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Capitolo 4

Se Avie scoprisse dove sono ora, mi taglierebbe il cazzo. E sì, probabilmente le palle sarebbero incluse nel pacchetto.

Va bene, mio fratello non la farebbe avvicinare nemmeno per sbaglio al mio cazzo, perciò non potrebbe mai arrivare a tagliare nulla e questo mi fa sentire in parte sollevato.

Solo in parte, però, perché so che troverebbe un altro modo per farmi soffrire lentamente, molto lentamente.

La mia cognatina sembra un angioletto tutto dolce e dai pensieri puri, una tutta pace e amore. Ma quando si tratta di vendicarsi, secondo me può diventare molto fantasiosa. È una a cui piace l'effetto sorpresa.

Non partecipavo ad una gara clandestina di moto da mesi, ormai. L'ultima volta ho gareggiato anch'io e non ho idea di come abbia fatto Avalyne a scoprirlo, ma l'ha fatto.

Dubito che gliel'abbia detto mio fratello, perché da quando è incinta cerca di farla preoccupare il meno possibile. Però lei l'ha scoperto comunque e come c'era d'aspettarsi, si è preoccupata a morte.

Phoenix non ne è stato affatto contento e in realtà nemmeno io, quindi per tranquillizzarla le ho dovuto giurare che non avrei più gareggiato ed ho intenzione di mantenere la parola data.

Quindi sono ad una corsa clandestina, ma non ho nessuna intenzione di gareggiare. Così non vengo meno al mio giuramento.

Da quando sono uscito dalla riabilitazione, di tanto in tanto ho bisogno di fare qualcosa che mi dia una qualche scarica di adrenalina e gareggiare, correre in moto, mi dava la scarica di cui avevo bisogno.

Funzionava, ma non ferirò un'altra volta Avalyne e il resto della mia famiglia mettendomi in pericolo.

Quindi sono passato alla seconda opzione, ovvero scopare. Ovunque e con chiunque, ogni volta che mi è possibile, ogni volta che ne sento bisogno, e a volte è più spesso di quanto chiunque possa immaginare.

Mi guardo intorno e i miei occhi si posano sulla mora che ho davanti e che conosco fin troppo bene, Taranee.

Indossa un vestito che non può neanche essere definito tale, dato che più che coprire la sua pelle, la scopre.

È nero, corto, tutto aperto e intrecciato, lascia diversi strati di pelle scoperta e a me la visione non dispiace. Tara ha un bel corpo, sa di averlo e sa come usarlo per far capitolare chiunque le interessi. Non sono l'unico a trovarla sexy o ad avere gli occhi puntati su di lei, stasera.

Ma lei è qui per me, smania per ricevere la mia di attenzione. È il mio sguardo quello che cerca continuamente e sono le mie mani quelle che vuole addosso. Non lo nasconde, anzi, è molto sfacciata sotto questo aspetto e non solo.

Questa è una delle cose che più apprezzo di lei, perché è proprio come me. Non si perde in giri di parole inutili o in convenevoli, se vuole qualcosa fa di tutto per ottenerla e non si nasconde dietro a una finta aria pudica.

Abbasso di nuovo lo sguardo sul cellulare e rileggo il messaggio che mi ha inviato appena qualche minuto fa.

Seguimi, Denny. Ho un regalo per te.

Di solito più che riceverli gli ordini, mi piace darli. Ma c'è di mezzo un regalo e tutti sanno che io vado pazzo per i regali, quindi non ci penso tanto sopra e decido di stare al gioco.

Ecco un altro motivo per cui Avie potrebbe decidere di tagliarmi il cazzo, stasera. Ovvero ciò che sto per fare con sua sorella, perché so già il tipo di regalo che mi aspetta.

«Il mio compleanno è passato da un pezzo, nana, sicura di non aver sbagliato mittente?» le chiedo, quando mi avvicino a lei. Ho un mezzo sorriso divertito stampato in faccia perché conosco già la risposta.

«Stasera mi sento generosa», risponde, facendo spallucce. Mi sorride di rimando ed io conosco bene questo genere di sorriso.

Quando si lascia con il suo fidanzato - il tizio che sembra sia scappato da un collegio -, cosa che per la cronaca succede spesso, Tara si sente sempre tanto generosa, soprattutto nei miei confronti.

All'inizio non mi prestavo alla cosa, perché mi sentivo come se approfittassi dei suoi momenti di debolezza e poca lucidità, dato che una persona ferita non ragiona mai lucidamente e finisce per pentirsi delle sue azioni non appena la rabbia inizia a sfumare.

Sinceramente parlando, fosse stata un'altra non mi sarei fatto problemi, non sono così moralmente integro. Ma si tratta di Tara, non avrei mai potuto farle niente del genere, mi sarei sentito una merda.

Poi ho capito che quando si lasciano lei non ne soffre, anzi, credo proprio che sia lei quella che ogni tanto fugge dalla situazione perché ha bisogno di libertà, quasi come se volesse tornare a respirare e io fossi la sua boccata d'aria fresca, come se in qualche modo
la facessi sentire libera.

Non ha mai tradito il suo fidanzato, questo no, anche se dubito lo stesso che sia un comportamento giusto nei suoi confronti. Ma non sono cazzi miei e non posso fare la lezione a nessuno, perché ho fatto cose peggiori e sono affari loro, io non ci ficco il naso.

Perciò mi limito a prendermi ciò che è disposta a darmi e va bene così, in qualche modo funzioniamo.

Scopiamo e continuiamo ad essere amici senza problemi o drammi, ed è perfetto per me perché tengo tanto a Tara, le voglio bene e la rispetto, mi piace averla nella mia vita, ma non ne sono innamorato e non ho mai pensato a noi come una coppia vera e propria, perché al momento non voglio e non cerco quel tipo di legame.

Se un giorno dovessi aver voglia di qualcosa di serio però, probabilmente la mia scelta ricadrebbe su di lei o su una che le somiglia, perché come ho detto ci troviamo bene, siamo simili.

Mi prende per mano e mi lascio trascinare ovunque voglia. La seguo e basta, senza dire niente. Lei sembra piuttosto soddisfatta dalla cosa.

Mentre camminiamo il mio sguardo cade sul suo culo, che per la cronaca è un signor culo. Uno dei più belli che abbia mai visto o toccato in vita mia.

Ci stiamo allontanando dal posto in cui ci trovavamo prima, credo stia cercando un luogo appartato. Dubito che ci sia, siamo all'aperto.

Comunque ad un certo punto si ferma, l'unica cosa che ci nasconde -non così tanto- agli occhi della gente sono i pochi alberi che ci circondano. La gara è iniziata qualche metro più in là, ma a lei non sembra importare il fatto che qualcuno potrebbe vederci.

E se non importa a lei e non le causa alcun tipo di problema, allora perché dovrebbe importare a me? Non mi dispiace avere pubblico e poi diciamocelo, vedermi scopare gioverebbe alla loro vista e non solo.

Arretra con ancora la mano nella mia, questa volta è girata verso di me e sorride in modo malizioso. Poi si poggia all'albero e mi guarda, in attesa. Le sue intenzioni sono piuttosto chiare e io non mi lamento, cazzo.

«Ti ricordo che siamo qui perché tu mi hai promesso un regalo, Taranee, non il contrario». Non ho intenzione di rendergliela facile. «Perciò non ti toccherò fin quando non me lo darai».

«Devi scartarlo, Denny», risponde con un sorrisetto malizioso. «Ti ho anche reso il lavoro più facile», aggiunge, indicando il suo vestito.

Sono più uno da cose difficili e rompicapo, però me lo faccio andare bene lo stesso.

La osservo, il neo alla Marilyn Monroe, la bocca carnosa e rossa, abbasso lo sguardo sul suo collo lungo ed elegante, fino ad arrivare poi alle tette grosse e sode messe in mostra dalla scollatura.

Scendo ancora più in basso verso l'ombelico che è scoperto dallo strappo naturale del vestito, lì aveva un piercing prima, ora non c'è più. Poi guardo le gambe lisce e toniche, la gonna del vestito lascia quasi intravedere le mutandine, conosco ogni centimetro di pelle coperta e scoperta a memoria ormai.

«Sei tu il mio regalo?» le chiedo, facendomi avanti con il cazzo già teso nei boxer. Taranee mi eccita e non è un segreto nemmeno questo, mi piacciono i nostri giochini, il nostro modo di vedere e fare le cose. «Vuoi che ti tocchi?»

«Ad essere sincera preferirei che mi scopassi», dice, «Però se mi toccassi sarebbe un buon inizio».

Le sfioro con la punta delle dita l'esterno delle cosce, lei si aggrappa alle mie spalle e chiude gli occhi come se le avessi infilato le dita nella vagina.

«Ti sto toccando, Tara. Va bene così? È questo che vuoi?» infilo una mano in mezzo alle sue cosce leggermente divaricate, non le sfioro la fica però, mi tengo a distanza. Mi limito ad accarezzarle l'interno coscia senza mai arrivare al dunque.

«Sollevami la gonna del vestito e scartami, Denny. Sotto c'è il tuo regalo», dice. Ha già il respiro corto e continua a reggersi alle mie spalle come se ne andasse della sua vita.

Lo faccio. Mi allontano di un passo e le sollevo la gonna aderente del vestito sui fianchi. Lei sussulta per il repentino cambiamento di aria dato che ha la fica al vento, non indossa le mutande. È questo il mio regalo.

Faccio scorrere le mie dita nel suo interno coscia, fin quando non arrivo a sfiorarla proprio dove più desidera. Sussulta e il cazzo mi si indurisce ancora di più nei pantaloni.

Porca puttana, è fradicia.

Porto l'altra mia mano dietro la sua nuca, salgo fino ad avvolgerle la coda in un pugno e tirare quanto basta per farle inclinare la testa indietro.

Punta lo sguardo carico di lussuria e aspettative nel mio. Chino la testa verso di lei e mi abbasso per avvicinarmi alla sua faccia. I nostri respiri si scontrano.

«Regalo gradito, Taranee. Ora voglio godermelo per bene», le sussurro all'orecchio. Dopodiché senza aggiungere altro, le faccio scivolare un dito nella vagina e lei lo accoglie con facilità per quanto è bagnata.

Chiude gli occhi e geme forte, mentre io faccio scivolare il dito fuori e dentro di lei ad un ritmo dapprima lento, poi sempre più incalzante.

Lei continua a reggersi alle mie spalle e io avvicino la mia bocca alla sua. Sfioro le sue labbra con le mie ma non la bacio, non ancora.

«Aiden!» strilla quando le infilo un secondo dito dentro. Dopodiché annulla la distanza tra di noi e schianta la sua bocca sulla mia.

Non c'è niente di delicato nel modo in cui ci divoriamo a vicenda. È tutto un mordere, leccare e succhiare mentre le mie dita continuano a pompare energicamente dentro di lei. Risucchio ogni suo gemito e lo faccio mio.

«Sto per venire», piagnucola. Le sue pareti si contraggono intorno alle mie dita e capisco che c'è davvero vicina. «Non fermarti».

Ho appena iniziato, Taranee.

Viene sulle mie dita con le unghie conficcate nella mia giacca di pelle e i denti che stringono il mio labbro inferiore.

Ho il cazzo che mi sta per esplodere nei pantaloni e che ha bisogno di attenzioni. Non c'è bisogno che dica niente, mi basta guardarla e lei capisce.

Porta le sue mani sui miei jeans e li sbottona con agilità, abbassa jeans e mutande insieme e con gli occhi fissi nei miei, si abbassa fino a ritrovarsi faccia a faccia con la mia erezione.

Mi irrigidisco quando lo prende in mano e mi sforzo parecchio per non perdere il controllo ed infilarglielo in bocca senza giri di parole.

Taranee soffia sulla punta e quasi al limite, avvolgo ancora una volta la coda intorno al mio pugno, stringo e avvicino la sua faccia al mio cazzo, le sue labbra sfiorano la punta. Non distoglie mai lo sguardo e questo mi eccita ancora di più.

Inizia a muovere la sua mano dall'alto verso il basso, il ritmo è lento e seducente. Tara vuole farmi perdere la pazienza e quel poco di autocontrollo che mi impongo di avere con lei.

«Voglio le tue labbra intorno al mio cazzo, Taranee, se avessi voluto una sega avrei fatto da solo». Lei non se lo fa ripetere due volte, avvolge la bocca intorno alla punta del mio pene e inizia a succhiare con maestria.

Le vado incontro e con una spinta arrivo a toccarle il fondo della gola. Le vengono le lacrime agli occhi, ma come sempre, nonostante le mie dimensioni, riesce a prenderlo tutto senza farsi venire i conati.

Questa è un'altra delle cose che adoro di Tara, riesce a farmi dei pompini con i fiocchi. Non si è mai lasciata intimidire dalle mie dimensioni come invece in passato e di recente hanno fatto altre donne.

Il suono del mio cazzo che continua ad entrare e uscire dalla sua bocca carnosa, le sue unghie conficcate ai lati delle mie cosce e il suo sguardo nel mio, mi danno alla testa, cazzo.

«Fine dei giochi, si fa sul serio piccola», mi sfilo dalla sua bocca e senza pensarci due volte la prendo per le braccia per aiutarla ad alzarsi.

Poi la faccio voltare di spalle, i sue palmi sono premuti contro l'albero e solleva i fianchi spingendo indietro verso di me, in attesa.

Ha ancora la gonna del vestito sollevata sui fianchi, il suo sesso è lucido per via dell'eccitazione e l'idea che sia così bagnata ed esposta per me mi manda una scarica di adrenalina dritta al cazzo.

Me lo prendo in mano e mi avvicino a lei da dietro, sbatto la mia erezione sulle sue natiche tonde e sode, lei sussulta.

Si irrigidisce quando sfioro l'entrata posteriore, ma geme a voce alta quando struscio il pene lungo tutta la sua fessura fino a raggiungere il clitoride, poi ritorno indietro fino a premere contro l'entrata.

Infilo dentro solo la punta e lei getta la testa all'indietro, poggiandola sulla mia clavicola. Ha gli occhi chiusi e spinge i fianchi contro di me, mi tiro indietro e lei geme, ma di frustrazione stavolta.

Non faccio mai sesso senza preservativo e per quanto ci tenga a Taranee, lei non è l'eccezione alla regola.

Perciò prendo in fretta e in furia uno dei preservativi che mi porto sempre dietro, strappo l'involucro e me lo infilo. Poggio entrambe le mani sulle sue natiche e gliele stringo, perché cazzo, Taranee ha un culo che ti fa perdere la ragione.

Dopodiché con una mano sola la allargo per farmi spazio, mentre con l'altra prendo il mio cazzo e lo avvicino alla sua entrata. Mi spingo dentro di lei con un colpo solo, lei non oppone resistenza, anzi, mi risucchia dentro di sé che è una meraviglia. Geme per la pienezza che sente ad avermi dentro di sé.

Si contrae intorno a me ed io getto la testa indietro mentre riporto le mani sui suoi fianchi, che stringo forte. Inizio a muovermi senza alcuna delicatezza, forte e rude, è così che piace a lei, è così che piace a me.

Tara viene incontro ad ogni mia spinta con altrettanta forza e passione. I miei fianchi sbattono contro le sue natiche ancora, ancora e ancora. Spingo affondo dentro di lei, le tremano le gambe e porta indietro le braccia per allacciarle intorno al mio collo.

Avvolgo un braccio intorno alla sua vita per tenerla stretta a me, la mano libera si stringe intorno al suo seno destro. Mi piace il sesso con Tara, mi piace l'effetto che le faccio, il modo in cui si lascia completamente andare quando è con me.

Continuo a spingere con foga, non ne ho mai abbastanza. Le tremano le gambe ad ogni stoccata ma non sembra importarle, lo adora. Mi incita a fare di più, ad aumentare ancora di più il ritmo e io non me lo faccio ripetere due volte.

Nasconde la testa nell'incavo del mio collo che prende a stuzzicare. Lecca, morde e succhia, facendomi gemere. Io continuo a stuzzicarle i seni con le mani e ad affondare dentro di lei fino in fondo.

«Cazzo, sei bravissima, piccola», le dico quando viene incontro alla mia spinta per l'ennesima volta. «Lo prendi così bene».

«Mi mancava sentirti dentro di me. È così bello, ti sento fin dentro la pancia», riesce a dire, tra un gemito e l'altro. «Ti sento dappertutto anche dopo, mi fa male per giorni, ma ne vale la pena. Tu ne vali sempre la pena».

Qualche minuto dopo viene contraendosi intorno al mio cazzo mentre urla il mio nome. Io continuo a spingere dentro di lei per raggiungere il culmine, altre poche stoccate e vengo nel preservativo con violenza.

Mi sfilo dal suo corpo ma non l'allontano, lei continua a tenersi stretta a me e io glielo lascio fare. Ricambio la stretta e le accarezzo i fianchi dolcemente.

«Stai bene?» le chiedo. So per certo che anche a lei piace il sesso rude, ciò non toglie il fatto che mi preoccupi di averle fatto troppo male, dopo, o di essermi lasciato troppo andare.

Avevo bisogno di questa sveltina e dall'espressione serena che vedo dipinta sulla sua faccia, deduco che ne avesse bisogno anche lei.

«Benissimo, grazie», risponde per poi schioccarmi un bacio sulla guancia. «Tienimi così un altro po', ho paura che le gambe mi giochino un brutto scherzo».

«Forse dovrei lasciarti andare, sai com'è, sarebbe una bella botta di autostima per me», le rispondo divertito, poi le scosto dalla fronte i capelli sfuggiti alla coda. «Il mio ego ne gioverebbe».

«Il tuo ego non ha bisogno di vedermi cascare a terra perché mi hai scopata forte contro un albero, per aumentare a dismisura. È già bello grosso così».

«È proprio grosso, vero, Taranee? E a te piace un sacco». E no, non sto parlando del mio ego in questo momento.

Di solito metto una certa distanza tra me e le donne quando finisco di fare sesso. Non è che le caccio via malamente o le tratto di merda, solo che non mi ci metto a scherzare e decisamente non le abbraccio o accarezzo come sto facendo adesso con Tara, perché sostanzialmente non mi interessa di loro, non provo affetto nei loro confronti.

Le do il tempo che le serve per ricomporsi e solo quando mi dice che posso lasciarla andare, mi ricompongo anche io gettando subito dopo il preservativo usato.

Non c'è bisogno di dire chissà cosa dopo. Lei mi guarda e mi sorride, dopodiché si avvicina per baciarmi la guancia un'ultima volta prima di allontanarsi e tornare dalle sue amiche.

☄️☄️☄️

Quando torno da Rio, Spike e gli altri, nessuno fa domande. La corsa è già finita da dieci minuti e ne sta per incominciare un'altra.

Ho voglia di fumare una sigaretta ma nessuno dei due stronzi qua davanti a me fuma e in teoria nemmeno io. Di tanto in tanto però una non guasta mai, anche se l'odore e il sapore mi danno il voltastomaco.

Rio mi coinvolge nella conversazione che riguarda l'ennesima scopata finita male di Spike. Il nostro amico ha una specie di calamita che attira le psicopatiche.

«Non scherzo, cazzo, sto parlando sul serio», borbotta Spike, rosso in faccia. Non credo di averlo mai visto in imbarazzo prima d'ora. È esilarante. «Mentre la scopavo sua nonna continuava a bussare alla porta perché voleva che mangiassi i suoi dannati biscotti».

Io e Rio ridiamo così forte che quando con le lacrime agli occhi lui si spinge contro di me, urtando la sua spalla alla mia - cosa che fa quando ride troppo, diventa tipo spastico - mi prende alla sprovvista, perciò barcollo all'indietro e vado a sbattere contro qualcuno.

Lei strilla, perché sì, ho quasi rischiato di schiacciare al suolo una donna. Mi volto per scusarmi prima di prendere a calci in culo Rio, ma la donna mi precede dicendo: «Hai dimenticato gli occhiali da vista a casa?»

Cazzo, riconosco subito la voce fastidiosamente irritante. Mi volto lentamente, quasi come se volessi ritardare l'inevitabile, ovvero il momento in cui me la ritroverò davanti.

«Tu non hai dimenticato la scopa, a quanto pare», rispondo non appena mi giro a guardarla.

Non sembra sorpresa di vedermi, sembra solo... irritata e infastidita. Dovrebbe essere solo grata di avermi davanti agli occhi.

«Sai dove te la devi infilare la scopa?» mi chiede, trucidandomi con lo sguardo. Cristo, quasi dimenticavo quanto fosse divertente darle fastidio.

«Sicuramente non nel posto in cui te la sei infilata tu», rispondo con un sorriso divertito. «Ti trovo bene, Malefica, sembri più agguerrita del solito».

E cazzo, la trovo bene per davvero. La minigonna nera che indossa le lascia scoperte le gambe toniche, la sua pelle è pallida e costellata di piccoli nei anche lì. Il top rosso le stringe il seno e ai piedi ha degli stivaletti dello stesso colore del top.

«Me la mandi per posta la fattura di questa radiografia?» mi domanda, facendomi distogliere lo sguardo dai suoi seni. Sento i due coglioni dei miei amici ridere dietro di me. «Osservare il corpo di Taranee da tutte le angolazioni e posizioni poco fa non ti è bastato?»

Lo dice come se avessi fatto qualcosa di cui mi dovrei vergognare.

«E tu che ne sai?» le chiedo, facendo un passo in avanti verso di lei che si irrigidisce, ma non distoglie lo sguardo e non arretra. «Mi hai spiato, piccola pervertita?»

Le sue guance si tingono di rosso ma non permette all'imbarazzo di avere la meglio. «No, per mia sfortuna la mia amica ha voluto prendere una scorciatoia e ci siamo imbattute in quella scena vomitevole».

«Non c'era niente di vomitevole in ciò che stavamo facendo, te lo posso assicurare, Malefica», le rispondo. Provo a scostarle il ciuffo di capelli che le ricade davanti agli occhi, ma lei scansa la mia mano e fa da sé portandoselo dietro all'orecchio. «La prossima volta potresti avvicinarti e salutare, così ci rendiamo conto della tua presenza. O puoi unirti direttamente, se preferisci».

«Preferirei una coltellata al fegato», risponde con un sorriso più falso della rassegnazione di Goldy al fatto che mio fratello non se la scoperà mai più. «Senza offesa», aggiunge, ma so che non gliene potrebbe fregare di meno se mi offendessi.

«Sei sempre così dolce nei miei confronti», le dico con ironia, «Se continui così finisce che mi innamoro di te».

«Dio me la scampi», risponde lei, alzando gli occhi al cielo e mettendo per qualche secondo le mani a mo' di preghiera. «Ora devo andare, la fidanzata della mia amica sta per gareggiare. Spero di non rivederti per il resto della serata, Hoffman», aggiunge.

Poi guarda dietro di me, in direzione di Rio e Spike che hanno assistito con palese divertimento alla nostra conversazione. «Ci vediamo domani al club, ragazzi».

«Ci si vede, Mal» risponde Bobo. Mentre contemporaneamente Rio dice: «E stato un piacere vederti, come sempre».

«Quella ragazza è fuoco puro, ragazzi miei», dice Rio, quando Mallory si allontana senza guardarsi indietro.

«Troppo piccola per me», gli risponde Spike. Meglio così.

«Parli come se avessi ottant'anni, che cazzo».

«Vuoi accoppiarmi con Mallory?»

Guardo i due senza proferire parola ed è strano, perché di solito sono uno che parla tanto. Ma il soggetto di questa conversazione non mi va a genio.

«Forse potrei metterci una buona parola per te, sai com'è, dato che non riesci a trovarti una donna decente», gli risponde Rio, serio. Mi scappa una risata perché è vero, cazzo, Spike non ne trova una decente.

«Mallory è diventata un po' come una sorellina da proteggere per il nostro gruppo. Non la guardo in quel modo», mette in chiaro. «E poi, non ho bisogno del tuo aiuto per trovarmi qualcuna con cui scopare, coglione».

«Tu non dici niente?» questa volta Rio sta parlando con me e non so esattamente cosa si aspetta che gli dica.

Forse dovrei dirgli che lui parla già abbastanza per tutti e due, ma non lo faccio. D'improvviso divento serio.

«Non mi interessa con chi scopa Spike e non mi interessa nemmeno con chi scopi tu, ma giù le mani da Mallory», capita raramente che parli con loro in maniera così seria. Però non accetto obiezioni su questo. «Quella ragazzina ne ha già passate troppe», specifico perché non voglio che si facciano strane idee.

Anche se so che Rio si sta frequentando con una, anche se ancora si rifiuta di presentarla a qualcuno di noi.

«Neanche a me interessa Mally in quel modo», risponde Rio, «Come ha detto anche Spike, la vediamo tutti come una sorellina ormai». Poi, guardandomi, aggiunge: «O quasi tutti».

«Mi sono rotto il cazzo di questa specie di rubrica del cuore, sta per gareggiare Bryony», s'intromette Spike cambiando discorso. «Quella donna ci sa fare con le moto».

Bryony è la fidanzata di Sheyla, una ragazza che lavora al club. Deduco quindi che Mallory si riferisse a lei prima, quando ha detto che era qui con un'amica. Ed è vero quando Spike dice che ci sa fare con le moto.

☄️☄️☄️

Non so per quale cazzo di motivo i miei occhi continuino a ricadere di tanto in tanto sulla rossa. Ma succede per quasi tutto il resto della serata.

Sarà perché ho constatato quanto il suo ex sia disturbato mentalmente e apparentemente ossessionato da lei.

Forse mi sento in dovere di assicurarmi che stia bene quando ce l'ho intorno perché Avalyne le vuole bene e perché fa parte del nostro gruppo ormai.

Oppure mi è venuta la cazzo di sindrome della crocerossina, cristo santo, questa è decisamente l'ultima cosa che mi ci voleva.

Assisto allo scambio di parole che ha con Sheyla e Byrony, le due sembrano insistere su qualcosa ma la rossa continua a scuotere la testa in disaccordo. Dopodiché Sheyla la stringe in un abbraccio veloce, Byrony le bacia una guancia e Mallory si allontana da loro.

La seguo con lo sguardo cercando di capire cosa voglia fare e dove stia andando. Poi capisco, la stupida vuole tornare a casa da sola, a quest'ora e al buio. Ha proprio voglia di morire a quanto pare.

Decido di salutare velocemente i miei amici per poi salire in sella alla mia moto e seguirla come un dannato stalker. Avrei potuto semplicemente continuare a farmi i cazzi miei... e invece no.

Rallento quando la raggiungo e lei si volta automaticamente verso di me. Alza gli occhi al cielo, poi riporta lo sguardo davanti a sé e riprende a camminare.

«Hai istinti suicidi, per caso?»

«Disse quello su una moto senza casco», ribatte lei, indicando con un dito la mia faccia scoperta.

È vero, non ho il casco, ma non è perché voglio fare il macho, però. Non lo metto perché quando lo faccio mi manca il respiro, poco importa che sia aperto sulla faccia, mi basta doverlo allacciare sotto al mento e smetto di respirare. Questo però lo sa solo Avalyne.

«Mi fido delle mie abilità alla guida», mi limito a dirle. Lei emette una risatina alquanto falsa.

«Ti fidi anche dell'abilità altrui?» domanda con sarcasmo e un sopracciglio inarcato, «Perché potrebbero essere gli altri a metterti sotto».

«Ti rendi conto di che ore sono e di quanto sia pericoloso andare in giro da sola?» le chiedo, cambiando discorso. Dubito che comunque non se ne renda conto, solo che non capisco perché rischiare.

«Anche tu vai in giro da solo», mi fa notare, come se non lo sapessi già.

Purtroppo non è lo stesso e lei lo sa bene, qualsiasi donna lo sa bene.

«Sali, ti accompagno a casa», le indico la mia moto con un cenno del capo.

«Ho intenzione di farmi a piedi questo tratto di strada e cercare una fermata degli autobus, puoi andare».

Sapevo che non avrebbe accettato perché è orgogliosa e testarda, ma io lo sono molto di più.

«Non ci sono fermate qui, sono la tua unica opzione, Malefica», le faccio notare, «E se così non fosse, resterei comunque l'opzione migliore». È un dato di fatto.

«Non è la prima volta che cammino di notte da sola».

«Ma è la prima volta che io ti vedo farlo e non me ne resterò a guardare».

«Infatti non devi restare a guardare, puoi andare», gesticola con le mani e insiste sul farmene andare. Non lo farò, che le piaccia o no.

«Sali sulla moto, Malefica», le ordino. Sto perdendo la pazienza. «O ti carico sulla spalla e ti ci faccio salire io, decidi tu».

«Non hai niente di meglio da fare?» mi chiede, come se fosse stanca di sentirmi parlare o di avermi davanti agli occhi.

«Ho cose migliori da fare e le farò, ma prima ti accompagnerò a casa».

Non le chiedo perché non si sia fatta accompagnare da Sheyla visto che è venuta con lei, non necessito spiegazioni, voglio solo che salga sulla mia dannata moto.

Mi ha già fatto venire il mal di testa e a me non viene mai. Quello a cui viene sempre è mio fratello.

«Non hai intenzione di lasciarmi in pace, vero?» mi chiede, apparentemente rassegnata.

Si dondola sui piedi come se dovesse fare pipì, sono sicuro però che è per via degli stivali e del tratto di strada che ha dovuto percorrere a piedi.

«No».

«Dio, sei così fastidioso e insopportabile».

«Ho sentito bene? Hai detto che sono gentile e sexy da morire?» le chiedo, fingendomi stupito. Mi porto una mano sul cuore e aggiungo: «Grazie, Malefica».

Borbotta delle cose incomprensibili ma che sono sicuro siano insulti o parolacce, poi si avvicina e alza lo sguardo su di me.

«Ce la fai con la gonna?»

«Non che siano affari tuoi ma ho una culotte sotto, sembrano dei pantaloncini, quindi sì, ce la faccio».

Sale sulla moto con agilità che non mi aspettavo, aspetto che avvolga le braccia intorno al mio bacino o al mio busto ma non lo fa, e sono sicuro che non abbia alcuna intenzione di farlo.

«Ti devi reggere a me, Malefica», le faccio notare.

Che qualcuno metta fine a questa tortura, cazzo. Sono a tanto così dallo spingerla giù dalla moto, fregarmene della mia coscienza e tornarmene a casa.

«Mi chiamo Mallory e puoi scordartelo».

Per darle una dimostrazione di quello che potrebbe succedere se non si reggesse a me, accelero improvvisamente senza avvertirla e lei sbatte contro la mia spalla.

«Ti sei bevuto il cervello per caso?»

«No, solo una birra».

«Di cosa sei fatto? Di acciaio?» mormora, muovendosi in modo irrequieto. La moto traballa un po'. «Che male alle tette».

Ho voglia di voltarmi verso di lei e vedere se le sta massaggiando, oppure di massaggiargliele direttamente io. Però resto fermo dove sono e tengo le mani sul manubrio.

«Vuoi reggerti a me o restiamo qui per tutta la notte?»

Controvoglia avvolge le sue braccia intorno a me. Quando poi mi poggia le mani sulla pancia e si spiaccica contro il mio corpo da dietro, trattengo il fiato per qualche istante, attratto dal suo calore e dal modo in cui mi stringe, e sento che lei fa lo stesso.

«Parti e basta», dice poi. Io metto in moto e faccio come mi ha detto, perché averla così vicino non può portare a niente di buono.

Durante tutto il tragitto nessuno dei due dice una parola, le sue mani non si spostano neanche di mezzo centimetro e quando arriviamo sotto casa sua, quasi salta giù dalla moto rischiando di rompersi qualcosa.

«Grazie», dice, alzando gli occhi su di me. Ha i capelli scompigliati e le guance spruzzate di lentiggini sono diventate rosse.

«Per averti permesso di palparmi sulla mia moto?» le chiedo divertito, «Non c'è di che, quando vuoi».

«Grazie per il passaggio, Hoffman», specifica lei, dopo avermi lanciato un'occhiataccia. «E se posso darti un consiglio, vai a casa a lavarti prima di avvicinarti ad un'altra donna. Puzzi di sesso e Taranee Kostner».

•••Spazio autrice•••

Eccoci🌚

Che dire, è stato un capitolo un po'... particolare💀

Scrivere scene 🌶️🌶️🌶️ dal punto di vista maschile mi ha sempre messa in difficoltà però mi diverte come non mai, soprattutto se il personaggio maschile è Aiden.

COMUNQUE:

Tara e Aiden. Aiden e Tara. Ve lo aspettavate?🤔🤔🤔🤔

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, come sempre vi aspetto per il box domande su Instagram per parlare del capitolo insieme. Leggo tutti i vostri messaggi/commenti👀

Vi ringrazio per la pazienza, il supporto e l'affetto che mi date ogni giorno❤️

Vi abbraccio forte,
Noemi.

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