Capitolo Dodici
Se ci mettiamo a parlare in una stanza buia, le parole assumono improvvisamente nuovi significati.
(Marshall McLuhan)
Non appena io e Terence ci accomodammo ad uno dei pochi tavoli liberi che avemmo la fortuna di trovare, posai il mio trench sullo schienale della mia sedia, concedendo ai miei occhi di osservare attentamente il ristorante in cui ci trovavamo.
Era piccolo, ma caldo e accogliente. C'era un caminetto, per mia somma gioia adesso acceso, e i tavoli, coperti da delle tovaglie a scacchi bianchi e rossi, erano in legno. Le pareti, invece, erano tappezzate di foto di Clark Gable e di Vivien Leigh, attori protagonisti del film che prestava il nome al locale : Via Col Vento.
Vicino al bancone avevo anche notato una foto in bianco e nero, autografata dalla stesso Gable.
-Ti piace qui?- mi chiese Terence.
Voltai il capo verso di lui, guardandolo. Si era tolto il giubbotto e ora era rimasto con solo una T-shirt a maniche lunghe, nera con una stampa di una qualche band rock. Era bello, molto bello.
-Molto. E' davvero un ristorante splendido. Piccolo, semplice, ma caloroso. Proprio come piacciono a me.- spiegai.
Sorrise.
-Ne sono molto contento. Ti va di leggermi il menù?- domandò poi.
-Certo!
Presi il menù che mi fronteggiava, notando che sul tavolo erano presenti anche due bottiglie in vetro d'acqua e un cesto di pane. Poi lo aprii trovandomi davanti una serie di piatti italiani dalla pronuncia impossibile. Ma era normale che non fossero stati tradotti anche in inglese? Che barba! In fondo eravamo ad Edimburgo, non a Roma.
-Ehm... Terence, credo ci sia un problemino ino ino. Io non so parlare l'italiano... - ammisi, mordendomi le labbra.
Vidi Terence piegare le labbra in uno dei suoi sorrisi un po' sghembi.
-Non fartene un problema, Jane. Leggi nella pronuncia che conosci... capirò il piatto che intendi. Ci sono già venuto qui.- rispose tranquillo.
Rimasi incantata a guardare il suo sorriso per qualche secondo, poi risposi.
-Bene.- mi schiarii la voce.- Dunque... come primi piatti abbiamo: tortellini alla bolognese, e...- ma mi interruppi sentendo il viso in fiamme.
Vince il premio peggiore pronuncia italiana dell'anno... urlo di tamburi... Jane Ryan!
Vidi Terence ridere, senza nasconderlo troppo.
-Ehi.- gli diedi un pizzico sulla mano,- stai ridendo di me? E il tuo "leggi nella pronuncia che conosci"?- gonfiai le guance.
Beh almeno lo facevo ridere.
-Sì scusa.- rise ancora Terence.- è solo che... niente.- rise ancora, poi si schiarì la voce e tornò serio. -Prego. Non riderò più, promesso.- fece una croce immaginaria sul cuore.
-Mhm. Sarà meglio per te.- trattenni un sorriso.- Dunque stavo dicendo... tortellini alla bolognese, poi abbiamo lasagna, spaghetti con il ragù e risotto alla milanese come primi piatti.- conclusi ancora con le guance in fiamme.
Alzai gli occhi su Terence trovandolo con una mano sulla bocca, a nascondere un'altra risata. Che tipo!
-E' così spassosa la mia pronuncia, eh? Bravo, Terence, bravo... sei molto serio come ragazzo. Prendere in giro una fanciulla, è molto galante. – gli diedi un altro pizzicotto sulla mano.
-Ahi, ahi... ho capito, ho capito.- si toccò la mano, ridendo ancora.- Sceglierò tortellini alla bolognese, comunque.- fece con una pronuncia italiana perfetta.
-Mhm okay, scelgo anch'io... quelli là. Devo dire anche i secondi piatti?
-Ah ah.- annuì.
Certo, gli piaceva mettermi in ridicolo!
-Dunque, per i secondi piatti abbiamo e, guai a te se ridi ancora, cotoletta alla milanese, e...
-Vada per la cotoletta.- mi interruppe.- Come dolce ti propongo il tiramisù. Lo fanno benissimo qui.- mi sorrise.
Lo ringraziai mentalmente per non avermi fatto pronunciare altre pietanze dalla pronuncia impossibile.
-Scommetto che sapevi anche quale primo piatto avresti scelto, ma eri troppo curioso di sentire la mia stupenda pronuncia.- chiusi il menù, riponendolo davanti a me.
-Esatto.- si morse le labbra.
Rimasi per un attimo incantata a guardare la consistenza delle sue labbra, ora morse dai suoi denti bianchissimi. Poi, mi ripresi schiarendomi la voce.
-Bene. Allora avviso il cameriere.
Feci come avevo detto e ordinata la nostra cena, io e Terence rimanemmo in silenzio.
-E tu come fai a parlare così bene l'italiano?- gli chiesi poi, riempiendomi un bicchiere con dell'acqua.
-Essere nato in una famiglia ricca ha i suoi pregi, come il fatto che mio padre ha dato a me e i miei fratelli un'istruzione enciclopedica. Conosco anche un po' di francese e tedesco, infatti. - mi rispose.
Era tornato serio e sembrava che aver messo in ballo suo padre, come già era successo in altre nostre conversazioni, non gli desse molta gioia.
-Ho capito. Beh dai non è un male, conoscere tante lingue ti apre molte porte.- bevvi dell'acqua.
-Sì... suppongo di sì.– disse seriamente.
-Ehm...- mi schiarii la voce, - Se posso permettermi di chiedertelo, non hai un buon rapporto con tuo padre? Ricordo che mi dicesti che fu sempre lui a farti fare una facoltà universitaria che non ti piace.- non riuscii a trattenermi.
Avevo detto di volerlo conoscere, no? Beh allora, sempre tenendo conto dei consigli datomi da Freddie che prevedevano che io dovessi essere più intraprendente, decisi che dovevo provare, molto cautamente, a porgli delle domande.
-No, non ho un buon rapporto con mio padre.- rispose semplicemente.
-Perché?- domandai.
Terence sospirò.
-Semplicemente abbiamo dei caratteri troppo discordanti. Ed io non sono il figlio che lui vorrebbe che io fossi.- incrociò le braccia sul petto.
-Mi dispiace. So quanto è importante l'appoggio dei proprio genitori, anch'io non ho avuto il sostegno di mia madre che, come ti dissi, ha preferito lasciare me e mio padre.- feci con tristezza.
-Pazienza. Dobbiamo essere forti e fregarcene di quello che pensano gli altri. Io sono quello che sono e, sinceramente, poco mi importa di ciò che può pensare mio padre.
Rimasi a osservarlo con ammirazione. Le sue parole mi mostrarono il suo lato più forte e determinato. " Io sono quello che sono". Era bella come frase!
-Hai ragione.- sorrisi.- E... con tua mamma, le cose vanno meglio?- domandai ancora.
Terence sorrise, di un sorriso amaro.
-Senti Jane, perché tutte queste domande? A te cosa importa della mia vita familiare?- vidi che strinse le mani, e che abbassò la testa sospirando.
Livello di scontrosità: mode ON.
Rimasi in silenzio. Non sapevo che dirgli. Mi sentivo così... stupida ad avergli fatto una domanda del genere.
-Scusami... non intendevo essere così duro. - si passò un mano nei capelli.- E' solo che a certe domande non mi va proprio di rispondere. Io e te Jane non ci conosciamo da molto tempo, ed è per questo che tu non hai idea di quello che ho vissuto io nel mio passato. Ho sofferto e anche molto e quando sono fuori casa, ed in particolare quando esco con te, vorrei non pensare a tante cose spiacevoli che mi ruotano attorno.- continuò sottovoce.
Sembrava abbattuto e triste. Mi dispiaceva che la situazione fosse mutata in questo modo, non avevo idea che fargli una domanda sul rapporto con sua madre, potesse far rivivere in lui certi ricordi.
-Scusami tu! Hai ragione, non ci conosciamo da tanto, e non avevo il diritto di farti certe domande... perdonami, davvero.- abbassai anch'io il mio capo, concentrandomi sugli scacchi bianchi e rossi della tovaglia.
-Non hai bisogno di scusarti. Sono io che non ho un carattere molto... socievole, diciamo così. Nella vita abbiamo tutti delle ferite, ma non tutti hanno il coraggio di riaprirle.- concluse.
-Certo, non preoccuparti.- feci io.
-Sapevo che avresti capito. Sei una brava ragazza, Jane Ryan.
Rimasi a guardarlo.
-Certo che lo sono. Avevi dei dubbi?- cercai di smorzare la tensione, provando a sorridere.
Anche Terence sorrise, mettendo in risalto la piccola cicatrice sopra le labbra.
-Mai avuti.- fece con fermezza.
Pochi secondi dopo, a rompere quella situazione di tensione che si era venuta a creare, arrivò il cameriere con il nostro piatto di tortellini. Avevano un bell'aspetto e sembravano invitanti.
-Prego signori e buon appetito.- si congedò il cameriere.
Lo ringraziammo. Poi ,rialzato lo sguardo dai tortellini, vidi Terence allungare le mani di fronte a se. Trovato il piatto, ne sfiorò con l'indice il bordo e tastando lo spazio accanto ad esso, prese la forchetta.
-Sai che non avevo mai mangiato questi... questo piatto?- ruppi il ghiaccio.
-Ah no? Spero ti piacciano allora. Io li prendo spesso con Harrison o con Thomas quando veniamo qua.- rispose, con tono tranquillo.
Si era ripreso e adesso sembrava essere tornato sereno. Il caro Terence aveva un passato lastricato da cicatrici, questo era evidente, e potevo ammettere che anche se non sapevo di che gravità fossero, avevo una voglia matta di conoscerle e di guarirle insieme a lui.
-Sembrano buoni, in effetti. E quindi tu e Thomas siete molto amici?- domandai iniziando a mangiare.
-Sì. Ci siamo conosciuti l'ultimo anno di liceo. Si trasferì nella mia scuola, capitando nella mia classe. Da lì non ci siamo più separati. E' un bravo ragazzo e un bravo amico.- mi rispose, inforcando poi un tortellino.
-Sembra proprio un bravo ragazzo, sì. Abbie né è innamorata persa. Le brillano gli occhi quando è con lui.- bevvi poi dell'acqua.
-Mi fa proprio piacere. Anche Thomas è innamorato perso della tua amica. Ormai nelle nostre telefonate non sento altro che il nome di Abbie.- mi sorrise.
Risi.
-Ne sono contenta.- sospirai.
-E tu? Non hai nessuno che ti fa brillare gli occhi come Tom li fa brillare ad Abbie?- mi chiese, poi.
La sua domanda mi sorprese tant'è che temetti di strozzarmi con un tortellino.
Terence chiedeva a me, se mi piaceva qualcuno?
Che dite, dirgli " tu mi piaci da matti" era eccessivo?
-A parte Tayler Hoechlin, direi di no.- ci scherzai su.
-Tyler chi?- chiese lui.
-E' un attore super figo! Non hai mai sentito parlare di Teen Wolf? E' una serie tv.
-Ah... è un attore.- piegò le labbra in un mezzo sorriso.- A dir la verità ho sentito parlare di questa serie tv, ma anche volendo, non potrei vederla. Piuttosto, non mi dicesti che stai lavorando con dei modelli, e che con uno di questi uscisti? Non ti interessa questo ragazzo?- il suo tono di voce non lasciava trapelare nulla. Sembrava curioso, ma allo stesso tempo un po' teso.
Ricordavo eccome il giorno in cui gli avevo parlato del modello e del fatto che fossi uscita con lui il giorno in cui seppi di aver avuto la prima pagina al Giornale. Ricordavo anche di come sembrasse quasi geloso Terence e di come mi disse che si è gelosi solo delle cose che si appartengono e che io non gli appartenevo.
-Sì a dir la verità sono uscita circa tre volte con questo modello... - posai la forchetta e incrociai le braccia sul petto.
-Ah sì?- il suo tono era più freddo.
-Sì... in realtà è lui che ha sempre insistito perché accettassi i suoi inviti. A me personalmente non interessa particolarmente.- ammisi.
-Mhm. A lui interessi, però. Altrimenti non ti avrebbe invitato ad uscire più di una volta.- rispose.
-Può darsi, cioè... sì, mi ha detto che gli interesso in effetti.- continuai, cercando di notare ogni sua reazione.
-Allora dagli una chance ,no? Magari si rivelerà il ragazzo giusto per te.- rispose in modo freddo e distaccato.
E così lui mi consigliava di dare una possibilità a Christopher? Beh, potevo ammettere che non era questa la reazione che avrei voluto ricevere.
-Chissà, magari gliela darò.- risposi allora io un po' duramente.
Certo che non avrei dato nessuna possibilità al modello, ma se Terence mostrava così poco interesse nel fatto che io potessi fidanzarmi con un altro ragazzo questo doveva mostrarmi qualcosa, no? E quindi perché non dargli manforte?
-Sì.- concluse freddamente. Poi allungò la mano frontalmente a sé, alla ricerca, pensai, dell'acqua.
Gliela avvicinai.
-Ti riempio il bicchiere?- feci io.
-No, grazie. So farlo da me.
Prese la bottiglia dal collo, poi avvicinò il bicchiere e come se ci vedesse lo riempì fino all'orlo, senza far cadere neanche una goccia d'acqua. Poi, ripose la bottiglia di fronte a sé.
Nei minuti successivi, il cameriere ruppe il silenzio che si era creato, portandoci il secondo piatto e io e Terence iniziammo a passare il tempo parlando del più e del meno. Mi raccontò di come il suo collega Jonathan lo facesse continuamente ridere a lavoro e di come gli piaceva essere in contatto con la musica ogni giorno. Mi disse che la musica contemporanea non lo faceva impazzire, ma che adorava gli Avenged Sevenfold, i Dire Straits, e Adam Lambert, ovviamente.
-Oh sì e poi mi piacciono anche gli Arctic Monkeys. Ti ricordi che ti feci sentire una loro canzone, no?- continuò.
-Come no.- feci io.
Poi io gli parlai del fatto che avevo aiutato Barbie nella scelta dell'abito di sposa, che avevo comprato un abito da damigella e che non vedevo l'ora di finire l'articolo sulla nuova collezione Louboutin, perché ero già molto stanca di trattare di quelle scarpe.
-Ah ma è vero che Mary Anne ora lavora come modella al tuo Giornale? Dovevo chiedertelo già da un po', ma me ne sono appena ricordato.
-Sì purtroppo è vero.- mi lasciai sfuggire il "purtroppo".
Supposi che lei stessa gliene avesse parlato.
-Purtroppo?- Terence ridacchiò.
-Sì...- risi anch'io.- diciamo che io e lei non siamo proprio il prototipo di migliori amiche. Non amo particolarmente alcuni suoi modi di fare. So di non conoscerla abbastanza da permettermi di porre un giudizio su di lei, ma... per quel po' che ho potuto notare non mi piace.- conclusi.
-Io a lei piaccio.
Non rimasi molto sorpresa da questa sua affermazione, anzi non rimasi per niente sorpresa. Alla signorina Terence piaceva, soprattutto per i suoi soldi.
-Sì, la prima volta che uscimmo insieme mi dicesti che ti fa il filo.- gli ricordai.
-Già. E' un po' appiccicosa a volte, ma credo mi voglia bene. E' una brava ragazza in fondo, Tom dice anche che è molto bella.
-Ah sì, Tom dice così? Beh secondo me ha solo un fisico statuario ma di volto, non è tutto questo granché. E' sempre molto truccata e appariscente. La vera bellezza la si riconosce anche senza tanti strati di trucco.- risposi un po' stizzita.
-Non ti piace proprio, eh?- rise.- in ogni caso credo che si sia fatta un'idea sbagliata su di me. In qualche angolo remoto della sua testa, secondo me, è convinta che potrà diventare la mia fidanzata ma... a me sembra una cosa alquanto... utopistica.
Risi per questa sua frase. Avevo una voglia matta di dirgli che la cara Mary Anne voleva addirittura sposarsi con lui, ma per poi chiedergli il divorzio perché con la sua disabilità non entrava completamente nelle sue grazie.
-Mhm. Perché utopistica? Per il solito ragionamento che le ragazze vogliono stare con te solo perché sei ricco?- lo guardai.
-Ovviamente... ma anche per il fatto che non... non mi trasmette nulla. Della bellezza esteriore non me ne faccio un granché, considerando che non posso vedere assolutamente niente, per questo una persona deve colpirmi per la sua interiorità.
Sorrisi. Mi fu inevitabile pensare allora che io lo interessassi per la mia interiorità.
-E' un po' il discorso che mi facesti tu quando ci incontrammo per la prima volta: giudicare la bellezza interiore e non quella esteriore.
-Ti ricordi tutto ciò che ti ho detto, eh?- constatai.
-Ricordo solo ciò mi interessa, Jane.
L'ultima portata della nostra cena arrivò qualche minuto più tardi. Sia i tortellini che la cotoletta alla milanese mi erano piaciuti un sacco, quindi ero molto curiosa di assaggiare questo famoso tiramisù.
Appena il dolce mi fu di fronte, presi allora la forchetta e con molta lentezza presi un po' di panna dal ciuffo che era stato posto sopra il cacao.
Non mi ci volle molto, per capacitarmi che quello fosse uno dei dolci più buoni che avessi mai mangiato. Era perfetto.
-Questo dolce è qualcosa di stupendo.- dissi ingoiando un altro boccone.
-Immaginavo che ti sarebbe piaciuto. E' davvero grandioso come dolce, persino a me che non sono particolarmente goloso, piace tanto.- sorrise, continuando a mangiare.
Quando finimmo, mi ritrovai a pensare che la cena era andata molto bene. Certo avrei voluta scavare più a fondo nella vita di Terence, ma non volevo rovinare tutto mostrandomi troppo impicciosa.
Controllai l'orologio notando che si erano fatte le 22.30. Dire che il tempo era volato, era un eufemismo.
-Che dici, pago il conto poi aspettiamo Harrison?- mi chiese Terence.
-Paghiamo il conto, vorrai dire.- lo corressi.
-No volevo proprio dire "pago". Ti prego, Jane... non fare la testarda e lascia pagare me. D'altronde ho organizzato io questa uscita, no?
-Posso dirti no?
-No!
-Ecco.- sorrisi sconsolata.
Dopo aver pagato il conto (alla fine l'aveva vinta lui), salutato il cameriere e il signore alla cassa, io e Terence ci ritrovammo all'aria aperta di fuori, io stretta nel mio trench e lui nel suo giubbotto nero.
-Harrison, puoi venirci a prendere? Siamo di fronte al ristorante "Via Col Vento"... Sì quello in cui siamo venuti insieme ogni tanto... okay a fra un po' allora. Ciao.- salutò poi il suo autista, riponendo il suo cellulare nella tasca del suo giubbotto.
-Bene.- Terence si schiarì la voce.- è stata una bella serata.- continuò.
-Già. Sono stata molto bene. Grazie Terence.- lo guardai.
Era di profilo e qualche corta ciocca di capelli scuri gli ricadeva sulla fronte.
-Grazie a me? Grazie a te per... per essere venuta e aver cenato con me, ah e anche per... aver sopportato la mia scontrosità.
Sorreggeva il suo James e l'altra mano l'aveva nella tasca del giubbotto.
-E' stato un piacere.- sorrisi. – Ehm... Quindi adesso avrai un cane... come ti senti?- gli chiesi, intavolando una nuova conversazione.
-Beh prima di chiamare il centro che mi affiderà Ulisse, mi sono fatto tanti conti. Ho pensato che la mia vita sarebbe cambiata completamente, o comunque abbastanza, con un cane, ma credo di aver fatto la scelta migliore. Mi faciliterà molte azioni e mi farà molta compagnia, quindi sono soddisfatto della mia scelta.- mi sorrise.
-Giusto! Penso anch'io che saprà essere un buon amico per te.
Annuì con la testa.
-Comunque, ora che ci penso, un giorno di questi ti andrebbe di venire con me al centro di riabilitazione in cui andammo qualche tempo fa? Promisi a Charlotte, Lizzy e Tony che avrei portato loro il nuovo numero del giornale. D'altronde è anche grazie a loro se sono riuscita a scrivere un buon articolo.- mi ricordai di chiedergli.
-Oh sì, molto volentieri. Sai che mi chiedono di te, ogni tanto? Hai fatto colpo su di loro, Jane Ryan.
-Mi fa molto piacere.- sorrisi.
-Se vuoi ci andiamo fra due settimane. La prossima non sarò ad Edimburgo.- mi disse.
Mi voltai a guardarlo. La settimana che si sarebbe aperta non ci sarebbe stato? Perché mi sentivo strana?
-Ah, sì per me andrebbe benissimo. Ma... perché non sarai ad Edimburgo la settimana prossima?- gli domandai.
-Devo fare un viaggio con mio padre e i miei fratelli. Una cosa noiosissima , che non ho per niente intenzione di fare.- sospirò.
-Capisco. E dove andrai?
-Toronto, in Canada.
-Oh...- tossii.- wow...meta vicina.- sdrammatizzai.
-Molto vicina.- rise.
-Vabbè una settima passa in fretta.- continuai, dicendolo allo stesso tempo anche a me stessa.
Una settimana senza avere la possibilità di vederlo... mi sentivo giù.
-Cerchi sempre di vedere le cose più belle di come sono, vero Jane?- voltò il capo nella mia direzione, come se potesse vedermi.
-No... diciamo che sono realista e una settima passa effettivamente in fretta.- lo guardai anch'io.
-Sì.- rispose soltanto.
-Domenica.- gli dissi poi.
-Domenica cosa?
-Ti andrebbe di venire a pranzo a casa mia? Visto che la prossima settimana non ci sei...- lasciai la frase in sospeso.
-Ci sto.- sorrise.
-Bene.- dissi soltanto.- Sei allergico a qualche cibo?- gli domandai.
-No, fortunatamente no.- disse soltanto.
-Perfetto. Cucinerò io.
Non l'avrei visto né sentito per un'intera settimana, ma almeno dopodomani sarebbe stato delle ore con me, ed io non potevo chiedere di meglio.
Pochi minuti dopo un auto nera parcheggiò di fronte a noi. Mi sembrò di scorgere Harrison al volante.
-Credo che sia arrivato il tuo autista.- dissi a Terence.
-Ah bene.- mi tese la mano.
Gliela presi nella mia e insieme ci avviamo verso quella che riconobbi essere la sua Lamborghini Reventon, da me anche detta "Bat-mobile". Entrammo nell'abitacolo caldo e profumato della sua auto e poi salutammo Harrison.
Il tragitto che mi condusse a casa fu piuttosto tranquillo. Harrison mise un po' di musica, e grazie al poco traffico e ai semafori quasi tutti verdi in cui incombemmo, arrivai sotto casa prima del previsto. In tutto il percorso io e Terence eravamo rimasti in silenzio, a lasciarci cullare dalle note delle canzoni alla radio.
-Siamo arrivati signorina.- mi sorrise dallo specchietto Harrison.
-Bene. Allora grazie di tutto. Della cena, della compagnia, e del passaggio.- ricambiai il sorriso all'autista.
-Grazie a te...- fece Terence, sorridendo.- Ci vediamo domenica intorno alle 13.00, allora. Verrò sotto casa tua e quando sarò arrivato ti farò uno squillo.
-Perfetto.- feci, aprendo lo sportello.
Prima di scendere, però, qualcosa dentro di me si accese e con il cuore a battermi forte, mi avvicinai a Terence e gli lasciai un bacio sulla guancia. La sua pelle era molto liscia e aveva un profumo sconvolgente.
Sentii Terence trattenere il respiro per quel gesto, poi detto un'ultima "buona notte", mi diressi verso la porta di casa.
***
-Ti ha detto di dare una possibilità al modello?- fece Abbie sbalordita.
Questa sera le avevo chiesto se potevo dormire nel suo letto, insieme a lei. Dovevo raccontarle molte cose e poi volevo esserle vicina, visto le nostre recenti discordanze in merito al fatto che dovessi "dichiararmi" a Terence.
-Ah ah.- annuì stringendo meglio al petto la coperta di Minnie.
-No, vabbè, quel ragazzo è proprio testone, è inutile. Senti, la mia proposta è questa allora: fai come ti ha consigliato, dai una possibilità al modello.
A quel punto mi voltai a guardarla scoccandole un'occhiataccia.
-Sei impazzita?
-Ma no sciocchina, ascolta: Terence è interessato a te, e non provare a negarlo altrimenti ti picchio, però è troppo insicuro e troppo testardo e sta cercando di autoconvincersi che non gli piaci, per questo ti ha consigliato di uscire con un altro ragazzo.- fece tutto d'un fiato.- Allora tu, visto che, da testona che sei, non vuoi dirgli che ti piace, ascolterai il suo consiglio e lo farai ingelosire.
-Cioè dovrei usare Christopher per far ingelosire Terence. Ho capito bene?- continuai a guardarla male.
-Esatto.- sorrise sodisfatta aggiustandosi il cuscino.
-Abbie tu non stai tanto bene, mi sa. Ma secondo te io sono una tipa che tratta le persone per i propri comodi come fossero oggetti? Non potrei mai farlo. E poi al modello io interesso, e mi sembrerebbe proprio cattivo, prenderlo in giro dicendogli di volergli dare una possibilità.
Abbie sbuffò.
-Allora fingi. Raccontagli degli appuntamenti con Wilson e di vari aneddoti che vivete insieme inventandoteli. Chi non risica non rosica, Jane.
-Assolutamente no. E poi chi ti dice che io interessi effettivamente a Terence? Abbie, lui mi ha proposto di uscire con un altro ragazzo, più chiaro di così si muore.- feci esasperata.
-Ti ho già spiegato perché ti ha detto di uscire con un altro ragazzo. E comunque , un'altra soluzione sarebbe quella di uscire con Wilson in qualità di amica. In questo caso non lo illuderesti e non dovresti inventarti nulla con Terence perché usciresti realmente con il modello.- incrociò le braccia sopra la coperta.
-Mhm. E se queste uscite da "amica",- mimai le virgolette,- illudessero lo stesso il modello?- continuai.
-No perché la prossima volta che ti invita ad uscire con lui, tu accetterai sottolineando il fatto che la vostra sarebbe un'uscita tra amici.- calcò sull'ultima parola. – D'altronde mi dicesti tu stessa, che ti disse che gli sarebbe piaciuto diventare anche semplicemente un tuo amico.
-E una volta che faccio questa... questa cosa, Terence come dovrebbe reagire? Come faccio a capire se è geloso oppure no?- la guardai.
-Si capisce Jane. Lo capirai dal suo tono di voce, se gesticolerà o meno, se si irrigidirà nel parlare e queste cose qua. Ma comunque, mi hai detto che gli hai dato un bacio sulla guancia prima di tornare a casa, eh?- mi guardò maliziosa.
-Sì... - mi sentii arrossire.- non so perché l'ho fatto. So solo che ho sentito che dovevo farlo e poi... sapessi com'è buono il suo profumo. Oddio Abbie... mi piace troppo.- mi coprii la faccia con le mani.
Abbie ridacchiò.
-E domenica? L'hai invitato a pranzo, giusto?
Mi tolsi le mani dalla faccia.
-Sì... Freddie mi ha consigliato di essere più intraprendente e io l'ho fatto.
-A Fred ascolti, e a me no, eh?- mi diede un pugno scherzoso sul braccio.
-Ma no. E' solo che tu mi hai consigliato di andare a dire a Terence "Mi piaci alla follia", Fred è stato più cauto e mi ha solo aperto gli occhi sul fatto che devo dimostrare a Terence che non mi è indifferente.
-Mhm. Va bene, come vuoi. Comunque domenica vi lascio la casa libera. Vedo di organizzare un pranzo con i miei, che non li vedo da un po'.
-Sicura? Se vuoi puoi farci compagnia...
-Assolutamente no. Avete bisogno dei vostri spazi e io sarei d'intralcio... non mi è mai piaciuto fare il terzo incomodo.- mi fece l'occhiolino per poi sbadigliare.
-Grazie Abbie.- le sorrisi.
-E di che. Comunque, hai già pensato a cosa farete dopo il pranzo?
-In che senso?- mi voltai a guardarla.
-Beh suppongo che dopo pranzo resterà un po' con te, e allora mi chiedo cosa farete. Di certo non potete vedere un film, né potete fare un gioco da tavolo, e allora cosa?
-Parleremo, e ascolteremo musica... suppongo.- risposi.
-Oppure ti avventerai su di lui, e limonerete come due adolescenti.- rise.
Mi sentii arrossire al solo pensiero.
-Che scema che sei.- le gettai un cuscino addosso.
-Vi gioverebbe pomiciare, altroché.- rise ancora, schivandolo.
-Tu pensa a pomiciare con il tuo Tom, e non dire sciocchezze.
- Va bene, va bene. Comunque è un vero peccato che sia cieco. - torno subito seria, sospirando.
-Sì... è un vero peccato.- deglutii.
-Cerco di dormire un po'. Buona notte baby.- mi diede poi un bacio sulla guancia.
-Buonanotte Abbie.
***
Il giorno dopo, sabato, decisi di organizzarmi per bene la giornata. Sarei andata al supermercato a fare la spesa per il pranzo di domani, avrei telefonato a mio padre, avrei scritto un po' del nuovo articolo e avrei iniziato a uscire gli scatoloni dei vestiti invernali per fare il cambio abiti nell'armadio. Ormai il freddo era alle porte.
-Baby io vado a pagare le bollette. Ci vediamo dopo.- mi stampò un bacio sulla guancia la mia amica.
-D'accordo. Se al ritorno non mi trovi è perché sono fuori a fare la spesa.
-Ricordati di comprare anche la maionese e i cereali al cioccolato.- Mi sorrise, poi mi salutò e uscì.
Passò circa un'ora quando finii di farmi la doccia, di vestirmi e di stilare la lista delle cose che avrei dovuto comprare. Prima di uscire, controllai nuovamente il frigorifero, constatando che mancava un bel po' di cibo e che sarei tornata a casa carica di buste.
Avevo deciso che avrei preparato dei piccoli tramezzini con prosciutto e delle bruschette con pomodoro e olio come antipasti, dell'arrosto e delle patate al forno come piatto principale, e una torta al cioccolato come dessert. Desideravo che tutto fosse perfetto e che nulla andasse storto.
Dopo circa tre ore, finalmente tornai a casa. Avevo fatto una bella spesa, finendo a comprare persino del gelato alla vaniglia e alla stracciatella per non parlare delle quantità industriali di pacchi di pasta. Mi era sempre piaciuto andare a fare la spesa al supermercato, fin da quando ero piccola ed andavo insieme a mio padre al supermercato della signora Penny che aveva una distributore di gomme da masticare colorate, che mi faceva impazzire. Peccato che a causa del lavoro, non ci andassi quasi mai.
Sistemate le cose in frigo, iniziai a preparare il pranzo.
Il sabato trascorse così: tra scatoloni di vestiti invernali, il nuovo articolo, e un film in serata che vidi con Abbie, uno dei nostri preferiti: "Stand by me"
***
Domenica mi svegliai, come immaginavo, prima del previsto. Erano le otto e la prima cosa a cui pensai fu che fra poche ore sarebbe arrivato Terence.
Dopo una doccia veloce, mi vestii e mi acconciai i capelli in una treccia. Poi, andai in cucina per preparare la colazione e per iniziare a cucinare ciò che avrei voluto far mangiare a Terence.
-Mhm, ma che buon profumino.- fece la sua entrata una mezz'ora dopo Abbie, stampandomi un bacio sulla guancia.
-Ti ho preparato la colazione: succo d'arancia, fette biscottate con nutella e una mela tagliata a pezzi, come piace a te.- le sorrisi, continuando a sbucciare le patate che avrei cotto con l'arrosto.
-Dovresti invitare più spesso Terence a pranzo, se sono questi i risultati.- si leccò le labbra e poi addentò la fetta biscottata.
Sorrisi scuotendo la testa e continuai il mio lavoro.
Circa tre ore dopo, la mia amica era pronta per andare a trovare i suoi genitori. Indossava una gonna, un dolcevita e degli stivali bassi.
-Credo che verrò intorno alle dieci e mezza, per te va bene?- mi domandò.
-Certo. Terence non potrà mica andarsene troppo tardi.- le feci l'occhiolino.
-Va bene, allora divertitevi. E se puoi, daglielo un bacio, mi raccomando.- mi diede un bacio volante e poi uscì.
Risi e rientrai in cucina.
***
Dopo aver apparecchiato la tavola, aver sistemato gli antipasti e le bottiglie d'acqua, andai in bagno per un ultimo ritocco al lucida labbra. Sapevo che per Terence era indifferente se fossi stata truccata o meno, con i capelli sciolti o legati, o con outfit piuttosto che con un altro, ma sentivo che questo non avrebbe dovuto spingermi a essere trascurata. Terence era il ragazzo che mi piaceva e si sapeva, il make up poteva aiutare l'autostima a volte. E poi, soprattutto i primi tempi, era sempre curioso di sapere cosa indossassi.
Quando sentii il mio cellulare squillare, mi salii per un momento l'ansia, subito sostituita dall'entusiasmo. Era un squillo, quindi Terence era arrivato.
Mi precipitai in salotto e, dopo aver aperto la porta d'entrata trovai Terence appoggiato alla sua auto con Harrison. Notai che aveva James stretto nella mano sinistra e una busta dorata in quella destra.
-Buongiorno.- li salutai avvicinandomi.
-Ciao Jane.
-Salve signorina.- sollevò il cappello a mo' di saluto l'autista.
-Bene Harry, ci vediamo in serata. Divertiti.- gli sorrise Terence.
-Anche lei signore, anche lei.- mi sorrise Harrison.
Preso Terence per mano, lo condussi fino alla mia casa.
-Benvenuto nella mia umile dimora.- esordii appena entrata, chiudendo la porta di ingresso.
-Grazie.- sorrise.- Questa è per te.- aggiunse poi, tendendo in avanti la mano con cui reggeva la busta dorata che gli avevo visto.
-Uh, cos'è?
-E' un piccolo pensiero, nulla di che.- abbassò il capo.
Presi la busta e la aprii. Dentro vi trovai, con mia sorpresa, un pacco di caramelle a forma di orsetto alla coca cola, e una rosa bianca incartata.
-Oddio, le mie caramelle preferite e la rosa bianca... che meraviglia! Grazie Terence, non dovevi disturbarti. Come hai fatto a ricordarti che io adoro gli orsetti alla coca cola?
-Ho una buona memoria, e poi piacciono anche a me... mi pare di avertelo già detto.- sorrise.
Io intanto inspirai il dolce profumo della rosa. Era davvero bellissima. Da qualche parte avevo letto che il significato della rosa bianca era "purezza e innocenza dell'animo". Chissà se Terence lo sapeva e aveva scelto di comprarmi un fiore di questo colore per questo motivo.
-E' davvero bella anche la rosa. Non so come ringraziarti.
-Non devi ringraziarmi. Sono contento di averti fatto un pensiero che sia stato di tuo gradimento.- piegò le labbra in un mezzo sorriso. Poi, si schiarì la voce.- mi fai fare un giro della casa o pranziamo subito?- mi chiese.
-Come preferisci. Ti aiuto a toglierti il giubbotto, prima?
-Lo faccio da me, grazie.- sorrise
Una volta che lo tolse, lo posai sul divano.
-Suppongo che siamo nel salotto adesso.- disse, poi, mettendo le mani in tasca.
Ora che era senza giubbotto, mi permisi di guardarlo meglio. Portava una camicia azzurra dalle maniche sbottonate e da cui intravidi un orologio d'acciaio sul polso, dei jeans scuri e delle sneakers casual. Sugli occhi, invece, aveva una montatura quadrata e di un blu scuro.
-Esatto. Vuoi che lo descriva?
-Te lo stavo per chiedere.
-Okay.- mi schiarii la voce.- Il mio salotto è una stanza non molto grande. Alla nostra destra abbiamo un divanetto rosso che ha frontalmente la televisione, di medie dimensioni e a schermo piatto, poi alla nostra sinistra c'è un piccolo tavolo, dove alcune domeniche, io ed Abbie beviamo caffè. Accanto al divano e alla tv, c'è una finestra a balcone, che io ed Abbie abbiamo deciso di coprire con delle tende turchesi per dare luce alla stanza. Infine accanto alla porta d'ingresso c'è un appendi abiti.- conclusi.
-Immagino che sarà molto carino. Suppongo che una giornalista di moda abbia un certo gusto per lo stile.
-Beh dovrebbe essere così. A me e ad Abbie piace il nostro salotto.
-Ci credo.- sorrise.
-Iniziamo a pranzare?- gli domandai poi.
-Va bene.
Lo presi per mano e lo condussi in cucina. Lo aiutai a sedersi, poi mi accomodai anch'io nel posto accanto al suo.
-Ho messo delle bottiglie d'acqua sul tavolo, ma se vuoi in frigo ho anche del vino rosso e della birra.
-Andrà bene l'acqua, grazie.
-Bene. Dunque il menù di oggi prevede degli antipasti, dell'arrosto al forno con patate e una torta al cioccolato.
-Fantastico. - mi sorrise sincero.- Mi è sempre piaciuto l'arrosto al forno.
-Ne sono contenta.- sorrisi, felice.- Ma ora assaggia gli antipasti.- gliene mesi qualcuno nel piatto.
Vidi che tastò, come aveva fatto il giorno prima al ristorante, lo spazio frontalmente a sè. Dopo aver trovato il tovagliolo accanto al piatto fondo, lo aprii e lo mise sulle gambe.
Prese in mano una piccola bruschetta, e poco dopo ne assaggiò una parte. Rimasi in attesa del suo giudizio, sperando di non aver esagerato con l'olio o con i pomodori.
-E' deliziosa.Semplice ma dal buon sapore.- si leccò le labbra.
Battei le mani felice, poi presi a mangiare anch'io.
Il pranzo si svolse in maniera abbastanza lenta. Io e Terence rimanemmo a parlare del più e del meno. Conversammo di argomenti relativi all'attualità, sui posti scozzesi che non aveva mai visitato ma che avrebbe voluto visitare, come Inverness, la piccola cittadina ospitante il famoso lago di Loch Ness. Discutemmo di libri e il tempo passò molto bene.
Quando arrivò il momento del dolce, vidi che sorrise. Mi disse che il profumo del cioccolato era inebriante.
-Voglio proprio vedere com'è questa torta. La golosa Jane, cos'avrà combinato?- sorrise.
-La golosa Jane avrà fatto un dolce spettacolare. Basti pensare che è ripieno di nutella e ricoperto da cioccolata...- lasciai la frase in sospeso, tagliandone due fette.
-Prego.- lo invitai ad assaggiare per primo.
Ridacchiò, poi presa la forchetta, ne inforcò un piccolo pezzo e lo mise in bocca.
Dopo qualche secondo sospirò.
-Beh... allora?- gli domandai, impaziente.
-Mhm fammici pensare... sì... può andare.- si morse le labbra, cercando di nascondere un sorriso.
-Può andare?- feci l'offesa.
-Ah ah.- annuì.
Gli diedi un pizzico sulla mano.
-Bugiardo. Ammetti che è la più buona torta al cioccolato che tua abbia mai mangiato.
Terence iniziò a ridere.
-Okay, okay... è super mega buona. Contenta?- sorrise, continuando a mangiare.
-Sì sono molto contenta.- risi anch'io.
Dopo aver finito di mangiare la torta, e dopo un buon caffè italiano, iniziai a sparecchiare e a mettere i piatti e i bicchieri nella lavastoviglie.
-Posso darti una mano?- mi chiese.
-Oh no, grazie, non preoccuparti. Devo solo ordinare la tavola, poi possiamo andare in salotto.
Vidi che annuì con il capo, poi si tolse gli occhiali da sole, appoggiandoseli al colletto della camicia.
Presi a lucidare il tavolo, guardandolo negli occhi. Era strano che si stesse facendo vedere da me senza occhiali da sole, ma era bello. Era bello poter vedere le sfumature dei suoi occhi cangianti.
-Sento che mi guardi Jane. E' per gli occhi? Vuoi che mi rimetta gli occhiali? Non mi piace farmi vedere senza, ma ammetto che ogni tanto mi pesano sul setto nasale e ho bisogno di toglierli.- mi spiegò.
-Ti stavo guardando, perché ero sorpresa che ti fossi tolto gli occhiali. Quando ti chiesi di toglierli, mi dicesti che non avresti voluto far vedere i tuoi occhi... vitrei.- gli ricordai.- Ma non mi disturbano affatto, anzi. Penso che siano molto belli. Mi pare di avertelo già detto. - ammisi.
Non ero una persona sfacciata, ma dire quello che si pensa al ragazzo che ti piace, ogni tanto non fa male.
-Grazie, anche se non ti credo.- mi sorrise abbassando il capo. Sembrava in imbarazzo.
-Dovresti invece.
Finii di riordinare la tavola, poi lo invitai ad accomodarsi in salotto. Sistemai i cuscini sul divano e mi ci accomodai insieme a lui.
-Ti va di leggermi il tuo articolo?- mi propose, incrociando le braccia sul petto.
-Oh sì, certo. Vado a prenderlo.- sorrisi.
Presi l'ultima copia dell' Edinburgh Fashion Magazine presente nella libreria del corridoio, e tornai ad acciambellarmi sul divano.
Lessi ciò che avevo scritto lentamente, cercando di ritornare con la mente al momento in cui avevo iniziato a scrivere l'articolo. Sorrisi in alcuni punti e tornai più seria in altri, in cui sottolineavo come si potesse fare di più per tutta quella gente disabile che non aveva a disposizione abiti alla moda.
Quando finii, trovai Terence a guardarmi. Non aveva ancora messo gli occhiali da sole e sembrava che mi stesse guardando. Mi incantai un attimo nel guardare i suoi occhi, che però, purtroppo, non stavano guardando me.
-Finito.- mi schiarii la voce.
-Wow, che bello! Hai avuto meritatamente la prima pagina. Scrivi molto bene e il tuo stile è scorrevole e pulito.- mi rispose.- Sono sicuro che Charlotte, Tony e Lizzy apprezzeranno molto ciò che hai scritto, soprattutto le parti in cui hai citato loro.
-Mi fa molto piacere.- risposi contenta.
Dopo poco, mi accorsi che il cielo fuori dalla finestra, era prossimo all'imbrunire. Erano le quattro e mezza del pomeriggio, ma l'oscurità stava già prendendo il sopravvento.
-Vado ad accendere un attimo il lume. Si sta facendo buio.- esordii alzandomi dal divano.
Terence, però, mi bloccò prendendomi il polso. Sentii dei brividi al suo tocco.
-Potresti non accenderlo?- mi domandò.- So che può sembrare una richiesta strana, ma vorrei parlare con te al buio. Vorrei che tu entrassi nel mio mondo per un po'.- sciolse la presa sul mio polso.
Mi risedetti accanto a lui sentendomi il cuore battere un po' più forte.
-Va bene.- mi limitai a dire.
-E' confortevole casa tua. Mi sento molto a mio agio.
-Sono contenta che ti stia trovando bene. Al piano di sopra ci sono anche la mia camera e quella di Abbie, oltre al bagno e ad un piccolo ripostiglio. Ricordo che la prima volta che entrai qui dentro, mi sentii subito bene. Sai quando senti che un posto, è il tuo posto.
-Ti capisco bene. Quando ero piccolo, andavamo spesso in vacanza a Nairn. Qui avevamo un piccola casa che si affacciava sul mare. Mi sentivo molto bene quando andavo lì e per me era quella la mia vera casa.
-Perché?
-Perché era una casa piccola e accogliente, contrariamente a quella, in cui vivo tutt'oggi, che si trova ad Edimburgo. A Nairn andavamo in vacanza, quando sia mia mamma che mio padre non erano a lavoro e quindi era bello stare tutt'insieme.
-Capisco.
-Ah quasi mi stavo dimenticando: Ulisse è ufficialmente un membro della mia famiglia.
-Oh è vero, mi era passato di mente. Sei andato ieri a prenderlo, giusto?
-Giusto. Oggi è casa con i miei fratelli.
-Beh e com'è andata?- gli chiesi guardandolo.
Ormai la stanza era quasi completamente al buio, ma riconoscevo la sua presenza.
-Benissimo! E' un cane affettuoso e dolcissimo. Ieri pomeriggio siamo andati a fare una passeggiata con Harrison, e mi sono trovato proprio bene. Mi ha aiutato ad attraversare la strada e ha evitato che mi scontrassi con un signore.- immaginai che ora stesse sorridendo.
-Lo immaginavo. Ulisse mi ha fatto proprio una bella impressione l'altro giorno, e immaginavo che ti saresti trovato bene con lui.
-Già.- sospirò.
Dopo qualche secondo di silenzio in cui sentii solo il ticchettare dell' orologio appeso alla parete della cucina, sentii Terence sospirare.
-Sai Jane, ora che so che siamo al buio e che quindi siamo nello stesso... mondo, se possiamo dire così, mi sento più... coraggioso a farti certe domande. Come ti ho già detto, mi sembri una persona interessante, ed è per questo che vorrei conoscerti meglio. Quindi...- esitò un attimo,- posso farti delle domande un po' personali?- chiese.
-Domande personali, di che tipo?- mi girai verso di lui, ma ormai il buio aveva imprigionato la stanza e non riuscivo a vederlo bene.
-Domande che non ti farei tutti giorni, che possono riguardare la parte più interiore di te.
-Wow che richiesta. Ma non so se ci sto, perché tu non mi parli mai di te e quindi...
-Potrai anche tu farmi delle domande. Una sorta di "do ut des" o "quid pro quo".
-Ma venerdì al ristorante non volevi... riaprire certe ferite... perché oggi...- rimasi a corto di parole, non sapendo come formulare la frase.
-Le mie ferite sono legate in parte alla mia famiglia, e infatti ti sarei grato se non mi facessi delle domande riguardanti i miei familiari ma per il resto... fammi tutte le domande che vuoi.
-Mhm, va bene. Però è strano... sei davvero sicuro di voler rispondere a delle mie domande?
-Certo.- fece sicuro.
-Okay.
Chissà cosa l'aveva reso così "aperto". Okay che non potevo porgli domande sulla sua famiglia, ma... di solito non voleva parlarmi molto di sé.
-E tu non mi metti nessun freno?- mi chiese ora.
-Che tu non mi chieda di mia madre.- risposi soltanto.
-Bene.- si schiarì la voce.- Inizio io. Ti sei mai innamorata veramente Jane?
Rimasi a pensarci qualche secondo. Non perché non sapessi cosa rispondere, semplicemente perché mi stupì il fatto che Terence, di tutte le domande con cui avrebbe potuto iniziare il nostro "do ut des" avesse scelto proprio questa.
-Sì. Due volte! Una quando andavo ancora a scuola, e una del mio ex, Freddie.- risposi. Avrei voluto aggiungere un "forse anche una terza, di te." Ma rimasi in silenzio.
-Il ragazzo che poi ti disse essere gay?- si ricordò.
-Esatto.- mi morsi le labbra.- Bene, ti ho risposto. Ora tocca a me: ti sei mai innamorato Terence?
Viva l'originalità!
-Mhm... sì, credo proprio di sì. Si chiamava Violet ed era la figlia di un'amica di mia madre.
Allora anche lo scontroso Terence aveva permesso a qualcuno di entrare nel suo cuore. Interessante!
-L'atteggiamento di una persona che maggiormente potrebbe ferirti?-domandò.
-Il tradimento. Una persona a me cara, che tradisce la mia fiducia e il mio affetto, è automaticamente fuori dalla mia vita. Ripongo la stessa domanda a te.
Sì, okay che potevo anche inventarmi nuove domande invece di copiare sempre le sue, ma mi stava facendo delle domande interessanti.
-Odio la pietà. La gente che pensa che solo perché io sia non vedente, sia un incapace, mi dà altamente fastidio. Il bacio più bello che tu abbia mai ricevuto?
-Dal mio primo ragazzo, Daniel, il primo di cui io sia stata innamorata, come ti dicevo prima. Mi colse di sorpresa e fu il mio primo bacio... alla francese.- sorrisi.
-Mhm della serie "il primo bacio non si scorda mai" eh?
-Esatto.- risi.
-Beh è il tuo turno.
Giusto! Ora toccava a me fargli una domanda, ma... cosa chiedergli? Avevo aspettato tanto un momento in cui Terence mi permettesse di conoscerlo meglio, ed ora che me l'aveva concesso, per chissàà quali ignote ragioni, non sapevo cosa chiedergli. Forse perché mi aveva invitato a non chiedergli nulla che avesse a che fare con la famiglia, e questa era una delle cose, che invece, mi premeva sapere. D'altronde sono le nostre radici, che ci rendono quel che siamo. Certo, crescendo si diventa indipendenti e ci si crea una propria identità distinta da quella dei propri genitori, ma sono questi ultimi ad impartirci un'educazione e ad inculcarci alcune idee, che, volenti o nolenti, porteremo sempre con noi.
Poi, la lampadina mi si accese, solo che non sapevo se avevo il coraggio di fargli una tale domanda. Alla fine, mi decisi.
-Okay... questa è una domanda un po' delicata e ovviamente... sei libero di non rispondere.
-Coraggio!- mi esortò.
-Come sei diventato cieco?
CONTINUA...
Ciaoo ragazze ^__^
Grazie per aver letto anche questo capitolo! Spero vi sia piaciuto e non abbia deluso nessuna aspettativa :)
Vorrei ringraziare le ragazze che hanno iniziato a seguirmi come autrice, coloro che hanno aggiunto "Ad occhi chiusi" nei propri elenchi e soprattutto chi ha votato i capitoli precedenti, magari lasciandomi anche un commento. E' bello vedere che questa storia stia piacendo ad alcune persone. Scrivere è la mia passione più grande e sono molto felice quando vedo che ciò che creo è apprezzato <3
Il capitolo 13 è in fase di lavorazione, ma per vari motivi temo che ci vorrà ancora del tempo prima della pubblicazione. Grazie per la pazienza! :)
Un bacione grande e alla prossima!!!
Ah... quasi dimenticavo... se il capitolo vi è piaciuto, spero che mi farete sapere la vostra e mi lascerete qualche stellina ^___^
Rob
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