Specchio
Sospettava che lo specchio mentisse. Sentiva dentro di se che la superficie riflettente non stava dicendo la verità, traeva anch'essa conclusioni affrettate.
Appeso al mobiletto dei medicinali, nel bagno di servizio, quell'oggetto inanimato continuava ad infastidirla.
Eppure, pensava passandosi le dita tra i capelli, non ci dovesse essere cosa più oggettiva d'una immagine riflessa, la copia fredda della nostra persona. Invece no. Nina lo sapeva che quella era l'ennesima anomalia della sua vita, gli occhi lievemente arrossati, gli zigomi alti ed i capelli infine, tutti tratti traditori perfettamente ostentati dalla superficie liscia. Pensò al detto "gli occhi sono lo specchio dell'anima" e rise a mezza bocca per il senso di disgusto che ne seguì, gli occhi a dir suo erano schiavi delle circostanze e potevano con facilità esser travestiti, lo aveva provato un milione di volte sulla sua pelle. C'erano individui là fuori, nati con la dote di saperli far mutare abilmente, li aveva conosciuti ahimè e certe volte anch'essa l'aveva fatto consapevole di un proprio tornaconto.
Legò i lunghi capelli con un elastico nero, li tirò su in una coda corposa e trattenne per un attimo il respiro, cercando di capire che cosa non andasse. C'era sempre uno spillo che, conficcato da qualche parte, muovendosi, le risvegliava un infinito senso di disagio, un inadeguatezza ingombrante. Non era certa sul da farsi, dubbiosa invece vagliava la migliore delle ipotesi, cercare lo spillo ed estrarlo, o cercare di individuare il perché del costante disagio.
Dopo istanti passati a rimuginare, giunse alla conclusione che in entrambi i casi avrebbe fallito, l'inconscio è un amante geloso e custodisce con astuzia le sue creature, le nasconde così in profondità che talvolta fuggono persino ai pensieri.
Era così che funzionava, ad intervalli regolari l'inconscio le sussurrava all'orecchio segreti, talmente piano, da impedirle di carpire per intero i concetti e tutto ad un tratto, forte e diritto come un montante al fegato si palesava il senso d'inadeguatezza. Che questa vita prima ci donasse e poi tornasse a chiedere il conto, le pareva un concetto oramai scolpito nel suo sapere, soprattutto l'attitudine spietata nel riscuotere, si era infatti sempre sentita privata di qualcosa, le sue amiche spazzavano via dirette le difficoltà della vita, come molliche di pane su di un tovaglia a fine pranzo, per lei era sempre stato diverso.
Di fronte ad una difficoltà lei s'arrestava, rallentava e infine rimaneva immobile. L'osservava a lungo, e prima che qualsiasi altra considerazione potesse raggiungerle l'intelletto, ecco che alla velocità della luce giungeva portata da innumerevoli e sadici impulsi nervosi sempre la stessa considerazione:
" perché proprio a me". Non un utile " che cosa posso fare per superarla" bensì , un "perché proprio a me".
Così passavano poi i giorni, tutti uguali ed imbibiti d'ansia, lentamente prendevano forma nelle sue notti, paure e congetture intossicate da una visione della vita pessimistica. Nina rideva spesso, pareva allegra sempre, ma per un occhio allenato non era difficile scovarne sul viso i tratti tirati d'un anima in pena, costantemente in guardia verso i colpi bassi del fato, la schiena aveva con il passare dei giorni iniziato a dolerle, rispondendo alle esigenze dei tendini d'esser tirati come corde di violino.
Svitò l'eye liner e con il pennello disegnò una linea scura attorno all'occhio, poi un battito di ciglia ne muto la perfezione, sporcandole la palpebra con una ridicola sbavatura nera. Si guardò meglio e non poté fare a meno di pensare che quella macchia nera inaspettata e non desiderata, fosse il primo segno di resa da parte dello specchio. In effetti le donava, la pelle diafana, la simmetria dei connotati parevano prendere vita grazie a quella buffa sfumatura, ora guardandosi stentava a trovare lo specchio ingannevole, finalmente la mostrava per quello che era, accidentalmente ma volutamente imperfetta.
Potenzialmente Nina avrebbe potuto essere qualsiasi cosa nella vita, se solo non avesse avuto un indole necrotica pronta a piegarle la volontà molte volte su se stessa. Una cosa che le riusciva con particolare maestria era il piangersi addosso, per qualsiasi cosa, un altra sua caratteristica peculiare era l'essere egoista, tutto per se, tutto e subito pure a scapito degli altri. Negli anni aveva intensificato la velocità nel mutare d'umore, passava con impressionante maestria da stati catatonici di apatia a improvvisi attacchi d'ira, saltava a piè pari dalla famelica ricerca di stimoli alla completa indifferenza per il genere umano.
Afferrò la boccetta di profumo, la portò vicino al collo e premette decisa sino a riempire lo spazio del bagno con note di neroli e fresia, spostò poi lo sguardo di nuovo nello specchio, pensò che per quel
giorno aveva rimuginato già abbastanza. Spense le luci al neon che illuminavano lo specchio ed uscì dalla stanza.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro