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After Midnight

Playlist:

Kiss me -Ed Sheeran

Photograph -Ed Sheeran

Little Things -One Direction

Mi baciava come se fossi l'unica cosa al mondo che riuscisse a tenerlo ancorato alla realtà.

Mi teneva tra le sue braccia come se fosse un'abitudine e una cosa straordinaria allo stesso tempo.

Mi guardava come se il resto del mondo non esistesse, come se un mio sguardo avesse il potere di fermare il tempo.

Mi sfiorava come se fosse stata la prima e l'ultima volta che l'avrebbe fatto, come se volesse ricordarsi ogni centimetro della mia pelle per sempre.

Mi stringeva e il mio cuore batteva contro il suo petto mentre le sue labbra baciavano il mio collo.


Mi prestava i suoi occhi per guardare il mio riflesso come lui guardava me ogni giorno.

Dondolando piano davanti allo specchio, sorretta dal suo corpo, mi insegnava ad amarmi come lui amava me.

E non mi fece mai una promessa, nemmeno per farmi sentire speciale come qualunque altra ragazza avrebbe pregato per sentirsi, perché per lui io ero più importante di qualsiasi giuramento e più vera di qualsiasi promessa.


Mi prendeva le mani con le sue, che erano grandi il doppio delle mie e mi faceva scoprire tutte quelle piccole cose che lui amava di me e che io non sapevo nemmeno di possedere.

Mi ripeteva quanto i miei occhi lo incantassero, come il rossore sulle mie guance lo intenerisse e il modo in cui le mie braccia lo facessero sentire protetto.

E io non riuscivo a capire come potessero le mie piccole braccia sorreggerlo. Non mi spiegavo come io potessi farlo sentire al sicuro.


Non credo ci sarà mai qualcuno che riuscirà farmi sentire come lui faceva.

Diceva di avere paura di dimenticare come ci si innamorasse, dopo aver conosciuto me.

Mi sussurrava che avrei potuto essere sua ogni volta che ne avessi avuto voglia.

Continuavamo a ballare anche se la musica era finita e quando glielo facevo notare mi zittiva e mi diceva che la nostra musica eravamo noi due insieme.

Che fin quando saremmo stati vicini non avremmo avuto bisogno di nient'altro se non noi due.

Non ho mai esitato a credergli, mai una volta ho dubitato delle sue parole, perché qualunque cosa dicesse si dimostrava essere sempre vera.


Io avevo una macchina fotografica e lui una chitarra, così io imparai a suonare ed lui a ritrarmi ad ogni tramonto.

Se ora dovessi entrare nella sua vecchia stanza, probabilmente troverei ancora tutte le nostre cose, esattamente come le abbiamo lasciate dieci anni fa.

Ma nessuno di noi due lo fa più ormai, perché siamo sempre stati d'accordo che i ricordi vanno creati e lasciati a galleggiare da soli nel luogo dove la memoria li confina.

Non avrei mai il coraggio di riviverli, se non nella mia testa e anche così direi che è arduo.


Gli dissi che poteva tenermi in una fotografia, piegata a metà e un po' rovinata, dovunque avesse voluto chiudermi.

Gli feci una promessa e quando vidi i suoi occhi scuri divenire un po' lucidi, gli accarezzai la guancia rosea con il palmo di una mano e gli dissi che anche se mi avesse fatto male, sarebbe andato tutto bene perché le mie parole sarebbero rimaste tali e forse un giorno se le sarebbe persino scordate.

Così come io gli promisi di non dimenticare, lui mi guardò e mi fece la sua prima promessa.

Non la ricordo.


Mi strinse le mani tra le sue e posò la sua fronte sulla mia. Ancora adesso riesco a sentire le sue dita muoversi nervosamente sulle mie e il ciuffo scuro dei suoi capelli solleticarmi il viso, all'altezza delle tempie.

Prese un paio di respiri e sorrise.

Mi fece sentire come se stessimo assistendo alla fine del mondo, perché a pensarci un po' lo era.

Quello era il nostro primo addio e insieme ne amai e ne odiai ogni istante.


Era il nostro ultimo addio e guardandolo negli occhi vidi me stessa sull'orlo delle lacrime.

Mi baciò il punto in cui la sua pelle incontrava la mia e poi mi carezzò le labbra con le sue, che erano umide e sapevano di sale.

Mi aggrappai con le unghie alle sue spalle e trovai in lui un rifugio.

Un'altra, anche se per l'ultima volta, me lo strinsi contro.

Mi annullai completamente in lui e piansi sorridendo, perché aveva iniziato a nevicare e sapevo quanto gli piacesse la neve.


Gli sfiorai un sopracciglio con il pollice e lo guardai.

Lo vidi mordersi il labbro con i denti bianchi e alzare la testa al cielo, sorridendo contro il freddo dell'inverno.

Ricorderò quel momento per il resto della mia vita.

Sotto le luci aranciate dei lampioni, in piedi nel bel mezzo della sedicesima strada del nostro quartiere, Calum era la persona più bella su cui avessi mai posato gli occhi.

Nessuno sarà mai capace di prendere il suo posto, anche se è passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'ho visto.


Riesco ancora ad evocare il suo viso nella mia mente.

Sono grata ogni giorno di poter ricordare così bene quella notte, quella passata mezzanotte nella quale gli diedi tutta me stessa e in cui lui prese di me tutto ciò che aveva potuto trovare.

Aveva preso tra le sue labbra il bello e il brutto di me e ne aveva amato ogni secondo.

Mi fece sentire come se ne valessi sempre la pena. Ogni giorno mi ricordò di come amare faceva stare bene.

E anche se a volte avrei voluto che fosse finita diversamente, mi ricorda che comunque l'amore è l'unica cosa che ci fa sentire vivi.

E lui mi fece sentire viva, come nessuno avrebbe potuto mai.


Ho sempre pensato di non avergli dato abbastanza di me. Ancora adesso, vorrei aver avuto più tempo per tenerlo più vicino, per stringerlo contro il mio petto fino a far incontrare i nostri occhi.

Avrei voluto essere la cura alla sua solitudine e la soluzione ai suoi problemi. Ma a lui andavo bene comunque.

Mi diceva che l'avrei sempre salvato dalla tristezza, anche se sarebbero passati anni e alcune delle sue memorie sarebbero andate perse.


Gli piaceva fotografarmi.

Riteneva che fossi una meraviglia da guardare e che sarebbe stato un onore potermi ricordare così per sempre.

Passata la mezzanotte di quella sera, sdraiati sul suo letto con me poggiata sul petto, prese la mia macchina fotografica e si alzò.

Lo guardai chiedendomi cosa avesse intenzione di fare e lui mi sorrise. Sollevando solo un angolo della bocca mi diede le spalle.

Guardai le scapole muoversi sotto il sottile strato della sua pelle ambrata e mi sentii arrossire, mentre le luci provenienti dalla strada gli illuminavano il corpo nudo.

Lo guardai con gli occhi ben aperti e incastrai quel momento tra le mie palpebre, rinvenendo qualche istante dopo, mentre le sue labbra scrivevano le parole di una canzone sulla mia pelle.

Per anni ho cercato di ricordare che canzone fosse, ma non sono mai riuscita a riportarla alla memoria.


Era lenta e dolce mentre la sua lingua disegnava il mio corpo, raccontando una storia che sapeva di noi due insieme, in un luogo indefinito e in un tempo ingannevolmente breve.

Mi strinse a sè tutta la notte e la mattina dopo trovai solo una collana, dove prima c'era stato il suo corpo.

Piansi, anche se sapevo cosa quella passata mezzanotte avrebbe portato. Sapevo già che se ne sarebbe andato.

Strinsi il suo cuscino fin quando il suo profumo non divenne altro che tracce sulla mia pelle.

Indossai la collana e la osservai vestire il mio corpo nudo nel riflesso dello specchio.

La strinsi tra le dita e mi promisi che avrei per sempre ricordato il modo in cui mi aveva amata quella notte, credendo alle sue parole e fingendo di poter ancora sentire i suoi sospiri accanto al mio orecchio.

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