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9 - La tana del lupo

Uno, due. 

Uno, due. 

Conficcò la spada nel terreno e si passò una mano sulla fronte sudata. 

Una brezza leggera gli accarezzò la nuda pelle. 

Sentì i muscoli del corpo tendersi. 

Si sedette su una panchina poco distante da lui, riprendendo fiato. 

La sua sessione di allenamento poteva considerarsi conclusa. 

Forse quella mattina aveva tirato un po' troppo la corda, ma era quasi inevitabile. 

Succedeva ogni qual volta entrava nel vivo di una nuova missione. 

I vampiri erano decisamente più forti degli esseri umani, per questo era fondamentale essere sempre in perfetta forma ed essere il più forti possibili per poterli fronteggiare al meglio. 

Una caratteristica che amava dei piccoli paesini come Gibergan era che gli permettevano di allenarsi indisturbato all'esterno senza attirare attenzioni strane. 

Gli piaceva sentire il freddo sulla sua pelle e il sudore grondare dal suo corpo. 

All'inizio della sua avventura si era beccato moltissimi raffreddori, ma all'epoca era troppo accecato dalla rabbia per preoccuparsi di simili sciocchezze. 

Ogni tanto si sorprendeva che non gli fosse mai venuto un accidente data la scarsa considerazione che aveva nei confronti del suo corpo. 

Ma era necessario che fosse una macchina da guerra il più perfetta possibile. 

Ecco perché ogni tanto aumentava il peso della spada con la quale si allenava, in modo che la sua forza potesse aumentare. 

Ovviamente non bastava. 

Difficilmente la mera forza umana poteva veramente contro quella disumana delle creature della notte. 

Per questo le armi svolgevano un ruolo fondamentale. 

Sarebbe volentieri andato in giro con una spada enorme, ma le regole della società non glielo permettevano. 

Non era un militare, ma era determinato e col tempo aveva sviluppato il suo armamento personale che variava a seconda della situazione. 

Quando agiva nell'ombra ricorreva volentieri a spade e fucili, ma se doveva spostarsi alla luce del sole vi erano altrettanto valide alternative che gli avevano permesso di salvarsi la pelle in più di un'occasione. 

E oggi non avrebbe viaggiato leggero. 

Se si trattava di un'imboscata non si sarebbe fatto prendere alla sprovvista, ma avrebbe mostrato loro che era un avversario da temere. 

Avrebbe cominciato dagli stivali alti, poco conformi alla moda dell'epoca come spesso gli facevano notare, ma assolutamente adatti per nascondervi delle lame, almeno un paio. 

Nelle tasche del panciotto infilò due piccole punte d'argento. 

E infine il turno della sua amata pelliccia. 

Anche qui nascose nelle tasche un paio di pugnali d'argento. 

Si avvicinò a un altro oggetto accarezzando quasi con tenerezza le punte acuminate che vi sporgevano. 

L'ammazza vampiri. 

Aveva un'impugnatura a forma di croce dalla quale si dipanava una catena con aculei terminante in una palla ricoperta di punte, tutto rigorosamente in argento. 

"Che cosa devo fare con te?" 

Sussurrò dolcemente, ma aveva la soluzione al dilemma. 

La sua valigetta da sarto aveva un doppio fondo perfetto per contenerla, almeno gli evitava la seccatura di doverla nascondere sotto la pelliccia. 

Ne aveva anche una versione più piccola per poterla nascondere meglio, ma preferiva di gran lunga l'originale e, se le circostanze glielo consentivano, viaggiava volentieri con quell'arma. 

E quelle erano circostanze decisamente particolari.

Le sue preoccupazioni non si affievolirono lungo il tragitto. 

I ricordi della serata con Maria continuavano a vorticare nella sua testa come un incessante monito. 

Gli ricordava la necessità di mantenere la guardia alta e di non lasciarsi abbindolare come un ragazzino alla prima cotta. 

Aveva 29 anni, non 19. 

Non si sarebbe lasciato andare come aveva fatto l'altra sera. 

La villa dei Regulus spuntò all'orizzonte catturando la sua attenzione. 

Notò quasi subito come si trovasse al limitare del bosco. 

Sembrava quasi una continuazione di esso, si immergeva perfettamente nel paesaggio. 

E non era decisamente una costruzione moderna. 

Se le sue conoscenze non lo ingannavano avrebbe detto che si trattava di una casa in stile gotico. 

Perfetta per ospitare un circo degli orrori. 

Perfetta per rappresentare gli antichi proprietari. 

Si stava chiedendo se veramente il duca potesse essere così anziano quando una guglia in un angolo catturò la sua attenzione. 

Sollevò un sopracciglio. 

Quella era una croce. 

No, non si stava sbagliando. 

Ma quale senso poteva avere una cappella in quel luogo? 

Perché mai doveva interessare a dei vampiri? 

La usavano per camuffarsi meglio? 

Per far finta di essere persone normali? 

Che creature spregevoli. 

Era un peccato che i vampiri non prendessero fuoco varcando la soglia di un luogo sacro, sarebbe stata una punizione adeguata all'oltraggio di fingere di essere figli di Dio. 

I suoi istinti omicidi tornarono a dominargli la mente. 

Non avrebbe permesso loro di seminare altre morti.

Mentre proseguiva sul viale d'ingresso notò come la natura del giardino sembrasse lasciata a sé stessa da parecchio tempo, si notava che i padroni di casa erano stati via a lungo. 

Sollevò lo sguardo dai rovi sentendo un movimento di passi poco distante da lui. 

"Signor Jäger, che piacere rivedervi." 

Herius Regulus in persona era venuto ad accoglierlo. 

Indossava una semplice camicia e un panciotto nonostante l'aria fredda. 

"Duca Regulus, non dovevate scomodarvi di persona." 

Il duca rise. "E chi altri avrei dovuto mandare? Dei fantasmi?" 

"Siete soli?" 

"Vedete, siamo tornati da poco dalla capitale. Non abbiamo ancora provveduto alla ricerca dei domestici." 

Menzogne. 

Pensò Josef tra sé e sé. 

Nessun nobile avrebbe mai rinunciato alla servitù per nessuna cosa al mondo. 

Se i Regulus non avevano ancora qualcuno, significava che non erano interessati. 

Non ne avevano bisogno. 

O forse quella casa custodiva troppi segreti per rischiare. 

"Nessuno si è proposto di venire a lavorare per voi?" 

"Voi avete qualche domestico?" 

Josef lo guardò confuso. 

"Come?" 

"Vi ho chiesto se avete della servitù." 

Sì ma perché? Che senso aveva? 

"Vedete? Anche voi avete il mio stesso problema e siete qui da più tempo!" 

Notò un certo tono di sfida, ma non riuscì a comprenderne il significato. 

"Io sono solo un sarto, vostra grazia." 

"Non siate modesto. Non avrei chiesto i vostri servigi se non vi considerassi in grado di soddisfare i miei canoni. E, come dite voi, io sono un duca. Ho canoni molto elevati. Ma vi prego, accomodatevi. Potremo continuare la nostra conversazione all'interno." 

Se fuori faceva freddo Josef ebbe l'impressione che l'aria all'interno della casa fosse ancora più gelida. 

Come la pelle di quelle creature. 

Come i loro cuori. 

Non si erano neppure degnati di far finta di accendere il fuoco? 

Ma lui era umano, avrebbe notato la differenza. 

"Vi prego di perdonare l'aria fresca che sentite, ma abbiamo da poco provveduto ad accendere il fuoco. Vedete, senza l'aiuto di domestici ogni tanto abbiamo qualche difficoltà nella gestione della casa. Potrei offrirvi qualcosa da bere per accalorarvi, che ne dite?" 

Josef stava per rifiutare, bere vino era l'ultima cosa che voleva fare in quel momento, ma non poté negare che una certa curiosità si era fatta strada nella sua mente. 

La sua attività di cacciatore di vampiri perdurava sì da una decina danni, ma in questo lasso di tempo non si era mai intrattenuto più di tanto con un vampiro. 

Non più del tempo necessario a studiare le mosse dell'avversario per poi poterlo far fuori con estrema facilità. 

Aveva incontrato vampiri considerabili più civili rispetto ad altri, ma appunto una situazione così ravvicinata non gli era mai capitata. 

Forse avrebbe potuto sfruttare la cosa per ricavare qualcosa di utile da aggiungere alle sue conoscenze. La curiosità che più lo premeva era vedere come si sarebbe comportato di fronte al vino. 

L'avrebbe bevuto? 

Avrebbe fatto finta? 

L'unico modo per scoprirlo era accettare la sua disponibilità. 

"Vi ringrazio, penso sia una buona idea. Iniziare gli affari con un buon calice non potrà che fare bene." 

"Convengo con voi. Prego, accomodatevi pure sul quel divanetto, vi raggiungo subito." 

La stanza sembrava incredibilmente ordinata se si considerava che i duchi vivevano senza l'ausilio di servitù. 

Immaginava che la velocità potesse aiutare a facilitare qualsiasi compito. 

Posò lo sguardo sul fuoco che crepitava nel camino. 

La legna che ardeva era probabilmente l'unico suono che riecheggiava nella casa. 

La legna e il suo respiro. 

Un vassoio si posò sul basso tavolo di fronte a lui. 

Sorrise, non troppo sorpreso. 

"Vi ringrazio, prediligete i vini rossi?" 

Herius ridacchiò. "Diciamo di sì." 

Josef avrebbe probabilmente vomitato se si fosse trattato di sangue, ma né l'odore né la consistenza del liquido coincidevano. 

Il duca gli aveva sì giocato uno scherzo con il vino rosso, ma non era ciò che temeva. 

Fortunatamente. 

Non avrebbe retto quella vista. 

"Prima di brindare proporrei di ragionare sul nostro prossimo accordo, cosa ne pensate, duca?" 

Herius sembrò assorto per un breve attimo. 

"Mi sembra un ottimo compromesso. Come vi avevo già accennato durante il ballo presto sarà il compleanno di mia figlia Maria. Ho visto l'abito che avete realizzato per la giovane Amalia e sono rimasto affascinato. Pare che voi abbiate un vero talento." 

"Quindi se l'occasione è quella del compleanno immagino che preferiate un abito da sera?" 

"Sì, penso che un abito da sera possa essere la risposta giusta. Come lavorate di solito? Avete già dei modelli da potermi mostrare?" 

"Naturalmente, porto sempre con me alcune bozze per i clienti." 

Poco dopo il duca stava maneggiando con cura il prezioso taccuino del sarto. 

A prescindere dalle ragioni che avevano spinto Herius a rivolgersi a Josef il vampiro riconosceva le abilità del sarto. Anche se lo faceva solo come lavoro di copertura era decisamente bravo. Aveva inventiva. 

Si chiese se quella stessa inventiva l'avesse riposta anche nelle armi. 

Bramava dalla curiosità di verificare quali parte delle voci fossero vere, ma bramava anche di testare in prima persona le sue abilità, impresa non semplice se voleva evitare che Josef passasse immediatamente al contrattacco. 

"Devo dire che si prospetta una scelta difficile." 

Sentenziò dopo qualche minuto di scrupolosa analisi. 

Josef sorrise. "Poche volte ho a che fare con clienti decisi sin da subito." 

"È colpa vostra, offrite troppe cose belle." 

A quel punto l'uomo decise di provare a fare un passo avanti. 

"Come mai avete deciso di tornare a Gibergan?" 

"Volevo scoprire qualcosa di più sul paese dove avevano vissuto i miei nonni. In realtà non ero mai stato qui prima d'ora." 

"Oh, capisco. Maria mi ha detto che ha sempre vissuto a Vienna." 

"Anch'io ho sempre vissuto lì. Ho passato l'intera vita avvolto nel lusso e nella frenesia, volevo davvero provare qualcosa di diverso." 

Josef dovette convenire che il discorso del duca era più che convincente. 

Se il suo intuito non lo stava ingannando, Herius era un ottimo bugiardo. 

"Oh, papà, stai traviando il nostro povero ospite con le tue noiose storie?" 

L'uomo trasalì. Non l'aveva sentita arrivare. 

"Stai scegliendo il mio regalo?" 

E si sedette accanto al padre, iniziando a sfogliare anche lei le bozze del sarto. 

"Signor Jäger... avete un sacco di proposte meravigliose! Papà, spero tu scelga bene!" 

Josef si ritrovò nuovamente ad ammirare la bellezza di Maria, ma ricordava molto più chiaramente che si trattava di una bellezza velenosa. 

Era più lucido della sera precedente e questo gli aveva permesso di notare un particolare che doveva essergli sfuggito. 

Perché Maria si rivolgeva in modo così informale al padre? 

Qualcuno avrebbe potuto commentate che solo una persona rozza e priva di educazione si sarebbe permessa di parlare così, ma, d'altro canto, Herius sembrava non essere infastidito da ciò. 

Curioso. 

Pensò distrattamente. 

"Non ti preoccupare, tesoro. Scommetto che il signor Jäger saprà aiutarmi nella scelta." 

"Non vi preoccupate, le vostre aspettative non saranno deluse." 

E, a quel punto, in presenza di entrambi, decise di compiere un azzardo. 

 "Sperando non ci succeda nulla di male mentre ci occupiamo di queste frivole cose. Insomma... dopo quello che è successo... ne avete sentito parlare, vero?" 

"Di cosa?" 

Chiese Herius guardingo. 

"Dell'omicidio della giovane ragazza."

14/07/2023

Sono tornata!!! Da oggi riprendo la pubblicazione settimanale che ho improvvisamente abbandonato a dicembre, vediamo quanto duro ahahah.

Come regalino vi ho messo un disegno del nostro caro e amato Josef che si allena 💜💜💜

A settimana prossima 💖💖💖

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