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Dei tre ragazzi che erano arrivati con me alla Cittadella nessuno venne ammesso all'addestramento. Dei venticinque bambini che entrarono con me per la prima volta nella Stanza dei Bracieri, nel cuore della Montagna, tredici erano nativi, sette erano ospiti e solo cinque senza nome, come me. La prima volta fu un massacro, ma con il tempo le cose migliorarono. E parecchio. Ero dotata, veloce e caparbia. Non ho mai messo in conto di non farcela, perché ho compreso subito che Hamid aveva ragione, mi era stata offerta un'opportunità preziosa: alla Scuola della Cittadella mi avrebbero trasformata e avrebbero cambiato la mia vita.

Gli anni successivi furono per me i primi che valesse la pena ricordare. La Montagna prepara i migliori soldati del mondo. Non lo dico per orgoglio di parte. Nessuna società e nessun esercito allevano i propri figli per farne agenti operativi infallibili e letali. Questo succede solo alla Cittadella. 

Mi allenai a usare spade e pugnali, pistole ed esplosivi. Appresi tecniche di lotta avanzate, imparai a sparire, a mettere a punto sonniferi, droghe e veleni letali. Acquisii la capacità di difendermi da chi si insinua nella mente, per proteggere i miei pensieri.

Respirai la Spezia che arde nei bracieri della Stanza e i miei occhi cambiarono il loro colore e la loro natura. Ricevetti il dono di penetrare le ombre, come una creatura della notte.

Studiavo e mi allenavo dall'alba al tramonto, ogni giorno. In quei primi cinque anni ho lasciato la Cittadella solo per recarmi ai campi collettivi d'addestramento, nel nord della Francia, ad agosto e a dicembre. Ogni giorno consumavo i miei tre pasti nel silenzio del refettorio, e alla sera, quando i nativi tornavano in seno alle loro famiglie, e così facevano anche gli ospiti, affidati a nuclei familiari che avevano avuto figli da tempo o non ne avevano più, mi ritiravo con gli altri senza nome nei dormitori della scuola, e lì studiavo finché mi reggeva la vista. 

Al termine dell'addestramento parlavo russo, cinese e inglese, sapevo tradurre il sanscrito, pilotare un elicottero, aggirare un firewall, decrittare sistemi di sicurezza, costruire un esplosivo o una ricetrasmittente partendo da una lattina di Coca-Cola.

Avevo più o meno dodici anni.

Quando decisero che ero pronta per le missioni sul campo, il capitano del rione di Luce accolse la richiesta di Bashir di darmi un nome.

Da quel momento appartengo al rione che mi ha adottata e alla squadra di Bashir. È lui che ha scelto di chiamarmi Samira. Significa 'compagna', ed era il nome della sua gemella, morta in missione l'anno che mi ha trovata. 

Nei due anni successivi all'addestramento non siamo rimasti per lungo tempo alla Montagna. Hamid è diventato capitano del nostro rione, dopo che El Faid è stato nominato ambasciatore. E neppure Bashir è più un Cercatore: ha ottenuto il grado di Siniscalco, e, con esso, l'autorità di coordinare missioni di alto livello. Io sono sempre con lui. Giriamo il mondo portando a termine i nostri incarichi. Aiutiamo la gente che ne ha bisogno. E non siamo soli nell'impresa. La Montagna agisce per il bene supremo, collettivo, e lo fa di concerto con altre organizzazioni segrete, dodici in tutto, sparse per l'Europa. Non si sente parlare di noi e non siamo sulle prime pagine dei giornali. Ma ciò che finisce in prima pagina è spesso opera nostra. Che nessuno lo sappia è uno dei requisiti fondamentali di ogni missione. 

Il nostro fulcro è un'organizzazione potentissima e antica, così abile da fingersi defunta da secoli e al contempo alimentare il proprio mito: i cavalieri del Tempio di Cristo. I Templari sono la nostra guida.

Tutti gli affiliati riconoscono la loro superiorità decisionale. Sono loro a stabilire le indagini, sono loro a supervisionare gli addestramenti speciali che due volte l'anno richiamano tutte le reclute, sono loro a stanziare fondi ai gruppi che ne hanno bisogno per portare avanti la missione.

So che il nostro accordo con il Tempio è antico. Risale alle prime crociate. Fu siglato a Gerusalemme, nel 1120, dal fondatore della nostra setta e dal gran maestro dell'Ordine. Non siamo mai stati mercenari e non siamo mai stati dei senza fede. Ma quel giorno, noi e i Templari promettemmo che le differenze non ci avrebbero separati. Perché, comunque lo si chiami, Dio è grande, e l'uomo giusto deve fare il bene di tutti. 

Da allora il legame si è fatto più stretto. Oggi noi siamo il loro braccio armato più potente e fedele. Fino a poco tempo fa non sospettavo che sarei stata coinvolta in una missione che riguardava l'altro braccio del Tempio, l'Ordine riluttante che da quasi cinque decadi è sparito dalla lista degli affiliati. Non sapevo che mi sarei dovuta occupare di loro e che mi stava per capitare, tra capo e collo, l'unico incarico al mondo che, potendo, avrei rifiutato.

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