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Nessuno È Come Te

- Allora Margaret, sei davvero sicura? - Kaori mi fissa seria tenendomi per le spalle.

- Perché fai quest'espressione? Sono stata io a chiederti se potevi domandare, dove lavori, se avevano posto anche per me. -

- Sì, ma... ho seriamente paura che possa accaderti qualcosa. -

- Perché mai? Ho già avuto esperienze come cameriera, nella locanda che avevano i nonni, in più tu sarai con me. - le sorrido tranquilla più che mai.

Non capisco tutta questa tensione.

- Tu sei troppo ingenua. Ti è andata bene, alla loro locanda, solo perché tuo nonno avrebbe tagliato le mani a chiunque avesse anche solo provato a guardarti in modo strano. Inoltre oggi saremo insieme, ma non è detto che sarà così per tutti i tuoi turni. - sospira iniziando a pensare a chissà quale tragica scena.

- Kaori ti preoccupi troppo, non dicevi che sono tutti gentili e disponibili? Beh... a parte quel tuo collega, Egawa? - spero di aver ricordato bene il suo cognome.

Kaori ha passato ore a parlarmi di lui, a come devo stargli lontano, ma... ammetto di non ricordare molto.

- Egawa Tetsu... lui è quello che più temo. Non è un cattivo soggetto, ma tu sei esattamente il tipo di persona che ama stuzzicare. -

- Ti ho promesso che cercherò di tenerlo lontano. Ora possiamo entrare? Siamo da dieci minuti davanti al Daisy Cafè. - le indico la porta a vetri.

All'interno del locale posso pure vedere un dipendente, o almeno credo, mentre ci osserva confuso.

- Non sono ancora pronta a questo. - si copre il volto con le mani.

- Allora entro senza di te. Continuando a stare qui finiremo per dissuadere i clienti dall'entrare. - apro la porta prima che riesca a fermarmi.

Al che, rassegnata, mi segue.

- Oh, Kaori. Eccoti qui. Ti stavo aspettando, è lei l'amica di cui mi hai parlato? - ci raggiunge il proprietario. Un uomo che sembra essere molto cordiale.

- Sì... - sospira la mia amica.

- Che ti succede? Non stai molto bene, oggi? - le poggia una mano sulla spalla.

- Oggi c'è Tetsu? - domanda invece di rispondere.

- Arriva tra un'ora, perché? -

- Ah... nulla. - sospira nuovamente.

- B-Buongiorno. Il mio nome è Margaret Durand. - allungo una mano verso il mio capo.

Se Kaori non vuole fare le presentazioni ci penso da sola.

- Piacere, io sono Subaru Katagai. Il proprietario del Daisy Cafè e ti ringrazio molto, in anticipo, per l'aiuto che ci darai. - mi sorride stringendo la mia mano.

- Spero di esservi utile. - faccio un mezzo inchino.

- Sono certo che lo sarai. Posso però farti una domanda? È una mia piccola curiosità. - sorride leggermente in imbarazzo.

- Sì? - lo guardo un po' confusa.

- Ti sei trasferita qui dalla Francia? -

Ridacchiando mi preparo alla mia solita risposta, sono in molti a farmi questa domanda.

- Veramente sono nata qui in Giappone. Però mio padre è di origini francesi, si è trasferito qui dopo il matrimonio con mia madre. -

- Scusa per l'indiscrezione, ma non ci sono molti nomi come il tuo. -

- Me lo sento chiedere fin dall'asilo, ormai non ci faccio più caso. -

- Conosco Margaret dalle elementari. Ormai ho perso il conto di tutte le volte in cui gliel'hanno domandato. -

- Kaori a volte si arrabbiava al posto mio. - cerco di trattenere la risata.

- Comunque capo... non sarebbe bene iniziare a spiegarle come funziona qui? Siamo arrivate in anticipo proprio per questo. -

- Oh, certamente. Mettiamoci al lavoro. - si esalta l'uomo.

Mi sta già simpatico.

Forse ora capisco perché Kaori dice che gli ricorda un pochino me.

Con molta calma passano la seguente ora a spiegarmi i vari compiti che dovrò svolgere.

Non sembra così diverso da ciò che ho fatto in passato.

Questo mi tranquillizza un poco.

- Questa è la tua divisa, spero ti piaccia. - Katagai mi porge il completo.

- Tantissimo. Ho sempre pensato fosse adorabile, quando venivo qui per vedere Kaori. -

- Bene, puoi pure andare a cambiarti. Kaori ti accompagnerà allo... - la sua frase viene interrotta dall'arrivo di un altro dei dipendenti.

- Ehilà, capo? Come va? - fa capolino, nel retro, un ragazzo dai capelli neri e gli occhi grigi.

- Oh, Tetsu buongiorno. Bene, a te? - si volta poi verso di me - Va pure con Kaori, vi presenterete subito dopo. - mi sorride.

Riesco solo ad annuire prima di venir trascinata via da Kaori.

Alle mie spalle sento di sfuggita il famoso Egawa mentre chiede di me al capo.

Appena giungiamo nello spogliatoio femminile - Quello è Tetsu. Ricorda cosa mi hai promesso. - mi punta un dito contro il naso.

- Posso almeno presentarmi? Per buona educazione. - domando mentre inizio a cambiarmi.

- Certo, ma ti starò accanto. -

- Si può sapere perché sei così tanto sull'attenti? -

- Tetsu si diverte un sacco a fare i dispetti al capo, delle volte è pure peggio di un bimbo. - sbuffa irritata.

- Ma io non sono Katagai. Vedrai che andrà bene. - le sorrido incoraggiante.

- Non credo proprio. Ti ho già detto che trovo che Katagai ti somigli. Inoltre, l'unico motivo per cui Tetsu non infastidisce anche me, è perché non glielo permetto. Tu invece sei diversa... probabilmente finirai per non capire nemmeno le sue prese in giro. -

- Kaori sei cattiva... non sono stupida. - brontolo indispettita.

- No che non sei stupida, ma sei decisamente troppo innocente per capire come ragiona quel depravato. -

- Addirittura depravato? - ridacchio allacciando gli ultimi dettagli della divisa.

- Non ridere. Ah... - si scompiglia il suo bel caschetto biondo - Come posso fare? -

- Kaori... - poggio le mani sulle sue spalle - Ti voglio molto bene, ma tranquilla. Ho diciotto anni, non sono più la bambina che proteggevi alle elementari. -

- Non hai la stessa età di allora, ma sei rimasta innocente e buona come il primo giorno in cui ci siamo incontrate. -

Abbracciandola ricordo tutte le volte in cui mi ha tolta dai guai.

In parte posso comprendere la sua preoccupazione.

Fin dalle medie ha avuto un bel da fare, mi ha evitato di finire preda di gente ben poco raccomandabile, mi ha salvata da molte ragazze intenzionate a picchiarmi... ancora non ho capito perché volessero farmi del male.

È anche per questo che Kaori non riesce a calmarsi.

Però ho deciso di cominciare a lavorare qui proprio per svegliarmi un po'.

Non è giusto che, alla mia età, io venga ancora protetta in questo modo.

Voglio che la mia amica smetta di essere una balia e stia al mio fianco tranquillamente, come in tutte le relazioni di amicizia.

Non le ho detto che questo è il motivo per cui ho deciso di lavorare part-time.

Se lo avessi fatto mi avrebbe risposto che per lei non sono un peso, ma io devo comunque crescere.

Ho bisogno di capire un po' meglio il mondo. E per farlo non mi basta la scuola.

Ho scelto questo luogo di lavoro per farla stare leggermente più calma.

- Ah... ormai è giunta l'ora, vero? Ti ho tenuta sotto una campana di vetro per paura che il mondo potesse divorarti, ma sapevo che, prima o poi, questo momento sarebbe venuto. - sospira staccandosi dal mio abbraccio.

- "Mamma" ce la posso fare. - ridacchio.

- Andiamo a presentarti a Tetsu. - sbuffa poi avviandosi.

- Sarai fiera di me. - la seguo verso la sala.

- Buongiorno, sei la nuova dipendente? Il capo mi ha parlato di te. - mi si piazza subito davanti il ragazzo, tendendomi una mano.

- Piano signorino. Ti ho già detto che devi imparare a rispettare gli spazi personali delle persone. - si mette in mezzo Kaori.

- Quanto sei bacchettona, mi volevo solo presentare. Piuttosto... perché non mi hai detto che sarebbe venuta a lavorare qui una tua amica? -

- Perché ti conosco. - sbuffa.

Sentendomi leggermente a disagio decido di presentarmi anche a lui - Il mio nome è Margaret Durand, piacere. - gli faccio un leggero segno di saluto con la mano.

- Margaret? Che nome particolare e carino. È pure in tema col nome di questo locale. Io sono Tetsu Egawa, il piacere è mio. - mi sorride allegro.

Uhm... che strano.

Non sembra coincidere con l'idea che mi ero fatta, sentendo i racconti di Kaori.

Mi pare un bravo e simpatico ragazzo.

- Sì, ho sentito parlare di te. - mi sfugge la frase dalle labbra.

- Ah sì? - osserva con la coda dell'occhio la mia amica - Non crederle, sono certo che ti ha detto un sacco di cattiverie. -

- Solo la verità. Sappi che ti terrò d'occhio, non ti permetterò di farle uno dei tuoi pessimi scherzi. -

Continuando a fissare i due mi sorge un dubbio che espongo a Kaori appena ne ho l'occasione.

Tale momento si presenta al termine della giornata lavorativa.

È andato tutto bene, meglio di ciò che speravo ed ora siamo negli spogliatoi a cambiarci.

- Per caso ti piace Tetsu? - chiedo direttamente.

Forse troppo direttamente?

Kaori scatta come una molla - Sei forse impazzita? -

- Ci ho preso, vero? E pensare che spesso mi dai della tarda. - sorrido più che soddisfatta di me.

- Ribadisco che SEI tarda. A me non piace Tetsu, ma il figlio del capo. - sbuffa per poi coprirsi il viso con le mani, per nascondere il rossore.

- Eh?!?! Davvero? Il capo ha un figlio? Sembra così giovane. - mi stupisco della notizia.

Delle notizie, in verità.

- Guarda che, anche se sembra più giovane, Katagai ha più di quarant'anni. -

- E com'è suo figlio? Perché non l'ho conosciuto? - mi incuriosisco.

- È all'università. Non fa più molti turni come un tempo, però presto o tardi lo conoscerai. Comunque... si chiama Mitsuru, è un tipo dolce, maturo e cordiale. -

- Sembra una bella persona. - le sorrido intenerita.

Non ho mai visto Kaori così. È davvero adorabile.

- Lo è, anche se come migliore amico ha Tetsu. - sbuffa tornando la solita.

- Egawa è il migliore amico del ragazzo che ti piace? Oh... quindi è per questo che bisticciate sempre? -

- No, è perché non riesco proprio a digerire Tetsu e nemmeno a capire come possa essere amico di un ragazzo così dolce. -

- A volte hanno detto anche a noi che siamo un'accoppiata strana. - le faccio notare.

- Bah... effettivamente hai ragione. Forse Tetsu ha qualità che io non riesco a notare, al contrario di Mitsuru. -

- Non mi è sembrato così pessimo, come me l'avevi descritto. Mi ha aiutata molto oggi. Mi ha anche insegnato come rispondere ai ragazzi che mi sembrano strani. - ci avviamo verso l'uscita.

Kaori però si blocca sul posto - Spiegami meglio questa cosa, che tipi strani? E cosa ti ha detto di dirgli? -

- Mentre eri in cucina, ad aiutare il capo, ci sono stati due clienti che hanno cominciato a farmi domande. Volevano sapere la mia età, a che ora finivo il turno... erano piuttosto strani. - ragiono tra me.

- Quelli ci stavano provando! - si agita afferrandomi per le spalle.

- È la stessa cosa che mi ha detto Egawa dopo avermi tolta dal disagio di quella situazione. -

- E come ti ci ha tolta? - si fa ora sospettosa.

- Si è affiancato a me con un taccuino. Gli ha detto di essere il mio ragazzo e che, se volevano chiacchierare, potevano farlo con lui. Dopo ciò mi ha detto di mentire coi clienti, in casi del genere, e dir loro che sono la sua ragazza. -

- La sua... io lo ammazzo. Quello ha trovato la scusa perfetta per avvicinarsi a te. - si volta di scatto, per andare dal moro, finendo a sbattere proprio su di lui.

- Ma come siamo diffidenti. Volevo solo aiutare Margaret. Mi sembra piuttosto ingenua per la sua età. - inarca un sopracciglio divertito dalla reazione della mia amica.

- Per questo voglio che tu le stia lontano. -

- Non sei tu a dover decidere. Inoltre stavo giusto pensando di andare da qualche parte tutti insieme. Per festeggiare l'arrivo di una nuova collega. -

- Non se ne parla. - scuote la testa decisa.

- Peccato, ero riuscito a convincere Mitsuru a venire. Ci rimarrà male, è da parecchio che non ha una sera libera dallo studio. -

Al suo sorriso sornione comprendo che sa della cotta della mia amica.

Su questo non credo di sbagliarmi.

Kaori inizia così a torturarsi mentalmente.

- Ci saranno tutti, anche i colleghi che Margaret non ha ancora conosciuto. Volevamo andare a mangiare qualcosa assieme, nulla di strano. - aggiunge allargando ancora il sorriso.

- Kaori... a me piacerebbe andare. A te non va? - la faccio voltare verso di me.

Sono davvero curiosa di conoscere il ragazzo che piace alla mia amica.

È dalle medie che non si innamora.

- Uhm... e va bene. - sospira in fine.

Saltellando sul posto - Siamo dei vostri. - sorrido al ragazzo.

Poco dopo finisco per trovarmi in una stanza con quattro ragazze, oltre a noi e cinque ragazzi, senza contare Egawa.

Osservando i maschi cerco di capire quale possa essere, tra quelli a me sconosciuti, il figlio del capo.

- Allora... conosci già Kana, Mayu, Yurika, Mamoru e Norio. - Egawa mi indica i colleghi con cui ho avuto a che fare oggi.

- Loro però sono nuovi, per te. - inizia così a presentarmi la ragazza mancante, Masumi ed i ragazzi Toshiki e Wataru.

In fine ci sta Mitsuru - È un piacere, Kaori parla spesso di te. - mi tende una mano.

- Eh? Davvero? E perché io non l'avevo mai sentita nominare? - scatta subito Egawa.

Effettivamente nemmeno io avevo mai sentito parlare di Mitsuru, prima d'oggi.

- Probabilmente perché Kaori ti vede come un bimbo dispettoso. - ridacchia il suo amico.

- Ma è assurdo! Sono pure più grande di loro due. -

- Maggiore età non è sinonimo di maturità. - ribatte impassibile Kaori facendo così ridere tutti gli altri.

- Eppure, questo "bambino dispettoso" oggi ha tolto d'impiccio la tua amica. -

- Forse per questo dovrei ringraziarti. - ragiona meglio sulla faccenda.

- Sono io che dovrei ringraziarlo. Egawa è stato davvero gentile. - mi intrometto timidamente.

- Egawa? Chiami il tuo ragazzo per cognome? Inoltre non c'è bisogno che mi ringrazi. - ridacchia.

- Il mio ragazzo? - lo fisso confusa.

- Tetsu! Mi riferivo a questo quando dico che sei un bambino dispettoso. Lascia stare Margaret. Lei non capisce molto questo genere di scherzi. - Kaori gli punta contro un dito.

- Eh?! Ma che ne sai tu? Io e Margaret abbiamo legato un sacco oggi, è stato amore a prima vista. - afferra le mie mani tutto d'un tratto.

A quel gesto inizio fortemente a non capirci più nulla.

È uno degli scherzi di cui parlava Kaori?

E se invece si fosse davvero innamorato di me a prima vista?

Potrebbe rimanerci male...

Oddio...

- Ah! Ecco! Vedi?! L'hai messa in crisi. - sento le mani della mia amica tirarmi via dal ragazzo.

- Margaret, non arrossire in questo modo. Ti stava prendendo in giro. Non si è innamorato di te a prima vista, sta tranquilla. - mi fissa dritta negli occhi.

- No? - sussurro sentendomi molto osservata.

- No. Non preoccuparti. - mi sorride rassicurante.

Però a questo punto mi sento una completa stupida.

Perché riescono sempre a farmi questi scherzi?

Mi sento così tanto in imbarazzo...

Chinandomi mi nascondo dietro a Kaori.

- Tetsu... guarda come l'hai messa in imbarazzo. Sei davvero un villano. - sospira il giovane Katagai.

- Eh? Per così poco? E poi... villano? Ma come parli? - cerca di incrociare il mio sguardo, ma sono troppo ben nascosta.

- Sul serio? - chiede a Kaori.

Nella sua voce mi sembra di sentire una nota di rammarico.

- Sì. - sbuffa.

- Margaret? Scusami. Non volevo metterti in difficoltà. Volevo solo scherzare. Potresti guardarmi? - lo sento picchiettare un dito sulla mia spalla.

Sbucando dalla spalla di Kaori, solo con gli occhi - Sì? -

Uffa... mi dà fastidio dar ragione a Kaori su questo.

È vero che sono grande solo di età.

- Oooh! - sento Mitsuru esclamare sorpreso.

- Tetsu? - lo chiama subito dopo.

Il ragazzo rimasto fermo a fissarmi per un attimo di troppo, porta lo sguardo sul suo amico.

- Adesso sei tu rosso come un peperone. - aggiunge ad Egawa.

- N-Non è vero. - balbetta portandosi una mano davanti alla bocca.

- Tetsu imbarazzato è una novità non indifferente. - ride una delle ragazze.

Non riesco ancora a riconoscerle solo dalla voce.

- Non sono in imbarazzo. - ribatte fin troppo seccamente.

La scena, portata tutta su Egawa, finisce per calmarmi e farmi uscire dal mio nascondiglio.

- Per una volta possiamo noi prendere in giro Tetsu. -

- Adesso è stato colpo di fulmine. -

- Tetsu è stato colpito in pieno. -

Ci danno dentro alla grande mentre il ragazzo diventa sempre più rosso in viso.

La serata passa quindi molto piacevolmente con Egawa che, ogni tanto, mi lancia qualche strana occhiata.

- Tetsu ha reagito in maniera piuttosto singolare oggi. Non lo avevo mai visto così. - commenta Kaori mentre ci avviamo verso casa.

- Così come? -

- Lavoro al Daisy Cafè da più di due anni, ho sempre visto gli altri imbarazzati a causa delle sue prese in giro. Vederlo arrossire è stato davvero sorprendente. -

- Io però non ho fatto nulla. -

- Appunto! Questo rende il tutto ancora più... wow. Sai che... - si blocca di colpo. Riflettendo su chissà cosa.

- Sai che...? - la incito.

- No, nulla. Non vorrei metterti in confusione. - risponde scuotendo il capo.

- Ora mi hai incuriosita però... -

- Uhm... - ci pensa su un attimo, poi -
Potrebbe essere che tu l'abbia colpito sul serio. Dopotutto sei molto carina e la tua dolcezza spesso disarma. -

- Eh? E io cosa... ecco... - ricomincio ad andare nel pallone.

Non sono mai stata brava in queste cose.

Che dovrei fare?

- Per questo non volevo dirtelo. Non pensarci. È solo una mia folle idea, ti ho detto che non riesco a capirlo molto. -

- O-Ok... - cerco di calmarmi.

Ed è così che passo le settimane successive, cercando di non arrossire come una pazza ogni volta che incrocio lo sguardo di Egawa.

- Scusami Margaret, posso farti una domanda? - mi chiede, un pomeriggio,  Mitsuru.

Ha insistito perché lo chiamassi per nome.

Dice che sentirmi usare il suo cognome lo fa sentire vecchio, dato che gli sembra che io stia parlando con suo padre.

- Sono nata qui in Giappone, è mio padre ad essere di origini francesi. - scatto in automatico.

- Eh? Cosa? Bene, credo... veramente non volevo chiederti questo. - mi fissa confuso.

- Oh, scusa. Ormai è un'abitudine. -

- Nessun problema. Piuttosto... scusa, sarò diretto. Per caso ce l'hai con Tetsu? -

- Assolutamente no! - scatto come una molla.

- Perché lo pensi? - aggiungo subito dopo.

- Beh... Tetsu si sente un pochino evitato. Dice che, ogni volta che prova a parlarti, scappi via arrossendo. Oppure lo liquidi dopo poco senza guardarlo negli occhi. -

- Io... oddio... non... - inizio a sentirmi tremendamente in colpa.

Non pensavo di essere stata così evasiva, credevo di essere riuscita a calmarmi.

Era evidentemente solo un mio pensiero.

- È per ciò che è successo alla cena di benvenuto? -

- Mi dispiace, non volevo essere sgarbata. E nemmeno farlo star male. - inizio a torturarmi le mani.

- Non sei stata sgarbata, ma è evidente che ti senti in imbarazzo. Uhm... forse non dovrei dirtelo, Tetsu mi ucciderebbe se lo sapesse però... lui non è così sicuro di sé come cerca di mostrarsi. Gli piace scherzare, ma quando finisce per fare un danno poi va in para perché non sa come rimediare. -

- Capisco... - mi sento sempre più dispiaciuta.

- Ti dico solo questo. Se te la senti, prova ad ascoltarlo, la prossima volta in cui tenterà di parlarti. - mi sorride gentilmente.

Dopo un cenno di assenso torno al lavoro.

Ed è proprio il giorno dopo che Egawa tenta di avvicinarmi.

- Margaret, scusami. Hai un minuto? -

- S-Sì. - mi impongo di non scappare.

Il ragazzo rimane in silenzio a fissarmi.

- Margaret, mi odi? - sospira ad un certo punto, a capo chino.

- N-No. Assolutamente no. -

- Davvero? - vedo il suo sguardo illuminarsi in una maniera dolcissima.

Istintivamente mi metto a sorridere - Davvero. Mi sento solo un po' in imbarazzo. -

- Mi dispiace, non volevo farti stare così. -

- Non preoccuparti. Sono io che spesso esagero. A volte penso che Kaori abbia ragione, quando dice che sono ancora ingenua come una bambina. -

- Secondo me sei carina così come sei. Non ho mai conosciuto una ragazza così pura ed innocente come te. - mi sorride ora più calmo.

- Alla mia età non dovrei avere certi problemi con le persone. Passare settimane ad evitare un collega per imbarazzo, imbarazzo causato da una stupidaggine. - sospiro.

Mi sento quasi ridicola.

- A me importa solo che tu non mi odi. Per il resto ognuno reagisce in maniera diversa. Ti prometto che non farò più strani scherzi, se mai mi sentirai dire nuovamente cose di quel genere sarà perché le penso sul serio, ok? - mi tende una mano, in segno di pace.

Anche se leggermente confusa dalla sue ultime parole, afferro la sua mano - Va bene. - gli sorrido.

Il giorno seguente mi trovo con Kaori per la nostra giornata di riposo.

- Quindi hai fatto pace con Tetsu? - mi chiede mentre se ne sta in panciolle sul mio letto.

- Sì, Egawa era molto dispiaciuto. -

- Lo so. La settimana scorsa è venuto a chiedermi come fare per farsi perdonare da te. - afferra il sacchetto di patatine sul tavolino affianco al letto, facendo le acrobazie per non cadere dal materasso.

- E perché non me l'hai detto? Si è sentito in colpa per una settimana in più, avrei potuto parlarci prima. - la fisso sconcertata.

- Scusa, è stata una decisione mia e di Mitsuru. -

- Mitsuru cosa c'entra? -

- Ha detto che Tetsu aveva bisogno di macinarci su ancora per un pochino, prima che cercassimo di sistemare la situazione. -

- Che cattiveria. Volevate vendicarvi per i passati scherzi? - sono sempre più allucinata.

- No, Mitsuru era seriamente preoccupato, ma ha detto che gli sarebbe servito per maturare certe cose. -

- Cose di che tipo? -

- È stato vago anche con me su questo. Se lo sapessi te lo direi. In più credo abbia fatto bene anche a te tutto questo. Il tuo sguardo è diverso, più consapevole. -

- Uhm... - sono poco convinta.

Non mi sembra di essere cambiata.

- Quindi ora hai un'impressione migliore di Egawa? - le chiedo poco dopo.

- Abbastanza. La sua reazione mi ha dato molto da pensare. -

- Ne sono contenta. - le sorrido felice.

- Perché? - si mette seduta ad osservarmi perplessa.

- Perché cosa? - la fisso altrettanto confusa.

- Perché sei contenta della mia rivalutazione di Egawa? -

- Beh, è ovvio. Prima quasi lo detestavi. -

- A me non sembra così ovvio, ma forse è ancora troppo presto. - mi guarda nascondendo chissà cosa.

- Oh, guarda. Parli del diavolo e spuntano le corna. - Kaori mi mostra il cellulare che suona tra le sue mani.

Sul display ci sta il nome di Egawa, la sta chiamando.

- È strano, non mi ha mai chiamata prima d'ora. - accetta la telefonata - Pronto? -

Il resto della conversazione lo passa a ripetere vari "Sì" e "No" prima di concludere con un - E va bene. Ci vediamo tra mezz'ora lì davanti. - sbuffa chiudendo il tutto.

- Che succede? - mi sento leggermente in tensione, senza comprenderne il motivo.

- Tetsu e Mitsuru ci aspettano tra mezz'ora davanti ad una pasticceria che ha aperto da qualche settimana. - si alza per poi aprire il mio armadio.

- Eh? Come mai? E perché stai guardando i miei vestiti? -

- Devi cambiarti, sei in pigiama. - mi lancia un'occhiata divertita.

- Ok, hai ragione, ma non hai risposto all'altra mia domanda. - le faccio notare.

- Tetsu mi fa che Mitsuru desiderava andare in questa pasticceria già quando lesse, un mese fa, la pubblicità dell'apertura. Però l'idea di andare soli non gli piace. -

- E perché hanno chiesto a te? -

- Veramente volevano anche te, solo che Tetsu non ha il tuo numero. Comunque hanno detto che è per evitare di avere problemi. -

- Problemi di che genere? -

- Uhm... - inizia ad arrossire - Margaret scusami. Stavo per chiederlo quando Tetsu ha giocato sporco passandomi Mitsuru. A quel punto non sono più riuscita a rifiutare l'incontro. -

Ridacchiando - E va bene. Ormai hai accettato. -

È logico voglia vedere il ragazzo che le piace.

Appena arrivati al luogo del ritrovo - Assurdo. Tetsu ha rotto come non mai e non è nemmeno puntuale. - sbuffa irritata.

- Kaori? Non vorrei dire, ma anche Mitsuru è in ritardo. - le faccio notare.

- Avrà di certo una buona motivazione. - arrossisce colta in fallo.

Cercando di reprimere una risata sento poggiarsi una mano sulla mia spalla.

Sorridendo mi volto, aspettandomi di vedere i nostri colleghi, ma così non è.

- Ehi bellezze. Siete venute a provare la pasticceria? Noi conosciamo i proprietari, possiamo farvi avere uno sconto se entrate con noi. - parla quello con la mano sulla mia spalla.

- No grazie. Non vogliamo approfittare della vostra gentilezza. - Kaori mi tira a sé levandoni di dosso il tizio.

- Nessun problema, ve lo abbiamo proposto noi. Dai, è più divertente mangiare in compagnia. - ribatte l'altro.

- Siamo già in compagnia. - si irrita sempre di più.

- Stiamo aspettando qualcuno, ci dispiace. Non so se gli farebbe piacere avere gente in più, dovremmo prima chiederlo a loro. - gli spiego.

- Fantastico, altre ragazze? Più siamo meglio è. - si esaltano.

È a quel punto che ci sentiamo cingere, entrambe, le spalle e tirare indietro.

Le nostre schiene vanno a sbattere contro dei caldi petti.

- Scusate il ritardo, siamo dei pessimi fidanzati. - Mitsuru stringe Kaori per la vita.

- Avete aspettato molto? - mi chiede Egawa mentre quasi mi abbraccia, il viso sul mio collo, vicinissimo al mio orecchio.

Sia io che la mia amica andiamo in totale blackout mentre i due tipi strani se ne vanno, dopo aver schioccato la lingua con fare irritato.

Appena svaniscono totalmente veniamo lasciate dai nostri due amici.

- M-Mi dispiace Kaori. Non volevo metterti a disagio, ma ho pensato fosse il miglior modo per allontanare quei due senza attaccar briga. - si scusa Mitsuru rosso come un peperone.

- Nessun problema. Anzi, ti ringrazio. Non sapevo più come fare per tenerli lontani. - guarda a terra per non far vedere l'enorme sorriso di gioia che le sta sorgendo in volto.

- Anche io mi devo scusare, ti sono stato troppo addosso. - Egawa non riesce a guardarmi negli occhi.

Il ricordo del suo respiro sul mio collo torna vivido in me.

Sentendo il rossore aggredirmi - T-Tranquillo! -

- M-Mi dispiace! - si blocca in un inchino di scuse.

- N-Nessun problema! - non riesco a calmare il mio tono di voce.

- D-Davvero, perdonami! - nemmeno lui è da meno.

- Si può sapere che è questa scena? - Mitsuru fa alzare il suo amico.

Lui e Kaori sono riusciti a mettere da parte l'imbarazzo.

Beati loro...

- Beh... mi sono comportato in maniera inappropriata, anche se è stato per un valido motivo. -

- Valido motivo? - lo guardo confusa.

- Margaret... tu l'avevi capito che quei due ci stavano provando con noi, vero? - mi si piazza davanti Kaori.

- Eh? Non volevano solo essere gentili? Farci risparmiare un po'? - la fisso allibita.

- No, probabilmente era una bugia la storia che conoscono i proprietari. - sospira poggiandosi una mano sulla fronte, con fare rassegnato.

- Margaret, devi fare più attenzione a persone del genere. Rischi seriamente di finire nei guai se credi a tutto ciò che ti viene detto. - mi avverte, serio, Egawa.

- Senti, senti. Che bel consiglio. Sono colpita. -

- Non sei divertente, Kaori. È pericoloso per Margaret. - rimprovera la mia amica.

- Non ero sarcastica. Hai detto bene, ma Margaret difficilmente capisce questo genere di sfaccettature, nelle persone. -

- Allora ci penserò io. - si esalta Egawa.

- Ci penserai tu a far cosa? - Kaori si mette in allerta.

- Perché intanto non entriamo nel negozio di dolci? Lì potremo parlarne con calma. - Mitsuru poggia una mano sulla spalla della mia amica.

- Uhm, ok... - tiene comunque d'occhio Egawa.

Dentro alla pasticceria, io e Mitsuru, ordiniamo tutti esaltati mentre Kaori studia Tetsu.

- Cosa volevi dire prima? - incrocia le braccia.

- Ci penserò io. Voglio aiutare Margaret a capire queste cose. Per la sua sicurezza. -

- E come vorresti fare per insegnarle queste cose? -

- Non lo so ancora. -

- E chi ti dice che ti lascerò fare sta cosa? Ti sto ancora soppesando. -

- Non sei tu che devi decidere. Margaret? - si volta verso di me, sorridendo.

- Eh? Io... non ci sto capendo molto. - mi sento tra due fuochi.

- Vorrei davvero aiutarti. L'idea che ti possa succedere qualcosa mi mette in agitazione. -

- A te va bene continuare a non capire la gente con intenzioni non del tutto buone? - mi chiede Mitsuru.

- No, affatto. Anche prima... mi sento una totale sprovveduta. -

- Questa non è una situazione irreversibile. Posso provare ad aiutarti? - chiede Egawa, con fare gentile.

- Io voglio imparare. Mi affido a te, Egawa. - annuisco convinta.

So che Kaori non farà i salti di gioia, ma sono stanca di trovarmi in strane situazioni senza rendermene conto.

- Chiamami pure Tetsu. - sorride raggiante.

- O-Ok. -

Il resto dell'uscita la passiamo a chiacchierare allegramente.

Vedere Kaori così felice è stato bellissimo.

- Grazie ancora per essere venute. - ci ringrazia Mitsuru arrivato il momento dei saluti.

- Nessun problema. È stato un piacere. - sorride Kaori.

- Ci sono delle nostre compagne dell'università che vengono spesso qui. Ci hanno chiesto un paio di volte di andare con loro, ma Mitsuru si sentiva a disagio ad accettare. - ci spiega Tetsu ad un certo punto.

- Sono sempre troppo insistenti... - si giustifica l'amico.

- Così, dato che Mitsuru ci teneva a provare il cibo di questo posto, ho pensato di chiedere a voi. -

- Praticamente ci volevi come scusa, in caso quelle ragazze vi avessero visti? - Kaori inarca un sopracciglio.

- A me in primo luogo interessava vedere Margaret, ma ammetto che questa è stata una cosa aggiuntiva che non mi è dispiaciuta. - sorride per poi fare il segno della vittoria.

- Mi dispiace, non vorrei che pensaste che volevamo usarvi. - Mitsuru afferra le mani di Kaori, facendola arrossire.

- Lo so che non lo faresti mai. - risponde timidamente.

- In verità Mitsuru voleva uscire solo con Kaori, ma si vergognava a chiederglielo. Non sembra, ma diventa tremendamente timido quando si tratta di cose romantiche. Scusami, abbiamo fatto da spalle. - mi sussurra Tetsu in un orecchio.

Sussultando mi esalto - Vuoi forse dire che Mitsuru è interessato a Kaori? - cerco di tenere un tono flebile come il suo.

Il ragazzo in risposta mi sorride facendomi l'occhiolino.

Ah!!!

Che bello!

È amore corrisposto!

Sono così felice per la mia amica.

- Non vedo l'ora che si mettano insieme. Anche se temo ci vorrà ancora un poco, Mitsuru va troppo cauto in queste cose. -

- Cosa state confabulando voi due? - ci becca Kaori.

- Tetsu le starà raccontando qualche cosa imbarazzante della mia infanzia. - sospira Mitsuru.

- Veramente stavo chiedendo a Margaret il numero di telefono. - mente il moro.

- Per il tuo strano progetto di aiuto? -

- Kaori, la potresti smettere di essere così diffidente? -

- È un bravo ragazzo, te lo posso assicurare. - Mitsuru cerca di tranquillizzarla.

- Allora, posso avere il tuo numero? - Tetsu si volta verso di me.

- C-Certo. -

- Bene, ora andiamo. Tetsu è indietro con lo studio. - Mitsuru gli mette un braccio sulle spalle.

- Gli ho promesso di aiutarlo, se fosse venuto con me in questa pasticceria. - aggiunge per poi salutarci davanti alla stazione.

Ci avviamo così verso casa.

- Tu lo sapevi che studiavano alla stessa università? - domando curiosa.

- Credo di averli sentiti parlare dei corsi di studio, una volta. Però pensavo che Tetsu avesse lasciato perdere. -

- Perché? -

- Beh... Tetsu lavora praticamente ogni giorno. Mitsuru invece quasi mai a causa dello studio. Pensavo che Tetsu avesse deciso di dedicarsi ad una vita lavorativa. A volte capita che le persone si rendano conto solo dopo di non essere portate per lo studio. -

- Secondo te come fa a conciliare studio e lavoro in questo modo? -

Chissà perché, ma fatico ad immaginarlo chino sui libri per ore.

- Non ne ho idea, magari ha la fortuna di avere un'ottima memoria visiva o simile. -

- Uhm... chissà... - mi perdo a riflettere su tutto ciò.

- Comunque, è insolito per te. - Kaori mi osserva curiosa.

- Cosa è insolito? -

- È strano questo tuo interesse. Non è il primo ragazzo con cui fai amicizia, ma c'è qualcosa di diverso stavolta. Non è che... - mi si avvicina con fare sornione - È a te che piace Tetsu, vero? -

- A me c-c-cosa?! - avvampo di botto.

- È il tuo completo opposto e sai cosa dicono, no? - fa spallucce divertita.

- No che non lo so. - mugugno coprendomi il viso con quasi tutta la mia chioma castana.

A spuntare sono solo gli occhi.

- Non guardarmi con quello sguardo da cerbiatta impaurita. Comunque si dice che gli opposti si attraggono. -

- Ti stai sbagliando, Tetsu non è interessato a me. Si sente solo in colpa per quella volta alla cena. -

- Tetsu non è interessato a te? Quindi tu invece lo sei? Stai dicendo questo? - inizia a pressarmi con sguardo luccicante.

- S-Smettila! Non è così. - mi sento sempre più in imbarazzo.

- Allora com'è? - si placa un attimo -
Prometto di non prenderti più in giro. - fa una croce sul suo cuore.

- Non lo so. All'inizio ho cercato di starci attenta dopo le tue avvertenze, anche se non sono riuscita a stargli lontano. Già lì lo osservavo, incuriosita. Poi boh... è un ragazzo strano, non riesco a capirlo. -

- Non vorrei dire, ma non sei mai stata brava a capire le persone. Pensa a prima... -

- Lo so, però stavolta non riesco a togliergli gli occhi di dosso, vorrei comprendere cosa gli passa per la testa. -

- Margaret... questo per te può non essere molto chiaro, ma... credo che stavolta riuscirai a capire perché ti stai sentendo così. -

Confusa la fisso in silenzio.

Spero abbia ragione.

- Va bene, ci vediamo domani a scuola Margaret. - mi saluta al momento di dividersi.

Sono praticamente di fronte alla porta di casa mia quando il mio telefono inizia a suonare.

Ridacchiando - Cosa si sarà dimenticata di raccontarmi? -

Capita quasi sempre che Kaori scordi cose da dirmi e mi telefona, manco a farlo apposta, quando sono praticamente in casa.

Rimango però sorpresa nel notare che non è lei, ma... Tetsu.

Il cuore inizia a battere velocemente, nemmeno avessi appena fatto una folle corsa.

- P-Pronto? -

- Ciao Margaret, scusa il disturbo. Lo so che ci siamo visti nemmeno un'ora fa, ma... ho avuto un'idea e dovevo dirtela subito. -

- Un'idea? -

- Sì, un appuntamento. Ti va di uscire per un appuntamento? - esordisce felice.

- Un a-appuntamento? -

- Forse così comprenderai ciò che ora fai fatica a capire. Ti va di provare? -

- Quando? - chiedo timidamente.

Perché mi sento così tanto in subbuglio?

Vuole aiutarmi col mio problema, non c'è altro.

- Anche domani! - scatta subito - Almeno... mi piacerebbe, ma lavoriamo entrambi. Però domenica io avrò il turno solo di mattina, tu? -

- Anche io. -

- Perfetto, ti va bene domenica pomeriggio? -

- C-Certo. - credo...

Non sono mai uscita da sola con un ragazzo.

Anche se questo non è un vero appuntamento.

- In realtà è un po' che volevo chiederti di uscire. Il fatto che tu avessi bisogno di una mano mi ha dato un motivo in più. -

Eh?

Che vuol dire questo?

- Scusami, ora devo proprio andare a studiare. Ci vediamo domani al lavoro, non vedo l'ora che sia domenica. - la chiamata termina così in fretta che quasi temo di essermi sognata tutto.

Non sono quasi riuscita a salutarlo.

- No, no. Adesso vediamo come farti vestire e poi ti sistemo i capelli. Ho passato tutta la sera a guardare tutorial su acconciature carine, ma semplici. - scatta Kaori appena raggiungiamo casa mia, dopo il turno mattutino.

È domenica e tra un'oretta dovrò trovarmi con Tetsu.

Kaori all'inizio era preoccupata, ma Mitsuru ha passato giorni a tranquillizzarla. In fine eccoci qui, ho un'amica pazza che non vede l'ora di agghindarmi come fossi una bambola.

- Lo fa per aiutarmi con la mia ingenuità. - cerco di ridimensionare il suo entusiasmo.

- Non credo proprio. Ha detto che voleva chiederti di uscire da un po'. -

- Probabilmente ho frainteso le sue parole. -

- Lo scoprirai presto. Sei pronta. Vuoi che ti accompagni fino a poco prima del luogo d'incontro? -

- Non serve. Prometto di non parlare con nessun sconosciuto. -

- Ok, allora sbrigati o finirai per arrivare in ritardo. -

Controllando l'orologio mi rendo conto che ha ragione.

Il tempo è davvero volato.

Arrivata sul posto vedo che Tetsu è già lì ad aspettarmi.

Oddio... sono così tanto in ritardo?

- Scusami Tetsu. Ho fatto tardi. - mi fermo davanti a lui con mezzo fiatone.

- Per cosa ti stai scusando? Sono arrivato in anticipo per evitare inconvenienti come quello successo alla pasticceria. - mi sorride.

- Oh, meno male. - mi sento sollevata.

- Sei davvero carina vestita così. Ti dona questo colore. - inizia ad osservarmi attentamente.

In imbarazzo inizio a molleggiare sul posto - Anche tu stai bene così. -

- Margaret, non c'era bisogno di contraccambiare il complimento. Lascia che sia io a farli. - ridacchia.

- Ma... ho detto solo la verità. - lo guardo curiosa.

Al che il ragazzo si copre il volto con una mano - Oh, allora... grazie. -

- Vogliamo andare? - chiede subito dopo dandomi le spalle.

- Certo. Dove vorresti andare? -

Devo dire che mi sto ancora chiedendo come intende aiutarmi, durante questa uscita.

- Qui vicino ci dovrebbe essere un piccolo festival di quartiere, ti va di andarci? -

- Adoro i festival! - mi esalto.

Perché non sapevo che c'era?

Di solito sono informata su tutti quelli della zona.

- Ottimo. Allora è deciso. - sorride.

Il quartiere in questione pullula di bancarelle di ogni genere, giochi, cibo, ninnoli...

Profumi deliziosi mi raggiungono da tutte le direzioni.

Sono talmente presa ad osservare tutto che non mi rendo conto di Tetsu.

- A te. - mi porge davanti al naso una bellissima nuvola rosa di zucchero filato.

Quando è andato a prenderlo?

- Grazie. Quanto ti devo? - inizio a cercare il portafoglio nella mia borsetta.

- Scherzi? È un regalo. - scoppia a ridere.

- Oh... ti ringrazio. - arrossisco - Tu cosa vuoi? Ti vorrei offrire qualcosa. -

- Per ora non ho fame, ma ti ringrazio. -

Il pomeriggio finisce per volare in un batter d'occhio.

Mi è piaciuto davvero molto passare del tempo con Tetsu, così tanto che ora mi sento quasi triste.

- È un peccato che sia già così tardi. - mi legge nel pensiero il moro.

- È stata una bella giornata, vero? - aggiunge poi sorridendomi.

Stringendo il peluche che ha vinto per me - Sì, moltissimo. -

- Ti somiglia davvero molto. - cerca di non ridere.

Notando la mia espressione confusa - Parlo del peluche a forma di coniglietto. Mi ricorda te. Un coniglietto appena nato che si nasconde nel pelo della mamma. -

Alla fine non abbiamo fatto progressi con la mia fatica a comprendere certe cose, però mi sono divertita un sacco.

- Senti... ti ricordi cosa ti avevo detto quando mi sono scusato? -

- Che non mi avresti più fatto strani scherzi. -

- E che se mai avessi detto nuovamente cose del genere, avrei parlato sul serio. -

- Sì, mi ricordo. - confermo.

- Oggi non ti ho aiutata per nulla, però... ecco... - inizia ad arrossire - Stavo pensando ad una cosa... se tu iniziassi ad uscire con me non avresti bisogno di preoccuparti di certe cose, ti aiuterei passo dopo posso a comprendere. Rispetterei i tuoi tempi e... ecco... - diventa color pomodoro.

- Mi piacerebbe moltissimo uscire ancora con te, come oggi. - scatto rapida avvampando di botto subito dopo.

- Oh... n-no. Margaret... mi spiego meglio. - prende una boccata d'aria per poi puntare lo sguardo su di me - Vorrei uscire con te come coppia. In senso romantico. -

Bloccandomi di colpo inizio a fissarlo cercando di elaborare la frase.

Il ragazzo, in totale imbarazzo, si copre il volto - Oddio!! Forse sono stato troppo frettoloso? Accidenti... non mi è mai capitato di sentirmi così. È tutto nuovo anche per me. - sclera tra sé.

Quindi Kaori aveva ragione?

Era davvero interessato a me.

Nel mio petto, arrivata tale consapevolezza, inizia a crescere un piacevole calore.

- M-Ma... ti vado davvero bene? - sorge il mio lato insicuro - Io non capisco facilmente queste situazioni. Non ho mai avuto un ragazzo prima d'ora e prima d'incontrare te non mi era mai interessato nessuno. -

Fatto un profondo respiro leva le mani dal suo viso - Stai dicendo che ti interesso? - gli brillano gli occhi.

Sentendo ancora più caldo, in volto, mi limito ad annuire.

- Certo che mi vai bene. Nessuna è come te ed è proprio questo che mi piace. Non importa se non comprendi certe situazioni, vorrà dire che sarò diretto quando dovrò spiegarmi. A me vai benissimo così come sei. - afferra le mie mani tra le sue.

Prendendo coraggio - Vorrei davvero tanto cominciare ad uscire con te. -

L'istante dopo lo sento quasi urlare di gioia prima di finire tra le sue braccia - Sono incredibilmente felice. -

È tutto così nuovo e strano eppure... mi sento bene. Davvero molto bene.

È come se sentissi che qui potrò trovare tutte le risposte che ho sempre cercato.

Sarà un percorso lungo, ma ho la sensazione che Tetsu ed io riusciremo ad affrontarlo.

- Ah, scusa! Mi sono lasciato prendere dal momento! - si stacca semi dispiaciuto.

Dirgli che il suo gesto mi ha resa felice mi risulta davvero difficile, non riesco a parlare ora come ora.

Però forse...

Mettendomi in punta di piedi riesco a raggiungere la sua guancia e, anche se molto in imbarazzo, la bacio per poi nascondere il viso nel peluche.

La sua risata mi giunge cristallina alle orecchie - Già. Confermo nuovamente che nessuna è come te. -

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