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Sentimenti

Camminando tranquilla per la strada mi avvio verso scuola.

Il sole brilla alto nel cielo, gli uccellini cantano ed i fiori riempiono di colore i prati.

- Che bella giornata! Mi mette di buon umore, anche se è mattina! - sento una ragazza mentre chiacchiera con la sua amica.

Io questo tipo di persone non le capisco proprio.

Perché una giornata di sole dovrebbe renderci felici?

Che differenza fa se il tempo è sereno, nuvoloso, piovoso o nevoso?

Davvero... non ho mai capito certi ragionamenti e non credo nemmeno di volerli comprendere.

- Ehi!!! Merah, buongiorno!! - sento urlare alle mie spalle, subito dopo arriva Yuudai di corsa.

- Buongiorno. - rispondo educatamente per poi tornare a camminare.

- Avete visto? Quel ragazzo ha salutato Merah Unikko. Che coraggio. - la gente attorno pensa di non essere sentita.

- Già e lei, come suo solito, ha risposto in maniera del tutto neutrale, piatta. -

- Quella ragazza è davvero bella, peccato che sia completamente priva di qualsivoglia emozione. -

- Si dice che non abbia mai sorriso, in tutta la sua vita. -

- Io ho sentito che non ha pianto nemmeno quando, alle medie, si è rotta un braccio a ginnastica. -

- E quando qualche pazzo decide di dichiararsi? Viene respinto con la risposta "Non so cosa significhi provare interesse od amore verso qualcuno." -

- È davvero un peccato che sia come una bellissima bambola, vuota. Perché... una così mica la si può definire umana. -

- Ehi! La volete smettere? Vi si sente fin troppo, maleducati! Certo che Merah è umana, smettetela di sparare cavolate solo per dar aria alla bocca!! - Yuudai scatta, guardando storto il gruppetto pettegolo.

- Non urlare, non ce n'è bisogno. I loro commenti non mi fanno alcun effetto. - riprendo il mio cammino.

- Visto? Sei solo tu a ritenerlo un problema. - uno dei ragazzi si rivolge a Yuudai.

- Non m'interessa se a lei non dà fastidio. Questo non toglie che siete stati davvero scortesi, dovreste scusarvi! - insiste.

Queste scene si ripetono quasi ogni giorno.

Yuudai se la prende sempre per ciò che dicono su di me, anche se io non bado affatto a certe cose.

Per questo non dovrebbe scaldarsi tanto.

Che senso ha?

Rischia solo di inimicarsi la gente e, a lui, ciò darebbe un grosso dispiacere.

- Merah, aspettami. - mi raggiunge di nuovo.

- Ti serve qualcosa? -

- No, volevo solo fare la strada con te. Dopotutto sono nella classe affianco alla tua. - sorride felice.

Per un istante mi soffermo ad osservare il suo volto.

- C-Che c'è? - lo vedo arrossire.

- Hai forse la febbre? - faccio per allungare una mano, ma scatta subito all'indietro.

- N-No, non è nulla. Volevi chiedermi questo? - distoglie lo sguardo.

- No, volevo solo dire che hanno ragione. Io non sorrido, non piango e non so cosa significa provare amore per qualcuno. Quindi, non arrabbiarti per cose del genere. -

- Eh eh. - torna a sorridere gongolando per chissà cosa.

- Ora sei tu quello che sembra avere qualcosa. -

- Stavo solo pensando che non mi sono affatto sbagliato. Loro non hanno ragione e tu non sei una bambola vuota. -

- Se lo dici tu. - entriamo nell'edificio scolastico.

- Certo che lo dico. Tu sei una persona molto premurosa, solo che loro non l'hanno mai notato. Per questo, non puoi assolutamente non essere umana. - mi ferma dall'entrare nella mia classe.

- Beh, ora meglio andare. Ci vediamo dopo. - mi saluta prima di schizzare in aula.

Io sarei una persona premurosa?

Chi è premuroso si preoccupa per gli altri ed io... io non mi preoccupo nemmeno per me stessa.

Credo proprio che Yuudai si sia preso una bella cantonata.

- B-Buongiorno Unikko. - vengo salutata da uno a caso della classe.

Ogni tanto capita.

- Buongiorno. - vado a sedermi al mio posto.

Attorno a me tutti smettono di parlare e cominciano così le lezioni.

Arrivata l'ora di pranzo vado, come mio solito, in un angolino del terrazzo.

- Ciao, Merah. Oggi cosa mangi? - Yuudai si siede accanto.

Ormai ho perso il conto di quante volte è venuto a pranzare con me.

- Il riso al curry avanzato ieri. -

- Wow, scommetto che hai preparato tu anche questo, vero? -

- Sì. -

- Lo immaginavo. Certo che... ogni tuo pranzo sembra davvero invitante. - fissa con occhi luccicanti il mio cibo.

- Vuoi assaggiare? -

- Eh? Davvero posso?? - s'illumina.

Che ragazzo strano.

- Sì, altrimenti non te lo chiedevo. -

- Grazie! Allora... Oh, cielo... è il riso al curry più divino mai assaggiato! - si scioglie sul posto.

- È normalissimo riso al curry. -

- Come l'hai preparato? Questo è uno dei pochissimi piatti che riesco a cucinare, ma non mi è mai uscito così spettacolare. -

- Veramente ho solo seguito la ricetta. -

- Ah, allora ho capito! Il motivo di questa bontà è l'ingrediente segreto per eccellenza... l'amore! - sorride nuovamente - Se non si mette amore nella cucina essa non può uscire così buona. -

Questo ragazzo è davvero strano.

Non riesco proprio a capire il suo comportamento.

Sta spesso con me e sempre col sorriso, benché io non abbia nulla per far partire una normale conversazione tra persone.

Che ci trova di tanto interessante a parlare con la sottoscritta?

Tutto ciò è cominciato lo scorso anno, in seconda superiore.

Al tempo Yuudai era nella mia stessa classe e, anche se è sempre stato molto educato, non si era mai messo ad intavolare con me chissà quale conversazione.

Poi da un giorno all'altro ha iniziato a comportarsi in questo modo e non ha smesso nemmeno dopo essere finito in un'altra sezione.

È la persona più persistente che io abbia mai conosciuto.

Prima di lui altri hanno provato a chiacchierare con me, ma hanno rinunciato tutti entro una settimana.

Lui invece è diverso.

- A cosa stai pensando? - irrompe nelle mie riflessioni.

- Al fatto che sei strano. -

- Eh? E perché? -

- Effettivamente tra noi la persona più strana sono io. Quindi non far caso a ciò che ho detto. -

- Io non penso che tu sia strana. Sei solo pacata. -

Ecco.

Proprio un tipo singolare.

- Che persona curiosa. -

- Lo penso anch'io di te. - ridacchia.

- Oh, l'ho detto ad alta voce? - me ne rendo conto solo in quel momento.

- Eh sì. - mi guarda divertito.

- Mi dispiace. -

- Figurati. - sorride ancor di più.

Uhm... ok.

Dubito ci capirò mai alcunché.

Il mondo di Yuudai, come quello di tutti gli altri, è qualcosa di estremamente lontano dal mio.

Io sono Merah Unikko, colei che non prova sentimenti.

Il giorno seguente si ripete tutto come al solito.

Sveglia alle sette, bagno, divisa, controllo del pranzo e della cartella e via per andare a scuola.

A passo calmo avanzo verso la mia meta, fin quando - Mer... - mi volto per salutare Yuudai, ma - Merda, mi sono dimenticato a casa il dizionario! - scatta un ragazzo, poco distante.

Oh, non era Yuudai.

Oramai ci ho fatto così tanto l'abitudine da voltarmi in automatico.

Che sciocca.

- Merah, Mer... - stavolta è davvero il mio ex compagno di classe, ma ha qualcosa di più strano del solito.

Yuudai se ne sta con la mano a mezz'aria mentre mi fissa come in panico.

- Buongiorno. - lo saluto.

- Buon...giorno... - ricambia per poi correre come un razzo a scuola.

Che comportamento insolito.

Forse aveva mal di pancia.

Mi sembrava un po' bianco, in viso.

A pranzo potrei dargli una pastiglia per lo stomaco, per sicurezza me ne porto sempre qualcuna dietro.

Però, arrivata l'ora di pausa, Yuudai finisce per non farsi vivo.

Che sia finito in infermeria?

Oppure potrebbe essere tornato a casa.

- Yuudai. - me lo trovo poi di fronte, al termine delle lezioni.

- M-Merah! - si volta di scatto.

- Sembra che tu ora stia meglio. -

- Eh? - mi fissa perplesso.

- Stamattina eri bianco come un lenzuolo. Ora però sembri star bene. -

- Ecco io... -

- Tieni. Per sicurezza. - gli lascio in mano una medicina - Ora devo avviarmi, devo andare a far la spesa. - mi incammino.

- Merah!! - urla - Grazie! -

- Di niente, ma non c'è bisogno d'urlare. - lo guardo, ad appena due metri davanti al ragazzo.

- Ah, già. Scusa. - scoppia a ridere arrossendo.

Che ragazzo buffo.

Uhm?

Buffo?

Per un attimo stavo per sorridere a causa della sua espressione.

Curioso.

Quand'è stata l'ultima volta in cui ho sorriso?

Bah, non importa.

Devo pensare alla spesa.

- Merah! Buongiorno!! - Yuudai mi saluta, il giorno seguente, con ritrovato vigore.

- Buongiorno. -

- Mi dispiace non essere venuto a pranzare con te, ieri. -

- Nessun problema. Non stavi bene e poi mica è un appuntamento fisso. -

- In verità... - distoglie lo sguardo arrossendo.

Tale verità la scopro proprio durante il pranzo di quel giorno.

- Un mio compagno mi aveva messo un tarlo in testa, se n'era uscito dicendo che forse ti stavo dando fastidio. In fin dei conti monopolizzo spesso il tuo tempo, quindi... ho pensato che forse mi parlavi solo per educazione e che in realtà fossi come un irritante sassolino nella scarpa. Però poi sei venuta tu a parlarmi e... ecco.... grazie ancora per il medicinale, anche se in verità non stavo male. - mi spiega.

- Di niente. Comunque non sei un fastidio. -

- Lo so, non avrei dovuto ascoltarlo. In fin dei conti io so che tipo di persona sei. E l'hai dimostrato preoccupandoti per me. - sorride raggiante.

- Preoccupandomi per te? - ripeto non capendo.

- Sì, altrimenti non saresti venuta a darmi la pastiglia, no? Temevi che stessi male e volevi essermi d'aiuto, questo è decisamente considerato come "preoccuparsi". -

- Capisco, allora ero preoccupata. - annuisco.

Effettivamente il mio comportamento di ieri è stato strano.

La nostra scuola ha un'ottima infermeria, non avrei dovuto nemmeno pensare di dargli uno dei miei medicinali. L'istituto poteva occuparsi di lui senza problemi.

Eppure, appena l'ho visto, ho sentito il bisogno di parlargli.

- Senti Merah... posso chiederti una cosa? -

- Sì, dimmi. -

E adesso perché arrossisce?

- Questa domenica sostituisco un membro del club di basket, durante una partita. Potresti venire a vedermi? -

- Sono libera domenica. -

- È un sì? - s'illumina.

- Va bene. - annuisco.

Sembra tenerci molto.

- Evvai!!! - scatta in piedi euforico - Vedrai, sarò un mito! - alza un pollice verso di me.

Imitando il suo gesto - Ok. -

Chissà per quale motivo tutto questo entusiasmo.

Probabilmente non vede l'ora di giocare.

- Merah? Come mai ti stai vestendo per uscire? - mia madre entra confusa nella mia camera.

È domenica ed a breve dovrò avviarmi per raggiungere il luogo della partita.

- Perché devo uscire. -

- Davvero? Esci con un'amica? Potresti portarla a casa, dopo. Preparerò una torta. - si entusiasma.

- No, non è un'amica. Devo andare a vedere una partita di basket. -

- Una partita di basket? Come mai? -

- Un ex compagno di classe mi ha chiesto di andarci. -

- Oh, quindi ci vai davvero? - mi si avvicina sempre più.

- Sì. Altrimenti non mi starei preparando. -

- È la prima volta che questo ragazzo ti parla? -

- No, mi saluta ogni mattina e pranziamo nello stesso posto. -

- Capisco. Quindi... è un tuo amico? -

Confusa dalla domanda inizio a fissare mia madre in silenzio.

- Beh, tesoro. Ci parli ogni giorno, ti ha invitata ad una partita e tu stai per andarci davvero... è così che si comincia. -

- Che si comincia cosa? -

- A far amicizia con qualcuno. Cioè... non è obbligatorio il fattore della partita, semmai quello dell'invito, ma... è così. Tu e questo ragazzo siete amici. -

- Tu dici? -

- Ti ha mai detto che sei strana o fastidiosa? -

- No. -

- Ti parla senza problemi, cercandoti con piacere? -

- Sì, anche se non lo capisco. -

- Vedi, lui ti ha accettata per come sei. Probabilmente è riuscito a vedere oltre quel muro dove gli altri si fermano. Per questo sono certa che già ti considera una sua amica, tu cerca quindi di non fargli capire che non te n'eri accorta fin'ora. - ridacchia allegra.

- Una sua... amica... - mi fermo ad osservarmi nello specchio.

- Prima di uscire aspetta un attimo, ti sistemo io i capelli. - inizia così a canticchiare mentre mi acconcia.

Quindi io ho un amico?

Che cosa curiosa...

Sento uno strano calore nel petto.

Come se qualcosa mi scaldasse da dentro.

- Merah!! Merah, sono qui!! - Yuudai si sbraccia nel mezzo del campo.

Sembra un bimbo esaltato.

Alzando una mano lo saluto, per poi sedermi sugli spalti.

- Avete visto chi c'è? Perché sarà venuta? - so già che quelle voci poco sussurrate stanno parlando di me.

- Di sicuro è colpa di Yuudai, non l'hai visto? -

- Però così guasta l'atmosfera. Guarda, quelli seduti vicino a lei non se la sentono di tifare. -

Che ho fatto stavolta?

Sono solo seduta per i fatti miei.

Davvero le persone attorno a me non vogliono tifare a causa della mia presenza?

Però... ho detto a Yuudai che sarei venuta, non mi va di andarmene per delle chiacchiere.

Allo stesso tempo non mi sembra il caso di condizionare così tante persone.

L'altro giorno Yuudai si è allontanato da me pensando di essere un fastidio, ma se fossi io quella che gli potrebbe creare problemi?

Finché la gente si tiene lontana da me non succede nulla, ci sono abituata.

Yuudai invece è diverso.

Lui è un ragazzo allegro che si circonda sempre di un sacco di persone.

Se cominciassero ad emarginarlo perché mi sta troppo vicino?

Non voglio che gli succeda.

Forse è meglio che me ne vada.

Domani a scuola mi scuserò per poi cominciare a tenerlo a distanza.

È giusto così.

Lui appartiene a quel mondo, quello pieno di colori e sorrisi, dove ci si emoziona vedendo una farfalla o l'arcobaleno.

- Merah? Sei già tornata? - mi domanda mia madre con sguardo confuso.

- Sì, ho sbagliato giorno. Non era questa domenica, ma la prossima. Vado in camera a cambiarmi. - corro al piano superiore.

Era così emozionata per me, non volevo smontare la sua felicità.

Però... se ho mentito solo per non farla preoccupare, perché ora ho quest'espressione?

Che mi sta accadendo?

Mi sento diversa dal solito.

Il cuore è come stretto in una morsa e mi sento come se mi mancasse l'aria.

Che mi stia arrivando l'influenza?

Eppure non ho mai avuto sintomi di questo genere.

Non va bene.

Voglio tornare ad essere la solita me.

Questo stato è davvero pesante da sopportare.

Il mattino dopo, come di consueto, vengo raggiunta da Yuudai - Merah, buongiorno. Tutto bene? Ieri ti ho vista andar via quasi subito. -

- Mi sono ricordata di un impegno, scusa. - la stretta al petto si fa più dolorosa.

Non sono abituata a mentire.

- Eh? Nessun problema. Già sono contento che tu sia venuta. -

Così non va.

Non posso lasciarlo fare.

- Ora devo andare. - mi limito a dire prima di accelerare il passo.

A pranzo poi finisco per nascondermi dietro la scuola.

E, al termine delle lezioni, fingo di non sentirlo appena mi chiama.

I giorni iniziano quindi a susseguirsi così, anche se Yuudai sembra non voler ancora demordere.

Inoltre, il mio malessere, peggiora di giornata in giornata.

Proprio non riesco a farmelo passare.

Ed a rendermi le cose ancora più difficili arriva Yuudai, a prendermi in classe all'ora di pranzo.

- Adesso basta, vieni un attimo con me. - mi afferra per un polso, trascinandomi via dagli occhi stupiti di tutta la scuola.

- Io dovrei pranzare. - non so dove guardare e nemmeno cosa fare per uscire da tale situazione.

- Non ci vorrà molto. - brontola con sguardo serio.

Non credo di averlo mai visto così.

Sembra quasi un altro.

Raggiunto il retro della scuola, luogo più lontano da occhi indiscreti, parte - Si può sapere perché mi stai evitando? -

- Io non ti sto evitando. -

- Allora perché nemmeno mi guardi negli occhi, mentre lo dici? - incrocia le braccia studiandomi.

- Yuudai, io vorrei mangiare. - cerco di svignarmela.

- Mangia, anch'io ho il mio pranzo con me. - si siede costringendomi a sedermi accanto.

Il silenzio che si crea subito dopo è assordante.

Voglio andarmene in un angolino isolato.

Tornare a quando certe situazioni non mi toccavano nemmeno di striscio.

Sento che c'è davvero qualcosa di diverso in me e non so come affrontarlo.

- Dicevi che non ero un fastidio. - se ne esce ad un certo punto.

Guardandolo di sottecchi lo trovo mentre fissa tristemente il suo cibo.

Oggi sembra davvero un'altra persona.

Perché?

Avermi o no attorno non dovrebbe fargli tutta questa differenza, eppure...

Inoltre vederlo in questo stato mi fa sentire sempre peggio.

Che la mia scelta sia stata uno sbaglio?

È la prima volta che mi sento in difficoltà a star lontana da qualcuno.

- Forse era davvero solo educazione la tua, anche se pensavo che ormai fossimo diventati amici. - sospira per poi alzarsi - Scusa per averti dato tutto questo disturbo. -

È in quel momento che, alla vista della sua schiena, il mio corpo si muove da solo.

Allungando una mano afferro l'orlo della sua camicia.

- Merah? - si volta stupito.

- Non sei un fastidio. -

- Merah, stai bene? - si china verso di me.

- Non sei un fastidio. Non sei un fastidio. - ripeto come un disco rotto.

Cos'è questa sensazione?

Mi pungono gli occhi e sento un nodo alla gola.

- H-Ho capito. Scusami. Non volevo farti piangere. - mi sorprende abbracciandomi.

- Y-Yuudai? - sento il suo cuore battere a mille.

Un attimo... è il suo o il mio?

- Waaah! Scusa! Sono stato davvero sfrontato, però... mi sono sentito tremendamente in colpa. Non volevo farti piangere. - si allontana piantando lo sguardo a terra, col viso completamente rosso.

- Ma io non stavo piangendo. -

- Beh... ma il tuo volto sembrava voler cominciare da un momento all'altro. -

Quindi... è questo che si prova quando ci si sente angosciati fino alle lacrime?

È una cosa orribile.

- Io però non capisco. Se non sono un fastidio perché mi stai evitando? - torna nuovamente a guardarmi.

- Se continui a starmi attorno finirai per venir messo da parte dagli altri. -

- Eh? Scherzi? E questo chi lo dice? Se mai qualcuno dovesse iniziare ad evitarmi perché ti parlo... allora sono io a non voler avere a che fare con persone del genere. -

Sentendolo pronunciare quelle parole sento tutto il peso dei giorni precedenti sparire in un lampo.

- Cavoli, si è fatto tardi! È suonata la prima campanella, andiamo? - torna a sorridere mentre mi porge la mano, per aiutarmi ad alzarmi.

Accettandola punto lo sguardo nel suo, ho bisogno di dirlo - Noi siamo amici, io ti considero mio amico. -

- Grazie, ne sono davvero felice. - il suo sorriso si fa ancora più allegro.

Da quando l'ho conosciuto ho iniziato a cambiare, anche se di poco.

Provo sensazioni a me totalmente sconosciute.

Alcune belle ed altre terribili.

Non so se tutto ciò sia un bene, ma sento di non poter fermare questo processo.

Forse la bambola vuota è davvero umana, pure più di quanto lei stessa credesse.

- Ehi, Merah. Ti va di tornare a casa assieme? - Yuudai mi raggiunge, all'uscita da scuola.

- Se vuoi, va bene. - iniziamo così ad avviarci.

Anche oggi il sole ha fatto da padrone in cielo ed i suoi, ora deboli, raggi mi scaldano appena il viso.

- Ti stai crogiolando con gli ultimi sprazzi di luce calda? - Yuudai mi sorride.

- No, io... - mi blocco realizzando che forse non ha tutti i torti.

- È una cosa normale. Questo calduccio è davvero piacevole. - chiude gli occhi lasciandosi cullare dai raggi.

Ha ragione.

Questo tepore non è niente male ed io me ne sono resa conto solo ora.

- Pista!!! - scattiamo entrambi sull'attenti, sentendo un urlo alle nostre spalle.

L'istante dopo un tipo in bicicletta finisce quasi per buttarmi addosso al bordo del ponte.

- Ehi!! Cerca di far attenzione quando vai in bici! - gli urla di rimando Yuudai, poi voltandosi verso di me - Stai bene? Ti ha colpita? -

- No, sto bene. -

- Ah, non hai più il fermaglio per capelli! - indica la mia testa.

- Oh, è vero. Dev'essere caduto. - guardo a terra, vicino a noi.

- Ti aiuto a cercarlo. -

- Non preoccuparti. Si sta facendo tardi. -

- Proprio per questo, non ti lascio sola. -

- Davvero, non importa. Era solo un fermaglio. -

- Da dove arriva? Te l'hanno preso i tuoi? - si accuccia a terra cominciando la ricerca.

- No, i miei nonni. Alzati, così sporcherai la divisa. -

- Eccolo! È al bordo del fiume! -

- Va bene così. Torniamo a casa, è troppo rischioso andare a recuperarlo. -

- Eh? Ma va. Aspetta qua, ci metto un attimo. - inizia a scendere il pendio.

- Yuudai. Torna su. Ho detto che non importa. - tento invano di farlo risalire.

Potrebbe farsi male.

Il mio cuore non potrebbe reggere pure una cosa del genere.

Sta già avendo a che fare con un sacco di roba nuova.

- Eccolo qui... - si volta verso di me, con aria trionfante ed il fermaglio in mano - Ah!!! - urla poco dopo scivolando.

- Yuudai! - lo vedo cadere col sedere dentro l'acqua.

- Oh oh. -

- Stai bene? - sento un tuffo al cuore.

Lui però scoppia a ridere come un pazzo - Sono un imbranato. -

- Torna subito su o prenderai qualche malanno. - il cuore accelera i battiti.

- Ah!! Il fermaglio! Mi è scappato di mano! - inizia a guardarsi attorno.

Raggiungendo il margine del pendio - Lascia perdere. - inizio a scendere.

- Merah, che fai? Rischi di scivolare. -

- Senti chi parla. - ribatto con un tono mai usato prima.

Sembravo... irritata.

- Hai ragione. - ridacchia - Scusa. -

- Esci dall'acqua, dev'essere gelida. -

- Devo prima trovare il... eccolo! Sono un mito. - si volta nuovamente verso di me, giusto in tempo per afferrarmi. Impedendo la nostra caduta nell'acqua.

- No, sei impossibile non un mito. Ti avevo detto di lasciar perdere. Non era un oggetto importante, potevi farti male. - sbuffo.

- Che c'è? - domando poi, vedendolo in silenzio mentre mi fissa.

- Sei arrabbiata. -

- Mi pare normale, ti sei comportato da irresponsabile. -

- Non ti avevo mai vista arrabbiata. - è sempre più stupito.

Al che mi blocco.

Io sono arrabbiata.

- Beh, trovandomi ad assistere a scene del genere... non posso non arrabbiarmi. - distolgo lo sguardo.

- Oddio... ed ora sei pure in imbarazzo... - si copre la bocca arrossendo.

- Ma che stai dicendo? - domando con voce tremante.

Accidenti... perché sento caldo?

Ho il viso in fiamme.

- L'ho sempre saputo che non eri una bambola vuota, fin dal giorno in cui ti vidi sorridere a quel gattino randagio, ma... questo è un colpo basso. Quanto vuoi diventare ancora più carina? -

- Di cosa stai parlando? - sono sempre più confusa.

- Tu hai in te tutti i sentimenti che caratterizzano le persone normali, solo... serviva il giusto input per metterli in moto. Cielo... mi sento così fortunato ad essere riuscito ad assistere a tali espressioni. - affonda il viso nelle mani.

Però, subito dopo, punta lo sguardo nel mio - Promettimi che mostrerai solo a me la tua espressione imbarazzata. Ah, ma... forse questo è egoista da parte mia. Però... non voglio che altri la vedano. - parte in chissà quali pare.

Osservandolo in questa strana discussione tra sé sento qualcosa di nuovo nascere nel mio cuore.

Qualcosa che probabilmente mi aiuterà a capire tutto il resto.

- Ancora non capisco bene tutto questo, ma tu sei l'unico che mi mette in subbuglio in questa maniera. - rispondo onestamente alla sua richiesta.

- Dio... così mi uccidi. - si accuccia a terra tirando profondi sospiri.

- Ti senti male? -

- Al contrario. -

- Davvero... non capisco. -

- Non importa, per ora va più che bene così. Hai già molto a cui pensare. Andiamo? - si alza per poi sistemarmi il fermaglio tra i capelli.

A quel gesto il mio cuore inizia ad accelerare i battiti.

- Meglio, rischi davvero di ammalarti. -

- Oggi sei più premurosa del solito. - ridacchia mentre torniamo sul marciapiedi.

- La colpa è tua. - provo la strana voglia di sorridere.

Più ci penso più mi rendo conto quanto questo ragazzo stia portando nuovi colori ed emozioni nel mio mondo.

Adesso non mi sento più così distante da lui, anzi...

Chissà, forse un giorno anch'io sarò come Yuudai. Una persona in grado di sorridere con spontaneità.

Una cosa è certa.

I miei sentimenti si stanno svegliando da un profondo sonno ed io avrò cura di ognuno di loro.

♡♡♡Ohayou minna♡♡♡
Dopo tanto sono tornata con un nuovo racconto ed un nuovo fiore, per questa raccolta ^^
Adoro accostare le storie ai significati dei fiori, mi spiace solo non aver spesso idee per frequenti aggiunte u.u
Merah però mi è piaciuta molto come personaggio, non avevo mai creato qualcuno così. Pertanto mi sento abbastanza soddisfatta anche solo per essere riuscita a portarvi questa One-shot. Mi sono divertita a scrivere di lei e spero che sia stata apprezzata anche da voi X3
Grazie di cuore per aver letto questo capitolo e per tutto ♡♡♡
♡♡♡Arigatou gozaimasu♡♡♡
♡♡♡Mata nee, alla prossima♡♡♡

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