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ATTENZIONE
Questo capitolo contiene scene dettagliate e forti sulla tematica sessuale esplicita; linguaggio scurrile e triviale; masturbazione e sex cam.

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«Mi stai dicendo che ti manco?» presi a mangiucchiarmi l'unghia dell'indice, sorridendo come un ebete con il telefono stretto nella mano.

«Sì, molto», rivelò in un sospiro. «Specialmente ora, da solo nel mio comodo letto.»

Chiusi gli occhi divertita e un po' imbarazzata. «Oddio, stai cercando di sedurmi al telefono, numero cinque

«Mi sorprende che tu ricorda il numero della mia maglia, capitano. Però sì, sto cercando di sedurti da uno stupido telefono visto che non posso fare altrimenti.»

Mi mordicchiai il labbro nervosa e disegnai dei cerchi immaginari sulla pancia scoperta, attorno all'ombelico. «Non c'è bisogno che tu lo faccia...»

«Cosa?»

«A sedurmi», rivelai in un sussurro audace; dall'altra parte percepì il suo respiro farsi più pesante, al che immaginai la sua espressione
sofferente.

«Hai i vestiti addosso?» domandò terribilmente serio da farmi rabbrividire per l'eccitazione; mi bagnai le labbra divenute improvvisamente secche e mi raddrizzai con la schiena alla testa del letto.

«Solo un top corto...», ribattei cercando di sembrare sensuale. Gettai i capelli all'indietro e allargai di poco le gambe per restare più comoda, rettificando: «E indosso delle brasiliane... rosse

«Voglio vederle», sibilò facendomi reprimere un sorriso.

«Siamo al telefono: come faccio?» domandai stupidamente, guardandomi attorno come se fossi alla ricerca di qualcosa.

«Hanno inventato il pulsante della videochiamata appositamente per questo, piccola. Per i fidanzati in astinenza come me.»

Avrei voluto schiaffeggiarmi per quanto fossi sembrata stupida, ma cercai di smascherare la mia ignoranza con una risatina nervosa. Era passato un mese da quando ero partita dal Giappone per andare in America, precisamente a Seattle. Ogni giorno sentivo i miei amici, invertendo con il nonno e mio fratello; avevo persino sentito Mitsuki e Bokuto nello stesso momento, facendo videochiamate nei miei momenti di pausa, trovandoli insieme. Ero entusiasta che quei due finalmente si fossero avvicinati.

Tuttavia, per quanto riguardava con Keiji le cose procedevano a gonfie vele; ci sentivamo tutte le sere prima di andare a dormire e tutte le mattine quando entrambi aprivamo gli occhi; mi mancava davvero un sacco, ma nonostante ciò, Keiji era davvero un bravo fidanzato del quale riusciva a tenere duro proprio come me. Eravamo sicuri che una lontananza del genere ci avrebbe fatto avvicinare di più una volta che sarei ritornata.

In effetti, era passata quasi un'ora da quando stavamo al telefono; mi aveva raccontato come era riuscito a fare un alzata perfetta a Bokuto durante la partita amichevole contro una squadra avversaria e che era nervoso per il torneo primaverile, visto che mancava davvero poco a parteciparvi.

Un paio di giorni fa, mi aveva addirittura reso partecipe, una volta che aveva terminato gli allenamenti con la squadra, di vederlo sotto la doccia attraverso la webcam.

Ovviamente non si vedeva il suo amichetto dato che riuscivo a scorgergli mezzo busto, – e un po' mi dispiaceva – ma era davvero una gioia per gli occhi vederlo bagnato, nudo e insaponato: riuscivo ad immaginarmi solo quanto potesse odorare del suo solito profumo di bagnoschiuma al miele e quanto avrei voluto tenergli compagnia sotto al getto per infuocare di più gli animi.

Ma non potevo. Almeno non per adesso. Nel frattempo mi limitavo a fare pensieri poco casti sul suo conto e mangiarmelo con gli occhi durante le nostre videochiamate.

Quella sera però, eravamo entrambi fin troppo eccitati per lasciare le cose in sospeso. Insomma, eravamo due persone molto attive, quindi, il sesso mancava ad entrambi... un po' di più a lui, essendo maschio. D'altronde, non ero neanche il tipo di ragazza che, quando le scoppiavano le ovaie, si infilava la mano nelle mutande e si dava il piacere immenso con l'immagine del proprio fidanzato stampata in mente.

Avevo vergogna. Soprattutto perché, essendo una credente di fantasmi e spiriti malvagi, chi mi dissuadeva all'idea che nessuno mi stesse fissando? Dirlo così apertamente poteva sembrare una cosa malata, ma non mi sentivo a mio agio sapendo che qualche mio antenato poteva vedermi mentre mi masturbavo come una gatta in calore.

«Vuoi davvero vedere le mie mutandine?» chiesi con un velo di imbarazzo mentre mi torturavo le unghie con i denti. Non ero stupida, almeno non fino a quel momento: conoscevo perfettamente le intenzioni di Keiji e dal mio punto di vista, aveva sia i suoi pro che i suoi contro.

«Sì.» Fermo, conciso e deciso; allontanai il telefono dall'orecchio e guardai attentamente lo schermo prima che, come per magia, comparì la faccia compiaciuta e beffarda di Keiji. Sorrisi dolcemente quando vidi i suoi occhioni blu scrutarmi. Quanto era bello? «Mi piaci con i capelli al naturale... Sei davvero un toccasana per i miei occhi che vedono solo peni e culi maschili ogni santissimo giorno.»

Scoppiai a ridere mentre lui alzò gli occhi al cielo sarcastico, riferendosi al fatto che in spogliatoio nessuno girava in mutande o tantomeno con un asciugamano in vite. Un po' lo capivo dato che per me era la stessa cosa con le ragazze.

«Magari anche io ne ho uno lì sotto, non pensi?» Lo provocai maliziosa e divertita, notando i suoi occhi divenire piccoli e ridotti in due fessure, scuotendo il capo.

«Nah! Me ne sarei accorto, piccola», ammiccò divertito. «E sicuramente, se fosse stato così, non avrei fatto io il passivo della situazione.»

Sentì le guance pizzicarmi e alzai gli occhi al cielo per smascherare il mio rossore, allontanando di poco la videocamera dal viso. «Stupido...», borbottai beccandomi una sua risatina in sottofondo.

«Okay, allora... – lo guardai agitarsi sul letto per mettersi comodo e portare un braccio dietro alla nuca per reggersi – Fammi vedere cos'hai lì. Sono curioso.»

Mi morsi il labbro inferiore e lanciai un'ultima occhiata a Keiji prima che facessi scendere lentamente il telefono in mezzo alle mie gambe. «Hai chiuso la porta a chiave, vero?» Sollevai il telefono di scatto e guardai il ragazzo con gli occhi sbarrati; che diamine voleva fare?

«Perché me lo chiedi?»

«Non voglio essere disturbato mentre ti guardo. Quindi, alza il culo e controlla se la porta è chiusa a chiave.»

«O-Okay, okay», borbottai.

Mi alzai dal letto e avvicinai il telefono al petto, sentendo Keiji commentare sul fatto che non portassi il reggiseno dato che le punte dei capezzoli si fossero irrigidite. Lo ignorai per un attimo, cercando di scacciare via l'imbarazzo e chiusi la porta chiave. «Fatto!» Esclamai, pronta a ritornare comodamente sul letto, ma la voce dall'altra parte frenò quel mio tentativo.

«No, piccola, aspetta», qualunque idea avesse in mente quella sera, mi stava portando ad avere una crisi isterica. «Posiziona il telefono sulla scrivania e riprenditi per intero. Voglio vederti.»

Dio non mi punirà per questo, vero? pensai agitata mentre appoggiai il telefono sulla scrivania con il portapenne dietro per sorreggerlo. Appoggiai le mani sui fianchi con un'espressione da: "E ora? Che cosa dovrei fare?"

Lo vidi afferrarsi il labbro a morsi e piegare il collo di lato. «Dio, hai delle gambe stupende», ammiccò squadrandomi senza pudore dalla telecamera.

«Allenamenti...», bofonchiai timidamente, pulendomi i palmi sudati sulle cosce scoperte.

«Mettiti seduta sul bordo del letto con le gambe divaricate», suggerì e cambiò posizione, mettendosi seduto. Spalancai leggermente gli occhi.

«Cosa?» Gridai in un sussurro per paura che potessi svegliare le ragazze nelle stanze accanto alla mia.

«Fai come ti ho detto!»

Sbuffai silenziosamente e mi sedetti sul bordo del letto con le gambe divaricate proprio come mi aveva chiesto. Vidi Keiji alzarsi e puntare gli occhi verso il basso come se stesse facendo qualcosa. «Che stai combinando?» Domandai confusa. Si sedette nuovamente e si passò una mano nei capelli spettinati.

«Ho appena tolto le mutande. Cosa pensavi che stessi facendo?»

Andrò all'inferno per questi atti impuri. Ne sono sicura.

«Le mutande... Hai appena tolto le mutande», ripetetti convincendomi che mi stesse prendendo in giro, ma purtroppo non era così. La sua espressione lussuriosa me lo confermava.

«Piccola, ehi...», attirò la mia attenzione con un timbro dolce e calmo, sorridendomi. «Non è sbagliato, okay? Nessuno ti punirà per questo, stai tranquilla. E poi, sei la mia ragazza. Ti ho già vista nuda molte volte.»

Diamine. Odiavo quando aveva ragione. Sospirai profondamente e annuì convincendomi. «Okay! Cosa vuoi che faccia, ora?» Dissi arresa.

Sul volto di Keiji comparì un ghigno malizioso. «Immagina di sfilarti le mutandine come fare io...»

Aggrottai le sopracciglia e guardai il centro del mio sesso leggermente bagnato sulla stoffa. Presi un grosso respiro e afferrai i fili ai lati delle mutandine, sfilandomele lentamente fino alle caviglie e scacciarle con i piedi. Serrai le gambe e alzai lo sguardo sulla telecamera. «E ora?»

«Ora, togliti quel top fastidioso.»

Alzai un sopracciglio e ubbidì senza esitare, sfilandomelo dal capo e gettarlo sul letto. I capelli corvini mi ricaddero lunghi in avanti, comprendo di poco i capezzoli turgidi e rosei. Tutto ad un tratto, la stanza iniziava ad essere troppo calda.

«Fatto...», sussurrai rauca guardando attraverso l'obiettivo. Keiji ansimò in risposta. «Ke-Keiji?»

«Piccola... ora, toccati», ansimò con il fiato spezzato, scrutandomi attentamente dallo schermo. Mi morsi nuovamente il labbro e divaricai le gambe come prima, posando l'indice e il medio sul clitoride pulsante e sensibile del mio sesso. «Cazzo!» imprecò a bassa voce, mentre iniziai a fare dei movimenti circolari con le dita.

Guardai l'immagine di Keiji che si masturbava per me attraverso il telefono, continuando a toccarmi lentamente e lasciare che i miei umori d'eccitazione lubrificassero la mia entrata, in modo che sarei riuscita a penetrarmi senza ulteriori problemi. Ansimai un po' troppo forte quando toccai un punto che mi provocò eccitazione e istintivamente mi afferrai un seno, immaginandomi che fosse stato Keiji a farlo.

«Guardami...», sussurrò senza fiato. «Kaori, piccola, guardami mentre ti tocchi per me.»

Neanche mi resi conto di aver chiuso gli occhi. Quando li riaprì, l'immagine di Keiji con le guance accaldate e gli occhi lucidi per l'eccitazione, mi fecero aumentare di più i movimenti delle dita.

«Keiji...», gemetti il suo nome a denti stretti, torturandomi il capezzolo; scesi lentamente con le dita fino a quando non ne feci entrare due direttamente, talmente che fossi bagnata, accaldata e pronta per la penetrazione.

«Sì, Kaori... così. Così. Continua, piccola.»

Mi afferrai il labbro a morsi per non urlare e continuai a stimolarmi più in profondità, toccando le pareti vaginali stringersi ogni volta che pompavo con le dita fino in fondo. Gli ansimi di Keiji risuonarono nelle mie orecchie come una dolce melodia, il quale continuava a stimolarmi con la sua voce di continuare, senza smettere, fino a quando non sarei venuta.

«Piccola, avvicina il telefono e riprenditi mentre continui a toccarti.»

Grugnì di disappunto quando rallentai i movimenti e sfilai un attimo le dita dalla mia entrata. Mi alzai e afferrai il telefono dalla scrivania, sorridendo maliziosamente al ragazzo nello schermo. «Sei un maiale», confidai divertita mentre lui mi fece l'occhiolino.

Mi posizionai più affondo del letto, appoggiando le spalle alla spalliera e tenere il telefono stretto nella mano sinistra in orizzontale così che potessi riprendermi dal busto in giù. Vidi Keiji cambiare posizione anche del suo, in modo che potesse guardarmi meglio e così ripresi a stimolarmi come prima.

«Non hai idea di cosa ti farei se fossi lì», ammiccò provocatorio facendomi contorcere l'espressione di godimento sul mio viso. Volevo che continuasse a dirmi cosa avrebbe potuto farmi e fino a dove si sarebbe spinto per ottenere il mio piacere e il suo.

«Cosa? Cosa mi faresti?» Lo provocai, scendendo con il telefono in mezzo alle mie gambe e lasciarlo guardare lì, mentre mi toccavo soltanto per lui.

«Ti torturerei quella fica bagnata», sussultai dallo spasmo forte e sfilai le dita dalla mia entrata, tappandomi la bocca da un gemito. Keiji sghignazzò soddisfatto. «E poi, ti metterei a novanta come la prima volta che mi hai chiesto di scoparti», chiusi gli occhi e ritornai a massaggiarmi il punto sensibile del clitoride con foga. «Ti infilerei il mio cazzo enorme in gola. Cazzo! Non hai idea da quanto tempo aspetto di poterlo fare.»

Mugolai quando percepì le farfalle nello stomaco svolazzare giù per il basso ventre. «Keiji... ti prego, continua», ansimai in una preghiera che conosceva bene. Girai la testa e affondai il viso nel cuscino per prevenire che i miei ansimi fossero troppo acuti.

«Sì, piccola. Pregami», agitai le gambe sul letto e strinsi il telefono nella mano, mentre con l'altra allargai le grandi labbra per cercare più stimolazione. «Ho così tanta voglia di scopare la tua bocca che non penso ad altro tutto il santissimo giorno...»

Afferrai il lenzuolo del cuscino tra i denti e affondai un'ultima volta le dita nell'apertura, prima che venissi in un mugolio strozzato. Agitai debolmente le gambe sul letto come voler scacciare via quel formicolio e girai poi la testa, guardando il soffitto per riprendermi.

«Cazzo!» La voce di Keiji attirò la mia attenzione e lo guardai attraverso lo schermo con un'espressione di puro sesso sul volto. Mi morsi il labbro e strusciai le cosce una contro l'altra, sentendo i miei umori appiccicarsi contro la pelle.

Eravamo venuti insieme senza farlo apposta o avvertirci. Mi misi su un lato e avvicinai il telefono al volto, guardandolo ammaliata. Keiji una volta ripresosi dal suo orgasmo, mi guardò nella mia stessa identica maniera. «Ho sporcato le lenzuola», disse improvvisamente facendomi scoppiare in una fragorosa risata la quale dovetti tapparmi la bocca per non creare baccano. «Tutta per colpa tua», mi accusò sarcastico e sorrisi mingherlina.

«Non è colpa mia se tu sei un maiale», alzai un sopracciglio e lui roteò gli occhi, scuotendo il capo. «Manca solo un mese, lo sai?»

Annuì con un sorrisetto. «E posso averti tutta per me», concluse lui.

Sorrisi a quelle parole veritiere. Mai nessuno mi aveva aspettata e desiderata così tanto come lui.

«Ehi, Keiji.»

«Mhm?» Le sopracciglia gli schizzarono verso l'alto, pressando le labbra una contro l'altra.

Sicuramente era concentrato a capire come scacciare via la macchia di eiaculazione dalle lenzuola. Trattenni una risata per non irritarlo maggiormente e appoggiai la guancia sul dorso della mano.

«Ti amo.»

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