•Quarantadue•
La verità è una sedia scomoda, sulla quale pochi sono disposti a sedersi!
-Paola Melone.
Finalmente inizia a raccontare ciò che ha da dire con voce titubante e sguardo basso.
-Ho conosciuto tua madre all'età di sedici anni, andavamo allo stesso liceo, non appena la vidi pensai non ci fosse ragazza più bella di lei-
I suoi occhi sono come incantati da un ricordo ormai lontano.
-Lei era seduta sul muretto della scuola con le sue amiche a farle compagnia mentre io al lato opposto con il mio amico a fumare una sigaretta.
I capelli castani che le ricadevano sulla schiena, quegli occhi grandi e chiari mi fecero perdere la testa.
Per diversi giorni mi limitavo a guardarla, non ero un tipo molto socievole.
Ma dopo una settimana mi feci coraggio e mi avvicinai a lei, mi presentai e le sorrisi cordialmente lei rise e si allontanò da me velocemente.
Ci rimasi male, anzi malissimo. Iniziai a pensare a cosa avessi fatto di sbagliato per farla scappare, ma davvero non ricordavo; avevo semplicemente detto il mio nome.
Per tutto il giorno non facevo che pensare a lei e a ciò che era successo.
Io avevo praticamente perso la testa per lei e una volta decisomi di avvicinarmi lei scappava? E sopratutto rideva di me?
Il giorno dopo ne la guardai ne provai a pensarla, ma ecco che la vidi avvicinarsi a me.
"Ciao William" mi salutò come se ci conoscessimo da tempo.
Io incanto e sopratutto sconvolto non sapevo cosa dirle così rimasi in silenzio.
"Cosa c'è il gatto ti ha mangiato la lingua?" continuò divertita.
"No è solo che ieri quando mi sono avvicinato a te sei scappata ridendo ed ora invece mi saluti?" le dissi stizzito dalla sua battuta.
"Già, ieri stava per iniziare la lezione" disse semplicemente.
Fui felice della sua risposta perché almeno così sapevo che non era del tutto divertita da me.
Parlammo fino a quando non suonò la campanella e lo facemmo anche il giorno dopo e quello dopo ancora.
Andammo avanti così per settimane fino a quando non le chiesi di uscire, accettò immediatamente e da quella sera iniziò la nostra storia.
Eravamo la coppia più invidiata del liceo, io il capitano della squadra di football e lei era capo cheerleader.
Per gli ultimi due anni re e reginetta del ballo, eravamo felici e sopratutto ci amavamo davvero.
Finito il liceo ci segnammo allo stesso college entrambi sognavamo di diventare dei professori.
Ma nell'estate prima del college lei rimase incinta, non riuscì a dirmelo subito, solo una settimana prima di partire per il college me lo disse.
"Will io non partirò con te" furono le sue parole.
"Cosa? Perché?" le chiesi dispiaciuto.
Perché non voleva più venire al college con me? Senza aspettare una sua risposta inizia ad arrabbiarmi.
"Avevamo programmato già ogni cosa, perché ora ti tiri indietro? Perché ti comporti così?" le urlai contro.
"Perché sono incinta Will" urlò a sua volta.
Ed io sentii la paura in contemporanea all'ansia invadermi.
Come era possibile, io ero stato sempre attento.
Non poteva essere vero, non potevo diventare padre a soli diciotto anni, ero un ragazzino e, sopratutto un figlio mi avrebbe proibito un sacco di cose.
Che fine avrebbe fatto il mio sogno nel cassetto?
"Non può essere" furono le mie parole, lei alla mia affermazione rise.
"Beh è così!" disse stizzita.
Le mani mi tremavano e mi sedetti non riuscendo più a restare in piedi.
Io non ero pronto per essere padre.
Lei senza che io le dissi nulla capì ogni cosa.
Capì che non ero pronto per un figlio, che non ero pronto ad impegnarmi e sopratutto che non ero pronto per lasciare lo studio.
"Non resterai qui con me vero?" mi chiese triste.
"Charlotte ti prego capisci..." provai a dire ma lei mi interruppe.
"Lascia perdere Will, ho già capito ogni cosa" e andò via, dopo quella sera andò via da me ed io immaturo qual ero la lasciai andare- finisce il suo racconto con un filo di voce e gli occhi spenti rivolti sulle sue mani.
-E poi non l'hai più vista?- chiedo anch'io con la voce bassa.
-Oh si che l'ho vista, sono andato da lei il giorno in cui sei nato, volevo vederla e sopratutto volevo vedere te-
Sento il mio cuore appesantirsi sempre di più, non capisco... se poi è tornato da noi perché è andato di nuovo via?
Lui vedendo la mia faccia alquanto perplessa e triste fa un lungo respiro e continua,-Sono stato per un po' con voi ed è stato il periodo più bella della mia vita, lei era di nuovo con me e con noi a completare il tutto c'eri tu!-
-E allora perché sei andato via di nuovo?- sbotto ormai al limite.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime ma le rigetto indietro spostando lo sguardo altrove.
-Il periodo che sono stato con voi non lo abbiamo passato nel migliore dei modi... economicamente, io ero uno studente, non avevo soldi, non avevo nulla da darvi-
-A noi sarebbe bastato il tuo amore-
-Aiden- la sua voce si incrina e una lacrime gli ricade sulla guancia.
-Tua madre mi disse lo stesso quando le dissi queste parole, ma io ero consapevole che se fossi rimasto con voi avrei dovuto trovare un lavoro, c'era l'affitto da pagare, il cibo, la luce e tutte le spese che si devono affrontare. Io invece volevo finire il college e diventare un professore-
-Beh complimenti ci sei riuscito!- il mio tono è acido.
Mi guarda tristemente per poi continuare.
-Dopo di allora sono provato a tornare diverse volte ma lei non mi ha mai voluto vedere-
-Ovviamente- lo guardo duramente.
-Ma, giuro che ci sono sempre stato Aiden-
-Che stronzata è questa?-
-È la verità, io ero presente al tuo primo giorno di scuola, ero presente quando hai imparato ad andare in bici e alla tua prima caduta, alla tua prima rissa e come già sai ero presente anche al funerale di tua madre-
Cosa sono tutte queste sciocchezze?
Non può essere vero.
-Per non parlare di Bob-
Cosa cazzo sta dicendo adesso?
Lo guardo corrucciando la fronte.
-Dopo il funerale di tua madre, io e lui ci siamo incontrati, lui sa io chi sono e io so chi è lui per te-
Okay ora basta!
-Basta, sta zitto!- urlo incazzato.
Cosa cazzo c'entra Bob?
E cosa vuol dire che lui sa ogni cosa?
-Mi hai chiesto tu di voler sapere ogni cosa- è sorpreso dalle mie urla.
Davvero è sorpreso?
-Io volevo sapere la verità, ora cosa cazzo c'entra Bob?-
-Aiden c'entra più di quanto tu creda- la sua voce è amara.
Mi alzo facendo scivolare la sedia all'indietro, basta! Voglio andare via di qui, sta iniziando a mancarmi l'aria devo uscire!
Esco velocemente di fuori e lascio che il vento diventi parte di me. Lo sento schiantarsi prepotentemente sul mio viso e solo così ritorno a respirare.
William mi chiama provando a raggiungermi ma io vado via senza neanche voltarmi.
Non voglio sentire più niente, ora ho solo bisogno di andare da lei.
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