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𝖷𝖨𝖷

ATTENZIONE
Questo capitolo contiene scene dettagliate e forti sulla tematica sessuale esplicita; linguaggio scurrile e triviale; dominazione; rough sex.

𝘳𝘰𝘶𝘨𝘩 𝘴𝘦𝘹: tirare i capelli; mordere e stringere la gola; leggeri segni sul corpo, come rossori o lividi; consenziente da entrambe le parti.

♋︎

All'improvviso, tra imprecazioni sussurrate sottovoce, appoggiai la mano sulla maniglia pronta ad entrarvi in stanza, ma di scatto mi ritrovai con le scapole della schiena contro la porta e una presenza robusta, schiacciare il mio corpo contro il suo.

Guardai negli occhi la persona che un attimo prima mi aveva rifiutato, sentendo le sue mani viaggiare incontrollate sul mio corpo, raggiungendo l'osso sacro ed emettere una leggera pressione da portare avanti il mio bacino contro il suo, facendomi sentire la sua erezione quanto fosse evidente. Mi scappò un ansimò involontario.

«Hai cambiato... idea?» farfugliai, sentendo l'eccitazione crescere a dismisura, mentre Akaashi si strusciò contro di me senza pudore.

«E tu?» Rispose interrogativo, avvicinando la sua bocca affamata alla mia, sfiorandola. Scossi il capo, aggrappandomi alle sue spalle possenti.

«N... No.» Sussurrai senza fiato, quando le sue mani scesero sul mio sedere fino a proseguire al retro delle cosce, stringendo le carni nei suoi palmi callosi.

«Ti sento così vogliosa, Kaori...», sibilò rauco, arrivando con la bocca all'incavo del mio collo. «Mai nessuna era così vogliosa da farsi scopare dal sottoscritto.»

Strabuzzai gli occhi nell'esatto momento in cui le sue dita fredde si infilarono all'interno dei miei pantaloncini, sfiorando con i polpastrelli le mie mutandine inzuppate. Ansimai, appoggiando la nuca alla porta. Non avevo mai desiderato così tanto di essere scopata da qualcuno prima d'ora.

«Il gatto ti ha mangiato la lingua?», ghignò divertito, leccandomi un pezzo di pelle. «Prima eri stata così diretta e adesso, non mi dici più che cosa vuoi?», morsicò violentemente il pezzo di pelle che aveva leccato, facendomi mugolare dal dolore.

Divaricò di più le mie gambe, permettendo così di far entrare tutta la mano all'interno dei miei pantaloncini, strofinando il medio sulla parte alta del clitoride. Schiusi le labbra dal piacere, conficcando le unghie nelle sue spalle.

«Aka-Akaashi... ti prego», mugolai eccitata, muovendo il bacino contro le sue dita, desiderando che mi penetrasse e mi masturbasse.

Il ragazzo allontanò il viso dal mio collo, guardandomi con una luce spaventosamente eccitante negli occhi. «Qual è il vero motivo di spingerti a tanto?» Sembrò preoccupato, ma scacciai via quel pensiero quando sentì le sue dita muoversi agili dentro alle mie mutande.

«E tu perché hai cambiato idea?» Ribattei con un'altra domanda a fiato corto, reggendomi con una mano sulla maniglia della porta.

Akaashi alzò il mento, ingoiando a vuoto, permettendomi così di focalizzare l'attenzione sul suo pomo d'Adamo. «Perché sono un ragazzo, Kaori, e hai osato provocarmi per ottenere quello che desideravi...», boccheggiai in cerca d'aria mentre le sue dita arrivarono all'apertura della mia entrata, stuzzicandola. «E non mi piace il tuo gioco sporco.»

«E cosa... cosa vorresti fare a proposito?» ansimai, mordicchiandomi violentemente il labbro fino a sentire il sapore metallico in bocca. «Neanche a te sembra che dispiaccia», indicai con l'indice il cavallo dei suoi pantaloncini divenuto stretto e gonfio, mettendo su l'espressione più innocente che potessi mai fare.

Il ragazzo guardò il punto da me indicato e alzò un angolo della bocca, ghignando. «È colpa tua...», ringhiò, sfilando la mano dai miei pantaloncini sotto ai miei lamenti di disapprovazione, il quale circondò il mio collo con le sue dita in una presa stretta e ferrea, senza però farmi male. «Inginocchiati.» Ordinò autoritario, causandomi un forte formicolio nel basso ventre.

Trattenni il labbro inferiore in mezzo ai denti, scivolando man mano con la schiena al muro fino al pavimento: mi ressi con le ginocchia al suolo, mentre il ragazzo appoggiò una mano dietro alla mia nuca, avvicinando la sua patta al mio viso.

«Facciamo un gioco...», propose tra il divertito e l'eccitato, «se riesci a farmi venire nel giro di pochi minuti, soddisferò anche te, in tutti i modi possibili», sentì il centro del mio sesso pulsarmi d'eccitazione e dovetti reggermi ai suoi pantaloncini per prevenire un mancamento. «Ora, apri questa bella bocca e succhiamelo...», posò il pollice sul mio labbro inferiore spaccato a sangue dai continui morsi, penetrando il dito all'interno della mia bocca, il quale mi obbligò a succhiarglielo.

Feci come richiesto, senza distaccare il contatto visivo dal suo, nel mentre liberavo il suo cazzo dai pantaloncini e le mutande ingombranti. Akaashi mi indirizzò con la bocca verso la sua erezione pulsante, togliendo il dito dalla mia cavità orale e riempirla con la punta della sua asta.

Presa da un'incontrollabile eccitazione, per via di star commettendo un'azione sessuale ben visibile agli occhi di tutti, inglobai e lubrificai con la saliva tutta la sua lunghezza. Akaashi gemette, stringendo alcune ciocche dei miei capelli attorno alle sue dita, spingendo la mia testa nella sua direzione per arrivare più in profondità nella mia gola, tanto da percepire la punta del suo cazzo sfiorarmi le tonsille.

«Cazzo...», ansimò a denti stretti, spingendo il bacino con movimento circolari e gettare il capo all'indietro.

Continuai a succhiare, sentendolo sussultare sotto ai miei continui succhi e inspiri caldi dal naso, capendo che stesse arrivando al limite della sopportazione. Akaashi di scatto, incurvò il busto in avanti, reggendosi con una mano alla porta e l'altra nelle ciocche dei miei capelli, spingendo la mia testa più velocemente e rudemente, facendomi fare rumori strani con la bocca mischiata di saliva e del suo liquido preseminale.

«Ingoia... ingoia tutto.» Era più un ordine che un consiglio e rilasciò la sua eiaculazione all'interno della mia bocca, muovendo il bacino con spinte lenti e dolci. Ingoiai il tutto e ripulì le lacrime ai lati dei miei occhi per lo sforzo.

Akaashi respirò pesantemente dopo l'orgasmo avuto, aiutandomi poi ad alzarmi. Passai l'indice ai lati delle mie labbra, pulendole da possibili goccioline, vedendo il ragazzo fissarmi ammaliato.

«Non l'avevo mai fatto...», ammisi un po' imbarazzata.

«Cosa?» era sorpreso. «Perché non me lo hai detto?»

«Mi è piaciuto...», mi morsi il labbro, intrecciando le braccia attorno al suo collo. «...Molto», soffiai sulle sue labbra in modo provocatorio. «Ho vinto, giusto? Dovresti darmi quello che merito».

Akaashi mi guardò serio, oscillando con gli occhi sul mio viso attentamente, come se non avesse voluto perdersi alcun segno particolare che era una cicatrice o un piccolo neo. Afferrò il mio viso nelle sue mani a coppa e di scatto, come un mancamento, appoggiò le sue labbra sulle mie, baciandomi dolcemente e delicatamente, a differenza della sua mania del controllo violenta di prima.

Ricambiai il bacio ad occhi chiusi, nel mentre cercai di aprire la porta e continuare quella notte di puro sesso all'interno della mia stanza. Indietreggiai, trascinandolo con me, senza smettere un secondo di baciarci. Picchiettò la sua lingua sulle mie labbra, la quale diedi l'accesso senza esitazione, intrecciando la mia lingua alla sua in un bacio poco casto e vorace.

Akaashi chiuse la porta con un tonfo alle proprie spalle, circondandomi poi il busto sottile con le sue enormi mani. Credetti che tutta quella violenza fosse finita e invece, mi sbatté come un animale al muro, al che mi scappò un ansimo di dolore misto al piacere.

Ero così eccitata che avrebbe potuto sbattermi dove voleva e come voleva.

Mi sfilai velocemente la felpa da dosso, gettandola sul pavimento. Akaashi fece lo stesso con la sua, restando a petto nudo. Mi permisi di squadrarlo senza pudore dalla testa ai piedi, testando con i polpastrelli il contorno dei suoi addominali, fino ad arrivare al fianco dove c'era un piccolo tatuaggio: una stella.

«E questo?», sorrisi, accarezzandolo.

«Non ti piace?» Alzò un sopracciglio beffardo, afferrando i miei polsi e unirli, portandoli poi sopra alla mia testa.

«Molto in realtà.» Ammisi in un mormorio basso, mentre la sua faccia affondò nei miei seni scoperti dalla canotta scollata, baciandoli nel mezzo.

Roteai gli occhi all'indietro e inarcai la schiena contro al muro, pregandolo in sussurri incomprensibili di continuare, sempre di più. Akaashi come se mi avesse letto nel pensiero, abbassò i miei pantaloncini con sé le mutandine, lasciandomi completamente in mercé di lui.

Gocce d'eccitazione scorrevano lungo le mie cosce e il ragazzo non poté resistere a quella vista che si leccò le labbra in un modo così sensuale che a solo vederlo, sarei venuta. Si mise in ginocchio, proprio come avevo fatto io con lui un attimo prima, e afferrò una mia gamba portandosela in spalla e avvicinò il viso alla mia intimità eccitata che chiedeva di essere soddisfatta e divorata solamente dalla sua bocca.

Leccò, partendo dal basso, la mia intimità fino ad arrivare al clitoride e tirarlo con le labbra. Gemetti ad alta voce in un modo vergognoso, affondando le dita nei suoi capelli e spettinarli più di quanto non fossero già.

«Ti prego, continua... non smettere», frasi sconnesse senza un filo logico uscirono dalla mia bocca come una preghiera, muovendo il bacino contro la sua bocca per cercare più frizione contro la sua lingua.

Strinsi la gamba intorno al suo capo e divaricai l'altra, sentendo il formicolio fastidioso invadere il mio basso ventre. Colpi di lingua mi fecero sussultare dagli spasmi forti, fino a sentirmi penetrare con quest'ultima nell'apertura, e rilasciare un gridolino che tappai con la mano.

Rilasciai il mio orgasmo nella bocca di Akaashi, il quale inglobò tutto, lasciandoci poi un bacio. Socchiusi gli occhi e respirai in modo irregolare per l'orgasmo avuto. Le gambe mi tremarono e a malapena riuscì a reggermi in piedi. Ridacchiai, quando me lo trovai di nuovo all'impiedi, contagiandolo.

Si leccò le labbra prima di ritornare a baciarmi con foga, sentendo il sapore dei miei umori salati sulla sua lingua. Il ragazzo si piegò e mi afferrò dal retro delle cosce, trasportandomi verso il fondo della stanza dove si trovava la scrivania. Mi fece scendere e sfilò la canotta che indossavo assieme al reggiseno: lui fece lo stesso con i suoi pantaloncini e mutande.

«Stenditi a pancia in giù sulla scrivania», ordinò ed io eseguì la richiesta senza farmelo ripetere due volte.

Distesi il mio corpo sulla scrivania con il sedere all'aria, mentre lui si posizionò dietro: strusciò la punta del suo cazzo contro la mia apertura, donandomi altro piacere, anche perché ero ancora vulnerabile dall'orgasmo avuto un secondo prima.

Afferrò i miei capelli in una coda disordinata, stringendoli in una presa stretta, mentre con l'altra mano si aiutò a indirizzarsi bene nell'apertura.

Affondò dentro di me con una botta secca e rude e gemetti sonoramente.

Diede forte spinte profonde, fino ad arrivare in profondità e sfiorarmi con la punta del suo cazzo, l'utero. Inarcai la schiena e sentì un bruciore alla guancia destra del sedere: mi aveva mollato uno schiaffo. Colpi secchi e violenti, i quali mi fecero gemere e richiedere più frizione muovendo il bacino per seguire il suo ritmo assatanato.

Akaashi mi fece sollevare con la schiena, restando dritta, posizionando la mano attorno alla mia gola e stringere. Quel contatto divenne così violento al contempo eccitante. Non avevo mai provato una sensazione del genere.

«Dì il mio nome, Kaori... dillo.» Ringhiò nel mio orecchio, mordendomi il lobo. Appoggiai le mani sulla scrivania per reggermi, respirando affannosamente.

«Ke-Keiji», mugolai. «Ti prego... più... veloce.» Lo pregai ad occhi chiusi, contraendomi in un'espressione eccitata.

Strinse di più la mia gola e con un colpo di reni, mi fece ritornare alla posizione iniziale, a pancia in giù. Si stese su di me, schiacciando il suo petto contro la mia schiena senza mai smettere un secondo di entrare e uscire dal mio interno. Mi baciò sulle scapole, mollando la presa dai miei capelli e stringermi violentemente i fianchi. Ero sicura che il giorno dopo sarei stata sommersa di lividi.

Morse un pezzo di pelle, leccandola subito dopo come per scusarsi del dolore che mi stava procurando. Ma non volevo di certo che smettesse.

Affondò dentro di me, fino a quando non sentì di nuovo la sensazione di prima invadermi nelle viscere. Arrivai con un gridolino sommerso all'interno della mano, dove lacrime rigarono le mie guance per l'eccitazione avuta. Akaashi si riversò dentro di me, nello stesso momento in cui venni, respirando affannosamente e affondare la faccia in mezzo alle mie scapole.

Chiusi gli occhi, arricciando le dita dei piedi e alzarmi con la schiena, reggendomi sui gomiti. Ormai, quella posizione era divenuta super scomoda.

«Keiji?» Girai di poco il capo alle mie spalle e lo richiamai, il quale sollevò la testa.

Aveva le labbra gonfie, le guance arrossate da un rosso acceso per lo sforzo e gli occhi lucidi colmi di soddisfazione e appagamento. Si tirò fuori da me, permettendomi così di farmi alzare. Le gambe mi tremavano e non ero sicura di riuscire a raggiungere il futon senza perdere l'equilibrio: Akaashi sembrò notarlo.

«Vieni, mettiamoci sotto alle coperte», sussurrò dolcemente, circondandomi la vita e aiutarmi a camminare di pochi passi. Arrivati, mi fece adagiare piano sul futon, mettendosi dietro di me e coprì i nostri due corpi nudi con il lenzuolo. «Ti ho sfinita», ridacchiò sottovoce e mi aggregai alla sua risata, annuendo debolmente.

«Non immagini quanto», sospirai sollevata. «Domani sono sicura che avrò lividi per tutto il corpo».

«Perdonami», disse sincero, schioccandomi un bacio sulla spalla. «Credo che mi sia fatto prendere un po' troppo la mano.»

«Credi?» ripetetti, sollevando le sopracciglia scettica.

Sbuffò. «Okay, forse fin troppo...», risi. «Ma è stata la miglior scopata della mia vita, dico davvero.»

Mi voltai verso di lui, mettendomi su un fianco e affondai metà del viso nel cuscino. «Con quante ragazze sei stato?»

«Che c'è, gelosa?» Ammiccò maliziosamente.

Roteai gli occhi, mollandogli uno scappellotto dietro alla nuca. «Cretino sono solo curiosa...»

Akaashi rise e si mise nella mia stessa posizione, guardandomi attentamente negli occhi. «Tre. Solo tre ragazze», appoggiò le dita sulla mia guancia, accarezzandomela.

«Io sarei la terza o la quarta?» Chiesi divertita, intrecciando le gambe attorno alle sue. Akaashi sorrise a quel gesto.

«La terza.» Rispose prontamente. «E tu? Quanti ragazzi ha avuto la grande Kaori?»

Mi morsi il labbro e avvicinai di più il viso al suo. La sua presenza emanava sicurezza e protezione. «Tre, anche io», Akaashi fece per aprire bocca e riformularmi la mia stessa domanda, ma lo precedetti: «Tu sei il terzo.»

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