Capitolo 6 - Come i titoli di coda
🎶 Non ho mai smesso
- Laura Pausini
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"Del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri".
- Jean Leon Jaurès
<<No ma tu non puoi capire, Tommà...>>.
Lia calpestava, da diversi minuti e senza sosta, la pedana dietro al bancone della piccola caffetteria, riempiendo di chiacchiere la testa del cugino.
<<Te lo dico veramente, mi stava prendendo un colpo, non ci volevo credere. Chi lo avrebbe mai detto, caspiterina!>> imprecava ripetutamente accompagnando le sue frasi con un gesticolare plateale e colorito.
Il ragazzo accovacciato su uno sgabello non accennava a parlare, piuttosto la ascoltava sbuffando di tanto in tanto.
<<Non voglio sentire altro Marilì, per favore>> invano tentava di assopire quella furia che aveva le sembianze di una dolce e docile ragazza dalle iridi nere e i capelli tirati in una crocchia alta.
<<Carissimo, io ti racconto quello che mi pare e tu lo accetti...>> affermò seria puntandogli un dito contro <<...mi sono rotta della tua depressione, fattela passare entro subito>> continuò con l'espressione contrita e il tono minaccioso.
Tommaso sorrise, consapevole che Lia era diventata grande.
Lui la ricordava ancora a piangere nel cortile di casa con le ginocchia sbucciate e le trecce sfatte, con le guance arrossate e le pellicine intorno alle unghie mordicchiate.
Aveva un anno in meno di lui e uno in più di Aurora.
E anche di Andrea.
Un nodo gli serrò la gola e deglutì per mandare giù il magone.
<<Blatera quanto vuoi, ti autorizzo>> le rispose scatenando la gioia della cugina, che assuefatta dalla contentezza prese a battere i palmi stile bambina della scuola materna.
Erano sempre rimasti vicini loro, un rapporto quasi fraterno, condito da dispetti e abbracci saltuari per fare la pace.
Si somigliavano, non fisicamente ma nel cuore, erano buoni alla stessa maniera e pieni di sogni rimasti nel cassetto.
Tommaso aspirava a diventare insegnante di storia dell'arte ma aveva interrotto l'università prima di cominciarla, mentre Lia aveva, sin dalle fasce, coltivato il desiderio di ballare.
Era davvero brava, aveva la predisposizione le dicevano, ma quando nasci in un paese che lei definiva un "buco di culo", quello a cui protendi, prima o dopo, devi accantonarlo.
Come avrebbe potuto raccontare alla gente di Borgo Paradiso che voleva campare di scarpette da punta e capelli acconciati in uno chignon, come avrebbe potuto descrivere a suo padre l'emozione di un palcoscenico o l'adrenalina pre-spettacolo.
Marilia aveva rinunciato al tulle degli abiti di scena, Tommaso invece alla laurea, alla passione per le sculture del Bernini o alla spettacolarità dell'utilizzo della luce nelle opere del Caravaggio.
<<Tommà io ti voglio bene, lo sai no?>> le domandò la ragazza, inaspettatamente, una volta placata l'euforia.
Il giovane alzò un sopracciglio perplesso.
<<Sì, ma cosa c'entra ora?>> replicò passandosi le dita tra il ciuffo scuro che gli ricadeva sulle palpebre.
<<Vabbè... era per chiarire che parlare di Rory aiuta te, mica me>> concluse soddisfatta.
Tommaso scosse il capo e sospirò.
<<Non smetterò di pensare che hai qualche grado di parentela con Ponzio Pilato, come ti lavi le mani tu non se le lava nessuno>> la rimproverò bonariamente.
Lia, divertita, si stravaccò sul ripiano liscio e pulito quanto più poteva, in modo da arrivare a tirare un buffetto al cugino.
<<E tu rimani quello simpatico come un gattino aggrappato alle...>> non ebbe possibilità di terminare lo sproloquio perché Tommy la fermò tappandole la bocca.
<<Alle caviglie volevo dire, che mal pensante!>> non si lasciò intimorire regalandogli la sua opinione, nonostante vi fossero le falangi del ragazzo a farle da barriera.
<<Sicuramente>> sentenziò lui mordendosi il labbro e allentando la presa.
<<Possiamo confidarci come succedeva in passato, Tommy...>> Lia cambiò argomento diventando triste improvvisamente <<...nonostante ti sia murato dentro la tua corazza, io ci sono e ci sarò se ne avrai voglia>> gli sussurrò accarezzandogli il braccio.
Sapere che suo cugino l'avesse tagliata fuori da quella sofferenza che lo divorava la faceva sentire inutile, superflua come una spolverata di parmigiano su un piatto di linguine allo scoglio.
Erano poco più alti di un sacco di farina quando impastavano il pane nella "maidda" di nonna Maria.
Quella vasca di legno era troppo ingombrante per poter arrivare al bordo, così lei e Tommaso si arrampicavano rischiando di far cadere ciò che era contenuto nel recipiente.
Quanti rimproveri e quanto si sporcavano, uscivano dalla "cucina vecchia" bianchi come i muri degli appartamenti della Grecia.
Non che li avessero mai visti, eppure era stato bello immaginare di esserci stati sfogliando una rivista qualsiasi dentro un'agenzia viaggi.
<<Ma che bel quadretto!>> una voce sottile, contornata da un filo di ironia, li ridestò.
Tommaso e Lia si voltarono in contemporanea.
<<Lena...>> sputò il giovane accennando un saluto con un'alzata di mento.
Non era particolarmente incline alla presenza di Maddalena, sia perché fosse cugina di Aurora, sia a causa dell'interesse che lei nutriva nei suoi confronti da tempi immemori.
<<Sono passata per sapere come stavate>> riprese Lena mostrando una cordialità che, per Tommy, tendeva all'opportunismo.
<<Tiriamo avanti, tu a posto?>> biascicò Lia, cominciando a sciacquare delle stoviglie.
<<Sì, grazie. Ho appuntamento con Rory tra cinque minuti...>> si giustificò imbarazzata <<...qua in piazza>>.
Lo sguardo di Tommaso saettò da una donna all'altra in preda al terrore.
Si mosse appena, indeciso se optare per una fuga o per uno svenimento.
La saliva azzerata e lo sgomento non gli concessero di agire con sensatezza.
<<Ehi...>> Lia provò a riportarlo con i piedi per terra <<...se preferisci puoi andare nel laboratorio, non sei costretto a incontrarla>>.
Lui annuì ma non si spostò di un millimetro.
<<Mi dispiace... credevo l'aveste già incontrata. È arrivata da qualche giorno, dunque...>> si interruppe Maddalena non sapendo come proseguire.
<<Tranquille...>> intervenne il ragazzo <<...la colpa è mia, dato che non sono in grado di gestire questioni chiuse da ben nove anni>>.
Con sveltezza si sollevò dal seggiolino sistemandosi i pantaloni.
<<Vado>> pronunciò privo di convinzione.
<<Buongiorno>> si udì nel medesimo frangente.
Non sarebbe servito a nulla scappare, Tommaso lo capì in quell'istante, Aurora sarebbe stata sempre più veloce.
Nel frangente in cui il mare dei suoi occhi si specchiò di nuovo in quelli ambrati di lei, si accorse di come apparissero spauriti e angosciati nell'identica quantità dei suoi.
Il silenzio scese e li avvolse come i titoli di coda alla fine di un film, come il sipario pesante di un teatro agli sgoccioli di una rappresentazione.
Ma quello non era un lungometraggio, quella era la loro storia, la realtà, era il loro dolore riflesso, la consapevolezza che ovunque ci si disperda giungerà l'ora in cui la vita ci presenterà il conto.
Ad un metro di distanza, Tommaso e Rory, rimasero paralizzati.
Intorno tutto si era immobilizzato come in un fermo immagine.
Nessun passo, nessun movimento.
Nessun rumore.
Eppure in quella quiete apparente si poteva avvertire, forte e chiaro, quanto entrambi stessero gridando.
SPAZIO AUTRICE 🌊
Ecco una breve anticipazione dell'incontro tra Tommaso e Aurora.
Cosa succederà nel prossimo capitolo? Ve lo aspettavate così o avreste cambiato qualcosa?
Fatemi sapere nei commenti.
Grazie davvero.
Arianna.
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