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~16~IT IS VERY DIFFICULT TO GROW UP (parte due)

Ecco a voi il seguito del capitolo sedici.
Buona lettura a tutti!
°°°

Seconda parte - ricordi
❄️

Lei era davvero bella.

Labbra carnose, corpo flussuoso e armonioso con tutte le curve al posto giusto, capelli lunghi, lisci, biondi color miele con delle ciocche più chiare sparse qua e là, erano come un mare dorato mosso da una brezza leggera, che si estendeva oltre l'orizzonte; aveva zigomi affiliati, naso perfetto, occhi cristallini come i diamanti in una giornata di sole e labbra carnose, morbide al punto giusto.

Era avvolta in un abito nero che ricordava le ali di un corvo al chiaro di luna.
Le maniche bianche dell'abito fluttuano intorno a lei come nuvole che adornavano il cielo di mezzanotte.

La sua figura, con le mani incrociate, sembrava un'opera d'arte vivente, un'incarnazione della grazia e della bellezza che sfida il tempo, come una statua classica che prende vita sotto lo sguardo attento dell'osservatore.

Ogni elemento si fonde per creare un'atmosfera di mistero e fascino, invitando chi guarda a perdersi in un mondo dove la storia e la fantasia si intrecciano in modo indissolubile. È un'immagine che parla di storie non raccontate e di segreti celati, un invito a scoprire ciò che si nasconde dietro l'apparente tranquillità.

Era così splendente da fare invidia pure alle stelle, ma lei non poteva essere mia e io non potevo essere suo.
Io ero il cattivo che l'avrebbe condotta alla morte come un'ombra silenziosa.
Alcune volte, se la guardavo bene, mi sembrava un agnellino ingenuo che si avvicinava troppo alle fauci del lupo cattivo che era pronto a sbranarla.

Forse a lei piaceva essere sbranata. Forse desiderava solamente quello.
Bloccai subito l' immagine di lei inginocchiata, sanguinante e tremante per me.
Lei amava Ares.
Anche se cercava di convincersi del contrario.

E per distrarmi da tutto ciò, spostai Il mio sguardo sull'ascensore.

L'interno era elegante e lussuoso. Il design era ricco e opulento, con elementi decorativi che adornavano sia il soffitto che il pavimento. Il soffitto presentava un intricato disegno dorato incastonato in una cornice quadrata, ben illuminato per evidenziare i dettagli artistici.

Le pareti laterali erano decorate con pannelli geometrici bianchi e grigi, e illuminate da luci verticali che creavano un effetto drammatico.

Le porte dell'ascensore erano dorate e presentavano un design circolare che si coordinava con il soffitto dell'ascensore, visibile attraverso l'apertura delle porte. A sinistra delle porte dell'ascensore, c'era una serie di pulsanti.

Il pavimento era adornato da un tappeto con un disegno geometrico dorato e nero, che si abbina al tema generale del design interno.

L'illuminazione sofisticata, i materiali di alta qualità e i dettagli artistici conferivano a questo spazio un aspetto regale ed elegante, come il sottoscritto.

Che posso dire?
Mi piace ciò che è raffinato e lussuoso e che rispecchia il mio gusto personale.

<<Allora è vero quello che mi hai detto? Vuoi davvero liberare Gea?>> Chiese Afrodite cercando conferma nei miei occhi.

Ma cosa credeva?
Che le avrei svelato i miei segreti perché mi faceva gli occhi dolci?
Ridicolo!

Non le risposi, ma schiacciai il pulsante dell' ascensore affinché si chiudesse e ci portasse al piano giusto.
Non avevo di certo tempo per pensare a queste cose.
Io dovevo programmare la distruzione del mondo.
Non potevo avere delle distrazioni anche se mi avrebbero fatto piacere.

Cominciammo a salire.
Il rumore che produceva l'ascensore produceva un ronzio e un fruscio estremamente confortante.

Mi piaceva.
Ma lei era instabile con i tacchi vertiginosi, per cui si avvicinò di fianco a me e si aggrappò al mio braccio.

Le sue dita emanavano un calore confortate, che profumava di casa e felicità.
Avrei voluto allungare l'altra mano e stringerla a me fino a inghiottirla del tutto.
Ma sapevo che tutto questo era sbagliato, ma non lo rendeva meno allettante.

<<Ti ho forse dato il mio permesso, principessa?>>

<<No. >> Disse senza distogliere lo sguardo da me. <<L' ho fatto perché ne avevo voglia e di certo non mi faccio dire da te che cosa devo fare o come mi devo comportare.>>

Una cosa dovevo concederla.
Era coraggiosa.
Molto coraggiosa, ma come avevo già detto prima, era anche molto stupida e ingenua.

<<Vuoi sapere quale è il tuo problema?>> Le chiesi con arroganza.

<<Illuminami.>> Sorrise come se quello che avevo detto fosse divertente.

La odia.

<<Sei patetica perché continui a perseverare sempre nello stesso errore. >> La schernì.

<<Scusa?>> Domandò risentita lanciandomi un' occhiata di fuoco.

<<Hai capito benissimo, principessa e lo sai quanto odio ripetermi.>>

Sgranò gli occhi per l' indignazione, ma decise di tenere a freno la lingua, cosa che io apprezzavo molto.

Finalmente, l'ascensore si fermò e dagli auto parlanti si diffuse una voce metallica che ci avvisava che ci trovavamo al primo piano.

Senza degnarmi di rivolgere lo sguardo dietro di me o di accertarmi che Afrodite mi stesse seguendo, camminai spedito perché eravamo in estremo in ritardo.

Le pareti e le porte erano state realizzate in legno di colore scuro, che offriva un contrasto elegante con il pavimento in legno chiaro.
C'erano tre porte visibili, tutte chiuse, due sulla destra e una alla fine del corridoio.

Il corridoio era illuminato da luci incastonate nel soffitto, che mettono in risalto la struttura del legno.
Il design era moderno ed elegante, con finiture di alta qualità perché mi piaceva stare a passo con i tempi.

L'ambiente appariva pulito ed ordinato, senza oggetti fuori posto o in disordine perché per me era fondamentale che tutto fosse al proprio posto poiché il caos mi irritava.

Aprì la porta alla mia destra ed entrai dentro.
La stanza è arredata con mobili eleganti in tonalità scure, tra cui una scrivania nera lucida e sedie abbinate.

Una libreria incorporata e illuminata è presente, contenente vari oggetti decorativi.
Le grandi finestre dal pavimento al soffitto offrivano una vista mozzafiato sulla città, con la luce del crepuscolo che aggiunge un'atmosfera romantica.

L'ufficio è dotato di un computer portatile, una lampada da tavolo e altri accessori d'ufficio, tutti disposti con ordine sulla scrivania.

L'atmosfera era calma e sofisticata, accentuata dalla luce soffusa e dall'ambiente.

Ruotai il busto e guardai Afrodite spalancare la bocca per la bellezza del paesaggio.
Velocemente si avvicinò alla finestra e appoggiò la sua mano sul vetro lasciando l' impronta.

<<Dove siamo ?>>

<<Non riesci ha indovinarlo?>> Le domandai curioso di sapere che cosa mi avrebbe risposto.

Scosse la testa e attese che io le spiegassi di più.
Mi avvicinai anch'io alla finestra e osservai pensieroso il paesaggio.

Gli edifici alti e scintillanti dominavano la scena e le loro luci creavano un effetto spettacolare, illuminando la città in modo affascinante.
Il cielo era adornato da nuvole illuminate dal sole al tramonto.

<< Ci troviamo in Georgia.>>

<<Che cosa? Ci troviamo così lontano da...>> e si interruppe sapendo che al suo fianco c'ero io.
Casa.

Mentalmente finì per lei la frase.

<<Che cosa ci facciamo qui?>> Mi domandò ancora assettata di sapere quale fosse stato il suo destino.
Ma per il momento dovevo solo aspettare.

Schiacciai le mani con fare nervoso.
Ero fin troppo agitato.
Se qualcosa fosse andato storto...
Scossi la testa.
Non sarebbe successo niente, ma il dubbio si insinuò dentro le mie ossa facendomi tremare.

Afrodite mi sfiorò il braccio, ma io mi ero perso nei meandri della mia mente.
La vidi dirmi qualcosa, ma ormai non ero più lì.

<<Tesoro che cosa ci fai ancora in piedi a quest'ora ?>>

Lei era seduta sul divano seduta con le gambe accavallate una sopra l' altra intenta a pettinarsi i capelli con aria assorta.
Era così stupenda.
Mi avvicinai piano e mi sedetti al suo fianco.

Lei sussultò come se si fosse accorta solo in quel momento di me.

<<Niente.>> Mi sorrise tesa come se tutto questo potesse risolvere tutto, ma si sbagliava se pensava che mi arrendevo così in fretta.

Allungai le mani, la spostai vicino a me e la presi in braccio.
Il pettine cadde a terra rumorosamente, ma non me ne preoccupai minimamente.

La feci girare in modo che mi potesse guardare negli occhi.

<<Pensi che non abbia notato come ti comporti ultimamente? Sei sempre più scostante da me e non mi dici neanche il perché.>> Dissi gelido. <<Non pensi che ho diritto di sapere che cosa ti sta succedendo?>>

Rise seccamente.
<<Hai il diritto? Mi stai prendendo in giro, Chronos? Perché se è così, non è per niente divertente.>> Anche il suo tono era freddo.

Pensava che stavo scherzando?
Allora davvero non mi conosceva.

<<Dimmelo.>> Le ordinai, ma questo la fece, se possibile, più arrabbiata di prima.

<<Ti interessava prima quando hai deciso di ignorarmi, così a caso senza motivo?>>

Le mie labbra, involontariamente, si stiracchiarono in un sorriso facendola innervosire ancora di più.
Si alzò in piedi e mi guardò con il suo sguardo infuocato pieno di rabbia che mi fece sorridere ancora di più.

<<Non è divertente, Chronos.>>

Lo sapevo.
Ma non potevo farci niente lo stesso.

<<Dillo di nuovo.>>

<<Che cosa? Che sei stupido e patetico?>>

<<No. Il mio nome.>>

<<Col cavolo.>> Schioccò la lingua sul palato. <<Arrangiati.>>

E se ne andò lasciandomi lì al buio come uno scemo.
Ma mi piaceva troppo quella ragazza per essere il vero me stesso.
E tra poco l'avrei persa e lei mi avrebbe odiato ancora di più di adesso, ma non avevo scelta.

Ritornai bruscamente alla realtà e osservai Afrodite che mi guardava con la fronte aggrotta per la preoccupazione.

<<Allora principessa, ti va di aspettare insieme, il tuo amato Ares per una chiaccherata?>>

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Spazio autrice:
Allora? Come vi è sembrato?
Ci vediamo al prossimo capitolo.
Stay turned.
Dafne
🖤

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