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Capitolo 1 - Un mondo illibato fatto di bucaneve e cioccolatini al latte

🎶 Nonno Holliwood
- Enrico Nigiotti

"Una nonna è una madre alla quale viene offerta una seconda possibilità".
- Richard Exley

Speranza D'Amore, che nel nome aveva già scritta metà della sua storia, era originaria della Campania.
All'età di sedici anni, spinta chissà da quale forte sentimento, o più probabilmente da un pizzico d'incoscienza, aveva lasciato la sua casa di Monteverde per trasferirsi a Borgo Paradiso, a fianco a un affascinante e sfacciato pescatore: Corrado Di Stefano.

Corrado era un giovane dagli occhi scuri come la sabbia dell'Etna e dal sorriso buono, e Speranza ci impiegò davvero poco a innamorarsene.
La "fuitina" fu solo l'inizio di una vita assieme, fatta di pane caldo impastato dalle sapienti mani della donna, preghiere a quel Dio che potesse riportarlo sano e salvo a riva nelle notti di mareggiata, o ancora di settimane in cui non avevano nulla per riempirsi le pance, le loro e quelle di quei quattro figli maschi che erano venuti al mondo uno dietro l'altro, perché i bambini erano doni e bisognava tenerseli anche quando di spesa non ce n'era.

L'ultimogenito era nato quando lei era poco più che ventenne, e aveva preso, rispettando quella regola sacrosanta tipica del sud, il nome dell'ultima nonna rimasta da soddisfare, Giuseppe, che per tutti fu sin da subito Pippuccio, poi da più grande semplicemente Pippo.

E ora che di quella signora tutta focolare e chiesa ne erano state seppellite le ossa, ad Aurora, figlia del famigerato Pippo e unica nipote femmina, nonché del cuore, rimanevano solo i ricordi di quella che per lei era stata una seconda madre.

Non ce l'aveva fatta a partecipare al funerale, tanto meno a tornare in quel paesino sperduto della Sicilia che, per sua nonna, era stato porto e pezzi di cuore.

Lei da Borgo Paradiso era scappata parecchi anni prima come una ladra, cosciente che non ci avrebbe più messo piede.

Speranza dal canto suo, nonostante gli acciacchi della vecchiaia, aveva fatto visita alla ragazza, nella capitale, fino a qualche mese prima di spegnersi.
Non le importava se i mezzi da prendere per raggiungerla erano parecchi o se la sua malattia la impossibilitava, lei per la sua dolce Rory avrebbe attraversato anche il mare a nuoto.

Il rapporto che le legava non era semplicemente quello di sangue, tra loro vi era un'empatia che faceva invidia a chiunque, uno scambio equo tra generazioni, un mondo illibato fatto di bucaneve e cioccolatini al latte.

A distanza di una settimana dal decesso della donna però, nonostante le palesi reticenze, Carmelo Agati, unico notaio del paese e fedele amico di famiglia, aveva obbligato Aurora a prendere un aereo per onorare gli ultimi voleri della nonna e infrangere dunque quella promessa di allontanarsi definitivamente.

La giovane era stata anestetizzata e tutelata a chilometri da quel luogo, col tempo aveva dimenticato le ripide salite di Borgo, i sanpietrini che le facevano rischiare di rompersi il collo - se non indossava le scarpe giuste - e persino le facce di quei compaesani che le offrivano la colazione al bar in piazza da bambina.
Adesso, però, realizzava.
Ora che stava per infilare le chiavi nella toppa del portone consumato dell'abitazione dei nonni, infatti, sentiva gli organi sgretolarsi dall'interno.

Ogni cosa pareva essere rimasta al proprio posto, la fioriera attaccata al muro, la sedia antica in ferro battuto sottosopra che fungeva come poggia vasi, il nano in ceramica all'angolo dell'orticello con il solito naso sbeccato.

Gettò uno sguardo furtivo alla villetta accanto e quel muscolo che custodiva gelosamente nel petto prese a battere in modo estenuante, scorci di un'infanzia felice le si materializzarono davanti agli occhi.

Lei nel giardino dei Parisi a farsi rincorrere da Tommaso, il figlio più grande della signora Teresa e del signor Tano, un piccolo moccioso testardo che aveva la fissazione di strapparle i fiocchi che le tenevano acconciati i capelli, lei sul dondolo accanto a Marilia, meglio nota come Lia e basta, lei che si faceva tenere per mano, seduta sui gradini sotto al portico, da Andrea.

Andrea e Tommaso, due facce della stessa medaglia, due figure essenziali e dolorose nella medesima maniera.
Due fratelli che per lei si erano scannati, ricongiunti e persi.
Una lacrima imprevista le solcò il viso e Aurora col dito la cancellò in fretta, il passato aveva un retrogusto spiacevole e non si trovava là per rivangare ciò che era stato, bensì per onorare la memoria di nonna Speranza.

Mosse qualche passo e varcò la soglia, lo stabile era buio e trovare l'interruttore non fu di certo semplice; parecchi tentativi più tardi la luce fioca illuminò la cucina - dove anni addietro regnavano odore di cibo e baldoria la domenica -, mostrando un atroce vuoto, condito solo da quella straziante sensazione di qualcosa che non c'è più.

Non fu in grado di trattenersi oltre e lasciò che il pianto la sopraffacesse insieme allo sconforto, buttò sbadatamente il borsone sul pavimento prendendo, poco dopo, posto sul divano, i palmi a coprirle le guance e la disperazione a invaderle il corpo.
Una serie di emozioni che si era sigillata dentro presero a venire fuori, un tormento che non mostrava mai a nessuno, neppure a se stessa.

Non avrebbe dovuto accettare quel tranello intavolato dalla nonna con la complicità di Carmelo, se ne sarebbe dovuta fregare della presunta eredità e di quella aspettativa che entrambi nutrivano nel volerla riportare indietro.

Aurora lo sapeva: non era pronta, non era ancora in grado di sopportare il sapore che quella Terra continuava ad avere, un sapore amaro che non le avrebbe concesso la possibilità di spostare quel macigno che le si era annidato tra le costole.

SPAZIO AUTRICE 🌊
Per voi il primo capitolo di questa storia che spero possa appassionarvi, qui si iniziano a delineare i rapporti e viene fuori la figura di nonna Speranza, una nonna che potrebbe essere quella di chiunque, una nonna che ha regalato carezze ed ora che non c'è più non può che far sentir le mancanze.
Mi auguro possiate ritrovarvi e possiate continuare a seguirmi.

Arianna.

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