20. Gutta cavat lapidem
Non appena scese dal Land Rover, Liam lo avvertì:
-Harry ti aspetta. È un po' agitato; ti spiegherà lui-
Louis raggiunse il pianista, che era in cucina da Suzanne.
Appena entrò, Harry lo fulmino' con lo sguardo.
-Cos'ho fatto?- Chiese Louis, facendo sorridere sotto i baffi Suzanne. Harry si alzò, facendo perdere tutta la sua baldanza a Louis, che abbassò lo sguardo. Riusciva sempre e comunque ad intimorirlo.
Chiese qualcosa a Suzanne in francese, prendendo per mano Louis e portandolo con sé.
-Suzanne ti porterà il pranzo; devo farti vedere una cosa-
Harry portò Louis in uno studio, una stanza laterale alla biblioteca. Louis si rese conto di non conoscere nulla di quella villa.
-Non sono mai stato qui- mormorò', guardandosi intorno.
Era uno studio dalle linee moderne, con un'ampia scrivania, computer e dox portadocumenti. Sulla scrivania erano posati dei fogli; Harry gliene porse uno.
Louis lesse. Era l'invito ad una inaugurazione di una galleria d'arte moderna, a Londra. Tra gli ospiti, il nome di Harry era messo in rilievo.
-Il mio manager aveva preso accordi mesi fa per una esibizione. Non posso rifiutare- disse Harry.
-E qual è il problema? Ti fai accompagnare da Liam-
-Il problema è questo- Esclamò con veemenza Harry, scuotendo le mani.
-Oh. Mi spiace. Ma non si può fare niente per questo tremore?-
-Sì, ridurre i farmaci. Ma come sai, non è il caso-
-Non capisco: questo problema lo hai da quanto?-
-Ce l'ho da prima di Natale; sono tre mesi. I medici parlano di sovradosaggio; i farmaci danno assuefazione, e purtroppo perché siano efficaci ho dovuto aumentare le dosi. Cambiando con l'ultimo, la situazione è migliorata, ma va a momenti-
Il tono di Harry fece male al cuore di Louis. Sembrava il tono di un uomo rassegnato; Louis capiva che, con questo problema, la carriera di Harry era segnata.
-Non si può provare a diminuire i farmaci? Cosa succede se non li prendi?- Chiese Louis, sedendosi alla scrivania.
-Ho paura a farlo. Se la stampa scoprisse questa faccenda, per me sarebbe la fine della privacy, la fine della mia carriera, la fine di tutto-
-Ti aiuterò io. Calcoliamo i tempi di quando prendere i farmaci, in modo che non ti diano fastidio. Facciamo in modo che sia tutto normale- propose Louis, desiderando con tutto il cuore di togliergli quella espressione dal viso.
-Lo faresti? Verresti con me?-
-Certo. Ti accompagnero' e ti aspetterò in albergo...-
-No, mi dovresti accompagnare all'evento. La tua presenza, in qualche maniera, mi aiuta. Vuoi?-
-Oddio. È un evento mondano... io sono un semplice ragazzetto di periferia, ti farei sfigurare, Harry- obietto' Louis, preoccupato.
-Non preoccuparti di questo. Chiediamo a Liam di accompagnarti dalla sarta per un abito; dubito di potertene prestare uno senza farti rimboccare le maniche- disse Harry con un sorrisetto, ed il sollievo di vederlo scherzare fece accettare a Louis:
-Ok, signor spilungone. Vedrai, se non sto bene in abiti eleganti-
-Non ne dubito minimamente- rispose Harry seriamente, avvicinandosi per dargli un bacio che l'altro non si fece scappare.
Fu così che, quel pomeriggio, anziché studiare o lavorare, si trovò sul sedile della Land Rover in autostrada. Solo che stavolta l'autista non era Harry, bensì Liam.
Il pianista non lo aveva accompagnato; doveva esercitarsi, e poi non voleva rischiare di mettere Louis in difficoltà prima del dovuto, se lo avessero riconosciuto.
-Senti... io apprezzo tutto questo prodigarti per Harry, ma non stai correndo un po' troppo?- Disse Liam ad un tratto, rompendo il silenzio.
-Non lo so. In effetti stanno succedendo un sacco di cose... ci ho pensato anch'io. Però mi va bene così- commentò Louis.
Liam annuì:
-Ti credo. Soltanto, cerca di mantenere una tua individualità. Non farti travolgere da tutto questo. Harry è un treno in corsa e le situazioni con lui possono essere davvero intense; ma noi abbiamo bisogno di equilibrio, per gestirlo. Capisci quello che voglio dire?-
-Credo di sì. Terrò presente questa cosa, grazie. A dirti il vero, sono preoccupato per l'evento. Io non sono abituato a quelle cose lì... ho paura di fare delle figuracce- gli confidò Louis, guardando fuori dal finestrino.
-Secondo me puoi stare tranquillo. Vi accompagnero' personalmente; non dovrai fare altro che fare presenza. Starete attenti a non avere atteggiamenti oltre all'amichevole, e andrà tutto bene. Horan lo sa già ed approva-
-Chi?-
-Niall Horan, il manager di Harry. Lo conoscerai presto-
Farsi prendere le misure dalla sarta fu una cosa piuttosto semplice; la ragazza fu veloce ed efficiente. Il panico arrivò quando gli chiesero un modello di giacca; lì Louis guardò con occhi supplichevoli Liam, che diede indicazioni per un abito semplice e formale.
Tornando a casa, Louis era stanco ed anche un po' in apprensione.
-Liam... quanto credi che costi l'abito?-
-Non preoccuparti, perché Harry ha dato disposizione di metterlo sul suo conto-
-Ma io voglio pagarmelo-
-Parlane con lui; io eseguo soltanto gli ordini- lo tacito' Liam. -Guarda che, comunque, può permetterselo. Non preoccuparti-
-Non importa; non voglio sentirmi in debito-
-Lo capisco. Parlane con lui- ripeté Liam.
Chiacchierarono del più e del meno per il resto del viaggio; una volta a casa, Louis andò ad aiutare il signor Morris occupandosi dei cavalli e di sistemare un'aiuola dove erano state piantate delle piantine il giorno prima.
Era ormai sera quando si mise a fare i compiti, in biblioteca, con un bicchiere di latte ed un panino davanti a sé, e due felpe. La biblioteca non era ben riscaldata.
Non sentì avvicinarsi Harry, talmente era assorbito nello studio; Harry spostò una sedia e lui sobbalzo', spaventato.
-Scusa. Mi spiace; ti sto dando un sacco da fare- disse il pianista, sedendosi.
-Non preoccuparti; è che ho tanto da studiare, mi sono preso indietro- commentò Louis, prendendo un sorso di latte. Harry notò il suo abbigliamento:
-Hai freddo?-
-Un po', ma io ho sempre freddo studiando-
-Aspetta, vado a prenderti la stufetta- disse Harry. Tornò dopo una decina di minuti con un termoconvettore ed una prolunga.
-Questo edificio è pieno di spifferi. Dovresti studiare in camera, o nel mio studio-
-Ma mi piace qui. È l'ambiente perfetto- ammise Louis, guardandosi intorno.
-Ok, ti sto distraendo. Riesci a studiare se suono?-
-Credo di sì, se non suoni troppo bene. Te lo devo dire: amo come suoni- sorrise Louis. Harry si alzò, facendogli una carezza, e si diresse nella saletta del piano.
Col sottofondo del piano di Harry, Louis proseguì i suoi studi. Era mezzanotte passata quando chiuse i libri e si stiracchio', esausto.
Si affaccio' alla porta della saletta, fermandosi ad ammirare il bellissimo uomo che stava suonando. Harry aveva una eleganza innata quando era al piano; era il suo elemento.
Sentì un sottile dispiacere nel pensare che lui, invece, non aveva ancora trovato il suo elemento.
Harry si interruppe:
-Cosa c'è?-
-Come fai a sapere che c'è qualcosa che non va? Non mi stavi neanche guardando- si stupì Louis, avvicinandosi.
-L'ho percepito...-
Louis colse l'esitazione nella voce del pianista. Gli si sedette accanto, appoggiandogli la testa sulla spalla.
-Non nasconderti da me- mormorò.
-Le ombre delle note erano blu. Sentivo che eri triste- confessò Harry. Louis sorrise, scuotendo la testa.
-Tutto ciò è pazzesco-
Sentì Harrry irrigidirsi, e si affretto' a spiegare:
-No, non intendevo in maniera dispregiativa. Tu parli della tua patologia in connotati negativi; ma io, che ti sento parlarne, riesco a vederci della poesia. È una cosa bella-
-È bello essere fuori di testa?- Trasecolo' Harry, ma Louis capì che stesse sorridendo, mentre con una mano gli cingeva le spalle.
-A proposito dell'abito...-
-Non se ne parla. Consideralo un regalo; in fin dei conti, è un favore che mi fai- replicò subito Harry, alzandosi e chiudendo il coperchio sulla tastiera.
E fu irremovibile.
Trad: " La goccia scava la pietra" (Ovidio)
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