<<Che succede?>> chiesi impazientemente.

Il ragazzo ghignò alla vista degli zaini pieni di libri. Le reclute avevano troppi corsi per poter andare a scuola.

Alex se ne accorse e strinse gli occhi. <<Riferisci, recluta. Fai il tuo lavoro o ti faccio assegnare al servizio di Samirah>> lo riprese gelida.

Samirah era una specialista del campo logistico- amministrativo dell'Ordine... e faceva lavorare le reclute che le assegnavano come muli al granaio. Su, giù, lì e là con pacchi di fogli e oggetti per tutto il giorno... era di un sadismo delizioso.

Paul rabbrividì con il terrore negli occhi e snocciolò tutto d'un fiato i problemi che erano sorti e perché avevano voluto mandare noi, dove come e perché dovevamo andare. Era un bel disastro, in effetti. Poi scomparve.

Io, Alex, Eulalia, Faty, Arty e Lily ci scambiammo uno sguardo malizioso. Sei ghigni si formarono lentamente sulle nostre labbra. Po cominciammo a correre.

Oh sì, forse, dopotutto... non sarebbe stata una giornata poi così noiosa!”

Questa è una mia giornata di qualche tempo fa... E mi descrive!

Il mio pensiero è vaporoso come una nuvola e tagliente come un rasoio, ed è la mia arma più potente.

La penna è più forte della spada... ma la cosa migliore è sempre Anaklousmos!

“Non sono nata con la voglia di essere libera, sono nata libera”

Vagabondo fra le stelle, puntando la Luna e raggiungendo posti lontani e inimmaginabili nell'infinito dell'Universo.

Va bene.... TAOOO GENTEEEEEE!!!!! <3<3<3<3<3<3

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