Capitolo VII
Il giorno dopo Serena si svegliò con la stessa ed identica sensazione delle precedenti settimane. No, il sole alle finestre non la rendeva gioiosa. Cosa avrebbe dovuto dire a don Antonio il giorno seguente, quando le avrebbe chiesto nuovamente cosa le faceva provare il fatto di non sentire niente guardando una così grande ricchezza di felicità, quale è il sole?
Beh… molto probabilmente sarebbe stata in silenzio, di nuovo.
Anche quella volta non avrebbe fatto i compiti per casa.
Quella mattina le venne voglia di leggere, allora si sedette sul letto e poggiò sulle gambe un libro che si era portata da casa, 'Il Simposio' di Platone.
Quel libro già lo aveva letto due volte e le era piaciuto molto.
Ma, il volerlo rileggere per una terza volta non dipendeva da questo, ma dal fatto che non disponeva di molti libri, né lì al Santa Maria e nemmeno a casa sua.
Purtroppo i libri costavano, non molto, ma nemmeno due spiccioli. Se ogni tanto riusciva a guadagnare qualcosa con piccoli lavoretti, come ripetizioni ai bambini delle elementari, la maggior parte del guadagno lo dava a sua madre, la quale il mestiere di cameriera non le permetteva di sfamare più di tanto lei e le due sue figlie.
Serena aveva iniziato a leggere da cinque minuti, mentre Anita, invece, era uscita dalla stanza per andare chissà dove, quando dei fastidiosi rumori di trapani iniziarono a disturbarla.
Serena inspirò ed espirò profondamente.
Quel maledettissimo rumore le faceva perdere la pazienza, della quale, in verità, non ne disponeva in grandi quantità già di sua natura.
Faceva pressione con il pollice e l'indice sul bordo della pagina che stava leggendo, finché non la stracciò.
Quel fastidiosissimo rumore, che ancora persisteva al di fuori della finestra, la rendeva ancora più suscettibile di quanto non lo fosse già.
Chiuse il libro con poca delicatezza e si alzò di scatto dal letto.
Uscì dalla stanza come una furia ed iniziò a camminare per il corridoio delle camere, lo percorse tutto finché non si ritrovò a scegliere se svoltare a destra o a sinistra.
Se fosse svoltata a destra sarebbe arrivata alla sala magna, dove in quel momento si stava tenendo la terapia di gruppo.
Quel pomeriggio avrebbe dovuto parteciparvi, ma al solo pensiero riuscì ad annoiarsi in un battibaleno.
Se invece avesse svoltato a sinistra sarebbe arrivata… non lo sapeva!
Era al Santa Maria da circa una settimana e ancora non sapeva cosa avrebbe trovato, se dopo aver percorso il corridoio delle camerate femminili, avesse svoltato a sinistra.
Forse, si sarebbe imbattuta nelle camerate maschili o in qualche altra grandissima e noiosissima sala magna?
Solo controllando avrebbe avuto una risposta.
Allora svoltò a sinistra.
Serena aveva ragione! In quel lungo corridoio si trovavano le camere maschili.
Ne ebbe conferma, quando da una stanza uscì un ragazzo e quando da un'altra ne uscì un altro.
Serena, con grandissima non chalance, passò davanti a tante porte chiuse, finché non si ritrovò dinanzi ad una aperta.
Serena allungò di poco il collo per vedere se ci fosse qualcuno, ma non vedeva nessuno e non sentiva nessuno.
Alzò spallucce e decise di entrare in quella stanza.
Non lo avesse mai fatto! Che stranezza che era quella camera.
La prima cosa che le fece storcere il naso furono due lunghi lenzuoli (forse quattro cuciti a due a due) appesi al lampadario sino quasi a sfiorare il pavimento.
“Ma che è qua?” si chiese tra sé e sé, Serena.
Spostò le due lenzuola ed entrò in quella che era l'altra metà della stanza.
Lì, lì sul letto dinanzi a sé, c’era un ragazzo che nella penombra (la finestra si trovava dall'altra parte della stanza) dormiva.
Aveva il cappuccio della felpa alzato sul capo e riposava in posizione supina. Era circondato da vestiti, alcuni stropicciati sul letto e altri sul pavimento ancora più stropicciati di quelli, che erano adagiati sul materasso, sul quale era poggiato anche un tablet e delle cuffie nere.
Serena sbatté più volte le palpebre, per poi chiudere quelle sottospecie di tendine fai da te. Ritornata dall’altra parte della stanza, sembrò trovarsi nel mondo opposto a quello che aveva visto pochi istanti prima.
La luce proveniente dalla finestra, che si trovava sulla stessa parete, dove era addossata una scrivania, illuminava le varie cose disposte in ordine su di essa.
Serena si avvicinò al tavolo a passo leggerissimo, per non svegliare il ragazzo dormiente a un paio di metri da lei.
E che ordine!
Tutte le matite colorate erano nel lato di sinistra della scrivania, tutte appuntite e disposte dal colore più chiaro, bianco, giallo e tutte le sue sfumature fino ad arrivare ai colori più scuri, quali il viola, con le sue varianti, marrone e tutte le sue sfumature ed infine il grigio scuro e il nero.
Sotto le matite c'erano tre gomme, disposte una dietro l'altra alla stessa ed identica altezza.
Nel lato destro della scrivania, invece, vi erano diversi libri. I primi, quelli più a sinistra avevano il dorso di colore bianco, poi altri due erano azzurri, un altro blu, quello dopo viola e gli ultimi due neri.
Al centro del tavolo si trovavano tre quaderni, il primo bianco, il secondo azzurro e il terzo grigio.
Serena si voltò verso le tendine e le sembrò che il ragazzo nella stanza stesse ancora dormendo, poi si voltò verso la porta ma nemmeno lì c'era nessun movimento sospettoso.
Allora, prese uno dei tre quaderni, quello con la copertina bianca e, sperando, che improvvisamente il proprietario di esso non uscisse dal suo letto, lo iniziò a sfogliare distrattamente.
Si fermo, poi, alla prima pagina.
La calligrafia era… perfettamente ordinata, proprio come quella scrivania sulla quale era poggiato quel quaderno, che ora teneva stretto tra le mani.
La leggera inclinatura delle lettere era verso destra e le ‘a’ avevano una codina… perfetta.
“Le sue labbra si curvano in un sorriso” iniziò a leggere con flebile voce.
“Mentre i suoi occhi desiderano piangere
le lacrime solcano il suo viso
ma i suoi occhi vispi...”.
“Chi sei?” una voce maschile bloccò la sua lettura.
Maledizione! Pensò Serena.
“La donna delle pulizie” scimmiottò lei, ma la voce risultò avere una cadenza ridicola.
“Chi-sei?” chiese lui scandendo le sillabe.
Spazio noce suprema
Eccomi qui ritornata con un nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto❤
Come stanno andando le vacanze estive?
La nostra Serena sembra essersi ambientata tanto bene al Santa Maria da andare a sbirciare le camere maschili😏
Di chi sarà la camera in cui si è intrufolata per sbaglio? Di chi è la poesia sul quaderno?
Nel prossimo capitolo...💣
A presto❤
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