Capitolo XIV
Gli occhi di tutte le bambine luccicano di luce propria, ma quelli di Serena erano sempre stati vuoti e spenti, perfino quando sorrideva.
Serena, un giorno dei nei suoi otto anni, si era nascosta. Piccola piccola, si era rannicchiata con le ginocchia al petto in un angolo del bagno di casa sua. Tremava dalla paura. Le ginocchia vacillavano, le labbra dischiuse per il respiro profondo, che le vibrava nel petto e che le si bloccava in gola.
Guardava fisso dinanzi a sè, laddove la porta era chiusa a chiave. Oltre quella barriera difensiva c'era un terribile spettacolo al quale, lei, non voleva assistere. Di nuovo.
Ai suoi piedi, sulle mattonelle del pavimento, si trovava 'Alice nel paese delle meraviglie', il libro che stava leggendo in quel periodo e, che le aveva regalato la sua maestra. Quest'ultima vedeva del grande potenziale nella piccola Serena, e la supportata e la lodava per le sue capacità, quali le interpretazioni dei testi e la scrittura.
Serena, per la sua età, era incredibilmente brava a scrivere. La donna vedeva un florido futuro dinanzi a quella bambina, la quale, adesso, se ne stava con i palmi delle mani poggiati sulle orecchie, per poter tamponare le grida, che dalla cucina, si percepivano ovattate.
Quelle maledettisime grida.
Ad ogni parola urlata a squarcia gola, Serena sussultava. Oramai aveva paura di ogni persona che alzava la voce, perfino della maestra, quando richiamava qualche bambino per qualcosa che quest'ultimo non aveva fatto o, che, al contrario, aveva fatto.
Serena avrebbe voluto alzarsi da quel pavimento gelido, per andare a vedere quello cosa stava accadendo al di fuori del bagno. Avrebbe voluto reagire. Avrebbe voluto fare qualcosa per mettere fine a quella terribile scena, alla quale le pareti della cucina stavano assistendo, eppure non ci riusciva.
Era incatenata a quelle piastrelle fredde del bagno e, ogni volta, che poggiava una mano sulla parete per potersi alzare si tirava indietro perchè sentiva un grido.
Si considerava inutile e codarda. Ma lei, una bambina di soli otto anni, come avrebbe potuto far qualcosa? Pianse. Scoppiò in lacrime singhiozzando.
Ad un certo punto, quando non ebbe nemmeno più le forze per piangere, si calmò e respirò profondamente. Tutto d'un tratto le grida, le urla e tutti quei rumori forti che sentiva fino ad un secondo prima cessarono.
Gli occhi umidi di Serena sembrarono riacquisire una debole luce. Si alzò dal pavimento sorrgendosi con le mani alle pattonelle dietro di sè.
Dopo essere inciampata sul suo libro, raccolse quest'ultimo e se lo mise sotto il braccio.
Con 'Alice nel paese delle meraviglie', a passo lento e guardingo, si avvicinò alla porta del bagno.
Quel poco più di un metro e mezzo, che la separava dalla barriera, lì percorse con fiato sospeso. Si aspettava, improvvisamente di ritornare a sentire quelle terribili urla ma ciò non accadde. Le dita della sua mano erano ad un centimetro dalla chiave nella toppa della serratura, che dopo un attimo di esitazione, girò verso sinistra per aprire la porta.
Poggiò poi la mano sulla maniglia, la spinse verso il basso e... quella barriera tra lei e l'inferno, che avrebbe trovato da lì a pochi istanti, non esistette più. Mentre usciva dal bagno, mantenne il suo libro con le piccola dita sudate, come se fosse l'unica cosa alla quale potesse aggraparsi.
Percorse il breve corridoio buio che portava alla cucina con il sangue le pompava fin troppo nelle tempie.
Quello che le si presentò poco dopo dinanzi agli occhi fu uno spettacolo raccapricciante.
La prima cosa che vide fu del sangue, che come veleno intossicava in eterno la sua famiglia.
Poi, vide suo padre, la sua pelle mulatta macchiata di rosso.
Era disteso sul pavimento, tra il piccolo cucinotto e il tavolo. Si trovava in una pozza di sangue privo di vita. Davanti all'uomo, in piedi con un coltello ancora stretto tra le dita della mano destra, c'era la madre di Serena.
La donna aveva sfoderato un coltello da cucina, di quelli per sfilettarre il pesce, dopodiché aveva affondato la lama fredda tra la clavicola e la giugulare del marito.
Maria, la donna, tremava e piangeva. E ancora, piangeva e tremava mentre scrutava Vincenzo, il pover'uomo morto ammazzato proprio da lei medesima. Fece cascare il coltello sul pavimento. Il rumore rimbombò nella cucina in totale disordine.
Il pavimento era pieno di cocci di piatti e bicchieri. Maria alzò lo sguardo e fece un passo indietro non appena vide sua figlia sulla soglia della cucina.
Cosa avrebbe pensato adesso, Serena? Cosa avrebbe pensato della madre, la quale era appena divenuta un'assassina, una sporca assassina. Lei non era così. Maria non era così. No. Non poteva essere vero quello che era appena accaduto.
"Serena... no... non... adesso sistemiamo tutto" balbettò la donna.
La madre si avvicinò alla figlia, la quale fece due passi indietro, spaventata da colei che aveva ammazzato suo padre.
"Guarda... guarda... tutto si risolve" Maria si abbassò sulle ginocchia di fianco al corpo di Vincenzo.
Alzò le mani. Indugiava sull'afferrare se le braccia o i piedi dell'uomo. Cosa stava facendo?
Intanto Serena, ammutolita e paralizzata scrutava la scena con gli occhi sgranati. Tutto quello era solo un brutto incubo. A breve si sarebbe svegliata e sarebbe tornato tutto come prima, la realtà di nuovo attorno a lei.
Maria afferrò il cadavere da sotto alle ascelle sporcandosi di sangue le mani, le braccia e la maglietta bianca che le fasciava il petto e il busto. Subito dopo lasciò andare il cadavere perché pesava troppo.
Il colpo della testa sul pavimento fece gelare ancor di più il sangue nelle vene di Serena.
"Fidati di me, piccola mia, eh" la donna sorrideva flebile.
Era totalmente uscita fuori di senno. Era pazza.
Maria si alzò in piedi, si allontanò di poco dal cadavere per poter aprire un mobile dal quale afferrò una bottiglia di plastica tutta ammaccata. Versò, con grande foga il liquido puzzolente sul morto.
Lo versò su quel corpo che fino a pochi minuti prima possedeva un cuore che batteva nel petto, dopodiché lo sparse anche attorno al tavolo.
Si allontanò poi dalla cucina per raggiungere il corridoio.
Quando passò di fianco a Serena, quest'ultima si scostò in uno scatto fulmineo dalla madre. Maria rovesciò il rimanete del liquido lungo il piccolo corridoio e nel resto della casa. Poi ancora, sulle lenzuola, sulle coperte, sui mobili, sulle fotografie incorniciate poggiate sul comò della stanza da letto.
Le fotografie che raffiguravano Serena nata da poco, Maria e Vincenzo, insieme a tutta la casa sarebbero presto andate a fuoco.
La donna a grandi falcata ritornò in cucina, senza guardare nemmeno la figlia, aprì il secondo cassetto del mobile sotto al lavabo. Afferrò uno scatolo di fiammiferi, prese uno di questo e lo accese dianzi agli occhi terrorizzati di Serena, la quale non riusciva nemmeno a muovere un muscolo.
E poi quella casa iniziò per davvero ad avere le esembianze dell'inferno. La donna fece cascare il fiammifero dinanzi ai suoi occhi incantati dal suo stesso gesto.
Immediatamente le fiamme accerchiarono il cadavere e poi, man mano, l'ambiente intorno a sè. Maria si affrettò ad afferrare la mano di Serena, la quale fece resistenza. Fissava ancora suo padre dal respiro mancato.
"Muoviti!" gridò la madre.
La trascinò così violentemente verso la porta di casa che Serena inciampò facendo cadere sul pavimento bagnato di benzina, 'Alice nel paese delle meraviglie'.
"Mamma! Mamma! Il libro!" urlò la bambina.
Sua madre non le prestò attenzione e dopo pochi istanti fuggì, insieme alla figlia, fuori dall'appartamento.
Un'appartamento nel quale le fiamme stavano riducendo in cenere tutto, il cadavere di un uomo e 'Alice nel paese delle meraviglie'.
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