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CERCANDOLO (1 e 2)

Abbinamento: 1. Scaldarsi le mani - 2. Party in giardino

Hermione

L'aria era tanto gelida da farmi rabbrividire. Mi strinsi le braccia intorno al petto. Perché avevo scelto un abito tanto leggero? Una voce in fondo alla mia mente mi sussurrò le parole che non avrei voluto sentire. Le scacciai. Sapevo che non avrei dovuto andare a quella festa. Era solo una stupidaggine. Mi morsi l'interno della guancia. L'idea del party in giardino era stata di Ron. Naturalmente le idee più assurde erano le sue. Lo stomaco si strinse. Inspirai l'aria e il gelo mi bruciò le narici. Qualsiasi cosa mi sembrava fastidiosa. In lontananza si sentivano lo scoppiettio del falò, il chiacchiericcio, le risate. Un momento di allegria. Perché allora mi sentivo così turbata? Lasciai scorrere lo sguardo sugli alberi, sull'erba, sui bassi cespugli bagnati dalla luce della luna.

Avrei voluto che ci fosse anche lui. Il suo nome mi s'incastrò in gola. Era proibito. Ormai era passato un anno dalla battaglia finale, quella in cui Voldemort era morto. Un anno dalla fine di tutto. Eppure continuavo a rivivere quelle scene. Certe cose forse non passavano mai. Rimanevano sospese, sparivano per un attimo e poi ritornavano più forti di prima. I suoni, gli odori, le sensazioni. Mi passai una mano tra i capelli, spinsi indietro le ciocche, cercai di calmare il battito folle del mio cuore. Non ci riuscii. La realtà perdeva nitidezza davanti a me. Le urla cariche di disperazione. L'odore pungente di fumo. La pelle bruciante per l'agitazione.

-Ehi, sono felice che tu sia venuta- qualcosa mi sfiorò la spalla. Sobbalzai. -Scusa non volevo spaventarti-

Mi voltai e vidi il volto familiare di Ginny, i capelli rossi che le scivolavano sulle guance. Sembrava molto giovane.

-Non ero certa che saresti venuta- si spinse indietro una ciocca.

-Pensavi che non sarei venuta?- parole che mi graffiarono la gola.

-Non volevi venire?- Ginny alzò un sopracciglio, lo sguardo penetrante. Ebbi la sensazione che volesse leggermi l'anima.

Io sorrisi. Non fu un vero sorriso, ma mi sforzai per sembrare lieta. Ginny contrasse la mascella. Non mi credeva, lo lessi nel suo sguardo.

-Credo che... -

-Scusa- la interruppi -devo andare- non volevo che mi dicesse cose vere che non avrei accettato. Cose che probabilmente erano troppo vere per essere accettate. Cose che riguardavano me e... lui.

-Hermione, aspetta... -

Non l'ascoltai. Mi allontanai dal caos, dalle risate, dalle chiacchiere. Io non appartenevo a quel luogo. Io ero legata con un filo invisibile a un'altra persona. A lui.

Scivolai tra gli alberi, l'aria che diventava sempre più fredda. Le suole delle mie scarpe scricchiolavano. Avevo bisogno di spazio. Avevo bisogno di pensare. Avevo bisogno di credere di essere una normale ragazza con una vita normale. Niente magia, niente amori impossibili. Perché Draco era questo per me. Un amore impossibile, qualcosa che desideravo e mai avrei potuto avere. Il mio peccato. Lo stomaco mi si strinse. Il tormento mi graffiava. Io...

Un fruscio. Mi voltai, la mano che correva alla bacchetta. Un gesto istintivo.

-Sono io-

Draco. Si staccò dalle ombre, le mani alzate come in segno di resa. Si fermò davanti a me, l'espressione indecifrabile, un ciuffo biondo davanti agli occhi grigi simili a laghi d'inverno.

-Che ci fai qua?- lasciai ricadere la mano al mio fianco.

-Beh, io speravo in un benvenuto- si strinse nelle spalle -dovrò accontentarmi-

-Non dovresti essere qua- c'erano molte cose che avrei voluto dirgli. Non ci riuscii. Ad esprimere i sentimenti non ero mai stata molto brava.

-Però ci sono, Granger... volevo vedere... come avevano organizzato la festa-

-Solo questo?- nascosi a stento la delusione.

-Solo questo- si avvicinò, il passo elegante -voi Grifondoro siete pessimi in queste cose, non sapete divertirvi con classe-

Soppesai le parole.  Era il solito duello verbale.  -E voi Serpeverdi?-

-Noi sappiamo farlo molto bene, Granger- e le sue parole mi fecero vibrare.

Il cuore mi si strinse. Il suo respiro si confuse con il mio. Tremai.

-Che c'è?- un sussurro contro le mie labbra.

-Nulla- mi costrinsi a stare ferma. Immobile come una statua. -Ho solo freddo-

Draco prese le mie mani. -Sono gelate- sollevò un angolo della bocca -mi toccherà scaldarle-

Sentii le guance bruciarmi. -Non è il caso... -

-Insisto, Granger, non vorrei che ti ammalassi-

Abbassai lo sguardo. Le parole mi morirono in gola. E io non rimanevo mai senza parole. Draco però sconvolgeva sempre ogni cosa. Come una tempesta improvvisa in un giorno di sole. Lui era l'eccezione. Sembrava non poterne fare a meno.

Draco mi passò le dita sulle mani. Il suo tocco era sicuro e caldo. Provai un brivido lungo la spina dorsale. E non era di freddo. Mi morsi il labbro inferiore. Ogni cosa scomparve. Le paure, i brutti ricordi, la tristezza. Lui lesse il cambiamento sul mio viso. -Diciamo che ce le scaldiamo a vicenda-

Come mai riusciva a buttare all'aria ogni cosa? -Sei... -

Non mi permise di finire la frase. Mi tirò verso di sé. Le sue labbra si allacciarono alle mie. Sussultai. Il party aveva preso un'altra piega e non mi dispiaceva per niente.

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