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Capitolo 7 - Tu di più

🎶 Mani nelle mani
- Michele Zarrillo

"Tu sei passione e tormento, tu sei aurora e tramonto".
- Michele Zarrillo

La tempesta che, Aurora, leggeva in quelle iridi chiare - come l'acqua - somigliava al mare di quell'isola.
Mare di cui lei, da parecchio, aveva assoluto terrore.

Inutile convincersi che era il solito ammasso di onde che sbatteva impetuoso sugli scogli e, inesorabilmente, si perdeva in un ciclo unico e ripetitivo, meccanismo che poteva, benissimo, paragonare alla loro storia: ricca di imprevisti e bloccata ancora al momento in cui, Rory, aveva messo piede sul quel treno notturno che le avrebbe permesso di raggiungere la capitale.

Una storia mai cominciata che era stata, però, in grado di spezzare quel legame che li aveva resi adulti e di interrompere quel rapporto che non aveva smesso, neppure per un giorno, di fare male al cuore.
Quella fitta sorda e lancinante che aveva causato, era rimasta, infatti, incastrata negli anni, tra la carne e le costole e - loro - l'avevano avvertita nello stesso identico modo e con la stessa atroce intensità.

Tommaso non si era mosso di un millimetro, le braccia cadevano inermi lungo il corpo e gli occhi, stabili, puntati in quelli che erano appartenuti alla sua migliore amica.

Rory, in risposta, lo fissava con i battiti che le pulsavano nel petto e le mani che le tremavano, dalla gioia e dalla paura.

Quella che aveva di fronte era la stessa persona che l'aveva fatta disperare durante le ricreazioni a scuola - rubandole a morsi la merenda o facendole fare tardi al suono della campanella che segnava la conclusione di quella pausa -, era quella che le aveva regalato i sogni più grandi e che glieli aveva, contemporaneamente, distrutti.
Era il bambino rompiscatole al quale aveva concesso di spegnere le candeline con lei; macchiandole il naso di panna montata l'attimo dopo, l'adolescente imprevedibile che, la notte, le si appostava sotto casa lanciandole sassolini alla finestra per annunciarsi, l'uomo bello e dai sentimenti puliti che si era accorta di amare.

Ed era stato proprio l'amore a rovinare tutto, quell'assurdo bisogno che logorava le viscere spingendoli l'uno verso l'altra.
Provocandogli una necessità impossibile da omettere o da oscurare.
Era stato l'amore a far naufragare l'esistenza della gente che gli viveva accanto, a infangargli la felicità e i desideri più importanti.
Era stato l'amore a disintegrare quella proposta di matrimonio che, Aurora, aveva, erroneamente e immaturamente, accettato da uno che non era lui.

<<Non posso...>> nel caos di quei pensieri, flebilmente, Tommaso le stava voltando le spalle <<...davvero mi dispiace Nese... ma non ci riesco>>.

Nese.

Quattro lettere, uscite da quella bocca perfetta, erano state sufficienti a sconquassarle irreparabilmente ogni fibra e a sgretolarle le ossa.

Era trascorsa un'eternità dall'ultima volta che gli aveva sentito pronunciare quel nomignolo bizzarro per gli altri, ma non per loro e per l'intimità e la confidenza che li caratterizzava.

Il tratto finale della parola "maionese" era improvvisamente divenuto, come in passato, l'appellativo più dolce e genuino che le sue orecchie avessero udito.

A causa della strana ossessione di Rory per quel condimento - lo spalmava senza ritegno sopra ogni pietanza -, Tommaso, aveva coniato un termine carino per prenderla simpaticamente in giro.

Erano le vacanze estive del 2000 ed entrambi, seduti su una coperta nel giardino di lui, si stavano abbuffando di insalata di riso - quella preparata da Teresa era davvero irresistibile - quando, sbadatamente, tra gli svariati bocconi che stavano assumendo, Aurora, pressando allo stremo un tubetto quasi vuoto di maionese,
fece scoppiare l'involucro cospargendosi la faccia di poltiglia giallo paglierino.

Per Tommaso, da allora, Nese si era sostituito ad Aurora, ed in quel frangente, nonostante il tempo e la lontananza, gli era venuto naturale chiamarla di nuovo in quella maniera.

<<Ti prego Tommy...>> la supplica della ragazza si fece spazio tra le occhiate sgomente di Lia e Maddalena che, quasi come spettatrici, parevano assistere alla prima di un film atteso da troppo.

Il giovane non si girò, ma impose una brusca frenata alla sua impellente voglia di dileguarsi nel laboratorio della pasticceria.

Si stava trovando, per l'ennesima volta, ad accontentare una richiesta di Aurora.

Impotente e frustrato.

<<Non te ne andare...>> aveva continuato imperterrita rivolgendosi a lui, quel tono sofferente fece vacillare la già poca sicurezza di Tommaso.
Rory, invogliata da quella titubanza, mosse qualche passo, raggiungendolo.

Aveva timore anche solo a sfiorarlo con un dito, un ulteriore rifiuto - nell'arco della giornata - le avrebbe frantumato, definitivamente, quel muscolo che le si dimenava, come impazzito, poco sotto la gola.

Scossa da un impeto di coraggio si aggrappò, con forza, alla sua schiena, piccola che spariva dietro la figura imponente di lui.
Gli circondò i fianchi avvolgendolo e avvolgendosi con quel calore che sapevano infondersi a vicenda, quello che conoscevano nel profondo, quello delle frasi non dette e dei piaceri non vissuti.
Quello di appartenenza a qualcosa, a qualcuno.

Tommaso colto alla sprovvista impiegò qualche istante a realizzare, poi, cautamente, le carezzò i polsi, stringendosela addosso.

Senza scostarsi, con la guancia di lei tra le scapole, avvertì i pezzi di quel puzzle iniziare a ricomporsi.
Con fatica, immaginava che riprendessero a posizionarsi nell'ordine corretto.
Ogni tassello che si ricongiungeva sino a delineare l'immagine nella sua interezza.

<<Mi sei mancato tanto>> sussurrò Aurora mentre una lacrima le solcava la pelle candida, morendo un battito dopo sulla felpa blu di Tommaso.
<<Tanto, tanto... tanto>> biascicava come un mantra.

Il ragazzo, evitando di mollarla, ruotò appena, trovandosi così a dieci centimetri scarsi dal viso di lei.

La scrutò attentamente, angosciato dall'idea di non ricordare più i dettagli della donna che aveva davanti.

Portava i capelli più corti e più chiari di come era abituato a vederglieli, dei riflessi del colore del sole le donavano un'aria matura, ma lui, dietro quell'apparenza, poteva ancora scorgere e riconoscere la piccola canaglia che era stata.

Col polpastrello le tracciò lo zigomo, asciugando quel liquido salato che le stava inondando le palpebre, mostrando una delicatezza che neanche sapeva facesse parte del suo essere.
Adagiò poi, la fronte su quella della ragazza lasciando andare le resistenze e godendosi quell'attimo.

<<Tu di più>> le rispose inspirando il suo profumo  <<...tu di più>> replicò abbracciandola.

Nell'angolo di quel bar che li aveva visti crescere, il mondo sembrò immobilizzarsi, pure quando Marilia invitò Lena, consapevole della sua millesima sconfitta, a seguirla per concedere ai due un po' di riservatezza.

Aurora e Tommaso rimasero avvinghiati a prescindere dalle cugine che gli scivolarono di lato.
Non si staccarono, certi che i problemi si sarebbero palesati non appena la presa di lui avrebbe allentato quella su di lei.

Rimasero ancorati come le boe, agganciati a un punto fermo per frenare la debolezza e lo sconforto che li avrebbero, altrimenti, travolti e portati alla deriva.

SPAZIO AUTRICE 🌊
Questa volta non dico niente, aspetto voi.

Arianna.

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