Capitolo Nove
-DAL CAPITOLO PRECEDENTE-
-Vorrei toccarti il viso, se me lo permetti. Se ci fai caso, siamo usciti già qualche volta e abbiamo persino fatto un viaggio insieme, eppure nella mia testa non so ancora come sei.
[...]
-Ah...se proprio ci tieni.- ero un tantino a disagio.
[...]
Gli presi le mani tra le mie e le avvicinai al mio viso.
[...]
Dopo poco, le posizionò a palmo aperto sulle mie guance. La mia pelle sembrava di fuoco rispetto alla sua, fresca.
Dopo un po' cominciò il suo percorso, toccando la mia fronte lentamente, poi le mie sopracciglia, passando al mio setto nasale e poi alla labbra che sfiorò con l'indice. Infine accarezzò anche qualche ciocca dei miei capelli, per qualche secondo. In fondo non stavo avendo nessun contatto come dire...romantico con lui, nel senso che non ci stavamo baciando o stringendo l'uno tra le braccia dell'altro, ma l'intimità di questo momento mi scosse come nessun bacio aveva mai fatto in vita mia.
Terence aveva un tocco gentile ma sicuro allo stesso tempo, e la freschezza delle sue mani era sulla mia pelle come l'acqua fresca che spegne un incendio. Vissi il momento tenendo gli occhi chiusi.
Poi si allontanò.
-Ora so un po' di più com'è Jane Ryan.
***
Capitolo Nove
Le parole possono avere un potere enorme, quando sono le parole giuste al momento giusto.
Vannuccio Barbaro, Scartafacci (postumo, 2012)
-E com'è Jane Ryan?- trovai il coraggio di chiedergli, con ancora il battito del cuore nelle orecchie.
Mi sorrise e non mi rispose.
-Perché non mi rispondi? Non è da te...- gli feci notare.
-Il tuo "non è da te" mi fa capire che stai imparando a conoscermi bene!- ribattette, forse sperando di cambiare argomento.
-Beh mi sembra normale Terence!- risposi prontamente.
-E allora secondo te come risponderei alla tua domanda?- fece un sorriso sghembo.
Domanda difficile, molto difficile!
-Che sono super mega bellissima!- lo presi in giro ridendo.
Rise anche lui.
-Sarebbe troppo per Terence Ashling dire tutti questi complimenti, non credi? Io avrei detto che Jane Ryan ha dei lineamenti molto dolci ma decisi, così come sembra il suo carattere.- fece un mezzo sorriso e poi girò il capo verso lo stereo.
Aveva detto che avevo dei lineamenti dolci ma decisi? Perché non potevo fare a meno di sorridere?
-Grazie allora!- era sicuro che le mie guance si fossero tinte di rosso.
-Bene! - si schiarì la voce.- forse è il caso che vada a controllare che fine abbia fatto Mike, il mio maggiordomo. Sarà passato già più di un quarto d'ora da quando gli ho chiesto delle cioccolate. Tu sentiti come se fossi a casa tua.- disse sorreggendosi al suo James e alzandosi. Poi si avvicinò lentamente alla sua porta. Mi sbagliavo o era un tantino imbarazzato?
-Ah e puoi cambiare anche canzone. Troverai dei CD sopra lo stereo.
A quel punto si allontanò non dandomi tempo di rispondere.
Non appena sentii il rumore dei suoi passi sempre più lontano, ritornai a respirare e il mio cuore ricominciò a pulsare a ritmo regolare. Uh cavoli, mi aveva scombussolato davvero tanto la sua vicinanza.
Decisi di alzarmi per calmarmi un po'. In fondo, cos'era successo? Mi aveva solo accarezzato il viso facendomi sentire ...importante...e diversa! Mi diedi due leggeri schiaffi sulle guance per calmarmi e poi iniziai a girovagare nella sua stanza, notando come fosse semplice ma allo stesso tempo carina. Mi soffermai particolarmente sui poster di Rocky. "...diciamo che mi piaceva boxare anni fa" mi aveva detto, e questa sua esclamazione mi aveva lasciato a dir poco sorpresa. Con la sua eleganza e sofisticatezza non me lo immaginavo a dare dei pugni.
Poi mi soffermai sullo stereo e abbassandomi sulle ginocchia, diedi una sbirciata ai numerosi CD che vi trovai sopra. Misi in pausa la canzone degli Avenged Sevenfold, e optai per una canzone di Nina Simone: "I want a little sugar in bowl", una canzone che mi ricordava la mia infanzia.
Rialzata vagai un altro po' alla ricerca di qualche dettaglio che mi aiutasse a conoscere meglio Terence, quando il mio occhio cadde sulla collanina che avevo intravisto sul comodino. Il ciondolo, oltre ad avere la forma di un cuore, era anche piuttosto piccolo. La curiosità mi vinse, e decisi di aprirlo. C'era una foto di una donna, di una bella donna al suo interno. Aveva i capelli ricci e biondi e dei lineamenti, che sembravano dolci. Chi era? Poteva essere un ex di Terence? Non l'avrei detto, perché mi sembrava più grande di lui. E allora chi? Sua mamma? Nel tragitto salotto-stanza non mi era sembrato di vedere nessuna foto o quadro della famiglia. Che cosa strana!
A pensarci neanche nella sua stanza c'erano foto che lo ritraevano. Certo il fatto di non poterci vedere più aveva significato sicuramente nella scelta di non avere nessuna foto in camera, ma allora perché c'erano dei poster?
Osservai un altro po' il gioiello, accorgendomi che nell'altra metà del ciondolo, quindi la parte che si sarebbe sovrapposta alla fotografia, vi era una lettera incisa: una E.
E? Poteva essere l'iniziale di un nome? Del nome della persona ritratta nella foto? Uff, più che scoprire cose nuove su Terence, le mie idee si stavano ingarbugliando ancora di più! Decisi di passare ad altro. Aprii il suo armadio, venendo investita dal profumo di Terence. Era così buono! Notai molti vestiti, tutti ordinatamente piegati e delle cravatte di vari colori messi in ordine di tonalità. Era un maniaco dell'ordine.
Non appena sentii un vociare in lontananza, chiusi l'armadio e provvidi a sistemare la collanina a forma di cuore sul comodino, cercando di metterla nella posizione da cui l'avevo presa. Poi mi sedetti sul letto di Terence, il quale dopo poco entrò seguito da un uomo.
-Jane, Mike. Mike, Jane.- fece le presentazioni.
Il maggiordomo, che avevo già intravisto all'entrata, era un uomo dal viso buono. Aveva pochi capelli bianchi e indossava un frac nero.
-Piacere di conoscerla signorina Jane.- disse posando un vassoio con due cioccolate calde e un piattino di biscotti sulla scrivania di Terence.
-Piacere mio, signor Mike.- risposi osservandolo.
-Ho posato ciò che mi ha chiesto sulla sua scrivania signore. Se per lei è tutto, tornerei alle mie faccende.- aggiunse l'uomo.
-Vai pure Mike e grazie.- rispose Terence gentilmente avvicinandosi alle bevande.
Il maggiordomo uscì non prima però, di aver aggiunto un " Dovere signore!"
-"I want a little sugar in my bowl", eh?- domandò rimanendo in piedi.
-Beh sì! Ho visto che hai tanta musica, ma ho scelto questo CD perché mi riporta alla mente un ricordo di infanzia.
-Raccontamelo.- mi chiese.
-Prima voglio bere un po' di cioccolata, se me lo concedi!- risposi ridendo.
Le sue labbra si incurvarono.
-Hai ragione!- rispose.
Mi alzai e mi avvicinai alle bevande. Presi una tazza e l'avvicinai alle sue mani.
-Ecco a te!- gli dissi, aiutandolo a prendere la cioccolata.
-Grazie.- rispose stringendola tra la mano destra e posando James alla scrivania dietro di lui.
-Di nulla.- presi la mia tazza e iniziai a sorseggiare quel nettare degli dei.
Era buona. Calda. Dolce.
-Allora?- domandò, riferendosi al ricordo che voleva ascoltare.
-Mhm...dunque! Quando ero piccola, intorno ai sette, otto anni credo, io e mio padre passavano ogni sabato sera in casa. Mia madre era quasi sempre fuori, a fare chissà cosa, mentre io e lui ci organizzavamo la serata decidendo di vedere prima un cartone animato, il mio preferito era Dumbo,- mi soffermai ridacchiando.- poi mangiando una pizza e poi rivedendo delle vecchie fotografie. Ricordo che prima di andare a dormire mi faceva sedere sulle sue gambe , mentre lui teneva tra le sue mani una scatola turchese. Questa conteneva tante foto dei miei nonni, erano quasi tutte in bianco e nero...
-Ma cosa c'entra la canzone?- mi interruppe.
-Fammi arrivare! C'era una foto in particolare che mi piaceva tanto. Ritraeva i genitori di mio padre insieme, durante un ballo. Mio padre sapeva che amavo quella fotografia, così mi raccontò che mia nonna gli disse che lui e il nonno stavano ballando sulle note di "I want a little sugar in my bowl". Insistetti tanto per ascoltare questa canzone, così per il mio nono compleanno mio padre mi regalò un disco in vinile proprio di questo pezzo. Me ne innamorai appena la sentii.- conclusi, riprendendo a bere la mia cioccolata.
-Oh capisco!- sorrise.- Mi piacciono i tuoi ricordi Jane Ryan! Mi danno di...famiglia unita.- rispose, posando la sua tazza sulla sua scrivania. Non ne aveva bevuta poi molta!
-Beh come ti ho detto non ho avuto una famiglia unita, per via di mia madre, ma grazie a mio padre e anche ai nonni ho avuto un'infanzia e un adolescenza piacevoli.
-Ci credo!-sospirò.- E come anni adolescenziali? Qualche ricordo?
-Mhm...bah sai niente di particolare! Ero una studentessa come tante, avevo il mio gruppo di amici e avevo i miei alti e bassi. Ricordo però che c'era una ragazza che proprio non sopportavo. Era la classica ragazza-pon pon, tutta riccioli biondi e pon pon tra le mani. Si chiamava Molly, ma tutti la chiamavano Molly Dolly perché si truccava e acconciava i boccoli come le bambole.- ricordai, prendendo un ferro di cavallo dal piattino sul vassoio.
-Molly Dolly...sul serio?- scoppiò a ridere.- Ma tu ci credi che questo nome non mi è nuovo? Probabilmente è stata la ragazza di qualche mio amico.- rise ancora.
Era bello vederlo ridere. Il suono della sua risata mi piaceva molto e donava al mio cuore una sensazione di felicità.
-Wow com'è piccolo il mondo! Ma penso tu abbia ragione, quella lì aveva molti ragazzi.- sorrisi.
-Già!
Giochicchiai passando l'indice sul bordo della tazza.
-Non bevi più?- gli feci notare.
-No! Non sono una persona molto golosa, a dir la verità!- sorrise.
-Ah...ho capito! Beato te! Io amo i dolci, non riuscirei a stare senza ...!
Rise ancora.
-Ora che ci penso oggi non mi hai ancora detto come sei vestita, come sei truccata e se porti braccialetti.- cambiò argomento dopo qualche secondo.
Finii di mangiare il mio biscotto e poi gli risposi.
-Hai ragione! – abbassai la testa per osservare ogni mio dettaglio.- Oggi porto dei Jeans chiari, un dolcevita turchese sotto una giacca nera a bottoni dorati. Come scarpe ho delle Converse scure. Ho le unghie colorate da uno smalto nero, porto l'orologio al polso sinistro, ho un anello argentato al dito medio della mano destra e dei braccialetti di stoffa colorati. Sono truccata con della matita nera e del mascara sugli occhi, e con un lucida labbra rosa chiaro.- conclusi.
Ripresi a sorseggiare la mia cioccolata.
-Interessante! Ti piace molto il nero, eh?
-E' un colore che mi piace, sì! Oltre a snellire la figura, dona quel tacco di raffinatezza che non stona mai.
-Ed io? Ti piace come mi vesto? Credo di non avertelo mai chiesto.- mi domandò ora.
Concessi ai miei occhi di guardare la sua intera figura. Era così bello! Alto al punto giusto, magro al punto giusto, sembrava anche muscoloso al punto giusto. Era tutto giusto!
-Sì molto.- mi lasciai sfuggire, riferendomi più al suo fisico che ai suoi vestiti, anche se amavo il suo stile.
Sorrise.
-Ti piace la cioccolata? E i biscotti?- domandò, ora serio.
-Ti ho detto che sono golosa! Sono entrambi molto dolci, mi piacciono! Ti ringrazio per la tua disponibilità Terence, sei molto gentile.
-Non c'è di che!- rispose. – Sai già quando il tuo articolo uscirà?- incrociò le braccia al petto.
Posai la mia tazza sulla scrivania alle mie spalle.
-Tra due settimane circa, credo! Bisogna considerare i tempi di stampa, l'impaginazione, la correzione delle bozze e la stampa delle copertine.- risposi.
-Ah già, ci sono da considerare tutte queste cose. Poi mi leggerai il tuo articolo, allora! Sono curioso di sapere come hai inserito i racconti dei miei amici. Ah poi mi sono appena ricordato che devo raccontarti una cosa.
-Cosa?- rimasi a guardarlo.
-Questa mattina mi ha chiamato un centro che si occupa di addestrare cani per non vedenti. Feci richiesta tempo fa di volerne uno. Non so se ti ricordi...ti accennai che ne avrei preso uno...
-Sì mi ricordo benissimo, ne parlammo il giorno in cui ci incontrammo al "Gray's Cup".
-Ecco! Dicono di averne uno a disposizione e che fra due settimane circa vorrebbero incontrarmi. Ti va di accompagnarmi?- domandò, prendendo il suo James.
-Certo! Sempre all'ora di oggi?
-Sì, se per te va bene!
-Bene, allora ci organizziamo! Come vorrai chiamarlo?
-Bah non saprei! Dipende se sarà una femmina o un maschio. Tu che mi consiglieresti?
Ci pensai su qualche attimo.
-Mhm forse...Trilly se è una femmina e se è un maschio...Anacleto.
-Anacleto?- Terence iniziò a ridere.- E questo nome da dove ti è venuto?
-Mi è venuto in mente il gufo che c'è nel cartone "La spada nella roccia". Sai io lo amavo. - ammisi, iniziando a ridere anch'io.
-Va bene, ormai sto imparando a conoscerti, quindi non dirò nulla.
-In che senso non dirai nulla? Non c'è nulla da dire, Anacleto è un nome fantastico!- ridacchiai dandogli un pugno scherzoso sul braccio destro.
Ridemmo un altro po' poi cambiò discorso.
-Ti va di ascoltarmi suonare?
Inarcai le mie sopracciglia.
-Oh sì, molto volentieri!- risposi titubante.
Ero sorpresa che mi avesse proposto qualcosa che mi avrebbe permesso di accendere i riflettori su di lui. Faceva sempre lui domande a me, non permettendomi mai di conoscerlo meglio e questo suo cambio di atteggiamento mi incuriosì.
-Perfetto! Allora andiamo in salone, lì troveremo un pianoforte. Voglio farti sentire la mia versione di "Mad World" nella versione di Adam Lambert o meglio di Gary Jules. Perché sai l'originale è di quest'ultimo.
-Oh sì mi accennasti al fatto che sai cantare e che il tuo cavallo di battaglia è questa canzone. Bene, andiamo!
Si sorresse al suo James e mi tese la sua mano. La strinsi subito e poi varcammo la soglia della sua camera.
Poi ci avviammo verso le scale. Il mio sguardo non potette fare a meno di posarsi sui tanti libri presenti nella libreria di fronte alla stanza di Terence.
-Wow! Quanti libri...scommetto che sono tutti di scrittori con la S maiuscola.
-Sì è così infatti! Ti dissi che mi piace la letteratura russa, ma ci sono molti libri anche di famosi autori inglesi.- rispose iniziando a scendere i primi gradini stringendo la mia mano.
-Me ne presterai qualcuno?- domandai.
-Certo! Alcuni però sono scritti in Braille, altri sono audio libro invece.- puntualizzò.
-Oh capisco.
Quando finimmo di scendere tutti i gradini, rimasi per la seconda volta incantata da quel salone meraviglioso. Mi sembrava di essere in un castello!
-Mi guidi verso il piano?
-Certo.- lo condussi dove mi aveva chiesto, poi lo aiutai a sedersi sullo sgabello del piano.
-Non so se ti piacerà, ma ci provo!- disse.
Si scrocchiò le dita delle mani e le posò sui tasti bianchi e neri. Io mi appoggiai al bracciolo del divano poco distante dallo strumento.
Terence pigiò prima tutti i tasti. Dal do maggiore al do minore, si schiarì la voce e poi iniziò a suonare.
Dopo poco dolci note iniziarono a danzare nella stanza e fu inevitabile per me chiudere gli occhi quando iniziai a sentire la voce di Terence.
All around me are familiar faces
Worn out places, worn out faces
Bright and early for their daily races
Going nowhere, going nowhere
Their tears are filling up their glasses
No expression, no expression
Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow, no tomorrow
La sua voce era esattamente come la immaginavo. Calda, profonda, ammaliante, dolce, affascinante e bella, tanto bella da ascoltare.
And I find it kinda funny
I find it kinda sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very mad world mad world
Suonava il piano divinamente e mi sembrava di essere chiusa in una bolla di sapone con solo me e lui all'interno.
I minuti che passarono mi sembrarono trascorsi troppo in fretta, e rimasi nella mia "bolla" per altri secondi. Fu Terence a richiamare la mia attenzione, schiarendosi la voce.
-E' andata tanto male?- domandò.
-Oh sì...la peggior esibizione che abbia mai sentito! Ma come fanno a dire che è il tuo cavallo di battaglia?- lo presi in giro, cercando di mantenere un tono di voce molto serio.
-Come? Davvero?- si voltò nella mia direzione, come se mi potesse vedere e da sopra gli occhiali da sole riuscii a vedere le sue sopracciglia rivolte verso l'alto.
-Sei così sicuro di te?
-No, ma quando suono questo pezzo mi sento sicuro.- rispose. Riuscii, però, a sentire una punta di imbarazzo nella sua voce.
-Ma sto scherzando, sciocco! E' stata la cosa più bella che abbia mai sentito. Suoni davvero benissimo.- ammisi adesso, alzandomi e avvicinandomi a lui.
Mi sembrò di sentire un sospiro di sollievo e un mezzo sorriso farsi largo sul suo viso.
-Ti ringrazio! Suono da quando avevo sei anni, quindi ammetto di essermela un po' presa quando mi hai detto quelle parole.
-Non avresti dovuto prendertela, invece! Devi essere più sicuro di te, dato che suoni da tantissimi anni e non fidarti di una che non ha esperienza come me!- gli dissi sinceramente.
A volte mi sembrava così sicuro di sé ed altre invece...così incerto! La mia ipotesi che in realtà celasse un animo fragile fu confermata!
-Proprio perché non hai molta esperienza che il tuo parere è più importante per me. Quelli che sanno suonare il piano usano sempre tanti paroloni ma sono tutte chiacchiere e niente fatti!
Sorrisi tra me e me.
Notai che stringeva molto forte il suo bastone.
-Sei di poche parole, oggi. Tutto bene?- sembrava sinceramente interessato.
-Oh sì, sto bene. Ma non credo di essere di poche parole, insomma...ti ho raccontato tutto ciò che dovevo raccontarti. Tu, piuttosto...sai più cose di me di quante io ne conosca di te.
-Hai ragione, ma la mia vita non è particolarmente interessante.
-Tutte le vite sono interessanti, Terence! Facciamo che anche tu, come ho fatto io prima, mi racconti un tuo ricordo di infanzia e uno della tua adolescenza?- proposi.
-Se proprio ci tieni! Della mia infanzia non ho ricordi particolarmente felici, devo essere sincero.- usò un tono freddo.- Non ho mai avuto un bel rapporto con mio padre e questo penso che abbia molto influito, però ricordo piacevolmente che ogni sabato sera, prima di andare a dormire mia mamma mi preparava una cioccolata calda e la riempiva di marshmallow. Ricordo anche che nascondevo sotto il mio cuscino un pacco di caramelle alla frutta che compravo la domenica da un chioschetto accanto ad una chiesa. – sorrise.
Ero sicura che sotto gli occhiali, i suoi occhi stessero brillando.
-Ma scusami, prima tu mi hai detto che non sei goloso...e allora perché i tuoi ricordi più felici comprendono dolcetti?
-Perché da bambino amavo i dolci.- sorrise.- Tutt'oggi quando bevo un po' di cioccolato mi rivengono alla mente certi ricordi e a volte...mi sembra quasi di vedere il colore della cioccolata...un caldo nocciola.- sospirò.
-E come ricordo dell'adolescenza?- iniziai a giochicchiare con le miei unghie.
-Ero un don Giovanni al liceo, mi pare di avertelo già detto.- fece un sorriso sghembo.- Divenni rappresentanti di istituto per tre anni di seguito e finii dal preside una sola volta.
-Ma se qualche tempo mi avevi detto che eri uno studente normale...
-Beh essere uno studente normale, non implica anche andare dal preside ogni tanto?- fece ovvio.
-Beh se si è dei bravi studenti, direi di no...- ridacchiai. – ma cosa combinasti?
-Forai le ruote della sua macchina... - ammise non smettendo di ridere.
-Tu? Terence sonoilpiù elegantedelmondo Ashling?- lo presi in giro.
-Proprio io! Sono pur sempre un essere umano, no?
-Sì...ma essere addirittura un bad boy...questa non me l'aspettavo!
-Chi ti dice che non lo sia ancora?- si passò un mano nei capelli.
Sorrisi tra me e me. Che tipo!
-Sai Terence...mi piace parlare con te! Sei una persona molto piacevole.- ammisi dopo qualche secondo, sentendomi arrossire.
-Ne sono molto contento. Penso la stessa cosa di te, Jane Ryan.
Pochi attimi dopo il campanello di casa suonò. Vidi Terence schiarirsi la voce e alzarsi sorreggendosi al suo James. Nello stesso momento arrivò il maggiordomo.
-Sì?- domandò Mike aprendo di poco la porta.
-Sono Harrison.
La porta fu aperta e varcarono la soglia l'autista di Terence e la mia migliore amica, con un sorriso dipinto sul volto che andava da un orecchio all'altro.
-Oh Terence che esperienza meravigliosa, grazie, grazie, grazie!!- disse saltellando Abbie, andando incontro a Terence ed abbracciandolo.
Vidi Terence un tantino in imbarazzo per quel gesto che ricambiò con molta delicatezza.
-Non c'è bisogno di ringraziarmi Abbie, te l'ho già detto che è stato un piacere! Quali modelli ti sono piaciuti di più?- le chiese allontanandosi da lei.- Ah che sbadato, se non la hai ancora fatto, prego accomodati dove meglio credi.
Ci sedemmo tutti sul divano ad L, vicino al piano.
-Oh ti direi tutti, ma se proprio devo scegliere, dico la Mercedes- Benz SL 230 e beh ovviamente la signora delle macchina, la Ferrari modello 246 SP.
Era molto dettagliata la mia amica, vero? Per me era arabo il nome dei modelli che aveva citato.
-Concordo! Sono dei modelli splendidi.- le rispose Terence.
-Sicura che non posso offrirti niente?
-Sicura! Grazie Terence.
La mia amica mi guardò e mi sorrise.
-Voi invece? Che avete fatto?
-Niente di che!- rispose Terence.
Ero sicura che se non fosse stato cieco mi avrebbe guardato, adesso.
-Già...nulla di particolarmente interessante.- continuai io.
La mia amica mi guardò con sospetto.
-Capisco! Bene allora...noi andiamo...si sta facendo buio! – ridacchiò.- Ci ved...ehm sentiamo Terence! Buona serata.- salutò la mia amica alzandosi dal divano. Stava dicendo anche lei "ci vediamo".
-Certo ragazze, ci sentiamo presto! E' stato un piacere avervi come ospiti oggi, quando volete sapete il mio numero.- disse Terence.
-Bene, allora ancora grazie. Ciao.- gli disse la mia migliore amica.
-Ciao Terence, attenderò tue notizie per il nostro prossimo incontro.- aggiunsi io.
-Non mancherò. Se volete questo venerdì potremmo incontrarci al pub...- propose un po' titubante.
-Ci sto!- disse Abbie scoccandomi uno sguardo.
-Idem per me.
-Bene! Ciao ragazze.- ci congedò aggiungendo poi al suo autista di accompagnarci fino al cancello.
Dopo aver ringraziato e salutato Harrison (a quanto sembrava lui ed Abbie erano diventati amici), salimmo in macchina.
-Uh che aria frizzante che si respirava là dentro! E' andato tutto bene, posso dedurre. - accese il motore.
Mi allacciai la cintura di sicurezza.
-Sì direi proprio di sì.- risi.
Da lì partì un dettagliato racconto del mio pomeriggio con quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio.
***
A lavoro il giorno dopo, passai gran parte del tempo chiusa in ufficio vicino alla scrivania di Steve. Mi erano arrivati già vari scatti della collezione Calvin Klein e mi stavo facendo aiutare dal mio collega per progettare la copertina del nuovo numero.
-Beh considerando che il prossimo numero dell'Edinburgh Fashion Magazine aprirà la stagione autunnale, proporrei l'utilizzo di colori autunnali. Arancione, marrone, ocra e così via.- mi disse Steve.
-Concordo! Possiamo chiedere ad Adelaide di allestire dei set fotografici con finte foglie secche e con sfondi che richiamano alla stagione autunnale.- proposi.
-Perfetto, allora io provvedo a qualche ritocco con photoshop delle foto che ci ha mandato Paul, tu vai a pure a parlare con Adelaide.
-Bene, a dopo!- diedi una pacca sulla spalla al mio amico, e mi allontanai dall'ufficio.
Come immaginavo il corridoio per giungere alla stanza adibita a set fotografico era gremita di persone. Con molta fatica, feci vari slalom tra modelle e modelli e quando giunsi davanti alla fotografa le spiegai come avrebbe dovuto sistemare i modelli e il set.
-Jane? Jane?- mi sentii chiamare mentre tornavo dai miei colleghi.
Mi voltai trovandomi Christopher Wilson in jeans e petto nudo. Ma perché lo trovavo sempre vestito,- ehm svestito- così nei corridoi?
-Ehi ciao Christopher!- gli sorrisi.
Dalla nostra ultima cena non avevamo avuto più modo di parlare per più di un minuto. E non potevo negare che questo non mi era dispiaciuto!
-Come stai? Ti vedo indaffarata.- constatò passandosi una mano tra i capelli. Vidi la signora delle pulizie nella stanza accanto, guardarlo con occhi a cuoricino.
-Bene, grazie! Sto lavorando per il nuovo numero che sarà interamente dedicato a voi.
-Già! Sono certo che verrà fuori qualcosa di magnifico. Senti...- si schiarì la voce.- ti va di pranzare con me oggi?
Cosa? Pranzare con me? Perché?
-Ah...beh...ecco io...non avrò molto tempo da dedicare al pranzo...perché sai...sto lavorando.- balbettai spostandomi per far passare una stangona alta almeno un metro e novanta.
-Ah capisco! Ma...voglio dire, non ti farà bene lavorare ininterrottamente per tutto il giorno, non credi? Anch'io ho la giornata piuttosto indaffarata ma i miei venti minuti di pausa pranzo non me li farei togliere da nessuno, per nulla al mondo.- concluse guardandomi con occhi speranzosi.
E quando una persona ti guardava così, tu cosa potevi fare?
-Hai ragione. Va bene dai, accetto! Ci vediamo all'una al ristorante italiano nella strada di fronte al Giornale?- proposi.
-Molto volentieri.- mi fece l'occhiolino e poi sparì nella folla.
Ripresi il mio cammino con le guance che mi scottavano dall'imbarazzo. Wow, me ne stavano succedendo troppe ultimamente.
-Jane Ryan? Sei tu?- sentii una voce gracchiante pronunciare il mio nome.
Chi altro era, adesso?
E questa cosa diavolo ci faceva qui? No, tutti fuorché lei...no, no e ancora no!
-Oh...ciao Mary Anne!- feci un sorriso più falso della faccia rifatta di Lindsay Lohan.- Quale sorpresa!
-Già, proprio una sorpresa!- strascicò ogni parola.- ricordavo che lavoravi per questo Giornale. E' un piacere rivederti.- sorrise anche lei falsamente.
Mi permisi di guardarla. Indossava un tubino attillato nero, dei vertiginosi tacchi a spillo e portava i capelli biondi molto lisci.
-Come mai qui?- le domandai, incrociando le braccia al petto.
-Sono una delle modelle di Christian Loubutin. Non vedi le mie scarpe?
Oh no! Ciò significava che avrei dovuto sorbirmi questa capra anche qui?
-Oh che bello! Bene, allora a presto. Torno al lavoro.- cercai di levarmela di torno.
-A presto Jane, a presto.- mi salutò muovendo le dita della mano destra.
Quando tornai in ufficio, mi resi conto di quanto non desiderassi trovarmi in un altro posto.
-Chi era quella meravigliosa creatura con cui stavi parlando?- mi domandò Vincent, affacciandosi dalla sua scrivania.
-Ma quale meravigliosa creatura! E' solo una giraffa senza cervello, quella!- presi posto davanti al mio computer.
-Chi era Jane?- chiese , ora, Barbara.
-Una che fa parte di una comitiva di amici del fidanzato della mia migliore amica.- spiegai, aprendo la mia posta.
-Capito!- mi sorrise.- Ah Jane, puoi venire un secondo? Vorrei chiederti un consiglio su un titolo.
-Certo.- mi alzai e mi avvicinai.
L'aiutai a scegliere, ma prima che ritornassi a sedermi mi fermò.
-Jane volevo anche dirti che ci terrei che fossi tu una delle damigelle d'onore al mio matrimonio.
Spalancai gli occhi dallo stupore.
-Davvero? Wow! Grazie Barbie, sarà un onore e un immenso piacere per me farlo.- ero molto sincera.
-Ne sono contenta.- mi strinse affettuosamente la mano destra.- Avevo pensato che forse è il caso che scegliamo prima l'abito per voi damigelle, per cui se per te non è un problema, vorrei andare questo sabato in un negozio di abiti da cerimonia.- mi sorrise.
-Oh sì ottima idea! E poi sabato non lavoriamo per cui...è perfetto! Facciamo di mattina?
-Sì, sarebbe grandioso.
L'abbracciai e poi tornai a sedermi.
-E come testimoni, avete già deciso?- chiese Freddie, mantenendo lo sguardo fisso sul suo computer.
-In realtà ancora no, ma avevamo pensato al fratello del mio futuro marito e a te Fred.
-A me?- il mio ex si aggiustò gli occhiali da vista e si alzò in piedi.
-Ma tesoro che splendida notizia. Sarò il migliore e più elegante testimone che tu abbia mai visto.
Il mio ex e Barbie si abbracciarono calorosamente. Era un bel periodo per il mio ufficio.
La giornata trascorse in maniera piacevole, fino a quando il momento da me tanto temuto, arrivò più in fretta del previsto: l'ora di pranzo.
Non me la sentivo di incontrare Christopher. Avevo troppi pensieri per la testa e una parte nascosta dentro di me mi diceva che gli interessavo, quindi non volevo dargli false aspettative. Ma avevo detto che sarei andata a pranzo con lui e non potevo ritirare la mia parola.
Per cui mi infilati il mio cardigan chiudendo tutti i bottoni. L'autunno ad Edimburgo era ormai prossimo e folate di vento si facevano sempre più frequenti. Ottobre era ormai alle porte.
Dopo essermi data un'altra passata di lucida labbra uscii dal mio ufficio, dirigendomi nel locale dove avevo l'appuntamento con il modello.
Non dovetti attendere neanche un secondo, perché lo trovai già ad aspettarmi di fronte al ristorante.
Ci salutammo con una stretta di mano e poi entrammo nel piccolo locale. Mi aiutò a sfilarmi il soprabito e poi mi spostò la sedia per farmi sedere. Non potevo non dire che i suoi modi erano proprio da cavaliere.
-Sono contento di poter passare più di un minuto con te, Jane. Dall'altra sera non ci siamo più parlati.- constatò sorridendomi.
-Già, hai ragione! Purtroppo in quel Giornale, è così! Si ha sempre molto da fare...articoli, bozze, foto eccetera eccetera.
-Puoi dirlo forte! Adelaide non ci fa star fermi nemmeno un minuto. Foto di qua, foto di là...mettiti così, mettiti colà...- mi fece ridere il modo in cui finì la frase.
-Oh finalmente ti faccio ridere...temevo che tu fossi...spaventata da me.- storse il naso.
Addirittura spaventata? Ero proprio un libro aperto, eh?
-No, ma che dici! Perché dovrei essere spaventata? Che dici ordiniamo qualcosa?- cambiai argomento sfogliando il menù posto di fronte a me.
-Credo che prenderò un'insalata e della frutta fresca. Da bere del vino rosso. Tu?- mi chiese.
-Lo stesso, solo che da bere preferirei dell'acqua frizzante.- gli sorrisi, chiudendo il menù.
Poco dopo giunse un cameriere che segnò i nostri ordini. Poi se ne andò.
Il ristorante era abbastanza pieno. Era piccolo ma caloroso.
-Quindi a lavoro va tutto bene?- mi domandò incrociando le mani sotto il mento.
-Sì tutto a posto! Grazie. Tu?
-Idem. – si morse le labbra.- Ah quasi dimenticavo, sai Jane ho vinto due biglietti per il cinema, per un film vintage. Ti andrebbe di venire con me?
Era un altro appuntamento? Miseriaccia!
-Ah...sì, perché no? Sembra un'idea carina...ma saremo con altre persone, no?- finsi di essere interessata alla tovaglia, guardandola intensamente.
Dì di sì, dì di sì, dì di...
-Ehm no!- rispose guardandosi attorno.
-Ah quindi...sarebbe un appuntamento?- trovai il coraggio di chiedergli, questa volta guardandolo fisso negli occhi.
-Esatto! Sempre se per te va bene, ovviamente. Ma dalla tua espressione non mi sembri tanto sicura...- corrugò la fronte.
-No è solo che non so abituata a tutte queste attenzioni da parte di un ragazzo...come te! Il tuo invito mi sembra una cosa molto carina ma non vorrei che tu fraintendessi.
-Fraintendere cosa?- sollevò un sopracciglio.
Perché mi complicava le cose? Continuai a mantenere il mio sguardo fisso nel suo, non sapendo cosa dire.
-Senti Jane, voglio essere sincero con te. – mi precedette.- Sei molto carina e mi piaci. Voglio uscire con te per vedere come ci troviamo insieme...non mi sembri molto interessata a me, e forse è anche questa una delle cose che mi attraggono di te, ma se tu me lo concedi vorrei aprirmi un po' a te. Non so come andranno le cose, ma anche diventare semplicemente un tuo amico non mi dispiacerebbe.- disse con tono calmo, sempre sorridendomi.
-Voglio essere anch'io sincera con te, allora.- gli risposi.- Mi interessa un altro ragazzo. Tu mi sembra una persona simpatica e alla mano, però, e quindi sì...non trovo nulla di male nell'uscire con te.
-Ti interessa un ragazzo, eh? Beh i giochi si complicano quindi.- si bagnò le labbra con la lingua.- Non ci sono problemi, però. Sono sempre stato un amante delle sfide complicate.
CONTINUA...
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