•Sette•
La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che sì ha.
-Oscar Wilde.
È da stamattina che lavoro come un matto, non mi sono neanche fermato per il pranzo, oggi il lavoro è molto più del solito e chi si ferma è perduto.
Vado di sopra e inizio a sistemare la roba negli scaffali, ma poi sento una voce dietro di me «Ehi Aiden, ehi»
Ma chi cazzo è?
Mi volto e trovo Nikolai «Cosa diamine ci fai tu qui?- dico prendendolo per il braccio e portandolo più in là.
Si guarda intorno e tira suo col naso. Cristo, sarà così fottutamente fatto.
«Volevi della roba giusto?» mi chiede.
Mi guardo intorno «Sì» dico con voce bassa.
«Allora vieni con me»
«Ma non vedi che sto lavorando» rispondo ovvio.
Lui sbuffa e poi tira di nuovo su col naso, passandosi una mano sotto ad esso.
«Proprio a due isolati da qui c'è uno che vende la migliore roba in assoluto» un sorriso gli si forma sul viso.
«Nikolai a me serve della semplice marijuana, niente di più. Ho solo bisogno di sentirmi leggero» dico con voce bassa, non voglio rischiare che qualcuno mi senta, soprattutto Bob.
«Lo so» sbuffa «Ma dobbiamo sbrigarci prima che se ne vada» continua avviandosi fuori.
Mi guardo in giro e mi tolgo la camicia da lavoro indossando la maglia e la giacca e mi avvio di fuori dove trovo Nikolai poggiato al muro.
«Su, muoviti» dico iniziando a camminare.
Lui mi viene dietro «Senti amico, questo vende roba di alto livello, qui non te ne esci certo con dieci dollari» dice Nikolai.
«Non me ne frega un cazzo… rispondo io fermandomi, dato che il deficente al mio fianco ha fatto lo stesso.
«Eccolo lì» dice indicando il tizio alla fine della strada.
Mi avvio a passo spedito, ne ho davvero bisogno e da tanto che non funo, ma a metà vicolo mi blocco.
Cazzo, ma... è lui!
Lo guardo, sta lì fermo con le mani nelle tasche della felpa e lo sguardo fisso sul ragazzo che sta comprando da lui.
A guardarlo sento la rabbia invadermi, sono tentato di avvicinarmi a lui e di spaccargli quella faccia da culo che si ritrova.
Stringo le mani in pugno e respiro in modo affannoso «Tutto bene amico?» chiede Nikolai vedendomi in questo stato.
Tra tutti gli spacciatori che ci sono proprio lui dovevo incontrare, questo si chiama destino, che cazzo me ne frega di rovinarlo a me basta anche solo rompergli il muso.
Sento un fuoco dentro di me percorrermi tutto e sento l'adrenalina impossessarsi del mio corpo.
Ma proprio quando sto per avvicinarmi a lui una voce femminile mi richiama «Aiden» rimbomba in questo vicolo così stretto e chiuso.
Mi volto e la trovo a guardarmi, prima guarda me e poi sposta lo sguardo su Nikolai per poi soffermarsi sul tizio.
«C-cosa stai facendo?» Lara mi guarda attendendo una risposta.
Cazzo!
Faccio dietrofront e mi avvicino a lei «Niente, non stavo facendo niente.
Invece cosa fai tu qui?» le chiedo prendendola per un braccio e portandola più in là.
«Io stavo tornando a casa» dice lei ovvia.
A piedi? E da sola?
«Non lo sai che è pericoloso camminare a quest'ora da sola?» le chiedo.
Lara mi guarda, ma non risponde «Vieni con me, ti accompagno io» le dico prendendole una mano e avviandomi fuori al supermercato dato che è lì che ho l'auto.
Entriamo in macchina e parto in totale silenzio «Come mai te ne sei andato da lavoro qualche minuto prima? E poi cosa ci facevi lì» mi chiede voltandosi verso me.
Questa ragazza è troppo curiosa.
«Non sono cose che ti riguardano» dico cercando di sembrare il meno irritato possibile.
«Aiden, ascolt...»
«...no. Ascoltami tu Lara, non provare ad intrometterti nella mia vita. Non sono quello che pensi, anzi sono il contrario di ciò che pensi, quindi ti consiglio di starmi alla larga» le dico per poi fermarmi dato che siamo arrivati.
Lei non risponde, scende dall'auto e mi guarda per un istante «Sappi che io non ti starò mai alla larga e credimi ho capito molto bene chi sei» lo dice con convinzione e vorrei solo sapere perché si ostina così tanto a creare anche un minimo di rapporto con me.
Non vede che non sono un bravo ragazzo, non sono quel tipo di amico che tutti vorrebbero, io sono quello strano e solo che va lasciato in pace.
Ma nonostante tutto sento un sorriso formarsi sulle mie labbra, proprio perché lei a differenza delle altre persone non si sta arrendendo con me.
Arrivo al mio appartamento e ceno prima di gettarmi sul divano, la televisione è accesa ma io non le sto prestando attenzione, non faccio altro che pensare a lui. Era a un passo da me, pochi erano i metri che ci dividevano, se Lara non fosse intervenuta sono più che sicuro che avrei fatto qualcosa di poco buono, ma non mi interessa, lui merita di soffrire, lui ha ucciso mia madre ed io giuro che gli farò fare la stessa fine.
-Ciao amore, è da tanto che non ci vediamo- mia madre si avvicina a me e mi depone un bacio sulla fronte.
-Mamma, non puoi neanche immaginare quanto mi manchi- le dico abbracciandola.
-Oh tesoro, si che posso. Perché tu mi manchi nello stesso modo- mi sfiora dolcemente.
È bellissima, un espressione dolce sul viso, gli occhi raggianti, sentire le sue calde mani appoggiarsi su di me mi fanno ricordare di quella sera, di quanto tutto quello sia stato orribile.
-Mi dispiace mamma- le dico iniziando a piangere, sento i sensi di colpa invadermi.
-Perché dici così tesoro?- mi chiede asciugandomi le lacrime.
-È tutta colpa mia, solo colpa mia- continuo a piangere in modo incessante.
Mi sento così da allora, se solo non fossi rimasto fermo immobile, se solo avessi reagito, se solo avessi avuto un po' più di coraggio, forse mia madre starebbe ancora qui con me.
-No tesoro, non provare neanche a dirla una cosa del genere- la sua mano sta per avvicinarsi di nuovo al mio viso ma un forte rumore la blocca, il suono di uno sparo, un fortissimo sparo, il corpo di mia madre si riempie di sangue, mi guardo le mani e anche loro sono impregnate di sangue.
-Mamma no, aspetta ti prego, ho ancora bisogno di parlare con te, mamma!"-grido, prima di svegliarmi.
Apro gli occhi, sento il cuore accelerare, mi guardo le mani e non c'è nulla sopra eppure tutto sembrava così reale, sembrava fossi ritornato indietro nel tempo.
Mi volto e dalla finestra che ho in camera riesco a vedere che è giorno, guardo la sveglia e noto che sono le otto di mattina, devo andare a lavoro.
🚗
«Sei in ritardo» tuona Bob alle mie spalle.
«Scusami, mi sono svegliato tardi» dico senza voltarmi.
«Dopo il lavoro, vieni nel mio ufficio» sento i suoi passi allontanarsi da me, caccio uno sbuffo e continuo con il mio lavoro, ma poi notando l'ora decido di fermarmi e andare a mangiare qualcosa.
Mi siedo al solito tavolo, da solo, lontano da tutti gli altri, ma ovviamente eccola che arriva.
«Buongiorno» Lara mi saluta sedendosi.
«Ciao»
«Oggi come stai?» chiede curiosa.
«Bene» le dico continuando a mangiare.
«Senti, dopo il lavoro ti andrebbe di andare in un diner a mangiare qualcosa?» le sento dire velocemente.
La guardo e senza neanche riflettere acconsento, lei sorride e si riconcentra sul cibo.
E io non so per quale stupido motivo ma mi soffermo a guardarla. Non posso negare che sia pazza, ma è anche una bella ragazza, con quel viso così angelico e dolce, quel taglio di capelli corti le sta così bene e gli occhi di quel castano così lucente, delle labbra rosee e un fisico pazzesco.
Solo quando la vedo sorridermi ancora mi rendo conto di essere rimasto a fissarla un po' troppo, mi alzo e ritorno a lavoro.
Ma perché cazzo mi perdo a guardarla di tanto in tanto? Non mi è mai capitato, sarà per quel caratterino pungente che ha.
Finito il mio turno, vado nell'ufficio di Bob, dato che a inizio giornata mi ha detto di raggiungerlo lì non appena finito. Senza neanche bussare entro e mi accomodo sulla poltrona di fronte alla scrivania.
«Aiden lo sai che devi bussare prima di entrare» dice in modo irritato.
Qualcuno oggi e di cattivo umore.
«Lo sai che non lo farò mai» appoggio le mani dietro la testa e affondo sulla poltrona.
«Comunque, questa mattina sei venuto in ritardo, mentre ieri te ne sei andato prima senza neanche avvisare, cosa ti prende?» si alza continuando ad avere il suo sguardo su di me.
«Ieri me ne sono andato solo qualche minuto prima e oggi non ha suonato la sveglia» sbuffo, ma fa sul serio?
«Non mi interessa. Non voglio capiti più» il suo tono è duro, annuisco e senza dire più nulla esco dal suo ufficio.
Si vede che sta invecchiando è diventato piuttosto pesante.
Una vola fuori al supermercato trovo Lara appoggiata alla mia macchina, d'istinto sorrido, mi avvicino e faccio finta di non vederla, entro in auto e metto in moto, lei senza aspettare il mio consenso sale al posto del passeggero si volta verso di me e mi sorride.
Scuoto il capo sorridendo «A qualche isolato da qui c'è un diner, ci sono già stata si mangia davvero bene» dice entusiasta.
«Ok»
In dieci minuti arriviamo alla nostra destinazione, non appena entriamo mi guardo intorno, sulla sinistra c'è la cassa, ci sono svariati tavolini posti in mezzo alla sala ed alcuni vicino alle finestre con dei divanetti e noi decidiamo di accomodarci proprio lì.
«Cosa prendi?» Lara ha lo sguardo fisso su di me e il menù tra le mani.
«Un panino» le dico puntando i miei occhi altrove.
La cameriera si avvicina al nostro tavolo, indossa una mini divisa, le arriva poco più giù del sedere e se si abbassa le si vede praticamente il culo, ha la cerniera sbottonata sul seno in modo da poterlo mostrare e mi sorride in modo ammiccante.
«Cosa ti porto?» si abbassa sempre di più mostrandomi il suo davanzale.
«Tu cosa mi consigli» sposto il suo sguardo sulla targhetta che ha sul seno per leggere il suo nome «Jenna?» le chiedo sorridendo.
Ok non è un comportamento maturo, lo so!
«Oh beh io...» inizia a boccheggiare.
Lara intanto si schiarisce la voce e inizia a parlare «Per me porta un panino con cotoletta e insalata, tu prendi lo stesso amore?» appoggia una mano sulla mia e sorride in modo amorevole.
Io non so cosa dire, sento il suo tocco su di me e una strana sensazione mi invade, un sorriso da idiota mi si crea sul volto e mi mordo le labbra per nasconderlo.
«Certo e anche due coca-cola» dico con lo sguardo fisso su Lara.
La cameriera annota e si allontana dal nostro tavolo «La prossima volta che ci provi con una davanti a me giuro che ti cavo gli occhi con la forchetta» la impugna con sguardo assassino.
Continuo a mordermi il labbro nascondendo il mio sorriso, questa ragazza è pazza.
«Allora mr scorbutico, che ne dici di raccontarmi qualcosa di te?» mi chiede alzando lo sguardo verso me.
«Racconta prima tu qualcosa» le dico con un sorriso.
La vedo arrossire e abbassare lo sguardo sul suo panino già a metà, fino ad ora non ha parlato, forse non sapeva cosa dire ed io personalmente non avevo intenzione di aprire nessun argomento.
«Ok, ho diciannove anni, non sono andata al college per fare un dispetto a mio padre, ho un fratello più grande di me di tre anni e vorrei diventare una fotografa professionista; i miei genitori sono dei tipi all'antica, soprattutto mio padre -alzo gli occhi al cielo, si vede- è un tipo duro ma sotto sotto so che mi vuole bene» annuisco non sapendo cosa dirle.
«Ora tocca a te!» si pulisce le labbra e incrocia le mani attendendo.
«Io sono solo e non ho nessun sogno, semplicemente lavoro perché ho bisogno di soldi per mantenere l'appartamento, fine» dico finendo il mio panino.
«E i tuoi genitori? Non hai fratelli o sorelle?»
«Se ti ho detto che sono solo, vuol dire che non ci sono né genitori, né fratelli» le dico guardando altrove.
Lei annuisce chiaramente in imbarazzo, la cameriera si avvicina e ci porta il conto, decido di offrire io e anche se all'inizio è abbastanza contrariata alla fine accetta.
«Non sei poi così male» dico una volta in macchina.
«Era un complimento?» inarca le sopracciglia.
Credo di sì.
«Più o meno» sorrido.
«Quindi, dovrei sentirmi onorata?» si appoggia una mano sulle labbra fingendosi pensierosa.
«Certo, non ho mai fatto nessun tipo di complimento ad una ragazza» le faccio un occhiolino.
«Quindi mi stai dicendo di avermi appena fatto un complimento?»
«No, io non volevo dire questo» perché cazzo mi sto imbarazzando adesso?
«Dai scherzo» fa una linguaccia e si concentra sulla mia radio.
«Cosa fai?» la guarda per un istante. Non può mettersi a toccare ogni cosa.
«Accendo lo stereo, odio questo silenzio» mi dice accendendolo e fermandosi su una canzone.
Ignorando il mio sguardo contrariato inizia a cantare, prima a bassa voce e poi a tono molto più alto.
Mi volto verso di lei e la vedo muovere le braccia e la testa a destra e sinistra e io in automatico rido.
«Sei stonata!» la prendo in giro coprendomi con una mano l'orecchio sinistro.
«Cosa?» urla voltandosi verso di me, io la guardo con un sorrisetto e annuisco.
«Non è vero, potrei diventare una cantante fantastica, ho una voce sublime» dice facendomi una linguaccia.
Scoppio a ridere, è stonatissima, dopo qualche minuto arriviamo a destinazione «Siamo arrivati»
«Ok, -mi sorride- sono stata bene, in fondo sei un bravo ragazzo, lo sapevo!»
«Si ma, molto infondo» le dico con un ghigno.
«Si certo -scende dall'auto- ci vediamo domani a lavoro» mi manda un bacio volante e va via.
📷📷📷
Ecco pubblicato il nuovo capitolo di AIDEN. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto.
In questo capitolo sono successe diverse cose, per cominciare Aiden ha visto per la prima volta, dopo sette anni l'assassino di sua madre, la sua prima reazione è stata quella di picchiarlo -ma penso che tutti avremmo reagito così- ma Lara senza neanche rendersene conto l'ha fermato nel cacciarsi in un guaio.
La seconda cosa è che i due si stanno avvicinando, Aiden ha iniziato a sorridere tanto con Lara, ha iniziato a stare bene in sua compagnia e credo se ne stia rendendo conto anche lui. Eh niente, a me piacciono tanto, perché lui è scorbutico, solitario, mentre lei è praticamente il contrario di lui.
Non so più che altro dirvi, se non un immenso grazie per leggere la mia storia, nonostante gli innumerevoli errori.
Instagram: iamsaravincenti
Facebook: Sara Raffaele Vincenti
I love you girlss and thank you very much🦄
Capitolo revisionato: 24-10-2018
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro