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AGAIN _ 11.1

«Quindi hai deciso di dargli una seconda possibilità?» mi chiede Sanne stringendosi nel suo giaccone giallo canarino.

«Di cosa stai parlando?» le chiedo.

«Lo sai benissimo, di Connor.»

Sono trascorsi una decina di giorni da quella visita a casa mia e la situazione è a dir poco stagnante. Sembra quasi che il tempo si sia fermato e che tutto sia ovattato come in una bolla di sapone. Innanzitutto Isabelle sta sulle sue. L'altro giorno ha intercettato Sanne e le è passata davanti senza degnarla di uno sguardo. Molto strano, perché Isabelle non rinuncerebbe mai a prendere in giro Sanne.

Secondo: Logan. È diventato uno sbruffone. Cammina atteggiandosi a gran figo, quando prima invece stava sempre un passo dietro Connor. Connor dal canto suo si vede raramente. Se non fosse per Malek che ci assicura sulle sue presenze a lezione, stenterei a credere che frequenti ancora la nostra scuola. Fatta eccezione per le partite di football, certo. Ma anche in questo caso, la faccenda è alquanto bizzarra.

«Non ci ho più pensato» dico a Sanne.

«Non ci credo.»

«Be' è passato qualche giorno, le cose sembrano essersi calmate, no?»

«Su quello non ci sono dubbi. C'è talmente calma piatta che quasi sento la mancanza degli scherzi.»

«Magari ha parlato con Isabelle e le ha detto che adesso non ha più motivo di torturarci.»

«Oppure gli è successo qualcos'altro. Non l'ho mai visto così giù. Ieri sono stata a vedere la partita, è la seconda settimana di fila che si becca la panchina, ti rendi conto? Perderà il titolo di capitano se continua così» afferma Sanne. «Il che significa che non ci sarà nessun talent scout per lui, e il suo livello di popolarità precipiterà.»

«Forse per lui non è poi così importante» ribatto stringendomi nelle spalle e nascondendo il naso nella sciarpa. Ormai siamo quasi a dicembre e comincia a fare un freddo cane.

«Rachel prova a pensarci.» Sanne mi guarda da sopra gli occhiali. «Che senso ha arrivare a metà dell'ultimo anno sulla cresta dell'onda, amato e invidiato da tutti, per poi mandare ogni cosa a farsi friggere? Che cosa pensa di ottenere?»

«Non tutti abbiamo ambizioni di gloria» le faccio presente.

«Prendi noi, per esempio. Delle normalissime studentesse che finiranno il loro percorso scolastico nell'anonimato e che nessuno ricorderà più. In fondo non mi sembra una tragedia.» Sanne sospira rumorosamente scuotendo la testa. I suoi pelosi paraorecchie rosa le scivolano sul collo e lei li riposiziona svelta.

«Tu non ti fidi di lui, vero?» domando.

«Perché tu sì?» Mi scruta di sbieco.

«Non era questa la mia domanda.»

«Rachel, sei mia amica e ti voglio bene» replica con un sorriso. «So cosa significa tutto questo per te e capisco quanto tu sia confusa. Spero davvero che le scuse di Connor fossero sincere, non vorrei che tu ci restassi male.»

«Perché dovrei?»

«Eviterò di rispondere a un'ovvietà.» Scoppia a ridere.

«Credo che tornerò a casa a studiare un po'» dice Sanne con un sospiro.

«Compito in vista?» chiedo.

«Lunedì prossimo. C'è il test di metà anno, e il professore ci ha informato che varrà il cinquanta per cento sulla scheda di valutazione.»

«In bocca al lupo, allora.»

Poco più in là, noto Connor che esce dal negozio di articoli sportivi.

«Vuoi un passaggio?» si offre Sanne estraendo dalla borsa le chiavi della macchina.

«No, ti ringrazio. Farò due passi.»

Mi guardo un secondo intorno, indecisa. Dopodiché accelero il passo e provo a raggiungere Connor.

«Ehi!» esclamo per attirare la sua attenzione.

Lui si ferma e si volta. Quando mi riconosce, un'espressione sorpresa gli si dipinge sul volto.

«Ehi» dice a sua volta.

«Certo che cammini veloce» sbuffo fermandomi un secondo a riprendere fiato. I capelli mi scivolano davanti alla faccia.

«Sai com'è, sono un atleta...» ironizza. «Ieri sei venuta alla partita?» mi chiede.

«No, ma c'era Sanne.»

«Non l'ho vista.»

«In effetti mi ha detto che non sembravi molto presente» commento.

Lui abbozza un finto sorriso.

«C'era anche tuo padre? L'altra volta senza volerlo ho sentito la vostra conversazione...» continuo.

«Penso che non verrà più.»

«Ma non tifa per la squadra?»

«Lui tifa solo per quello che gli conviene.»

Lo guardo confusa.

«Non è mai venuto per la squadra» mi spiega, «ma per me, così poi mi può criticare perché secondo lui non mi impegno mai abbastanza.»

«Quindi la tua è una sorta di ribellione adolescenziale? Vuoi fargli un dispetto o qualcosa di simile?»

Lui scoppia a ridere. «Per chi mi hai preso, Anderson?» 

mi lancia un'occhiataccia e mi viene da sorridere. È la prima volta che io e Connor abbiamo una conversazione normale, che chiacchieriamo come niente fosse di argomenti più o meno banali. Ed è bello. Più bello di quanto avessi mai sperato.

«Sinceramente non me n'è mai importato un accidenti della squadra di football» ammette.

«Davvero?»

«Sì.» Fa una pausa. «L'ho fatto più per compiacere mio padre.»

«Pensavo anche per la schiera di ragazzine adoranti.»

Lui ride. «Non soltanto. Esoneri dalle lezioni per motivi sportivi, giustificazioni per le partite.»

Fisso il suo profilo mentre parla: ha la strana abitudine di stringere la mascella quando è nervoso e questo delinea ancora di più il suo viso. È così dannatamente bello! Lui si gira verso di me e io distolgo subito lo sguardo imbarazzata.

«Non è quello che volevi?» chiedo facendo finta di niente.

«No. Io volevo studiare e fare il mio percorso. Non desideravo tutte queste responsabilità. Devi dimostrarti forte, determinato, sei di esempio per i tuoi compagni di squadra che vedono in te un modello, mentre per gli altri ragazzi della scuola sei addirittura un mito. E non vale solo per me, ma anche per il capitano della squadra di basket, di quella di nuoto e via dicendo. A volte è frustrante.»

«Be', immagino. Sono sicura che questa considerazione peserebbe a chiunque. Meglio essere un signor nessuno.»

«Fidati, ma è così.»

Avrei delle serie obiezioni, però non sono nelle condizioni di battibeccare con lui. Devo concentrarmi per ricordarmi come si respira e per impedire al cuore di esplodermi nel petto. Credo non abbia mai pompato così velocemente.

«Ho fatto quello che voleva mio padre, perché in quel momento mi sembrava giusto così» continua. «Solo che per lui è diventata un'ossessione. Mi vorrebbe perfetto. Vorrebbe che io fossi sempre al massimo delle mie possibilità. Non accetta nessuna battuta d'arresto.»

«Un padre impegnativo.»

«Perciò adesso siamo in una situazione di stallo.»

«Ti vorresti ritirare?» domando.

«No. Vorrei giocare per divertirmi e nient'altro.»

«Ma c'è la borsa di studio» gli faccio presente.

«Anderson, parliamoci chiaro» afferma sprezzante. «Mio padre è uno dei migliori avvocati del Paese, abbiamo più soldi di quanti ne potremo spendere in una vita, credi davvero che mi serva la borsa di studio per il college?»

Mi blocco di colpo e lui mi imita.

«È una questione di principio. Non vorresti guadagnarti qualcosa? È facile dire non me ne frega niente tanto ci sono i soldi di papà» ribatto.

«Non intendevo questo.» Si soffia via un ricciolo ribelle dalla fronte. «Il fatto è che sono stufo di affannarmi per dare un'immagine di me che non mi appartiene e per assecondare i desideri di mio padre che non corrispondono ai miei. Perché devo continuare a recitare una parte? Perché non posso essere semplicemente me stesso?»

Mi sembra quasi di scorgere del tormento nei suoi occhi. È come vedere un animale in trappola dietro le sbarre. Fa un passo verso di me e dolcemente mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Nonostante il freddo la sua mano è calda e quasi brucia a contatto con la mia pelle. Sono ipnotizzata. Deglutisco rumorosamente e mi sforzo di celare le mie emozioni.

«Logan ha bisogno della borsa di studio» aggiunge Connor.

«Senza, i suoi genitori non avrebbero alcuna possibilità di mandarlo al college. Se è abbastanza furbo e ambizioso, prenderà il mio posto» dice incamminandosi.

«Che sta succedendo secondo te a Logan?» domando un attimo dopo.

«In effetti da qualche giorno è strano.»

«A me evita. È vero che non ho accettato di uscire con lui, ma è quasi ostile.»

«Ti ha chiesto di uscire?» si interessa incuriosito.

«Sì» ammetto. «Ma non me la sono sentita. Lo vedo ancora come il mio amico di infanzia.»

«Anche verso di me è un po' rigido. Siamo sempre andati d'accordo, ma negli ultimi tempi è come se mi stesse sfidando. E poi pare si stia attaccando a Isabelle e la cosa non mi piace affatto. Quei due non si sono mai presi.»

«Ma non ti dà fastidio sapere che il tuo migliore amico sia lì ad aspettare che tu ceda, fallisca, molli, solo per soffiarti il posto, non ti fa sentire... tradito?»

«Ho sempre saputo che Logan era così.»

«Comunque tra qualche mese tutto questo sarà finito» dice.

«Al college dovremo tutti ricominciare da capo e io non vedo l'ora.»

«Potrai finalmente essere Connor.»

«Esatto.»

«Che cosa farai?»

«Di certo non quello che spera mio padre» replica ironico. Per un attimo ricompare sul suo viso il classico sorriso da sbruffone.

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