La battaglia di Londra
Sotto il cielo disseminato di stelle, la bellissima capitale splendeva come un gigantesco albero di Natale. Le automobili si muovevano pian piano nei reticoli di strade che dall'alto sembravano ragnatele giallognole e il luccichio degli edifici parve illuminarsi di colpo.
Era così bella quella città, così viva e luminosa, così grande ed ospitale. Sembrava una bellissima, grande villa di lusso. Gli esterni erano arredati con grazia, eleganza e classe, mentre gli interni erano colmi di tutto ciò di cui aveva bisogno l'uomo più ricco del mondo.
Albus si immerse nella bellezza della sua città, lasciandosi trasportare dai rumori della Metropoli: il rombare dei bus, il suonare dei clacson, il parlottio delle persone, lo strepito delle migliaia di macchine e il fruscio di vento che premeva sull'intera città. Inghiottì sorsate d'aria fredda e chiuse per un istante gli occhi, godendosi quella pura, fresca aria che forse non avrebbe più respirato.
Londra era in pericolo. Mancavano solamente due minuti prima dell'atto finale. L'atto finale... L'atto che il ladro avrebbe compiuto in anticipo perché tre ragazzi di diciassette anni erano riusciti ad eliminare la sua Copia Omogenea e perché un gruppetto dell'Ordine della Fenice era riuscito a liberare l'ex Ministro della Magia dalla Prigione di Massima Sicurezza di Azkaban. Ma se non avessero liberato Kingsley, il ladro avrebbe comunque manifestato la sua collera quella notte? Avrebbe comunque fatto echeggiare la sua voce per la città avvertendo gli ultimi maghi rimasti che avrebbe distrutto la capitale? Ma Albus poteva fermare tutto questo. Poteva risparmiare milioni di vite innocenti. La sua coscienza sarebbe stata pulita e avrebbe consegnato la sua bacchetta all'uomo che odiava e che temeva di più al mondo. Avrebbe consegnato la Pietra della Resurrezione al ladro di già due Doni della Morte e quest'ultimo sarebbe diventato un Padrone della Morte, rendendosi invincibile a tutto. Se Al avesse consegnato la bacchetta tutto il mondo magico sarebbe stato sotto il comando del ladro, e niente o nessuno avrebbe poi potuto sconfiggerlo.
"Se non gli do la bacchetta, mi verrà a cercare. Se vado io da lui, finirà tutto lo stesso" Borbottò. Ogni parola gli scorticava la gola. La sua mente non era preparata ad accettare tutto ciò. Il ladro aveva anticipato l'atto per colpa sua... perché insieme a Rose era riuscito ad uccidere la Copia...
"So a cosa stai pensando, cuginetto" Flautò la voce di Rose. "Ma lo avrebbe fatto comunque, anche se noi non avessimo ucciso l'altro lui. Ma..." Continuò con un fil di voce. "... pensa se avesse compiuto l'atto finale con la sua Copia"
Albus inspirò ancora aria gelida, poi si voltò verso la cugina. Aprì le braccia e la avvolse in un caldo, dolce abbraccio. Lei lo aveva aiutato così tante volte... aveva trafitto il corpo dell'altro lui con la Spada di Salazar Serpeverde e aveva aiutato la persona più bisognosa del mondo.
"Hai paura?" La domanda infantile gli era affiorata alle labbra prima che potesse fermarla.
"Un po' " Rispose imitando la voce di un bambino.
"È normale, no? Che esista la paura, in ognuno di noi. Ma l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Noi siamo dei Grifondoro, Rose, il Cappello non sbaglia mai. E... non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo e ci impedisce di andare avanti, non è così?"
Rose lo strinse ancora più forte, ed Al considerò il gesto come un sì.
"Sai far parlare i Patroni?" Gli chiese poi.
"Ehm... io... no"
La Weasley gli diede un rapido, affettuoso bacio sulla guancia e levò la bacchetta di acacia. Dopo aver mosso appena le labbra, un bellissimo leone argenteo fuoriuscì dalla sua bacchetta: si librò in aria e poi sparì oltre le nuvole soprastanti all'edificio.
"Bene, Rose" La voce di Harry sovrastò quella del vento, che ora era aumentato come un fiume in piena. "Ci vediamo fra un minuto sul ponte" Stabilì sparendo con un sonoro crac.
"Quindi... daremo battaglia?" Domandò Albus agli unici rimasti con lui e la cugina: Oak e Scorpius. Quercia annuì fiaccamente e si avvicinò ai due. Scorpius lo imitò.
"Ragazzi... è successo tutto così in fretta. Mancano solamente quaranta secondi. Dobbiamo agire d'istinto: non ci sono piani, stavolta. Lui ha agito più in fretta di quanto avessimo osato aspettarci, quindi è tempo che muoviamo le chiappe... Non è così che si dice fra voi giovani?" Aggiunse di fretta.
Rose annuì, gli occhi prigionieri delle migliaia di luci della città.
"Finirà tutto, non è così? Lui ha un esercito spaventosamente migliore del nostro..."
"È la qualità delle proprie convinzioni che determina il successo...non il numero dei seguaci" Borbottò Quercia levando il tronco che portava come braccio.
"Ma un esercito è sempre migliore di un gruppo" Intervenne Malfoy aggrappandosi alla spalla di Albus.
"Dipende di quale gruppo si tratta" Rise Quercia. "Ma ora non mi dispiacerebbe per niente se toccaste il mio braccio di legno. Sapete, dobbiamo combattere" La sua ultima risata echeggiò acuta per il tetto a forma di piramide dell'One Canada Square. I tre ragazzi davanti a lui agganciarono dei rami sporgenti dal braccio dell'uomo e vennero risucchiati dal nulla. Vennero strattonati l'uno con l'altro, prima di essere schiacciati completamente da una mano invisibile. Le pupille di Al gli vennero ricacciate nel cranio, e sentì qualcosa dentro lo stomaco bollire.
Pop
Aprì appena gli occhi per scorgere un bus a due piani avanzare verso di lui: si tuffò sul marciapiede quasi deserto alla sua sinistra. Aveva il respiro affannoso e pesante.
Fiutò umidità e un odoro acre di tabacco. Poggiando le mani sulla roccia bagnata del marciapiede, si alzò. Mise a fuoco per bene il posto in cui si era appena Materializzato insieme ai suoi due amici e Oak.
Si trovava nel bellissimo, grande Westminster Bridge. La gente lo fissava con curiosità. Si voltò a sinistra, verso un'imponente torre marroncina illuminata di giallo, un grande orologio incastonato in cima. Riconobbe all'istante il Clock Tower, meglio conosciuto come Big Ben, la cui parte sopra l'orologio era schizzata di un verdastro elettrico. Ai piedi della torre, verso sinistra, pavoneggiavano strutture bellissime con delle piccole torrette in cima: l'House of Parliament. Alla destra del simbolo di Londra, scorrevano dei palazzi colorati e allegri, quasi coperti del tutto da folti alberi. Era così bello quel posto...
Si appoggiò al muretto del ponte e guardò per un istante giù: le acque del Tamigi scorrevano calme e indisturbate. Poi alzò lo sguardo verso destra, e quasi si meravigliò di tutta la bellezza di quella grandissima costruzione: un grosso cerchio rossastro giaceva su una costruzione sopra il fiume. Albus riconobbe il London Eye e per un istante si fece coccolare dai ricordi con sua sorella Lily.
"Mamma, voglio fare una foto! Non è giusto, sto aspettando da dieci minuti!"
"Stai tranquilla, Lily, sai che ad Albus piace questa vista..."
"Ci siamo stati cinque volte e non ho mai fatto una foto! Dammela, Albus" Ringhiò al fratello mentre una coppia di cinesi lì accanto la scrutava con occhi che sembravano chiusi.
"Ecco, fotografo lo Shard e te la do subito" La loro capsula si trovava nel punto più alto che poteva raggiungere la ruota panoramica.
"Dai, Albus" Parlò Harry "Da la macchinetta fotografica a tua sorella"
"Eh va bene... Però dopo voglio doppio Big-Mac! E due Milkshake, ok?"
Le lacrime minacciarono di nuovo di riempirgli gli occhi, ma le ricacciò indietro. Scosse la testa e distolse lo sguardo dal London Eye, che stava illuminando il fiume sottostante di un rosso acceso e vivo. Buttò gli occhi oltre la ruota, sul ponte biancastro in cui lui, sua cugina, e il suo migliore amico si erano Materializzati pressappoco due ore e mezzo prima, freschi di lotta contro un serpente umano.
Ingoiò saliva e provò quel fastidioso dolore alla gola, come se fosse infiammata. Si chiedeva quando fosse arrivato il ladro. Sfilò la bacchetta e quasi non cadde a terra dallo spavento: le campane della torretta sopra di lui stavano annunciando che un nuovo giorno era iniziato, il 13 di dicembre, il giorno dell'atto finale...
Il ponte era quasi deserto, e ora sentì l'adrenalina e la paura invaderlo: non avrebbe mai potuto immaginare quel posto distrutto... mai.
Le campane smisero di suonare e calò il silenzio più totale. Rose, che era accanto a lui, non parlò. Oak, invece, stava scrutando il cielo con uno sguardo concentrato e intenso insieme a Scorpius.
Era appena scoccata la mezzanotte. Quando sarebbe arrivato il ladro? E quando quelli dell'Ordine? Era arrivato il Patrone di Rose ad Hogwarts? La battaglia stava per iniziare... Non doveva consegnare la bacchetta... Doveva combattere... Ora il ladro era un comune mortale: non c'era nessun'altra Copia Omogenea che l'avrebbe fatto rimanere vivo.
Si guardò intorno, girando su se stesso: un grattacielo dall'altra parte del fiume illuminava le acque così intensamente che Al si chiese se il fiume fosse o no incantato. La falce di luna su nel cielo sembrava non emettere luce e le stelle parvero sparire...
"Siete sicuri che sia questo il posto?" Chiese alzando un po' la voce.
"Sì, non lo hai sentito? 'Sopra l'Occhio di Londra'. Dovrebbe arrivare sopra il London Eye" Disse con voce fredda e acuta Oak.
Ma in quel momento accadde qualcosa che forse nessuno dei tre si sarebbe mai aspettato.
Le orecchie di Al smisero di catturare suoni, e lui venne catapultato giù, oltre il ponte, dentro le acque del fiume. Aprì per un istante gli occhi mentre veniva inghiottito giù: era tutto rosso. Il cielo sembrava rosso, l'acqua sembrava rossa. Pensò per un attimo che stesse morendo, che quella che lo stava trascinando giù fosse la morte in persona, ma poi si rese conto di avere ancora in mano la bacchetta e che avrebbe potuto usarla per salvarsi. La puntò contro la superficie del fiume, ma improvvisamente sentì delle mani stringerlo da dietro, sottili braccia prive di muscoli e fredde come la morte: girò di poco la testa per riconoscere una ventina di Inferi. I morti lo strinsero violentemente e cominciarono a trasportarlo giù, ancora più giù, lenti e decisi, e lui capì che non c'era scampo, che sarebbe annegato per diventare un altro morto, che sarebbe tutto finito prima che tutto finisse. Agitò le gambe così forte e così veloce che fu come se i suoi muscoli urlassero per protestare; era come se il cervello gli si fosse impregnato d'acqua, non riusciva a respirare, aveva bisogno di ossigeno, doveva risalire su in superficie, doveva vedere cos'era successo agli altri...
Ma le fiamme dell'esplosione parvero tuffarsi dentro l'acqua: raggiunsero le creature che stavano affogando Albus e le fecero allontanare. Col cuore che ormai batteva all'impazzata, scalciò forte con i piedi e cercò di risalire in superficie. L'acqua gli scorreva in bocca e gli invadeva i polmoni... cominciava a sentirsi stordito, ma sapeva che la luce e l'aria erano a soli tre metri di distanza... doveva arrivarci... doveva...
E poi sentì la testa infrangere la superficie del fiume; l'aria calda ma ventosa gli punse la faccia bagnata; la inghiottì, con la sensazione di non aver mai davvero respirato prima. Sembrava essere rimasto giù nell'acqua per ore. Il paesaggio intorno a lui era quasi del tutto mutato: gli alberi sopra i margini del fiume erano inghiottiti dalle fiamme, così come i palazzi dietro. L'House of Parliament era ancora intatto, ma alcuni tratti sembravano bruciati. L'orologio in cima alla torretta emetteva fumo. Puntò lo sguardo sul ponte sopra di lui: lampi di luce di tutti i colori schizzavano frenetici dalle bacchette di quelle che avrebbero potuto essere cento persone, mentre i babbani correvano disperati verso l'entroterra. Urla e pianti gli intensificarono il dolore ai timpani. La testa gli esplose proprio come era esploso parzialmente quel posto. Perfino sulla superficie del fiume avanzavano enormi fiamme. Ma non poteva rimanere a guardare... doveva nuotare fino al pontile che si trovava sotto l'argine a una ventina di metri da lui...
Spingendo con i piedi e muovendo goffamente la mani, nuotò, e la paurosa verità di cosa si celava nelle acque in cui stava nuotando gli fece venire un colpo al cuore. Accelerò la nuotata e si aiutò con la bacchetta, puntandola all'indietro e facendola soffiare vento: gli sembrava di stare su una barca. Era a pochi metri dal pontile quando, di colpo, l'acqua si ghiaccio. Il suo corpo venne bruscamente bloccato e provò la stessa sensazione che provava nella Materializzazione. Era completamente fermo, imprigionato nella durezza del ghiaccio. Mosse la testa, che era l'unica parte fuori dalla superficie d'acqua gelata, il più veloce possibile, come se servisse a spaccare il ghiaccio. L'aria calda si trasformò in aria gelida e sentì qualcosa di affilato entrargli dalla bocca e scendere giù nello stomaco. E per la seconda volta in un'ora, un mantello di tristezza lo avvolse e lo arrotolò, come una pergamena... le fiamme, seppur grosse e prepotenti, parvero schiarirsi. A ogni respiro il freddo aumentava, e Albus seppe che non proveniva solamente dal ghiaccio che lo rendeva prigioniero. L'aria attorno a lui divenne immobile, senza un filo di vento: il suo respiro si fermò, come solidificato nel petto. Nell'ombra si muovevano forme, figure mulinanti di un nero fittissimo, che avanzavano come una vasta ondata verso di lui e verso i combattenti sul Westminster Bridge, i volti incappucciati, il respiro ansimante... Non poteva fare niente. Era intrappolato, e sarebbe stato baciato da un Dissennatore. Non avrebbe più avuto l'anima. Perché nessuno lo stava aiutando? Perché nessuno non si era accorto che stava morendo?
'Voglio sciogliermi, voglio volare, voglio liberarmi, voglio volare, voglio sciogliermi, dai!' Chiudendo gli occhi per un momento, borbottò le parole. Ma niente, non accadde nulla. Il suo corpo rimase lì, fermo, ghiacciato, mentre una decina di Dissennatori cominciò a toccarlo, accarezzarlo, a scompigliargli i capelli neri...
Due mani robuste e appiccicose all'improvviso si strinsero attorno al collo di Al. Costrinsero il suo viso a voltarsi verso l'alto... avvertì il fiato dell'essere... ne fiutò l'alito putrido... poi udì un urlo familiare provenire dal ponte... sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe sentito... sentiva già l'anima volare via... lasciarlo per sempre...
E poi, aguzzando gli occhi nella nebbia di cui solo ora si accorse l'esistenza, credette di vedere una luce argentea che diventava sempre più intensa. Troppo debole per muovere ancora la testa, scosso dalla nausea e dai brividi, Al aprì gli occhi per bene. La luce accecante illuminava il ghiaccio attorno a lui... Qualcosa stava respingendo i Dissennatori... girava attorno a lui... i rantoli e i risucchi delle creature svanirono. Se ne stavano andando... l'aria divenne nuovamente calda, e grosse fiamme si riformarono improvvisamente sul ghiaccio, che ora si stava sciogliendo. Udì ancora urla e grida dal ponte...
Radunando le forze che gli restavano, alzò appena la testa e vide un animale nella luce, che ora galoppava a mezz'aria. Con lo sguardo offuscato dal sudore, cercò di capire di chi era quel Patronus. Poi lo mise a fuoco per bene. Con un tuffo al cuore riconobbe una bellissima cerva, la stessa del suo Patrone.
"Aiutami... ti prego" Cercò di urlare Albus, ma l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un debole mormorio.
"Sono debole..." Anche se ora il ghiaccio si era sciolto completamente, Albus non riuscì a raggiungere il piccolo pontile. Riuscì solamente a rimanere a galla, gli occhi che riflettevano le maledizioni che volavano da una parte all'altra del ponte.
La cerva tornò indietro, corse in direzione di Albus e, come un secchio d'acqua gelata, si infranse sul corpo galleggiante di Al: questi prese a respirare più intensamente e trovò la forza di nuotare e andare a combattere. Nuotò per una decina di metri spingendo più che poté sia con le braccia e con i piedi. Finalmente trovò con la mano una scaletta di una piccola barca e, issandosi su di essa con molta facilità, si mise in piedi a prua. Ora aveva davanti gli occhi la vista della battaglia: un centinaio di persone riempivano il Westminster Bridge, altre volavano su delle scope e i Fedeli si muovevano come fumo nero. Poi spostò lo sguardo sulla ruota panoramica alla sua sinistra: non c'era ancora nessuno sopra. Dov'era il ladro? Aveva detto che avrebbe iniziato sopra l'Occhio di Londra...
Chiedendosi quando sarebbero arrivate la polizia e le forze dell'ordine babbane, Albus, completamente zuppo, saltò sul pontile che sembrava un labirinto e lo percorse, fino ad arrivare ad una scalinata di marmo: a destra c'era un'entrata per la metropolitana, mentre in alto c'era una grande statua nera che rappresentava delle persone che trainavano in un piccolo carro due cavalli.
"Crucio!" L'urlo di una voce maschile sovrastò quelle sul ponte. Istintivamente, Albus si tuffò a terra, deviando la Maledizione Senza Perdono di un Fedele spuntato dal nulla.
"Sectumsempra!" C'erano preoccupazioni maggiori a cui pensare di un semplice Fedele. L'incappucciato cadde a terra, schizzando sangue sul muro che si alzava da un lato della stradina pedonale.
Alle sue spalle, cinque voci diverse gridarono "REDUCTO!" Cinque maledizioni volarono in cinque direzioni differenti: Albus si tuffò di nuovo a terra e, senza nemmeno voltarsi a guardare, corse verso il ponte, arrampicandosi su una rampa di scale.
Ma ancora una volta si bloccò, appollaiandosi seduto su un gradino. Sentì chiare delle voci dei Fedeli che si trovavano nell'entrata a tunnel della metropolitana.
"Ma siete pazzi! Non dovete ferirlo! Dovete cercare di usare un Incantesimo di Disarmo! Le sue ferite sono nulla per il nostro Signore; nulla, in confronto a perdere quella bacchetta. Jugson, vieni qui, dobbiamo organizzarci! Il nostro Signore ci ha dato un compito! Solamente noi possiamo farlo! Uccidete chi vi pare, ma basta che prendiate Potter e la sua bacchetta. Ora lasciatelo credere che ci è scappato: lo assaliremo quando meno se lo aspetta"
Il cuore gli si raggelò. Proseguì lento le scale e guardò il ponte. C'era la confusione più totale: corpi a terra, bacchette spezzate, pozze di sangue, blocchi di cemento spezzati e automobili babbane rovesciate. Dov'era l'Ordine? Dov'era Hogwarts? Dov'era il ladro?
"ALBUS!" La voce di Scorpius gli echeggiò nelle orecchie e, passando in mezzo alla folla di gente, lo raggiunse. Riconobbe il suo compagno di stanza, Cedric Tomas, combattere contro un incappucciato. Vide figure nere gettate a terra da Fred II e Lee Jordan Junior, altre cadere dal ponte urlando per mano del professor Lumacorno; vide un altro Fedele, scagliato dall'altra parte del ponte da Hagrid, colpire il muretto di pietra e cadere a terra svenuto. Scorse Draco Malfoy assalire un paio di Fedeli e Ted Lupin ucciderne un altro paio, mentre dozzine di persone di Materializzavano e si Smaterializzavano.
"SCORP!" Urlò abbassandosi di colpo, deviando un lampo di luce blu. "Scorp! Dove sono gli altri...?"
"Stanno combattendo! Ti ho visto giù nel fiume, prima... non potevo fare nien..." Un Fedele lo aveva preso per un braccio e lanciato in mezzo alla folla. Poi puntò la bacchetta su quella di Al.
"Expellia..."
Si abbassò e gli afferrò le gambe, atterrandolo a terra e facendogli sbattere la testa sull'asfalto umido. Si rialzò e corse a cercare Scorpius, deviando con Incantesimi Scudo le fatture che stavano volando dappertutto.
Un urlo così familiare parve rompergli i timpani. Sembrava una scena al rallentatore: respirò profondamente e si guardò intorno, mentre sentiva raffiche di vento accarezzargli il viso. Le fiamme sugli alberi erano ormai altissime e il cielo era così nero che le stelle erano del tutto sparite.
E poi li vide. Chiuse gli occhi e li riaprì, credendo che fosse un sogno: una decina di Giganti avanzavano camminando nel fiume dietro l'Hungerford Bridge, dei grossi martelli di ferro stretti nelle mani grigiastre e rugose. Alzavano fiotti d'acqua e spengevano le fiamme, che diminuirono notevolmente. Ma Albus preferiva mille volte le fiamme a dieci Giganti...
Una Maledizione Mortale gli sfiorò così di poco gli occhi che Al credette per un attimo di cadere a terra, colpito.
Scorse la McGonagall, mentre abbatteva dei Fedeli. Accanto a lei c'era Luna, i capelli del tutto bruciati e un grosso taglio sul collo.
Chiedendosi dove fossero suo padre e i suoi zii, abbatté un paio di incappucciati e avanzò verso Oak, che stava tenendo a bada un Fedele alto tre metri: la sua gamba avrebbe potuto essere alta fino al collo di Albus.
"Albus! Vai via dal ponte! Possono prenderti la bacchetta..."
Lanciò una fattura al bestione di tre metri, poi si voltò verso il London Eye: due Giganti stavano cercando di farlo cascare.
"Eh no, potete toccare tutto, ma quella ruota no!" Urlò arrampicandosi sul margine del ponte: si mise in equilibrio e, cercando di deviare le scie colorate che praticamente volavano ovunque, gridò. "Accio Firebolt!"
Una Firebolt X8 sfrecciò tra la folla di gente e si diresse verso Al. Questi la prese al volo e si tuffò giù, verso il fiume; parve cadere un'altra volta, ma all'ultimo istante impennò e corse a tutta velocità verso i due Giganti.
"DURO!" Urlò puntando la bacchetta contro una barca vuota attraccata al centro del fiume. Questa si trasfigurò in un imponente masso di pietra.
"Pietra Locomotor!" Proseguì. Il masso di pietra levitò fino a raggiungere la testa di un Gigante, che, confuso e stupito, cercò di afferrarla con la mano. Ma Albus la fece levitare ancora più in alto e la infranse sulla calvizie del Gigante.
"Exulcero!" La fattura colpì in pieno volto l'altro Gigante, che cascò sul fiume con un tonfo pesantissimo: l'acqua traboccò dagli argini e invase le strade. Alcune automobili babbane, che erano rimaste ferme a guardare quella strana lotta sul ponte, si ribaltarono. Le fiamme sugli alberi, però, seppur colpite dall'acqua, rimasero accese.
Albus guardò in avanti, a circa centocinquanta metri: gli altri Giganti stavano distruggendo l'Hungerford Bridge. Le grosse corde bianche di metallo si spezzarono e si infransero sull'acqua del fiume come semplici corde di seta. I treni che giacevano fermi sulle ferrovie del ponte caddero in acqua ed esplosero, infiammando alcune barche là attraccate.
"ALBUS!" Sentì appena in tempo l'urlo del padre prima di vedere una scia rossa colpire la punta della Firebolt X8. Roteò per un attimo, poi cercò di mantenersi in equilibrio e sfrecciò verso il ponte, sparando scintille ai Fedeli.
Si trovava proprio sopra la testa di suo padre, quando venne colpito da una fattura. Cadde a terra sbattendo la schiena e sentì qualche ossa rompersi. Si rialzò scuotendo la testa e levò la bacchetta.
"Crucio!"
"Protego Horribilis!"
"Impedimenta!"
"Volate Ascenderai!"
Udì centinaia di incantesimi pronunciati e lo sgorgare di essi dalle bacchette.
"Prendi quello, Victoire! No, Hugo, non provare a combattere da solo..."
"Hermione! Non c'è tempo per queste sceneggiate! Di' a Ron che è arrivata Augusta!" Urlò Sturgis Podmore mentre lanciava delle fatture insieme a Knox Quiss.
"Attento! Dietro di te, Knox!" L'uomo si girò appena in tempo per vedere uno zampillo di luce verde colpirlo sull'addome.
E come un innocuo, piccolo giocattolo, la punta del Big Ben, illuminata da decine di colori, si staccò, cadde sul ponte e ne fece crollare un pezzo. Alcuni Fedeli vennero schiacciati e inghiottiti dalle acque del fiume.
Stordito dal rumore assordante della caduta, Al venne colpito da un Tarantallegra. Le sue gambe iniziarono una mezza specie di frenetico tip-tap, e cadde a terra, continuando a muovere goffamente i piedi.
"Finite Incantatem!"
L'incantesimo di Rose finì di far muovere le gambe ad Al. Si rialzò e, ringraziando la cugina con un bacio sulla guancia, prese a far schizzare dalla bacchette fatture e maledizioni. Poi il volto di Elly gli offuscò la mente... Dov'era? Stava combattendo? Era viva?
"Rose, sai dov'è Elly?" Urlò facendo esplodere una pietra gigantesca a pochi metri da lui.
"No... non l'ho vista" Rispose levando la bacchetta e sparando scintille giallastre. Un Fedele davanti a lei barcollò bruscamente all'indietro e inciampò su un corpo morto a terra. Albus mise a fuoco il cadavere. Pensò che fosse un'allucinazione, perché non ci volle credere: Margarit Alamon giaceva a terra, gli occhi grigi e la bocca spalancata.
"NO!" Urlò Rose chinandosi sulla ragazza, i capelli lunghi ancora pettinati perfettamente. Una spada di emozioni tristi trafisse il cuore di Albus. Non ci voleva credere... era impossibile...
"MARGARIT! SVEGLIATI! MARGARIT! MARGARIT!" Urlò piangendo la Weasley strattonando la Alamon. "NO... MARG... NO..."
Non poteva essere morta...
Inghiottito dalla fretta e dal panico, Albus respirò profondamente. Le sue parole risultarono fredde e insopportabili. "Rose, è morta. Non c'è niente che possa fare, se n'è andata" Le mormorò avvicinandosi e deviando un filo bluastro incandescente.
"Margarit... no... cosa dirà tua sorella...?" Le lacrime le riempirono il viso, e gli occhi divennero così gonfi che parvero duplicarsi.
"Rose... non possiamo rimanere qui... andiamo..." La prese per un braccio e, consolandola per qualche istante, si allontanò velocemente dalla folla di gente. Alzò appena in tempo lo sguardo per vedere un elicottero babbano fiondarsi sui palazzi alla sinistra del Big Ben: il fuoco appiccò in un istante, e l'acqua nelle strade parve asciugarsi.
"Stupeficium!" Lo Schiantesimo di Al non colpì un Fedele, ma bensì tre: caddero a terra e vennero calpestati da...
"Ancora voi!" Urlò Albus superando il ponte e camminando all'indietro verso Westminster Bridge Road mentre il volto di Margarit gli offuscava il cervello. Un bus a due piani alle sue spalle venne colpito da una Maledizione Mortale e si rovesciò del tutto, uccidendo i babbani intrappolati all'interno. Ma Albus ora fissava le creature che avanzavano verso di lui e di Rose: alte, secche, il viso solamente occupato da una grande bocca, pelle bianca, vestiti di uno smoking bianco e nero e delle unghie marroncine che sembravano essere andate a male.
"Queste sono le creature che ti hanno attaccato al quarto anno e alla Corsa dello Zoppo? Stupeficium!" Gridò la Weasley inciampando su un cerchione di un'automobile babbana.
"Precisamente. Exscindo!" Un grande, incandescente filo bluastro fuoriuscì dalla sua bacchetta e colpì in pieno la bocca di una creatura. Questa cadde a terra e prese a urlare... sembrava un urlo di una bambina... un urlo stridulo... insopportabile. Albus parve non avere più il senso dell'udito.
"Fantastico!" Disse sarcastica Rose mentre fissava ansante l'ala della creatura appena colpita da Al staccarsi ed assumere la forma di un enorme, squamoso serpente. Avrebbe potuto essere la metà di un Basilisco. Le urla sul ponte aumentarono ed Al poté vedere per un istante gente Materializzarsi e Smaterializzarsi.
"Impedimenta! Bombarda Maxima! Carpe Retractum!" Una lunga catena grigiastra avvolse il serpente e lo avvolse così forte che per un momento Al credé di averlo fatto fuori, ma dopo alcuni secondi venne assalito dalle altre due creature.
Le mani biancastre emanavano un odore tremendamente acido e i loro smoking erano chiazzati di sangue.
"ROSE! LEVAMELI DI TORNO!" Urlò dimenandosi e cercando di scappare dalle grinfie di quelle creature. L'asfalto sotto di lui gli graffiava i gomiti e il collo. Ma Rose stava sparando fatture all'enorme serpente, che ora avanzava verso lei come se fosse comandato.
"Deprimo!" Sentì la voce della cugina sovrastare gli urli striduli delle creature che lo stavano assalendo. Un'esplosione, poi Albus si ritrovò completamente zuppo del sangue del serpente. Le squame volarono in aria trasportate dal vento e ora le creature, ignorando il serpente appena esploso, spalancarono le possenti bocche e ne fecero uscire altri due serpenti, che avvolsero del tutto Al. La bacchetta gli scivolò di mano e il respiro cominciò a mancargli.
"ROSE! P-prendi l-la bacchet-tta!" Urlò debolmente mentre sentiva il corpo squamoso e liscio di un serpente entrargli dentro il giacchetto nero. Era una sensazione orribile...
Ma prima che la cugina potesse fare qualcosa, la voce di suo padre echeggiò per tutto il posto.
"Expecto Patronum!"
Tutto diventò bianco. Albus chiuse gli occhi e sentì i serpenti e le creture scivolargli di dosso e urlare. Trasse un profondo sospiro e aprì gli occhi, osservando il cervo rincorrere le creature.
"Possocriti" Sospirò Harry avvicinandosi ai due e guardandosi intorno. Scorse sul ponte decine di studenti accasciati a terra, senza vita...
"Insieme ai Dissennatori e ai Lethifold sono le uniche creature che si allontanano alla presenza di un Patronus" Disse a mo' di spiegazione Harry. Si trovavano al centro della strada e dietro di loro, improvvisamente, si levarono voci maschili.
"Posate le armi a terra! Siete circondati! Arrendetevi!" La voce amplificata con un megafono di un poliziotto babbano echeggiò per il ponte. Accanto a lui c'erano decine e decine di macchine e su nel cielo volavano elicotteri che buttavano luci giallognole sul ponte.
E come dei semplici, piccoli giocattoli, le macchine volarono in aria, vorticando per un istante e scontrandosi contro un palazzo lì accanto. I Fedeli non volevano proprio volere a che fare con i babbani mentre uccidevano...
"Succederà una strage. Troppi babbani hanno visto..." Piagnucolò Rose.
"Non me ne frega niente dei babbani!" La interruppe Albus. "Pensiamo a combattere e a salvare la comunità magica!"
"Ben detto, Albus! Bombarda!" Urlò Harry contro un Fedele che si stava dirigendo verso di loro. Ma lo mancò, e l'incantesimo si infranse sull'asfalto: una grossa, enorme buca si formò tra il ponte e il punto in cui erano Harry, Albus e Rose. Getti d'acqua fredda schizzarono in aria da terra come una fontana.
"AH! Le tubature dell'acqua!" Gemette Harry spostando gli occhi su una macchia nera che avanzava verso i tre...
Uno zampillo di luce rossa colpì il Fedele più vicino, che barcollò all'indietro e urtò contro un'automobile, facendola esplodere. Il secondo però riuscì a schivare l'incantesimo con un balzo e puntò la bacchetta contro Rose, che ora si era riparata dietro il bus a due piani capovolto dall'altra parte della strada.
Il Fedele volò accanto alla ragazza, ululando dalla gioia, come un bambino che ha appena ricevuto un regalo. Levò la bacchetta. Albus e Harry erano troppo lontani...
"Avada..."
"Non osare toccare la mia ragazza, lurido schifoso Sanguemarcio" Connor spuntò dal nulla e gli agguantò le gambe, atterrandolo a terra e facendogli sbagliare la mira.
Il corpo di Al sembrava si stesse congelando, proprio come pochi minuti prima sul fiume. Fece un passo avanti, ma poi si bloccò, incapace di parlare.
Spartamus lo fissò per un istante, poi prese ad alzare Rose da terra.
Le grida, le urla, i rumori degli incantesimi che si infrangevano sui palazzi, i Giganti che in fondo al fiume distruggevano i Jubilee Gardens, i Possocriti dall'altra parte del ponte... sparì tutto. I suoi occhi vennero inghiottiti da quelli blu mare del ragazzo più forte al mondo. Poi sentì qualcosa dietro la schiena colpirlo, e cadde in faccia in giù, stordito. Si girò appena in tempo per vedere Scorpius scagliarsi contro un Fedele.
E come tutto era sparito, riapparve. I suoni delle maledizioni infrante sulla roccia tuonarono nelle orecchie di Albus, che prese a fissare il cielo. Sentiva un rumore... un rumore che non proveniva dalla battaglia... un rumore familiare...
CRAC
Si voltò di scatto e fissò la fermata del bus a pochi metri da lui: si erano appena Materializzate nove figure, tutt'e nove con le bacchette levate. Forse erano quelli dell'Ordine, pensò Al, ma scuotendo la testa e avvicinandosi un po' verso le nove sagome nere, capì che erano...
"Voi! Cosa ci fate qui?" Chiese divorato dall'incredulità.
"Salviamo il Regno Unito, no?" Rise Dean Matthews.
"Ci uniamo alla battaglia" Aggiunse Alessandro Mancisi, un ragazzo paffutello e con una chioma piuttosto buffa e ribelle.
"Vi aiutiamo" Intervenne Francisco Pedràn, i capelli biondi che contrastavano perfettamente la pelle abbronzatissima.
"Voi!" Gridò Rose, la bocca spalancata e un'espressione a suggerire incredulità.
"Be', quando si tratta della Corsa dello Zoppo sì, bisogna essere rivali, ma ora no. Combattiamo" Enrico Tiracorda, un ragazzaccio dalla corporatura massiccia e folte sopracciglia nere, parlò, stringendo la mano ad Harry. La sua scottatura sulla guancia lo risaltava e i suoi occhi a mandorla erano chiazzati di grigio. Avrebbe potuto avere diciannove anni.
Ancora sopraffatto dallo stupore, Albus balbettò. "V-va bene. A-allora, in pratica... d-dovete fare fuori tutte le creature che vedete e tutti gli uomini incappucciati"
"Dicono che se llaman los Fedelos" Convenne Victoria Human, una ragazza di vent'anni con la pelle color cioccolata fondente. Accanto a lei c'era Livia Verdi, e se lei non era bella, Nagini era una Puffola Pigmea.
"Sì, i Fedeli, sì..." Ma si bloccò. Notò che ognuno degli ex partecipanti della Corsa teneva in mano un paio di scope.
"Ma quelle sono scope..." Sussurrò.
"Perspic... ATTENTO!" L'urlo di Alessandro Mancisi lo salvò da una Maledizione della Tortura. Guardò per un attimo il caos sul ponte, poi ritornò a guardare i nove ragazzi, che cominciarono a lanciare le scope a lui, a Rose e Connor.
"Tenete, avremmo un piccolo vantaggio" Disse Dean strizzando l'occhio ad Al.
"Be', anche i Fedeli sanno volare ma... grazie lo stesso!" Albus salì in sella alla Macroturbo, una scopa italiana progettata dallo stilista Piergiorgio Armani. Sfrecciò insieme a Rose e Connor sopra il ponte, mirando la bacchetta su più Fedeli possibili, mentre Harry buttava la scopa a terra e correva verso la battaglia. Colpì con una Maledizione Feremort un Possicrito, poi un...
"ROSE! COSA SONO QUELLI?" Gridò guardando quelli che avrebbero potuto essere demoni acquatici che galleggiavano sul fiume.
Rose li guardò, e per poco non cadde dalla scopa.
"Merlino! Quelli sono dei Kelpie!" Urlò avvicinandosi alle creature.
"No, ROSE! Stai attenta! Puoi essere colpita..."
"Sai cosa sono i Kelpie?! Eh? Sono demoni acquatici col potere di mutare forma! Possono trasformarsi in qualunque creatura! Bisogna fare qualcosa, prima che possano trasformarsi in... non so..."
"Come possiamo ucciderli?" Chiese gridando Al deviando un lampo di luce viola.
"Non bisogna ucciderli. Possiamo usare la... sì! Certo! La Maledizione Imperius andrebbe benissimo. Potremmo farli trasformare in Fenici..."
"In Fenici? Filipendo!" Chiese facendo cascare un Fedele giù dal ponte.
"Sì! In Fenici! Non capisci? Le loro lacrime potranno guarire i feriti..."
Ma Al non la ascoltava più. I suoi occhi erano imprigionati in quelli di Elly Alamon, che stava nuotando ansante nelle acque del Tamigi dall'altra parte del ponte. Dietro di lei i Giganti stavano facendo facendo a pezzi delle barche e le facevano saltare in aria come Gobbiglie.
"ELLY!" Scese in picchiata così veloce che la scarpa destra da ginnastica gli scivolò dal piede, cascando in testa a Patricia Jiroux, un membro dell'Ordine.
"AL! AL!AL!" Urlò ain preda al panico la Alamon. Si abbassò. Elly alzò un braccio, ma appena Al lo afferrò, capì che era inutile: scorse attraverso l'acqua mani morte afferrare la gambe della ragazza.
"Liberami! LIBERAMI! MI STANNO PORTANDO GIÙ!"
"Ecco... sì... ecco... un momento..." E come se la cerva di prima gli fosse entrata di nuovo nel petto, concretizzò l'idea di evocare il...
"Ardemonium!" Sentì il braccio riscaldarsi come se fosse stato immerso in un calderone contenente una pozione fumante. Per un momento credé di vedere le sue unghie arrossirsi, ma qualcosa di mostruoso stava uscendo dalla sua bacchetta. Un gigantesco, imponente drago si librò nell'aria e si tuffò nell'acqua, rimanendo acesso: l'acqua non bastava a spegnere il fuoco dell'Ardemonio. Elly venne sollevata in aria, e la decina di Inferi sparì negli abissi del fiume, allontanandosi il più possibile dal fuoco che la rincorreva.
Una barca lì accanto esplose, e le colonne di pietra del London Acquarium si staccarono di colpo dal palazzo: queste si adagiarono come se fossero comandate sopra il Westminster Bridge, ed Albus capì: qualcuno voleva farle cascare sopra il ponte come dei piccoli bastoncini...
Mise Elly in sella e sfrecciò verso il ponte. Parve una scena al rallentatore: le colonne galleggiarono per un momento sopra il ponte, poi, velocemente, caddero. Il Westminster Bridge si sgretolò completamente: tutti i combattenti caddero nelle acque del fiume, e i Fedeli volarono come fumo verso il cielo. L'Ardemonio di Albus ora si dirigeva verso la gente che galleggiava sul fiume, che cercava di schivare i pezzi di cemento che piombavano ancora su di loro. Gli schizzi d'acqua raggiunsero Albus ed Elly come neve, e provarono una strana sensazione di gelo. Al prese a guardare Rose, Connor e gli ex partecipante della Corsa fluttuare nell'aria con le scope mentre cercavano di agguantare qualche mago nell'acqua, poi abbassò lo sguardo.
Nell'acqua vide i suoi genitori, suo fratello, i suoi zii, Ted, Bill, Fleur, i signori Weasley, Amarog, Oak, Kingsley, Percy... tutti quelli dell'Ordine... il suo migliore amico insieme al padre... avrebbero potuto esserci tutti gli studenti di Hogwarts insieme agli insegnanti... Solo ora si accorse di quanta gente era corsa in aiuto alla battaglia... E sempre nelle acque c'erano migliaia d'Inferi e chissà quali altre creature... E l'Ardemonio li avrebbe inghiottiti in un secondo... Albus avrebbe ucciso tutti con la sua Maledizione...
"ALBUS! DIETRO DI TE!"
Udì appena in tempo la voce di suo padre prima di scorgere con la punta dell'occhio il drago di fuoco che aveva evocato avanzare verso di lui. Roteò con la scopa fino ad avere un'ultima visione di quel posto: ai lati del fiume, le strade, gli alberi e i palazzi erano inghiottiti del tutto dalle fiamme, e pure le ultime barche sul fiume.
Non avrebbe dovuto assolutamente evocare l'Ardemonio... avrebbe dovuto salvare Elly in un'altra maniera... Il fuoco maledetto avrebbe distrutto tutto prima che lo facesse il ladro...
Ma prima che potesse reagire o mettere in salvo più gente possibile, sentì il fruscio di vento mortale che solamente una Maledizione Mortale avrebbe potuto generare: abbassò il capo leggermente all'indietro per scorgere la scia verdastra avanzare verso la madrina di sua sorella.
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