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Capitolo Dieci


Il cioccolato è la risposta. Che ce ne importa di ciò che è la domanda.
(Anonimo)

"Il bouquet di Rosamunde" era senz'altro uno dei negozi più belli in cui fossi mai stata. Certo il mio preferito rimaneva sempre il negozio di dolciumi del signor Rowling, ma questo era un altro discorso.

Mi trovavo insieme a Barbara e a sua sorella in un negozio di abiti da cerimonia. Era un luogo molto spazioso e accogliente, la cui proprietaria era una simpatica donna anziana dai capelli tinti di rosso. Avevamo deciso di andare molto presto, di conseguenza eravamo le uniche clienti.

Attorno a noi aleggiava un profumo di legno e di miele.

Il pavimento era in parquet e le pareti erano in legno. Sul soffitto erano appesi due candelabri ricoperti di gocce di cristallo che pendevano. Questi si trovavano frontalmente a una finestra posta sopra la porta d'ingresso, e quando passava un filtro di luce di sole, questo attraversava le gocce creando dei magici fasci colorati sulle pareti.

C'erano, ovviamente, tantissime relle riempite di abiti di ogni tipo e colore.

-Salve signora, sarebbe possibile vedere alcuni abiti da damigella per queste due belle fanciulle?- disse Barbie all'anziana proprietaria che indossava un golfino verde acqua con un cartellino con su scritto "Rosamunde".

-Certamente mia cara! Sei tu la sposa?

-Sì sono io.- sorrise timida la mia collega.

-Oh, bene! E quale sarà il tema della tua festa?

-Nessuno! Nel senso che...sarà qualcosa di semplice. – rispose timidamente.- Non ho ancora scelto il mio abito ma lo prenderò sicuramente bianco e poi vorrei che nel luogo in cui festeggeremo a predominare siano il rosa confetto e il color crema.

-Oh, benissimo! Volete delle caramelle, per cominciare?- domandò Rosamunde avvicinandoci una coppa di caramelle dalla carta rossa. Ne prendemmo una ciascuna.

-Proporrei allora di vedere degli abiti su queste nuance, non credi?- domandò gentilmente avvicinandosi a dei porta abiti. Ne scelse alcuni, e sollevandoli dai manici delle grucce li depositò su un tavolo di vetro al centro del negozio.

-Questo è il modello "Seraphine": scollo a cuore, corpetto ricamato con pietre bluastre e gonna a ruota di color crema.

La proprietaria ci sfoggiò quest' abito.

-E' veramente bellissimo! Jane? Jessica? Volete provarlo?- ci domandò Barbie.

-Sì, ovvio.- rispose sua sorella.

Jessica era una ragazza di diciotto anni. Aveva i capelli lisci e rossi, il volto pieno di lentiggini ma l'inconfondibile sorriso e gli inconfondibili occhi nocciola di sua sorella.

Io annuii con la testa, sorridendole.

-Bene. Allora signorine, da questa parte.

Rosamunde ci condusse in due camerini separati, chiusi da pesanti tende di velluto verde. Frontalmente a me si trovava un grande specchio, ma contrariamente a quanto succedeva nei camerini degli ipermercati in cui vedevo la mia figura più bassa e tozza, in questo mi vedevo slanciata.

Dopo poco la donna mi diede l'abito appeso ad una gruccia. Lo provai.

La gonna mi arrivava un paio di centimetri sotto il ginocchio e il corpetto mi fasciava la vita, rendendola più stretta di quanto la mia non lo fosse. Rosamunde aveva anche indovinato la mia taglia.

Era carino, ma non credevo fosse l'abito giusto.

-Siete pronte, ragazze?- ci chiese Barbie.

-Io sì.- rispose sua sorella.

-Anch'io.- dissi.

Uscimmo nello stesso momento.

La signora Rosamunde battette le mani emozionata, mentre la mia collega ci guardò storcendo la bocca. Venne verso di noi e ci girò intorno.

-E' bellissimo, per carità ma...no!- concluse, incrociando le braccia al petto.- Non credo sia l'abito giusto...!

-Bene! Non disperiamoci, ci sono tantissimi abiti da provare.- disse la donna, mantenendo il sorriso.

Effettivamente gli abiti che provammo dopo furono davvero tanti. Dal modello "Marge" al modello "Sabrine" , dal modello "Grace Kelly" al modello "Marylin". Il mio preferito fino a quel momento divenne, però, il modello "Audrey".

-E questo?- domandò con un tono di voce diverso, Barbara.

-Quale? Oh ...quello! Me lo ricordo bene...è uno dei miei preferiti. Come ho fatto a non pensarci? Sapete si chiama anche come me. Signorine vi presento il modello " Rosamunde".

Rosamunde tolse delicatamente il cellofan dal vestito che le porse la mia amica.

Il modello Rosamunde era davvero l'abito più bello che avessi visto fino a quel modello. Era raffinato, semplice, elegante e di una bellezza sconvolgente.

Io e Jessica ci guardammo estasiate e lo provammo subito.

Era di un rosa antico, smanicato. La gonna era ampia al punto giusto ,a pieghe e arrivava cinque centimetri sopra le ginocchia. Il corpetto era fatto di un tessuto leggermente brillantato e la vita era fasciata fino all'inizio dei fianchi con delle deliziose decorazioni floreali. Dire che era bello era dire poco. Mi sentivo anche...bella. O almeno meglio delle altre volte.

Quando Barbie ci vide rimase a bocca aperta per almeno un minuto. Anche sua sorella era magnifica e la sua figura minuta veniva risaltata moltissimo.

-Sì,sì, finalmente! E' divino...è quello giusto!- strillò dalla gioia Barbara. Sembrava quasi commossa. Figurarsi quando avrebbe provato il suo abito da sposa! Sicuramente sarebbe scoppiata in lacrime alla vista di quello giusto.

Rosemunde sorrise sodisfatta battendo di nuovo le mani.

-Siete superbe, tesorucce.- disse ancora la mia collega.

-Per completare l'outfit consiglierei allora di abbinare delle decolleté di vernice, color rosa antico, punta tonda, tacco sei e platò due centimetri. Un paio di orecchini e un paio di bracciali e sarete al top.- suggerì l'anziana proprietaria, girando attorno a noi.

-Lei dovrebbe lavorare all'Edinburgh Fashion Magazine, lo sa?- ridacchiò Barbie.

***

-No, ragazze, non scherzo! Sarete meravigliose.- disse Barbara, prendendo con la forchetta delle foglie di insalata.

Era mezzogiorno e dopo un giro in un paio negozio di scarpe e accessori avevamo deciso di andare a pranzo in un ristorante all'aperto, per approfittare del bel tempo.

-Io mi sento come una principessa dentro quel vestito, è davvero stupendo. E poi le scarpe...oddio, oddio, oddio.- rispose entusiasta Jessica.

-Concordo in pieno.- dissi io, bevendo della cola.

-Non vedo l'ora di scegliere l'abito per me.- aggiunse sognante la mia collega, bevendo poi dell'acqua.

-Hai già un modello preciso, in mente?- le chiesi, tagliando la mia fetta di pollo.

- Non so...sono decisa tra un abito a sirena e tra uno della collezione Ian Stuart con un taglio impero.

-Taglio a sirena a vita.- le disse Jessica, mangiando la sua crepe salata.

-Io direi più quello impero, ma...secondo me, alla fine devi vedere come ti sono addosso.- dissi la mia.

-Sì infatti...!- ci sorrise.

Era così bella l'aurea che avevano le donne prima di sposarsi. Gli occhi luccicanti, il volto luminoso, il sorriso smagliante. Ah, chissà quando sarebbe successo a me! Fin da piccola mi ero immaginata con un abito bianco e semplice e con accanto a me un uomo dal volto coperto da una grande X, perché non sapevo chi sarebbe stato il mio futuro sposo. Ora avevo ventisette anni e continuavo a vedere una grande X su quel volto. Certo un po' di cose, sentimentalmente parlando, rispetto a quando ero piccola erano cambiate, ma...c'era troppa confusione ancora.

-Cos'è quello sguardo?- domandò sospettosa Barbie.

-No nulla.- ridacchiai mettendo in bocca l'ultimo boccone.

-Sì sì certo, vuoi prendere in giro una giornalista? Non ci provare! .- mi puntò il dito contro sorridendomi.

-No davvero, non stavo pensando a nulla.

-Mhm...non insisto! Comunque arriverà anche per te il grande giorno, fidati.

Le sorrisi timida. Aveva capito tutto!

-Ti piace un ragazzo Jane?- mi domandò Jessica.

E ora questa domanda?

-Sì...mi piace un ragazzo.- le risposi. Non aveva senso mentire.

-Aha, allora confessi che ti piace Terence Ashling.- mi ripuntò il dito contro Barbara.

-Chi dice che sia Terence?- feci la vaga. Temevo che espormi troppo mi avrebbe resa partecipe di troppi pettegolezzi nell'ufficio.

-No...non mi dire che è il modello?- spalancò la bocca facendo un'espressione di puro stupore.

Certo che le questioni lavorative passavano in secondo piano, ma i pettegolezzi di Beth Smith no.

-No...

-E allora è Terence, per forza...a meno che tu stia uscendo con qualcuno senza dire niente a nessuno.

-Secondo me è questo Terence, invece! Le brillavano gli occhi quando hai fatto il suo nome.- disse Jessica, bevendo poi dalla cannuccia il suo frappè.

Sentite la cara sorellina! Mi aveva proprio capito!

-Sorellina.- le due Richardson si guardarono intensamente.- hai pensato di seguire le mie orme come giornalista?

La rossa ridacchiò.

-Chissà...

-Ma allora ha ragione sì o no?- chiese la mia collega, ora rivolta a me.

La guardai negli occhi. Non si sarebbe arresa.

-Te lo dico, solo se mi prometti che non lo dirai agli altri...vorrei che la cosa rimanesse riservata.- scesi a patti.

-Moi? – rispose in francese.- Dirlo a qualcuno? Certamente no! Dimmi cara.

-Terence, mi piace Terence.- Ecco fatto!

-Ha! Lo sapevo.- squittì ridendo.- rimarrà tra noi, acqua in bocca.- si fece una croce immaginaria sulla labbra.

Speravo che fosse sincera.

-E tu Jessica?- chiesi ora io. Occhio per occhio, dente per dente, no?

-Ovvio! Ho diciotto anni e a diciotto anni ti deve per forza piacere qualcuno.- disse sfacciata finendo il suo frullato.

-Ah sì?- incrociò le braccia al petto sua sorella.- Dobbiamo discuterne, sì...dobbiamo proprio. Non dirmi che è James il brufoloso?

-Ehi ora ha la pelle perfetta. E' più bello di Logan Lerman.- fece indignata la sorella, facendo la linguaccia.

-Allora è lui.- disse sconsolata Barbara.

Ah, l'adolescenza!

***

-Pizza margherita, vero?- urlò Abbie dal piano di sotto.

-Sì Abbie.- le urlai di rimando.

Mi affrettai a concludere una parte del nuovo articolo che stavo scrivendo e a chiudere delle mail da parte del mio capo, sul pc. Erano le otto di sera e avevo una fame da lupi.

Mi scrocchiai le dita delle mani e mi alzai in piedi, per poi scendere le scale per il piano di sotto.

-Ordinato?- chiesi alla mia amica che stava mettendo nel microonde un pacco di pop corn.

-Yes, baby! Tu puoi mettere una bevanda nel freezer? Così quando arriva la cena beviamo qualcosa di fresco.

-Certo.- pantofolai verso la credenza e presi una bottiglia di cola e una di acqua.

-Hai scelto il film da vedere?- mi domandò Abbie spostandosi in salotto.

-Che ne pensi di "Trent'anni in un secondo"?- proposi spegnendo la luce della cucina e raggiungendo la mia amica.

-Ottima idea. Ci vuole una bella commedia scaccia pensieri. – sorrise.- Beh allora tutto a posto con la tua collega stamattina?

-Assolutamente! Ti ho fatto vedere l'abito da damigella, no? Abbiamo pranzato insieme e prima di portarmi qui, ci ha offerti un gelato. No guarda Abbie, ho scoperto una persona molto dolce sotto le vesti della collega dallo stile etnico.

-Mi fa piacere baby. Secondo me la cosa più bella, dopo fare il lavoro dei propri sogni, è lavorare con persone dolci che ti capiscono. Lavorare in un clima di serenità è la miglior cosa.- sospirò.

-Giusto, sono d'accordo! A proposito, hai già fatto vedere a Sandra le foto scattate a casa di Terence?

-Non ancora. Questa settimana era fuori per un viaggio.- fece una smorfia.

-Sono sicura che le piaceranno moltissimo. Non conosco una fotografa migliore di te.- le feci l'occhiolino acciambellandomi sul divano.

Sorrise mostrandomi i sui denti bianchissimi.

-Secondo te, cosa potrei farmi ai capelli?- cambiò discorso, toccandosi le punte dei capelli corti.- me li vedo così...spenti.- arricciò il naso.

-Mhm non saprei...colpi di sole?- proposi guardandola.

-Sì...non sarebbe una cattiva idea. Avevo pensato anche di tagliarli e di farmi una specie di frangia ma laterale, e bella folta.

-Secondo me staresti bene. Hai il viso piccolo e magro, per cui...!

-Sì...ci penserò.- disse ora accendendo la tv.

-Uff non c'è mai niente di interessante a questa televisione.- iniziò a fare zapping.

-E con quel Christopher?- domandò ora, mantenendo lo sguardo fisso sulla tv.

-Ci vediamo domani. Andiamo al cinema a vedere "Io ti salverò" con Gregory Peck e Ingrid Bergman.- sospirai.

-Wow, forte! Si vede che ci tieni tanto ad andare.- mi prese in giro, guardandomi per un attimo.

-Sì certo, non vedo l'ora guarda.- ironizzai.

-Ma devi andarci per forza?

-Per forza no, ma ti ho detto che mi espose chiaramente cosa ne pensava di me. Mi disse che anche diventare semplicemente mio amico gli sarebbe andato bene, e non mi sembrava carino rifiutare il suo appuntamento.

-Però ti ha anche detto che amava le sfide complicate, quando gli hai detto che ti piace un ragazzo.- osservò puntando lo sguardo su di me.

-Perché probabilmente spera in qualcosa di più dell'amicizia, poi non so...- risposi imbarazzata guardando la tv.

-Mhm...ovvio che spera in qualcosa più dell'amicizia! Certo che però la vita è proprio strana. Un modello bellissimo si è preso una cotta per te, e per te invece uscire con lui è quasi un peso.- fece presente annuendo tra sé e sé.

-Non è colpa di nessuno se a me piace Terence e non Christopher. – mi legai meglio la coda di cavallo.

-Terence ha fascino, Christopher no. Terence è il bel tenebroso che nasconde tanti segreti, è misterioso e quella cicatrice sopra le labbra lo rende proprio sexi. Ti capisco.- mi disse.

-Ehi non è che ora piace a te?- feci una smorfia.

-Ehi ma che dici?! Io amo Thomas più di ogni altra cosa al mondo.- mi fece la linguaccia.- ma è bello vedere che sei gelosa.

-Io? Gelosa? Io e la gelosia siamo come due rette parallele.- rivolsi lo sguardo verso un programma di cucina sui cui Abbie aveva lasciato.

-Se se, e io sono Jessica Rabbit!

Sorrisi. Se ne usciva sempre con frasi che iniziavano con " e io sono..." quando capiva che le mentivo.

-Scusami per prima, non volevo insinuare niente...e sì sono molto gelosa.- mi morsi le labbra scusandomi.

-No problem baby, no problem.- mi fece l'occhiolino.

Dopo qualche secondo il citofono di casa suonò. Erano arrivate le pizze. Fortunatamente la pizzeria più vicina distava non molti metri da casa nostra.

Presi una tovaglia dalla cucina e la distesi sul tavolino di fronte al divano. Poi mi avvicinai al lettore dvd per inserire il film che avevamo deciso di vedere.

Abbie giunse raggiante con due scatole di pizza che mise subito sul tavolo.

-Bene. Prendi tu le bibite e i popo corn?- mi domandò.

Annuii e presi ciò che mi aveva chiesto. Quando feci per tornare, però, il telefonino della mia amica prese a squillare. Sentii che rispose e dal suo "Ehi ciao amore mio" capii che si trattava di Tom.

-Come? No! Davvero? Fantastico...sì certo...ovviamente...non vedo l'ora...ti amo tanto. Un bacio, a domani amore mio.

-Non è il caso che chieda chi era.- osservai posando la cola e dei bicchieri di plastica vicino alle pizze.

-Era Thomas! Mi ha detto che mercoledì si terrà una sagra qui ad Edimburgo. Verranno anche gli altri, Terence compreso, quindi ci andremo.

-Cosa? Anche io?- mi risedetti sul divano.

-Certo, baby! E' un occasione per svagarsi un po' e per liberare la mente, e poi ci sarà Terence...non vorrai perderti l'opportunità di rivederlo, no?- aprii la sua scatola.

-No certo che no, il fatto è che lavoriamo il mercoledì e anche il giorno dopo...- obiettai.

-E beh? Andiamo verso le otto e rientriamo entro la mezzanotte, promesso.- mi guardò con un luccichio negli occhi.

-E va bene.- mi arresi, aprendo la mia margherita. In fondo non mi dispiaceva rivedere Terence anche se l'avevo visto solo il giorno prima al pub.

-E che sagra è?- domandai.

-Oh non te l'ho detto? Credo che ti piacerà moltissimo! E' la sagra...- fece un "oohhh" per aumentare la suspense,- della cioccolata!

-No, non ci credo! Finalmente qualcosa che non abbia a che fare con birra e liquori.- esultai. Terence e cioccolata tutti in una volta, cosa avrei potuto chiedere di più? Ah sì di non avere Mary Anne tra le scatole.

***

La domenica arrivò più in fretta di quanto sperassi. E con essa anche la sera e l'appuntamento con Wilson. Dopo la doccia mi precipitai in stanza per vestirmi. Avevo deciso di scegliere un look semplice, senza dare troppo nell'occhio...non volevo che si facesse strane idee. Optai per un pantalone a palazzo nero, una camicia di lino bianco e degli scarponcini con i lacci del medesimo colore dei pantaloni. Indossai una collana fatta di anelli argentati che si intrecciavano tra di loro. Infine tornai in bagno per truccarmi e aggiustarmi i capelli.

Erano le otto meno dieci quando fui pronta!

-Il modello passa fra dieci minuti?- mi chiese Abbie, intenta a catalogare delle foto per il suo giornale.

-Sì, così mi ha detto. Gli ho dato l'indirizzo, speriamo non sbagli.

Abbie si voltò a guardarmi.

-Mi sa che la sua cotta triplicherà guardandoti.- mi disse con un sorriso, avvicinandosi a me. I suoi occhi grigi sembravano più grandi da dietro le lenti degli occhiali da vista.

-Sì certo. Che ho di particolare? Un look sobrio, mi sembra.- le feci presente.

-Ti ho già detto che saresti bene anche con un sacco di patate, quindi fai silenzio.- mi fece la linguaccia.

-Ti voglio troppo bene, lo sai vero?- le chiesi imbarazzata.

-Lo so, lo so. Ma d'altronde come non volermi bene?- si pavoneggiò facendomi ridere.

Poco dopo il citofono di casa suonò. Controllai l'orologio da polso. Era in anticipo, miseriaccia!

-Bene! - mi disse la mia amica porgendomi la giacca che mi ero preparata.- divertiti e stai tranquilla. Non credo che sia il caso che mi travesta di nuovo tipo diva di Hollywood, no?...Per cui andrà tutto bene.- mi strizzò l'occhio.

-No infatti non mi sembra il caso.- risi.- speriamo vada tutto bene.

-Tranquilla. Io intanto sbircio la sua macchina. Come diciamo noi al giornale "Dimmi che auto hai e ti dirò chi sei".- la vidi avvicinarsi alla finestra.

Le sorrisi e aprii la porta di casa.

Appoggiato ad una macchina sportiva nera, trovai Christopher.

Aveva lo sguardo puntato sulle scarpe, e dovetti schiarirmi la voce per far sì che sollevasse lo sguardo su di me.

-Jane! Wow...sei bellissima.- mormorò dandomi un bacio sulla guancia.

Ecco, ora iniziavo a sentirmi a disagio!

Mi aprì lo sportello anteriore della sua auto (ad occhio e croce avrei detto che fosse una Peugeot) . Mi sedetti e misi la cintura di sicurezza. Una volta raggiunto il volante, Wilson mi lanciò un sorriso. Era davvero un ragazzo bellissimo.

-Come stai?- mi domandò allacciando la sua cintura.

-Bene, grazie. Tu?

-Stavo bene ma ora che ti ho visto sto anche meglio.- mi fece l'occhiolino. Poco dopo partì.

Mi schiarii la voce un tantino in imbarazzo.

-A che cinema andremo? – cambiai subito argomento.

-Al TriWizard, spero ti piaccia! E' un cinema davvero favoloso. Grande, pulito e molto luminoso.- lo osservai mentre parlava. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé e il suo tono di voce era sicuro. –E poi il film che vedremo noi è uno dei più belli, secondo me. Hitchcock era proprio un mito.- concluse.

-Lo puoi dire forte.- gli risposi io finalmente affrontando un argomento che non mi metteva in imbarazzo. – inoltre il cast è eccezionale. Peck e la Bergman insieme, non c'è nulla di meglio.- mi voltai a guardare il finestrino e il paesaggio serale scorrermi davanti.

-Sì, concordo assolutamente. Ehi, comunque è bello vedere che c'è qualcuno che ama il cinema quanto me.- osservò.

-Già! In effetti ci sono persone che non prestano attenzione ai dettagli, ma vedono un film tanto per.- gli risposi sempre con lo sguardo fisso aldilà del finestrino.

Mi volsi nella sua direzione e vidi che aveva le labbra curvate in un sorriso.

-Accendo un po' la radio?- mi chiese ad un semaforo in tono gentile.

-Certo!

Le note di Viva la vida dei Coldplay iniziarono a ballare nell'abitacolo dell'auto poco dopo.

-Mi piace troppo questa canzone.- mi disse, iniziando a ondeggiare il capo a ritmo.

-E' bella, sì, è proprio bella.- iniziai a canticchiare anch'io.

In fondo non stava andando tanto male.

Quando arrivammo davanti al cinema, scendemmo dalla macchina. Arrivati alla nostra sala, prendemmo i nostri posti. Il modello aveva comprato uno scatolo di popcorn, ricevendo dalla cassiera delle occhiate che lasciavano poco spazio all'immaginazione. Non aveva dato neanche un'occhiata ai soldi che le aveva porso Wilson, mettendoli velocemente nella cassa.

-Ma è così ovunque tu vada? Richieste di foto, autografi, occhiate maliziose e roba simile?- posi la domanda con sincerità.

-Sì ovunque vada.- mi guardò e mi sorrise.- Ma a me va più che bene così. Alla fine so che lavoro faccio e se non fossi consapevole del mio aspetto fisico non potrei fare ciò che faccio. Penso sia normale che piaccia a molte ragazze, ma lo dico con tutta l'umiltà possibile, davvero.- continuò serio.

Beh in effetti se una persona faceva di mestiere il modello era consapevole della sua bellezza. In quel momento pensai che io e Christopher fossimo proprio agli antipodi. Lui il bello e consapevole e io la ragazza con l'autostima sotto le scarpe. Che bella accoppiata!

-Perché hai scelto di fare la giornalista?- mi domandò poi, mentre sullo schermo continuavano a passare delle pubblicità. Sul biglietto era scritto, infatti, che il film sarebbe iniziato solo dopo venti minuti di pubblicità. Che barba!

-Perché amo scrivere, mi piace parlare della gente, guardarmi intorno, e tenere le persone aggiornate sulla quotidianità. Nel mio caso tenerle aggiornate sulle mode, e sulle varie griffe.

-Ammirevole!- mi fece l'occhiolino.

-No! Ma lei è Christopher Wilson della pubblicità sulla camicia Burberry?- domandò poi subito dopo una ragazza che stava per sedersi vicino a me.

-Sì sono io.- le sorrise il modello.

-Oddio, che meraviglia! Mi farebbe un autografo? Potrei fare una foto con lei?

Guardai Wilson con le sopracciglia all'insù. Wow, quanta fama! Figurarsi se fosse stato Johnny Depp cosa sarebbe successo! Okay che Johnny non sarebbe mai uscito con me, ma vabbè dettagli!

-Ovviamente signorina, però magari la foto la facciamo quando finisce il film, altrimenti sa...- girò la testa e guardò tutta la gente seduta alle nostre spalle e fece un sorriso timido. Le voleva far capire che poi troppa gente si sarebbe avvicinata.

-Oh sì certo...- rispose la ragazza con le guance imporporate.

Finalmente dopo milioni di grazie e almeno altre sette ragazze che lo invasero di flash di macchine fotografiche sporgendosi dai loro posti, il film partì.

***

Quando le luci si riaccesero, mi resi conto di quanto volessi scappare da quella sala. La tipa, seduta a me, che aveva adocchiato il modello, non aveva fatto altro che sporgere il collo come una giraffa per poterlo vedere meglio. E poi, per la mia immensa gioia, non aveva fatto altro che tenere il cellulare acceso e fargli foto "a sgamo". Certo, proprio a sgamo. Ogni tre secondi si vedeva il flash illuminare la poltrona di fronte. Avevo voglia di prenderla a sberle, perché mi aveva fatto perdere tutte le battute di Gregory Peck, ma avevo stretto i denti e fatto finta di nulla.

All'aria di fuori accelerai il passo, superando Christopher. Non avevo proprio voglia di incombere in altre pazze scatenate.

-Jane!- mi raggiunse.

-Scusami, non volevo...purtroppo ci sono anche fan...un po'...

-Un po' malate mentali?- continuai la frase per lui, continuando a camminare.

-Ehm...sì! E' il mio lavoro, dovresti saperlo e mi dispiaceva non accontentare quella ragazza.- mi sorrise facendo spallucce.

-Certo, non sto dicendo nulla infatti! E non ce l'ho con te, ma con quella pazza! Il fatto è che non ho seguito un minuto, e sottolineo un minuto, del film.- sbuffai un po' brusca.

Capivo che era il suo mestiere ma secondo me si era troppo pavoneggiato con la tipa. Non che mi importasse più di tanto, solo che se ero stata invitata per vedere un film, avrei voluto vederlo.

-Mi spiace davvero, ti prometto che la prossima volta me ne infischio e dedico le mie attenzioni solo a te.

Ma cosa aveva capito? Che volevo le sue attenzioni su di me? "Sei fuori pista, caro mio".

-Non era questo ciò che intendevo Christopher, ma vabbè...lasciamo perdere!- controllai il mio orologio notando che erano le dieci e un quarto.

-Vuoi mangiare qualcosa?- propose dopo che guardai l'orario.

-Oh no, ti ringrazio ma mi sento un po' stanca! Preferirei tornare a casa.- dissi cercando di usare un tono dolce.

-Ah...va bene, se proprio non te la senti!- si mise le mani in tasca e arrivammo alla sua auto.

Non ero arrabbiata o altro solo che, Wilson aveva insistito per invitarmi al cinema sebbene io gli avessi chiaramente detto che mi piaceva un altro ragazzo. E una volta che avevo accettato, che faceva? Si comportava come un divo senza dire niente a quell'oca che faceva foto in continuazione. Mi ero persa uno dei più bei capolavori cinematografici, per la barba di Merlino!

Quando arrivammo di fronte a casa mia, gli tesi la mano per salutarlo. Me la strinse sorridendo ma poi mi tirò verso di lui dandomi un bacio sulla guancia. Oddio, ma cosa...?

-Mi spiace tanto per stasera, davvero! Posso sperare che ci vedremo ancora?- si morse le labbra.

Prima sembrava così sicuro di sé dicendo "la prossima volta che ci vedremo" e ora faceva l'insicuro?

-Poi si vedrà.- gli risposi, uscendo dalla sua Peugeot.

Mi salutò con la mano e poi si allontanò.

***

La settimana all'Edinburgh Fashion Magazine si aprì con un piccola discussione tra una modella e un impiegato del secondo piano. A quando raccontavano i rumors nei corridoi, un impiegato del secondo piano noto come James Black aveva invitato una modella Louboutin a prendere un caffè porgendole persino un mazzo di rose rosse. La tipa gli aveva riso in faccia e buttato le rose (con tanto di spine) addosso. Vincent non faceva altro che ridere per l'accaduto mentre io e la restante parte dei miei colleghi sospiravamo tristi per il nostro collega. Poverino, chissà che umiliazione!

-Quella vipera! Si credono chissà chi, invece sono solo dei manici di scopa che camminano!- sbuffò Freddie.

-Bravo, mi hai tolto le parole di bocca! Ma poi James...cioè signori, se non è bello lui! Come ha osato quella strega gettargli persino le rose addosso.- continuò Barbie.

-Condivido, ragazzi, condivido! Vi posso assicurare che i modelli amano pavoneggiarsi, eccome se lo amano.- dissi io più tra me e me.

-E tu come fai a saperlo?- domandò Vincent sporgendosi dalla sua scrivania.

-Oh beh...lo so e basta! E' un fatto risaputo che i modelli se la tirano.- balbettai. Altro che tra me e me ...anche le mura avevano le orecchie nel mio ufficio.

-Sì certo...guarda che Beth Smith mi ha riferito del tuo ultimo pranzo con un certo Christopher Wilson, modello Calvin Klein.- mi soprese Vincent.

Certo che quella Smith meritava proprio una bella lezione!

Vidi gli occhi di Freddie spalancati e la faccia di Steve incuriosita.

-Ragazzo un chilo di fatti tuoi, no?- venne in mio aiuto Barbara.

-Oh cosa c'entri ora tu Richardson? Sei gelosa che nessun modello ti fila?- la stuzzicò Price.

-Cosa?!- urlò la mia collega, divenuta paonazza.- Come osi brutto sciocco! Vorrei ricordarti che mi sposerà fra meno di tre mesi, troglodita che non sei altro.

Vincent non le rispose ma la guardò male.

-Stop ragazzi, stop!- mi intromisi io alzandomi.- Sentite so che è d'obbligo per noi del mestiere essere molto curiosi ma penso che chi non se la senta debba mantenere il suo livello di privacy, ok? Non sono affari che ti riguardano, Price, ma non c'è nulla tra me e il modello e vorrei che non fossero fatte più insinuazioni né a me né a Barbara, d'accordo?- mi avvicinai alla sua scrivania e lo guardai fisso negli occhi. Mi sentivo abbastanza agguerrita.

-Come desideri, Ryan, come desideri.- ringhiò prima di tornare al lavoro.

Brutto antipatico.

Dopo quello scontro, la giornata proseguì tranquilla così come il martedì successivo.

Mercoledì, però, durante una pausa caffè vidi Freddie lanciarmi svariate occhiate. Cosa gli era successo?

-Ehi Jane, possiamo parlare?- mi chiese.

-Ovviamente. Dimmi tutto!- gli risposi, girando il mio caffè macchiato.

-Senti...non voglio intromettermi o altro e penso che ciò che dicesti l'altra volta a Price sia giusto perché...beh perché ognuno ha il diritto alla sua privacy, ma...ma davvero non c'è nulla tra te e quel tipo?- chiese imbarazzato il mio ex. Era nervoso e lo capii da come si aggiustava il nodo della sua cravatta verde.

-Non c'è assolutamente nulla!- gli sorrisi dolcemente. In fondo gli volevo ancora molto bene, e al contrario di Vincent lui meritava di far parte della mia vita.

-Capisco! No sai...te l'ho chiesto perché...perché vorrei sapere come vanno le cose sentimentalmente. Voglio che tu sia felice, colombella, lo capisci. Purtroppo hai avuto la sfortuna di incombere in uno come me, ma questo non significa che le cose non possano migliorare.- mi accarezzò una spalla.

Lo guardai nei suoi profondi occhi marroni.

-Ma quale sfortuna! Io ti voglio molto bene, Freddie e sono felice, te lo posso garantire. Incontrarti è stata una delle cose più belle che potessero succedermi e per me sei una persona speciale. Comunque, che rimanga tra di noi, anche se non mi interessa il modello non è detto che non mi piaccia qualcun altro.- sussurrai l'ultima frase a bassa voce.

Avevo fatto promettere a Barbara di non parlare con nessuno del mio interesse verso Terence, ma sapevo che rivelarlo anche al mio ex non avrebbe cambiato le cose.

-Davvero! Allora colombella devi raccontarmi tutto.

Gli sorrisi e iniziai a parlargli del ragazzo per cui avevo perso la testa.

-Magnifico! Sono proprio contento. Avere una cotta per qualcuno è sempre una buona cosa...ti senti leggero e euforico. Vedrai riuscirai a conquistarlo. Anche se il ragazzo è cieco non vedo come le cose non possano funzionare con una creatura speciale come te!- mi fece l'occhiolino iniziando a dirigersi verso il nostro ufficio.

-Ehi Fred...- lo richiamai. Si voltò a guardarmi.- e tu con...con quel ragazzo...Edward giusto?- lo fissai dritto negli occhi timidamente.

-Va tutto meravigliosamente bene.- mi sorrise prima di sparire in stanza.

Beh almeno a lui le faccende sentimentali, andavano meravigliosamente bene!

***

-Baby mi presti quella collana con le perle rosse?- entrò Abbie in camera.

-Non c'è neanche bisogno di chiedermelo. Dovrebbe essere nel mio porta gioie. Prendi tutto ciò che vuoi.- le sorrisi allacciando il mio orologio.

-Allora baby mi assicuri che per la mezzanotte siamo a casa? Ho potuto prendermi solo un'ora di permesso e quindi domani entro alle nove.- le chiesi guardandomi allo specchio e dando un ulteriore ritocco al mio rossetto rosso.

-Sì, quante volte devo dirtelo?! E' una sagra di paese non un concerto dei Metallica, non finirà troppo tardi tranquilla.- mi si avvicinò con la collana di perle rosse.- me la agganceresti?

Feci come mi aveva chiesto.

-Bello quel vestito.- la feci fare un giro su se stessa mentre la sua gonna a ruota si apriva.

-Ti piace? Me l'ha regalato Tom. Sa che mi piacciono le stampe floreali.

-E' stupendo. E poi ti sta benissimo.

Le feci l'occhiolino e poi insieme ci avviammo verso l'uscita di casa.

Entrate in auto ci allacciamo le cinture di sicurezza.

-Comunque bello il tuo cardigan ricamato! Sta benissimo con il tuo vestito. Se Terence potesse vederti si sarebbe già innamorato di te.- mi disse poi, prima di partire.

Mi voltai a guardarla. Era così dolce Abbie. Una ragazza così bella fuori, ma così tanto bella dentro.

-Sei proprio un angelo amica mia! Non so cosa farei senza di te. Non sono molto fiduciosa che un ragazzo bello come lui mi avrebbe guardata se avesse potuto vedere, ma le tue parole sono state dolcissime.

Mi sorrise e poi mise in moto.

-Ma dove si terrà questa sagra?- le domandai.

-In Castle Terrace. Sai dove ogni sabato si tiene L'Edinburgh Farmers' Market.

-Intendi il mercato?- ero sorpresa.

-Sì! Solo che al posto dei locali dove ogni sabato si vende frutta, verdura eccetera, ci saranno locali adibiti al consumo di cioccolata...suppongo.- si fermò ad un semaforo.

-Oh capisco! Beh approvo la scelta. Adoro la Old Town.

-Sì, concordo. E' piena di negozietti deliziosi.- quando il semaforo tornò verde ripartì.- Ah, comunque credo ci saranno anche uomini che suoneranno la cornamusa vestiti con il Kilt.- ridacchiò.

-In perfetto stile scozzese, non c'è che dire!- feci una smorfia, ridacchiando subito dopo.

Dopo una ventina di minuti, Abbie parcheggiò di fronte ad un grande cancello di ferro. Eravamo state fortunate a trovare un posto così vicino, perché si intravedevano tante automobili e dalle sbarre del cancello intravidi un folle via vai di persone.

-E gli altri?- chiesi.

-Mi ha detto Tom che ci avrebbero aspettati davanti alla casa di Hansel e Gretel.

-La casa di chi?- corrugai la fronte.

-La casa di Hansel e Gretel. Ovviamente non c'è nessuna strega ma è una cassetta di cioccolata che è stata allestita dove il sabato si mette la signora Trelawney, sai quella che vende perline e stoffe.

-Ah...- ero ancora un tantino sorpresa. A causa del lavoro non andavo quasi mai al mercato e di conseguenza non sapevo neanche chi fosse questa signora Trelawney.

Quando scendemmo dall'auto, notai appeso sul grande cancello d'entrata un grande cartello con su scritto a caratteri cubitali : "Save the Earth. It's the only planet with chocolate". (Salvate la Terra. E' l'unico pianeta con il cioccolato).

Risi facendo ridere anche la mia amica, che rimase ad osservare quella frase per qualche minuto.

Varcato il cancello, per poco non strillai dalla gioia quando alle mie orecchie giunsero le note della colonna sonora del magnifico film "L'ultimo dei Mohicani". Era una delle mie musiche preferite.

-Baby guarda là.- la mia amica additò una piccola banda di uomini che con le cornamuse stavano suonando quelle meravigliose note.

Era tutto magico. Bancarelle di braccialetti, di caramelle, di conchiglie di cioccolato, di praline al cacao, di cioccolatini e uomini che mostravano le loro creazioni di cioccolata. Rimasi stupita nel vedere due bambini con i pattini costruiti con del cioccolato. E c'era persino un uomo che versava cioccolata calda in dei bicchieri di carta.

Dopo pochi minuti giungemmo davanti alla famosa casa di Hansel e Gretel. Me ne accorsi subito perché erano state costruiti i personaggi di questa vecchia fiaba, con della cioccolata.

E poi finalmente vidi Terence. Stava parlando con Russell. Era vestito in maniera molto simile a quando lo incontrai la prima volta: Jeans strappati sulle ginocchia, giacca di pelle nera, una t-shirt di una band e i Ray-Ban a goccia sugli occhi.

-Ciao bella gente!- salutò euforica la mia amica.

Tutti si voltarono a guardarci. Io sorrisi e salutai tutti con un gesto della mano. Ovviamente Abbie si tuffò sulle labbra del suo fidanzato prima di salutare gli altri.

-Ciao bellezze.- ci salutò Russell.

Gli sorridemmo.

-Avete visto che splendore?! Dio, non ero mai stata in una sagra del cioccolato. E so che si balla anche! Hanno allestito un pista da ballo sotto un tendone qualche metro più avanti.- ci rivelò Sophie. I capelli rossi raccolti in una treccia a spina di pesce.

-Poi ci andiamo, eh?- le rivolse uno sguardo William.

Dopo poco tutti iniziarono a parlottare tra di loro di football e argomenti simili. Ne approfittai per avvicinarmi a Terence.

-Ehilà.- lo salutai.

-Ciao Jane.- mi sorrise.- E' bello qui, vero? Cioè...non posso vedere nulla, ma percepisco tanta bellezza attorno a me.

Arrossii. Era come se avesse rivolto questa frase anche a me. "Ma cosa vai a pensare, stupida Jane".

-Sì è tutto splendido. E poi io amo la musica che hanno messo. L'ultimo dei Mohicani è uno dei miei film preferiti.- dissi.

-Ragazzi, che dite iniziamo a passeggiare?C'è un negozietto dove vendono caramelle e cioccolatini ripieni.- si leccò le labbra William.

Notai Mary Anne, che fino a quel momento era stata in disparte a guardare il suo smartphone brillantato, fare una smorfia di disgusto. Evidentemente per una con il suo fisico, i dolci dovevano essere come il veleno per i topi.

Ci incamminammo. Io vicina a Terence e gli altri dietro di noi. Non ci tenevamo per mano, lui si stava aiutando con il suo James.

-Jane! Jane cara, come stai?- si avvicinò poco dopo Mary Anne.

Da quando ero "Jane cara" per lei? La guardai sospettosa.

-Bene, ti ringrazio. Tu?

-Stanchissima. Non indovineresti mai quante paia di scarpe io abbia indossato oggi. – disse con la sua voce da gatta morta. Certo doveva essere proprio stanca morta. Che sacrificio indossare le più lussuose scarpe del mondo, poverina!

Poco dopo si avvicinò a Terence.

-Bellissimo posso aiutarti?- gli chiese.

"Bellissimo, posso aiutarti?"- ripetetti nella mia testa. Avrei potuto vomitare.

-No Mary Anne. Grazie ma mi fido del mio James.- le rispose freddamente. Sentivo che se fosse stato più sfacciato avrebbe continuato con un "molto più di quanto mi fidi di te".

A stento riuscii a mordermi le labbra per non scoppiare a riderle in faccia.

-Ah ok.- rispose con finta nonchalance.

Riprendemmo il cammino in silenzio. Mi guardai attorno rimanendo sempre più estasiata alla vista delle fontane di cioccolata e della bancarelle di dolciumi. Era come tornare bambini ed essere entrati nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.

-No! Dobbiamo assolutamente assaggiare quei biscotti e metterli sotto la fontanella di cioccolato.- disse allegramente Sophie tirando per la manica William.

Vidi tutti gli altri andare verso quel locale.

-Andiamo?- mi propose Terence dandomi la sua mano. La presi e sentii il mio cuore ballare la conga nel petto, dalla gioia. Jane 1- Mary Anne 0.

Giungemmo di fronte quel nido di delizie. Pochi minuti dopo, diedi a Terence un biscotto di pastafrolla bagnato di cioccolato, avvolto in un fazzoletto. Ne presi uno anche per me.

-Oddio Jane cara, ma come fai a mangiare quella roba? Lavori in un giornale di moda, non dovresti permetterti certi lussi.- disse l'oca giuliva sempre con la faccia schifata di prima.

-Mary Anne, siamo in una sagra del cioccolato se non te ne fossi accorta, e di certo non sono venuta solo per vedere.- le risposi a tono, cercando di mantenere un tono gentile. Ci mancava solo che diventasse mia nemica.

In risposta mi fece un mezzo sorriso falso. Sentii Terence ridere.

Gli occhi di Mary Anne poi si spostarono sulle mani mie e di Terence. Vidi che mi lanciò uno sguardo di fuoco. Che barba questa tipa, mamma mia!

Sfortunatamente il tempo passò più veloce del previsto. Dopo i biscotti bagnati di cioccolata tutti quanti (tranne la modella oca) assaggiamo piccole leccornie cioccolatose.

-Beh che ne dite, ci facciamo un paio di balli?- domandò verso le dieci e mezza Russel, mentre cercava di cingere le spalle di Mary Anne.

-Ci sto.- disse prontamente Tom, dando un bacio sulla guancia ad Abbie che prontamente diventò paonazza.

-Noi anche.- risposero William e Sophie.

-E tu Terence?- gli chiese Russell.

-Ah...io...non so molto bene ballare, non credo sia il caso...

-Dai Terence, fai ballare Jane!- gli diede una pacca sulla spalla Thomas.

Mi sentii in imbarazzo.

-Tu vuoi ballare Jane?- mi pose la domanda Terence.

Certo che lo volevo. Non mi sarei lasciata perdere per nulla al mondo l'occasione di ballare con il ragazzo che mi piaceva.

-Sì.- risposi.

-Bene, è fatta allora !Tutti in pista ragazzi.- disse Russell entusiasta. Lui era la classica persona perfetta per calzare il ruolo di "anima della festa".

Sempre con la sensazione che Mary Anne mi stesse fulminando con gli occhi, giungemmo tutti sotto un tendone bianco adorno di lucette e di fiori colorati. Era stata messa una piccola postazione dj, dove un uomo non più tanto giovane, si stava divertendo a cambiare musica. C'erano varie coppie che ballavano così come comitive di ragazzi che ridevano tra di loro.

-Enjoy The Silence, Depeche Mode. Grande pezzo e grande band.- mi disse Terence, quando ormai tutti iniziarono a ballare. Le sue vaste conoscenza da speaker radiofonico non mi furono note.

Mi prese entrambi le mani nelle sue e iniziammo a fare passi a caso. Non mi era chiaro se sapesse ballare o meno, ma mi stavo divertendo.

-Non sono proprio Tony Manero, scusami.- disse accennando al personaggio interpretato da John Travolta ne "La febbre del sabato sera".

-Tranquillo.- risi.

Poi mi fece girare su me stessa.

Vidi Abbie tra le braccia di Tom con aria sognante. Sophie e William ballare come se fossero dei robot e Russell tentare di far ballare Mary Anne, che sembrava aver messo il broncio. Sicuramente sperava lei di accaparrarsi il ballo con Terence Ashling. Mi sentivo come al liceo, a ballare con il ragazzo più bello della scuola e a ricevere sguardi di fuoco dalla ragazza pon- pon a cui non piaceva il capo della squadra di football.

Quando la canzone finì, facemmo un applauso. Terence sorrideva contento.

"E ora una canzone per i più romantici e per i più nostalgici"- disse il Dj dal suo microfono. Le luci attorno a noi si abbassarono lasciando solo alle lucette del tendone il ruolo di illuminare la pista.

Pochi attimi dopo partì una canzone dei Coldplay. Riconobbi la voce del leader singer.

-Trouble, Coldplay.- mi disse poco dopo.- ti va di ballare anche questa, o hai capito che sono una frana a ballare?- mi chiese Terence. Eravamo a pochi passi di distanza e il suo profumo mi era così vicino che potevo respirarlo a pieni polmoni. Era così magico essergli accanto.

-Mi va molto volentieri.- risposi prontamente.

Vidi che si avvicinò di più, poi prese una mia mano, e l'altra la posò delicatamente sulla mia vita. Rimasi sorpresa da questa vicinanza improvvisa ma anche dalla sicurezza con cui fece questi gesti. Era come se ci vedesse e sapesse esattamente dove posare le sue mani.

-Credo che questa canzoni si balli così, spero che la mia vicinanza non ti disturbi.- disse con voce ferma, muovendosi lentamente.

-Assolutamente no.- gli dissi guardando i suoi occhiali da sole. Quanto avrei voluto guardarlo negli occhi.

-Non so se questa canzone si possa considerare romantica, come ha detto il Dj. Tu cosa ne pensi?- mi domandò, stringendo la mia mano.

-Penso che lo sia...romantica, intendo. Infondo il cantante fa capire che è chiuso in una ragnatela e che non vuole fare soffrire la sua amata.- risposi con la voce un po' tremolante. La sua presenza mi stava destabilizzando.

-Capisco.- disse soltanto.

Poi mi fece girare su me stessa, ma più che tornargli di fronte mi avvicinò più a sé. Riuscivo a vedere la consistenza delle sua labbra ad una spanna di distanza e il mio cuore prese a battermi nel petto più velocemente delle ali di un colibrì.

CONTINUA...

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Ciaoo Ragazzi ^__^

Grazie per essere arrivati fin qui, e per aver letto anche questo capitolo :)

Se vi va VOTATE il capitolo e ,mi raccomando, continuate a seguirmi ;)

Rob

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