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AGAIN _ 6.6


Dopo cena, mentre cerco di districarmi con un problema di matematica che mi fa impazzire, sento bussare alla porta.

«Avanti» dico.

«Ciao» mi saluta Sanne facendo capolino.

«Ciao Sanne» rispondo sorpresa. «Vieni, accomodati.»

Entra in camera e si siede titubante sul bordo del letto. Giro la sedia nella sua direzione.

«Volevo scusarmi con te» comincia.

«Con me? Perché?»

«Per essere scappata via.»

«Sanne, quella l'ha fatto apposta! Ha voluto deliberatamente metterti in difficoltà davanti a tutti. Ti ha presa in contropiede» sbotto furiosa. «Le reazioni erano due: o la afferravi per i capelli, o andavi via».

«Prenderla per i capelli sarebbe stato divertente, in effetti» abbozza un sorriso.

«Non mi devi nessuna scusa né spiegazione» cerco di rassicurarla.

«Sei venuta a sostenermi, nonostante non fossi d'accordo. Ti ho tempestata con questa storia, quando tu mi avevi messa in guardia!»

«Sanne, ho fatto quello che mi sembra si faccia tra amiche» dico alzando le spalle. 

Lei mi fissa per qualche secondo. «Sai, l'ho capito dal primo giorno che eri una ragazza speciale» replica. «Sei buona. E paziente. E non mi giudichi.» Incrocia le gambe e si abbraccia i piedi dondolandosi avanti e indietro. «Voglio spiegarti» dice. «Non so chi sia mio padre perché non è mai stato presente. Non l'ho mai visto e non ho mai indagato più di tanto sulla sua  identità. Credo che non lo farò mai. Mia madre invece ogni tanto la vedo.» Sorride. «Io abito con i miei zii, cioè il fratello di mia madre e la moglie.»

«Non c'è niente di male» dico.

«Mamma ha avuto una profonda depressione post-partum, ha iniziato a bere, e la sua famiglia ha pensato che io potessi essere in pericolo. Non mi dava da mangiare, mi lasciava da sola in casa. I vicini mi sentivano piangere in continuazione. Immagino che ce l'avesse con mio padre. Magari dentro di lei pensava: "Ecco, lui è andato via e mi ha lasciata qua con la bambina".» Mi guarda. «Non ho mai pensato che mia madre fosse cattiva o colpevole di qualcosa.»

«Continua» la incito.

«Non è mai stata in un istituto psichiatrico, Isabelle ha detto una stupidaggine. È stata in riabilitazione. Lo zio chiese il mio affidamento finché mamma non si fosse rimpadronita della sua vita. Così cominciò il suo percorso. Io sono cresciuta con Evelyn e Jason e li ho sempre considerati i miei genitori. Insomma li chiamo mamma e papà. Quando mia madre si è rimessa e ha visto che stavo bene, mi ha lasciata a loro. Lei si è trovata un lavoro adesso e ha una nuova famiglia.»

«Si è sposata?»

«Sì. Ho dei fratellini.» Sorride e c'è solo dolcezza nel suo sguardo.

«Mi dispiace che Isabelle abbia sbandierato questa cosa davanti a tutta la scuola.»

«Spettegoleranno un paio di giorni, poi passerà. Io so che non è vero e tanto basta» risponde lei. «Mi dispiace molto per Harold, invece. Mi chiedo come i professori abbiano permesso che succedesse una cosa simile.»

Ammiro Sanne, è una ragazza così buona, pura e semplice. Fa sembrare tutto normale, non si lamenta mai.

«Pensi che io sia una brutta persona?» mi chiede.

«Sei una persona splendida» ribatto convinta.

«Io sono Sanne. Solo Sanne.» Si lascia cadere sul mio letto, la mani intrecciate dietro la testa. «So di essere particolare, forse eccentrica e che la gente mi considera fuori di testa, ma sono una ragazza felice.»

Mi alzo e mi butto sul letto accanto a lei. Ci guardiamo.

«Se io fossi la ragazza più bella del mondo, dotata di un'intelligenza straordinaria, di una simpatia fuori dal comune e di una bontà infinita, credi che mi amerebbero tutti?» mi domanda.

«Direi di no. Qualcuno cercherebbe di ucciderti.»

Scoppiamo a ridere.

«Quindi vedi? È bello essere se stessi» dice. «Perché cercare di essere diversa, provare a comportarmi come vorrebbero gli altri, se poi non piaccio a me stessa? Tanto a tutti non posso piacere, però se piaccio a me stessa allora sono a posto, una fatica in meno.»

«Hai ragione.»

Ci abbracciamo strette. Ho scoperto una parte intima di questa stramba ragazza che sta diventando una vera amica come non mi accadeva di averne da moltissimo tempo. È straordinario come le cose semplici siano le più belle. Perché crearsi problemi quando ci si potrebbe godere ciò che la via ci mette davanti?

Sanne è così. Non è come me che ho paura di tutto e non sono mai sicura di niente. E questo mi ha bloccata per anni, impedendomi di sorridere. Quel senso di inferiorità perenne che mi assale è solo colpa mia. Io sono Rachel, soltanto Rachel e devo piacere a me stessa, non agli altri.

«Anche io ho qualcosa da confessarti» dico poi diventando seria. «O meglio, forse ti devo qualche spiegazione» mi correggo. Così mi sfogo e le racconto tutta la storia che lega me, Isabelle, Connor e Logan.

Lei mi ascolta in silenzio, sgranando gli occhi di tanto in tanto. Poi alla fine commenta: «Simpatici».

«Anche Logan non ha più voluto parlare con me. Perciò, quando mamma se n'è andata, l'ho costretta a portarmi con sé. Non volevo più restare qui.»

«Scappare dai problemi non è la soluzione. E ne stai avendo la prova.»

«Non posso credere che Isabelle mi odi ancora così tanto.»

«Consolati» dice Sanne alzandosi in piedi. «Da quando la conosco è sempre stata acida, cattiva e intollerante. Insomma io non ho mai baciato il ragazzo che le piace, eppure mi ha sempre trattato malissimo. Secondo me è natura.»

«La parte più difficile da sopportare è la presenza di Connor » ammetto.

«Perché? Mi sembra che stia cercando di avvicinarsi a te in qualche modo. Forse gli dispiace.»

«Provo rabbia nei suoi confronti. L'ha fatto apposta, capisci? Sapeva che ci avrebbero visti e ha deciso di fregarmi. Eravamo compagni di scuola. Perché prendersela con me?» spiego.

«Che ne sai?» mi interrompe Sanne. «Magari gli piacevi davvero e il resto è stato un incidente. Poi è un ragazzo, lo sai come funzionano, per apparire machi si inventato le cose peggiori.»

«Io piacere a Connor? Non è possibile» ribatto scuotendo la testa.

«Io non direi. Sei davvero molto carina, altro che Isabelle! E non mi stupirei affatto se quei due stupidotti di Connor e Logan facessero a gara per conquistarti.»

La guardo per un secondo, poi entrambe scoppiamo a ridere. È chiaro che stiamo parlando per assurdo. Connor non è proprio tipo da innamorarsi di una come me e Logan è troppo concentrato sulla sua scalata sociale.

«Almeno ti è piaciuto?» mi chiede Sanne a un tratto.

«Che cosa?»

«Il bacio. È stato un bel bacio?»

Vengo avvolta da una vampata di calore mentre sono sicura di essere diventata scarlatta.

«Sì, è stato un bel bacio» confesso.

«Lo sapevo!» esclama lanciandosi sul mio letto. «Qui si apre un bel triangolo me lo sento!»

«Non succederà nulla del genere.»

«Perché? Connor è bellissimo e anche Logan non scherza. Devi solo scegliere.»

«Io non voglio scegliere nessuno dei due. Devo concentrarmi sul college.»

«Ah, l'amore... dovrò fare scorta di pop corn e fazzolettini.»

«Sì, e magari anche di siero antivipera, che ne pensi?»

Scoppiamo a ridere di nuovo.

«Vuoi fermarti da me, stanotte?»

«A dormire?»

«Be', sì.»

«Tipo un pigiama party?»

«Se ti piace chiamarlo così.»


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