~9~THE HEART IS NOT ALWAY RIGHT
ATENA
Avevo fatto la cosa giusta?
No.
Ma non ce la facevo più a tenermi tutto dentro.
Mi sento comunque uno schifo. Pensavo che confessandogli i miei sentimenti avrei ottenuto qualcosa da lui o almeno qualche parola di conforto, ma invano.
Alcune volte mi domando come è stato possibile che io mi sia innamorata di lui. Come ho fatto? Come è stato possibile?
E perché brucia così tanto un suo rifiuto?
Scossi la testa. Non dovevo pensarci. Lui non meritava nulla da me, eppure...la rabbia sembrava invadere ogni particella del mio corpo. Come ha potuto farmi questo? Per lui non ero altro che uno stupido gioco? Un passatempo futile? Allora perché proprio a me? Io non volevo tutto questo dolore. Se lo poteva anche tenere.
Calde lacrime solcarono le mie guance. Non riuscivo proprio a comprenderlo. Per secoli gli sono stata accanto ad aiutarlo e a consultarlo anche quando tutti gli avevano voltato le spalle. È questo il trattamento che si riserva per un'amica? Sono stata solo una stupida e una sciocca a credergli! Come ho fatto a innamorarmi di lui? Come ho fatto a cascare nella sua rete? È questo quello che sentivano tutte le ninfe che si innamoravano di lui?
Però non si è fatto tanti problemi a regale il suo corpo a quelle puttane.
Una risata sarcastica sgorgò dalla mia gola.
Loro si che erano brave, esperte e seducenti.
Loro si che sapevano il fatto loro. E non la verginella Atena. Che schifo!
Ovvio. Come ho fatto a non pensarci? Mentre la povera Atena può essere maltratta e presa in giro. Tanto che male c'è? Lei non ha dei sentimenti. No per niente!
Non ce la facevo più a convivere con un dolore simile. Non ne potevo più di essere sempre accantonata e lasciata per qualcuno altra. Quanto odiavo essere un rimpiazzo.
Mi abbraccia. Mi sentivo così sola e abbandonata. Non sapevo più a chi rivolgermi per sentirmi meglio.
Ma visto che lui preferiva le puttane rispetto a me, potevo diventarlo anch'io.
Tanto cosa ci vuole? Niente.
Sarei diventata una poco di buono, ma poco importava.
Magari così per una volta avrebbe scelto me invece che le altre.
Avrebbe scelto perché avevo esperienza e gli piacevo.
Con uno schiocco delle dita decisi di andare nel mondo dei mortali e di recarmi a New York.
Adoravo quella città. Non so che cosa mi piacesse di quella metropoli; forse era perché era una città in continua trasformazione, forse era perché non aveva nessun accenno a nessun edificio storico oppure perché era caratterizzata da realizzazioni ardite della architettura contemporanea e ricca di numerosissimi parchi che ti invogliano a passeggiare per ore e ore, o...non lo sapevo.
Non è vero. Lo sapevo perfettamente perché mi piacesse così tanto eppure volevo dimenticarlo e non ricordalo mai più.
La prima volta che sono stata a passeggiare per le vie di New York era con lui.
Lui mi aveva invitata e io ero rimasta colpita dalla sua estrema gentilezza.
Allora non sapevo ancora che lui mi avrebbe spezzato il cuore in mille pezzi.
Ignoravo del tutto il pericolo. E questo fu il mio più grande errore.
Il ricordo affiorò nella mia mente e non ci fu modo di scacciarlo via.
Era una sera gelida e fredda.
La luna era ricoperta dalle nuvole grigie e scure. Tutto taceva in uno strano silenzio come se fosse stato stregato.
Ma non mi importava un gran che.
Quella notte io ero abbastanza incazzata con mio padre.
Non riuscivo a capacitarmi che mi avesse dato in affido il suo figlio peggiore con il quale avevo pomiciato per la prima volta e tra l'altro mi era anche piaciuto. Tanto da domandarmi perché avevo deciso di giurare sullo Stige che sarei rimasta pura per sempre.
Ero così arrabbiata con lui, ma soprattutto con me stessa perché era riuscito a ingannarmi che non riuscivo a stare ferma un minuto. Avevo bisogno di pensare lucidamente.
Non avevo ancora capito che cosa volesse da me quello stupido, ma lo avrei scoperto a ogni costo.
Nessuno metteva i piedi in testa ad Atena.
Nessuno. Neanche un bel fusto come lui.
<<Grazie mille per l'aggettivo.>> Disse qualcuno alle mie spalle con voce graffiante. <<Mi si addice anche.>>
Mi voltai e rimasi sconvolta nel vedere Ares dietro di me.
Bello come il sole se non di più.
Si era cambiato: indossava una maglietta a maniche corte nera che evidenziava i suoi pettorali e i muscoli definiti delle braccia, jeans del medesimo colore strappati sulle ginocchia e delle scarpe bianche con un simbolo che rappresentava un leone. Lo sguardi in volto e mi resi conto di quanto fosse splendido e che non si poteva neanche paragonare al sole perché era meglio di lui.
I capelli corvini sembrano essere cresciuti rispetto all'ultima volta che ci eravamo visti perché gli volavano in volto in continuazione e lui ripetutamente li portava in dietro, il naso era elegante e regale, la bocca piena e carnosa sembrava che volesse tentare chiunque ad assaggiarle.
Era così seducenti con il labbro inferiore più pieno rispetto a quello superiore, ma quello che mi sorpresero di più furono i suoi occhi perché questa volta non erano celesti ma neri.
Non capivo come avesse fatto a cambiare il colore dei suoi occhi, però erano sorprendenti lo stesso.
Erano così profondi e inaccessibili, come se nascondessero dei segreti oscuri e io volevo scoprirli tutti, mi sorpresi a pensare.
<<Hai finito o mi devi fare ancora la radiografia?>> La sua voce mi destò di colpo.
Mi sentivo mortifica. Lo stavo mangiando con gli occhi.
Ma poi mi dissi, perché dovevo essere imbarazzata? In fondo io e lui ci eravamo baciati. Più intimi di così non si poteva.
<<Scusami ma non credo che a te dispiacesse o sbaglio?>> Chiesi incrociando le braccia al petto e guardandolo fisso nei suoi bellissimi occhi. << E poi come fatto a far diventare i tuoi occhi da celeste a nero?>>
Mi guardò.
Non proferì nessuna parola, ma continuò a guardarmi.
E ci risiamo!
Alzai gli occhi al cielo indispettita.
<<Allora?>>
Rimase in silenzio ancora per un po' come a volermi indispettire ancora un pochettino e poi rise.
Rise come se la mia domanda fosse stata una buttata divertente o una barzelletta detta al bar.
E questo non fece che aumentare la mia rabbia.
Ma chi cazzo si credeva di essere? Apollo?
<<No.>> Disse con voce profonda. <<Sono molto meglio di Apollo e degli altri dei.>>
Rimasi sorpresa. Come faceva a sapere che cosa stavo pensando? Leggeva nella mente altrui?
<<Non ti sembra di esegerare? E di essere arrogante?>>
<<E perché mai? Non è forse la verità? E poi alle donne piace, no?>> Mi rivolse un sorrisino malizioso che gli fece affiorare due fossette che non si meritava di avere.<<Smentiscimi se non ho ragione.>>
Lo odiavo quando faceva così.
Era così arrogante e pieno di sé che mi veniva voglia di tirargli qualcosa in testa se non peggio.
Era solo un pallone gonfiato.
<<Già, però a questo pallone gonfiato.>> Si indicò con strafottenza. << Tu hai dato il tuo primo bacio.>>
Non volevo dargli ragione, però era così.
Aveva ragione e non riuscivo neanche a togliermi dalla testa il suo bacio mozzafiato.
Come facevo? Se era stato il mio unico bacio dato da quando ero stata generata? Come era possibile dimenticarselo e torglieselo dalla testa una volta per tutte?
<<Comunque...cosa ci fa qui?>> Domandai dopo pochi minuti alla sua affermazione non volendo né negare né darla vinta a lui.
Il suo sguardo si incupì e divenne gelido come una notte d'inverno.
Il suo cambio di umore mi fece rabbrividire tutta dalla testa ai piedi per la paura.
<<Pessima domanda Atena.>>
La sua voce era così apra e piena di risentimento che mi mise in allerta tutti i sensi. Gli era successo qualcosa che lo aveva fatto incavolare per bene.
<<Volevo inviarti a fare una passeggiata romantica.>> Non so come, ma riuscì a far apparire la frase come un insulto invece di qualcosa di dolce.
Inarcai un sopracciglio scettica.
Ormai non mi fidavo più di lui, ma dall'altra parte volevo andare con lui per saperne di più.
<<Perché?>> Domandai con tono atono. <<Perché dovrei seguirti dopo tutto quello che è successo tra di noi? Dopo che tu mi abbandonata come una stupida? Perché mi dovrei fidare ancora di te?>>
Non volevo la mia voce risuonasse così ferita e patetica.
Così cercai di rimediare lanciandogli una occhiata torva sperando che lui non capisse quanto mi avesse deluso e rattristata.
<<Ho voglia di non pensare.>> Disse in tono gelido. <<Se hai voglia puoi venire con me, ma se non vuoi...>> Alzò le spalle con indifferenza. <<Per me non fa né caldo né freddo.>>
Lanciandomi un'ultima occhiata, si girò dall'altra parte e cominciò ad andarsene per chi sa dove.
Che cosa faccio? Lo inseguo oppure resto qui? Quale era la risposta giusta?
Per una volta decisi di seguire il cuore non la mente. Me ne sarei pentita. Però valeva la pena tentare.
Comincia a correre per raggiungerlo, ma lui non si voleva fermare, allora decisi che mi sarei teletrasportata da lui.
Schioccai le dita e in un secondo mi ritrovai accanto a lui.
<<Perché stai correndo?>>
Silenzio.
Ma che fortuna!
Quando parlo io non risponde mai, però quando chiede lui qualcosa bisogna essere lì tutti subito ai suoi comandi.
<<Che cosa c'è che non va? >> Chiesi titubante perché ormai avevo capito che quando si comportava in questo modo voleva dire che c'era qualcosa che non andava.
Ne ero sicura al cento per cento.
Nessuna risposta solo il silenzio.
<<Dove stiamo andando?>> Domandai innervosita dal suo comportamento. <<Hai intenzione di aprire bocca oppure cosa?>>
<<Vuoi stare un momento in silenzio e chiudere quella cazzo di bocca?>>
La sua volgarità non finiva mai di sorprendermi, ma la maleducazione nei miei confronti non la tolleravo.
<<Scusami? Ma con che cavolo di diritto ti rivolgi a me in questo modo? Credi che sia il tuo burattino?>> Domandai adirata. <<Be' ti informo che non è così, quindi...porta rispetto.>>
La mia rabbia era così palpabile che lui si voltò come attratto da questo sentimento.
Il suo sguardo era così spento che mi si strinse il cuore per lui anche se mi aveva risposto male.
Mi domandavo perché era così costante triste? Che cos'è che lo angosciava così tanto?
<<Andiamo a Times Square.>> Mi informò senza un briciolo di emozione.
Lo odiavo quel posto perché era troppo affollato di notte, soprattutto da coppiette innamorate che si baciavano ovunque.
Al solo pensiero repressi una conato di vomito.
Che schifo!
Quando arrivammo alla piazza rimasi incantata ad osservarla.
Era tutta illuminata con lucine di diverso colore, i bar brulicavano di persone che cenavano o gustavo dolcemente un gelato oppure c'era chi camminava tranquillo mano nella mano con il proprio fidanzato o fidanzata oppure c'era chi leggeva tranquillamente un libro seduto su una panchina; insomma...era un luogo talmente pieno di vita che mi rinscresceva di averla insultata prima.
Guardai Ares con un sorriso che andava da un orecchio all'altro ma lui non mi guardava.
Osservava un gruppo di le ragazze che chiacchieravano tra di loro ed emettevano degli strani urletti prima di voltarsi per guardarlo.
Uno strano pizzicore allo stomaco mi pervase incendiandomi tutta.
Era gelosia quella che provavo? Non poteva essere!
Non aveva alcun senso!
<<Che facciamo?>> Chiesi toccandogli il braccio per farlo voltare dalla mia parte.
Lui abbassò lo sguardo su di me e mi osservò attentamente.
<<Vai.>> Disse senza scomporsi. <<Io ho da fare.>> E osservò le ragazzine.
Come poteva essere così insensibile? E privo di cuore? Come ?
<<E allora perché mi hai portato qui?>>
<<Domanda sbagliata.>> Rispose lui.<<Io non ti ho portato qui, ma sei tu che sei voluta venire qui.>>
Mi innervosii.
Adesso stava dando la colpa a me? Quando è stato lui a chiedermelo?
<<Perché continui a fissare quelle là?>> Chiesi con una smorfia di disgustato e ribrezzo.<<Tu non sei mica fidanzato con Afrodite?>>
Fu come se una secchiata gelida mi investì.
I suoi occhi si fecero ancora più possibile scuri, la sua mascella si irrigidì e sembrava che volesse uccidermi con un solo sguardo.
<<Quello che faccio io non ti riguarda proprio. E poi Afrodite e io non abbiamo più nulla.>> Disse con un sorriso gelido che avrebbe fatto pietrificare chiunque dalla paura. Anche il vento cominciò a soffiare gelido e arrabbiato come se seguisse il suo umore.
Per un momento intravidi sul suo bellissimo viso un'espressione di dolore. Ma fu solo per un secondo e mi domandai se avessi visto giusto.
Io per lui non contavo nulla. Il nostro bacio che ci eravamo scambiati per lui non aveva nessun valore.
<<No.>> Concluse freddo e coinciso.<<Per me non rappresenti un bel nulla e neanche il nostro bacio. Per me è stato soltanto uno passatempo. E tra l'altro tu baci da schifo.>> Mi sorrise con crudeltà facendomi sprofonda il cuore in una morsa gelida.
<<Fottiti!>> Esclamai arrabbiata.
Che andasse pure da quelle maledette ragazze. Sicuramente baciavano meglio di me!
<<No tesoro, nessuno fotte Ares, semmai è il contrario.>> Rispose con voce graffiante e priva di emozioni.
Decisi che per me questo era troppo per cui con un balzo scomparvi nel cielo notturno senza voltarmi indietro.
Ritornai al presente bruscamente.
Non era di certo un bel ricordo.
Non volevo più che lui avesse un'ascende così ampio su di me. Sarei cambiata. Sì.
Non mi sarei più fatta prendere in giro da nessuno.
Era finita quell'epoca.
Finita e conclusa.
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Spazio autrice:
Alloraaaa...come vi è sembrato il capitolo? È un po' lungo, ma non volevo dividerlo.
In questo capitolo vediamo Atena che è disperata e delusa.
Non riesce a capacitarsi che dopo tutto quello che è successo tra di loro, Ares sia così insensibile.
Va bè. Può capitare!
Sono stata indelicata anche io?
Ho una sorpresa per voi. Indovinate?
Tra non molto incontreremo la dea Afrodite!!!!!
Finalmente.
Siete contenti?
Be' io sono un po'emozionata.
Inoltre volevo dirvi che cercherò di scrivere il punto di vista di Afrodite dopo un capitolo. Che ne pensate? Mi sembrava un'idea carina che a lei vengano dedicati i numeri pari in quanto dea dell'amore.
Io vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo.
Baci Dafne 😘
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