[Capitolo 1]: Spera Di Rivedermi.
Perché stavo correndo? Mi ero fatta beccare come una cretina e quindi, per non morire, dovevo andarmene.
Quelle guardie maledette mi avevano mandato contro due Scizor, con le chele che già sanguinavano e se mi avessero raggiunta mi avrebbero fatta a pezzettini.
Che poi non era neanche colpa mia se mi avevano scoperto, ma di quel incompetente del mio collega, nella polizia internazionale da poco meno di due settimane. Uno di questi soggetti lo devi mandare a fare un lavoro molto simile a quello di Bellocchio, sai: non fare niente dalla mattina alla sera, ingaggiare altre persone per fare quel lavoro e aspirare a qualcosa che ti può venire rubato tranquillamente da un bambino di 12 anni. Sì, era il ruolo adatto a quel incompetente.
Dovevo sbrigarmi a tirare fuori dalla ball Lucario, altrimenti non avrei avuto modo di difendermi... Se fosse stato in difficoltà Froslass avrebbe raffreddato la situazione.
Arrivai alla fine di un vicolo cieco senza neanche capire il come e mi girai di scatto vedendo quei due pokémon avvicinarsi, lentamente, solo per mettermi sotto pressione. Li ringraziai mentalmente per la loro velocità d'azione per poi mandare in campo il pokémon lotta ordinandogli di usare palmo forza e forza sfera.
Quello riuscì a rallentarli di qualche secondo così mandai in campo il pokémon suolnevoso che colpi entrambi i pokémon con un Geloraggio a tutta potenza.
"Ti riteniamo responsabile della morte del tuo collega." aveva sentenziato uno dei miei superiori senza darmi alcuna possibilità di ribattere.
"Anche se in un certo senso non avrebbe potuto fare niente per salvarlo. Quando sei in pericolo salvi prima te stesso e poi gli altri. Johnson a breve avrebbe fatto la stessa fine." cercò di giustificarmi qualcuno, probabilmente quello che mi aveva aiutata ad entrare in questo casino.
"Ne sono consapevole, qualche anno fa mi sono ritrovato in una situazione del genere e come tutti potete notare sono ancora qui. Puoi andare." finì uno di loro per poi congedarmi.
Avevo ancora un paio di ore di lavoro così decisi di sfruttarle alla scrivania trascrivendo tutto quello che avevo registrato su una cartella per poi stamparla.
Avevo scoperto poco, ma era importante: qui dentro c'è una talpa e si deve scovare al più presto.
Quando ebbi finito di trascrivere tutto andai a bussare alla porta del ufficio del sergente Miller.
"Avanti, ah, Johnson."
"Scusi il disturbo, ma dovevo consegnarle quello che sono riuscita a scoprire pedinando quegli uomini."
"Complimenti, non mi sarei aspettato che dopo quello che è successo mi avresti portato anche un rapporto."
"Avevo dato la registrazione alla mia Gardevoir che l'ha portata qui mentre scappavo." dissi mentre lui leggeva.
"Questa informazione non deve uscire da questa stanza."
"Certo." uscii dalla stanza soddisfatta per il mio operato.
Prima di salire in macchina sentii squillare il cellulare dalla borsa: Silver.
"Ti prego rispondi- Rachel! Come è andata?" era preoccupato...
"Mi dispiace, ma Rachel non ce l'ha fatta..." risposi modificando leggermente il tono di voce.
"Stronza, non è divertente." mi rispose quello arrabbiato.
"Scusa, comunque sono riuscita a scoprire qualcosa di interessante, te ne parlo quando siamo da soli io e te... Qualcuno potrebbe sentirmi. Cosa hai fatto oggi?"
"Sono stato in aereo Johto e Unima sono lontane."
"Sei a casa?! Non vedo l'ora di abbracciarti e magari..."
"Magari niente, ho mal di testa."
"Te lo faccio passare io." risposi con una nota di malizia.
"Mi hai creduto? Ci stiamo comportando come Gold e Blue... Dovremmo smetterla."
"Già, sono quasi arrivata, ci vediamo tra un po'."
Salii in fretta le scale fino al secondo piano del palazzo dove vivo: il portiere poco prima aveva cercato di dirmi che un ragazzo dai capelli rossi mi stava aspettando davanti alla porta... Cercato perché ero corsa via ringraziandolo.
Quando lo vidi gli saltai addosso, di solito mi compongo, ma questa volta era diverso, due mesi non sono due giorni.
Lui rimase quasi impassibile ma con un caldo sorriso sulle labbra. E io ero soddisfatta di quel sorriso perché so che lo rivolge solo a me.
Quando mi staccai aprii velocemente la porta e lo trascinai dentro senza che lui potesse fare resistenza, tanto non avrebbe fatto nulla di ciò.
Finimmo uno sopra l'altra facendo quello che facevamo ogni volta che ci vedevamo: l'amore.
Io alcune volte lo chiamavo semplicemente sesso ma poi, quando ci rivedevamo capivo che era di più.
Poi eravamo rimasti là, attaccati come le cozze sugli scogli. In quel momento era impensabile chiedergli di nuovo del matrimonio. Impensabile e causa di litigio.
"No, Rachel. Non è ancora il momento." mi aveva risposto poco dopo aver introdotto l'argomento.
Stavo con la testa sulle sue gambe mentre lui mi accarezzava i capelli.
"Stiamo insieme da sei anni, Sil." risposi alzandomi e mettendomi seduta decentemente.
"Lo so, ma io non mi sento pronto. E poi con la distanza come facciamo?"
"La distanza non è una scusa: posso chiedere un trasferimento."
"Rachel, smettila. Quando mi sentirò pronto te lo chiederò io; perché così deve essere." aveva concluso con tono solenne.
"H-hai ragione..." risposi arresa.
Tornai al presente incrociando i suoi occhi argentei... Così belli. Mi strinse a se ancora più forte.
"Rimango per qualche giorno." farfugliò tra i miei capelli.
"Va bene, ma quando non sono a casa non distruggere niente."
"Non ti preoccupare." mi rispose per poi cominciare a russare.
La mattina dopo vederlo a petto nudo per casa mi stava facendo venir voglia di chiamare e di dire che avevo avuto un imprevisto, ma oggi avremmo dovuto arrestare quel uomo e i suoi sottoposti... Se tutto fosse andato bene.
"Io vado!" gridai vicino alla porta per poi ricevere un "a dopo" come risposta.
"Spera di rivedermi..."
Nuova storia! Spero che vi piaccia. Molto probabilmente cambierò la copertina o la modificherò.
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