VII. Menomale che eri negata, eh.
Sinceramente?
Non ho voglia di alzarmi dal letto così presto per andare in Università. E non ho voglia di studiare insieme a Stefano.
Non che mi abbia fatto qualcosa, poverino, ma chi mi dice che non mi faccia qualcosa dopo? Tipo trattarmi male, usarmi e robe simili? Chi mi assicura che non se ne approfitti come tutti quanti?
Non ho garanzie, non lo conosco.
Ieri sera stavo parlando con Giulia. Lei dice che devo lasciarmi un po'andare, uscire da questo meccanismo di difesa che attuo con tutti.
Dice che così creo una barriera invalicabile con tutti quanti.
Il punto è che io sono socievole, con tutti. Ma poi mi chiudo, proprio come un riccio. Perché ho paura di stare male.
"Stefano sembra un po' cosi, ma è un ottimo amico. Lo conosco da due anni, puoi fidarti. Certo, a volte se ne esce con delle osservazioni o battute che fanno ridere solo a lui, ma non è cattivo. Anzi." mi ha lasciata in sospeso così, ieri sera.
Anzi. Anzi cosa?
Anzi peggio?
Anzi per niente?
Che cazzo vuoi dirmi con anzi?
Non ho nemmeno dormito granché stanotte, se devo essere sincera. Ma non tanto perché devo studiare con qualcuno che non conosco.
Il mio problema fondamentalmente è l'ansia. Questo oramai si sa. E le mie ansie poi, si rivelano sempre fondate.
"Ci vedi lungo" mi dicono.
Mi sono rotta i tre quarti, di vederci lungo. Le uniche cosa che vorrei vedere, invece, sono la tranquillità e la felicità che vengono a rassicurarmi che in fondo, non sono così tanto sfigata come penso di essere.
Decido di smettere di pensare, per ora, mi alzo dal letto.
Mi trascino in bagno, già sudo.
7 del mattino e già sudo. Ma quanti gradi ci sono?
29, ma percepiti 82. Cazzo.
Ho lo stomaco chiuso, bevo solo un caffè con due fette biscottate senza marmellata. Poi lavo tutto ciò che ho usato e mi dirigo in bagno.
Doccia, denti. Lo shampoo l'ho fatto ieri sera per risparmiare tempo.
Mi trucco poco, quasi per niente in realtà.
Solo mascara e disegno un po' le sopracciglia con la matita.
Si perché ho combinato un casino con le pinzette, quindi mi tocca.
Arraffo dall'armadio un vestitino che arriva fin sopra il ginocchio. È bianco e nero. Decido di metterlo perché fa caldo e, li dentro, manco c'è l'aria condizionata.
E poi sono anche sicura che sul treno, farò una bella saunetta.
"Dove ci troviamo dopo?" È lui.
"Ai tavoli fuori dall'aula? Spero ci sia posto" gli rispondo subito.
Saluto mia mamma, che sta ancora dormendo, con un bacio sulla guancia ed esco velocemente.
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"Ciao!" mi saluta, in lontananza. Lo vedo arrivare con uno zaino nero, camicia bianca (sapete quelle leggere, ma a maniche lunghe) e delle bermuda beige. Mi sorride e si siede.
"Cazzo" dice "ho sbagliato libro. Ho portato macroeconomia"
"Fa niente, usiamo il mio. E menomale che l'ho portato" dico. E menomale che almeno uno dei due ha la testa. Cioè io.
"Lo studio di funzione mi sta sul cazzo" dice e "anche a me" gli rispondo in fretta.
Iniziamo a guardare tutti i passaggi che devono essere svolti per completarlo correttamente. E siamo vicini, anche troppo vicini per i miei gusti. O meglio, io sono al posto mio.
Libro in mezzo, lui si è avvicinato per vedere meglio.
Non dico niente quando lo vedo per un secondo fissarmi. Continuo a spiegare, o meglio, ripetere per fissarmi in testa i concetti, e lui mi ascolta.
"E menomale che eri negata, eh"
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