Capitolo 6
Alla fine tocca a me ricomprare la piscina e la pago anche interamente.
"Mi ci hai spinta tu dentro, quindi te lo scordi che paghi per comprare qualcosa che tu hai distrutto", queste sono state le parole di Malefica ed è stata alquanto irremovibile su questo suo pensiero, se così vogliamo chiamarlo.
Non che io abbia insistito molto per far sì che pagasse, non voglio i suoi soldi e tanto meno voglio discutere con lei fino a farmi esplodere la testa.
Se la discussione ad un certo punto si concludesse con uno dei due o entrambi senza vestiti, allora potrei senz'altro sopportarlo. Ma non è questo il caso e lei sa essere piuttosto irritante quando ci si applica, anche se arrivati a questo punto credo sia una dote naturale la sua.
Per la cronaca la piscina mi tocca anche gonfiarla sotto la sguardo vigile e da stronzo di mio fratello, che è una cazzo di palla al piede.
"Da quel lato è più sgonfia", "Si sta sgonfiando", "È troppo gonfia, esplode". Fanculo.
Ho dovuto fare anche velocemente prima che Caiden si accorgesse della sostituzione, dato che mio nipote tiene molto alle sue cose e ne è geloso. Tutto suo padre anche sotto questo aspetto.
Fortunatamente, comunque, stava e sta ancora facendo il suo riposino pomeridiano. Almeno così lo chiama Avie.
«Ricapitoliamo», dico a mia cognata, la quale mi guarda con i suoi occhioni azzurri in attesa. «Quando, precisamente, ho accettato di giocare a fare Rocky Balboa con Malefica?»
Perché io non mi ricordo di averlo fatto, quindi o mi sono sicuramente perso qualche passaggio e non posso nemmeno dare la colpa alla droga o all'alcol, oppure hanno fatto deciso di fare questa cosa senza interpellarmi.
E con questa cosa intendo dire a Mallory che le avrei insegnato come difendersi. Io che insegno qualcosa a qualcuno. Fa già abbastanza ridere così.
«A quale parte del corpo ti ha dato accesso per far sì che accettassi questa cosa?» chiedo poi a mio fratello, indicando Avie con un cenno del capo. Perché non esiste che abbia accettato questa cosa di sua spontanea volontà o senza incentivo.
Mio fratello non è un bastardo senza cuore, ma non è nemmeno uno che si impiccia dei cazzi degli altri per divertimento o fa cose come questa di sua iniziativa.
«Non farti prendere a calci nelle palle», ringhia lui, trucidandomi con lo sguardo. Trattengo una risata.
Infastidirlo fino allo sfinimento è uno dei miei passatempi preferiti da tempi immemori. Perde subito la pazienza, il che mi diverte troppo.
«Già, Speedy, non farti prendere a calci», ripete Avie, omettendo la parte delle palle. È praticamente l'unica a non dire le parolacce in questa famiglia. «E non farti ingannare dal mio aspetto, il pancione ormai pesa, sembro una palla con gambe e braccia, ma sono ancora in grado di dartele di santa ragione».
Il suo aspetto non è nemmeno un problema, in realtà, è lei l'unica a pensarla in questo modo. Continua ad essere sexy da morire, sinceramente parlando.
«Quindi oggi sarebbe il turno di Wolf», ragiono ad alta voce. Sono ancora sorpreso per non dire scioccato. Hanno fregato pure lui. «E lui come l'avete convinto?»
«Wolf ha un cuore grande. Non abbiamo dovuto convincerlo, ha accettato e basta», risponde Avie, facendo leva sulla mia gelosia e la mia mania di protagonismo.
Mi piace stare al centro dell'attenzione, compresa la sua. Phoenix ormai se ne è fatto una ragione.
Va bene, forse no, ma sarebbe meglio per lui che se la facesse, perché Avalyne prima ancora di diventare la sua donna è stata la mia migliore amica, la mia sorellina.
«Anche io ho un cuore grande, Avie», puntualizzo, guardandola di traverso. «Mi offendi».
Il mio cuore è grande almeno quanto il mio cazzo, quindi esageratamente grande.
«Però sei qui a lamentarti», ribatte lei. È proprio furba, la mia Avie, ci credo che seppur in ritardo di anni, mio fratello alla fine sia caduto in ginocchio davanti a lei.
«Perché questo esperimento finirà male», rispondo. Avie trattiene un sorrisetto, perché un po' l'ha capito che forse nonostante tutto non rifiuterò, anche se la sto tirando per le lunghe. «Finiremo per ucciderci a vicenda».
Questo è accertato, cazzo. Ci uccideremo ancor prima di iniziare questa cosa. Qualsiasi cosa sia.
«Mi sembrava che andaste piuttosto d'accordo nella piscina di mio figlio», risponde lei con tono allusivo, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Non è successo proprio un cazzo in quella piscina e sinceramente dubito che succederà mai. Mallory è eccitante, lo ammetto, ma è eccitante tanto quanto è irritante e problematica, ergo: non fa per me.
«Quello è stato un incidente», chiarisco. Anche se no, non è stato un incidente, ero semplicemente io che la provocavo fino allo sfinimento come faccio sempre. «E non andiamo d'accordo proprio per niente, nemmeno un po'».
«Ha bisogno del nostro aiuto, Aiden, capisci?» mi chiede lei, guardandomi con attenzione, come se volesse comunicarmi qualcosa con gli occhi.
Io però so che vuole semplicemente farmi capitolare.
Ovvio che capisco, ma ci sono già Wolf e Phoenix, perché devo aiutarla anche io?
«Può rivolgersi agli sbirri, denunciare quel coglione e chiedere un'ordinanza restrittiva. Non dovrebbe giocare a fare Bruce Lee».
Non credo neanche per un momento a ciò che dico e anche se alcuni possono trovarlo folle, non credo nemmeno nell'utilità della polizia. Da quando sono nato fino ad ora non mi è mai stata d'aiuto, anzi, tutt'altro. Ma questa è un'altra storia.
Avalyne mi guarda con titubanza adesso, quasi come se avesse perso le speranze dopo la mia recente risposta.
Pensa che non accetterò e che lascerò Malefica al suo destino, il che mi infastidisce perché mi conosce meglio di chiunque altro e sa che non sono così stronzo da mollare una persona, soprattutto una donna, in difficoltà.
Semplicemente mi piace tirarmela e lamentarmi di tanto in tanto. Fatemene una colpa.
«Per quanto sia brutto da dire, soprattutto dal momento in cui sono un avvocato, in teoria... La polizia non è quasi mai d'aiuto in questi casi, non agisce tempestivamente come dovrebbe», dice Avalyne e sembra che le stia costando una fatica esternare questo suo pensiero. «Le denunce non servono a niente e l'ordinanza restrittiva funziona ancora meno», aggiunge, «Non me ne starò con le mani in mano a guardarla andare incontro alla morte».
«La gravidanza ti rende troppo drammatica, lo sai?» le domando, arreso ormai al mio destino.
La mia dolce ma al tempo stesso diabolica cognatina è in grado di convincermi a fare qualsiasi cosa, è risaputo ormai. E, onestamente, in tutta sincerità, non esiste cosa che non farei per lei.
A parte farmi prete... o forse farei anche quello.
Finirei per scoparmi tutte le suore giovani e abbastanza attraenti da farmelo diventare duro? Assolutamente sì. Ma conta il gesto, giusto?
«Vuol dire che accetti?» mi chiede lei, ha gli occhi che le brillano per la gioia. Come se non lo sapesse già che avrei accettato comunque.
Sono troppo buono, dovrei seguire un corso di stronzaggine estrema. Chiederò ad entrambi i miei fratelli i nomi dei corsi che hanno seguito loro.
«Vuol dire che cercherò di non ammazzarla io stesso mentre cerco di insegnarle come difendersi da quello psicopatico del suo ex».
Cerco di mostrarmi scocciato ma Avalyne mi si fionda in braccio e mi riempie la guancia di baci, quindi non posso fare altro che sorridere e abbracciarla a mia volta.
«Continuate pure», brontola mio fratello a poca distanza da noi. «Vi porto qualcosa da bere già che ci siamo?»
Non è geloso di me, ovviamente, è che proprio come me ama stare al centro dell'attenzione, soprattutto al centro delle attenzioni di Avalyne.
«Sì», rispondo con un ghigno divertito. Continuo a stringere Avie a me. «Un bicchiere pieno delle tue lacrime di gelosia».
Lui ricambia il mio ghigno con uno che mette i brividi, davvero inquietante. «O del sangue che ti uscirà dalla bocca per tutte le botte che ti darò a breve», dice.
«Ti rendi conto di che razza di mostro violento ti sei messa accanto?» chiedo, girando la testa verso Avie che ci guarda divertita. Ormai è abituata ai nostri battibecchi. «Potevi avere me e invece ti sei accontentata di... questo essere».
«Dai, Speedy, smettila di provocarlo», s'intromette lei e come sempre cerca di fare da paciere.
Dopodiché si rimette in piedi con un'agilità ed eleganza che una donna con un pancione di sette mesi, enorme come un cocomero, di solito non ha.
«Non posso, sono il suo fratellino, è mio diritto e dovere rompergli le palle fino a fargli venire i capelli bianchi».
È scritto nel manuale dei fratelli minori, non le faccio mica io le regole. È così e basta.
«Vado a sfornare i biscotti, non ammazzatevi nel frattempo». Già, si è fatta i biscotti ad agosto con un caldo che avrebbe fatto sciogliere persino l'iceberg del Titanic ed evitare la collisione e l'affondo. «Ti amo, fai il bravo», aggiunge, riferendosi a mio fratello.
Poi si alza sulle punte e gli stampa un bacio sulle labbra. Lui pare sciogliersi per un momento, poi lei si allontana e torna ad essere il robot di sempre.
«Niente ti amo e bacino per me?» le chiedo mentre si dirige in cucina ridendo, «Continui a ferirmi, Avie».
Così resto solo con il mio dolce e simpatico fratellone, che mi guarda ancora come se volesse a prendermi a calci nelle palle.
«È stata lei a suggerire questa soluzione per la rossa, vero?» gli chiedo, riferendomi alla bionda che ha appena lasciato la stanza. «Potevamo semplicemente andare dallo psicopatico e fargli passare la voglia di metterle le mani addosso».
Sappiamo essere convincenti, molto convincenti.
«Non sono entusiasta nemmeno io di questa soluzione alternativa ma non voglio far preoccupare Avalyne, soprattutto nello stato in cui è ora», risponde mio fratello con la sua solita espressione glaciale. «È lei la mia priorità, sempre e comunque».
Mi sorprendo a chiedermi se Malefica abbia qualcuno che la consideri una priorità. La risposta è abbastanza ovvia ed è no, non ce l'ha qualcuno che la consideri una priorità e deve essere uno schifo.
«Ma?» gli chiedo, «Perché c'è un ma, vero?»
«Avalyne ha preso a cuore quella specie di elfo, perciò la prossima volta che il suo ex del cazzo le mette un dito addosso, poco mi importa se lei abbia saputo difendersi o meno, andremo a trovarlo».
☄️☄️☄️
Non era mia intenzione venire al club prima dell'apertura stasera, parto da questa premessa.
Ci sono venuto solo ed esclusivamente sotto richiesta di mio fratello che mi ha chiesto di controllare una qualche cazzata che onestamente ho già dimenticato.
Comunque non sono da solo, dietro al bancone insieme a Sheyla, la barista, c'è Mallory. Sono troppo impegnate a parlare di chissà cosa per accorgersi del mio arrivo.
Praticamente sarebbe potuto entrare qualcuno con l'intenzione di fare una rapina e loro se ne sarebbero accorte a rapina conclusa. Che stupide.
All'improvviso la rossa ride così forte che sono sicuro l'abbiano sentita anche Phoenix e Avalyne da casa loro. E sono così rare le occasioni in cui la si vede sorridere, figuriamoci ridere, che faccio meno rumore possibile per far sì che non si accorga di me.
Poi però Sheyla si accorge di me, sussurra qualcosa e Malefica si volta di scatto nella mia direzione. Non ride più e non sorride nemmeno, manco le avessi ucciso il cane.
«Mi dispiace interrompere l'ora del tè e i biscottini», dico alle due donne che mi guardano come se fossi una specie di drago sputa fuoco a tre teste. Mi avvicino al bancone e mi piazzo proprio davanti a loro. «Spero che vi siate rese conto del fatto che sarebbe potuto entrare chiunque per farvi la festa e voi non ve ne sareste nemmeno accorte».
E con fare la festa non intendo assolutamente niente di buono. Malefica mi ignora, Sheyla alza gli occhi al cielo.
«Sei entrato tu, Denny, quindi non abbiamo niente di cui preoccuparci», risponde la donna con i capelli tinti di lilla. Colore che lascia a desiderare, ma sono cazzi e gusti suoi. «A proposito, come stai?» mi chiede poi con un sorrisetto insolente e divertito, «Le tue chiappe sono ritornate ad un colorito normale o le hai ancora abbrustolite?»
Come se gliene fregasse qualcosa del mio culo, le interessa quasi sicuramente di più quello di Malefica che il mio. Già, a Sheyla piacciono le donne tanto quanto piacciono a me e se non sbaglio ha anche una specie di fidanzata o qualcosa del genere.
«Benissimo, Sheyla», rispondo, ricambiando il sorriso. «Tua cugina, come sta?»
Mi sono scopato sua cugina tempo fa, non ricordo esattamente bene quando e non mi ricordo neanche il suo nome, ma è successo.
Sheyla arrossisce e non succede tanto spesso. Ricordare che mi sono scopato sua cugina e qualche altro membro della sua famiglia però la mette sempre in imbarazzo.
«Quale delle sei?»
Sei? Le ho scopate tutte e sei? Ora capisco perché si imbarazza così tanto ogni volta che tiro fuori il discorso quando mi sfotte.
«Nessuna in particolare, spero che stiano tutte bene», rispondo e lei se la ride. Poi guardo la rossa che ha la solita faccia imperturbabile, «Ciao anche a te, Malefica».
La gran maleducata non risponde, ovviamente. Anzi, mi ignora completamente, come se non fossi proprio davanti a lei.
«Socievole come sempre, vedo», la stuzzico ancora una volta per farle dare qualsiasi segno di vita. E ci riesco.
«Fastidioso come sempre, vedo», risponde. Sulle mie labbra spunta un sorrisetto divertito, detesto essere ignorato.
«Mi riempi sempre di così tanti complimenti, rossa», le dico, «Inizio a pensare che tu abbia una cotta per me».
«Ci sono più probabilità che tu contragga qualche malattia venerea entro la fine dell'anno che io mi prenda una cotta per te», ribatte lei facendomi ridere. La stronza sa come rispondere per le rime.
Anche se l'idea di una malattia venerea non è per niente divertente, cazzo.
«Uso sempre il preservativo, non c'è pericolo».
«La mononucleosi, allora». Incrocia le braccia al petto, il che porta me a distogliere lo sguardo dalla sua faccia per guardarle le tette senza troppi complimenti. «Oppure l'herpes, chissà dove la metti quella boccaccia».
Rialzo lo sguardo per guardarla di nuovo in faccia e le dico: «Se vuoi posso suggerirti dei posti in cui potresti mettere la tua di boccaccia».
Lei finge di avere un conato di vomito e io fantastico su come sarebbe se glieli facessi venire io per davvero i conati, a modo mio.
«Nei tuoi sogni, Hoffman».
«Nei miei incubi, forse», le rispondo, perché sembra troppo sicura di sé. C'è spazio per un solo ego gigantesco in questa stanza, il mio. «Non avvicinerei mai il mio cazzo alla tua bocca, saresti capacissima di staccarmelo a morsi».
Lei mi guarda con gli occhi spalancati, quasi come se non credesse a ciò che ho appena detto. «È la prima cosa intelligente e vera che dici da quando ti ho conosciuto, sono stupita».
Qualcuno si schiarisce la voce ed entrambi ci voltiamo contemporaneamente in direzione di Sheyla, dato che il qualcuno in questione è lei. Ci guarda divertita e con un pizzico di malizia negli occhi.
Chissà cosa starà pensando quest'altra pazza.
«Mi sento palesemente di troppo, perciò vado a farmi un giro», sogghigna e continua a guardarci come se sapesse qualcosa che noi non sappiamo. «Vado al bagno, sì, proprio al bagno».
E fa proprio ciò che ha detto, volta le spalle a me e Mallory per allontanarsi.
«Sheyla, non dire cavolate», le dice la rossa, «Sheyla!» le urla dietro, «Non lasciarmi da sola con questo».
Purtroppo per lei, però, la sua amica la pianta in asso e la lascia davvero sola qui con me. Mallory guarda come se potessi scavalcare il bancone da un momento all'altro e saltarle addosso.
Ma per chi cazzo mi ha preso questa stupida rossa?
«Per la cronaca, nemmeno questo vuole restare da solo con te, Malefica».
Inarca un sopracciglio e mi guarda con palese aria scettica, come se non ci credesse. Come ho già detto, se la tira troppo per essere una stronzetta problematica.
«Non mi sembri così contrario all'idea di restare da solo con me».
Ora si mette a parlare anche in codice, di bene in meglio. «Che vuoi dire?» le chiedo, perché non mi sono mai dimostrato favorevole al restare da solo con lei.
«Hai accettato di fare quella cosa che è venuta in mente ad Ava».
Non mi sfugge il modo in cui dice quella cosa, come se Avie mi avreste proposto di infilarmi delle palline di droga nel corpo per trasportarle in un'altra città, oppure di vendere qualcuno al mercato nero o prostituirmi.
«Definisci quella cosa, Malefica», le dico, «La gente potrebbe pensare molte cose, come per esempio che le è venuto in mente di chiedermi di scoparti».
Lei mi fulmina con lo sguardo. «Lo sai, Hoffman».
«Giusto per mettere in chiaro le cose e farti scendere dal piedistallo su cui ti sei arrampicata con tanta forza per sedertici sopra, sono stato incastrato, oserei dire obbligato. Mi sarei tenuto volentieri lontano da te e tutta questa situazione».
Va bene essere buono e cercare in qualche modo di proteggerla o aiutarla, ma non mi va manco per il cazzo di passare per uno che si sta approfittando di questa situazione per rimanere da solo con lei.
«Lo fai sembrare come se ti avessero puntato una pistola alla tempia, avresti potuto rifiutare».
«Avresti potuto rifiutare anche tu, ma non l'hai fatto», ribatto alla sua accusa e per la prima volta chiude la bocca essendo a corto di parole. Finalmente, cazzo. «Perciò a quanto pare neanche tu sei così contraria all'idea di restare da sola con me».
«Questa storia finirà in un solo modo», borbotta e sembra che stia parlando con se stessa, non con me.
«Con te piegata a novanta gradi e me nudo dietro di te, dentro di te, mentre ci diamo dentro in una palestra che cade a pezzi?» le chiedo solo per farla incazzare e ci riesco, perché la sua faccia diventa quasi più rossa dei suoi capelli. «Probabile, sono irresistibile e non abbastanza schizzinoso da rifiutare una scopata, nemmeno se quella da scopare fossi tu».
«Mi farò arrestare per omicidio e per quanto sia incredibile, non sarà Sylas Kraus quello che finirò per ammazzare», dice a denti stretti e con la faccia ancora più rossa. «Ma te».
La sua risposta del cazzo non mi piace affatto e credo mi si legga in faccia.
«C'è qualche problema di fondo se anziché ammazzare quello che ti picchia per divertimento, preferiresti ammazzare me», rispondo, «Ma io non sono uno psicologo e questi sono cazzi tuoi».
«Non presentarti domani sera, Hoffman».
Non è una minaccia, nemmeno un'avvertimento, è più un suggerimento. Che ovviamente non accetterò.
«Ho promesso ad Avie che avrei fatto questa cosa e le promesse sono sacre per me, soprattutto quelle che faccio a lei», rispondo con tutta sincerità. «Non presentarti tu», suggerisco poi. Lei non ha vincoli, anzi, è quella che ne ricava di più da questa storia e si lamenta pure.
«Le ho promesso anche io che avrei fatto questa cosa».
«Non siete così tanto amiche, non ci rimarrà male», dico e questo sembra ferirla un po' ma si ricompone subito. Ci tiene davvero alla mia Avie, questo è un punto a suo favore, l'unico e il solo probabilmente.
«Sappiamo entrambi che ci rimarrebbe malissimo, è la prima persona che ha fatto qualcosa per me senza volere nulla in cambio e...» Fa un gesto vago della mano e poi sbuffa, «Sarà una tortura», sentenzia poi.
Intuisco quindi che proprio come me, lei non si tirerà indietro.
«Per me? Sicuramente», rispondo, «Per te? Non credo, anzi, ritieniti fortunata a passare un po' di tempo con me».
Sta per ribattere quando la sua amica grida da una parte lontana del club, «Posso tornare da voi o state scopando sul bancone?»
«Cristo, Sheyla, vieni qui e smettila di dire assurdità», le urla di rimando Mallory.
Io mi limito ad allontanarmi e fare ciò per cui sono venuto qui.
☄️☄️☄️
Non so perché sono venuto in palestra di nascosto durante la lezione o come cazzo vogliamo chiamarla, di Wolf e Mallory. Forse per capire cosa mi aspetta, che a occhio e croce sono sicuro non sia niente di buono.
Fatto sta che me ne sto nascosto come un dannato stalker o topo di fogna. Anche se preferirei pensare al primo, piuttosto che al secondo.
Ovviamente non sono qui dall'inizio di questa cosa, ma soltanto da cinque minuti e credo che stiano quasi per finire, o almeno così le ha detto Wolf.
Di solito mio fratello non ama approcciare con altra gente al di fuori di noi, la sua famiglia. Non ama nemmeno tanto parlare, perciò mi aspettavo che comunicasse con Mallory a grugniti, borbottii, occhiatacce oppure gesticolando.
Invece mi sorprende, perché parla e anche piuttosto tranquillamente. Lo fa di certo per metterla a suo agio, dato che è alto più di due metri e ha così tanti muscoli da sembrare Ben Grimm, ovvero La Cosa dei Fantastici 4.
«Devo ammetterlo, sei più paziente di Cairo», dice Mallory ad un certo punto. Ha i capelli rossi legati in una coda e la fronte imperlata di sudore.
Cerco di non far caso al modo in cui i leggings le fasciano ogni dannata curva, perché non è il momento. Mi ritrovo a pensare però che almeno la maglietta le copre per bene le tette, quindi non vengo distratto dalla parte superiore.
Per quanto riguarda mio fratello, invece, non la guarderebbe in modo malizioso nemmeno se gli stesse nuda davanti. È troppo innamorato e devoto a Eulalia per farlo, è così da anni ormai, quella donna gli ha stregato mente, cuore e cazzo. Un po' come Avalyne con Phoenix.
Spero che domani Mallory indossi una felpa enorme e coprente come la volta in piscina, possibilmente senza lividi sotto.
«Chiunque sarebbe più paziente di Cairo», le risponde Wolf. «Quando Dio distribuiva la pazienza, lui era in fila per il muso lungo». Mallory trattiene una risata, io guardo mio fratello da lontano e sono piuttosto scioccato a dire la verità.
Ha fatto una battuta.
Wolf.
Mio fratello.
Ha fatto una cazzo di battuta davanti a una che praticamente è un'estranea.
Guardo fuori dalla finestra per controllare che sia tutto normale e pare proprio di sì. Il mondo continua a girare, il tempo continua a scorrere, i lampioni continuano ad illuminare la stradina mal ridotta e isolata. Siamo ancora vivi e Wolf ha fatto una battuta.
«Io...» fa per dire la rossa, però si interrompe per trovare le parole giuste o perché ha avuto un guasto tecnico al cervello ed ha dimenticato come si parla. «Volevo ringraziarti», dice alla fine. Wolf la guarda e basta, senza dire una parola. Ecco mio fratello, ora lo riconosco, «Per questo e per non aver toccato l'argomento. Non che invece Cairo abbia cercato di farlo, però... Hai capito».
Mio fratello resta per qualche secondo in silenzio, nessuno di noi sa mai come comportarsi quando qualcuno ci ringrazia, è imbarazzante.
«Non devi ringraziarmi», dice poi e non aggiunge altro. Mi viene quasi da ridere, però sto bene attento a stare zitto e non fare rumore.
«Detesto sentirmi in debito con qualcuno», mormora lei. Sono sicuro che si senta in imbarazzo e che odi trovarsi in questa situazione.
E con "questa situazione" non mi riferisco solo al suo ex psicopatico ma anche a noi che l'aiutiamo. Mallory è indipendente da tutta la sua vita probabilmente, proprio come noi, quindi non le va tanto a genio farsi aiutare o mostrarsi debole.
«Se vuoi ripagarci fallo difendendoti, Mallory», risponde mio fratello, «Basta e avanza».
È un attimo, mi sposto più a destra e urto la gamba contro un aggeggio malandato facendo un rumore quasi assordante. Cazzo. Le loro teste scattano nella direzione in cui mi trovo.
Colto in fragranza decido di uscire dal mio nascondiglio con totale nonchalance, proprio come se fossi arrivato in questo momento. Mio fratello mi guarda e basta, Mallory si porta le mani sui fianchi e mi guarda malissimo.
«Mi spii adesso?» mi chiede, rompendo il silenzio che si era venuto a creare. Io che spio lei, divertente.
«Sono qui per mio fratello, signorina ce l'ho solo io e per giunta placcata in oro», rispondo, smorzando sul nascere le sue fantasie. «E per guardarmi un po' intorno, questo posto sembra una caverna».
Non è la prima volta che vengo qui, però non ci mettevo piede dai miei sedici anni o giù di lì. Non me lo ricordavo mica così brutto. La situazione non fa che peggiorare.
«Allora ti sentirai sicuramente a casa», ribatte lei con un sorrisetto falso.
«Ricordami perché devo aiutare questa stronza», parlo con mio fratello e ignoro la rossa. «Ah, giusto, perché me l'ha chiesto Avie», mi rispondo da solo perché tanto Wolf non l'avrebbe fatto.
«Non ho bisogno del tuo aiuto, Hoffman», sbotta lei a denti stretti, la faccia diventa tutta rossa perché ancora una volta l'ho fatta incazzare.
«A quanto pare sì».
Ci guardiamo in cagnesco per secondi interi, forse minuti. Ad un certo punto interviene mio fratello prima che uno dei due possa saltare alla gola dell'altro.
«Abbiamo finito, Mallory», dice, «Puoi andare se vuoi».
«Grazie al cielo», borbotta lei, «Ci vediamo, Wolf», aggiunge, salutando mio fratello. Lui ricambia con un cenno del capo.
È chiaro che non ha nessuna intenzione di salutare anche me, perciò faccio qualche passo in avanti e le dico: «Ci vediamo domani, Malefica», lei mi guarda e basta, restando a debita distanza. «Io sarò quello a petto nudo che ti insegnerà come fare il culo al prossimo, tu invece sarai quella troppo concentrata a sbavare sul mio corpo per capirci qualcosa».
Non mi risponde, si limita a prendere il suo zaino e trascinare il suo culo fasciato da quei dannatissimi leggings fuori da questo posto, lontano da me.
•Spazio autrice•
Eccoci qui, mi è mancato tanto scrivere e mi dispiace di avervi fatto aspettare tanto. Purtroppo come sapete sto passando un periodo particolare e il blocco dello scrittore non vuole proprio saperne di mollarmi...
Ma eccomi comunque❤️🩹
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto e come sempre vi ringrazio per la pazienza, il supporto e l'affetto continuo. Sono davvero grata❤️
Vi aspetto su Instagram per commentare insieme il capitolo nel box domande e ovviamente leggo i vostri commenti qui👀
Vi lascio anche alcune foto delle scene presenti nel capitolo, so che a molte di voi piacciono🧚🏻♀️
Aiden (sembra più Bobo e i tatuaggi non mi piacciono ma ok) che gonfia la piscina di Caiden:
Mallory e Sheyla al club:
Wolf (i suoi muscoli in realtà sono più "naturali", ma ce lo facciamo andare bene comunque) e Mallory durante la loro "lezione":
Al prossimo capitolo che sarà un pov di Mallory e ci sarà la tanto attesta "lezione" con Aiden🌚❤️
Vi abbraccio forte,
Noemi🤍
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