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22 - She's my Twilight, when it's awfully Dark || Andy



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"You're my twilight when it's awfully dark and I lost my way
'Cause when my life feels off the mark, you put me back in place"



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Terza settimana di ottobre, 2022



Per Anderson era un giorno importante, quello che ogni anno segnava sul proprio calendario: l'evento di beneficienza all'insegna del funky e dell'hip-hop accompagnato dai Free Nationals. Era diventata perfino una tradizione di famiglia, poiché portava con sé Ray per farlo assistere allo spettacolo da dietro le quinte. Quell'anno aveva deciso di dare il massimo di se stesso e dare una possibilità a suo figlio di poter emergere, nonostante i suoi quasi dieci anni.

Nel frattempo che aspettava le cinque, approfittò per chiamare un suo collega e carissimo amico. La schermata di WhatsApp si aprì immediatamente, inquadrando un volto barbuto chiaro e due occhi blu ghiaccio. Andy aveva quasi dimenticato il suo compleanno – ringraziò Dr. Dre per avergli fatto da promemoria – e che non avrebbe potuto raggiungerlo a Clinton Township per festeggiare con tutti gli altri, nemmeno avergli fatto un regalo. Dopo i rimproveri di Doc si era sentito in colpa, ma lui lo aveva rassicurato. Non gli piacevano le feste, neanche i regali troppo costosi.

«Quest'anno sono cinquant'anni, vero?»

Lui annuì da dietro la videocamera. «Ti mantieni bene.»

«Sfotti poco, ragazzino.»

Il suo senso dell'umorismo era diverso da quello che ci si aspettava di solito – battutina fatta e sempre pronto a contraccambiare – e da quel punto di vista era molto distaccato. Non bisognava di certo fargliene una colpa.

«Come sta il tuo amico Young?»

«Benissimo, forse anche troppo.» L'espressione di Anderson si ammorbidì, ripensando a Geoffrey. Adesso era in splendida forma, era tornato in mano ad uno psicoterapeuta e senza i farmaci, stava imparando a gestire le sue emozioni. «Ti ringrazio per il contributo che hai dato per la sua riabilitazione. Dico davvero, se non fosse stato per te—»

Lui alzò una mano per zittirlo. «Alt, niente ringraziamenti. Alla fine non è stato nulla di speciale.»

Aveva passato anche lui quella fase ed era quasi morto per mano di una pillola di Vicodil. Anderson conosceva quella storia, ciò che aveva causato quel dolore indissolubile e che aveva faticato a lasciarsi alle spalle. Perdere il proprio migliore amico era stato un colpo al cuore, la stessa emozione che aveva provato anche lui quando Geoffrey era andato in overdose.

«Diglielo pure se vuoi, spero solo non mi salti addosso e mi riempia di "grazie". Odio le smancerie.»

«Sì tratterrà con te. A proposito, mi spiace che non possa esserci al matrimonio di tua figlia il prossimo maggio.»

«Non importa, so che sei impegnato ad inaugurare la tua era da regista 'k-pops'... o come cazzo l'hai definita.» La sua ignoranza gli strappò un sorriso. Non conosceva le band k-pop o i k-drama come lui e Ray, e di certo non se ne sarebbe mai interessato. "Roba da ragazzini", avrebbe risposto.

«Anche te, immagino.»

«Già... ho deciso di chiuderne una.»

Anderson lo aveva saputo da Doc: di lì a poco la sua carriera sarebbe giunta al capolinea e voleva farlo al meglio, lasciando il segno per le generazioni future e rimembrare i fasti di un tempo per quelle passate. Un'idea alquanto interessante, ma che avrebbe spezzato i cuori di tante persone.

«Fai bene, Marsh. Sai, sono davvero felice che finalmente tua figlia abbia trovato l'uomo giusto.»

Lui accennò un lievissimo sorriso, ma non abbastanza spontaneo. Era molto affezionato a sua figlia e sapeva quanto sarebbe stato difficile lasciarla andare. «Anch'io, bro. Evan è davvero un bravo ragazzo, so per certo che si prenderà cura di lei.»

«Lo stesso dovrebbe valere per me in futuro.»

«All'inizio sarà dura, ma dopo sorriderai. La cosa che conta è vedere tuo figlio felice. Mi sbaglio?»

Lui scosse la testa. No, lui non si sbagliava mai.

«Vedi di non mostrarti troppo imbranato stasera a Venice Beach.»

Come al solito Dr. Dre non si faceva i cazzi propri! – «Scherzavo, bello. Non te la prendere.»

«È stato Doc a dirti della mia goffaggine sul palco, vero?»

«Mi racconta tutto di te, sai? Anche quella volta che è venuto a prenderti a Ventura per farti firmare il contratto, e che ti è scappato un peto durante il tragitto.»

D'istinto Anderson si toccò la guancia, sentendosela bollente come il sole d'estate. «Era... era la tensione, okay? Perché stavo per diventare un vero aftermath. Mi emoziono parecchio, sai?»

La prese sul ridere, senza però coinvolgere anche lui. Dall'espressione un po' spenta, si capiva che non gli piaceva tanto chiacchierare e nonostante il soggetto della conversazione fosse Dr. Dre.

«Yo, Paak, devo andare. Ho un bel po' di cose da sistemare.» Guardò di lato, poi di nuovo la videocamera. «Spero che Alaina non abbia commissionato la torta come l'anno scorso.»

«Per una volta permettiti qualche sgarro, non fa male.»

«La panna è una droga, bro. Non posso perdere sedici anni di sobrietà.»

«Vorrà dire che mi prenderò la tua parte e te ne augurerò altri sedici.»

Lui alzò il dito medio verso l'obiettivo. «Crepi.»

Finalmente un piccolo accenno di sorriso, Anderson ne fu sollevato. «Ti lascio, allora. Buona fortuna per tutto, Marshall.»

Lui fece un gesto con due dita – il suo solito saluto alla Slim – e alla fine chiuse la videochiamata. Ancora doveva abituarsi all'idea di usare WhatsApp o Instagram. A differenza di Bruno, aveva familiarizzato in fretta con la tecnologia. Mentre il suo compagno di merende, nonostante i trentasette anni, non sapeva impostare la videocamera dal cellulare o cambiare la foto profilo su Instagram.

Si alzò dal divano e dopo esser arrivato davanti lo specchio dell'ingresso, controllò che il suo outfit fosse a posto. Aveva deciso di vestirsi streetwear come ai vecchi tempi, con qualche colore di troppo e il berretto azzurro sulla testa. Doveva ammettere che nonostante fosse vicino ai quarant'anni, quel genere di stile gli stava bene. Forse in un futuro non troppo lontano avrebbe dovuto rinunciarci, mettendo quel berretto nello scatolone dei ricordi.

Sistemandosi il colletto della felpa, si prese del tempo per guardarsi allo specchio. Quella sera sarebbe cominciata una nuova fase della sua vita e lo avrebbe fatto in pubblico. Di solito preferiva luoghi più romantici come una spiaggia o un ristorante con vista, con un tramonto o una notte piena di stelle a fare da sfondo. Sentiva la necessità di dover gridare al mondo intero quanto fosse felice della sua nuova vita, pazzamente innamorato della sua nuova fidanzata.

Voltando lo sguardo verso le scale, si chiese se Matilde si fosse svegliata dal suo sonnellino pomeridiano – un'abitudine di cui non sapeva fare a meno. La raggiunse poco dopo e notò la porta socchiusa, la osservò di sottecchi che si provava il tailleur per il matrimonio di Bruno e Gin. Il giorno dopo sarebbe andata dal parrucchiere per tingersi i capelli, una sorta di esperimento a detta di lei. Anderson non riusciva ad immaginarla bionda – anche lei stava per cominciare una nuova era – con quel vestito. Abituarcisi sarebbe stato difficile.

Poco dopo aprì del tutto la porta. «Stai ancora provando il vestito?»

Matilde non si stupì della sua presenza. «Sì, anche per assicurarmi che mi vada ancora.»

Anderson le andò incontro e l'abbracciò da dietro, schioccandole un bacio sul collo. Perché avrebbe dovuto preoccuparsi della linea? Era magra al punto giusto, un sedere bello sodo e due piccole albicocche succose con le punte dolci e tutte da mordere. Voleva spogliarla per farle qualche foto, anche solo sbottonare quella giacchetta corta e mostrare le curve del seno.

«Perché? Stai benissimo.»

«Peccato solo che questo modello non mi doni.»

«I colori devono essere abbinati agli sposi, Titi. Siamo i testimoni.»

Bruno e Ginevra avevano pensato ai colori caldi, essendo nati e cresciuti vicino il mare. Le damigelle e gli ospiti d'onore erano abbinati: le prime color pesca e quest'ultimi in marrone. Chissà come sarebbe stata la torta, come avrebbero allestito il ricevimento di nozze e le decorazioni per la cerimonia. Tutto era avvolto dal mistero, poiché nessuno dei due aveva parlato.

«Non tentarmi, Brandon, altrimenti chiudo la porta.»

Lui sogghignò malizioso, senza smettere di riempirla di baci. «Chiudila, allora.»

«Non possiamo, fra meno di tre ore dovrai esibirti e sei già in ritardo.»

«Mezz'ora posso concedertela» replicò, girandola verso di sé per averla di faccia e baciarla sulle labbra.

Titi gli si aggrappò e ricambiò, per poi staccarsi e sfiorarsi le punte dei nasi. Sarebbe bastato pochissimo a farla cedere, ma in quel momento il sesso era superfluo. Fin quando non sarebbe stata l'ora di partire da casa, un abbraccio lo avrebbe riempito di energia. Bruno aveva ragione, quando diceva che l'armonia spirituale era la vera chiave dell'amore. Da un po' era così, specialmente adesso che avevano bisogno l'uno dell'altra più che mai. Non sentiva più quella voglia mostruosa di saltarle addosso come ai primi tempi.

Quei pensieri furono interrotti da due braccia intorno ai fianchi. Ray aveva la sua stessa mania degli abbracci improvvisi, specialmente quella di circondare il girovita delle persone con le sue braccine magre e piene di braccialetti. Chiunque avrebbe riconosciuto quei polsi e quella serie di braccialetti di pelle, ricamati e decorati – troppi per essere contati uno ad uno.

«Posso abbracciarvi anch'io?»

Anderson sciolse l'abbraccio, sentendo ancora Ray sulla schiena. Lui adorava gli abbracci, specialmente quelli affettuosi, e accoccolarsi a sua madre. Da qualche tempo aveva cominciato a farlo anche con Titi e lui si era scoperto geloso, ma che era passato pochi minuti dopo. Lei non si vedeva come una madre e forse nemmeno come una moglie. La cosa lo demoralizzava tantissimo, specialmente ora che aveva intenzione di espandere la famiglia.

«Gli abbracci dopo, Ray. È quasi ora di andare.»

«Con quale macchina andiamo?»

«Quella di sempre.» Fece ciondolare il portachiavi con le sue iniziali, riconducibile alla sua iconica Chevrolet Impala del '66. Poco dopo si soffermò sul suo outfit colorato: felpa azzurra decorata e jeans. «Vieni così al concerto?»

«Così sto bene, non mi piace essere troppo colorato.»

«Sei un bell'ometto» strizzò l'occhio. «Allora, sei pronto per la tua prima esibizione?»

«Prontissimo!» esclamò, facendo un piccolo saltello di gioia. «Ho solo un po' paura.»

«È normale, poco alla volta ti ci abituerai.»

Insieme scesero le scale, lasciando Titi da sola a cambiarsi. Li avrebbe raggiunti dopo insieme ai fratelli Young, assistendo allo show da dietro le transenne.

«Sai che mamma verrà a vedermi? Ha detto che vuole diventare la mia prima fan.»

Di colpo una fitta nel cuore si fece strada in Andy, ma non lo fece notare subito.

«Le hai detto che stasera dormirai da lei?»

Ray annuì, mettendosi lo zaino in spalla. «Dovrò stare fino a lunedì?»

Ci fu una punta di tristezza in quella domanda. Di solito non stava mai da sua madre fino a lunedì, ma gli assistenti sociali avevano deciso di stabilire nuove regole riguardo l'affido: Ray avrebbe dovuto passare un giorno in più con la madre e il cambio sarebbe stato di lunedì, anziché di domenica. Andy aveva saputo questo cambiamento da poco e per colpa della causa persa prima del divorzio ufficiale, non avrebbe potuto ottenere l'affido completo – neanche dopo il secondo matrimonio. Non lo avrebbe fatto comunque, anche per rispetto di Annika. Era giusto che vedesse suo figlio e negarglielo sarebbe stato egoista, meschino.

«Così hanno deciso gli assistenti sociali. La mamma ti accompagnerà a scuola e verrò a prenderti io, allo zaino ci penserà la nonna.»

«Andy, sono le cinque e un quarto.» Mrs. Paak lo richiamò e osservando il display del suo cellulare, si accorse che era tardi. Accidenti a lui che si era perso in chiacchiere!

«Ray, vieni qui che ti sistemo quel ciuffo ribelle!» Lui la raggiunse subito, lasciando che le sue mani lievemente rugate e fresche di manicure passassero delicatamente fra i suoi capelli rosso fuoco – da poco tinti.

Vedendo la famiglia distratta, Anderson ne approfittò per tornare in camera, aprire la cassaforte e recuperare la scatola verde tiffany per mettersela in tasca. Fece finta di aver dimenticato qualcosa, mentre usciva di casa e saliva in macchina con suo figlio.


«»

«»


Il tragitto fino a Venice Beach era volato fra le note di The Way You Move degli Outkast. Nel frattempo che Anderson guidava, Ray scaldò le sue piccola braccia e gambe per lo show, entusiasta più che mai. Sarebbe stata la sua primissima volta sul palco e non stava più nella pelle, anche se tutte le attenzioni che avrebbe ricevuto gli avrebbero stretto lo stomaco dall'ansia. Poco alla volta il suo sogno di aspirante idolo pop stava prendendo forma.

Erano puntualissimi e lo staff organizzativo aveva messo a disposizione un caravan più spazioso per accogliere padre e figlio. Insieme, salirono sul gradino e la prima cosa che risaltò ai loro occhi fu un divano circolare con al centro un tavolino alla loro destra. A sinistra, invece, una piccola porta che dava al bagno e più nascosta, un mini angolo cottura provvisto di frigorifero. Di sicuro la zona relax si sarebbe convertita in un letto matrimoniale, per quanto spazioso.

Per quello che Anderson doveva fare, bastava solo sedersi e prepararsi a ritmo di funk. Poggiato lo speaker Bluetooth gigante sul tavolino, Ray si prese il tempo per guardare ogni angolo di quel caravan, incredulo per quanto fosse grande e lussuoso. Non si sarebbe mai abituato a quelle comodità, esattamente come suo padre. Sedendosi sul divano, Andy non riusciva a credere di essere arrivato in cima dopo tanti anni passati a provare e riprovare.

«Pensare che dieci anni fa avevo cominciato quel maledetto lavoro» borbottò accendendosi una sigaretta, senza accorgersi di Ray seduto di fronte a lui. Non aveva sentito, per fortuna, e ripercorrere quel periodo buio dove guadagnava due spiccioli avrebbe rovinato quell'atmosfera felice intorno a loro.

«Quando suonerò la batteria sul palco, papà?»

«Solo quando avrai imparato i trick a dovere» rispose, notando le sue mani muoversi seguendo un ritmo impreciso. Succedeva quando era nervoso, soprattutto quando c'era una verifica a scuola. «Non ti piace ballare?»

«Sì, sì, mi piace... ma avrei voluto avere le mie bacchette arcobaleno.»

«So che aspettare è snervante, ti capisco.» Si mise comodo con le gambe dritte, stendendo i muscoli e facendo un altro tiro. «Ma più aspetterai, più la sorpresa sarà bella. Almeno così è stato per me.»

Un rumore alla porta li fece trasalire e quando si aprì, un tacco bianco e basso comparve sul gradino. Anderson riconosceva quella cavigliera fra mille. Ray si alzò subito dal divano e riconobbe la scarpa, abbracciando successivamente una figura minuta. Finalmente Matilde era arrivata a Venice, con lei anche Mrs. Paak – era rimasta fuori ad aspettare per non disturbare le star della serata.

Il ragazzo la squadrò da capo a piedi, scoprendo un dettaglio rilevante. «Ti sei rimessa il vestito del tuo compleanno?»

«Esatto, è lui» confermò, facendo una piccola giravolta. «Con questi sandali ci sta una meraviglia.»

«Non hai freddo? Fuori ci sono quindici gradi.»

Lei scosse la testa. «Lo chiedi ad una ragazza amalfitana che fa il bagno nel mare anche a sette gradi?»

Anderson sogghignò. Giusto, che domanda stupida. Per non parlare delle numerose volte che si buttava in piscina, anche recentemente. Non si ammalava facilmente a differenza sua, il che era un vantaggio enorme. Il pensiero lo fece starnutire. L'aria che entrava fuori dalla porta del caravan era fredda ed era comprensibile, essendo in autunno inoltrato.

«Scusa, chiudo la porta.» Entrò dentro e si chiuse la porta alle spalle. Non poteva prendere il raffreddore prima dell'evento più importante dell'anno.

«Papà non è più come una volta, ora è più facile che prenda il raffreddore» scherzò Ray, rimettendosi seduto e con la voce teatrale. «Quando succede, fa il melodrammatico. "Se dovessi morire, Raynold, ti lascerò tutto. Abbi cura della nonna..."»

«Bene, ragazzino. Domani da Taco Bell mangerai i tacos di tofu con me, e niente Coca Cola!»

Ray fece una boccaccia, Matilde rise di cuore. Oltre agli starnuti, mancava l'imbarazzo. Anderson sapeva contrastarlo con la mossa vegana – come l'aveva rinominata lui – sapendo quanto Ray odiasse mangiare cibi pieni di verdure e senza sapore.

«Non vuoi neanche sistemarti il trucco? Giusto un'incipriata sul naso.»

Il bambino scosse la testa. «Voglio ballare così come sono. Ho scelto questi vestiti apposta.»

Aveva decisamente preso da lui, così come quel superpotere di percepire le emozioni negative a distanza – Anderson le definiva in quel modo da quando ne aveva memoria, forse perché somigliava ad una vera stregoneria.

«Cosa c'è, papà? Ti sei offeso per prima? Scusa.»

Anderson lo rassicurò sorridendo. «Solo un po' di nervosismo pre-esibizione. Come vedi, anch'io ce l'ho.»

In realtà era rimasto sovrappensiero, mentre lui e Titi parlavano, ma anche se avesse detto la verità non gli avrebbe creduto. Ray conosceva bene suo padre, specialmente in quei periodi in cui si abbatteva. Il fatto che fosse sentimentale lo svantaggiava su tanti aspetti, anche in amore. Ancora si chiedeva come avesse fatto a non cedere dall'emozione, quando aveva incontrato Titi di persona quel giorno.

«Forse è il caso di lasciare tuo padre da solo» sussurrò la ragazza, poggiandogli una mano sulla spalla.

Sul volto del bambino si dipinse un'espressione triste. «Okay.»

«Non preoccuparti per me, bimbo. Devo solo metabolizzare un po'.» Prima che se ne andasse, lo fermò richiamandolo. «Fatti trovare dietro le quinte insieme a Callum, poi saliremo insieme sul palco. Va bene?»

Ray annuì e con Matilde, uscì dal caravan. Anderson spense la sigaretta e aspettò che i membri dello staff organizzativo facessero entrare il truccatore e il parrucchiere assunti per l'evento. La sessione durò quindici minuti esatti, Anderson si era preoccupato minimamente del resto – stava già bene, solo un leggero tocco di lacca sulla sua ricrescita. Una volta rimasto solo, si guardò allo specchio e osservò la sua barba leggera e ben curata. Poco dopo, i suoi occhi caddero sulla scatola verde tiffany appoggiata accanto la boccetta di Gucci Guilty.

Se pensava che Annika avrebbe assistito al concerto e alla proposta di nozze che lui aveva organizzato per quella sera, il cuore iniziava a fargli male. Ricordò il giorno in cui le aveva comprato l'anello, la notte in cui era arrivato con la sua Impala verde acqua davanti casa sua, un mazzo di rose fra le mani e il gioiello nascosto fra quei petali rossi e morbidi. Ricordò quell'emozione che aveva provato, ignaro dell'infelicità che avrebbe vissuto. Era venuta lì a rovinare tutto, ne era più che certo.

Se non fosse stato per lei, non avresti più ritrovato Matilde.

Ancora una volta la sua coscienza aveva ragione, doveva smetterla di ripensare al danno che aveva fatto. L'aveva perdonata nel proprio cuore, perché non amava portare rancore al prossimo. Sicuramente si era rimessa in careggiata dopo l'ultima discussione fra loro, anche se ci sarebbe sempre stato Ray nel mezzo. A differenza di Annika, Titi non era una persona propensa alla famiglia – non ci era nata, lo era diventata.

Prese la scatola e l'aprì, svelando il diamante. Le cose non sarebbero cambiate tanto una volta sposati, a parte una firma su un documento. Vivevano già insieme e godevano della compagnia di un bambino, come una vera famiglia – divisa, ma unita dal cuore e dall'anima. Non ci sarebbe stata infelicità fra loro – o meglio, lui l'avrebbe impedita.

Qualcuno bussò improvvisamente alla porta e dopo aver abbassato il volume del suo speaker Bluetooth, nascondendo di conseguenza la scatola, esclamò: «Avanti!»

La porta si aprì e una figura robusta e scura comparve, salendo il gradino a fatica. Di solito Ron non lo disturbava mai prima dello show, ma notando anche gli altri dentro di lui, doveva esserci qualcosa che non andava. «Scusa il disturbo, Andy, ma... io e i ragazzi vorremo parlarti. Possiamo entrare?»

Anderson annuì e lasciò che Ron prendesse posto sull'altro sedile. Gli altri tre, invece, restarono in piedi.

«Qualcosa non va?» domandò lui, guardando tutti e quattro riuniti davanti al tavolino.

Jose decise di parlare a nome di tutto il gruppo e fece un passo avanti, osservando un'espressione insolitamente felice sul volto di Andy. Gli dispiaceva rovinare quel sorriso radioso, ma sentiva di dover farlo riflettere su quella decisione. Lui e la sua ragazza erano tornati insieme da pochissimo tempo e anche se era trascorso un anno dal primo incontro, stava accelerando troppo il passo.

Tuttavia, l'ansia lo prese di soprassalto e si vide costretto a sbottonare la parte alta della sua camicia grigia. «Sai che per noi sei un amico prezioso, vero?» Anderson annuì, cercando di capire dove volesse andare a parare. «Ti siamo stati vicini dopo il divorzio e... e questo non cambierà, giusto?»

Lui annuì nuovamente. Quando arrivava al dunque?

«Però... ecco, non ti converrebbe aspettare un altro po' prima di sposarla?»

Gli occhi scuri di Anderson rotearono scocciati. Ecco il famoso 'dunque'.

Per quanto la sua espressione fosse neutra all'apparenza, dentro si celava una leggera rabbia. Possibile che chiunque gli stava accanto andava contro ad ogni sua decisione, che fosse sentimentale o meno? Quel Tiffany aveva un valore sentimentale enorme, perciò Anderson ci teneva tanto, non importava quanto lo avesse pagato o quanto prezioso fosse. Aveva intenzioni serie con Matilde e avrebbe fatto qualunque cosa per lei, anche sacrificare la propria vita. Un'emozione che mai aveva provato nella vita.

«Siete tornati insieme da quanto? Otto? Nove mesi?» soggiunse Kelsey, portando la visiera del suo berretto nero dietro la nuca. Anche sfruttando lo sguardo, per quanto i suoi occhi marroni scuro fossero magnetici, sarebbe stato difficile convincerlo del contrario. «Per me stai facendo una cazzata, bro.»

«Non stavolta, Miguel» replicò Andy, tirando su col naso. Se avesse inalato qualche altra molecola di profumo di muschio, avrebbe starnutito.

«E se rifiutasse? Rivendi l'anello come hai fatto con la fede nuziale?» sbuffò Callum.

Ebbe un déjà-vu improvviso, era la stessa domanda che gli aveva rivolto sua madre. Rivenderlo? Dopo tutta la fatica che aveva fatto per comprarlo? Rifiuto o meno, Matilde avrebbe indossato quell'anello. Quello che aveva al dito non aveva lo stesso valore di un diamante da tre carati, né economicamente né emotivamente. La risposta sarebbe stata la stessa e lui odiava dover ripetere le stesse cose.

«Cercate di non rovinarmi il momento, okay? Mi sono impegnato tanto.»

«Non hai risposto alla mia domanda, Brandon.»

«No, non lo rivenderò» replicò, dopo essersi fatto un lungo tiro di sigaretta. Rilassarsi prima dell'esibizione si stava rivelando più difficile del previsto. «Se Titi rifiuterà, ci riproverò in un altro momento.»

Ron si avvicinò e con sguardo comprensivo, guardò Anderson negli occhi. Era più che deciso a fare la proposta di matrimonio a quella ragazza, il bagliore nei suoi occhi parlava chiaro. «Riflettici, però. Hai già avuto un matrimonio infelice, non te ne serve un altro.»

«Non sarò infelice con lei, farò qualunque cosa per impedirlo» sentenziò più fiducioso che mai, guardando tutti e quattro i Free Nationals. Non c'era nessuno favorevole alla propria scelta di sposare Matilde, ma alla fin della fiera poco gli importava.

«Perché sei così testardo, cazzo? Dopo tutto quello che hai passato, per giunta!»

«Perché non posso deludere Annika.»

Callum si picchiò la fronte, mentre Jose inarcò un sopracciglio. Cosa c'entrava lei in tutto quel discorso, se si stava parlando della ragazza italiana? Anderson non esitò a raccontare l'ultima notte dei Grammy, il momento in cui Titi era apparsa dietro le sue spalle con quel bellissimo abito da sera viola ed erano tornati al Bellagio Hotel, consolidando quell'amore ad un passo dal crollo.

Era stato proprio grazie ad Annika se l'aveva ritrovata, dopo essersi pentita di tutto ciò che le aveva fatto passare: i pregiudizi, il test di gravidanza falso e quel disperato tentativo di portare via suo figlio da suo padre. Andy l'aveva perdonata nel proprio cuore, nonostante il rancore, e nessuno credeva alle sue parole. Nemmeno Ron che l'aveva difesa per anni: "È solo una fase, Andy. Le passerà."

Sarebbe stato da paranoici confessare quella paura incessante di pensare che Titi, un giorno, lo lasciasse all'improvviso e senza spiegazioni. La sua fretta di sposarla era dovuta principalmente a ciò. La lontananza lo aveva distrutto fisicamente ed emotivamente, il senso di abbandono si era ingigantito al punto da avvertire un vuoto nel cuore. Un vuoto che nemmeno Ray era stato in grado di riempire.

«E la tua ragazza cosa ne pensa?» domandò Callum, indifferente a quel discorso strappalacrime.

«Ha una mezza idea su come ricompensarla» rivelò Anderson, il sorriso grande ed orgoglioso.

Tuttavia, quella rivelazione non bastò a far cambiare idea al gruppo.

«Sei proprio sicuro?» chiese Ron un'ultima volta, guardando il pollice di Andy giocherellare con l'apertura della scatola.

«Sì, sono sicuro. Voglio averla al mio fianco fino alla fine.»

Kelsey scrollò le spalle con indifferenza. «Come vuoi.»

Si alzarono dal posto e prima di uscire dal caravan, Ron lo guardò. «Aspetteremo il tuo segnale, allora» concluse e sceso il gradino, chiuse la porta. Dirigendosi verso il backstage con gli altri membri del gruppo, nessuno si scambiò una parola fin quando lui non disse: «Per quanto Brandon ha speso per quell'anello, pare sia proprio deciso a sposare quell'italiana. Contento lui, contenti tutti, giusto?»

Callum annuì, grattandosi il mento. «Però non mi convince.»

Jose sospirò, sistemandosi il berretto nero sulla testa. «Perché non la conosciamo di persona o perché è straniera?»

La seconda domanda lo colpì come una folata di vento gelida. In realtà non gliene importava nulla, nemmeno quanti anni avesse la ragazza. Il fatto che Anderson andasse così di fretta, come se un'apocalisse stesse per incombere sulla California, gli aveva sollevato più dubbi che certezze. Quell'uomo aveva già dimenticato il suo matrimonio precedente, di quante tappe avesse bruciato pur di sistemarsi.

«La verità è che Brandon non ha imparato un cazzo dal suo divorzio» si limitò a dire, mentre si metteva l'auricolare nell'orecchio destro. «Capisco l'amore, ma sta correndo anche con lei. Il fatto che siano stati separati in inverno, non giustifica questa fretta di sposarla.»

«Quel che dovevamo dirgli, lo abbiamo detto. Di quel che succederà sono affari suoi, Cal.»

«Dovremmo essere felici per lui, non criticarlo.»

Kelsey aveva ragione. Gli amici dovevano sostenere il loro compare, che fosse una cazzata o meno, perché la cosa che contava davvero era la sua felicità. Dopo aver ascoltato la sua storia con la ragazza italiana e dopo la notte dei Grammy Awards, Anderson aveva sorriso come un tempo – quando non c'era quel dolore che gli attanagliava il cuore, quello che non aveva potuto combattere.

Se una persona normale andava da uno psicologo, lui preferiva sballarsi e buttarsi nell'alcol, e non poteva vivere senza. Una terapia malsana che neanche dopo la prima separazione con Matilde era stato capace di evitare. Per lei aveva versato lacrime amare, eppure lui non piangeva.

«Per come la vedo io, Andy sembra proprio innamorato e si vede che tiene molto a quel diamante» soggiunse, mentre collaudava il suo basso. Nonostante il soundcheck fatto il giorno precedente e qualche ora prima, non era ancora sicuro. «Per non parlare di come Annika abbia contribuito.»

«Io sono ancora scioccato» commentò Jose, facendosi sfuggire un sorriso.

«Perciò facciamo la scelta più giusta: non mandiamo tutto a puttane.»

«Di cosa state parlando?»

I quattro sobbalzarono, sentendo la voce di Ray. Avevano dimenticato che era all'oscuro della cosa e che sarebbe stata una sorpresa anche per lui, essendo molto affezionato alla quella ragazza. Ora chi avrebbe spiegato a quel bambino che suo padre aveva in mente di proporsi alla propria fidanzata in pubblico?

«Dell'ultimo tweet del presidente» rispose Ron, sentendosi profondamente imbarazzato.

«Come ti senti?» domandò successivamente Callum, spezzando l'imbarazzo.

«Ho un po' paura» replicò Ray, toccando l'orecchio destro che portava l'auricolare. «Tu pensi sia bravo?»

Certo che lo era, Callum lo aveva visto il giorno prima durante le prove. Un giorno avrebbe portato avanti l'eredità musicale di suo padre, nel proprio stile e con il proprio carisma, e avrebbe fatto tanta strada. Aveva già imparato a suonare James Brown, sapeva ballare e stare in sincronia col ritmo, e il suo stile era ispirato alle boyband coreane. Era un talento naturale, se non quanto suo padre.

«Che domande sono, sei la fotocopia di tuo padre» gli sorrise, scompigliandogli i capelli rosso fuoco scherzosamente. «Sarai un fenomeno sul palco, te lo posso garantire.»

Ray ridacchiò sentendosi sollevato, subito dopo Anderson arrivò dietro le sue spalle. Prima che avesse potuto mettersi l'auricolare, tutti e quattro i ragazzi lo fissarono. Il ragazzo non degnò loro di uno sguardo, ma lo fece pochi istanti dopo. Era tranquillo come in una normale jam session in studio, forse anche troppo. Non aveva un briciolo d'ansia per quello che stava per fare, in mezzo a quell'enorme platea che aspettava di vederlo esibirsi come ai vecchi tempi?

«Quando le luci si spegneranno, dovrete smettere di suonare e quando il palco s'illumina di giallo, iniziate ad intonare le note di The Most Beautiful Girl In The World. Non toppate per nessun motivo al mondo, chiaro?»

I quattro annuirono, rivolgendo al loro leader un 'in bocca al lupo' implicito. Avrebbe concluso la serata con una canzone di Prince, la stessa che le aveva dedicato il giorno del suo compleanno. Era più che determinato a concludere l'evento nel modo più romantico possibile – forse come mai prima d'ora. Il bello era che nessuno aveva la più pallida idea di cosa sarebbe successo dopo il terzo medley previsto nella scaletta. Ciononostante, anche senza l'aiuto di Bruno e degli Hooligans, tutto sarebbe andato liscio come l'olio.



Il Paak House era cominciato puntuale come ogni anno, sarebbero state due ore piene di divertimento e musica funky. Per tutta la prima ora tutto era andato come previsto, senza nessun errore e con poche nuvole grigie in cielo. Non avrebbe piovuto quel giorno, il che era una fortuna. Gli ospiti della serata entravano dopo due performance, Geoffrey quasi verso la fine e con un medley hip-hop che sarebbe rimasto nella memoria di tantissime persone. Non fu solo quel particolare ad infiammare il palco, ma l'arrivo di Ray e la performance di Jewelz.

I fan erano felici di vedere padre e figlio insieme per la prima volta sul palco, essendo stato nell'ombra per tanto tempo. Sincronizzati come coreografi professionisti, voci coordinate e perfettamente bilanciate, musica funky a ravvivare il tutto e permettendo così di sfoggiare le sue iconiche movenze. Avevano indossato le stesse Vans seppur con abbigliamento diverso. Era un peccato che Bruno non fosse lì ad assisterlo come l'anno precedente, essendo in Giappone per l'inaugurazione del Tokyo Dome. La seconda tappa del suo piccolo tour autunnale.

Ogni tanto guardava la platea per scorgere Annika, che stava guardando suo figlio crescere e diventare una stella. Aveva saputo dell'anello solo qualche giorno prima, dopo l'ultima chiamata per l'affido di Ray. Ovunque fosse, sarebbe stata orgogliosa di lui e lo avrebbe sostenuto fino alla fine, pur di rivederlo ballare e suonare con suo padre.

La scaletta proseguì con tanti altri ospiti e alla fine del secondo medley hip-hop, Anderson si prese una piccola pausa e si guardò intorno. Ray osservò suo padre esitare, senza dare l'ordine ai Free Nationals di passare alla prossima canzone. Di solito non succedeva e i fan si preoccuparono: che fosse qualcosa di serio?

«Vi chiedo scusa, gente, mi sono distratto.» Anderson li rassicurò, anche se l'atmosfera non sembrò migliorare. Un po' li capiva, ma presto quei volti tesi e preoccupati sarebbero scomparsi. «So che quel che vi sto per chiedere solleverà più domande che risposte, ma in questo momento ho bisogno del vostro aiuto.»

Alzò il braccio libero, mimando un gesto. «Voglio che accendiate le torce dei vostri cellulari e li alziate in cielo, ho bisogno di un'atmosfera romantica.»

Osservò quel bagno di persone illuminarsi poco alla volta, fino a diventare lo specchio di una notte stellata. Fece un lieve cenno all'obiettivo di quegli iPhone dalle cover colorate e glitterate, il microfono in mano e l'altra nella tasca dei pantaloni. Lei era lì, fra quelle ragazze e le braccia di Claire e Geoffrey – quest'ultimi suoi complici. In prima fila c'erano alcune fan che riprendevano il momento. Il cenno del capo mosse anche i Free Nationals che cominciarono a ricreare la base strumentale di una canzone di Prince.

«Ormai sapete che è da un anno che sono fidanzato. Ammetto che è passato in fretta, fra tira e molla e cazzate varie» – il pubblico sorrise, altri lo incitavano a continuare – «e oggi sono qui per farne un'altra. Di cazzata, intendo.»

Anderson esitò ancora, guardando da una parte all'altra. Non appena la vide fra le transenne, fece un segnale all'addetto alla security di fronte – un lievissimo cenno del capo – che si preoccupò di andare vicino a lei. Ray colse quel gesto e non riuscì a non sorridere, mentre andava vicino a suo padre: voleva far salire Titi sul palco!

«Mi sono esercitato parecchio per poter fare questo discorso senza balbettare o impappinarmi, e chi mi conosce sa quanto non sia abbastanza romantico per improvvisare frasi d'amore e altre smancerie senza intoppare. Forse la mia idea non sarà originale, ma ci tenevo a farlo pubblicamente, perché parlerò sia a nome di Anderson .Paak che di Breezy Lovejoy.»

Guardò alla sua destra, appena poco vicino la scaletta laterale nascosta che dava sul palco. D'un tratto comparve una dolce cascata castana, gli occhi verdi e vestita casual come tutti i giorni. Tese un braccio in quella direzione, come per indicarla, e solo in pochi si voltarono alla ricerca dell'ospite misterioso che stava salendo sul palco. Nessuno, però, aveva notato Ray indietreggiare e mettersi vicino al padre.

«L'avrete sicuramente vista in qualche foto, e stasera voglio farvela conoscere. Ho pensato a lungo prima di farla salire su questo palco, parlare davanti un microfono del 2015 in mezzo una grande platea e convincere quattro uomini che conosco da quindici anni a tenermi la parte. Uno schermo ci ha divisi per tanto tempo, e ora sono qui per distruggerlo definitivamente.»

L'atmosfera era quella giusta: un oceano di stelle davanti a loro, luci bianche dietro di loro ad illuminare il palco e i fari sopra i Free Nationals colorati di verde che intonavano The Most Beautiful Girl In The World in chiave R&B. Gli unici baciati dalla luce arancione erano loro due, la luna e il cielo notturno di fine ottobre a fare da sfondo – seppur con qualche nuvola. Ray assistette alla scena in mezzo al palco, i braccialetti luminosi sui polsi. Un viaggio stava per concludersi e presto ne sarebbe iniziato uno nuovo. Successivamente, Anderson si mise di fronte alla ragazza per guardarla.

«Mia Emerald, sei apparsa dentro lo schermo del mio vecchio Mac cinque anni fa, quando avevo smesso di usare quel soprannome e a credere nell'amore. Ero l'imbecille che credeva a quella leggenda metropolitana dove le rose sono rosse e le viole sono blu. Ho vissuto un'illusione e poco tempo dopo è diventata realtà. Tutti i sogni ad occhi aperti che ho fatto da quel giorno mi hanno portato da te.»

Un coro di 'awww' si propagò per la platea, così come l'ansia nel corpo di Andy. Nessuno però sembrava accorgersene e per non rovinare tutto, doveva fingere che fossero solo loro due. Chiuse gli occhi per un brevissimo istante, prima di riaprirli e rivolgersi alla sua ragazza. Riprese il discorso, sorridendo con le guance rosse. – «Prima di incontrarti vedevo tutto in bianco e nero, vivevo una vita triste e infelice. Dal primo giorno ne hai colorato ogni fotogramma e lo hai reso più bello, facendo rinascere l'amore che ho creduto di aver perso.»

Il sorriso si allargò, poi si mise in ginocchio e prese la sua mano destra. Tutti sapevano cosa stava per succedere, tranne lei. «Quando ho visto la mia vita andare fuori controllo, perdersi nell'oscurità più nera e senza una via, mi hai rimesso in carreggiata. Sei diventata il mio crepuscolo, quando è terribilmente buio e perdo la strada. Sei diventata la mia luce, quella che mi guida e rende il mondo più bello. Le parole non basteranno a ricompensarti, per cui voglio rendere questo "noi" un "per sempre".»

Lasciò la sua mano per poter frugare nella tasca dei suoi pantaloni, facendo uscire una piccola scatola verde tiffany. Il pubblicò restò in un silenzio incredulo e lei si portò le mani sul volto, osservandolo fare un gesto rapido del pollice per svelare un bellissimo solitario. Gli occhi di Ray s'illuminarono di felicità.

«Matilde D'Angelo, vuoi sposarmi?»

Nonostante gli occhi offuscati dalle lacrime, osservò la bocca del microfono vicino alle sue labbra – era lui che attendeva la sua risposta. Con la voce rotta, si avvicinò e annunciò: «... sì, lo voglio.»

A quella risposta, tirò l'anello fuori dalla scatola, cercando l'anulare della sua mano sinistra e metterglielo. Non appena il gioiello splendette sotto le luci del palco, Titi prese il volto di lui con entrambe le mani, gli diede un lungo e profondissimo bacio. Tutti stavano assistendo a quella bellissima scena, i cellulari che riprendevano e rendevano il tutto ancor più magico. Da dietro il palco partirono i fumi colorati e il fan festeggiò insieme a loro.

Con Ray in mezzo alla futura coppia di sposini, Anderson concluse quel bellissimo spettacolo colorato a ritmo di funky con una canzone d'amore.


«»


Le luci del palco erano ancora accese e il pubblico si era sperso intorno, chi restava a guardare i video che avevano girato e chi si dirigeva verso la propria auto. Era passata la mezzanotte e dopo un brevissimo Meet & Greet con i fan, Anderson e i Free Nationals erano pronti a riprendere la propria quotidianità con le loro rispettive famiglie. Tutti si congratularono per la coppia, a guardare l'anello che Matilde portava sull'anulare destro e ridere nell'osservare Ray felice più che mai.

«Sta ancora piangendo» ridacchiò Claire, guardando suo fratello asciugarsi le lacrime coi palmi delle mani. L'eyeliner gli sporcò le dita, ma non gli importava. «Che dire, Anderson, congratulazioni.»

«Grazie per il vostro aiuto. Se non fosse stato per voi, non so come avrei potuto farcela.»

«Per te questo ed altro, leader» scherzò Ron, per poi sentire Geoffrey tirare su col naso. «Geoff, smettila di piangere.»

«Era tutto così perfetto... fanculo, io sono anche emotivo.»

«Arriverà anche il tuo turno.»

Lui arrossì come un peperone. «Che...? No, no! Prima lui, poi io.»

«Il tuo ragazzo ha aspettato fin troppo, direi che diciannove anni sono più che sufficienti.»

Anderson non aveva tutti i torti, ma Liam sarebbe stato capace di aspettarne altri diciannove. Per lui faceva quello ed altro. Notando Claire e gli altri congratularsi con Matilde, lui approfittò dell'occasione per portare via Geoffrey dal gruppo.

«Senti, visto che mia madre è tornata a casa con l'Uber, pensi tu ad accompagnare Ray da Annika? Il weekend deve passarlo a casa sua, lo andrò a riprendere lunedì sera. L'avviserò io.»

«Va be... aspetta, perché?» Anderson inarcò un sopracciglio e assottigliò leggermente le palpebre, ma poi Geoffrey si grattò la nuca imbarazzato. «Ah, giusto. Che idiota.»

«Hai fatto finta di non capire o eri serio?»

«Non lo so, a volte neanch'io mi capisco.» Fece un passo in avanti, poi abbassò la voce. «A proposito, hai fatto benzina prima di...?»

«Il serbatoio è abbastanza pieno per una notte in riva al mare. Ho già la sdraio e il cucchiaio

Poco dopo, ridacchiarono. Quando si trattava di notti di fuoco, si divertivano a parlarne. Non c'era mai stata vergogna fra di loro, nonostante avessero un orientamento sessuale completamente opposto.

Claire si appostò dietro le spalle di suo fratello, facendolo sobbalzare. «Per caso voi due avete intenzione di fare serata insieme?» domandò, prendendoli un po' in giro. Effettivamente quando si appartavano e sussurravano fra loro, la cosa sembrava molto ambigua quando in realtà era semplice riservatezza.

«L'idolo delle folle è già impegnato, purtroppo» scherzò Geoffrey, stando al gioco. «Vorrà dire che dovrò cercare un'alternativa.»

«Ti converrà tornare dal tuo ragazzo con un mazzo di fiori, visto che lo hai appena tradito.»

«Da quando parlare di sdraio e cucchiai equivale a tradire?» chiese Anderson, fingendo di essere ingenuo.

«Perché vi ho sentiti poco fa» incrociò le braccia con una smorfia corrucciata, ma giocosa. «Siete due pervertiti! Non vi vergognate alla vostra età?»

«Mi farò perdonare con una sessione di make-up gratis» rispose suo fratello, alzando le mani in segno di resa. «Ti chiedo scusa.»

«Scuse accettate, fratellino» sorrise, per poi trascinare via Geoffrey dal suo migliore amico. Se fosse rimasto ancora lì, avrebbe perso altro tempo prima dell'inizio dell'after party in spiaggia. «Ancora auguri per il matrimonio!»

Subito dopo anche Matilde lo raggiunse, senza chiedere spiegazioni. Si guardarono per qualche secondo, pensando la stessa cosa. Si presero per mano e sgattaiolarono via dal backstage, salendo in macchina e lasciandosi alle spalle quel quartiere colorato e vistoso. Poco prima che avesse potuto prendere le chiavi e inserirle nel quadro, il suono stridulo di una notifica lo costrinse a fermarsi davanti alla porta. Sbloccò lo schermo e aprì WhatsApp.

"Sono davvero felice che tu abbia deciso di fare il secondo passo, Brady. Tanti auguri, te lo meriti."

Il messaggio di Annika gli strappò un sorriso e le rispose con un nuovo messaggio:

"Grazie, Annie. Lo auguro anche a te e sono sicuro ci riuscirai! *emoji felice*"

Lasciò il cellulare e finalmente, lasciarono Venice Beach. Anderson aveva intenzione di tornare nello stesso posto dov'era cresciuto, quella zona della California dov'erano stati insieme per la prima volta come coppia. Si sarebbero presi una camera per quella notte, lontano dal mondo e da tutti.

Ripensò al messaggio di Annika; finalmente era andata avanti con la propria vita, seppur con tante difficoltà. Faticava ancora ad accettare il divorzio, e si era perfino pentita di avergli fatto causa la prima volta, rischiando di portargli via Ray. Era stata più che sicura che senza suo padre, sarebbe cresciuto diversamente e in peggio. Anderson era stato l'unico ad avergli trasmesso quel senso di empatia che mostrava nei suoi confronti, anche dopo le cattiverie che aveva augurato a Matilde.

Non avrebbe mai potuto perderla davvero, era stato il suo primo amore e la prima persona ad avergli regalato la gioia di un figlio. Forse avrebbero potuto trovare un terreno comune e ridere di quello che era stato, o forse avrebbero finito per allontanarsi di nuovo per vivere una vita uguale a quella di tutti gli altri.

L'unico difetto era la mancanza di affetto e lei non era mai stata propensa agli abbracci, a tenergli la mano in pubblico o anche solo baciarlo. Aveva odiato Titi per avergli dato ciò di cui Anderson aveva realmente bisogno, ma alla fine aveva imparato ad accettarlo. Lui sapeva che quella donna aveva un cuore e sapeva che un giorno sarebbe riuscita a ritrovare il colore della propria anima. Lo aveva fatto, aiutandolo a ritrovare il suo piccolo smeraldo.

Pensando proprio a lei, la guardò seduta sul sedile del passeggero con la coda dell'occhio, poi spostò l'attenzione sul cambio – la sua mano appoggiata sulla sua. Quella notte non sarebbero tornati a casa e non si sarebbero preoccupati di avvertire Mrs. Paak, da poco tornata a casa ad aspettarli. Anderson non poteva più aspettare, aveva bisogno di avere accanto la sua promessa sposa più che mai.

Arrivarono a destinazione e presero una camera solo per una notte, giusto il tempo per stare accoccolati e festeggiare il loro fidanzamento. Giunti al secondo piano, Andy la guardò come la prima volta al molo di Santa Monica. Ammirò quegli occhi verdi luminosi e il suo dolce sorriso, quello che gli aveva fatto battere il cuore. La prese in braccio come quando era inciampata impacciatamente fra gli scogli, portandola in camera per rivivere ancora quei bellissimi ricordi d'amore.

Si lasciò cadere con lei su quel letto matrimoniale dalle lenzuola bianche e blu marino, permettendole di avvolgere le sue braccia intorno al suo collo. Un abbraccio amorevole e allo stesso tempo supplichevole, per come la mano sulla nuca faceva pressione per avvicinarlo ancora di più.

Anderson la baciò come lei aveva fatto con lui nel sottoscala del suo appartamento, come la prima volta che si era presentato davanti la porta e lo avevano fatto. Avrebbe dovuto farlo prima di salire le scale, come per ripercorrere ogni frame di quel ricordo. Stavolta voleva crearne dei nuovi, cogliere l'occasione per poter rivivere la sua storia d'amore da una prospettiva diversa e migliore.

Baciami, dimmi se è reale... dimmi che sei qui con me.

La spogliò lento, deciso, lasciando che anche lei facesse lo stesso finché non furono completamente nudi. La toccò, la contemplò e la venerò come tutte le loro prime volte. Lei gli accarezzò il viso con la mano su cui portava il suo anello, ammirando quella bellissima reincarnazione dell'amore e perfetta unione fra armonia e passione. Vide l'amore nei suoi occhi, l'immagine più bella che avesse mai visto. Era un sogno ad occhi aperti da cui non voleva più uscire.

Sei tu il mio amore. Neoneun naui salang-iya.

Ricordò l'ultima notte a Los Angeles, prima di vederla partire con la mascherina sul volto e le valigie in mano. Quando lei aveva passato il gate, Anderson aveva capito che la sofferenza per Annika era stata solo la punta dell'iceberg. L'aveva pensata notte e giorno, aveva sentito di non poter vivere senza di lei e starle lontano era diventato un dolore fisico, tanto da desiderarla nei sogni.

«Non pensare, Andy» gli sussurrò, cercando l'incastro. «Vieni qui.»

Si unirono amorevolmente, senza smettere di guardarsi. Titi si aggrappò alla sua schiena, graffiandole e gemendo nel sentirlo più in fondo. Erano passate molte settimane dall'ultima volta che i loro corpi si erano uniti, ma la sensazione era ancora più magica. Si baciarono e aprirono finalmente le danze. Anderson amava quando Titi posava le braccia sulle sue spalle e sentiva le gambe circondargli i fianchi, mentre premevano insieme col bacino.

Una spinta, e la chiamò. Titi... Titi...

Un'altra spinta, e lei rispose al suo richiamo. Andy... Andy...

Un'altra ancora... e non avrebbe più avuto paura di tornare a casa e trovare un letto vuoto. Lei sarebbe rimasta per sempre fra le sue braccia, non l'avrebbe persa mai più. Non ti lascerò più, mio piccolo smeraldo verde.

Ondeggiavano l'uno contro l'altro in una danza erotica che li avrebbe appagati nel corpo e nell'anima. La melodia dei loro sospiri d'amore faceva da sottofondo, la luce gialla e fioca dell'abat-jour che rendeva il tutto più intimo. Il loro abbraccio si fece ancora più saldo e stretto, da quanto quel piacere fisico stava diventando insostenibile, così come i loro spiriti che fluttuavano fuori dai propri corpi in una nuova estasi.

Titi gli trovò la bocca con la propria e si beò del calore della sua lingua, mescolando il sacro e il profano. Quei delicati movimenti di bacino cominciarono a tremare, trasformandosi in scatti e spasmi sempre più incontrollabili. Le loro carnagioni erano malide di sudore, l'unione di due mondi opposti, splendenti come due diamanti preziosi. Erano l'uno negli occhi dell'altro e di come riuscissero a vedere le proprie anime danzare attraverso lo sguardo. Come una vera esperienza ultraterrena.

Un paio di danze dopo, il corpo minuto di lei si tese e la schiena s'inarcò, seguito da spasmi senza fine. Dopo l'ultima onda di piacere, entrambi gemettero a pieni polmoni e sigillarono per sempre il loro amore. Non sciolsero l'incastro e restarono avvinghiati con le mani unite, il corpo e l'anima pienamente appagati.

Si addormentarono subito, non prima che Anderson le avesse sussurrato: «Saranghae, Titi».



N.A.

Lo aspettavate da 12 anni ad Azkaban ed eccovelo qui! Anche i #matandy compiranno questo passo, ma non in "After Last Night". Questo è uno dei tanti motivi per cui non ho proseguito "Show Me", anche per non spoilerarvi troppo la sorpresa. Li rivedremo fra tanti capitoli, ciò non significa che li abbandonerò. Anzi, compariranno ogni tanto. Il loro POV sarà molto lontano (capirete perché), ma per non sentire la loro mancanza, li ritroveremo nella novella fra ottobre e novembre.

Dopo questo capitolo, tornerò a pubblicare su ALN a settembre dopo la mia vacanza on the road con la famiglia. Sarà un aggiornamento consecutivo, poiché assisteremo al matrimonio dei #brinevra. L'attesa è quasi finita, ormai, non dovrete aspettare moltissimo. Ho già impostato il tutto, mancano solo alcuni dettagli. Non vi dirò altro, perché voglio che sia un capitolo speciale. So che siete affezionat* tantissimo a Bruno e Ginevra (anch'io, tra l'altro!) e mi dispiacerebbe fare troppi spoiler.

Per cui, vi aspetterò a settembre e nell'attesa, organizzate il vostro outfit da cerimonia! Buona estate a tutt* e divertitevi, ma soprattutto attenzione al sole! :3

- Gloria -


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