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Capitolo 14

«Merda, non un'altra volta», sento bisbigliare da Hector Martinez non appena mi vede arrivare. 

Non guardo quella testa di cazzo fino a quando non mi intralcia la strada parandomisi davanti e sovrapponendosi così inconsapevolmente tra me e il mio vero obiettivo. 

«Fratello, non vediamo Mallory da tempo, non le abbiamo fatto niente. Non cerchiamo problemi», dice, mettendosi subito sulla difensiva.

È risaputo che oltre ad essere un gran coglione, Hector è anche un grandissimo codardo, ma il più delle volte cerca di mascherarlo facendo il galletto in giro e prendendosela con chi non è in grado di difendersi da idioti come lui.

«E dovrei ringraziarti per questo, fratello?» gli chiedo, impassibile. Dal modo in cui l'ha detto sembra che mi abbiano fatto un favore. «Perché a me sembra il minimo che voi lasciate in pace una ragazza che non vuole avere niente a che fare con voi».

«Non ho detto...»

«Non me ne frega un cazzo di ciò che hai detto o di ciò che hai da dire, Martinez», lo interrompo subito. «Non sono qui per te».

«Non cerchiamo problemi», ripete come se fosse un pappagallo parlante. Ma d'altronde Hector non è famoso per la sua intelligenza.

Si guarda intorno e sono quasi certo che stia cercando i miei fratelli o qualche altro membro dei Thunderstorms, forse pensa che possano spuntare come dei fottuti funghi da un momento all'altro. Quasi mi dispiace deluderlo, ma sono solo.

I miei fratelli – membri dei Thunderstorms compresi, ma soprattutto i miei fratelli – hanno già risolto abbastanza casini nel corso delle nostre vite, è ora che faccia qualcosa anche io. 

«L'hai già detto», rispondo. «E non ho problemi con te, non al momento almeno», aggiungo e lui impallidisce all'istante. Se non fossi così incazzato probabilmente riderei a crepapelle per l'espressione sulla sua faccia da culo.

«Kraus, che cazzo hai fatto stavolta?» grida e poi si gira verso il suo amico che se ne sta seduto in fondo alla stanza come se la questione non gli riguardasse. «Possibile che non riesci a trovarti un'altra figa da scopare?» 

Sorpasso Hector e me lo lascio dietro per avvicinarmi a Sylas. Lui resta seduto sulla sedia, ma alza lo sguardo su di me. «Sai perché sono venuto a cercarti», gli dico. Non credo ci siano dubbi su questo.

«Lei non è un tuo problema», dice e sembra ci creda davvero alle stronzate che gli escono dalla bocca.
Ciò che dice comunque non fa altro che alimentare maggiormente la mia rabbia e la voglia immensa di spezzargli ogni singolo osso presente nel suo corpo.

«Infatti, il mio problema sei tu», rispondo a denti stretti. Un problema che non vedo l'ora di risolvere. «L'hai toccata un'altra volta e io ti ho detto cosa sarebbe successo se l'avresti fatto». 

«Non ho paura di te, Hoffman». 

Sorrido dinanzi alla sua stupidità che sembra non avere limiti. «Farò in modo che tu ce l'abbia, allora», gli dico. «Alzati».

«Costringimi».

Non me lo faccio ripetere due volte. Lo afferro dal bavero della maglietta e lo scaravento per terra senza neanche dargli il tempo di capire cosa stia succedendo. «A pensarci bene ti preferisco in questo modo, steso sul pavimento come il verme che sei».

«Io preferisco quando stesa sul pavimento ai miei piedi c'è Mallory», dice con un sorriso. Pessima mossa, figlio di puttana.

Prova ad alzarsi ma lo afferro un'altra volta dalla maglietta e gli sferro il primo pugno in faccia senza alcun rimorso. «Se fossi stato un altro ti avrei concesso un piccolo vantaggio, magari di sferrare il primo pugno. Ma tu non sei stato clemente con lei, allora perché cazzo dovrei esserlo io con te?»

Dopo è un susseguirsi di pugni, uno dopo l'altro, sempre più forti e con crescente ferocia. Lui prova a difendersi e divincolarsi, ma io non gli dò tregua.

Lui che in qualche modo riesce a sferrarmi qualche pugno, io che ignoro il dolore e  lo tengo bloccato a terra per continuare a picchiarlo.

Nessuno si mette in mezzo. Nessuno viene in suo aiuto. Sono tutti molto più saggi di lui.

«Lei è mia, Hoffman», dice e sputa il sangue dalla bocca che finisce per terra accanto a lui. Mi fermo con il pugno a mezz'aria e la mano stretta attorno alla sua maglietta. «Lo è dal primo giorno che le ho messo gli occhi addosso. Lo è dal giorno in cui l'ho toccata per la prima volta, che l'ho scopata per la prima volta. Sarà sempre mia, qualsiasi cosa faccia, qualsiasi cosa dica. Resta mia. Torna sempre da me».

Lo zittisce il mio pugno che si scontra contro la sua mascella. «Lei». Pugno. «Non». Pugno. «È». Altro pugno. «Un». E ancora, ancora e ancora. «Oggetto».

Lui ride. Lo psicopatico del cazzo nonostante il sangue, il dolore e le botte, mi ride in faccia. «L'ho rovinata per chiunque verrà dopo di me. Sa amare solo me. Amerà sempre solo e soltanto me».

Lo rimetto in piedi e prima che possa fare qualsiasi cosa, gli prendo il braccio destro e glielo giro dietro alla spalla. «Il dolore che proverai in questo momento non è nemmeno un decimo di quello che tu hai fatto provare a lei», gli ringhiò all'orecchio. «È il karma, figlio di puttana. Se fotti la vita a qualcuno che non se lo merita, la vita ti fotterà il doppio. E se la vita tarda a farlo, allora lo faccio io».

E poi senza pensare alle conseguenze e senza provare neanche una sola briciola di rimorso, gli inclino il braccio fino a quando non sento il suono delle sue ossa che si spezzano per merito mio e le sue urla di dolore.

Lo lascio andare e lui cade per terra reggendosi il braccio rotto. «Diventerò il tuo peggior incubo, Kraus. Così come tu sei diventato il suo», gli dico, «Ogni volta che ti avrò davanti, ogni volta che ti avvicinerai a lei anche solo per sbaglio, ti picchierò a sangue fino a quando di te non resterà nient'altro che un mucchietto d'ossa frantumate».

La mia non è una minaccia, è una vera e propria promessa che ho tutta l'intenzione di mantenere.

«Vale per chiunque presente qui oggi e anche per chi non è presente. Spargete la voce. Chiunque oserà torcere un solo capello a Mallory Nelson, se la vedrà con me», dico, guardando Hector e i suoi amici. Nessuno fiata, nessuno osa dire una parola.

Sputo per terra, proprio accanto a Sylas ridotto come una pezza vecchia e mi giro per andare via. Ho già sprecato fin troppo tempo con quest'essere.

Credo che dopo oggi abbia capito il concetto, che tutti loro l'abbiano capito e se non l'hanno fatto, allora peggio per loro. Non ho problemi a sporcarmi le mani e se proprio devo finire in carcere, lo farò per una buona causa.

☄️☄️☄️

Una volta tornato a casa, dopo aver fatto una doccia fredda, medico il labbro rotto e mi trattengo dal tornare da Sylas Kraus a fargli il culo per il semplice fatto di aver osato fare ciò alla mia faccia perfetta.

Mi consola il fatto che lui al momento sia messo molto peggio. Un labbro rotto è sempre meglio di un braccio rotto e la faccia tumefatta.

Non mi sorprenderebbe scoprire che oltre al braccio gli ho inclinato qualche costola. Non credo di aver usato così tanta violenza prima d'ora, ma Kraus se lo merita, cazzo. Se lo merita eccome.

Guardo l'orario e noto che sono quasi le quattro di pomeriggio, mi ricordo solo ora dell'appuntamento con Mallory per le lezioni di autodifesa. Oggi è il mio turno, ma decido di non andare.

"Non verrò oggi, ho altro da fare. Sei libera.
Chiedi a Phoenix, Wolf o qualcun altro di sostituirmi, oppure resta a casa a guardare un film e rilassati un po', non ti farebbe male."

Lascio il cellulare sul tavolino del soggiorno e mi stendo sul mio divano. Chiudo gli occhi e mi godo la quiete. Sono soddisfatto di com'è andata la mia giornata oggi. Dovrei usare più spesso Kraus come sacco da boxe se questo è il risultato.

Il cellulare mi avvisa dell'arrivo di una notifica, quindi lo prendo e apro Whatsapp. È un messaggio da parte di Mallory.

"Tanto non ci sarei venuta comunque.
Divertiti e attento a non prenderti la clamidia."

Non posso fare a meno di ridere come uno stupido guardando lo schermo del cellulare. Quella stronza non fa altro che augurarmi malattie veneree.

"Divertiti anche tu e attenta a non andare a sbattere di nuovo contro al mobile del bagno."

"Che bastardo!"

"Non fai altro che augurarmi malattie veneree, vogliamo parlare di chi è più bastardo tra i due?"

"Non ti ho augurato niente, impara a leggere, stupido idiota."

"Mi è sembrato che sottinteso volessi augurarmela la clamidia. E vacci piano con i complimenti, rossa"

"Non avevi qualcosa da fare?
Allora perché mi stai scrivendo?"

"Tu continui a rispondermi, però.
Senti già la mia mancanza?"

"Certo, non vedo l'ora che sia domani per vedere la tua faccia da pallone gonfiato."

"Sei passata al body shaming adesso?"

"Non fare lo stronzo, sai che parlavo del tuo ego."

Certo che lo so. Non ce la vedo Malefica ad insultare qualcuno per il solo gusto di farlo. A parte me, s'intende. Insultarmi è diventato un hobby per lei.

"L'unica cosa gonfia che ho al momento sono le palle, se proprio vuoi saperlo"

E il labbro, ma questo non c'è bisogno che lo sappia.

"Sei un porco"

"Hai iniziato tu a parlare di cose gonfie"

"Se smetti di scrivermi e presti attenzione a chi è con te, non avrai più questo problema"

"Mi stai dicendo di smetterla di scriverti e andare a scopare?"

"Ti sto dicendo di smetterla di scrivermi e basta."

"Come va la faccia?"

"È ancora al suo posto"

"Il livido ti fa male?"

"Ho provato dolori peggiori"

"Tipo le mestruazioni?"

"Dio, sei proprio..."

"Divertente? Bellissimo? Stupendo? Perfetto?"

"Un deficiente con mezzo neurone funzionante. Dì la verità, è colpa della tinta se sei diventato così?"

"Potrei farti la stessa domanda, Malefica"

"Ok, ho deciso che smetterò di risponderti"

"So essere insistente se voglio. Dovresti saperlo ormai"

"E io so bloccare una persona su Whatsapp"

"Ti lascio alle tue cose, qualcuno reclama la mia attenzione. Parlare con te è stato come sempre un dispiacere"

Non è vero, sono solo, ma non c'è bisogno che lei sappia nemmeno questo e poi è lei che ha dato per scontato che fossi in compagnia.

"Anche per me"

"Metti la pomata su quel livido, Malefica."

"Tu metti il preservativo, Hoffman"

Sorrido ancora una volta, poi blocco il cellulare e lo lascio. Chiudo gli occhi e poco dopo mi addormento dopo una nottata passata in bianco.

☄️☄️☄️

Vengo svegliato da dei colpi alla porta. Tre colpi secchi. Ci metto un po' a riconnettere il cervello e riprendermi dal sonno. Mi guardo intorno e noto che fuori è già buio, l'unica luce che illumina la stanza è quella fioca dei lampioni fuori, grazie alle finestre senza tende.

Altri tre colpi e decido di alzarmi dal divano. «Arrivo», dico a voce alta, ancora assonnato. Se è McChicken questa volta la lascio fuori, non me ne frega proprio un cazzo.

Quando apro, però, ad aspettarmi sulla soglia non c'è McChicken ma solo la mia Avie.

«Avie, che ci fai qui?» le chiedo, poi mi guardo intorno aspettandomi di trovare mio fratello insieme a Caiden, ma non c'è nessuno. È sola.

«È così che mi saluti adesso?» borbotta fingendosi offesa, strappandomi un sorriso doloroso dal momento in cui è ferito, ma ignoro il bruciore.

«Hai ragione, vieni qui», le dico, poi la stringo in un abbraccio. Lei ricambia come meglio può, visto che le dimensioni della sua pancia ormai sono diventate ingombranti. «Entra», le dico poi.

Non appena entra chiudo la porta e la raggiungo in soggiorno, dove si è già accomodata sul divano. «Cos'è quest'odore?»

«Il mio profumo, ovviamente».

«Sento odore di biscotti e Nutella».

«Che cazzo di olfatto, Avie», le dico stupito. Non ho fatto dei biscotti ma c'è andata vicino, il composto e l'odore sono quasi gli stessi. «Devo chiamare l'unità cinofila».

Lei assottiglia lo sguardo, «Mi stai dando del cane?»

«Nemmeno i pastori tedeschi hanno i senti più sviluppati dei tuoi».

«Sto per offendermi, Speedy».

«È un complimento», le dico. Ma lei non sembra pensarla allo stesso modo.

«Mi hai paragonata a dei cani».

«Cani intelligenti e bene addestrati», puntualizzo.

Lei però ignora ciò che le dico e annusa un'altra volta l'aria che la circonda. Mi viene da ridere. «Hai fatto i biscotti?» mi guarda con i suoi occhioni azzurri carichi di speranza in attesa di una risposta positiva.

«Una crostata alla Nutella ieri».

«Spero per te che tu me ne abbia lasciato da parte qualche fetta, altrimenti la nostra amicizia giunge al capolinea proprio adesso».

«Metà, per essere precisi», dico, «Sono o non sono il migliore amico del mondo? Insomma guardami, sono intelligente, sensibile, bellissimo, so fare i dolci e sono un ottimo consigliere. Cosa vuoi di più dalla vita?»

«Una fetta di crostata, grazie», risponde seria, facendomi ridere. «E in questo caso ti perdono per avermi dato del cane».

«Grazie per la gentilezza, Avie. Mi scaldi il cuore come sempre», dico, «Aspetta, vado a prenderla».

«Hai il mio cuore, Speedy», dice non appena mi alzo dal divano. Che ruffiana.

«Più che il tuo cuore ho la tua fame».

Torno da lei con la crostata che le ho lasciato da parte e che le avrei portato stamattina se non fossi stato impegnato con Kraus. Quando mi siedo accanto a lei e prende la fetta di crostata, sembra felice come una bambina.

«Dio mio», farfuglia con la bocca piena di crostata. Aspetto con trepidante attesa i suoi numerosi complimenti, «Come ti sei rotto il labbro?»

«Ad alcune piace il sesso violento», dico facendo spallucce. «È un morso dato con molta forza ed ecco il risultato».

«Ero così concentrata sull'odore che non mi ero proprio accorta del tuo labbro», dice, lasciando la crostata per avvicinarsi a me. Mi prende la faccia tra le mani e mi ispeziona in cerca di altri piccoli tagli o lividi. «Ti fa male?»

«No, non fa male», dico, poggiando le mie mani sulle sue, le accarezzo per tranquillizzarla.

Le sposta e mi guarda, «Cos'è successo?» chiede con preoccupazione.

«Non vuoi saperlo davvero».

Non le piacerebbe saperlo, anche se conoscendola, sono sicuro che abbia intuito qualcosa. Non ci vuole molto a fare due più due.

«Ciò che non voglio è che tu mi menta».

«Allora lascia perdere e parliamo di qualcos'altro», le dico. Lei però non sembra tanto convinta. «Sto bene, questo è l'importante, no?»

«Ti prego, Speedy, non metterti nei guai».

«Io nei guai?» le chiedo con un sorrisetto. «Quando mai».

«Non scherzare, Aiden. Sono seria. Non voglio che ti succeda niente», dice, rimproverandomi.

«Non devi preoccuparti, Avie».

«Mi preoccuperò sempre per te, è inevitabile».

«Mi tratti come se fossi il tuo terzo figlio», le faccio notare. Lei fa una smorfia troppo buffa che la fa sembrare una ragazzina.

«A volte ti comporti come un bambino, non posso farne altrimenti».

«Hai lasciato la tua crostata per farmi i raggi alla faccia, devo essere proprio importante per te», mi pavoneggio. Lei sbuffa e guarda la fetta di crostata che ha facilmente dimenticato.

«Non ne hai idea», risponde sincera. Invece ne ho idea eccome, perché lei è altrettanto importante per me.

Per Mallory sono stato disposto a ferire un'altra persona anche se non è nella mia indole. Per Avalyne sarei disposto ad uccidere senza battere ciglio.

«Quanto manca al parto?» le chiedo, cambiando discorso.

«Ormai dipende da lei», dice, indicando con l'indice il pancione. «A breve supero il termine e se non si decide ad uscire probabilmente dovranno indurmi. Spero di no».

«Con Caiden non ce n'è stato bisogno?»
Non mi perdonerò mai di non esserci stato quando è venuto al mondo Caiden. Vivrò con questo rimorso per sempre. Ma una cosa è certa, ci sarò quando nascerà Adhara, così come ci sono stato quando sono nate Deva e Dyan. Non me lo perderei mai.

«No», risponde. Poi prende di nuovo la crostata e tira un morso. «Sai che Phoenix giovedì dovrà andare via per qualche giorno insieme a Wolf?»

«Dopodomani, sì. Me ne hanno parlato. Avevo proposto di andarci io al posto di Phoenix visto che il parto si sta avvicinando, ma non capisco un cazzo di tutte quelle cose, quindi quelle merde hanno deciso di scartarmi».

«Non hanno tutti i torti, loro non vedono l'ora di espandersi e aprire quest'altro locale», dice lei, «A te invece non potrebbe fregare di meno».

«Sono contento per loro e se posso aiutare contribuirò di certo», dico, ma lei mi interrompe con un sorrisetto.

«Ma... Non potrebbe fregartene di meno», conclude lei per me, facendomi ridere. In parte è vero, a me bastavano già solo l'Ares e il club. È un ambizione loro che io sostengo al cento per cento quella di espandersi.

«Gli hai detto che ti andava bene che andasse?» le chiedo, riferendomi a Phoenix. Perché da quanto ne so voleva posticipare l'incontro proprio per paura di perdersi il parto.

«Non voleva andarci, mi ci sono volute tre ore piene per convincerlo a non mandare lì Wolf da solo», dice, prendendo un'altra fetta di crostata con nonchalance.

«Solo tre? Facciamo dei passi avanti», le dico. Di solito ci vogliono giorni interi per convincerlo a fare qualcosa che non vorrebbe fare. «E poi perché da solo? Mi pare che anche Brose si fosse offerto di andare al posto suo».

«Sì, ma i genitori di Kenny hanno organizzato una cena a casa loro che cade proprio il giorno della partenza. Da quanto ne so sono appena rientrati dal loro viaggio in Kenya o Nuova Zelanda, non ho ben capito dove fosse e presto partiranno un'altra volta», mi spiega. Hai capito i genitori di McChicken... Quasi quasi mi infilo nella loro valigia. «Comunque dal momento in cui Kenny non li vede quasi mai perché sono sempre in viaggio, non potevano rifiutare».

Da quanto ne so Kenny non ha un rapporto stretto con i suoi genitori quindi se avesse potuto evitare questa cena, l'avrebbe senz'altro fatto.

«Altro che godersi la pensione, quei due stanno girando il mondo per non avere la loro figlia tra le palle».

«Speedy», mi rimprovera lei, trattenendo una risata. Poi tira un altro morso alla seconda fetta di crostata.

«È insopportabile, bisogna ammetterlo», le dico.
Non so davvero come faccia Doraemon a sopportare quella donna, è più insopportabile di una martellata sulle palle e ho detto tutto.

«Kenny è particolare, proprio come te», risponde però lei. Usare la parola particolare per descriverla è un eufemismo, ma come sempre, Avie è troppo gentile.

«Non siamo neanche lontanamente paragonabili».

«Vi amo entrambi e non andrò mai contro a nessuno dei due», risponde lei, cercando di essere imparziale.

«Hai una preferenza per me, non c'è niente di male se lo ammetti», la punzecchio.

«Io non dico niente».

«A volte il silenzio è comunque una risposta».

«Sei egocentrico come pochi», ribatte.

«Il tuo uomo mi ha trasmesso questo gene», faccio spallucce. È una caratteristica di famiglia.

«Spero che i miei figli ne facciano volentieri a meno».

«Non ne sarei così sicuro».

Continuiamo a parlare per un'ora buona e quando per lei arriva il momento di raggiungere Phoenix e Caiden a casa di Wolf, mi propongo di accompagnarla anche se è praticamente accanto alla mia, quindi non è lontana. Ma non mi va di farla andare da sola e poi voglio stare un po' con i miei nipoti, tutti e tre.

«Sei uguale a tuo fratello, anche lui mi ha lasciata qui e poi è andato da Wolf insieme a Caiden. Non voleva che facessi questo breve tratto di strada da sola», dice, alzando gli occhi al cielo. «Siete insopportabili», sbuffa poi.

«Siamo premurosi, il che è diverso», rispondo. Poi mi alzo dal divano e le porgo la mano per aiutarla a fare lo stesso. «Andiamo».

«Questi Hoffman», borbotta, però accetta la mia mano e si alza dal divano.

«Siamo i migliori».

«E i più rompiscatole».

Sorrido. «Ci ami per questo».

«Mi porto via la crostata che è rimasta», mi dice, ma non avevo dubbi su questo.

«Ah, perché, è rimasta?» la prendo in giro.

Lei mi schiaffeggia piano il braccio. «Non fare il maleducato, Speedy».

«Non sia mai», dico. «Andiamo, prima che mio fratello ti dia per dispersa e venga a cercarti con l'unità cinofila», aggiungo. Sarebbe capacissimo di farlo.

«Ti sei fissato con questa unità cinofila».

«Sarà perché voglio un cane».

Lei mi guarda con scetticismo. «A stento hai saputo prenderti cura dei pesci rossi», dice.

«Ehi, ho fatto un ottimo lavoro con loro», rispondo, offeso dalla sua insinuazione. Sono stato un buon padre per loro, anche se per poco tempo.

«Sì, certo», dice, «Andiamo».

Prima di uscire, però, incarta per bene la sua crostata.
Poi è pronta ad andare.

✍🏻 Spazio autrice ✍🏻

Eccoci qui, come vi ho già detto su Instagram questo capitolo non era tanto lungo (anche se quattromila parole non sono mica poche🫡)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso in anticipo se troverete qualche errore, ma come sempre non ho avuto il tempo per rileggere con la giusta attenzione❤️

Vi dico solo di prepararvi al prossimo capitolo🌚 nient'altro.

Come sempre vi ringrazio per la pazienza, il supporto e l'affetto. Davvero, grazie🫂

Vi aspetto su Instagram per parlare insieme dal capitolo e di ciò che vi aspettate da quelli che verranno👀 metterò i box domande come faccio sempre. E ovviamente leggo tutti i vostri commenti qui.

Vi abbraccio,
Noemi.

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