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Capitolo Otto

AD OCCHI CHIUSI

Capitolo Otto


"A volte le  parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le  emozioni."

ALESSANDRO BARICCO


Okay, era palese che George lo stesse facendo apposta.

Non era la prima volta che correggeva un mio lavoro, e mai aveva impiegato così tanto tempo per farlo. D'accordo che questa volta mi giocavo la copertina e che anche il buon nome dell'Edinburgh Fashion Magazine era in qualche modo, nelle mie mani, ma essere schiava dell'ansia per più di un'ora era davvero troppo. Avrei preferito andarmene nel mio ufficio e aspettare di essere chiamata, piuttosto che rimanere seduta come un rigido soldatino sulla logora sedia del logoro e polveroso ufficio di George.

Sentivo il fastidioso "tic toc" dell'orologio in plastica grigia appeso alla parete che andava ad un ritmo decisamente lento rispetto al battito del mio cuore. Io ero così! Fin da quando ero piccola, mi facevo sovrastare da mille ansie e mille paure e anche se tra me e me dicevo che se anche una cosa fosse andata male, avrei potuto migliorare, mi sentivo sempre male, con una fastidiosa morsa all'altezza dello stomaco.

Dopo qualche secondo, finalmente quel sadico si schiarì la voce, posando i miei fogli sulla scrivania. Dopodiché si sfilo i suoi tondi occhialetti e li posò davanti a sé, toccandosi l'inizio del naso con l'indice e il pollice.

Ingoiai un po' di saliva e presi a fare grandi respiri.

-Jane, puoi andare.- si limitò a dirmi.

Cosa? Cioè io mi stavo facendo un sacco di paturnie mentali e lui mi liquidava con un semplice : "Puoi andare"?

Se fossi stata in un'altra situazione gli avrei sicuramente risposto a tono, ma non ero nelle mie complete facoltà mentali per farlo, per cui mi litai ad alzarmi dalla sedia e a rimetterla ordinatamente al suo posto, poi mi avviai verso la porta dell'ufficio.

-Potrebbe dirmi com'è andata?- mi limitai a chiedergli, guardandolo negli occhi.

George rimase a osservarmi serio. Dio, era andata così male? Avevo lavorato per due settimane sfornando un articolo così...pessimo? Mi veniva da piangere.

-Sebbene ci siano troppe virgole, e sebbene potevi evitare di mettere troppe citazioni, il tuo articolo...è semplicemente...- si fermò posando lo sguardo fuori dalla finestra.- uno dei migliori che io abbia mai letto.- disse spiazzandomi, riguardandomi con un'ombra di un sorriso sul volto. Un attimo...sorriso? Il mio capo mi stava sorridendo? E mi aveva detto che avevo fatto un buon lavoro? Mi sentivo poco bene. Sorreggetemi vi prego!

-Ehi Ryan...non mi sverrai in ufficio, vero? Ho già perso tempo con te...ora va.- mi liquidò con un gesto della mano.

Aprii la maniglia della porta e mi recai dai miei colleghi. Oddio...ero la persona più felice del mondo...oddio non potevo crederci...oddio, oddio, oddio! Sentii le mie labbra curvarsi in un sorriso, in uno di quei sorrisi involontari che ti spuntano quando sei troppo contenta. Sentii il cuore leggero come una piuma, e dopo essere arrivata davanti al mio ufficio, vi entrai saltellando letteralmente e andando tra le braccia di Freddie, sotto lo sguardo curioso di tutti.

-Oi tesoruccio...è andata alla grande, non è vero?

Annuii con il capo sorridendo sul suo petto.

-Che ti ha detto?- mi domandò Vincent, fintamente distaccato.

-Nulla di che...solo che il mio è stato uno degli articoli migliori che abbia mai letto!- quasi urlai nel dirlo.- Avrei voluto saper di più...ma mi ha liquidato dicendo di aver perso troppo tempo con me!- mi staccai da Freddie per rispondergli.

-Oh wow...che cosa bellissima. Sappiamo tutti che George è molto tirchio in fatto di parole e... non solo, quindi...ritieniti fortunata Jane. E poi...per una giornalista sentirsi dire certe cose deve essere il top.- mi disse Steve.

-Hai ragione, amico mio! Guardate...non potete immaginare quanto sia contenta.- esclamai con un sorriso a trentadue denti.

***

-Baby e io che cosa ti avevo detto? Non so di cosa ti preoccupassi! Ti fai sempre tanti complessi inutili e poi...ho sempre ragione io! – mi disse sorridente Abbie, davanti un buon piatto di herring in oatmeal in una piccola locanda in stile britannico vicino casa nostra.

-Sei tu che hai troppa fiducia in me, amica mia! E poi sai come sono...- curvai le labbra in un mezzo sorriso.

-Lo so, lo so! Comunque stasera i tuoi colleghi ti hanno organizzato qualcosa per la bella notizia?- mi guardò con i suoi grandi occhi grigi truccati d'azzurro.

-In effetti sì o almeno loro vorrebbero...però non so se fare qualcosa...perché c'è un fatto di cui non ti ho parlato.

A quel punto Abbie posò la forchetta nel suo piatto e mi guardò con uno sguardo intimidatorio.

-Cioè?

-Praticamente prima di consegnare l'articolo a George sono andata a prendergli, sotto sua richiesta, un caffè alla macchinetta poco distante dal mio ufficio. Dopo aver preso il bicchierino però mi sono scontrata con un modello Calvin Klein o almeno sono quasi sicura che fosse un modello.

-Uooo...questa è una bella notizia! E beh cosa è successo poi?- congiunse le sue mani sotto il mento, assumendo l'espressione da "sono molto curiosa".

-Durante lo scontro il bicchierino si è rovesciato e il tipo, che mi ha fatto sapere di chiamarsi Christopher Wilson , ha detto che per scusarsi della sua sbadataggine avrebbe voluto invitarmi a cena stasera.

Spalancò gli occhi.

-Ah...vedi la nostra piccola Jane ha fatto colpo...- mi sorrise maliziosa .- Però sai...non so se sia un bene che tu vada a questa cena...io tifo per te e Terence.- puntò il suo sguardo verso l'alto.

Al sentire il nome di Terence, mi sentii in imbarazzo.

-M-ma cosa Abbie? Non c'è nessun io e Terence. E poi ho detto di no al ragazzo...solo che mi ha detto che se avessi cambiato idea, avrei potuto chiamarlo! Mi ha dato persino il suo biglietto da visita.- lo presi dalla mia borsetta e glielo mostrai.

-Oh...! Devi essergli piaciuta al primo sguardo, deve essere per forza così.- si interruppe per sorseggiare un po' del suo vino bianco.- senti...e allora? Cosa hai intenzione di fare?

-Non lo so A, cioè...boh! Comunque non credo in nessun colpo di fulmine, è solo un gesto di educazione! Abbie...Christopher Wilson è un modello, e per quel po' che l'ho visto è anche bellissimo, per cui...come potrei averlo colpito io, dopo che è circondato da donne bellissime ogni giorno?! - le feci presente, spezzando un pezzo di pane.

-Ahh taci Jane, non ti sopporto quando fai questi discorsi.- mi rimproverò, facendomi abbassare lo sguardo.- comunque potresti provare ad andare...dovrai lavorare con questo modello per cui un amico in più non potrà farti male. Poi nel caso in cui ci provi con te...pensa bene a cosa fare.

-Non ho bisogno di pensare a nulla...sai già da chi sono attratta.

La mia amica mi sorrise.

-Senti ma perché non gli proponi invece di una cena, un cocktail o qualcosa del genere? In tal modo potrai conoscerlo, ma senza perdere molto tempo e di conseguenza se non ti convincono molto i suoi atteggiamenti concludere non molto tardi la serata.

Rimasi a pensare a ciò che lei mi aveva detto e quasi quasi aveva ragione.

-Mhm sai hai ragione. Di regola potrei benissimo non accettare e non proporgli un bel cavolo, essendo un estraneo, e di conseguenza un possibile malintenzionato...ma, come hai detto tu...forse mi conviene avere un amico modello in più...visto che dovrò intervistarlo.

Abbie mi guardò sodisfatta.

-Bene, credo tu abbia preso la decisione giusta! Dunque lo chiamerai ora?- domandò tagliando un pezzetto di carne.

-Yes! Tanto nel pomeriggio non lo incontrerò sicuramente al giornale, da domani dovrebbe iniziare il set fotografico.

Così detto mi alzai e promettendo alla mia amica di tornare in pochi minuti, andai nel giardinetto sul retro del locale, per fare la mia telefonata.

Bah...chissà se l'idea di accettare l'invito di questo tipo si sarebbe davvero rivelata una cosa giusta!

***

-Okay le chiavi ce l'hai, il cellulare anche e ...direi che hai tutto ciò che ti occorre! Ha detto di volerti incontrare al "Portman's", giusto?- domandò Abbie con le mani già sul volante.

Erano le otto di sera e la mia amica aveva insistito per accompagnarmi. Nel pomeriggio, avevamo ulteriormente discusso dell'appuntamento con Wilson, rimanendo che lei sarebbe venuta con me. Ovviamente Abbie sarebbe stata ad un tavolo ed io ad un altro con il modello. Ai tempi d'oggi la sicurezza non era mai troppa!

-Sì sì! Ma tu sei sicura di voler anche entrare nel locale? Non è che ti annoierai?- le chiesi per la milionesima volta, mentre lei digitava sul suo navigatore il nome del locale.

-Baby ti ho già detto di stare tranquilla. Mi sono portata un libro da leggere e poi ne abbiamo già parlato...non lo conosci ed è bene che io ci sia nel caso di qualche comportamento non appropriato! Inoltre,- si schiarì la voce,- ...come potrei perdermi l'occasione di vedere un modello Calvin Klein dal vivo?

A quel punto scoppiai a ridere. A mio dire, più che per la mia sicurezza era per il secondo motivo che quella birbante voleva entrare nel locale.

Dopo una ventina di minuti intervallati da qualche canzone proveniente da un CD che le aveva regalato Tom e che prevedeva perlopiù canzoni di Celine Dion, la fosforescente insegna "Portman's" mi avvertì che eravamo arrivati.

Strinsi meglio al collo il foulard a fantasia che avevo scelto di abbinare alla mia camicia, mi aggiustai le pieghe dei miei pantaloni di velluto e poi mi slacciai la cintura di sicurezza.

-Bene, allora tu entra, poi io entrerò fra dieci minuti, intesi?!

Annuii con il capo e poi mi avvicinai alla porta vetrata del locale. Viaggiai con lo sguardo per cercare di intravedere Christopher ma non vidi nessuno. Eppure eravamo rimasti che mi avrebbe aspettato dentro!

-Jane Ryan? Sei tu?

Mi voltai di scatto, scontrandomi con due occhi grigi. A quanto pare eravamo venuti nello stesso momento, ma con il buio temeva di avermi confusa con qualcun altro...d'altronde ci eravamo visti solo una volta.

-Sì, sono io. Ciao Christopher!- tesi la mano al modello, il quale ricambiando la stretta, mi sorrise per poi aprirmi galantemente la porta d'entrata.

Prima di varcare la soglia del pub, però, volsi un ultimo sguardo alla mia amica che notai guardare a bocca spalancata Wilson.

Sorrisi tra me e me e poi entrai seguita a ruota da lui.

Il locale non era molto grande. Le pareti erano verniciate di un blu scuro come le tovaglie che ricoprivano i piccoli tavolini situati alla destra del bancone. Il pavimento era lucido e bianco e un piccolo palco in legno mi fece subito pensare che dovevano tenersi dei piccoli spettacoli la sera.

Ci sedemmo su un tavolo un po' all'ombra, dove notai accanto ad un vasetto con due peonie lilla, un volantino con gli spettacoli che si sarebbero tenuti: uno di magia, un esibizione di un violinista e poi di una cantante.

-Sono molto contento che tu abbia accettato il mio invito. Sai mi sono sentito molto in colpa quando ho visto i tuoi occhi spaventati e le tue scarpe sporche...scusami ancora.- mi disse.

-Oh non fa nulla davvero! Ho accettato il tuo invito perché avevo capito che ti sentivi in colpa e poi perché ho dedotto, ricordando il tuo abbigliamento, che tu fossi un modello Calvin Klein e così sapendo di dover lavorare con te, ho preso questa decisione.

-Lavorare con me? Oh...allora sarai senza dubbio una modella!- mi spiazzò.

Come? Voleva prendermi per scema? Io, Jane Ryan, una modella? Ah-ha...questa era bellissima!

-Sì certo...è una specie di scherzo?- ridacchiai, per non piangere.

-No.- mi soprese per la serietà con cui mi rispose.- Ti posso giurare Jane di aver pensato veramente che tu facessi la modella. Non credo ti manchi nulla per esserlo.- mi rivolse un sorriso.

Certo non mi mancava nulla...tranne venti centimetri d'altezza, una pancia più piatta, delle cosce più snelle e Dio solo sa cos'altro.

-Beh ti ringrazio per le tue lusinghe ma no, sono orgogliosamente una giornalista.- mi aggiustai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-Oh wow...anche meglio allora! Le mie colleghe non sono persone molto interessanti.

Sorrisi.

-E dunque tu mi confermi essere un modello? - domandai, concedendo ai miei occhi di osservarlo meglio.

Portava una camicia bianca, la barba era ben curata e i capelli castani erano gelatinati. Era senza alcun dubbio paragonabile ad un dio greco per la sua bellezza.

-Vuoi intervistare anche me?- ridacchiò.- Scherzo! Comunque sì sono un modello e lavoro per varie case di moda. Un mese fa mi è stato proposto di lavorare con Calvin Klein. - sorrise mostrando dei denti perfetti.- vogliamo prendere qualcosa?- cambiò discorso.

Annuii con il capo e iniziai a sfogliare il piccolo menù posizionato sotto il volantino degli spettacoli. Alla fine optai per un Florida, drink analcolico che lessi essere fatto da arancia, pompelmo, e limone con aggiunta di sciroppo di zucchero e soda water.

-Sei una tipa da analcolico?- domandò quando gli rivelai la mia scelta.

-Sì, generalmente non bevo alcolici, tranne magari nelle occasioni speciali come feste.

Annuì guardandomi.

-Hai un viso molto grazioso, Jane, te l'hanno mai detto?

Sentii le mie guance imporporarsi. Non ero una persona molto abituata ai complimenti, e in più sentirsene dire uno da un modello più che bello, era una grande cosa per me.

-Grazie, sei molto gentile.- risposi, abbassando lo sguardo.

Dopo poco, sentii la porta d'entrata riaprirsi. Mi voltai notando che era Abbie. Si era aggiustata il foulard azzurro che aveva deciso di indossare, attorno al capo, a mo' di diva Hollywoodiana anni '50 e aveva messo degli occhiali da sole dalla montatura quadrata. Neanche stesse recitando in un film di Alfred Hitchcock...avevo una voglia matta di ridere!

Vidi che salutò il proprietario del pub, il quale la guardò in maniera strana, e poi passando accanto al mio tavolo, si schiarì la voce. Come se non avessi capito che era lei ad essere entrata!

Si sedette al tavolo dietro il nostro e mise davanti a sé il menù.

-Beh allora direi che possiamo ordinare...- mi disse Wilson.

-Sì.

Chiamò un cameriere con un gesto della mano, e dopo aver ordinato, rimase a fissarmi. Mi sentivo incredibilmente a disagio.

-Mhm, dunque fai il modello da tanto?- gli domandai dopo essermi schiarita la voce.

-Da quando avevo diciotto anni! Ora ne ho ventotto quindi...sì direi da molto.

-Oh capisco! E ti piace quello che fai?

-Molto! Non sono mai stato un tipo intellettuale, fatto per studiare o per rimanere a prendere polvere con i libri, per cui...usufruire dell'unica cosa che mi appartiene: la bellezza, mi va più che bene.

-Beh a me piace molto leggere e non direi che sono ricoperta di polvere.- risposi un po' stizzita.

Non mi piacevano le persone che criticavano chi amava dedicarsi alla lettura. Capivo che non a tutti potesse piacere passare ore su dei libri, ma nessuno aveva il diritto di giudicare coloro a cui piaceva farlo.

-Scusami non intendevo porre un critica a coloro che leggono e amano farlo...- mi sorprese per il tono dolce che usò.

-Non fa niente.- lo guardai negli occhi.

Erano belli. Di un grigio scuro e molto profondi ma...non sapevo come spiegarlo... non mi trasmettevano molto e inevitabilmente la mia mente finiva per sovrapporli con un altro paio... verde-azzurro.

Alla fine il tempo trascorse parlando del più e del meno. Scoprii che oltre a non piacergli la lettura avevamo anche gusti musicali e cinematografici diversi. Ogni tanto mi voltavo con la scusa di controllare il cellulare posto nella borsetta appesa alla sedia, notando qualche simpatico occhiolino dalla mia amica, che coperta dal libro "Sogno di una notte di mezz'estate" di Shakespeare, sembrava non si stesse annoiando.

La serata non fu per niente sgradevole, ma...non mi aveva lasciato quella sensazione, potevo chiamarla così, che mi aveva lasciato Terence la prima vola che l'avevo incontrato. Sapevo che non dovevo permettere troppo alla mia mente di focalizzarsi su un ragazzo che non voleva provare più amore per nessuna ragazza e che assumeva spesso atteggiamenti freddi e scontrosi e, sapevo che non ero dovuta a confrontare nessuno con lui, ma... se la testa mi diceva una cosa, il cuore ne diceva un'altra. Sapevo che io stessa avevo detto a mio padre che cuore e cervello non devono mai lavorare l'uno indipendentemente dall'altro, ma a quanto pareva era più facile a dirsi che a farsi.

-Posso dirti una cosa?- domandò Christopher all'improvviso quando ormai i nostri bicchieri erano vuoti.

-Certo! Quello che vuoi.

-Beh...è un po' imbarazzante dirlo.- si toccò nervosamente i capelli.- ma... forse non è stato proprio un incidente il nostro... vicino alla macchinetta.

Inarcai le sopracciglia.

-In che senso?

-Beh forse potrei averti notato già dal primo giorno in cui sono venuto all' Edinburgh Fashion Magazine...e potresti aver colpito il mio interesse fin da subito.

Rimasi non sbalordita... di più. Ma cosa? C'era qualche candid camera nascosta, forse?

-Non ci credi? Vedo il tuo sguardo un po' sorpreso...

-Sì certo che sono sorpresa...non riesco a capire! E' uno scherzo organizzato da qualche mio collega, per caso?

Tutto era possibile.

-No, non credo di conoscere nessun tuo collega!- ridacchiò.- Ma perché sei tanto dubbiosa? Credi davvero di essere una ragazza così insignificante?

Si avvicinò al mio viso.

-B-beh... non pensavo di essere una persona molto attraente... comunque è stato rischioso da parte tua, venirmi addosso... il caffè poteva sporcare il mio lavoro, e a quel punto ti avrei sicuramente ucciso.- scherzai su, allontanandomi con la sedia.

Troppe confidenze, in un solo giorno.

-Per fortuna che non è successo allora!- mostrò i suoi denti perfetti.

-Ma perché proprio io?!Cioè sei circondato da donne bellissime ogni giorno, e scegli una comune ragazza che non ha nulla di speciale? Hai bisogno di qualche controllo!- risi.

-Chi ti ha detto di non avere nulla di speciale? E poi le mie colleghe come ti ho già detto non sono persone molto interessanti e anche se agli occhi di molti possono sembrare il fascino in persona... per me sono solo apparenza.

Rimasi sorpresa nel constatare la bassa stima che aveva nelle sue colleghe.

-Ma non hai detto prima di essere contento di fare un lavoro che ti permetta di usufruire dell'unica cosa che hai, la bellezza?

-E con questo?- chiese sempre in maniera educata, perforandomi con le sue pietre grigie.

-Beh...le tue colleghe fanno semplicemente ciò che fai tu... dunque ritieni anche tu... di essere... solo apparenza?

Vidi che inarcò le sopracciglia in un'espressione, agli occhi di molte donne sicuramente affascinante, ma ai miei semplicemente curiosa.

-Sì...è probabile!- rispose dopo averci pensato un po'.

Almeno era sincero.

-Bene...- sorrisi.- allora direi che forse è il caso che vada...- osservai il mio orologio da polso, notando che erano già le dieci e mezza.

-Certo Jane! Vuoi che ti accompagni io?- mi chiese alzandosi dal nostro tavolo, come feci io.

Buttai un occhio su Abbie, intanto, notando che non portava più né foulard né occhiali, e che era più che concentrata sulla sua lettura.

Mi schiarii la voce per attirare la sua attenzione.

-No ti ringrazio, la mia amica verrà a prendermi, come eravamo rimaste.- alzai la voce su quest'ultima frase, per richiamare Abbie, che prontamente mi guardò.

-Oh bene, allora posso farti almeno un po' di compagnia fintanto che l'aspetti?- mi aiutò a indossare il mio trench.

-Grazie, ma verrà a momenti...sai non abitiamo molto distanti da questo locale, e non vorrei che tu avessi di meglio da fare...- lasciai la frase in sospeso, guardandolo negli occhi.

-Non ho nient'altro di meglio da fare.- rise, avvicinandosi alla cassa per pagare i nostri drink.

Abbie nel frattempo si era rivestita del suo foulard e dopo aver pagato ciò che aveva preso (un calice da birra sembrava quello vuoto sul suo tavolo) ad un cameriere, vicino al padrone del pub, uscì lanciandomi uno sguardo.

Christopher, dopo poco, ritornò.

-Allora l'aspettiamo fuori?

-Sì d'accordo!

L'aria fredda della sera mi accarezzò il volto e stringendomi nel mio trench, notai che la macchina della mia amica non c'era. Probabilmente l'aveva parcheggiata qualche metro più in là, per rendere il tutto più credibile.

-E' stata una bella serata per me, grazie Jane!- mi disse appoggiandosi al muro vicino la porta del locale.

-Grazie a te. E' stata una serata piacevole anche per me.- gli sorrisi.

-Domani ti rivedrò a lavoro, giusto?- domandò speranzoso.

-Beh sì...non so cosa deciderà di fare George, il capo se non l'hai ancora conosciuto, ma dovremmo incontrarci.

-Questa è una bella notizia.- mi guardò.- e per quanto riguarda un fidanzato...ce l'hai?- si passò una mano tra i capelli.

-No, sono single.- risposi, omettendo il "ma mi attrae un ragazzo" che riecheggiava nella mia testa.

-Ah...capisco! Beh allora ti andrebbe se uscissimo di nuovo insieme qualche volta?

Il suono del clacson di Abbie mi salvò dal rispondergli.

-Oh è la mia amica!- la salutai con un cenno della mano.

-Allora ne riparleremo domani.- si avvicinò, dandomi, con mia somma sorpresa, un bacio sulla guancia.

Oh. Mio. Dio, mi aveva appena baciato un modello Calvin Klein? Codice rosso, Houston abbiamo un problema!!

-Ciao Jane.

Mi limitai ad un cenno di saluto con il capo, e con un sorriso un po' imbarazzato salii sul veicolo di Abbie.

-Oh Gesù...cioè ho visto bene?- mi aggredì la mia amica.

-Mi ha solo dato un bacio sulla guancia.- mi difesi.

-Solo...solo un bacio sulla guancia? E tutti gli sguardi che ti ha lanciato? E il " ma lo sai che hai un viso grazioso"? E il "forse non è stato un incidente" e...

-Okay, okay...ho capito! E poi tu hai sentito tutto? Non stavi leggendo?

-Non cambiare discorso.- mi puntò il dito contro.

-Abbie, che ne so!...Forse ha qualche problema agli occhi e gli piaccio un pochetto.

-Se ha dei problemi agli occhi e gli piaci solo un "pochetto"- mimò le virgolette, sempre con le mani sul volante.- io sono Britney Spears.

Risi alla sua battuta, mentre lei guidava.

-Va bene, forse gli piaccio, ma lui seppur bellissimo, non piace a me.- ammisi.

-Mhm scommetto che se qualche fan di questo modello ti sentisse, tu saresti già morta.

-Addirittura?

-Eccome... Ma tu sei completamente sicura che ci sia solo attrazione fisica verso di Terence?

-E ora lui che c'entra?

-C'entra, c'entra. Altrimenti il modello avrebbe occupato i tuoi pensieri fin da subito. Quindi? Rispondi.

-Non lo so Abbie! Sai non è che siano molte le volte in cui sono stata in sua compagnia, ma quelle poche volte che ho avuto il piacere di essergli vicina mi sono sentita...bene! Terence, se dovessi paragonarlo a qualcosa, lo paragonerei a una tavolozza di colori...in lui ci sono tante sfumature...

-Come Christian Grey di cinquanta sfumature di grigio?- mi prese in giro ridendo.

-Abbie non dire scemenze.- risi anch'io.- Sul serio! Terence è un insieme di...cose...il più delle volte è arrogante, freddo, presuntuoso, ma altre che lascia trapelare poco è...dolce, gentile, ed educato.

-Mhm quadro clinico piuttosto interessante.- ironizzò.- E quindi cara mia, auguri perché ti sei presa una bella cotta!

-Dici?- iniziai a giochicchiare con un unghia.

-Non sono io a dirlo! Sei tu che me lo hai lasciato intendere. Potevamo parlare di attrazione nel caso in cui ti avesse attratto più fisicamente che altro, e nel caso in cui a piacerti fossero stati solo alcuni suoi atteggiamenti, ma...nel tuo caso direi che ti colpisce molto anche caratterialmente, quindi...! E poi cavoli, ripeto, se non ti piace un modello stra fichissimo per un altro ragazzo, qualcosa significherà.

-Questo è un bel problema!- sospirai affranta.

-Ma perché? Dobbiamo rifare sempre gli stessi pizzosi discorsi?- si fermò ad un semaforo.

-Per il solito pizzoso- calcai sul termine che aveva usato lei.- motivo. Lui ritiene le donne come gallinelle che vogliono solo approfittarsi di lui, e non mi sembra uno che voglia innamorarsi...come devo dirtelo.- guardai fuori dal finestrino.

-Eh cara mia, ci sono cose che anche se si vogliono non possono avverarsi! Anch'io vorrei non sopportare Sandra, eppure...!

-Non so veramente che fare! Hai ragione tu, mi sono presa una cotta per lui e ora...che faccio?

-Ora non iniziare con i complessi Amletici e calmati, ti ho già detto che la vita non va programmata ma vissuta, per cui quel che sarà sarà. Devo ricantarti la canzone di Doris Day?- scherzò.

-Meglio di no!- Sorrisi.

-Ecco! Allora continua a frequentarlo e poi si vedrà.

***

Il mercoledì mattina mi svegliai con un po' d'ansia nello stomaco. Avrei finalmente rivisto Terence, dopo più di una settimana, e ciò non potevo non rendermi agitata. Insomma, rivedere un ragazzo che ti piace non è mai qualcosa di semplice.

Apparecchiai la tavola per la colazione, mettendo sul fuoco la caffettiera perché oggi non mi andava il caffè della macchina, e imburrando delle fette biscottate.

-Oh baby... già in piedi oggi?- entrò in cucina Abbie, stiracchiandosi le esili braccia.

-Sì... oggi mi sono svegliata con un po' di ansia. Vuoi una fetta con la nutella o con la marmellata di arance?- le indicai i due barattoli.

-Con la marmellata.- prese dalla dispense due tazze, prendendo poi del latte dal frigo.

-E a cosa è dovuta l'ansia? Terensuccio? ...

-Terensuccio? – risi.- sì...!

-Andrà tutto bene.- mi strizzò l'occhio.- piuttosto io sono agitata. Ti rendi conto che vedrò sfilze di macchine d'epoca davanti i miei occhi?

-Hai gli occhi a cuoricino.- feci presente addentando un biscotto al cioccolato.

-Ci credo! Però devo dire che entrambe stiamo vivendo momenti entusiasmanti delle nostre vite.- osservò. -Tu con il tuo ottimo articolo al giornale e con l'incontro con Terence e io con il mio lavoro e il mio amore.

-Hai ragione. E' un periodo sicuramente,- mi fermai a pensare l'aggettivo adatto,- interessante per entrambe.

Ci sorridemmo a vicenda e poi continuammo la nostra colazione accendendo la tv.

-Oh lascia sul canale sette, sta facendo "una mamma per amica", sai che amo Rory.

Passammo gran parte del tempo a commentare vicende e attori del telefilm.

Poi, verso le otto, dopo la doccia, andai a vestirmi. Scelsi di indossare un dolcevita turchese sotto una giacca nera con bottoni dorati, un jeans chiaro e le mie immancabili converse. Aggiustai i capelli con una veloce passata di piastra e decisi di osare con un profumo fruttato.

Arrivata in salotto fui accolta da un fischio di approvazione da parte della mia migliore amica, che mi chiese di voltare su me stessa.

-Sei bellissima Jane.- mi sorrise.

-Ehh esagerata! Sono vestita come sempre!- le accarezzai i capelli.

-Anche con un sacco di patate saresti bella tu.- mi rispose, facendomi la linguaccia e avvicinandosi al mobile accanto alla porta d'entrata per prendere le chiavi della sua auto.

Era l'amica perfetta, e le volevo molto bene, perché sapeva che non avevo molta stima in me, e proprio per questo tentava sempre di convincermi a credere più in me.

-Tu lo sei.

***

Come presumibile, al giornale la giornata fu piuttosto indaffarata! Il mio caro capo non era stato così magnanimo da concedermi una pausa dopo il mio ultimo e faticoso lavoro, ma mi aveva già chiesto di intervistare due modelle della collezione Louboutin e di preparare una collezione di venti foto che sarebbe stata usata per le pagine centrali del magazine.

Alla fine non avevo neanche incontrato Christopher, per fortuna. O meglio l'avevo visto, ma solo due volte, in cui eravamo riusciti solo a salutarci. Non che non volessi rivederlo, ma se fosse successo mi avrebbe ri chiesto di uscire con lui, e...la mia situazione a livello sentimentale non era proprio delle più semplici, e a parte nel vedere in lui un possibile futuro amico, non vedevo nient'altro.

-Jane, posso chiederti un favore?- mi domandò Barbie, durante una pausa caffè.

-Certo, dimmi tutto.

-Senti...come ben sai a breve sarò una futura sposa...

-Sì...- girai con un bastoncino di plastica lo zucchero nel mio cappuccino.

-Beh volevo domandarti se ti andrebbe di accompagnarmi a scegliere il mio abito da sposa, tra due settimane.

A quella richiesta rimasi sbalordita! Io e Barbara avevamo sempre avuto un buon rapporto ma non pensavo che mi avrebbe chiesto una cosa così da... amiche.

-Wow...certo, molto volentieri Barbie.- le rivolsi un sorriso a trentadue denti, e poi l'abbracciai, evitando di sporcarla con il bicchierino.

-Grazie cara Jane! Sai, ci sarà anche mia sorella , ma penso che anche la tua opinione sia molto importante.

Le sorrisi.

-Ah e poi vorrei chiederti un'altra cosa!

-Certo.- sorseggiai la mia bevanda.

-Non ricordo se tu avevi un'amica fotografa...

-Sì Abbie Anderson, è la mia migliore amica ed è una fotografa per un giornale su delle auto d'epoca.

-Perfetto! Allora potrei chiederti di domandarle se sarebbe disponibile per scattare delle foto al mio giorno più bello?- chiese speranzosa, con gli occhi luccicanti.

-Sì assolutamente! Ma quindi è stata decisa la data?- risi.

-Oh...sì.- le sue guance si colorarono di rosso. Era palese che fosse emozionata.- se Dio vuole mi sposerò a Dicembre, il venti dicembre.

-Ma è stupendo! Quindi fra...- feci un calcolo a mente.- tre mesi? Non è un po' presto?...Intendo per preparativi e company?- ero curiosa.

-Oh no, cara Jane. Sono la regina delle feste io, e secondo me andrà tutto bene!- mi fece l'occhiolino.

Tante volte avrei voluto avere anch'io la sua sicurezza e la sua tranquillità.

-Oh ma certo che andrò tutto alla grande, e vedrai sceglieremo un abito bellissimo come te.- le sorrisi, buttando il mio bicchierino.

-Sei sempre un tesoro, Jane! Ma senti...un uccellino mi ha riferito di averti visto con un figo modello, è vero?- il suo tono di voce, adesso, era cambiato, trasmettendo il suo passaggio da "futura sposa emozionata" a "detective ultra curiosa".

Ecco! Mi stavo giusto domandando come fosse possibile che i saluti tra me e Wilson non fossero stati notati da nessuno.

-E questo uccellino si chiama Beth Smith?

Mi riferii a una donna addetta alle pulizie degli uffici che ne sapeva una più del diavolo su tutto e su tutti.

-Mhm...può darsi!- scoppiò a ridere.- ma quindi ha detto il vero?

-Beh diciamo che è un modello che conosco poco...- rimasi vaga.

-Mhm mhm...e come si chiama?

-Christopher Wilson. Ci siamo solo salutati e siamo usciti solo una volta insieme...tutto qui!

Oh- oh....forse quest'ultima parte non dovevo dirla.

-Ah-ha, addirittura un'uscita... e il figlio degli Ashling cosa ne penserà ora?- incrociò le braccia, mostrandomi un sorriso sghembo.

-In che senso? Primo non ho fatto nulla di male, perché la nostra uscita non era un appuntamento romantico o roba simile ma solo un'occasione per conoscerci meglio e secondo, io con Terence non ho nulla a che fare. Nel senso che non siamo fidanzati o roba simile, non so neanche se possiamo definirci amici.

-Capisco...- sorrise, allontanandosi.

Cosa voleva dire quel "capisco"??

***

Alle sei e mezza, chiesi a George mezz'ora di permesso, e aspettata Abbie fuori dal mio lavoro, come da appuntamento, l'aspettai. Finalmente il momento in cui avrei potuto rivedere quel testone era arrivato. Chissà se anche oggi mi avrebbe sorpreso e messo in difficoltà come sapeva fare solo lui!

Controllai il mio telefono, notando un suo messaggio.

"Tutto confermato per il nostro incontro?"

"Sì sì, ci vediamo fra circa trenta minuti! Abbie sa la strada di casa tua, vero?"

Oddio che gaffe! Avevo scritto davvero "ci vediamo"? Mi morsi le labbra, maledicendomi.

" Sì gliel'ha spiegata Harrison questa mattina."

Per fortuna aveva sorvolato sulla mia stupidità.

"Perfetto! A dopo allora!"

Dopo cinque minuti scorsi l'auto di Abbie.

La salutai e poi il viaggio partì.

-Abbie ho fatto una brutta figura con Terence...- le disse mettendomi la cintura di sicurezza.

-Perché?- domandò accedendo la radio.

-Perché mi ha mandato un messaggio in cui mi ha chiesto se il nostro incontro fosse confermato e io gli ho detto di sì, aggiungendo un "ci vediamo dopo". Si può essere più sciocchi?- mi passai nervosa una mano nei capelli.

-E cosa c'è che non va, scusa?...Ah intendi il fatto che hai usato il verbo vedere?- si fermò ad un semaforo.

-Sì...

-E vabbè baby, purtroppo non si può sempre evitare di usare certe formule del parlato quotidiano che richiamano al verbo vedere. Terence sarà anche abituato, tranquilla!- mi accarezzo un braccio mantenendo sempre lo sguardo fisso davanti a sé.

Sospirai e mi abbandonai sul sedile.

-Ho saputo da Tom che casa Ashling non è una casa, ma un vero castello! E' un qualcosa di grandissimo, quindi sono certa che non avremo problemi nel trovarla.- cambiò argomento.

-Ah, lo immaginavo guarda! E fra quando staremo lì?

-Considerando che dovrò fermarmi a chiedere qualche indicazione, perché non conosco la zona...direi fra una ventina di minuti.

-Bene! Beh che mi racconti? Sei emozionata di vedere succulente auto d'epoca?- sorrisi.

-Eccome! Scatterò le migliori foto che Sandra abbia mai visto!

-Ne sono certa! Ah comunque, hai presente Barbara, la mia collega?

-Quella che si dovrà sposare?

-Yes! Beh mi ha chiesto se puoi fotografare il suo matrimonio.

-Ma ci saranno auto particolari? Sai che io fotografo solo auto!- svoltò in un angolo.

-Non saprei, ma non credo...penso che voglia foto che abbiano lei e il suo futuro marito come soggetti! Comunque tu sei una fotografa spettacolare quindi riusciresti a sfornare belle foto anche se come soggetto non avessi macchine!

-Troppo gentile!- arrossì ridendo.- E quando sarebbe?

-A dicembre!

-Ah...periodo un po' pienotto! Ci sono le festività e al giornale siamo sempre occupati, ma dai...ti prometto che farò di tutto per aiutare Barbara.- mi fece l'occhiolino, voltandosi un secondo verso di me.

Dopo aver cantato quattro canzoni, di cui due dei Bee Gees, "Clocks" dei Coldplay e "Rolling in the deep" di Adele, e dopo esserci fermate circa due volte per avere qualche indicazioni, arrivammo, trovandoci di fronte casa Ashling. O meglio casa Ashling non era effettivamente una casa! Era una vera e propria reggia.

Un enorme e curatissimo giardino circondava una grande abitazione in pietra, che presentava una grande porta in legno e piccole finestre che adornavano la grande facciata principale. C'erano numerosi alberi e tanto verde.

Io e la mia amica ci guardammo negli occhi, con le bocche spalancate! Poi uscimmo dall'auto e ci trovammo un sorridente Harrison ad accoglierci.

-Buona sera signorine.- sorrise l'autista.

-Salve signor Harrison? Come va?- domandai.

-Bene, grazie! Voi?- si rivolse anche ad Abbie.

-Benissimo, grazie! Io comunque sono Abbie Anderson, piacere di fare la sua conoscenza!- si strinsero la mano.

-Piacere mio! Bene, se volete seguirvi il signor Terence vi aspetta.

Perché al solo sentire quel nome, iniziai a sentirmi nervosa?

Ci avvicinammo a passi lenti, entrando tramite un alto cancello in ferro e percorrendo una stradina in ghiaia e ciottoli laterale alla villa, che ci condusse davanti ad una saracinesca per metà aperta.

Io ed Abbie ci guardammo spesso negli occhi, con la consapevolezza che la casa di un attore di Hollywood doveva proprio essere così.

Arrivati, Harrison aprì del tutto la serranda argentata. Un interminabile sfilza di automobili ci si presentò davanti. Dalle Rolls-Royce alle Porsche, dalle Chevrolet a persino alcune Ferrari! Wow, wow, wow, non sapevo che altro dire! E infine, finalmente, vagando con lo sguardo, vidi Terence appoggiato ad un auto rossa, con i suoi immancabili occhiali scuri sugli occhi e con le mani nelle tasche di dei jeans grigi. Portava una camicia bianca e una giacca nera. Era qualcosa di dannatamene bello.

-Signore sono arrivate.

-Ciao Terence, grazie per avermi dato il privilegio di vedere le tue auto. – lo salutò Abbie.

-Oh Abbie, ciao! Grazie a te di dare notorietà ai miei catorci.- sorrise.

Io rimasi lì in silenzio. Non sapevo che dire. Era così bello rivederlo dopo giorni.

-E Jane?- domandò serio.

Mi schiarii la voce. Aveva domandato di me, aveva domandato di me! Perché mi sentivo così felice?

-Buonasera Terence.- dissi.

Tornò a sorridere.

-Ciao! Tutto bene?

-Sì, ti ringrazio! Tu?

-Direi... bene!- rispose un po' titubante.- Posso offrirvi qualcosa?- domandò educatamente.

-Per me nulla, grazie! Magari più tardi.- rispose Abbie.

-Idem per me.- continuai.

-D'accordo, allora cara Abbie ti lascio nelle mani di Harrison, il quale, di sicuro, saprà esserti più utile di me e potrà dirti tutto ciò che ti occorre sapere su questi vecchi gioiellini. Spero che questo viaggio nel passato ti sarà utile.- disse allontanandosi e iniziando a camminare.

-Oh ne sono certa! Grazie ancora.- alla mia amica brillavano gli occhi.

-Jane, a te va invece di fare una passeggiata?

Abbie mi rivolse un occhiolino.

-Certo, volentieri.

Mi spostai nella sua direzione e lo presi per mano.

-Bene, a dopo allora! Se hai bisogno di qualsiasi cosa, non esitare a chiedermelo. E tu comportati bene Harry, mi raccomando!- sorrise sghembo.

L'autista rise.

-Come sempre signore!

E così dopo qualche istante, mi trovai nuovamente all'aria aperta, mano nella mano con Terence.

-E James, il tuo fidato amico di alluminio?- osservai.

-L'ho lasciato in casa! Mi accompagneresti a prenderlo?

-Volentieri. Sai arrivare senza difficoltà a casa tua?

-Così mi offendi Jane. Ovvio che sappia arrivarci. A volte non servono solo gli occhi, ma soprattutto il cervello per ricordare una strada.- mi fece notare.

-Scusami non intendevo offenderti!- dissi con sincerità. Non ne facevo una buona!

-Non preoccuparti, ci sono abituato! Ti piace la mia casa? Dall'esterno, intendo.- cambiò discorso.

-Diciamo che preferisco le cose più semplici e più piccole, ma è indubbiamente bellissima.- ammisi.

Iniziammo a camminare.

-Capisco! Beh cosa mi racconti? Come è andato il tuo viaggio per Aberdeen?

-Bene, grazie! Sono stata con mio padre per un intero weekend e come sempre sono stata bene in sua compagnia. Non ci vedevamo da due mesi e quindi puoi immaginare quanto sia stata felice di rivederlo.

-Hai un bel rapporto con lui, posso dedurre.

Iniziai a scorgere più da vicino la sua mastodontica casa, segno che eravamo quasi arrivati.

-Sì infatti. Sai lui mi ha fatto anche da madre per tutti questi anni.

A quel punto si fermò, stringendo più forte la mia mano. Lo guardai sollevando le sopracciglia.

-Cosa? Non hai una madre, Jane?

-Sì...è così! Perché ti sorprendi tanto? Oh ma non pensare che sia morta, dovrebbe stare bene...credo. Ci ha lasciati quando ero un adolescente per un altro uomo.

-Ah...- sospirò.- mi dispiace! Pensavo che non fosse più viva.

-Beh è come se lo fosse. Non la vedo da circa dieci anni...!

-E non hai mai voluto ricontattarla, o roba così?

Riprese a camminare. Sembrava quasi che questa mia situazione lo avesse colpito particolarmente.

-No! Ci ha abbandonati con una squallida lettera, scritta anche con una stupida matita. Non teneva evidentemente alla sua famiglia, per comportarsi come si è comportata! Mi ha lasciato in un periodo della vita, in cui qualsiasi ragazza avrebbe bisogno dei consigli e dell'appoggio della propria mamma, vedi tu se avrei dovuto anche contattarla! Per non parlare di mio padre...pover'uomo. L'ha distrutto, e per colpa sua non vuole più innamorarsi.- mi sfogai, dando vita a tutto ciò che reprimevo dentro di me, nei confronti di mia madre.

-Perché?

-Perché cosa?- gli domandai curiosa.

-Perché mi hai raccontato questa parte della tua vita? Potevi anche dirmi una menzogna inventandoti di avere una madre fantastica. Perché invece hai raccontato una cosa così...personale, a me con cui non hai ancora un rapporto di così grande confidenza?

Sembrava davvero curioso. Intanto stavamo salendo degli scalini in pietra che ci avrebbero condotti alla porta d'ingresso della casa.

-Non lo so. Perché mi andava di farlo e basta. Ci stiamo conoscendo e prima o poi saresti venuto a conoscenza di questa piccola parte della mia vita. Non vedo cosa ci sia di male, non bisogna per forza essere amici intimi per confidarsi certe cose, e poi credo di potermi fidare di te. Perché avrei dovuto mentirti?

Si rifermò.

-Perché a volte mentire fa meno male di riaprire certi ricordi.

Non mi diede il tempo di ribattere, perché a quel punto suonò il campanello vicino all'entrata. Un uomo vestito di nero ci venne ad aprire.

-Oh ben rientrato signore.

-Ciao Mike. Lei è Jane, è una delle ospite di cui ti ho parlato prima. Saliremo nella mia camera, portaci della cioccolata calda, per favore.- ordinò, guidandomi in casa sua.

-Certo signore. – disse l'uomo chiudendo la porta alle nostre spalle.

Se l'esterno della casa era una meraviglia, l'interno era un qualcosa di indescrivibile. I colori predominanti del salone d'ingresso erano il bianco e il dorato. C'erano numerosi quadri e le numerose finestre erano coperte da pesanti tende in velluto rosso. C'era persino un lucido e splendente pianoforte a coda nero, accanto ad una scalinata in marmo. Poi erano presenti due divani posti ad L e una televisione a schermo piatto, molto grande. Possibile che anche la casa di Leonardo Di Caprio fosse così? Sì, decisamente.

-Ci sei Jane?- chiese Terence.

-Sì... è solo che la tua casa è un qualcosa di magnifico.

-Non avevi detto che ti piacevano le cose più discrete?- piegò le labbra in un mezzo sorriso.

-Sì ed è così infatti, ma sarebbe da pazzi negare la bellezza della tua dimora.

Sorrise e poi iniziò a camminare verso le scale marmoree che probabilmente ci avrebbero condotte verso la sua camera.

Sapeva davvero a memoria ogni centimetro della sua casa. Visto dall'esterno poteva sembrare benissimo un vedente.

-Ora ti porterò nel mio regno.- disse appoggiandosi al passa mano dorato delle scale.

-Ci sto.- iniziai a salirle anch'io.

Poco dopo ci ritrovammo in un corridoio dalle pareti arancioni pitturate in una maniera particolare. Probabilmente per colorarle era stata usata una spugna. Da una parte c'era una libreria enorme che occupava quasi tutto lo spazio, riempita di diversi libri divisi per autore, e da una parte c'erano varie porte, alcune delle quali aperte. Terence mi accompagnò fino alla terza e poi la aprì. Entrammo.

Alzai la testa per osservare meglio ciò che mi circondava. L'ambiente era luminoso e non molto grande. C' erano vari poster appesi, una scrivania posta di fronte ad una finestra a balcone, un letto con accanto un armadio, e un piccolo comodino su cui notai, però, esserci una piccola collana argentata , con appeso un ciondolo a forma di cuore, di quelli porta foto. Lo stretto necessario insomma! L'aria era impregnata del suo profumo e mi sentivo...al sicuro.

-Che te ne pare?- lasciò la mia mano, avvicinandosi al suo armadio, aprendolo e prendendo il  suo James.

-Molto carina, non c'è che dire! Ma i poster mi lasciano alquanto perplessa! Rocky? Sul serio?- osservai guardando i poster del famoso pugile.

-Sì... diciamo che mi piaceva boxare anni fa.- rispose freddamente.

-Ah, okay!- era meglio non andare oltre.

-Prego siediti dove meglio credi.

-Grazie, mi siederò sul letto allora.

Mi sedetti dove avevo detto notando un semplice lenzuolo blu.

-Beh e per il tuo lavoro al giornale?- chiese.

-Intendi se è andato bene il mio articolo?

-Sì.

-E' andato benissimo, il mio capo mi ha fatto persino i complimenti definendo il mio articolo uno dei più belli che abbia mai letto.- mi rendeva sempre molto felice ricordare quel momento.

-Ne sono contento! E come hai festeggiato la cosa? Suppongo che i tuoi colleghi ti abbiano organizzato una festa.

Si sedette anche lui accanto a me.

-Beh in realtà loro volevano fare qualcosa, ma poi ho passato la serata in altro modo.

-Con Abbie, suppongo allora.

-Ehm no...- mi schiarii la voce.

-Ah! Pecco troppo di curiosità se ti chiedo in che modo, allora?

-Sono uscita con un modello della collezione Calvin Klein, venuto da poco al mio giornale.

Ecco, l'avevo detto!

-Forte! Ti sei divertita?- il suo tono era diventato più distante e duro.

-Sì...diciamo! Ho passato una serata tranquilla.

Annuì con il capo.

-Ed era bello?

-Perché questo domanda?

-Oggi sono in vena di curiosità. Ma se non te la senti di rispondere, cambiamo argomento.

-Sì era molto bello.

-Ah ha.- annuì.- e dunque posso osare nel dirti che anche la sua interiorità lo sia? No sai, perché qualcuno non molto tempo fa mi ha detto : "Tendo a non giudicare l'aspetto esteriore di una persona se non conosco prima la sua interiorità! Credo, infatti, che se una persona ha il cuore malvagio, anche il suo aspetto estetico ne risentirà." – concluse imitando una voce femminile.

Cavoli, non avevo pensato al fatto che potesse rievocare quel nostro primo dialogo. Ma perché arrivava ad essere arrogante? Perché?

-Touché.- risposi, abbassando la testa.

-Il touché mi sta bene, ma credo che sia giusto che tu ora mi dica se ritieni anche me bello.

-Non ci sono leggi che lo obbligano.- lo sfidai, ridendo.

Rise anche lui, aggiustandosi gli occhiali da sole sul setto nasale.

-Hai ragione! Ma quello che voglio sapere è perché con me ti facesti tanti problemi nel dirmi come ti sembravo esteticamente. Credo che mi meriti una risposta.

-Perché quando mi chiedesti se ti ritenessi bello, usasti un tono troppo saccente e arrogante per i miei gusti.

-Quindi mi ritenevi bello, ma non lo ammettesti per il mio tono vocale.

-Oppure oltre al tuo tono, avevo anche letto il romanzo di Dorian Gray.

-Sì mentre con il modello non hai tenuto conto del romanzo.

-Sei geloso?- lo stuzzicai.

-Si è gelosi solo delle cose che si appartengono e tu non mi appartieni Jane! Comunque oggi hai un profumo diverso.- continuò.

"Tu non mi appartieni Jane". Perché questa frase mi rimbombava in testa.

-Sì...- mi schiarii la voce.- oggi ho voluto usare un profumo diverso.

-E' meglio quello che usi ogni giorno. Sai tendo ad associare il profumo alla persona che lo porta, e ormai la mia mente ti associa con essenza di caramelle e biscotti.

Mi sentii in imbarazzo per questa osservazione e pensando sempre alla sua frase precedente.

-... okay!

-Ti ho messo in imbarazzo?- sorrise.

-No, certo che no! – farfugliai, toccandomi i capelli.

-Ah volevo farti sentire una canzone.- disse, alzandosi e avvicinandosi ad un mobiletto accanto alla sua scrivania.

Ne aprì le ante, facendo comparire davanti ai miei occhi uno stereo nero. Armeggiò con vari tasti e dopo pochi secondi ritornò al mio fianco.

-E' una canzone degli Avenged Sevenfold, si chiama "So far away".- disse, muovendo la testa a ritmo della musica.

Never feared for anything
Never shamed but never free
A life that healed a broken heart with all that it could
Lived a life so endlessly
Saw beyond what others see
I tried to heal your broken heart with all that I could
Will you stay ?

-Certo che conosci tanta musica tu! Ma a proposito, sai che ti ho sentito alla radio?- cercai di tenere una conversazione anche se mi sentivo ancora scossa.

-Davvero?- sembrava realmente sorpreso.- E come ti sono sembrato?- iniziò a giocare con il suo orologio d'acciaio.

-Interessante, mi sei sembrato interessante. Hai una bella voce e sai intrattenere il pubblico. Inoltre si vede che hai buone conoscenze in ambito musicale, riuscendole a trasmettere al pubblico senza rendere il tutto pesante o noioso.

Vidi che le sue guance si colorarono leggermente. Wow, avevo fatto arrossire Terence Ashling? Davvero?

-Oh, grazie! Quanti complimenti tutti in volta.- sorrise, togliendosi gli occhiali e appoggiandoseli vicino. Poi si passò le mani vicino agli occhi.

-Perché porti sempre gli occhiali?- ero curiosa.

La musica intanto stava continuando, e potevo dire che non era affatto male.

Alzò il capo verso di me. I suoi occhi erano puntati verso l'alto, invece.

-C'è anche bisogno di chiederlo? Cosa dovrei mostrare agli altri? Occhi vitrei, e persi nel vuoto?- il suo tono era freddo e sapeva di rabbia.

Riusciva a cambiare da così a così.

Will you stay away forever ?
How do I live without the ones I love ?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
I have so much to say but you're so far away

-Hanno un bel colore...e non sono brutti da vedere.- ammisi un po' titubante.

Plans of what our futures hold
Foolish lies of growing old
It seems we're so invincible
The truth is so cold
A final song, a last request
A perfect chapter laid to rest
Now and then I try to find a place in my mind

-Okay cambiamo discorso Jane, ti va? Non mi va di farti vedere la parte di me che più odio.- si passò nervoso una mano nei capelli, per poi rimettersi i Rayban.

"La parte di me che più odio", cioè quella scontrosa e auto commiserevole? Sì...non piaceva neanche a me.

-Va bene!- risposi soltanto, abbassando la testa e permettendo ai miei capelli di cadermi ai lati del volto.

Passarono diversi minuti, in cui solo le note della canzone danzarono attorno a noi e in cui anche un po' di imbarazzo aleggiò nell'aria.

-Posso toccarti il viso?- chiese poi a bruciapelo, lasciandomi interdetta.

-Come?- forse avevo capito male.

-Vorrei toccarti il viso, se me lo permetti. Se ci fai caso, siamo usciti già qualche volta e abbiamo persino fatto un viaggio insieme, eppure nella mia testa non so ancora come sei.

-Ma se la prima volta che ci siamo visti ti ho fatto una descrizione di com'ero!

-Avere i capelli castano chiaro, gli occhi marroni e avere la tua altezza, non sono cose che ti differenziano da altre persone. Io voglio avere il volto di Jane Ryan nella mia testa.- disse ora deciso.

La canzone intanto era finita, ma stava nuovamente iniziando.

-Ah...se proprio ci tieni.- ero un tantino a disagio.

Non che non avessi mai ricevuto una carezza in vita mia, ma sentivo che il modo in cui Terence mi avrebbe sfiorato il volto, mi avrebbe fatto sentire strana.

Si avvicinò leggermente, e quando sentii il suo respiro accarezzare la mia pelle, sentii il mio cuore battere più forte.

Gli presi le mani tra le mie e le avvicinai al mio viso.

Where you can stay
You can stay awake forever
How do I live without the ones I love ?
Time still turns the pages of the book its burned
Place and time always on my mind
I have so much to say but you're so far away

Dopo poco, le posizionò a palmo aperto sulle mie guance. La mia pelle sembrava di fuoco rispetto alla sua, fresca.

Dopo un po' cominciò il suo percorso, toccando la mia fronte lentamente, poi le mie sopracciglia, passando al mio setto nasale e poi alla labbra che sfiorò con l'indice. Infine accarezzò anche qualche ciocca dei miei capelli, per qualche secondo. In fondo non stavo avendo nessun contatto come dire...romantico con lui, nel senso che non ci stavamo baciando o stringendo l'uno tra le braccia dell'altro, ma l'intimità di questo momento mi scosse come nessun bacio aveva mai fatto in vita mia.

Terence aveva un tocco gentile ma sicuro allo stesso tempo, e la freschezza delle sue mani era sulla mia pelle come l'acqua fresca che spegne un incendio. Vissi il momento tenendo gli occhi chiusi.

Poi si allontanò.

-Ora so un po' di più com'è Jane Ryan.

TO BE CONTINUED...


Ciao a tutti ;)

Grazie per leggere e votare la mia storia. Spero che questo capitolo non abbia deluso nessuna aspettativa.

Buon proseguimento e alla prossima ^__^

Rob


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