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第7章-Seshū ōji

7-Seshū ōji

Erano le sette di sera quando arrivò a casa di Shiori mentre quest'ultima era intenta a preparare l'incantesimo che li avrebbero condotti finalmente a casa.

Dover abbandonare definitivamente questa nuova vita in qualche modo la rattristava, ma ormai non aveva più tempo per fermarsi a riflettere.

«Siete tutti pronti?» chiese stringendo tra le mani un libro grosso e impolverato. Era di un colore marroncino ormai sbiadito e su di esse erano incise delle parole che per Akane erano incomprensibili.

Questi annuì ma in cuor suo aveva una voglia matta di abbandonare quella stanza e di ritornare indietro alla sua patetica vita. Da quel momento in poi questi sarebbe cambiato rendendosi ancora più intrinseca e complicata, e ciò la rendeva ancora più nervosa. Shiori le si avvicinò e le prese la mano rivolgendole un sorriso rassicurante.

Nel suo sguardo poteva leggere le seguenti parole:"Andrà tutto bene". La giovane iniziò a rilassarsi e annuì nuovamente, ma con più convinzione. Gli altri due la imitarono e Shiori iniziò a leggere pronunciando parole in una lingua che non era quella giapponese e in pochi secondi un enorme portale si aprì difronte ai presenti.

Sentì un nodo alla gola e le gambe sembravano quasi volessero cederle da un momento all'altro quando però qualcuno le prese la mano. Si voltò e notò lo sguardo complice di Masamune che con lo sguardo la incitava ad andare avanti.

Con ancora le mani intrecciate avanzò il passo verso quella luce bluastra e quando vi penetrò attraverso chiuse gli occhi sentendosi sollevare dal terreno. Stava flutuando?

Per tutto il tempo rimase con gli occhi chiusi, ma una volta riaperti si rese conto di non trovarsi più nella camera di Shiori.

«C'è l'abbiamo fatta? Dove ci troviamo?» chiese ma fu prontamente zittita da Fumiko che le fece segno di rimanere nascosta. Stava arrivando qualcuno.

Da dietro il muro nel quale si erano rintanati intravede la figura di un uomo dai corti capelli grigiastri e una folta barba bianca lunga fin sotto al mente, e due paia di occhi a mandorla. Indossava una lunga veste nera che si estendeva per tutta la lunghezza del ginocchio e indossava un paio di tabi del medesimo colore ai piedi. Sembrava non essersi accorto della loro presenza e si sedette dietro a un tavolo di legno iniziando a trascrivere qualcosa.

«Generale? Il principe vorrebbe parlarle.» annunciò una persona dall'altro capo della stanza.Incuriosita Akane si sporse un po' di più per cercare di vedere.

Una ragazzo, dove per lo più avere la sua età, entrò nella stanza e dai suoi occhi piccoli e penetranti raggelò tutti i presenti. Il Generali al suo ingresso non batte ciglio, nonostante la netta differenza sociale tra i due uomini.

Questi quindi gli rivolse uno sguardo di sufficienza, ma comunque gli diede una risposta.

«Gia so perché siete venuto qui mio principe, ma a vostro malincuore è una decisione che io e vostro padre, il mio adorato imperatore, abbiamo già preso. Non può essere in alcun modo modificata.» affermò l'uomo, ma il ragazzo non demorse.

«Comprendo che state seguendo gli ordini di mio padre, ma lei sa meglio di me che non riuscirei a dare nessun contributo. Non sono adatto a combattere.»

Mastuda Eisuke, principe ereditario, questi era il suo nome. Era stato disegnato dal proprio, già in tenera età, il suo destino come capitano delle guardie giapponesi con il doveroso incarico di proteggere la sua patria e il caro e adorato fratello che presto sarebbe diventato l'imperatore.
Più che principe ereditario possiamo etichettarlo come l'erede dimenticato, colui che avrebbe dovuto rivendicare il diritto al trono ma che forse per pigrizia aveva lasciato il tutto allo scorrere degli eventi.

Di una cosa però era certa: del suo amore smisurato per l'arte e la poesia. Spesso si rintanava nella sua camera per sgranocchiare frasi sul suo piccolo taccuino narrando di quelle che sono le tragedie romantiche, quelle politiche e popolari. Di mattina invece si dedicava alle lezioni di clavicembalo e di pianoforte.

Di certo le sue mani non erano fatte per brandire una spada, nonostante fossero forti e possenti a causa delle dure lezioni che suo padre teneva a fargli fare da quanto ne aveva memoria.

Con questi pensieri voltò lo sguardo verso il generale e attuale amico intimo e consigliere dell'imperatore.

L'uomo sembrò apparentemente dubbioso, ma alla fine ritrasformò la sua espressione nuovamente in dura e decisiva.

«Non si discute. Sono gli ordine dell'imperatore.» concluse.

Akane intravide l'espressione di disappunto del giovane principe e udì perfettamente le sue ultime parole prima di abbandonare la stanza:«Lo vedremo.»

*

Quando uscirono dall'abitazione pensò di poter liberare un sospiro di sollievo, ma prontamente Fumiko ricominciò il suo lungo monologo di raccomandazioni e le porse un piccolo mantello con il cappuccio che serviva per nascondere i loro visi. Quando avevano lasciato la città erano molto piccoli, ma non volevano comunque rischiare di essere riconosciuti.

Si fermarono in un piccolo negozio per fare provviste e mentre Fumiko e Shiori provvedevano a procurare tutto ciò che che poteva se servire lei è Masamune le aspettavamo fuori al negozio in un tombale silenzio. L'attenzione della giovane ragazza era rivolta al giovane principe ereditario. Nei suoi occhi aveva riconosciuta una persona uguale a lei, una persona che era stata abbandonata e che era stata costretta a crescere da sola.

I suoi pensieri, però, furono interrotti da un mano che le picchiettò sulla gamba. Si girò verso questa persona e notò una bambina dai buffi e scompigliati capelli castani osservarla incuriosita. Con le piccole manine iniziò a tirare il mantello e tra le due "donne" iniziò un vero scontro diretto a chi riusciva a riapropriarsi del mantello.

«Lo voglio!Lo voglio!» gridò la bambina rafforzando la sua stretta, ma Akane non ne voleva sapere. Chiedeva disperatamente alla ragazzina di lasciarla stare, ma ciò non faceva che incitarla ancora di più. Avrebbero continuando per una bella mezz'oretta se finalmente Masamune non avesse deciso di intervenire.

«Ho qualcosa di meglio di uno stupido mantello. Ecco tieni.» disse e le porge un piccolo uccello realizzato con il legno.

Era di dimensioni molto piccole realizzando con un legno molto chiaro. Chi l'aveva realizzato aveva delle mani molto abili.

«Ma io voglio il mantello. Non voglio questo stupido gioco.» si lamentò porgendogli nuovamente l'oggetto. Masamune lo raccolse tra le mani e ridacchiando abbassò la schiena raggiungendo la sua stessa altezza.

«Sei sicura? Non lo sai che questo è un uccello magico. Ogni volta che andrai a dormire e lo stringerai nel petto lui avvererà un tuo desiderio.»

In qualche modo quelle parole sembrarono convincerla, o almeno finalmente lasciò andare il mantello di Akane che cercò disperatamente di coprirsi il viso.

«E voi signore non volete che si avveri un vostro desiderio?» chiese la bambina rivolgendo lo sguardo verso il ragazzo. Questi sorrise e le disse: «Ho già avuto tutto ciò che desiderio adesso e bene che cambi il suo padrone.»

«Potrà davvero avverare un mio desiderio?»

Lui annuì e allegra si allontanò mostrandosi fiera l'oggetto come un oggetto prezioso, nonostante pochi minuti prima voleva ridarlo indietro.

Akane che per tutto il tempo era rimasta a guardare rimase affascinata dal lui e quando si girò verso di lei e le sorride sentì un leggero formicolio dentro lo stomaco.

Le farfalle?

Arrossì lievemente ma scacciò prontamente quel pensiero. Sicuramente gli voleva molto bene e in fondo un tempo erano stati migliori amici nonostante la poca differenza di età, ma addirittura sentire la farfalle dentro lo stomaco. Era troppo da credere.

Quando Shiori e Fumiko ritornarono li ritrovarono nella stessa posizione e nello stesso fastidioso silenzio.

*

Giunti a destinazione si trovarono di fronte una piccola abitazione di un colore marroncino scuro formato da almeno quattro finestre e una grossa porta di legno che li separava dall'interno della casa. Una volta entrati si tolsero i rispettivi mantelli e li depositarono sul letto perfettamente rifatto.

«Dove ci troviamo?» domandò Akane volgendo il suo sguardo in ogni singola aspetto della casa.

Fu Shiori a risponderle:«Questa è la mia casa.»

«O almeno doveva esserlo prima di essere stata mandata sulla Terra» disse quasi sovrapensiero appoggiando tutta la roba sul tavolino.

Era una casa estremamente piccola. Aveva un bagno che si trovava nel lato destro, una cucina e un piccolo tavolo al centro della stanza e al lato destro vicino al bagno si estendeva un piccolo letto.

Era li che dovevano dormire?

Mentre Akane si chiedeva come quattro persona di lunghezza non proprio media sarebbero entrati all'interno di un semplice lettino, gli altri tre stavano conversando sulla prossima mossa.

«Credo che sia troppo avventato presentarla all'imperatore così. Ha bisogno di alleati, di qualcuno oltre a noi che la protegga e la sostenga.» spiegò Masamune massaggiandosi il mento con fare dubbioso. Le due concordarono con la sua riflessione e iniziarono a elencare i nomi di tutti i possibili alleati. Conoscevamo alcune famiglia nobili che devono ancora la loro devozione al precedente imperatore e iniziarono a segnare frettolosamente ogni singolo nome.

«Dovremmo presentarla ad ognuno di loro?» chiese Fumiko.

«E' troppo pericoloso esporla così tante volte alla luce del solo. Io direi ti fare una riunione, piccola e molto breve.» disse il ragazzo.

«Concordo con la tua idea, ma riuscire a convincere tutte queste famiglie in così poco tempo e senza dare troppo nell'occhio risulterà molto complicato.» notò la ragazza portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre rivolgeva lo sguardo sulla lista dei nomi sul foglio.

«A questo posso pensarci io.» affermò Shiori. «Negli ultimi tempi sono tornata qui in città molto volte e il mio viso si è ormai mescolato con quello dei semplici popolani. Non attirerò troppe attenzioni.»

I due ragazzi annuirono e iniziarono ad organizzare il prossimo piano.

Akane - che per tutto il tempo era rimasta in disparte - osservò come il suo destino veniva scelto da altre persone. Di nuovo. Stizzita e arrabbiata si avvicinò ai tre ragazzi e si sedette accanto a loro.

«Allora come posso aiutare?» chiese appoggiando le mani sul tavolo e inchiodando il suo sguardo sui tre presenti. I tre si guardarono in viso assumendo un'espressione sorpresa.

«Apprezzo le tua buone azione principessa, ma al momento ci pensiamo noi a questa vicenda. Voi pensate soltanto a riposarvi.» le disse Masamune.

Quelle parole però non fecero altro che aumentare la sua arrabbiatura e gridò a gran voce:«Non potete decidere della mia vita e poi tagliarmi fuori!»

Il silenzio colpì la stanza e soltanto dopo pochi minuti Akane riprese la parola.

«Voglio imparare a utilizzare la katana.» disse e le sue parole sorpresero i presenti. Masamune saltò dalla sedia e disse:«No! Non ve lo permetterò mai.»

La ragazza indurì lo sguardo e con voce fredde e dura con lo scopo di colpire e fare male disse:«Devo essere almeno in grado di salvarmi da sola data la mia ultima esperienza.»

Quella frase colpì duramente il giovane che rimase in silenzio e tornò alla sua postazione. Aveva ragione maledettamente ragione. Loro non sarebbero sempre stati lì a proteggerla.

Quindi annuì e aggiunse:«Va bene.»

Lo sguardo della giovane si illuminò e con il sorriso sulle labbra sussurrò un flebile:«Grazie»

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