Le due menti
Nei tre giorni che seguirono, Al non vide nemmeno una volta il suo rivale Spartamus, né alle lezioni né in Sala Grande per i pasti. Rose era più preoccupata che mai, e continuava a ripetere dove avrebbe potuto essere il suo ragazzo, mentre Scorpius cercava di consolarla dicendole che, con un ghigno maligno, sarebbe tornato presto. Albus sperava tanto che Connor non si fosse ferito gravemente, perché se lo fosse stato Rose non lo avrebbe mai perdonato, forse. Le aveva solamente detto che dopo l'attacco il lupo se n'era andato. Inoltre, non aveva ancora detto ai suoi due amici della Maledizione Feremort, e non aveva intenzione di farlo, visto che non era stato proprio lui a lanciarla: la mano si era alzata da sola e la bocca aveva urlato senza che Al se ne accorgesse. Le conseguenze di quella maledizione erano state piuttosto gravi: la stanzetta della biblioteca si era completamente colorata di rosso, e uno strato di sangue sia fresco sia secco aveva avvolto la peluria del lupo, facendolo soffrire e ululare come Al non lo aveva mai sentito negli scontri precedenti. E poi aveva provato una rabbia indescrivibile, potente, oscura, al di là di quanto Al riuscisse a provare. Era sicuro del fatto che qualcosa di Oscuro era accaduto quella sera... perché sì, lui era sempre arrabbiato con Connor, ma la rabbia che lo aveva assalito durante lo scontro non apparteneva a lui, ne era certo.
La testa gli doleva ogni giorno, come se dentro vi fosse stato rinchiuso un piccolo Grugnocorto Svedese che cercava di uscire. Albus continuava a sognare che lui era il ladro e che, in un luogo del tutto bianco e privo di vita, borbottava incantesimi su un'altra figura che si trovava a terra: quell'altra figura era lui, un'altro ladro. Possibile che ci fossero due ladri? Solamente uno aveva combinato tanti di quei guai... Forse quei sogni e quelle visioni c'entravano qualcosa con il legame mentale che aveva con lui. Il legame...
"Albus" Sentì la voce della Preside chiamarlo, mentre faceva colazione il quarto giorno dopo lo scontro in biblioteca. La Preside sembrava più stanca di quanto non lo fosse mai stata, e aveva un andatura piuttosto trasandata.
"Ho incontrato il signor Spartamus. Si trova nella foresta, ma non vuole uscire finché non si rimette a posto..."
"Rimette a posto? Cosa intende professoressa?" Chiese lui accigliato.
"Ha delle brutte ferite sul corpo... Ho mandato Madame Pomfrey direttamente lì, per non farlo tornare a scuola. Temo che se tornasse tutti si chiederebbero perché abbia tagli profondi e unti di sangue su tutto il corpo"
"È ferito gravemente?" La domanda gli uscì prima che potesse accorgersene.
"Temo di sì. Ma la colpa non ricadrà su di te, ma solamente su di lui: doveva prendere la Pozione Antilupo+1. Ma non l'ha fatto, e le conseguenze sono state quelle che sono state"
Albus, ringraziandola dell'informazione, si voltò e riprese a sorseggiare il porridge. Connor si trovava nella Foresta Proibita perché era gravemente ferito... Quella maledizione lo aveva ridotto malissimo. Uno strano senso di colpa attanagliò Albus...
Snow apparve dal nulla muovendo elegantemente le ali e facendo cascare la Gazzetta del Profeta arrotolata in un laccetto. Albus prese un pezzo di cioccolata fondente e la lanciò nel becco della civetta candida come la neve, scacciando qualsiasi pensiero sul Serpeverde che odiava tanto.
Srotolò il giornale e vide la prima pagina, dove padroneggiava una grande foto di Kingsley Sahcklebolt avvolto in un lungo mantello da viaggio.
UCCISO UN DIPENDENTE DELL'UFFICIO APPLICAZIONE DELLE LEGGE SULLA MAGIA IN UN ASCENSORE: IL PANICO DIVORA IL MINISTERO.
Ieri sera, alle nove e ventitré, Cristopher Caldwell è entrato in uno dei tanti ascensori dorati dell'Atrium del Ministero. All'arrivo al livello due, dove si doveva dirigere a una sentenza di primo grado nell'Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, viene ritrovato senza vita da Marcus Libbaty. Sono state trovate profonde ferite sanguinanti sul busto e sul collo: forse l'arma è un pugnale. L'arma non è stata trovata da nessuna parte, e ora i membri del Ministero sono veramente terrorizzati. "Non abbiamo sospetti e crediamo che non ci sia nessun assassino qui dentro!" Esclama il Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt all'uscita dal Ministero. "Ma anche se ci fosse, faremo di tutto per prenderlo". Inoltre, l'intenzione del (cont. a pag. 2).
Albus finì di leggere e sbatté il giornale violentemente sul tavolo: due alunni Tassorosso lo guardarono accigliati.
Si posò una mano sulla fronte e cominciò a far lavorare freneticamente il cervello...
Un dipendente al Ministero era morto, ed Al avrebbe potuto scommettere tutto l'oro che possedeva alla Gringott che erano stati i Fedeli... o il ladro in persona, perché no? Ma perché uccidere di nuovo una persona? Forse lo avevano fatto per creare panico...
Avvertì Rose, Scorpius ed Elly, che rimasero a bocca aperta dopo aver ascoltato il breve riassunto di Albus dell'articolo, mentre si dirigevano giù nelle segreti per la doppia lezione di Pozioni.
"Un'altra vittima! Oh... Quei Fedeli si danno da fare. Se non intervengono con misure di sicurezza maggiori il ladro si impossesserà del Ministero!" Tuonò con un sussurro la Weasley.
"Credi veramente che si impossesserà del Ministero? La sicurezza è aumentata..."
"Sì, e intanto muoiono due persone. Certo! La situazione è sotto controllo" Ribatté feroce.
"Sai che potrebbero imporre la Maledizione Imperius a una persona e farla diventare un assassino, no? Stanno agendo sotto copertura... E solo i membri dell'Ordine sanno che è il ladro!"
Alla parola 'ladro' la testa gli cominciò a dolere in una maniera pazzesca: chiuse gli occhi e attese che passasse...
Voleva farla finita con quelle tremende fitte alle tempie... non poteva continuare così. Forse glielo avrebbe detto a Rose e Scorpius uno di quei giorni.
La sera divorò il giorno, e le finestre del castello rispecchiarono le stelle luminose. Una grande mezza luna illuminava leggermente il lago nero. Albus si trovava appoggiato al portone della Sala d'Ingresso, che era aperto. Una leggera brezza gli stuzzicava il viso e gli scompigliava i corti capelli neri. Una decina di Auror erano appostati lungo le mura, le bacchette strette in pugno. E improvvisamente, un'idea alquanto assurda gli illuminò la mente... Voleva andare da Connor... voleva parlargli... voleva vedere come stava messo. Il pensiero di avergli afflitto quelle tremende ferite lo fece un po' vergognare, anche se se le era meritate. Ma in fondo lui non voleva lanciare quella maledizione.
Avrebbe voluto andare nella foresta col Mantello dell'Invisibilità, ma poi si ricordò che ce l'aveva il ladro... il ladro aveva il mantello. Sussultò. Spalancò gli occhi e pensò: se il ladro aveva il mantello perché non era ancora entrato ad Hogwarts? Perché non si era intrufolato dentro la Sala Comune Grifondoro e non aveva cercato la Pietra?
La testa gli ricominciò a pulsare.
Decidendo di voler camminare per alleviare il dolore, entrò dentro il castello. Voleva andare nella foresta, e sapeva come farlo. Prese la Mappa del Malandrino dalla tasca della veste e vide subito la scorciatoia che non aveva mai usato, ma che James e Luois gli avevano consigliato spesso. Si incamminò verso le segrete, vicino all'aula di Pozioni. Il corridoio era debolmente illuminato da un paio di torce, e sembrava che nessuno fosse lì. Avanzò verso un quadro che ritraeva un grande albero di ciliegio, con in cima, al posto delle classiche foglie verdastre, degli inquietanti avvoltoi rossi. Facevano abbastanza paura... Albus spostò il quadro e vide una porta che avrebbe potuto far passare solamente un elfo domestico. Si abbassò, spalancò la porticina ed entrò. Poi, con un semplice tocco di bacchetta, risistemò il quadro. Si mise carponi e chiuse la porticina. Avanzò strisciando nel tunnel strettissimo, respirando sonoramente.
"Lumos!"
Dopo quelli che avrebbero potuto essere una quindicina di minuti, si alzò in piedi: si trovava dentro delle tubature enormi di pietra. Avanzò lentamente, ma il tubo era finito: c'erano delle sbarre di ferro. Guardò oltre sbarre: c'era una sala molto lunga, debolmente illuminata. Pilastri di pietra torreggianti, formati da altri serpenti avvinghiati, si levavano fino al soffitto, perdendosi nel buio e gettando lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra che avvolgeva il luogo. Albus si chiese cosa fosse quella sala, ma tornò indietro e svoltò in un altro tubo. Proseguì per una cinquantina di metri e poi salì delle scale: si ritrovò direttamente all'interno di quello che avrebbe potuto essere un tronco svuotato. In alto c'era un buco da cui poteva uscire. Si arrampicò per l'interno del tronco e si tuffò fuori dal buco: l'odore dell'erba fresca e il rumore degli zoccoli dei centauri gli fecero capire che era arrivato a destinazione. Era stato così facile arrivarci. Di sicuro la sicurezza non era al massimo come sottolineava il Profeta. Ora doveva solamente trovare Connor... sentiva il bisogno di vederlo. Si sentiva quasi in colpa...
"E tu cosa ci fai qui?" Una voce rauca e sinistra echeggiò nelle sue orecchie. Si voltò di scatto e vide il ragazzo di sua cugina, completamente livido. Aveva delle ferite che Al non aveva mai visto: profonde, fresche, rosse vive, ancora unte di sangue... Sul collo aveva tre enormi squarci, e le dita erano completamente coperte da graffi. Albus lo fissò incredulo... non poteva avergli fatto tutto quello con quella dannata maledizione...
"C-cosa hai fatto?" Borbottò debolmente.
"Ti riferisci alle ferite? Be', temo che tu sappia già la risposta" Rispose lui avvicinandosi ad Al. Aveva un piccolo sorriso che gli aleggiava sulle labbra rossastre.
"Io..." Albus si bloccò. "Non volevo..." Confessò tremando.
"Be', ti sei difeso, no? Quanto vorrei sbranarti vivo... Adesso..." Rise.
"Connor io... non so... Non ho fatto io quella maledizione"
Il Serpeverde si lasciò andare ad una risata senza allegria.
"Cosa? Ma se ti ho visto! Sono stato qui quattro giorni a perdere sangue e a bere delle pozioni che mi ha preparato il professor Lumacorno. Se non le avessi bevute sarei morto dissanguato. Le ferite non smettevano mai di perdere sangue. Io ti ho visto alzare la mano e urlare quella maledizione"
"Sì... be', è stato il mio corpo! Ma io non volevo... La mano si è mossa da sola e... a dirla tutta io quella maledizione non la conosco nemmeno" Confessò mentre guardava gli zuppi, rossastri vestiti del lupo.
"Cosa? Mi prendi in giro?" Sbraitò.
"No. Non so cosa mi era successo... ma..." Doveva dirglielo. Doveva dirglielo per forza. "...prima di averti lanciato la maledizione avevo visto il ladro, credo"
L'espressione di Connor si fece seria e si avvicinò ancora di più ad Albus, gli occhi ridotti a due piccole fessure. Il Serpeverde parve pensare intensamente.
"Sai..." Cominciò con una smorfia, come se parlare con Albus gli facesse male "Quando ti ha torturato nel salotto, io ho sentito che ti diceva di un legame... poi Rose mi ha confermato il fatto"
"Sì..."
"Seguimi" Disse il Serpeverde di colpo, voltandosi verso il tronco. Albus sembrava aver capito male, perché rimase lì, immobile.
"Seguimi, ho detto" Ripeté cupo Connor.
Albus, perplesso più che mai, seguì Connor. Si arrampicò sull'albero ed entrò dentro il buco, che portava al castello. Il tronco dell'albero era vuoto, e quindi era come una specie di tunnel che portava a quelle strane tubature di pietra. Percorsero in silenzio delle scalinate e poi si addentrarono nei tunnel acquosi, fino ad arrivare al piccolo percorso che portava davanti il quadro del tronco con gli avvoltoi rossi. Si misero carponi e strisciarono verso la porticina. Albus si chiese dove Connor lo stesse portando... Perché non si era vendicato? Era ancora meravigliato che non lo aveva toccato né sfiorato con un dito. L'aspetto di Connor attirava l'attenzione in una maniera assurda: quasi tutti gli studenti che gironzolavano ancora per i corridoi lo guardavano a bocca aperta. Albus si chiese se lo stessero facendo perché era bello o perché era praticamente una ferita umana.
Arrivarono davanti al quadro della Signora Grassa. Connor si guardò furtivamente intorno e poi guardò Albus.
"Chiama Rose" Disse all'improvviso.
"Perché?" Rispose immediatamente.
"Chiamala" Ripeté arricciando le labbra.
"Non prendo ordini da te" Ribatté acido.
Connor avvicinò il viso a quello di Albus e lo fulminò con gli occhi.
"Se non ti sbrighi a chiamarla ti mordo qui, anche se sono umano"
"Non mi trasformerei in un lupo mannaro, però" Rise Albus.
"Sbrigati a chiamare Rose" Sibilò gelido. Al, sbuffando, entrò nella Sala Comune e disse a Molly, una delle tante cugine Weasley, di chiamare Rose. Una trentina di secondi dopo, Rose scese dalle scale a chiocciola ed uscì con Albus. Connor era ancora lì, le braccia conserte e uno sguardo assassino.
"AMORE!" Rose gli saltò addosso. "O CAVOLO! Come stai? Cosa hai combinato? Ma come sei ridotto? Cosa hai fatto in questi giorni? Perché non mi hai avverti..."
Connor la zittì con un piccolo bacio, ed Al provò quella sensazione orrenda di spaccargli il viso.
"Rose, ti spiegherò tutto dopo. Ora abbiamo una faccenda più grave da risolvere"
"Quale questione? Di che cosa stai parlando?" Chiese rapidamente. "E cosa ci fai tu qui con lui?" Chiese di nuovo ferocemente rivolgendosi ad Albus, che si limitò a guardare il pavimento.
"Andiamo in biblioteca" Disse Connor scendendo le scale. Rose, ancora confusa, lo seguì, ed Al la imitò, un po' controvoglia.
Arrivarono nella biblioteca e, qualunque cosa dovessero fare, dovevano sbrigarsi, perché mancavano pochi minuti alle dieci. C'erano quattro studenti che stavano studiando e Madame Pince che stava spolverando una mensola.
I tre si misero seduti su delle sedie accanto a un tavolinetto.
"Allora, non girerò intorno alle parole" Cominciò asciutto Connor "Sarò diretto. Rose, quattro giorni fa, quando mi sono trasformato, ho lottato contro Albus, e lui mi ha lanciato una maledizione che mi ha ferito in questa orribile maniera. Io non conosco quella maledizione, e nemmeno Al. Assurdo, no? Be', Albus dice che non aveva controllo sul proprio corpo, e che la mano aveva fatto tutta da sola. Inoltre, cosa che mi spaventa un po' – lo ammetto – , pochi secondi prima ha giurato di aver visto il ladro nella sua mente..."
"E ho avuto una vera e propria visione dopo averti lanciato la maledizione" Lo interruppe Al mentre pensava intensamente... Connor li aveva riuniti per discutere del ladro...
"Visioni? Ma di che cosa state parlando? Che razza di maledizione era..."
Albus doveva confessare. Era il momento. Non poteva più fingere... o ora o mai più. Fece un gran sospiro.
"Rose, io... è dall'inizio della scuola che continuo a sognare il ladro e avere visioni. Non l'ho detto perché non volevo farvi preoccupare, credevo che fossi un pazzo..."
"Albus! Ma come puoi dire certe cose? Non sei pazzo!" Esclamò addolcita. "Merlino... è ovvio, no? Il legame col ladro si sta rafforzando! E... e... cosa vedi in queste visioni?"
"Io vedo, insomma, io sono il ladro e... mi trovo in un luogo completamente bianco e... borbotto incantesimi su un altro me!"
"Cosa? Cosa intendi? Un altro tu o un altro ladro uguale a quello che sei nei sogni?"
"Un altro ladro. Insomma... due ladri. Ma io sono sempre quello in piedi, perché nei sogni e nelle visioni prima cammino verso l'altro me, che è sdraiato a terra. Poi mi chino su di lui e comincio a borbottare incantesimi che non ho mai sentito in vita mia e... l'altro me comincia a vibrare" Cercò di ricordarsi più dettagli possibili.
"Insomma tu sei il ladro... E se il ladro stesse veramente facendo questa cosa che ti sogni?" Chiese Rose pensosa.
"Intendi che lui va in questo deserto bianco e spara incantesimi su l'altro lui nella realtà?" Chiese curioso Connor cercando di non guardare Al: sembrava fin troppo tranquillo e serio.
"Esattamente!" Esclamò Rose. "Credo che... Albus! Tu puoi riuscire a vedere i movimenti del ladro! Ma credo che lui non lo sappia!"
"Davvero? Io... be'... e cosa vuol dire? Che fa questo procedimento con l'altro lui tutti i giorni?"
"Esattamente un'altra volta. Ma dobbiamo scoprire se veramente quella persona a terra su cui borbotta gli incantesimi sia lui" Ragionò lisciandosi i capelli rossastri.
"Ne sono certo... è lui! Come se fosse una copia identica" Disse Al ragionando.
"Una copia identica?" Rose spalancò la bocca.
"E tu sai quali incantesimi borbotta il ladro?" Chiese di colpo Spartamus rivolto ad Al.
Cercò di ricordare... ma non si ricordava nemmeno una lettera degli incantesimi...
"No"
"Ho un'ipotesi. Un'idea... Ma è solo un'idea... devo esserne certa!" Rose si alzò e si incamminò nel Reparto Proibito, correndo.
Al e Connor rimasero lì, gli sguardi vacui e assenti.
Albus non poteva più trattenersi. Doveva chiederglielo.
"Perché?"
Spartamus lo guardò un attimo, poi distolse lo sguardo chiudendo gli occhi.
"Dobbiamo risolvere la questione del ladro, e le faccende personali avranno tempo più in là... se solo potessi sbranarti in questo momento" Mormorò Connor. Se Albus non avesse visto le labbra muoversi non ci avrebbe mai creduto.
"Ma cosa... Non mi intimorisci, Spartamus, e qualunque cosa faccia per risolvere la faccenda del ladro, sappilo, io non cambio idea su di te!"
Ma Connor lo zittì, indicando col mento la ragazza, che tornò con un gran libro in grembo rilegato in pelle di drago.
Albus lesse chiaramente il titolo: Segreti dell'Arte più Oscura.
Lo posò con un tonfo morbido sulla scrivania di legno e lo aprì alla prima pagina.
"Duplicazione Umana... Divisione Umana... Horcrux... Duplicazione Fisica Umana... Ecco!" Esclamò Rose mentre scorreva l'indice col dito. "Ragazzi, so che vi potrà risultare un po' troppo assurdo, ma un po' di credibilità ce l'ha..."
Albus aggrottò le sopracciglia. Stava pensando la stessa cosa che pensava sua cugina... Ma era impossibile, assolutamente impossibile!
"La Duplicazione Fisica Umana è considerata la Stregoneria Oscura più difficile da compiere della storia della Magia fin dai tempi dell'Antica Grecia, ed è nota a pochissimi maghi nel mondo, o meglio, a pochissime famiglie. Gli studiosi hanno dimostrato che questa pratica richiede tempo e pazienza, determinazione e sofferenza. La Duplicazione Fisica Umana consiste nel duplicare il proprio corpo e far si che se uno dei due muore, l'altro continua a vivere, assumendo il Sistema Nervoso di quello morto. Al mondo c'è stato solamente un caso di Duplicazione Fisica Umana, quando Albert Barlow, nel 1389, ha impiegato ben 39 anni nel riuscire a Duplicarsi. Un arco di tempo molto vasto, secondo gli alchimisti, che sono contrari a questa pratica e preferiscono senza dubbio i poteri della Pietra Filosofale, andata distrutta nel 1991. Nessuno conosce l'incantesimo per la Duplicazione Fisica, e questo lascia dubbi e incertezze: come fece Albert Barlow? Nessuno lo sa, ma i testimoni definirono i due Albert come due gemelli con lo stesso carattere. Pochi anni prima della Prima Guerra, anche Kendra Bletchey ha tentato di Duplicarsi, ma con scarsi risultati: è morta nell'arco di due anni dal primo tentativo. Sono in pochi a conoscenza del potente incantesimo per far Duplicare il proprio corpo umano, e nessuno di questi ha rilasciato interviste o checchessia: sono tutti morti dopo aver tentato di Duplicarsi o hanno assunto strani comportamenti. Ma da dove hanno preso gli incantesimi i cosiddetti Tentatori? Da qualche fonte oscura sparsa per il mondo? Nessuno lo sa: il procedimento è davvero segreto" Rose finì di leggere e poi guardò Albus e Connor, che erano rimasti a bocca aperta.
"Non ho mai sentito parlare di Duplicazione Fisica Umana" Borbottò Al.
"Perché solamente una cerchia ristretta ne è a conoscenza! Gli incantesimi vengono tramandati da famiglia in famiglia e il loro compito è di non dire niente a nessuno!" Disse la Weasley a mo' di spiegazione. "Vedi? Al mondo esiste solamente questa pagina riguardo la Duplicazione Fisica Umana, perché è davvero Oscura, più di quanto voi potreste immaginare! Ne parlano poco..."
"Quindi tu pensi che il ladro si è... Duplicato?" Chiese Albus sconcertato. Voleva che fosse tutto uno scherzo...
"Esatto! E guarda... aspetta..." Sfogliò una pagina e indicò un piccolo testo scritto a mano frettolosamente in cima ad un brano "Mantieni la tua copia in vita tenendola al sicuro e usando l'incantesimo..."
"Non continua? Cavolo! Ma chi l'ha scritto?" Esclamò Albus.
"Chiunque abbia scritto questa frase, era qui, ad Hogwarts. Qualcuno di questa scuola ha provato a Duplicarsi! Ragazzi, mi sono imbattuta in queste letture l'anno scorso, ma credevo che non ci sarebbe mai servita. Ma ora il testo e questa frase sono le uniche cose a cui dobbiamo prestare attenzione!"
"Deve essere il ladro... quello che ha scritto quella frase. Il ladro ha studiato in questa scuola! Ma è una scrittura che non conosco... Mai vista in vita mia" Aggiunse di nuovo Rose.
E in quel momento Albus sentì il cervello quasi esplodere. Le tempie gli dolsero come non lo avevano mai fatto e le pupille gli vennero ricacciate nel cranio. Si sentì soffocare per un attimo, poi si ritrovò nel solito luogo bianco... Era inginocchiato sulla figura sdraiata uguale a lui... Sfilò la bacchetta e gliela puntò sul petto, nella zona in cui avrebbe dovuto esserci il cuore. Cantò incantesimi e dalla bacchetta fuoriuscirono delle piccole onde di vento, che fecero vibrare il corpo.
"Mi servi..." Borbottò. La figura sdraiata emise un piccolo gemito.
"Re-resisti... Tu mi servi... Ti sto dando metà della mia forza" Disse con un fil di voce. La figura rimase immobile.
"Manca poco, poi potremmo compiere l'atto..." Si sentì un po' debole, e si accasciò a terra, percosso da brividi.
"Tu sei me, e ci riusciremo... Avrai le tue forze, non ti preoccupare"
Ritornò in biblioteca, e si rese conto di essere sdraiato sul pavimento. Si alzò di fretta e si guardò intorno frettolosamente. Rose lo stava guardando con gli occhi spalancati, mentre Connor lo fissava intensamente.
"Che cosa hai visto?" Chiese improvvisamente la cugina.
Albus si alzò e si aggrappò al bordo della sedia. Sudava ininterrottamente.
"Gli ha parlato. Il ladro ha parlato con l'altro lui e..." Si ricordava perfettamente ogni parola. "Ha detto che l'altro lui gli serve e che deve resistere per compiere l'atto e gli ha promesso di avere le forze"
Connor lo fissò ancora più intensamente, poi parlò.
"Lo sta Rafforzando"
"Cosa?" Dissero Al e Rose all'unisono.
"Lo sta Rafforzando con la propria forza. Ecco cosa sono gli incantesimi che gli borbotta... gli dona la forza, lo sta, diciamo, caricando" Rispose Spartamus con gli occhi ridotti a due fessure. Albus poté udire il suo cervello ronzare...
"È una pratica?" Chiese poi Al.
"Il Rafforzamento? Sì, lo è. Si usa per trasferire o donare la propria forza ad un altro mago o strega, ed è molto complicato e stancante..."
"Infatti il ladro alla fine si è accasciato a terra per la stanchezza" Ricordò Al.
Connor annuì.
"Sono le conseguenze del Rafforzamento... se si dona troppa forza si può morire... anche questa è magia estremamente pericolosa e complicata" Spiegò il Serpeverde cercando di non guardarlo negli occhi.
"Quindi... Lui si è Duplicato e poi ha dato la sua forza al suo gemello?" Domandò Albus curioso, ma allo stesso tempo anche un po' preoccupato.
"Ancora oggi sta donando la sua forza... Ogni volta che lo vedi vuol dire che lo sta facendo"
"Quindi anche ora! Ora è in quel luogo bianco a donare la sua forza all'altro lui?" Chiese Rose.
"Precisamente" Approvò il suo ragazzo.
Albus si rese solamente ora che si trovava ancora aggrappato alla sedia. Si alzò e poi si mise a sedere. Si guardò di nuovo intorno: non c'era nessuno che li stava ascoltando.
Stavano scoprendo il punto fondamentale dell'intera situazione... Le sue visioni allora avevano un senso... Vedeva i movimenti del ladro senza che quest'ultimo se ne accorgesse, e avevano scoperto le sue intenzioni.
"Non vorrei rovinare questo momento di tensione, ma quella maledizione che Albus aveva lanciato quattro giorni fa cosa c'entra con queste visioni?" Domandò Rose pensosa.
Connor scosse la testa e chiuse gli occhi. Poi disse "Le due menti sono legate, ok? Se il ladro conosce un incantesimo, una ricetta, un articolo di giornale, qualunque cosa, insomma, anche Albus la sa, nel suo profondo. Albus, tu imiti i suoi comportamenti, provi le sue emozioni, vedi nella sua mente, e lui non lo sa. Lui crede che avendo legato la sua mente con la tua, solamente lui può vedere nella tua e farti vedere solo quello che lui vuole. Ma si sbaglia... ha compiuto un grossissimo errore"
"Imito i suoi comportamenti?"
"In un certo senso sì. Il ladro conosce quella maledizione e quindi la formula si è inserita nel tuo subconscio. Quattro giorni fa il tuo cervello ha raccolto quella lontana conoscenza della maledizione e tu per un attimo hai pensato che la conoscessi... ma poi hai capito. Mi stai seguendo? Tutto quello che sa il ladro è rinchiuso nel tuo cervello! Si tratta di un legame potentissimo"
"Quindi, banalmente, se lui studia una pagina di un libro, la pagina viene catapultata nella mia mente ed io non me ne accorgo?" Chiese stupito Al.
"Sì. Ma non ho capito quando tu vieni a conoscenza di queste cose... Può essere che quando ti servono appaiano nella tua mente di colpo. La formula della maledizione che mi hai scagliato stava rinchiusa dentro la tua mente – a tua insaputa - e quando ti serviva un bell'incantesimo da lanciarmi, è apparso nella tua mente e l'hai usata" Spiegò rapidamente. Ma come faceva a sapere tutte quelle cose?
Albus rimase lì, senza rispondere. Il suo legame mentale col ladro era più intenso di quanto avesse potuto immaginare pochi minuti prima. Le informazioni che sapeva il ladro erano rinchiuse nel suo subconscio... Ma c'erano ancora grossi dubbi e incertezze... Era tutto così confuso...
"Quindi posso sapere tutti i piani del ladro, no? Posso scoprire dove si trova, se posso leggere tutte le sue informazioni!"
"Non esattamente. Non so come tu possa riuscire ad estrarre le sue informazioni dalla tua testa... Perché quello che lui sa, è ben nascosto nel tuo subconscio! E come ben tu sai, il subconscio è qualunque contenuto della mente esistente o operante al di fuori della coscienza. Questo tipo di legame è il più potente al mondo, ed è un caso rarissimo"
Albus lo fissò incredulo.
"Albus, il tuo legame con il ladro è molto importante, di importanza vitale! Se non fosse stato per le tue visioni non avremmo mai scoperto che lui si è Duplicato e intende rimanere vivo" Sibilò Rose.
"Intende rimanere vivo?" Ripeté confuso.
"Sì, non ci vuole tanto a capire, no? Lui ha due corpi ora. Se lo uccidiamo uno, rimane l'altro. Per ucciderlo definitivamente bisogna..."
"Uccidere tutti e due i corpi" Concluse muovendo appena le labbra. Si pietrificò alle sue stesse parole. "Quindi lui deve nascondere l'altro corpo, affinché nessuno sappia dove si trovi. Ma tanto lui pensa che solamente lui sa di essersi fatto due corpi, no?"
"Esatto. Un punto per noi. Il nostro compito non sarà solamente di uccidere un ladro, ma anche un secondo... Ma non sappiamo dove si trova..."
"Ricordo di... è un posto tutto bianco e... non lo so" La interruppe Al.
"Ma come facciamo ad essere sicuri che nasconderà l'altro lui? Se lo sta rafforzando è perché vuole che combatti, no?" Chiese ragionando Connor.
"Giusto" Squittì la sua fidanzata dubbiosa. C'era una lacuna immensa nella loro teoria... non tutto quadrava...
E in quel mentre Al provò il solito dolore straziante alle tempie. Si ritrovò di nuovo in quel luogo. Era di nuovo il ladro... Ma ora sentiva freddo, e osservava dei piccoli fiocchi di neve cadere delicatamente a terra: si trovava in un deserto di ghiaccio. In lontananza vide una piccola montagna azzurra... Guardò in basso e vide l'altro lui, sdraiato, le braccia rigide e il cappuccio che gli copriva il volto. Si inginocchiò e sentì un forte dolore al petto.
"Ti dovrò nascondere. Se uccideranno me, ci sarai tu, e sarà la stessa cosa. Noi compieremo l'atto, noi domineremo su tutto e tutti"
La biblioteca si riformò davanti ai suoi occhi: era rimasto stranamente seduto sulla sedia. Scosse la testa e prese subito a parlare, cercando di non farsi sfuggire dalla mente la visione che aveva appena fatto.
"Ho più dettagli sul luogo: è un deserto di ghiaccio, immenso, con una montagna in fondo e... c'è la neve. Ecco perché era tutto bianco"
Rose e Connor si guardarono per un istante. L'espressione della Weasley era decisamente preoccupata.
"Credo che non abbiamo speranze. Esistono migliaia di posti così..."
"E ha parlato di nuovo all'altro lui. Ha detto che lo nasconderà"
Connor si alzò e prese a marciare in un quello che sembrava un piccolo rettangolo che disegnava con i piedi.
"Benissimo. Sappiamo che nasconderà l'altro lui... è già un buon inizio, no? Se due ladri ci attaccassero saremmo spacciati. E bisogna aggiungere il fatto che lui non sa che noi sappiamo" Disse frettolosamente Spartamus.
"Bisognerà avvertire l'Ordine!" Disse improvvisamente Rose.
"Ma poi sapranno delle mie visioni! Non voglio che si preoccupino... specialmente i miei genitori!" Esclamò in un sussurro Albus mentre si massaggiava le tempie.
Rose si alzò dalla sedia e avanzò verso di lui.
"Al, dobbiamo. Hanno il diritto di preoccuparsi. Per una buona volta non pensare a loro, ma pensa a tutta la comunità magica che vuole morto quel criminale! Abbiamo scoperto una cosa fondamentale su di lui, Al. Dammi retta, se avvertiamo l'Ordine potranno avviare le ricerche o non so..."
"Ricerche? Quali ricerche? Esistono migliaia di deserti di ghiaccio! Ci impiegheranno cento anni!"
"Ricerche o no, devono sapere!" Levò la bacchetta a mezz'aria e borbottò qualche frase. Poi dalla punta fuoriuscì un gran leone argenteo che illuminò i loro visi, ed uscì attraversando la vetrata di vetro.
"Ragazzi" Mormorò Rose "La faccenda è più complicata di quanto avessimo potuto pensare" E si girò verso Connor. "Tu... sei comparso così... senza dirmi niente e... ora ci hai fatto scoprire un segreto del ladro importantissimo" Lo baciò sulle labbra. Albus distolse lo sguardo.
"Albus, se non ci fosse stato Connor, tu non mi avresti mai detto nulla su questa faccenda, vero?" Chiese accigliata Rose.
Albus diventò paonazzo.
"No... no. Certo che te lo avrei detto ma... più in là" Rise.
"E voi cosa ci fate qui? Su, fuori, di corsa! Sono le dieci e venticinque!" Tuonò la voce di Madame Pince, che sbucò da dietro una libreria. Albus si alzò e seguì Rose, che si teneva per mano con Connor. Diventò di nuovo paonazzo.
Pensò per un attimo alla strana situazione in cui si erano imbattuti: avevano scoperto il piano cruciale del ladro grazie alle sue visioni, e le informazioni che conteneva la mente del ladro erano rinchiuse in un angolo lontanissimo della mente di Al, e il ladro non sapeva nulla... niente di niente. Ma Albus non poteva estrarre quelle informazioni a suo piacere... Nemmeno Connor sapeva come estrarle... Non c'era modo. Ma allora come aveva fatto la formula della Maledizione Feremort a uscirgli dalla bocca?
"Spartamus" Lo chiamò mentre salutava Rose. "Come fai a sapere tutte queste cose sulle visioni e sui legami mentali?" Chiese riducendo gli occhi a due piccole fessure.
Connor lo fissò per un istante. Provò ad aprire la bocca, ma abbassò il capo e scese le scale, diretto verso la Sala Comune Serpeverde. Albus lo guardò mentre svoltava in un corridoio, poi sentì la mano di Rose afferrarlo per il braccio. Albus si voltò verso di lei e la vide spalancare le braccia; dopo alcuni secondi, si abbracciarono. Albus avrebbe potuto giurare di sentire il cuore sciogliersi...
"Ora diciamo tutto a Scorpius..." Disse lei mormorando. La Signora Grassa li stava guardando accigliata mentre si lisciava la veste rosa.
"Abbiamo una nuova missione" Sibilò Al chiudendo gli occhi.
"Complicatissima, direi"
"Andrà tutto bene"
"Lo spero"
Albus sospirò, riaprì gli occhi e, con un misto di determinazione e paura, borbottò "Uccideremo tutt'e due i corpi"
Ma prima che Rose potesse di nuovo aprire bocca, un lontra d'argento apparve davanti ai due, muovendo il faccino frettolosamente. Poi la voce di Hermione Granger tuonò forte e chiara.
"Hanno rapito Kingsley. Il Ministero è caduto. Stanno raggiungendo Hogwarts. Scappate".
***
(Ho aggiunto il cast per alcuni membri dell'Ordine. Se volete vederlo andate al capitolo 'Pytchley Road, numero sette')
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