Capitolo 14 - Meno male
🎶 A parte te
- Ermal Meta
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"Piena di te è la curva del silenzio".
- Pablo Neruda
«Hai visto? Nonna alla fine ce l'ha fatta a riportarmi a casa, quando si metteva in testa qualcosa avrebbe buttato giù il mondo per portarla a termine».
Aurora carezzò la foto impilata nel marmo chiaro tracciandone i contorni.
Le gambe le permettevano a stento di reggersi in piedi e quel poco di forza che fingeva di avere le serviva da collante per mantenere ben saldi i pezzi del suo cuore.
«Forse voleva un pizzico di bene in più a te o magari a Tommaso, non l'ho mai capito, sai?» si sistemò una ciocca - che le era sfuggita - dietro l'orecchio «Mi ripeteva spesso che negli occhi di tuo fratello ci fosse la stessa luce che possedevo io ogni qualvolta gli posavo lo sguardo addosso, ma non si era mai permessa di giudicare la scelta di stare con te...».
Una lacrima le attraversò le palpebre andando a posarsi all'angolo della bocca «La conoscevi, non si sarebbe intromessa neppure sotto tortura, piuttosto avrebbe preferito che sbattessi i corna nto muro».
Percorse a ritroso qualche passo, andandosi ad accovacciare su un lieve rialzo situato a una spanna dalla lapide.
«Sicuramente voleva un bene maggiore a te...sì, ne sono quasi certa...il suo doveva essere un modo bizzarro di proteggerti, tentava di farmi comprendere che il mio sentimento fosse una briciola o un sacco - non lo so - più grande nei confronti di Tommy e riteneva che spingendomi verso di lui anche tu avresti avuto ciò che meritavi: un amore immenso e qualcuno che ti adorasse come fossi la cosa più preziosa su questa Terra».
Rory si portò i palmi alla faccia provando a frenare, inutilmente, il pianto che copioso le stava inondando le guance.
Speranza era stata previdente e lei non aveva colto alcun segnale per evitare l'irreparabile.
«Ed io non ti guardavo in quel modo Didi...» utilizzò il nomignolo con il quale lo appellava da ragazzino «...io non ti ho riservato la giusta importanza, sono stata una persona orribile» si colpì, in preda ad una crisi di nervi, la fronte con i pugni stretti «...avrei dovuto farmi da parte, lasciarti andare pure quando mi trattenevi con una scusa qualunque. Non ero destinata a te, non sono destinata a nessuno».
Si asciugò una goccia salata col dorso e si sollevò per posare la gerbera rossa nell'apposito vaso.
Infilò lo stelo nel contenitore - già pieno di acqua e fiori freschi - e lo addrizzò per farlo apparire in armonia con l'intera composizione.
«Il rosso era il tuo colore preferito... peccato che non rappresentasse in alcuna maniera il nostro legame» biascicò triste
«Il rosso è passione e noi eravamo così lontani da tutto questo...ciò che ci univa poteva essere persino definito affetto fraterno. Che razza di donna è una che se ne accorge troppo tardi?» sbuffò esasperata «Talmente tardi che adesso che il tempo ti ha portato via non le resta che disperarsi davanti ad un loculo muto e freddo».
Senza rendersene conto assestò un colpo secco tra l'incisione - che identificava il defunto - e il famigerato orsetto verde, mentre il tono della voce si fece acuto quasi alla ricerca di aiuto.
La distanza aveva alleggerito il dolore che le lacerava il petto, ma ritrovarsi davanti alla tomba di Andrea aveva riportato a galla ogni singolo frammento di vetro che negli anni aveva imparato a limare per non tagliarsi.
Il tempo rimaneva il nemico costante da combattere, pure se gli fosse stata concessa la possibilità di vivere più vite queste non sarebbero state sufficienti, quel maledetto avrebbe avuto la meglio.
«Volevo chiederti scusa, nonostante sia superfluo, nonostante non ti ridia il respiro» inclinò il capo provando a deglutire un groppo immaginario che le stava ostruendo la gola.
«Volevo chiederti scusa per essermi innamorata dell'uomo sbagliato, per aver fatto soffrire entrambi mostrandomi egoista. Volevo chiederti scusa per non averlo capito quando era necessario...ma te lo giuro Didi, non ti ho usato o preso in giro... semplicemente credevo fossi tu, solo tu».
Le si spezzò il fiato e si aggrappò al pilastro vicino per non schiantarsi al suolo.
«Volevo chiederti scusa anche per aver trascurato la tua malattia...».
Per un istante ebbe come l'impressione che il paesaggio intorno avesse cominciato a girare senza tregua, intanto che la nausea traditrice le solleticava il palato e la voglia di morire le appariva come la soluzione adeguata, l'espiazione delle sue molteplici colpe.
«Ora basta!».
Tommaso, che da un po' osservava la scena in disparte, intervenne afferrandola per un polso e rimettendola in posizione eretta.
«Hai detto una dozzina di stronzate, non esistono responsabili in questa vicenda» tracciò una specie di cerchio invisibile col mento come a indicare loro tre, mantenendo comunque la presa salda su di lei.
«Sei cattivo» si lamentò Aurora come una qualsiasi bambina capricciosa.
«No, sono solo stanco...» puntualizzò lui «mi sono rotto i coglioni di ascoltare gente che si accusa senza motivo».
Rory parve sussultare al suono di quelle parole dure e di quell'atteggiamento distaccato.
La serata trascorsa insieme non aveva cancellato gli sbalzi d'umore.
«Tu...tu non hai ancora assopito la rabbia» constatò la giovane con stupore.
Tommy la mollo di scatto risentito.
«E tu non hai ancora appreso un cazzo» rispose urlando alterato.
«Ti pare il luogo adatto per litigare?» chiese lei con una dose abbondante di agitazione.
Tommaso si massaggiò l'attaccatura del naso cercando di ritrovare la calma.
Quei nove anni erano stati complicati da affrontare, ogni giorno sacrosanto si era recato al cimitero per tenere compagnia al fratello, per colmare quella mancanza che gli si era annidata dentro quasi fosse una tarma.
Si prendeva cura di quel posto più di chiunque altro, persino di sua madre Teresa.
Era vero, non aveva assolto totalmente Andrea per averlo abbandonato, soprattutto dopo che la sua assenza gli aveva logorato l'anima a tal punto da costringerlo a rivolgersi a uno psicoterapeuta.
A prescindere dagli screzi che avevano combattuto nell'arco della loro crescita, Aurora inclusa, quello rinchiuso dentro due metri quadri restava sangue del suo sangue, e Tommaso per riavere indietro quel sangue, se fosse servito, avrebbe rischiato la pelle.
Andrea e Aurora erano stati per lui croce e condanna, due capillari che si erano diramati assumendo direzioni opposte nel quadro della sua esistenza.
«Hai ragione, sono uno scemo, vieni qua» esalò il ragazzo allargando le braccia e facendosi carico, per l'ennesima volta, di responsabilità che non aveva.
Rory non se lo fece ripetere e con foga gli agguntò il bacino in una morsa ferrea.
«Pensi che gli dispiaccia scoprire che abbiamo stabilito una tregua?» fece un cenno verso la sepoltura.
«Lui si sarebbe accontentato di saperti felice» la rassicurò Tommaso.
Aurora si attaccò maggiormente al busto del giovane rendendogli evidente la richiesta silenziosa di prenderla di peso e trascinarla fuori di lì.
Tommy se la arpionò al corpo, come erano soliti fare da piccoli, non dimenticandosi però di porgere un saluto al fratello prima di oltrepassare l'uscita.
«Devi correre al lavoro?» squittì Rory con preoccupazione.
«Mamma mi ha concesso un turno libero quando stanotte l'ho avvisata che sarei rimasto a dormire da te» le spiegò con un mezzo sorriso.
Aurora con un salto poggiò di nuovo le piante sull'asfalto; fermandosi a qualche centimetro dal viso di lui.
«Sono passata al bar per la colazione...avevo captato che fosse a conoscenza del nostro incontro» convenne lei con un filo d'angoscia.
«Stai serena, non ti odia».
Il ragazzo le accarezzò i capelli con infinita dolcezza, Rory tremò nell'avvertire quel tocco familiare che non si concedeva da parecchio.
«Ho il terrore che zia Terry possa ostacolare questo avvicinamento».
Tommaso le passò lentamente il pollice sullo zigomo quasi a imprimerci sopra la sua impronta.
«Si fida di me e ti ama come fossi figlia sua...ora però andiamo che il mio stomaco brontola e il tuo zaino emana un profumo assurdo di cornetti firmati Parisi».
Aurora scoppio a ridere e Tommy, come uno specchio, la seguì di riflesso.
Nel frangente esatto in cui lui schiuse le labbra, lei percepì la somiglianza con Andrea, accorgendosi in contemporanea che quel dettaglio, con lui accanto, faceva decisamente meno male.
SPAZIO AUTRICE 🌊
Vi ho fatto aspettare un po', mi scuso e spero che ne sia valsa la pena.
Fatemi sapere cosa avete percepito e che ve ne pare di questa storia che Rory ha avuto con Andrea.
Arianna.
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