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Lorn (Riley Flynn - Monsignor Pruitt/Padre Paul Hill)


9. Lorn
abbandonato, condannato

(Riley Flynn - Monsignor Pruitt/Padre Paul Hill)

•••

   La prima volta che Riley ha conosciuto monsignor Pruitt, in verità nemmeno se lo ricorda. Però c'è una fotografia ingiallita, sul mobile del salotto, proprio quello dietro al divano, che non lascia spazio a dei dubbi. Perché sì, in quella foto così vecchia, che ha più di trent'anni, Riley non ha nemmeno un anno di vita e il prete di Crockett – quello che c'è da che ricordi – lo tiene tra le braccia vicino a una vasca di marmo dove lo ha appena battezzato.

   Monsignor Pruitt, Riley, lo ha sempre ricordato vecchio: la barba bianca, i capelli un po' lunghi mai così curati, eppure non gli hanno mai dato un aspetto disordinato e poi quel sorriso e quella cordialità che, in qualche modo, hanno contribuito alla sua felicità di quando era bambino.

   No, non ricorda il giorno del suo battesimo, può solo riviverlo nei ricordi e, ogni volta che è tornato a Crockett, in quei due anni passati al di là del mare prima di quella tragedia che gli ha rovinato la vita, monsignor Pruitt, in quei rari casi in cui si è ricordato di lui, gliene ha parlato come se fosse stato il giorno prima. Con un sorriso così dolce e nostalgico che gli ha sempre fatto male al cuore.

   «Eri così piccolo, ed ora guardati! Cos'è che fai, laggiù? Tuo padre cerca di spiegarmelo ma ho la sensazione che non ci abbia capito niente nemmeno lui.»

   Riley sorride e si avvicina, perché Monsignor Pruitt non ci sente nemmeno più tanto bene, anche se gli è dura ammetterlo.

   «Non so se riuscirei a spiegarglielo, padre.»

   «Non importa. L'importante è che tu sia felice. Mi dispiace non vederti più in chiesa, ma Lui è con te. Sempre. Prego per te. Sei un ragazzo intelligente, l'ho sempre detto. Ne sono convinto. Credi sempre in te e nel signore nostro. Ci credi Riley? Ci credi ancora? Come quando eri bambino?»

   Il sorriso di Riley si spegne. Sono seduti su una panchina, in quello spiazzo di erba verde dove a Pasqua si organizza il Crock Pot Luck – la festa preferita di Monsignor Pruitt – e il sole è così caldo che è quasi insopportabile, eppure il prete indossa un giacchetto di lana e ha le mani che gli tremano. No, non è per il freddo, è il parkinson. Ha più di ottant'anni e ogni volta che Riley torna lo vede sempre peggio e la cosa, dentro, gli fa male. Per quello mente, e finge che Dio lo accompagna ancora in quella vita. Che non ha smesso di credere mai, nemmeno una volta, e invece da quando si è trasferito a New York ha lasciato la fede a Saint Patrick, e non ha voluto portarla con sé.

   Come sé, in qualche modo, appartenesse a padre Pruitt e non a lui. Come se gliel'avesse affidata per riprenderla indietro ogni volta che torna lì a trovare i suoi genitori.

   «Ci credo sempre, padre. Ho avuto il miglior maestro.»

   «Oh, nessun maestro. Qui siamo tutti acerbi, e nessuno ha mai davvero imparato. Ma c'è un posto speciale che ci aspetta, un giorno, ed è lì che sapremo tutto. Ti ricordi di quando ti ho battezzato?», ripete padre Pruitt, ed è la terza volta che glielo dice. E Riley mente.

   «No, non mi ricordo. Lei se lo ricorda?» E, per l'ennesima volta, sente quella storia. Non gli costa niente, se è solo per regalare un istante di leggerezza ad un anziano a cui non rimane poi così tanto su quella terra.

   È solo una piccola bugia.

•••

   La seconda volta in cui Riley ha conosciuto Monsignor Pruitt – e questa se la ricorda bene – è la volta in cui ha iniziato a fare il chierichetto. All'inizio non aveva nemmeno idea di che accidenti volesse dire ma, al tempo, gli unici ragazzini disponibili erano lui e una manciata di altri compagni – poi c'erano un paio di femmine, tra cui Erin e, a dirla tutta, al tempo Riley non aveva altro per la testa se non lei. Perché, a dire il vero, era la più bella di tutte e col tempo si è reso conto che è la più bella persino tra tutte le ragazze che ha visto sul suolo del mondo intero.

   Sorride, a quel pensiero, perché lo sa che quella cotta per Erin non gli è mai passata per davvero. Non gli passerà mai.

   E fare il chierichetto, in verità, non gli è mai servito a niente per conquistarla. Erin, in chiesa, non ci andava mai. Era sempre chiusa in casa, a badare a sua madre che, non glielo aveva mai confidato, ma le voci a Crockett hanno sempre girato con una certa cattiveria e Riley lo sapeva che quella donna beveva come una spugna ed era sempre ubriaca lercia.

   E a Erin toccava sempre raccogliere i cocci.

   E Riley, la domenica, era sempre lì, al fianco di padre Pruitt a servire il signore, e poi il prete gli regalava una pacca sulla spalla e una barretta di cioccolato fondente. Non gli ha mai detto che non gli è mai piaciuta quella varietà perché troppo amara, e non glielo dirà mai. Una piccola bugia a fin di bene, che ha reso felice un uomo semplice ogni domenica.

•••

   Poi, però, c'è stata la terza volta in cui Riley ha conosciuto Padre Pruitt, ed è stato il giorno in cui ha scoperto che la morte non è poi così lontana, che è qualcosa che può, a volte, quasi toccare e allora ha deciso di sperare che, come Gesù, ciò che ama torni in vita.

   Quella storia la ricorda in modo così vivido che a volte ne ha quasi timore, perché anche se aveva solo una decina d'anni, non si riconosce in quel ragazzino che, piangendo, corre dal prete di Crockett per chiedergli un miracolo, ed è quello di salvare una piccola vita, quella di un topo.

   «Monsignore, monsignore! Guarirà? E se morirà? E se ha una mamma che lo aspetta? Monsignore, lei ha parlato di Gesù che risorge dalla morte dopo tre giorni, ma allora anche questo topolino potrà compiere questo miracolo? Così come il figlio di Dio ha fatto su questa terra? Lo ha detto lei! Per favore!» Ricorda di aver pianto così tanto da aver perso la voce, e che il giorno dopo si è beccato pure la febbre.

   Monsignor Pruitt si è chinato su di lui – è sempre stato altissimo, quell'uomo – e gli ha sorriso. Ha preso tra le mani la scatola che conteneva il topolino e ha fatto il segno della croce.

   Riley lo ha imitato, pensando che magari, in due, la cosa avrebbe avuto effetto con un'intensità diversa. Ricorda di non aver mai creduto così tanto in Dio come quella volta.

   «Bisogna pregare. Se preghiamo, ce la farà. Se morirà, ma noi pregheremo con tanta intensità, lui – come ha fatto Gesù, avrà il privilegio di tornare tra noi. Ma devi aver fede, Riley. Devi crederci con tutto il cuore che hai. Puoi fare questo?»

   Riley ricorda di non aver smesso di piangere nemmeno in quel frangente, però ha annuito risoluto, senza nemmeno un'ombra di dubbio. È scappato a casa e si è chiuso in camera, e ha pregato tutta la notte, con la febbre alta e un cerchio alla testa.

   Ci ha creduto abbastanza da aver lasciato che il miracolo si compiesse, capendo solo dopo, quando ormai la fede era svanita, che padre Pruitt gli aveva mentito e solo per farlo felice.

   Ed è lì che Riley ha conosciuto la parte bugiarda del suo punto di riferimento. Del suo mentore. Del suo legame con Dio, e allora ha vacillato. E ha mentito a sua volta, la domenica dopo, dicendo che a quel miracolo c'ha creduto, ma solo per farlo contento.

•••

   La quarta volta che Riley ha conosciuto padre Pruitt è stata al battesimo di Warren, ed è stato come vedere se stesso e capire, finalmente, cosa significa ricevere un sacramento. Anzi, il sacramento. Eppure a Riley, in quel momento, è passata davanti una sola e unica consapevolezza: quella di non avere di fronte lo stesso uomo di sempre.

   Padre Pruitt non tiene in braccio Warren, come ha fatto con lui quindici anni fa, ma lascia che sia sua madre a sorreggerlo e a muoverlo sulla vasca di marmo e a lasciare che l'uomo gli bagni la fronte con l'acqua santa. E Riley ha la certezza che John Pruitt non sia più la persona sicura, forte e rassicurante di un tempo e che, probabilmente, non si fida più nemmeno di sé stesso, per questo non ha la forza di prendersi la responsabilità di tenere suo fratello.

   Gli sembra quasi più basso, più debole e le sue spalle non sono più così forti come forse lasciava credere. Ha i capelli sempre più bianchi, una barba folta curata poco, eppure non gli manca il sorriso. Persino la voce gli trema, ma la gioia nelle sue parole, nel pronunciare ancora e ancora e ancora il messaggio di Dio, non gli manca mai. È sempre la stessa.

   Riley immagina un giorno, forse non troppo lontano, in cui un altro prete arriverà lì, a Crockett, e la prima messa che celebrerà, probabilmente sarà il funerale di padre Pruitt e, a dirla tutta, è un pensiero che lo spaventa. Hanno cambiato decine di sceriffi, hanno visto milioni di sindaci andare e venire, ma monsignor Pruitt... lui è l'anima di Crockett e forse, in fondo al cuore, Riley sa che dopo la sua dipartita le cose non saranno più le stesse e, in qualche modo, anche se non vuole ammetterlo, il pensiero di perdere una casa calda come quella, lo uccide.

   Abbassa lo sguardo, ma suo padre gli tira una gomitata e tossisce leggermente. Gli fa cenno di tenere alto il mento, di guardare fiero quel sacramento che lui ha già ricevuto e di cui andar fiero. Eppure, visto da lì, non sembra nulla di che.

   «Bellissima funzione, vero?», ha sorriso padre Pruitt, verso di lui.

   «Bellissima funzione, come sempre», ha mentito Riley.

   La quinta volta in cui Riley ha conosciuto padre Pruitt, infine, è quando se n'è andato da Crockett per trovare un lavoro sul continente e cercare. Gli ha concesso un breve colloquio, ma non sembrava felice. Forse, ad essere sinceri, gli sembrava pure arrabbiato.

   «Padre?»

   «Sono molto impegnato. Sono davvero, davvero impegnato! Te ne stai andando, ma qui c'è tanto da fare, Riley. Tornerai e mi racconterai, ma non è questo il momento per fermarsi a parlare!»

   «Monsignore, ho tutto il tempo che voglio. Non partirò prima di domani mattina, volevo solo salutarla.»

   John Pruitt ha gli occhi lucidi, quando si gira a guardarlo, ma la sua mascella è serrata e sembra confuso. Riley lo ha capito, che c'è qualcosa che non va. Ha capito che forse, quel suo tentativo di dirgli addio - perché lo sa, ne è convinto, che quando tornerà per le vacanze, forse non lo troverà nemmeno vivo - padre Pruitt sta cercando di boicottarlo. Però, dall'altra parte, forse non ha davvero capito cosa sta succedendo. È l'Alzheimer che gli sta portando via i pezzi e Bev Keane non fa altro che parlare di una vacanza, ed è assolutamente certa che questa sia la soluzione per dare al loro monsignore un po' di ossigenazione al cervello e qualche anno di vita in più – e, perché no, un miracolo che lo riporti in una condizione perlomeno decente,umana... dignitosa.

   Riley sospira. «Monsignore?»

   John Pruitt sorride. È confuso. Eppure ora sembra felice. Si avvicina, lentamente, e gli posa le mani sulle spalle. «Riley, che ci fai qui? La messa sarà domani!»

   Decide di tacere e non commenta. Non gli vuole dare un dispiacere, non gli vuole ricordare che se ne sta andando e che, probabilmente, non si rivedranno mai più. Così Riley mente ancora, e forse per l'ultima volta in vita sua e, come al solito, come ha fatto per trent'anni, lo fa per la felicità dell'altro.

   «Volevo solo dirle che è un onore per me accompagnarla durante le sue messe.» Tutto qui. Un ultimo, doloroso, ricordo felice. Un ultimo ricordo di sé, sovrapposto al passato, dove probabilmente padre Pruitt lo ha imprigionato, in quelle vecchie memorie che per lui, invece, sembrano accadute giusto ieri.

   «Eri così piccolo quando ti ho battezzato. Guardati ora. Sei un uomo. Un uomo di Dio!» Una lacrima di gioia fa capolino negli occhi stanchi,scuri e rugosi di padre Pruitt e Riley, stringendo nel cuore il bisogno di scappare via da Dio ancora una volta, tenta un sorriso e butta giù un boccone amaro.

   Esce dal cuore l'ennesima bugia. «Merito suo, monsignore. Merito suo.»

•••

   Eppure c'è una sola volta, nella vita, in cui Riley non ha mentito nemmeno una volta a monsignor Pruitt, ed è stato quando, al suo ritorno dopo quei quattro anni di carcere, non sapeva nemmeno che fosse lui.

   Sotto il nome falso di padre Paul Hill, il suo prete semplice, la sua guida genuina, l'uomo saggio e devoto, mai estremo, mai ingiusto, gli ha presentato il conto delle sue bugie e della sua malafede. Gli ha portato via la vita terrena, gli ha regalato un'immortalità che Riley non ha mai chiesto – che non ha mai desiderato. Gli ha donato la sete, quella stessa che ha combattuto quattro anni nelle mura claustrofobiche di una prigione e che credeva di aver vinto. Gli ha portato via la dignità, l'umanità, il controllo e la ragione.

   Gli ha fatto doni che Riley non crede di meritare e che non ha mai chiesto e che, per il suo bisogno di redenzione, lo hanno fatto sentire solo più sporco.

   Padre Pruitt non è mai stato così giovane nemmeno nei suoi ricordi, nemmeno nelle foto che riempiono casa sua, eppure ce lo ha davanti ringiovanito di una vita intera. La stessa persona che ha portato in vita il suo topolino per finta, oggi gli ha donato la resurrezione e l'eternità. Un uomo a cui ha raccontato tante bugie, che ora lo sta ripagando con la stessa moneta, quasi volesse punirlo, eppure non ha mai usato quella parola – punizione – da quando quell'essere alato, che padre Paul ha chiamato angelo, lo ha divorato.

   «Ti sto dando una seconda chance.»

   Mi sta dando l'eternità per farmi divorare dai sensi di colpa per quello che ho fatto, pensa tra i denti e non lo dice. Tace, non parla e stavolta non mente.

   Riley ha già deciso, ma non può affogare nelle bugie dette nella vita e in quelle che gli sta rifilando un uomo che non conosce più. Un uomo che credeva parte della sua stessa esistenza.

   «Non sprecarla», lo prega padre Pruitt – padre Hill, e Riley annuisce, ma ha già scelto.

   Le parole di sua madre risuonano come bombe alle sue orecchie, mentre l'uomo che ha davanti aspetta da lui una risposta. Lo guarda con la speranza che non ceda al peccato e che accetti solo il corso delle cose.

   Non è più una comunità, tesoro. È un fantasma.

   Come quell'uomo. Riley non sa più chi è. È solo l'immagine sfocata di qualcosa che credeva più grande, più pura, più giusta e invece è peggio di chiunque altro.

   Così fa l'unica cosa che è capace di fare da quando lo conosce.

   Mente.

   E, come sempre, padre Pruitt si fida ciecamente. 

   Inventare un po' di onestà, tra loro, è impossibile. Perché quella è la loro natura, e nessuno potrà mai cambiarla.

   Nemmeno Dio. 

Fine


Note Autore:

Non lo so, mi andava di esplorare un po' la parte senile di Monsignor Pruitt, la parte egoista di Padre Paul e il lato bugiardo a fin di bene di Riley... e nulla, ora mi sento in un labirinto di emozioni diverse che spero di aver trasmesso ♥

Alla prossima ♥

Mi trovate sempre su instagram col nome wattmirywant ♥

[Questa Shot partecipa alla Maritombola 12 indetta da Lande di Fandom con il Prompt: Le cinque volte in cui Riley ha mentito a Monsignor Pruitt e una in cui Monsignor Pruitt ha mentito a Riley. ]

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