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10. In camera caritatis

Arrivati in agenzia, Louis rimase colpito dal fatto che avessero tenuto aperto l'ufficio soltanto per loro. Poi, però, considerò che probabilmente l'assicurazione della villa manteneva in piedi l'agenzia stessa, per cui Harry era un cliente prezioso.

Gli agenti assicurativi furono molto gentili ed efficienti, ma nonostante tutto, conclusero solamente alle undici.
Uscire al gelo fece rabbrividire Louis, già intorpidito dal sonno e dalla stanchezza.
Harry accese subito il riscaldamento, e nel giro di dieci minuti si era creato un gradevole tepore nell'abitacolo.
-Hai ancora freddo?- Chiese al ragazzo.
-Sto bene. Grazie- lo rassicurò Louis, con uno sbadiglio. Harry sorrise:
-Mi spiace di averti fatto fare tardi-
-Non fa niente, non preoccuparti. Tanto non vado mai a letto presto-
-Ah, davvero? E cosa fai, fino a tardi?-
Louis strabuzzo' gli occhi pensando alla cartella segreta nel portatile, che era degna di uno stalker.
-Ah...nulla di che... navigo su Internet, leggo...-
Harry, ignaro, annuì.
Scese il silenzio; dopo un po' Louis, per una volta sollevato dall'essere il più grande, il responsabile, sentì un senso di benessere appesantirgli le membra. Si assopi' senza accorgersene, cullato dal rumore del motore.
Si risvegliò soltanto quando l'auto si spense; mezzo addormentato socchiuse gli occhi, trovando il suo campo visivo interamente occupato dal viso di Harry.
-Siamo arrivati...vieni- gli disse il pianista. Intontito, Louis si lasciò condurre giù dalla macchina per un braccio; seguì Harry dentro alla villa. Si rese conto soltanto dopo un po' che il pianista lo stava guidando dentro il suo appartamento.
-Ho capito che non dormi volentieri da solo. Puoi dormire qui- gli fece cenno Harry, indicandogli la stanza davanti a sé.
-Sono stanze comunicanti, io dormo di là- spiegò il giovane compositore, dirigendosi verso la propria camera.
-Ma no, non vorrei disturbare...-
-Vieni, ti presto un pigiama-
Come un burattino, Louis seguì l'altro, entrando nella sua camera da letto.
Gli unici elementi che ricordavano il fatto di essere all'interno di una villa settecentesca erano il soffitto alto, e la forma delle finestre. Per il resto, la stanza era stata totalmente rinnovata, in una elegante fusione tra antico e moderno. Un letto matrimoniale a baldacchino, dalla struttura bianca e lineare, poggiava la testiera sulla parete di sinistra. Le cortine bianche, semplici, erano raccolte sui supporti. Il pavimento, di listelli di rovere sbiancato, era per la maggior parte coperto da un tappeto persiano. Di fronte vi erano la scrivania, un comò ed alcune mensole, in un piacevole disordine di libri, fogli ed oggetti d'arredo. L'insieme, a contrasto con le pareti grigie, era elegante ed accogliente.
Louis rimase sulla soglia della camera mentre Harry entrava nella cabina armadio. Era talmente stanco che non si oppose più di tanto all'ospitalità improvvisata, anzi, accolse con sollievo l'idea di non dormire tutto solo nel suo appartamento.
Il pianista uscì dalla cabina armadio con un pigiama che, Louis ne era certo, gli era grande di almeno due taglie. Lo accetto' con gratitudine e seguì Harry attraverso la porta di fronte, che in effetti era la stanza di prima.
-In bagno, dentro all'armadietto, dovresti trovare spazzolino, sapone ed asciugamani- disse Harry.
Louis annuì, le guance arrossate per il contrasto tra il freddo esteriore il tepore in casa e gli occhi un po' lucidi di stanchezza, ed Harry non pote' fare a meno di fargli una carezza, intenerito.
-Buonanotte, Louis- lo saluto', e tornò nella sua camera, chiudendo la porta.

Louis degluti'. Sentiva pulsare il cuore nelle orecchie, e la pelle della guancia andare a fuoco dove il pianista lo aveva toccato. Se lo era sognato, o Harry gli aveva appena fatto una carezza? Entrò in bagno per fare una sommaria toeletta, finendo per stare sotto al getto della doccia bollente per svariati minuti. Sentiva un gran freddo. Nella sua testa, continuava a ripercorrere il gesto di Harry.
Si addormento' non appena toccò il cuscino, raggomitolato sotto alle coperte.

Nella stanza accanto, Harry non riusciva a dormire. Soffriva da sempre di insonnia, ma stavolta era diverso: aveva la possibilità di stare vicino ad una persona che lo ispirava, e le sue dita prudevano dalla voglia di mettersi al piano.
Di solito non si faceva problemi: i coniugi Moreau dormivano nell'altra ala, lontani abbastanza da essere fuori portata d'orecchio, ma stavolta non voleva svegliare il ragazzo. Così andò in un salottino adiacente ed alzò il coperchio del pianoforte verticale, collegandolo alle cuffie, andando a discapito della qualità del suono in favore del silenzio.

La musica gli sgorgava dal cuore. Era qualcosa di potente ed incontrollabile; l'estro lo prendeva nei momenti più disparati, e se non c'era, era impossibile per lui comporre. Doveva cogliere l'attimo al volo e dedicarsi a creare soltanto quando sentiva questo fuoco dentro; per questo, si era trovato in difficoltà ultimamente. La voglia di scrivere c'era sempre stata, ma ne uscivano soltanto melodie insoddisfacenti.

Con in mente Louis, la sensazione della sua pelle sotto alle dita mentre lo accarezzava e l'idea di averlo addormentato nelle sue stanze, Harry si immerse totalmente nel suo mondo, fatto di note e di spartiti.

L'indomani mattina Louis si svegliò, e rimase per qualche secondo spiazzato nel non riconoscere l'ambiente. Poi si tirò su a sedere: era in ritardo, talmente in ritardo che oramai entrare all'intervallo era l'unica soluzione possibile. Sbarro' gli occhi nel pensare ad Andy e saltò giù dal letto, provando un capogiro ed un senso di malessere. Aprì la porta di scatto e si trovò davanti la signora Moreau, che gli sorrise:
-Buongiorno! Andy è andato a scuola con mio marito. Ieri sera è stato bravissimo, è stato un vero piacere accudirlo-
-Grazie, signora Moreau. Siete troppo gentili. Io ora tolgo il disturbo, non ho sentito la sveglia e devo scappare a scuola-
-Come vuoi, caro. Ma non hai una bella cera- commentò la donna, osservando il pallido colorito di Louis e la sua aria sbattuta.
-In effetti mi sento strano- fece lui, rabbrividendo.
-Sarà meglio che ti vada a prendere un termometro ed una tazza di the caldo. Resta qui- decise lei, e Louis non se la sentì di obiettare alcunché.
Aveva trentotto e cinque di temperatura; la signora Moreau lo convinse a tornare a letto, assicurandogli che non era affatto un disturbo e ordinandogli di riposare.

Traduzione del titolo: "In grande segreto" (riferito ad Harry)

17/01/2017 Scusate se posto lentamente, in questi giorni sto combattendo contro l'aurea emicranica e mi infastidisce stare davanti allo schermo. Ciao😘

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