Un lento inizio, ma pur sempre un inizio
Si dice che tutto abbia un posto all'interno della ragione universale, secondo lo stoicismo, e tutto debba attuare ciò che gli è stato predestinato all'interno della prima, il cosiddetto logos. Per raggiungere l'equilibrio e la felicità interiori, bisognava controllare le proprie passioni e le proprie emozioni, fino ad arrivare al controllo totale di esse.
Tutti questi principi, s'andavano meramente a fottere all'interno di questa famigliuola divina.
La cosa divertente è che è stato proprio Arceus a progettare il logos all'inizio dell'universo.
Ma partiamo dal principio.
Principio più qualche centinaia di milioni di anni...
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"GYAAH"
In un luogo buio si sentivano solo le urla di Palkia, picchiato dai tentacoli oscuri di Giratina; tuttavia, quest'ultima divinità sembrava cresciuta, in uno stato avanzato di adolescenza. Di conseguenza la scena parve anche peggiore: un ventenne che mena un infante!
"Stupido homo, mi fai sembrare scemo!"
La ragione per cui conoscesse la parola homo è totalmente sconosciuta a noi poveri mortali, quindi non sto qua a raccontarvela ciarlando fandonie ai miei venticinque lettori.
Le tenebre s'illuminarono, ed apparve lo Spazio Origine, con un Arceus infuriato dietro i due in modo che il leggendario del Caos non lo potesse vedere.
Un'ombra fu proiettata sui due, e Palkia mosse un po' la testa, notando il padre. Cercava di avvisare Giratina dimenandosi o indicandolo, ma lui lo ignorava.
Il nome del figlio più irrequieto di Arceus rieccheggiò per la piattaforma.
Il primo si girò lentamente, sudando, con uno sguardo terrorizzato e impaurito.
"Figlio mio..."
La voce del Dio dell'Ordine sembrava contenere una strana pacatezza sinonimo di rabbia contenuta ma sul punto di esplodere.
"Cosa stai facendo?" Il babbo sorrise, chiedendo in modo falsamente cortese.
"E-ehm...nulla...", Rispose il leggendario del Caos.
Palkia salì sulla testa di Giratina arrampicandosi e pendendo da essa rivolto verso di lui: sembrava dire "SCAPPA CHE TI FA IL CULO"
Arceus tuonò, quasi rompendo i vetri dello Spazio Origine:
"NE HO ABBASTANZA DI TE! NON FAI ALTRO CHE PICCHIARE I TUOI FRATELLI E DISTRUGGERE LE MIE CREAZIONI!"
Il padre usò una delle sue mani auree (le usa solo quando vuole, ecco svelato il mistero del Pokédex) per prendere il corpo di Giratina che si agitava cercando di scendere; s'aprì un portale tenebroso, e il figlio ribelle venne cacciato là.
Peccato che Palkia fosse sulla sua testa.
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Il Dio dello spazio si svegliò sudante.
Non su Dante, sudante.
Ancora il giovincello non sapeva parlare: è difficile descrivere i suoi pensieri, ma potremmo benissimo riassumerli con "che cazzo è successo".
Giratina e Dialga dormivano beatamente accanto a lui. Era già calata l'oscurità di una notte indefinita sulla dimensione originale: anche se dèi, dovevano pur riposarsi anche loro. Il nostro piccolo e ingenuo Palkia si guardava attorno nervoso, ma si tranquillizò non appena vide il suo fratello dall'armatura dorata accanto a lui e un Arceus dormiente che sembrava essere tranquillo (sembrava eh, non c'è mai conferma di questo. Non fidatevi mai della sua espressione).
Palkia si riaddormentò seppur con un ancora persistente senso di timore che gli metteva un po' d'ansia. Questo sogno non se lo toglierà dalla testa finché il misfatto non accadrà veramente, e da allora i sensi di colpa cadranno su di lui a dismisura e per un grande periodo di tempo. Lo conoscete, del resto.
Passò qualche ora e gli unici svegli erano ancora Palkia e Dialga, il quale ironicamente si sveglia sempre prima degli altri; il primo stava cercando di spiegare con i gesti il sogno che aveva appena avuto al fratello dio del tempo, non con troppo successo: smorfie di confusione e di "non ho capito" esplicite portarono il figlio gay di Arceus a rinunciare.
No, non è gay, ma tutti pensano che lo sia, quindi lo è automaticamente.
He needs Jesoo, bring him to the choorch
I pensieri di Dialga sul come ambo due i fratelli fossero stupidi rieccheggiarono così tanto che alla fine tutti si alzarono, compreso Giratina che di solito si sveglia solo quando la luce è già scomparsa di quanto è pigro.
"Curioso, vi siete svegliati tutti prima delle nove"
"Fratellino, 'le nove' sono solamente un sistema di calcolo del tempo relativo alla Terra che verrà usato solamente dagli umani quattordici miliardi di anni dopo"
"...Necrozma, vattene"
"No"
"Perché sai queste cose?"
Il Dio della luce rise, per poi guardare Dialga.
"...E perché mi chiami fratellino se sono più grande di te?"
"Perché sono cinque metri più alto di te", disse, pattando il capostipite della famiglia sulla testa ironicamente.
"Sei un bast-"
"Ci sono dei piccoli qua dentro."
"...una brava persona, sì.
Tornando a noi, oggi impareremo a parlare"
"Io so già parlare, vecchio" Rispose il figlio ribelle
"Allora imparerai a parlare me..."
Che dire, Giratina che si dimenava tra le ali-braccia di Necrozma coccolato da quest'ultimo, Dialga che si leccava una zampa e Palkia quasi riaddormentatosi erano uno scenario carino, ma non esattamente adatto ai fini di Arceus.
"ORDINE!"
Nessuno rispose.
"ORDINE!"
Tutti in riga, ma 'sta volta l'aveva detto il fratello minore di Arceus.
"Ti odio"
Fece spallucce. "Non posso farci niente se sono io quello che avrebbe dovuto creare l'universo al posto tuo"
Da qua in poi iniziò un'ablunga serie di complessi d'inferiorità tra l'Originale e lo Splendente: tutti e due avevano un orgoglio smisurato, ma quello del primo andava sgretolandosi davanti a quello ancora più grande, feroce e diretto del secondo, che riusciva ad più lui ad imporsi sulla famiglia di Arceus che di lui stesso.
E comunque il caloroso, letteralmente, zio dei tre figliuoli originali aveva un grande preferenza per Giratina proprio perché era quello che dava più fastidio tra i tre.
"Quindi...come posso iniziare?"
"Boh, fallo e basta. Parti semplice."
"La definizione di parlare è l'emettere un insieme articolato di suoni che hanno l'intenzione di trasmettere un determinato pensiero da un emittente a un ricevitore che deve appunto ricevere il messaggio fonetico contente il pensiero di cui sopra."
Si sentirono tre tonfi, corrispondenti ai tre figli del dio supremo che erano caduti a terra russando.
"Non intendevo esattamanente questo"
"E allora cosa intendevi?"
"Perché devi insegnargli a parlare se noi stiamo comunicando con la trasmissione diretta di pensieri tramite la telepatia? Almeno, tu sei l'unico costretto ad usarla perché non hai una bocca, ma possiamo tutti tranquillamente utilizzarla evitando giri inutili di parole"
Ma no, conoscete tutti benissimo Arceus, e probabilmente l'esito di quella giornata.
Finché a notte fonda Arceus si arrese ad un "Te l'avevo detto" meschinissimo del fratello.
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