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Capitolo 1

Tre mesi dopo...

Iris

L'impianto stereo del taxi su cui sto viaggiando suona le note di Here without you dei 3 Doors Down e, dopo il sogno di stanotte, credo che una canzone del genere non aiuti il mio già provato umore.

Ho sognato me e Logan, una vita felice. Ci tenevamo per mano e correvamo insieme in un prato. Alla fine ci buttavamo per terra, persi tra le risate. Ho visto chiaramente i nostri volti ed erano sereni, pieni di gioia. Non c'era spazio per l'angoscia, non c'era spazio per il dolore.

I'm here without you baby

But you're still on my lonely mind

I think about you baby

And I dream about you all the time

Ripenso a noi, a quanto amore mi ha dato, probabilmente senza accorgersene.

I'm here without you baby

But you're still with me in my dreams

And tonight it's only you and me

Ripenso al nostro primo bacio, alla nostra prima volta. A quando, coi gesti e con gli sguardi mi ha urlato "Ti amo".

Una lacrima cola sul mio viso e io me l'asciugo all'istante.

«Può cambiare stazione, per favore?» chiedo al tassista che mi lancia un'occhiataccia dallo specchietto retrovisore e, senza dire una parola, fa quanto gli ho chiesto.

Mamma, che simpatia!

Stamattina la metro era guasta e ho dovuto prendere il taxi per recarmi al lavoro.

Adesso sono commessa in una ferramenta. Lavorare da Drake non è il massimo, ma la paga è buona e il mio collega Ted un ragazzo dolcissimo.

Cerca sempre di mettermi a mio agio o di strapparmi un sorriso.

Dopo il casino successo con Logan, ho ricevuto la sua lettera di licenziamento e subito dopo un messaggio in cui mi diceva che avrei potuto lavorare come segretaria presso uno studio legale di sua conoscenza, avrei solo dovuto presentarmi lì il giorno del colloquio; in pratica una formalità.

Ovviamente non ho accettato perché non voglio nulla da lui, non più ormai.

Ho provato a cercarlo, dopo quella notte, ho provato a parlargli, a farlo ragionare, ma non c'è stato verso.

Non mi ha mai voluto ricevere e non ha mai risposto a un mio messaggio.

Mi sono sentita ferita, delusa, umiliata.

Così dopo molte insistenze, ho gettato la spugna e ho lasciato andare per sempre Logan Dark.

Mi sento spesso con John, siamo rimasti in ottimi rapporti (considerato anche che va ancora appresso a Lin, nonostante quella stupida della mia amica non si decida a lasciarsi andare). Lui pensa che Logan abbia solo bisogno di più tempo, ma sono passati tre mesi ormai.

Ho saputo proprio da John che è più di un mese che è via. Non ha detto a nessuno dove è andato né quando tornerà. Si è preso una sorta di pausa dal lavoro.

Mi chiedo dove sia e cosa stia facendo adesso. Mi chiedo con chi sia, se ha conosciuto nuove persone. Se è stato con un'altra donna, dopo di me.

Sbuffo nervosamente e il tassista mi lancia una nuova occhiataccia, ma per fortuna la mia destinazione è giunta.

«Può fermarmi qui, grazie» biascico gesticolando e lui accosta.

Pago la corsa e scendo dal taxi, avanzando a passo svelto fino al negozio.

Spingo la porta con una spallata ed entro, ritrovandomi il faccione sorridente di Ted ad aspettarmi.

«Buongiorno, splendore!» esclama vedendomi.

«Ciao, Ted. Come va?» chiedo posizionandomi dietro al bancone.

Sono già in divisa, visto che preferisco cambiarmi a casa e rubarmi qualche minuto in più di sonno.

«Adesso che ti ho visto alla grande!» ironizza dandomi un buffetto sul sedere.

«Scemo!» lo rimprovero bonariamente tirandogli addosso una pezza che usiamo per spolverare il bancone.

«Diventi ancora più carina quando ti arrabbi, sai?» fa avvicinandosi a me e parandomisi di fronte.

Gli sorrido imbarazzata e abbasso lo sguardo.

«Grazie» biascico e poi sento la voce del mio capo tuonare.

«Rhoden, nel mio ufficio!»

Arriva dal piano di sopra. Non sembra di ottimo umore stamattina.

Sbuffo passando la pezza a Ted e mi avvio al piano superiore, salendo su per le scale a chiocciola.

Lo trovo nel suo ufficio mentre sgranocchia patatine.

Drake Houston è un uomo sulla sessantina, alto e grasso, coi capelli grigi e l'aria sempre imbronciata.

Mi chiedo se abbia mai sorriso nella sua vita, dato che, in pratica, da quando lavoro qui non l'ho mai visto felice.

«Eccomi, capo» dico attirando la sua attenzione.

Lui posa il pacco di patatine e mi fa cenno di sedermi. Ubbidisco e, immediatamente, prende qualcosa da sotto al tavolo, lanciandolo su di esso in un secondo.

Prendo la busta trasparente e chiedo:

«Cos'è?»

«La tua nuova divisa!» sbotta riprendendo in mano le patatine.

«La mia nuova divisa? Perché? Quella che ho adesso non va bene?» chiedo guardando la mia maglietta larga verde militare con la scritta Drake in petto e i jeans neri.

«Il tuo bel corpicino può fruttarmi molti più clienti di quelli che ho» dice ridendo e io prendo il contenuto della busta.

All'interno ci trovo dei pantaloncini neri striminziti e un top corto a mezze maniche. Sembra la divisa per un sexy carwash!

«Vuole che metta questa roba?» sbraito un po' troppo, tanto che lui si alza per mettere le distanze e ricordarmi chi è il capo.

«Se vuoi tenere il tuo lavoro sì. Altrimenti, quella è la porta!» dice con sgarbo, indicandomela.

Ingioio il rospo perché non posso permettermi di perdere un altro lavoro per colpa del mio stupido orgoglio.

«D'accordo» sibilo, mite come un agnellino. «Posso andare adesso?» chiedo.

«Puoi andare. La divisa puoi metterla da domani. Buon lavoro.»

Me ne vado senza rispondere, dentro ho un fuoco che vorrebbe scoppiare.

Sono furiosa, ma non posso farci niente! Devo soccombere e indossare questo ridicolo completo.

Scendo dalle scale e mi ritrovo davanti Ted che mi guarda con aria interrogativa.

«Vuole che indossi questa divisa da battona! "Il tuo bel corpicino può fruttarmi molti più clienti di quelli che ho"» ripeto, imitando la voce grossa del mio capo.

«Cazzo, Iris, mi spiace. Vuoi che provi a parlargli io?» domanda Ted dolce.

«No, Ted, lascia stare. O così o mi licenzia. E per quanto non ami questa nuova divisa, preferisco metterla che perdere il lavoro.»

«Ah, figlio di puttana! Non ha fatto il cretino con te, vero? Perché se l'ha fatto gli spacco la faccia» ringhia nervosamente e io rido.

«No, Ted, tranquillo. Non ha fatto il cretino con me.»

Abbasso lo sguardo divertita, mentre Ted si avvicina di più e mi prende il viso con le mani.

Mr. Dark.

«Puoi contare su di me, Iris, per qualsiasi cosa. Ci penso io a mettere i coglioni a posto!»

Quel gesto, che faceva sempre Logan con me, mi infastidisce. Gli sfilo via le mani dal viso e mi allontano, posizionandomi dietro al bancone, mentre un cliente varca la soglia del negozio.

La giornata, per fortuna, è terminata, e io sono appena rientrata a casa.

Trovo Lin seduta sul divano con in braccio Willy, il suo coniglietto.

Quel pazzo di John, per riconquistarla, le ha regalato da due settimane un coniglietto ariete. È tenerissimo e dolcissimo. È più morbido di un peluche e mi sembra quasi che capisca quando gli parlo.

«Se quel coso lì ancora non ti ha convinto a rimetterti con John, bella mia, io non so cosa cazzo ti passi per la testa!» esordisco entrando.

Lin ride e io mi siedo affianco a lei, spupazzandomi il tenero Willy.

«Tesoro lo sai che John mi piace e se aspetto ancora è solo per essere sicura al cento per cento. Non voglio farlo soffrire!» si giustifica lei, spegnendo la tv che era accesa su Abito da sposa cercasi.

«Se sei così indecisa perché guardi un programma sugli abiti da sposa?» la prendo in giro.

«Ho sempre guardato Abito da sposa cercasi, lo sai che sono una fan di Randy» mi rimprovera lei, mentre io mi coccolo Willy.

«Sì, ma mai come in questi giorni! E comunque io credo che tu sia semplicemente spaventata. Finalmente hai trovato un bravo ragazzo, uno che ti rispetta e che ti fa stare alla grande. Ma hai paura che tutto possa svanire in una bolla di sapone o che lui possa prima o poi lasciarti. Così, per evitare che ti spezzino il cuore, lo chiudi a tutti, anche a chi lo vorresti dare con tutta te stessa» dico sicura e lei mi fa una strana smorfia.

Ci ho preso!

«In una precedente vita hai per caso fatto la psicologa?» chiede divertita.

«Mmm, può darsi!» rido e lei mi segue a ruota.

Poso Willy per terra, lasciandolo scorrazzare per casa in libertà.

Parliamo ancora di John e poi l'argomento cade, forse Lin non si sente ancora pronta.

Le racconto del mio capo e della divisa nuova e Lin mi dice che ho fatto bene a non sbottare.

Rimaniamo così, io con la testa sulla sua spalla e lei che mi carezza piano.

Mi ricorda tanto la nostra adolescenza, quando entrambe eravamo l'una la forza dell'altra. Ed è ancora così. In Lin trovo sempre una spalla su cui poter piangere e lo stesso lei con me.

Penso al mio uomo, a ciò che ho perso ed esalo:

«Mi manca, Lin.»

Lin abbozza un sospiro triste e dopo un istante di silenzio, risponde:

«Lo so, tesoro.»

Mi distacco dalla sua spalla mettendomi in modo che mi veda bene e comincio a sfogarmi.

«Mi manca tutto di lui. I suoi occhi grandi che mi guardavano come nessuno mi ha mai guardata, le sue spalle forti, le sue mani nelle mie e... e il modo tutto suo di chiamarmi "piccola Rhoden". E... e mi mancano i suoi baci, i suoi abbracci, il suo profumo, persino litigare con lui mi manca. Come supero tutto questo, Lin? Come si sopravvive alla fine della storia più importante della tua vita?» domando mentre gli occhi mi si inumidiscono.

«Io questo non lo so tesoro ma... ma forse col tempo starai meglio. O magari lui starà meglio e le cose torneranno a posto» dice, provando a rassicurarmi.

«Lo spero. Spero che stia meglio. E non perché in questo modo potrei riaverlo nella mia vita ma perché lo amo troppo e non voglio più vederlo combattere contro sé stesso, guardarsi inorridito come se la sua stessa persona lo ripugnasse. È stato orribile, Lin.»

«Lo so, tesoro, lo so. Ma tu devi pensare a te adesso! Ok?»

Faccio un cenno d'assenso col capo e poi lo riposo sulla sua spalla, mentre i pensieri tristi affollano la mia mente e un groppo enorme mi sale alla gola.

È così dura senza di te, amore mio.

***

Logan

Corro veloce, il vento in faccia mi fa sentire vivo. Ho quasi battuto il mio record di chilometri percorsi e calorie bruciate. Ci sono quasi, altri pochi passi e....

Mi fermo, guardando l'orologio che segna i chilometri e saggio l'aria respirando a pieni polmoni.

Mi siedo su una panchina e guardo il cielo, così limpido e perfetto.

Quasi perfetto come te, piccola Rhoden.

Cerco di scacciare l'immagine di lei dai miei pensieri, ma non ci riesco. È impossibile. Come si può dimenticare la cosa più bella che la vita ti ha offerto da quando sei nato?

Cerco un numero in rubrica e chiamo. Il telefono squilla, forse per un po' riuscirò a non pensare.

«Pronto.»

«Serena» rispondo deciso. Devo vederla, adesso.

«Logan. Come andiamo oggi?» chiede.

Resto un istante in silenzio e poi rispondo.

«Meglio. Stamattina ho fatto colazione con un... waffle al miele e... niente incubi» confesso, quasi come se fosse impossibile per me crederci.

«Ottimo! Stiamo facendo passi da gigante, Logan. Stai andando alla grande» dice fiera e io sorrido.

«Non ce l'avrei fatta senza di te. I tuoi metodi sono... miracolosi. Non so se la cosa sarà solo palliativa o arriverò un giorno ad essere completamente libero dai miei demoni ma... volevo dirti grazie!»

«Non devi ringraziarmi. E comunque lo sai, Logan, se vuoi che la cura funzioni davvero hai bisogno di Iris. Abbiamo bisogno di lei per le nuove sedute, è importante» dice per l'ennesima volta e io sbuffo.

«Sai come la penso in merito, non voglio coinvolgerla.»

«Allora lascia che sia io a chiederglielo. Dammi il suo numero. Se dicesse di sì partiremmo immediatamente per San Francisco. Io ti aiuto e tu mi paghi gli straordinari» ironizza e io scoppio a ridere.

«Non posso farlo, Serena, mi dispiace. Non per il momento, comunque. Piuttosto, possiamo vederci? Ho bisogno di parlare un po' con te. Stamattina, prima della corsa, ho provato a fare ciò che mi avevi chiesto, ad andare su... un campo da golf.

Ci sono passato accanto, sono rimasto dieci minuti in auto per decidere cosa fare e poi sono sceso. Ho varcato la soglia ma poi... non ce l'ho fatta, sono tornato indietro» racconto, mentre lei resta ad ascoltarmi.

«Logan è giù un grossissimo passo avanti, non pretendere troppo da te. Ti aspetto nel mio studio, tra un'ora, ok?» chiede.

«Prima non puoi?» domando guardandomi attorno.

Coppiette felici corrono mano nella mano, altre sedute su una panchina si abbracciano e si sbaciucchiano.

Quanto mi manchi, piccola Rhoden.

«Non lavoro solo con te, Logan, ho altri pazienti» ride, dall'altro capo del telefono.

«Sai, forse dovrei pagarti fior di quattrini e farmi dare l'esclusiva» ironizzo e lei ride a crepapelle. Poi diventa seria.

«Quando conoscerò Iris, sarò pronta a darti l'esclusiva che vuoi. Ora devo andare. A più tardi, Logan.»

«A dopo.»

Attacco il telefono e fisso di nuovo i miei occhi al cielo.

Ho giurato di rinunciare per sempre a lei pur di saperla al sicuro. Ho giurato che sarei guarito per me ma anche per lei, anche se non stiamo più insieme.

Ho giurato che non mi sarei più messo in condizione di farle del male.

Ma che senso ha tutto questo, che senso ha ogni cosa se è senza di te, amore mio?

Giusto se volete intristirvi un po', vi lascio la canzone che ascolta Iris nel taxi.

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per vederlo.]

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