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Capter 18

Era ormai inizio dicembre, faceva abbastanza fresco. Ma comunque non abbastanza da essere tutti completamente imbacuccati.
«Dai, almeno dimmi il tuo vero nome!» esclamò Calipso mentre passeggiava. Festus scosse la testa, divertito.

«Andrew?» ipotizzò lei. Lui scosse la testa nuovamente.
«Matt? Phil? Jack? Alex? Harry? Will? James?».
«Non ci sei andata neanche lontanamente vicina» ridacchiò mentre la sciarpa gli modificava la voce.
Calipso lo guardò male «Senti: alle 18 comincia il mio turno al bar e sono determinata a passare le prossime due ore a sparare nomi per indovinare il tuo».
«Ho tutto il giorno libero» rispose Festus.

«Leonard? John? Robert? Chris? Thomas?» chiese.
Il ragazzo scoppiò a ridere «Non sono Leonardo di Caprio, Johnny Depp, Robert Downey Jr, Chris Hemswort o Tom Holland se te lo stai chiedendo».
Lei mise il broncio «Ti chiami Dylan?».
«Non sono ne Dylan O'Brien ne Dylan Spraybarry» la deluse lui.
Lei sbuffò «Uffa!».

Lui sorrise da sotto la maschera «Se ti può aiutare ho tanti nomi. L'iniziale di uno di tutti questi nomi é S».
Leo pensò a "Superfigaccione".
Calipso gli chiese: «Sei Samuel Lee Jackson?».
«Non sono un po' giovane per essere Nick Fury?» le domandò.

«Hai detto di essere stato una spia» gli fece notare.
Quando la guardò, lei ipotizzò che avesse il sopracciglio alzato «Per quanto possa essere un ottimo attore, io sono stato veramente una spia. Lui era il capo dello Shield in dei film, non nella realtà».
Lei fece una smorfia «Dammi un indizio!».
«Cal, lascia perdere. Fidati di me».
Lei si arrese e annuì. «Quindi conosci tutti gli attori Marvel» ridacchiò. Festus annuì «Adoro quei film. E adoro la frase “A sinistra”. É la mia citazione preferita, non fare domande perché non lo so».
Calipso scoppiò a ridere.

Annabeth sorrise quando vide i due ragazzi sedersi davanti a lei. «Sapevo che sareste venuti prima o poi».
«Dimmi dov'è mia madre» disse duro Percy. Lei sbuffò «Dritto al punto, eh? Neanche un "Come stai Annabeth? Come sta andando la prigione? Cosa? Ti stai distruggendo dall'interno per quello che hai fatto? Sei veramente così pentita? Mi dispiace Annabeth!"».
«Dicci dov'è Sally Jackson e falla finita» sbottò Grover.

Nel suo sguardo c'era dolore: lui e Annabeth ne avevano passate tante insieme...
Lei alzò gli occhi al cielo «Perché dovrei saperlo?».
«Eri il capo del Camp Half-Blood: Ade e Ares ti avranno parlato almeno una volta. Questo rapimento é stato programmato già molto tempo fa. So che sai dov'è e so che collaborerai» rispose il ragazzo dagli occhi verdi.

Si fissarono negli occhi l'un l'altra per qualche minuto. Grover li guardava e sapeva perfettamente cosa stava succedendo: aveva addestrato Percy e sapeva meglio di Percy stesso che lui era innamorato di Annabeth. Sin dal primo secondo in cui l'aveva vista si era perso nei suoi occhi e non aveva fatto altro che parlare di lei per il resto della giornata. E lo stesso Annabeth: lei era innamorata pazza di lui eppure Grover aveva sempre notato come esitasse a parlare di una possibile relazione.

«Si progetta questo rapimento da quando io sono dovuta uscire allo scoperto, quando lottai contro Will nel bagno del college. Non abbiamo fatto a tempo a fare niente: avete vinto troppo in fretta. Poi hai smesso di dare fastidio a tutti facendo missioni che non li riguardavano e il piano è stato sospeso. Ma appena si é sentito dire che la missione sarebbe stata affidata a un gruppo di agenti tra cui te... Be' Ares e Ade sono entrati in azione. Vi aiuterò, ma a una condizione: voglio uscire da qui e venire con voi in questa missione. Voglio essere libera, fare un ultima missione per poi lasciare in pace tutti».

Grover sospirò «Non se ne parla».
«Va bene» disse Percy senza riflettere. «La tua pedina penale sarà pulita così sarai a tutti gli effetti una cittadina americana libera da tutto. Verrai in questa missione con noi, poi sparirai. Andata?».
«NO!» esclamò Grover.
«Andata» Annabeth sorrise.

Grover guardò Percy con uno sguardo di fuoco quando se ne andarono. Il ragazzo firmò alcune scartoffie, pagò la cauzione di Annabeth firmando un assegno da ottocentomila dollari (quasi tutto il suo stipendio annuale) e raggiunse il suo mentore fuori dal carcere.
«MA TI É ANDATO DI VOLTA IL CERVELLO?» urlò facendo girare alcuni passanti e alcune guardie.

«Grover, presto attaccheremo. Abbiamo abbastanza informazioni per farlo. Poco prima che me ne andassi, Jason, Will e Frank stavano scrivendo al Campo, alla CIA e al CSIS per avere altre armi. Pochi giorni e abbiamo chiuso. Io non ho detto niente a nessuno e non voglio che facciano del male a mia madre perché io possa prendere parte a quest'ultimo atto. Potrebbero torturarla e impedire alla squadra di fare un qualunque movimento. Se devo fidarmi di Annabeth lo farò, anche perché Ares vuole usare l'Arma sul mondo e creare una specie di regime comunista o cose così. Questo non é un segreto, c'eri anche tu quando ha mandato quel messaggio alla CIA dicendo che sarebbe stata la prima a essere attaccata. Sono disposto a portarmi dietro anche Giove se serve: a me basta salvare mia madre e non rendere tutti i nostri sforzi vani. Lavoriamo in quell'hotel da settembre. Grover é inizio dicembre ormai: i turni sono assurdi, siamo stanchi morti. Il giovedì é l'unico giorno della settimana in cui siamo più liberi. Ma comunque tra mezz'ora dovrò andare alla reception e lavorare ancora. Non so quello che faccio hai ragione. Ma da quando so quello che faccio?» abbozzò un sorriso.

Grover sospirò rassegnato e borbottò: «Va bene, Jackson. Ti seguirò in questa follia. Non che io abbia scelta...».

Nico fece un sorrisetto furbo quando rispose alla chiamata «Scendi in cortile».
«Ma sto buttata sul letto tanto comoda!» esclamò Hazel.
«Sei il capo di un'agenzia di spionaggio, disposta a morire per i tuoi dipendenti, ma troppo pigra per farti due piani di ascensore e un mucchio di scalini?» domandò incredulo.
Sentì Hazel sbuffare «Sto scendendo».
«Brava la mia sorellina». Lei gli attaccò in faccia facendolo sghignazzare.

Quando la vide sui gradini sorrise leggermente: sapeva da poco che erano fratelli eppure il suo amore per lei era aumentato già a dismisura. Lui avrebbe fatto qualunque cosa per Hazel a priori, ma adesso era entrato nei panni del fratello maggiore amorevole e rompipalle. Pensava che non avrebbe mai superato il trauma. Eppure si sentiva tranquillo: aveva Will al suo fianco anche se era un po' distante negli ultimi giorni, aveva Jason che era come un fratello per lui, e aveva Hazel che era letteralmente sua sorella. La sua vita non era cambiata minimamente: sapeva da sempre che suo padre l'aveva abbandonato, il fatto che fosse Ade non cambiava le cose; aveva sempre avuto un bel rapporto con Hazel e il fatto che fosse sua sorella non l'avrebbe cambiato.

«Spero che sia importante, Di Angelo» sbottò la ragazza. Lui le porse uno scatolino e lei lo aprì titubante mostrando un anello con un teschio praticamente identico a quello di Nico. Lui si sfilò il suo e mostrò l'incisione dietro: Vale più un amico che cento parenti.
Glielo regalò Jason. Allora non aveva una famiglia...

Lei girò il suo nuovo anello: L’unione delle anime è più grande di ogni parentela.

Lei lo abbracciò con forza.

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