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13 - What Happens in Vegas || Andy


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Giorno di Ferragosto, 2022


Anderson e parte degli Hooligans avevano scelto di festeggiare un enorme traguardo al Bellagio, uno degli hotel più lussuosi di tutta Las Vegas. Bruno aveva dato due di picche il giorno prima, dopo aver convinto lo staff a rimandare il concerto a Las Vegas di un paio di giorni e ci era riuscito, nonostante il sold out – lo aveva fatto soprattutto per non lasciare Gin da sola a prendersi cura delle bambine, aveva bisogno di lui più che mai.

I ragazzi, però, volevano festeggiare il platino del quarto album comunque e con stile. Anche se Bruno Mars aveva rinunciato a competere per i Grammy, nessuno impediva loro di farlo anche senza di lui. Suonava egoista, secondo Eric, ma non voleva stare a bocca asciutta. A quattro anni di distanza dal terzo, con la pandemia ancora in corso, era giusto godersi quei momenti di gloria dopo tanta inattività e una pandemia che aveva privato la libertà assoluta.

Matilde si teneva stretta al braccio di Andy, assicurandosi che nessuno la riconoscesse anche con la mascherina di stoffa in faccia. Ce l'avevano tutti, compresi i croupier e i bodyguard all'ingresso del casinò. La prima tappa erano state le slot-machine, Phil voleva fare rifornimento di monete e anziché fare jackpot, il suo portafoglio stava via via dimagrendo dal sovrappeso di spiccioli.

«Non ho capito: perché tuo fratello ha rinunciato ai Grammy?» domandò Daddy ad Eric, mentre si disinfettava le mani per la sesta volta. Da quando erano arrivati a Las Vegas, non aveva fatto altro che mangiare e aprire quel maledetto tubetto di disinfettante a base alcolica per pulirsi le mani.

«Per lui ormai è diventata una vittoria troppo facile, vuole dare quei premi a chi davvero merita.»

«Ricordo che sei anni fa ne aveva portati a casa sette... SETTE! In una fottutissima sera!» esclamò Andy, sistemandosi per bene gli occhiali da sole giganti dalle lenti rosate. Li indossava nonostante fossero al chiuso e in piena notte. «Come se avesse inciso l'album del secolo.»

«Infatti così lo ha definito la critica. Anche se, devo dire la mia, il suo esordio resterà il più genuino da parte sua.»

Logico, era il suo lato più dolce e romantico. Titi aveva seguito indirettamente la storia di Bruno, dall'esordio ad ora, fra le vecchie mail di sua cugina e varie vicissitudini che avevano fatto il giro del mondo. Fra tutti era stata l'unica a non essersi lasciata contagiare dalla nostalgia, perfino Anderson sentiva la mancanza di Breezy Lovejoy – non dei dreadlock, ma dei due EP che aveva pubblicato e mai rimasterizzato.

Alex, che nel frattempo stava finendo di bere il suo Mai Tai, ripensò a quei lunghi anni fra concerti sold out e tappe infinite prima di ricevere il primo gong della loro carriera. «Cazzo, mi sembra ieri che andavamo in tour per gli Stati Uniti sognando l'Europa.»

«Prima Bruno scriveva per gli altri, ora conta quattro album di platino e cinque singoli dischi di diamante. Chi è il "fenomeno passeggero"?» ancheggiò Daddy, facendo ridere Eric.

«Non riesci proprio stare sciolto con quei fianchi? Quando fai sesso, come fai?»

«Non lo faccio, bro, è questo il problema.»

«Non è la stessa cosa quando lo fai con la chitarra elettrica?» Alla risposta di Anderson, partì un coro di «oooh» da parte di Liam e Alex. Un tasto dolentissimo per il povero Denver.

«Grazie, Paak, mi hai appena ricordato di essere l'unico stronzo del gruppo ancora single» sbuffò con una smorfia offesa, ma che capovolse poco dopo sfoggiando un sorriso orgoglioso. «E sai una cosa? Ne sono fiero.»

Daddy non era mai stato preda degli sbalzi ormonali, nemmeno durante la pubertà. Era come se il suo corpo ne fosse immune. C'erano state ragazze innamorate di lui e se c'era una cosa che non sopportava, era vederle in lacrime per un sentimento non corrisposto – una delle tante ragioni per cui preferiva stare in friendzone. Non negava di aver sperimentato una sensazione simile, ma purtroppo non era stato abbastanza per convincerlo del contrario.

«Dai, Phil, è un'ora che stai smanettando su quella cazzo di macchinetta!» alzò la voce Eric, dopo aver fissato tutto il tempo l'hype-man del gruppo infilare gettoni su gettoni in una slot-machine.

Sia lui che Bruno giocavano alla Buffalo Ascension, era la loro slot-machine preferita e tutte le volte che alloggiavano lì, facevano una partita a testa. Non avendo un portafortuna riccioluto accanto, il ragazzo doveva stringere le chiappe e sperare in una botta di fortuna. «Prometto che tornerò ad ascoltare la messa domenicale. Almeno una vincita... ti prego, una soltanto!»

Abbassò la leva dopo aver messo l'ultimo gettone rimasto, ma l'ultima preghiera non fu ascoltata e rimase a bocca asciutta. Alla scritta "you lose", fece scontrare la fronte contro i pulsanti disperato e senza più gettoni. Aveva perso cinquanta dollari.

«Bene, possiamo andare.»

Il gruppo si allontanò dall'area delle slot-machine, vagando per i tavoli verdi. Avendo perso una scommessa, Daddy aveva indossato di nuovo quella buffa parrucca punk che cozzava tantissimo col suo completo viola-oro anni Settanta. Anderson, invece, aveva deciso di sfoggiare un completo camicia-pantaloni lunghi classici e la parrucca a caschetto corvina. Era un modo tutto suo per divertirsi ed essere libero, il suo alter ego disc jockey cambiava parrucca a seconda delle occasioni.

«Avremmo dovuto farti vestire da drag queen, saresti stato molto più sexy» commentò Liam scherzosamente.

«Figurati se mi metto un perizoma da uomo! Solo Borat può indossarlo.»

Il ragazzo queer del gruppo portava una parrucca castana, più elaborata e con alcune treccine sul lato. Quella notte era stato costretto a usare la pratica del tucking, avendo indossato un pantalone di pelle attillato e solo mettere in risalto il sedere era più che abbastanza – per lui, almeno – e dall'altro lato per abitudine. Matilde, invece, non era per niente a disagio vicino a loro – anzi, era parecchio divertita. Fra tre uomini etero, un non-binario e un asessuale, il divertimento era assicurato. C'era così tanta diversità e libertà che le sembrava di sognare.

«Il tavolo del poker è occupato. Ci rimane il blackjack e bridge.»

«La roulette è libera. Che ne dite di una partita?» propose Eric, adocchiando a distanza il tavolo, e tutti acconsentirono. «Hai mai giocato?» domandò lui alla ragazza, guardandola disorientata.

Lei scosse la testa. Doveva ammettere che era la prima volta che ne vedeva una dal vivo, era identica come nei film. Osservandola meglio, notò che c'erano ben trentotto numeri, includendo lo zero e il doppio zero, e apparentemente lo scopo era quello di vedere una pallina rotolare dentro una ruota dai numeri neri e rossi.

Eric glielo spiegò più nel dettaglio, usando un tono stranamente intellettuale. Il croupier avrebbe lanciato una pallina bianca, facendola girare nella roulette, finché essa non si sarebbe fermata su uno dei numeri. Le puntate venivano piazzate sul tavolo, bisognava scommettere direttamente lì e quanti numeri si voleva. A seconda della puntata, si vinceva una percentuale del piatto. 

«"Faites vos jeux"» disse il croupier, dando il via al gioco e tenendo un mano la pallina in attesa delle scommesse.

Anderson e Phil si guardarono con aria di sfida. «Centocinquanta!» esclamarono in coro.

«Sei sicuro di averli?» Il primo annuì sempre più convinto, mostrando le sue fiches colorate. Tutti avevano un minimo di settecento, tranne loro due che avevano millecinquecento dollari di fiches. «Centocinquanta dollari. Se perdi, dovrai toglierti la maglietta.»

Phil guardò tutti con occhi sbarrati, poi all'improvviso scoppiò a ridere – la sua recitazione era alla pari di un attore pluripremiato agli Oscar – ma poco dopo, smise e tornò serio. «Scordatelo.»

«Andiamo, Phil! Non è giusto che lo faccia solo con tua moglie» protestò Alex, guardandolo tenere le braccia conserte come un ragazzino che faceva i capricci. «Cosa nascondi lì sotto, una cicatrice selvaggia?»

Lui sogghignò, ma non era affatto intenzionato a cambiare idea. Solo Hayley poteva vederlo senza maglietta, nessun altro. «Fra te e il tuo migliore amico, non so chi sia il peggiore.»

«Scusa tanto se siamo pignoli.»

«E se qualcuno ti costringesse a toglierla? Un po' alla Magic Mike?»

«Vi farei fare la tragica fine di Johnny Genovese in Kick-Ass.» Guardando tutti e cinque i ragazzi lanciargli sguardi strafottenti, Phil alzò gli occhi. «E va bene! Se proprio volete scommettere su di me, posso accettare una penitenza alcolica.»

«Sette cicchetti di assenzio mischiato con succo di mela e rum» lo sfidò Liam, battendo le ciglia finte. «Se vinci, Eric farà lo streaptease al posto tuo, ma se perdi li berrai tutti.»

«Ci sto.»

Il diretto interessato sbuffò, roteando gli occhi. Stavano sfruttando troppo la sua posizione, dopo l'ultimo selfie su Instagram dove aveva posato senza maglietta vicino una Lamborghini bianca. Tanto valeva stare dietro ai loro giochetti, dopotutto era l'arduo destino di un batterista ed Anderson poteva testimoniare. Se non fosse stato per le regole di Mr. Magia-Dorata, tutti e cinque avrebbero dato spettacolo al MGM anche pur non essendo le reincarnazioni di Channing Tatum. 

Andy poggiò cinque fiches da cinque sul diciotto rosso, una da cento sul tredici nero e le restanti sul diciotto e venti rosso. Quattro numeri, più probabilità di vincita. Si era convinto che il metodo dello sceriffo non sarebbe servito a garantirgli una vittoria assicurata, contò solo sul suo intuito. Matilde lo guardò di sottecchi, mentre piazzava la sua scommessa sul tavolo. Vederlo con una parrucca sulla testa la divertiva, ma soprattutto con quella camicia di seta dalla fantasia psichedelica che scopriva a malapena lo sterno tatuato. Chissà cos'altro nascondeva lì sotto.

«Centocinquanta sul doppio zero.» Phil puntò tutto su un solo numero. Il suo obiettivo era recuperare tutti i gettoni persi nella Buffalo Ascension e vincere trentacinque volte il piatto – cosa quasi impossibile, ma lui ci sperava.

«"Les jeux sont faits"» e il croupier lanciò la pallina sulla roulette.

Matilde si sentì improvvisamente toccare il fondoschiena da sopra il vestito da sera argentato. Anderson la stava toccando per avere un colpo di fortuna. Lui, con quella stupida parrucca corvina e quel completo sexy... Se solo non fosse stata una scommessa tra lui e Daddy, si sarebbe inferocita – quello spettacolo voleva vederlo e immaginarlo solo lei.

La pallina rotolò ancora... e ancora... fino a cadere sul quattro nero. Nessuno aveva vinto. Phil si portò le mani sul berretto nero scioccato, Anderson batté un pugno contro il palmo della sua mano ed Eric esultò, contento di non doversi spogliare. «Ha! Bevi gli shottini di assenzio, ora!»

C'era un vassoio d'argento accanto, appoggiato su un piccolo tavolino rosso. Liam aveva preparato tutto ancor prima di cominciare la partita. Quel bastardo era in combutta con lui! Rassegnato, ne bevve uno dopo l'altro, fino a farsi sfuggire un singhiozzo goffo dopo l'ultimo cicchetto. Si aggiustò gli occhiali in cima al naso, cominciando a sentire l'alcol nelle vene.

«Contento, Hernandez?»

«Contentissimo. Ora tocca a me» posò due fiches al centro: seconda dozzina. Anche se la puntata era vaga, Eric avrebbe sempre puntato in alto anche senza avere la fortuna di suo fratello. Seguirono Alex e Liam, entrambi puntando su una sola colonna di numeri.

La partita andò avanti con altre tre sconfitte e fiches perse, fin quando non arrivò il turno di Matilde. «A te l'onore, canarino.» Lei subito sobbalzò. Liam era l'unico a chiamarla in quella maniera, nemmeno Eric aveva pensato un nomignolo simile. «Ho promesso ad Anderson che ti avrei coinvolta nel gioco.»

«M-ma io non intendevo sul serio.»

«Fallo per me, Bambi. Sono mesi che meditavo di giocare al casinò con te» mormorò seducente, tendendo le dita della mano sinistra fino ad accarezzarle una coscia da sotto il suo vestito argentato. Lei smise di respirare per un brevissimo istante. «Se vuoi, posso concederti di toccare il mio portafortuna.»

Sentì il suo viso bruciare, sapendo esattamente di cosa stesse parlando. Aveva sempre odiato il modo in cui il suo corpo rispondeva a lui, quel suo tocco che la portava sempre alla follia e quel desidero spasmodico di saltargli addosso. La tensione sessuale nell'aria era densa e lei tremava contro di lui, per non parlare del fatto che i suoi occhi erano fissi su Elmo batterista tatuato sul suo avambraccio sinistro – appena sopra quel mini testamento. Arresasi al suo charme, fece cenno di sì col capo.

«Te ne do due da cinquanta, punta dove vuoi.» Andy le diede due fiches, ma prima che potesse poggiarle sul tavolo verde, Phil alzò una mano e quella del croupier che teneva la pallina si fermò a pochi centimetri dalla roulette.

«Alt! La signorina non ha ancora una penitenza.»

Anche gli altri sembravano essere d'accordo. Tutti avevano pagato la propria, tranne lei. Dopo un paio di secondi Eric si fece venire un'idea, guardando bene l'outfit stravagante di Anderson. «Se perde questa manche, dovrà vestirsi come il suo ragazzo.»

«Tutto... tutto?» l'ultima parola tremò fra le labbra della ragazza, come se mettersi una camicia sbottonata fino a metà addome fosse imbarazzante.

«Esatto, parrucca compresa.»

Sentendo il respiro caldo di Anderson contro la scapola, accettò la penitenza e puntò una cinquanta sul diciassette nero e l'altra sul trentadue rosso. Le probabilità di vincita erano molto ridotte. Lei non riusciva mai a non sperare in un po' di fortuna; dopo tanti anni passati a studiare, la razionalità non l'aveva più mollata. Puntarono anche gli altri, scommettendo fra loro.

Il croupier lanciò finalmente la pallina, la ragazza restò fissa su quella sfera bianca che girava frenetica intorno quella ruota rossa e nera. Passarono cinque secondi e cadde sul cinque rosso, facendole perdere ufficialmente la puntata. Titi digrignò i denti; quel gioco visto da fuori sembrava insulso, ma invece si era rivelato essere infame.

Voleva chiedere ad Anderson altre due fiches, ma aveva già puntato insieme agli altri cinque. Il gioco andò avanti per una lunghissima mezz'ora e fra una scommessa e l'altra, Phil e Daddy avevano finito i propri cicchetti di rum e mela. Alla fine Anderson aveva vinto milleduecento dollari e li stava mostrando con una certa vanità, dirigendosi con il resto del gruppo a cambiarli. Eric era rimasto con poche fiches, tristemente in perdita – non c'era stato il tocco magico di suo fratello a portargli fortuna – ma appagato. Nessuno aveva applicato la strategia Martingala per recuperare le proprie perdite.

Matilde era rimasta con Liam, quest'ultimo visibilmente confuso. La sua penitenza era stata più sobria e non mostrava alcun cenno di brillo. Erano stati i primi a prendere l'ascensore e salire al trentatreesimo piano, dopo ben quattro fermate – non erano stati gli unici ad aver pensato di tornare nelle proprie camere assegnate. Ce le avevano una vicina all'altra, in modo da poter restare in contatto e organizzarsi meglio fra un'uscita e l'altra.

Liam aprì la porta della sua stanza, la doppia singola che condivideva con Daddy, e la invitò ad entrare. Si era offerto di aiutarla a pagare la sua penitenza, avendo tutto ciò che serviva.

«Suppongo che ora dovrei vestirmi come lui» disse lei, guardandosi intorno. Era completamente bianca, comprese le lenzuola dei letti. «Con la... ehm, parrucca

«Puoi prendere in prestito la mia» aprì la valigia e tirò fuori una parrucca bionda con alcuni boccoli ben tenuti. «Boccoli biondi, insieme al corvino di lui è una bella abbinata.»

Non si chiese il motivo per cui Liam si era portato dietro una parrucca, forse perché le sue intenzioni iniziali era quella di indossarla e mostrare la sua controparte femminile. L'aiutò a metterla, non prima di averle raccolto i capelli e infilato alcune mollette nere per teneri su. Infine, le prestò la sua vestaglia a kimono di seta blu decorata. Non era Gucci, ma se lo sarebbe fatto bastare.

La ragazza aveva già un completino da sfoggiare, si era presa qualche minuto per cambiarsi in bagno. Dopo qualche minuto anche il resto del gruppo arrivò, Anderson era totalmente ignaro della sorpresa che Liam ed Eric avevano preparato. Per lui sarebbe stata una bella soddisfazione vedere Matilde con una parrucca e quel suo lato seducente che tanto amava. Una Pee .Wee al femminile, o meglio una Wee Girl.

La porta della diciottomilaeuno si aprì e si palesò una bellissima ragazza bionda coi boccoli, gli occhiali da sole grandi e una dolce vestaglia blu dalla cintura di raso nero. Nel momento in cui se la tolse, rivelando un completo intimo sexy, Anderson rimase paralizzato davanti a quella meraviglia della natura. Il seno era ben fasciato da un push-up di pizzo nero, lo slip abbinato che faceva vedere l'inguine liscio ed invitante. Si vedevano troppo bene i suoi tatuaggi colorati, soprattutto la farfalla viola sul fianco appena coperta dal bordo dello slip.

«Madre di—» non riuscì a completare l'esclamazione che dopo qualche frazione di secondo, cadde a peso morto sul tappeto rosso del corridoio.

Titi sussultò appena, coprendosi immediatamente con la vestaglia, mentre Liam aveva socchiuso la bocca e indeciso se spalancarla del tutto oppure no. Alex si coprì la bocca con una mano per sopprimere una risata e Daddy si lasciò scappare un suono soffocato, sputando appena la birra che stava bevendo.

«Lo avevo previsto» sogghignò Eric, notando Phil trattenersi dal ridere dopo aver distolto lo sguardo.

«Ci pensiamo noi a rianimarlo, tesoro, tu va' a sistemarti il trucco» ammiccò Liam, osservando la matita nera intorno agli occhi leggermente sciolta. Lei sorrise e socchiuse la porta della stanza, prendendosi un po' di tempo per accendere le candele profumate vicino al letto.

Tutto l'arredamento – muri compresi – era fra il beige e il bianco, le luci soffuse che donavano un aspetto romantico. Si guardò allo specchio e levò quelle leggere sbavature di matita da sotto l'occhio, l'ombretto argentato era ancora intatto. Prima di chiudere le tende, ammirò ancora una volta il panorama notturno di Las Vegas. Quando era arrivata laggiù per la prima volta non aveva avuto il tempo di guardarle, e osservando la fontana centrale creare quelle bellissime scie d'acqua argentata e gli alberghi circostanti illuminati da luci dorate, si meravigliò di essere lì.

Visitare una città del genere era un lusso che pochi potevano permettersi, e non si sarebbe mai immaginata di tornarci dopo la notte del Grammy. Non era abituata come nel caso di Gin e avrebbe dovuto essere orgogliosa di farne parte e con l'uomo che amava. Dopo la faida con Annika, i problemi in famiglia e quella storia d'amore destinata a fallire in partenza... sentiva di non meritare quel lieto fine da romanzo. La vita reale poteva riservare tantissime sorprese positive, nonostante il corso degli eventi. Era il passato, non doveva scoraggiarsi così!

Quel viavai di pensieri furono interrotti dal suono della porta che si apriva e una luce gialla ocra proveniente dall'ingresso. «Godetevi la serata, piccioncini.»

Anderson era appena entrato nella stanza e togliendosi gli occhiali da vista, si sedette ai piedi del letto con una mano sulla fronte, inalando quel profumo di vaniglia e cannella nella stanza. C'era una candela più grande sopra il tavolino di vetro di fronte le tende, fortunatamente distante e con una mezzaluna di vetro a coprire la fiamma.

«Ti senti meglio, Andy?» domandò lei, ridendo sotto i baffi.

«Un po... pochino» balbettò, guardandola con i suoi sottili ma vispi occhi marroni. Nel momento in cui lei si era voltata per regolare il termostato, si era alzata di poco l'orlo della vestaglia blu, mostrando uno scorcio di natiche lisce e sode. Lo faceva apposta, la stronzetta.

Matilde aveva gli occhi bassi, si guardava ogni tanto le mani con fare pensieroso e nonostante l'atmosfera, appariva combattuta. Anderson avrebbe voluto sapere cosa le passasse per la testa e poterla consolare... non stava pensando alla notte dopo i Grammy, altrimenti avrebbe sorriso.

«Che c'è, Pee .Wee? Perché mi stai fissando?»

A dirla tutta, stava fissando il suo sedere che dondolava da un lato all'altro. Immaginò ogni modo per poterlo toccare, sculacciare... Si diede uno schiaffo sulla guancia per svegliarsi da quello stato di trance. "Terra chiama Brandon! Riprenditi!" 

«Mi aspettavo di vedere Titi sotto quelle vesti, non una mia copia.»

«Dunque non ti piaccio?» Lui non parlò, si morse solo il labbro. «Certo che no, tu ami Emerald.»

Fece per andarsene, ma lui la fermò subito prendendole la mano e tirandola verso di sé. Lei barcollò all'indietro fino a ritrovarsi seduta sul suo inguine, la schiena appoggiata sul suo petto ancora coperto dalla camicia di seta colorata. Improvvisamente sentì la sua lingua calda sul collo, non poté non trattenere un gemito di sorpresa.

«Io amo la donna sotto quella parrucca bionda» sussurrò lui con voce roca e un profumo di menta sfuggì dalle sue labbra. Il mojito di poche ore prima stava cominciando a fare effetto.

Le mani di Anderson viaggiarono sul suo corpo, le sfilò piano la vestaglia e guardandola di spalle, schioccò baci caldi sulle sue spalle, abbassando le spalline del suo reggiseno. Così bianca e così pura. Titi si morse il labbro, guardandolo con la camicia ancora abbottonata e la scollatura che mostrava il suo tatuaggio. Era tentata dal strappargliela letteralmente di dosso e ammirarlo nudo come Himeros lo aveva concepito.

Titi riuscì a fermarlo prima che potesse scendere più in basso, spostò le sue mani e si girò per poterlo guardare. La bocca era leggermente schiusa, mostrando di poco gli incisivi sporgenti e il respiro galoppante. I suoi occhi marroni e ipnotizzanti la fissarono, due pozze nere che gridavano: «strappami questa brutta copia di Gucci e toccami». Stavolta decise di esaudire la sua richiesta – solo per metà – e sbottonò la sua camicia. Lo spogliò e lo baciò sicura di sé, fiera e senza mai esitare. 

Osservando il suo viso esitante, Titi avvicinò la bocca al suo orecchio. «Che ne dici di scommettere cento dollari sui preliminari? A chi eccita di più il proprio partner.»

«Perdo già in partenza, mi stai tentando con quel push-up.»

«Vale anche per me, le tue spalle nude mi fanno impazzire» si morse il labbro, passando la punta del naso sulla sua guancia lievemente ruvida. Anderson stava per allungare le mani sul gancio del reggiseno, ma lei lo fermò afferrandogli i polsi. «No» mormorò imperiosa, senza staccare gli occhi dai suoi. Voleva tentarlo un po', sia per vendicarsi dell'altra sera che per divertimento. «Dovrai stare fermo.»

Si portò le mani dietro la schiena e sganciò il reggiseno con sensualità, mostrando un paio di seni minuscoli e già appuntiti. La sua reazione e il respiro pesante le provocò una dolce fitta nel bassoventre, immaginando il modo in cui avrebbe toccato e baciato le sue piccole curve.

I suoi occhi erano fissi sui capezzoli e lei osservò la lussuria velarlo. «Posso morderli?»

Lei scosse la testa, sopprimendo un sorriso malizioso. «Non ancora.»

Le sue mani passarono amorevolmente sulle sue braccia, fin quando non le arricciò e trasformò quelle carezze in graffi sensuali. Anderson sapeva quanto quella ragazza amasse i suoi tatuaggi, specialmente quello dietro le sue spalle e il volto di Prince tatuato sul petto. Titi ci passò le labbra, contemplandone ogni sfumatura e colore. Gli sfuggirono soltanto un paio di suoni, il resto era solo un viavai di ansiti. Erano baci silenziosi, senza lingua, dolci ed erotici al tempo stesso. Accidenti, se ci sapeva fare.

«Stai cercando di controllarti, eh? Non ti eccita più il mio tocco magico?»

Andy sentì il materasso scendere appena, notò il ginocchio di lei poggiato fra le sue gambe e un capezzolo sfiorarlo sul petto. Tutte le volte che quella donna strusciava il suo seno contro di lui era più eccitante di un qualunque preliminare. La vide sorridere sorniona, stabilendo un contatto visivo appena prima di sfregare il pube ancora coperto dallo slip contro la patta dei pantaloni. Lui si lasciò scappare un gemito, vergognandosene all'istante. Era semplice petting, come aveva fatto ad eccitarsi così in fretta?

«M-mer— Titi! Così mi farai venire nei...»

«Se lasciassi in sospeso, non farebbe bene a nessuno dei due.» Si spostò di poco e la sua mano premette fermamente sopra il rigonfiamento dei suoi pantaloni. Lo vide assottigliare leggermente le palpebre, doveva fargli parecchio male. «Stai soffrendo, vero?»

Troppo e non solo per il fatto che non poteva toccarla.  «Puoi toccarmi, se vuoi.»

«Avevi detto che dovevo stare fermo.»

«Con le mani, non con la bocca» facendo un respiro profondo, sorridendo un po'.

Anderson si prese tempo a guardarla negli occhi, prima di baciarla dolcemente e far scendere le sue labbra dalla parte sinistra della mascella fino alla parte alta del collo, dove ci affondò famelicamente coi denti. Scese schioccano baci e piccoli morsi e si fermò al centro del petto, facendo roteare la lingua attorno a un capezzolo e poi all'altro. Il suo leccare e succhiare divenne ancora più appassionato, la sensazione della sua lingua sulla pelle era come metallo fuso.

La piccola bocca di Titi si schiuse e lui ne approfittò per baciarla. Le circondò i fianchi con un braccio per tenerla fermo e senza smettere di torturare quelle dolci punte rosa, lei sentì improvvisamente una sensazione umida e calda fra le cosce. Questione di poco e gli avrebbe chiesto di toglierle l'ultima barriera di cotone rimastale addosso.

Le sottili dita di Matilde tentarono la cerniera dei pantaloni di lui pronto ad abbassargliela, finché un suono proveniente dalla porta non li disturbò. Per qualche istante i due continuarono coi loro baci, ma il suono si ripeté più forte.

Anderson sospirò scocciato. «Chi diavolo è?»

I due si guardarono ansanti. «Titi, hai forse ordinato il servizio in camera?»

«No, abbiamo mangiato fuori.»

Il ragazzo ebbe un sospetto, poteva essere qualche scherzo da parte di Phil o qualche fan in cerca di autografi. Si alzò dal letto e andò vicino alla porta, facendo cenno a Matilde di nascondersi in bagno. La prudenza non era mai troppa. «Chi è?» domandò con voce tutt'altro che ferma.

«Scusa, Pee Wee... sono Den.» Dallo spioncino della porta notò che aveva di nuovo quella bottiglia di Corona mezza vuota in mano. Doveva essere sollevato del fatto che fosse lui e non uno stan. Invece... «Ecco, visto che non ho ancora sonno e Liam si rifiuta di farmi entrare, posso stare un po' con voi?»

Anderson tornò a guardare Titi. Si era messa l'accappatoio e da lontano si vedeva il succhiotto che le aveva lasciato poco prima – pelle bianca, ma delicatina. S'infilò la camicia, dopo averla recuperata da vicino il letto insieme alla chiave elettronica della stanza. Lui, almeno, aveva ancora i pantaloni addosso e nonostante il rigonfiamento in bella vista. Non era un'ottima idea far entrare Daddy data la situazione.

«Andy, avevi detto che—»

«Tranquilla, quando finirà quella bottiglia, andrà al bar a prendersene un'altra o nel peggiore dei casi, sverrà a peso morto nel corridoio.»

Aprì uno spiraglio della porta, guardandolo da fuori. Il suo viso era leggermente pallido, per non parlare di quel terribile sorriso ebete. A differenza di Eric, aveva la sbronza smemorata – non ricordava mai nulla dopo una serata alcolica e ridacchiava a tutto spiano – e difficilmente se lo sarebbe scrollato di dosso.

«Liam si è offeso quando gli ho detto che quei pantaloni attillati non facevano per lui. È la verità, perché ha le gambe troppo magre. Io ho curve più da signora, questa trippa è la prova che sto andando in crisi di mezza età in largo anticipo.» Singhiozzò, prima di finire di bere. Era ubriaco, fortunatamente non abbastanza da aver perso ogni cognizione. 

«Oh... è finita, ne vado a comprare un'altra. Ne vuoi una anche tu, Titi? Ti aiuta a rilassarti.»

La ragazza era apparsa poco prima dietro le spalle di Anderson. «Magari un'altra volta.»

«Fra... fra un po' torno, il tempo di mettere da parte qualche altra bottiglia.»

«Non pensi che una Caipirinha e quattro Corona Beer siano un po' troppo esagerati?» lo rimproverò Andy con tono abbastanza severo, anche se sarebbe servito a poco.

Lui sembrò non ascoltare, il suo sguardo era fisso sulla collana d'oro che copriva a malapena gli occhiali di Stevie Wonder tatuato sullo sterno. «Andy, perché non mi fai vedere quel balletto?»

«Lo hai visto tre volte e sei scoppiato a ridere come una gallina impazzita.»

«Io non faccio le uova» ridacchiò, abbassando lo sguardo. Le sue battute erano addirittura più tristi di quelle di Phil. «Dai, bro, fammi entrare cinque minuti.»

«Va' in camera tua a smaltire la sbornia, Den.»

«Puoi prestarmi cinque dollari per un'altra birra?»

«Non ne ho. Pussa via!» tagliò corto lui, socchiudendo appena la porta. 

«Okay, spilorcio con la parrucca, chiedo i soldi al mio caro amichetto Eric. Lui non mi dirà di no!» Prima di andarsene, sbatté la spalla contro il pilastro di fianco. «Scu... scusi, signora» bofonchiò, cominciando a barcollare da una parte all'altra.

Chiuse la porta alle proprie spalle, bloccandola definitivamente. Titi si spogliò completamente e gli saltò letteralmente addosso, attirata a calamita non appena si era tolto la camicia. «Woah! H-hey... A-aspetta, non—» Le gambe di lei si avvinghiarono alla vita di lui, gli prese la nuca e lo attirò a sé per un bacio forsennato.

Separarono le labbra con un forte affanno. Era successo tutto così all'improvviso che Anderson non aveva avuto il tempo materiale per pensare. «Abbiamo una performance in sospeso, Wee Man» ansimò contro le sue labbra socchiuse, tentata dal mordergliele. «Portami a letto, ora

Lui obbedì e tornando a baciarsi, si buttarono fra i cuscini e diedero il via alle danze. Si trovavano in una semplice matrimoniale del Bellagio e non in una suite come pochi mesi prima, ma loro due avrebbero scelto un qualunque posto che avesse avuto un letto pur di fare l'amore come l'ultima notte.



N.A.

Hellooooo, clochards! Per questa OS ho voluto sperimentare la nuova funzione della programmazione dei capitoli e se lo state leggendo, vuol dire che l'esperimento è riuscito! Comunque, come state? Siete già pront* per Halloween? Io quest'anno niente costume da strega, ho numerosi impegni e progetti da continuare. Devo anche mettere da parte un po' di soldini per l'anno prossimo. Per far cosa? Boh, vedremo.

Andy si è parecchio sciolto questa notte a Las Vegas, anche senza la presenza del suo compagno di merende Bruno. So che anche al nostro .Wee Man piace molto "travestirsi" e non ho la più pallida idea di cosa combinerà quest'anno. L'anno scorso si era mascherato da Sister Act. Per dire! XD

Per la gioia mia e di chi aspetta altre OS dedicata alle nostre quattro coppie, ho voluto aggiungerne due: una spicy e una a rating arancione. Non vi dirò chi sono i protagonisti, sarà un segreto fino al giorno della pubblicazione! Ma sicuramente li indovinerete ad occhi chiusi. :P

La prossima sarà dedicata agli #hayphil e uscirà a metà novembre, se non ci saranno intoppi vari, perché vorrei poter far uscire la quindicesima OS il giorno del mio compleanno come da tradizione. Sarà molto particolare (oltre che romantica a livelli estremi) ed è più che pronta alla pubblicazione.

Detto ciò, vi auguro un buon Halloween e primo novembre! :3

- Gloria -



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