Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

AGAIN _ 4.1

Sono stata pensierosa e taciturna per tutto il fine settimana. La conversazione con Sanne mi rimbomba nel cervello ancora adesso, mentre cammino verso scuola in questo lunedì grigio e carico di pioggia. Non ho dubitato neanche per un secondo delle sue parole. Non avrebbe potuto inventarsi nulla, perché non sa niente del Fatto.

Se Connor e Logan adesso sono così tanto amici, perché è bastato vedermi una volta per metterli l'uno contro l'altro? Di sicuro, non ho la minima intenzione di essere coinvolta in un'amicizia che mi ha già fatto fin troppo male. E non voglio che questo diventi un pretesto per Isabelle per torturarmi davanti agli occhi divertiti di Connor. Possibile che i guai mi inseguano sempre?

In corridoio vedo Sanne che armeggia con la serratura del suo armadietto. Mi sorge spontaneo un sorriso, in fondo quella ragazza comincia a piacermi. Mi basta una rapida occhiata per notare il suo look: una gonna azzurra a pois bianchi al ginocchio e un cardigan giallo canarino sopra quella che sembra una camicetta in pizzo con un colletto piuttosto vistoso.

«Ehi!» la saluto.

«Ciao, Rachel» sbuffa lei senza alzare lo sguardo.

«Problemi con il lucchetto?»

«Forse. Ho inserito la combinazione giusta, però la serratura non vuole collaborare.» Sanne torna a osservare l'anta con aria pensierosa.

Dall'altra parte del corridoio intanto vedo spuntare un gruppo di ragazzi e riconosco subito Connor. Per una frazione di secondo sono tentata di girarmi per non farmi vedere, invece rimango immobile. Lo fisso. Si fermano a un armadietto e mentre uno dei ragazzi recupera i suoi libri, lui si volta e mi nota. Il nostri occhi si incontrano. Indossa una semplice maglietta nera a maniche lunghe che aderisce al suo corpo quasi come un tatuaggio, sottobraccio la solita giacca della squadra. Gli occhi seminascosti dai riccioli scuri sono profondi, enigmatici e inquisitori. Ho sempre l'impressione che quello sguardo ti scruti nell'anima. Sono confusa. Possibile che stia davvero tramando con Isabelle. Perché non possono semplicemente lasciarmi stare?

Per una frazione di secondo mi sembra quasi che lui sia sul punto di dirmi qualcosa, ma non accade niente. Quando il ragazzo chiude l'armadietto si allontanano e riprendo a respirare. Sembra così... diverso quando è in mezzo ai suoi amici.

«Oh accidenti!» sento Sanne esclamare.

«Che succede?» domando distratta.

«Questo non è il mio armadietto!» Si guarda un attimo intorno, ne intercetta uno, si avvicina, inserisce la combinazione e quello come per magia si spalanca. Scoppia a ridere. «A volte sono proprio sbadata» mormora afferrando i libri. 

Scuoto la testa divertita.

«Tu come ti senti?» mi chiede un attimo dopo. «Ci hai pensato tutto il fine settimana? A quello che ti ho detto al telefono, intendo.»

«Oh, quello! No, assolutamente no. Sono stata molto impegnata » minimizzo con un movimento della mano.

«Be' se fossi stata al tuo posto, accidenti se ci avrei pensato. Mi sarei buttata sul letto a fissare il soffitto sospirando rumorosamente solo per rendere partecipi i miei familiari della mia afflizione» ribatte. «Insomma, i due ragazzi più carini e ambiti della scuola litigano per te e tu fai finta di niente? La cosa non ti scompone? Non ti incuriosisce? Infastidisce? Lusinga?»

«Sanne io...»

«Tranquilla. Non ti devi giustificare come me. In fin dei conti non ci conosciamo. Sei spuntata qui all'ultimo anno, è chiaro che hai dei precedenti con entrambi ed è chiaro che nessuno di voi l'abbia dimenticato.»

«Sì, ma..»

«Ecco, credevo solo di fare un gesto carino. Amicale.» Mi studia. I suoi occhi azzurri paiono un po' più grossi attraverso le spesse lenti degli occhiali.

«Ho apprezzato molto il tuo gesto.»

Sorride. «Per questo ti dico che nel caso tu sentissi la necessità, prima o poi, di raccontarmi un po' di fatti tuoi, così senza impegno soltanto per chiarirmi meglio la questione che comincia, non posso negarlo, a incuriosirmi sempre di più» fa una pausa, «ti ascolterei volentieri. Davvero, sono brava ad ascoltare. Non faccio pettegolezzi, lo giuro. Però dài, Connor Brown e Logan Wilson, capisci anche tu che la situazione si fa calda. C'è un bel triangolo qui.»

«Non c'è nessun triangolo, Sanne, mi dispiace deluderti» la interrompo. «Comunque grazie. Lo terrò in mente.» 

La prima campanella suona sopra le nostre teste e il corridoio si riempie velocemente del via vai di studenti che si dirigono alle proprie aule.

«Ci vediamo in pausa pranzo» mi dice.

«Sì, ci vediamo» la saluto. Stringo i libri al petto e raggiungo la mia classe.

«Ciao, Rachel!» mi sento chiamare.

Mi volto e vedo Logan poco distante, con la mano alzata nella mia direzione e un sorriso amichevole ma incerto.

«Ciao!» rispondo.

Lui sparisce dentro un'aula e io avverto una stretta allo stomaco molto poco piacevole.

Alla fine delle lezioni sono stracarica di compiti e non vedo l'ora di tornare a casa per prepararmi una cioccolata calda. Mentre penso a questa deliziosa prospettiva, scorgo Connor che sembra proprio fermo ad aspettare me. Mi blocco automaticamente. Lui fa un passo verso di me.

«Ciao» mi dice.

«Ciao» borbotto. «Che cosa vuoi?» domando subito dopo guardandomi intorno.

«Avevo bisogno di parlarti.» Pare quasi imbarazzato, e con la mano sinistra si sfrega la base del collo. Devo ammettere che il giubbotto slacciato e la T-shirt fuori dai jeans gli danno un'aria decisamente sexy.

«Hai avuto mille occasioni a scuola» gli faccio presente.

«Be', a scuola è un po' più complicato» spiega.

«Certo. Immagino che il bel capitano della squadra di football non possa farsi vedere dai suoi amici in compagnia delle ragazze normali. Solo cheerleader e fan scatenate» ridacchio sarcastica.

«Più semplicemente non voglio dare a Isabelle un pretesto per starmi addosso e ripetermi sempre le stesse cose» ribatte serio.

«Che cosa vuoi?» ripeto.

Sebbene sia incuriosita, non mi fido di lui.

«Volevo scusarmi con te.»

«Scusarti?» ripeto sbattendo le palpebre stupita.

«Sì, mi hanno raccontato quello che è successo in mensa» risponde.

«Mi dispiace che ti sia perso lo spettacolo. Avresti potuto unirti al coro di risate» ribatto acida. Ricordarmi quel fatto non me lo rende di certo più simpatico.

Connor fa una smorfia. «Ero già andato via.»

«Peccato. Comunque se non hai altro da aggiungere, io andrei a casa» dico poi incamminandomi.

«No, aspetta» mi ferma. «Credo sia stata colpa mia» insiste.

«Se non mi fossi avvicinato a te, in mensa, Isabelle non avrebbe avuto quella reazione.»

«Capisco» trattengo a stento una risata amara. «Cosa sei, una sua proprietà? Devi chiederle il permesso per muoverti liberamente negli spazi scolastici o rivolgere la parola alle persone?

» lo provoco.

«Tu sei... diversa. Lo sai» afferma serio, fissandomi con i suoi ipnotici occhi scuri.

Inspiro a fondo per prendere coraggio. «Senti, non mi interessano i tuoi problemi con Isabelle, d'accordo? Io desidero solo essere lasciata in pace. Non sono tornata per diventare il bersaglio delle vostre giornate noiose. Non ho intenzione di parlare con te, non ho intenzione di parlare con Isabelle. Se fosse per me non parlerei con nessuno, ma purtroppo la scuola è grande e ho tanta gente intorno. Con tutte le persone che vedete ogni giorno possibile che il vostro unico pensiero sia io?»

«Io non centro con le cattiverie di Isabelle!» si difende.

«Non voglio che tu possa pensare che io fossi d'accordo con lei, o qualcosa del genere.» Mi guarda di nuovo. «Mi sono avvicinato a te perché sono sorpreso, sei ancora più bella di quanto ricordassi, non voglio negarlo. Ma conosci Isabelle, la sua gelosia. È una ragazza possessiva.»

Sono sempre più confusa. È davvero Connor Brown quello che mi sta parlando? Mi ha aspettato solo per scusarsi. Non mi sta prendendo in giro. Non sta enfatizzando il gesto di Isabelle. Non la sta giustificando. Il Connor che conosco probabilmente si sarebbe messo a ridere. Mi avrebbe chiesto di ripetere la scena perché se l'era persa. Mi avrebbe aspettato nei corridoi per poi chiedere davanti a tutti se i miei capelli puzzassero ancora di ragù. Invece niente. È spiazzante. Una parte di me non riesce a essere arrabbiata con lui, mentre l'altra è ancora più furiosa per questa mia debolezza. Mai abbassare la guardia con  Connor Brown: è un autentico serpente a sonagli.

«Io e Isabelle siamo stati insieme, però non ha funzionato» aggiunge a un tratto.

«Perché me lo dici?» domando.

«Perché credo tu possa capire.»

«I vostri affari di cuore non mi riguardano. E se lei ha questo tipo di reazioni, ti prego di lasciarmi in pace. Adesso, scusami ma devo tornare a casa.» Lo supero senza la minima esitazione.

Che diavolo sta succedendo? Se questa è tutta una messa in scena, la cosa comincia a spaventarmi sul serio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro