CAPITOLO 3 - ESTRANEO
Doni. Visite. Cibo. Alcol. E caos.
Ecco di cosa si componeva il nostro tempo in casa.
Dall'imposizione del nome, il figlio di Valerio divenne un trofeo da esibire. La domus era sempre piena di gente, le bocche colme di parole, i cuori aridi e vuoti. La mamma stava per lo più in camera a recuperare le forze e io non osavo avvicinarmi: quello era lo spazio suo e di Valerio, un confine che avevo paura a valicare. Preferivo rimanere fuori dalla porta, gironzolando nel corridoio in attesa che fosse lei a chiamarmi. "Se ha bisogno, ci sono" mi ripetevo "Se si sente sola, le basterà tendere l'orecchio e udirà i miei passi". Poi, Valerio mi fece notare quanto fosse sciocco, a venticinque anni, sprecare le ore camminando per casa.
«A proposito, che lavoro intendi svolgere?» aggiunse, mettendomi spalle al muro «Ricordo che dovevi diventare avvocato, però...»
«Non era la mia strada» lo interruppi, senza fornire alcuna risposta. Mi limitai a smettere di camminare vicino alla stanza della mamma e impiegai quel tempo fuori, vagando per la città.
Inadeguato, sgradito, inutile, appena entravo in casa, la voce nella mia testa cominciava a dirlo ancora e ancora. Tentai d'ignorarla. Mi concentrai sugli studi magici. Contai i minuti che mi separavano dal rientro a Posillipo. Tuttavia, nemmeno così riuscii a resistere e, prima dell'inizio di marzo, bussai alla porta di Cornelio. «È sempre valida la proposta di dormire qui?»
Lui mi scrutò un istante. «Gli anni passano e continui a fare domande stupide» ridacchiò, abbracciandomi talmente forte da togliermi il respiro «La tua stanza è già pronta.»
«Sarei dovuto venire subito» mormorai, con gli occhi lucidi.
«Maia ti vuole bene e, a modo suo, anche Valerio.»
«Ne sono sicuro» mentii, deciso a non rovinare il buonumore del mio amico. Sebbene ora avesse il mento più squadrato e un corpo da guerriero, Cornelio era rimasto il ragazzo conosciuto tanti anni prima: affidabile, intelligente, cordiale e dotato di un'audacia che ammiravo. Il suo unico difetto era la passione per feste e convivi; infatti, nemmeno tre giorni dopo mi trascinò in una villa delle Carinae, il quartiere più esclusivo della città.
L'immenso peristylium trasudava sfarzo. Statue, giochi d'acqua, pergolati e divani erano avvolti dalla vegetazione rigogliosa e decine di schiavi si prodigavano a soddisfare ogni desiderio degli ospiti. Non mancavano la musica e le risate; eppure, tutti sembravano su un palcoscenico. C'era chi recitava la parte del pensatore, chi affabulava i presenti con teorie sulle campagne militari, chi decantava il fascino della dimora e chi interpretava il ruolo del pessimista, sottolineando le falle del nuovo regime imposto da Cesare.
«Virgilio?!»
Sussultai. "Il fantasma del Passato. un personaggio di cui non avvertivo la mancanza". «Salve a te, Sabino.»
Vederlo mi fece uno strano effetto. Non sapevo se i miei sentimenti fossero svaniti e, al contempo, il nostro amore pareva lontanissimo, forse perché quasi nessuno era a conoscenza di quel legame e io stesso avevo provato a cancellarlo. Spostai gli occhi su Cornelio, in piedi alla mia destra, ma un attimo dopo erano già tornati sul viso che mi aveva sedotto in gioventù.
«Credevo fossi al Nord» proseguì Sabino, tendendo la destra «Ti occupi sempre di cavalli?»
Strinsi i pugni. Avevo trascorso anni a fuggire senza creare nulla. Né un lavoro stabile, né il cursus honorum, né una famiglia... nella mia vita c'era ben poco e, per la prima volta, mi chiesi cosa sarebbe successo se avessi accettato la proposta di Sabino.
Lavorerai per me.
I nostri ruoli saranno chiari, i nostri obiettivi anche,
e continueremo ad avere ciò che abbiamo adesso.
Quelle frasi rimbombarono nella mia testa e il nodo che sentii alla gola mi fece tossire. «Vivo a Posillipo» bofonchiai «Sono qui soltanto per aiutare mia madre. Ha appena partorito e...»
«Alla sua età? Che benedizione! Tuo padre sarà...»
«È del secondo marito» non so perché lo dissi, ma fu una fortuna, poiché spostò la conversazione su argomenti diversi.
«Oggigiorno, le unioni durature sono così rare!» esordì Tizio, un altro ex-compagno dell'accademia «Hanno divorziato Cicerone, Antonio, i genitori di Quinto... Bruto» sollevò le sopracciglia «Nell'Urbe è stato uno scandalo: il figlio adottivo di Cesare che lascia una moglie onesta per avvicinarsi alla gens di Catone.»
Sabino si schiarì la voce, seccato. «Non ha sposato Porzia per politica! L'amava da tempo e Marco ha ufficializzato il legame nell'istante in cui è stato possibile, assunto il ruolo di pater familias».
"Cosa?!" per un secondo, la mia mente volò allo strano sogno avuto nella casa di Atilia. Toccherò Porzia soltanto se mi sarà concesso dal pater familias, aveva detto Bruto, mentre confessava al cugino di aver ceduto metà dell'anima a quella giovane. "Marco sembrava contrario" riflettei "Come mai, appena morto suo padre, ha dato il consenso?".
Sabino, intanto, era tornato ai toni scanzonati, confessando di avere pure lui un divorzio alle spalle. «Se di divorzio si può parlare» puntualizzò «Ho chiesto in prestito la moglie di un amico per generare un erede e ora...» a un cenno della mano, un bambino dallo sguardo vispo e i capelli ramati gli corse incontro «Virgilio, ti presento mio figlio.»
«Figlio? Donna in prestito?» malgrado fosse in linea con le nostre leggi, per poco non mandai di traverso il Falerno che stavo bevendo. Tuttavia, prima che potessi ribattere, Sabino chiamò i nostri ex-compagni e venni circondato dall'abbraccio di Quinto. Persino lui era diventato un uomo, talmente simile a suo zio da sembrarne l'erede naturale.
C'era chi aveva avviato una carriera promettente, chi si era sposato, chi vantava esperienze militari e, un po' in disparte, qualcuno che continuava a incrociare il mio cammino. Marco non pareva più il capogruppo. "Un'ombra rimasta in Terra per una missione" riflettei "È così che immagino i seguaci di Alastor, uomini divenuti demoni in nome della vendetta. E se..." scossi la testa "Un mortale non può mutare la propria Natura a tal punto". Gli insegnamenti appresi in Tessaglia non lasciavano adito al dubbio: quando Alastor prometteva a un uomo di renderlo suo simile, lo stava ingannando. Eppure, nel bel viso di Marco scorgevo un'angoscia strana, quasi serbasse nel profondo del cuore un segreto talmente spaventoso da far tremare Roma.
"Basta, Publio! Non puoi passare la serata a fissarlo" feci per girargli le spalle; Marco, però, teneva gli occhi puntati su di me. Era preoccupato. Se starai zitto, tacerò anch'io, gli comunicai con lo sguardo, Ciò che accade in Vicus Tuscus, resta a Vicus Tuscus. D'istinto, controllai di avere le braccia coperte e il mio gesto attirò l'attenzione del piccolo Lucio.
«Perché ha un abito a maniche lunghe?» bisbigliò all'orecchio del padre «I veri romani...»
«Ho freddo» tagliai corto, sempre più in difficoltà «Se non vi dispiace, andrei a...» studiai il giardino, pregando di trovare una giustificazione. Intanto, Cornelio mi posò tre dita sulla fronte.
«Non hai la febbre» constatò.
"Avanti! ci sarà qualcosa di utile" vedevo solo cibo, divani, fiori, tavoli, schiavi... "Schiavi!". «Vado a stendermi un momento» farfugliai in tono incerto.
«Ti accompagno?»
«No, Cornelio. Conto di avere una compagnia... diversa.»
«Aspetta, tu vuoi...?»
Avvertii gli sguardi confusi dei presenti, ma la voglia di andarmene era immensa. Presi la prima schiava che mi venne accanto e la condussi dentro la villa. «Ora vai.»
«Cosa? Non...?»
«Vattene» la guardai allontanarsi e, appena fui solo, nascosi il viso nelle mani. "Sabino con un figlio, i miei ex-compagni cresciuti, Marco che pare seguirmi come un'ombra e Cornelio, a cui ho celato una parte di me... è troppo" mi lasciai cadere a terra, scoprii le braccia fino al gomito e sfiorai i tagli che ne rigavano la pelle, ancora un po' arrossati. Dopo la Grecia, le arti proibite erano diventate un'ossessione e non m'importava quanto dovevo soffrire. Era l'unico scopo che mi rimaneva. «Voglio farlo.»
«Scusa, ho smesso» disse una sensuale voce femminile «Chiedi a qualcun altro.»
Sollevai il capo di scatto, occultando le braccia nelle pieghe della toga.
«Hai bevuto?»
Strizzai le palpebre, osservando la donna che avevo davanti. "Dove l'ho già vista?".
Una cascata di capelli biondi ricadeva su un corpo statuario, messo in risalto da una veste in seta leggera. Viso ovale, zigomi alti, naso sottile, labbra carnose e occhi profondi quanto un cielo d'estate. Una bellezza fuori dal Tempo e dallo Spazio, talmente perfetta che immaginai fosse una visione. Poi, lei si chinò su di me e mi accarezzò la spalla.
«Se è una tattica per ottenere i miei favori, sappi che non funziona» aveva un tono spavaldo, ma nel suo sguardo così famigliare c'era dolcezza.
«No. Parlavo da solo.»
«Gli invitati devono essere interlocutori alquanto sgradevoli, se preferisci la compagnia di te stesso.»
«Temo di essere io quello che non sa stare ai convivi.»
Lei accennò una risata e si accomodò al mio fianco. «È la prima volta che vieni nella villa di Pomp... volevo dire, di Antonio?»
«Pompeo?» feci eco «Sesto e suo padre vivevano qui?»
«Fino alla morte del console. Dopo, i beni della famiglia sono stati messi all'asta.»
Osservai il corridoio in cui eravamo seduti con lo stomaco stretto in una morsa. "Sesto è orfano, in qualche alloggio di fortuna, e io gozzoviglio nella sua casa. Che razza di amico sono?" volevo difendere la gens Pompea, però riuscii soltanto a ripetere le parole della sconosciuta: «Un'asta?»
«Una truffa» precisò lei «Hanno vietato a Sesto di partecipare, lasciando che Antonio acquistasse la villa a un prezzo ridicolo.»
"Non è giusto" sospirai "Perché gli Dei lo stanno umiliando? Ho un ruolo in tutto questo?" il senso di colpa crebbe e la morsa si strinse.
Intanto, la sconosciuta elencava le modifiche con cui Antonio aveva reso la dimora ancora più maestosa. «Mettere le mani sui beni di Pompeo non bastava» sbuffò amareggiata «Pretenderà sempre di più. È un uomo insaziabile... e il mio primo Amore.»
Ci guardammo negli occhi. Entrambi eravamo feriti e la villa aveva risvegliato spettri del Passato. Era insolito trovare uno spirito affine, talmente strano che cominciammo a parlare come se ci conoscessimo da tempo. Io le raccontai di Andes, del fallimento nel Foro, dell'esperienza presso Palaimon e persino della stima che nutrivo per Manto. Lei mi disse dei molti uomini che aveva dovuto compiacere e delle speranze riposte in Antonio.
«Doveva portarmi via» mormorò, abbassando le palpebre «"Ti sposerò" aveva promesso. E ancora oggi c'è gente convinta che sia innamorato di me» si morse il labbro, nel tentativo di mascherare il dispiacere «In verità, ero un giocattolo di cui si è stancato.»
«Sai, pure io...» mi fermai. Non la conosci! Gridarono le voci nella mia testa, Sei impazzito a svelarle di Sabino? Non feci in tempo a cambiare discorso, che il Destino mandò Cornelio in mio aiuto.
«Ti ho cercato ovunque!» esclamò accaldato «Stai bene?».
«Ehm... sì... lei...»
La donna posò un dito sulle mie labbra e si rialzò in fretta «Ti ho trattenuto anche troppo. Chissà quanti si stanno chiedendo dove sei». Sorrise ammiccante e si allontanò ad ampie falcate.
«Aspetta... Cornelio è... lui...» spostai l'attenzione sul mio amico e notai la sua aria sospettosa «Vi conoscete?»
«La conoscono tutti» sibilò a denti stretti.
«Davvero?»
«Per Giove, Virgilio: è l'attrice più famosa della Repubblica! Non ricordi? Volumnia Citeride, la liberta che ha fatto cadere Antonio e una sfilza di uomini ai suoi piedi.»
Sgranai gli occhi. "Certo, Volumnia! La donna meravigliosa incrociata a Posillipo" ora ricordavo e, subito dopo, ricordai anche le circostanze del nostro incontro: uno spettacolo ignobile in cui gli attori, incitati dal pubblico, si prendevano gioco della condizione dei servi[1]. «Una liberta? Dunque, è nata schiava.»
«Il suo padrone la adorava» sbuffò Cornelio.
"Ma era pur sempre un padrone".
«E lei ha usato a lungo l'influenza di quell'uomo per trarne vantaggi» proseguì «Colta quanto scaltra, bella quanto subdola. Devi starle alla larga.»
«A me è sembrata sincera.»
«È un'attrice!»
"E io non sono bravo a giudicare il cuore delle persone".
«Sta' attento, o Volumnia ti metterà nei guai.»
"Magari ha ragione" mi alzai lentamente da terra "Eppure, su Sesto si era sbagliato. Eppure, Cornelio ignora le mie ombre. Eppure..." eppure, nel profondo dell'animo, sapevo che avrei cercato Volumnia, anche a costo di correre dei rischi. "Dopotutto, la mia vita è a Posillipo" riflettevo "Durerà qualche settimana. Ci faremo compagnia e poi tornerò alla normalità". Ero convinto di avere ogni cosa sotto controllo ma, se avessi fatto più attenzione a chi incontrava Marco nei bassifondi, forse avrei intuito che l'intera Repubblica stava per perdere le redini del proprio Fato.
NdA
Oh my Giove! La storia di Virgilio compie 1 anno. <3__<3 Che dire? Io sono pessimo coi discorsi, ma desidero ringraziare dal più profondo del cuore chiunque si sia imbarcato in questo viaggio! Il vostro sostegno è prezioso, i commenti di alcuni di voi sono molto meglio della storia (ogni tanto li rileggo perché sono magnifici!!) e ho trovato delle persone davvero speciali. Non poteri essere più felice!
E ora, un paio d'informazioni sul "raduno di ex-compagni":
1) la pratica di farsi prestare una moglie esisteva (l'avevo accennata con Catone-padre). Sabino avrà optato per una simile scelta in nome del legame con Marco?
2) Gens Tullia (aka di Cicerone): Quinto Sr e Pomponia (la moglie che subiva le sue angherie) hanno divorziato! Evvai!! Tutto grazie al fatto che anche Cicerone-famoso aveva divorziato e non poteva più costringere quei due a stare insieme. Torneremo sulla questione parlando di Quintino, ma sappiate che si sono dati battaglia per la custodia del figlio;
3) Gens Porzia: dal 46 a.C., dopo il suicidio del padre, Marco diventa pater familias e acconsente quasi subito alle nozze tra sua sorella & Bruto. Ergo, il figlio adottivo di Cesare (già cugino di Porzia e Marco) ha un ulteriore legame con una gens mooolto anti-cesariana;
4) Gens Pompea: il padre di Sesto è morto nella guerra civile e lui ha continuato a combattere contro Cesare. Ora, però, ha perso ed è in balìa del Fato. Chissà come, quando e in che condizioni lo rivedremo... #DaFiglioDelConsoleAFuggitivo
5) Volumnia [disegno a inizio capitolo] sarà tutt'altro che secondaria! Ma porterà del bene a Virgy?
GRAZIE ANCORA DI TUTTO!!! <3
[1] capitolo 11 – Non fa ridere
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