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𝖷𝖨𝖨

ATTENZIONE
Questo capitolo contiene scene dettagliate e forti sulla tematica sessuale esplicita; linguaggio scurrile e triviale.




«Iwaizumi?» Corrucciai la fronte confusa, sfilandomi velocemente gli occhiali da vista e nasconderli dietro alla schiena. «Che... che ci fai tu, qui?»

Iwaizumi mi guardò colpevole, sorridendomi genuinamente. «Scusami se piombo così all'improvviso, senza avvisarti, ma sono passato a trovarti», spiegò. «È dalla partita che non ci vediamo: posso entrare?» Indicò alle mie spalle il corridoio e sussultai impreparata, mettendomi di lato per farlo passare.

«Sì, scusami...» Mormorai imbarazzata, lasciando che entrasse e chiusi la porta alle mie spalle.

Il ragazzo si sfilò le scarpe, riponendole nell'apposito mobiletto. Lo osservai bene, quasi con sospetto. «Sei passato perché te lo ha chiesto Oikawa?»

Alzò la testa di scatto, fissandomi duramente. «Stai scherzando?» Domandò da finto sarcastico. Scossi il capo. «Io e lui non ci parliamo, a meno che non si tratta della pallavolo», tagliò corto e appese il giubbotto nero di pelle sull'attaccapanni.

Presi un grosso respiro, mordicchiandomi il labbro inferiore. «Vuoi del tè?»

«Dell'acqua va benissimo.» Rispose semplicemente, al che annuì, facendogli strada verso la cucina.

Arrivati, si accomodò sulla sedia, mentre io mi avvicinai al frigorifero, aprendolo e afferrare una bottiglia di vetro contenente dell'acqua e due bicchieri presi dal mobiletto, sedendomi accanto a lui.

«Come stai? La riabilitazione sta andando bene?» Chiese con interesse, mettendosi l'acqua nel bicchiere.

Alzai e abbassai le spalle, «Va tutto bene», risposi. «Sto recuperando i giorni che avevo saltato per via degli allenamenti con la Karasuno, ma il ginocchio non mi sta causando più problemi come prima.»

«Ne sono felice», ammise sincero, bevendo un sorso d'acqua.

Mi bagnai le labbra con la punta della lingua, portando le braccia conserte sotto al seno. «Come mai sei qui?» ripetetti, ma lo bloccai con una mano vedendo che stava per aprire bocca, «Intendo il vero motivo, Iwaizumi.»

Il ragazzo posò il bicchiere sul tavolo, rispondendo: «Volevo vederti», replicò con una strana luce negli occhi, «te l'ho detto».

Portai una ciocca di capelli dietro all'orecchio, abbassando lo sguardo sulle mie dita. «Iwaizumi...», all'improvviso la sedia su cui ero seduta, venne strattonata in avanti con un solo gesto, cogliendomi di sorpresa e pressare le unghie nel legno della sedia, trovandomi ad un palmo dal suo viso. «Nani? Che ti salta in mente?»

«Ti dispiace parlarmi così vicino?» Chiese con un tono di voce basso, focalizzando gli occhi sulle mie labbra e inumidirsi le sue.

Inghiottì la palla di saliva in gola, sentendo il sangue ribollirmi dall'imbarazzo e le guance divenire calde, infuocate dal fuoco più ardente mai appiccato.

«Uh no, solo che...», mi morsi il labbro inferiore, non sapendo cosa rispondere, «perché ti stai comportando in questo modo?» chiesi, d'un fiato.

«Perché ti voglio, Kaori», i miei occhi strabuzzarono fuori dalle orbite: Iwaizumi mi voleva? «Questa settimana ci ho riflettuto molto e non ho potuto far a meno di non pensarti...», rivelò schietto, «di pensare al fatto di come sarebbe bello baciarti fino a quando non avrei più fiato nei polmoni».

«Credevo che...», sbattei ritmicamente le palpebre, pressando i polpastrelli sul legno della sedia, tentennando. Sentivo che la mia lingua si fosse attaccata al palato come colla. «Ne avessimo già parlato...»

Iwaizumi si fece più vicino, tanto da sentire il suo fiato caldo di mentine alla menta battermi sulle labbra, addormentandomele. Lo guardai nelle sue pagliuzze verdi oliva, le quali mi stavano già osservando da un pezzo.

«Lo so, ma non voglio resistere a questa tentazione che ho verso di te, lo capisci?» Le sue mani si appoggiarono sulle mie cosce nude, scaturendomi lunghi brividi alla spina dorsale, le quali viaggiarono fino all'orlo dei pantaloncini rossi.

«Ti penso in continuazione...», abbassò gli occhi sulle sue mani che erano arrivate a destinazione, abbassando leggermente la molla degli short e rivelare di poco il tessuto delle mie mutandine, «Penso a vederti nuda, sotto di me, implorandomi di non smettere neanche per un attimo...»

«Iwa-Iwaizumi...», balbettai, sentendo una sensazione strana crescere dentro di me, alla quale sfregai le mie cosce una contro all'altra per alleviare quell'oppressione stravagante. Un particolare che non sfuggì sotto al suo sguardo attento, facendolo sorridere compiaciuto.

«Ti stai già bagnando, non è così?» Chiese con voce bassa, senza volere una risposta in merito. Si inginocchiò davanti a me, divaricandomi le gambe con forza e avvicinare il viso all'altezza della mia intimità.

Lo lasciai fare con la mente offuscata dall'eccitazione e dal pericolo che da un momento all'altro poteva tornare mio fratello.

Le dita di Iwaizumi abbassarono lentamente i miei pantaloncini, fino a farli arrivare ai piedi e sfilarmeli, lasciandomi solo con le mutandine striminzite e appiccicose addosso.

Accarezzò le mie cosce, pressandole leggermente con le dita e affondarle nelle mie carni, senza però farmi male. Avvicinò la faccia al centro pulsante del mio sesso, alzando gli occhi su di me.

«Sei fradicia, completamente fradicia», soffiò sulla mia intimità, facendomi scappare un mugolio di approvazione. «Ti faccio quest'effetto, Kaori?»

Voleva provocarmi, tentarmi e stuzzicarmi fino ad ottenere quello che voleva. Ma se desiderava giocare al suo sporco gioco, lo avrei accontentato cambiando le regole e le carte in tavola, mostrandogli il mio.

Alzai il mento con superiorità, sollevando un angolo della bocca e far schioccare la lingua sotto al palato, rispondendogli: «Sono sempre bagnata Hajime, non credere che la colpa sia tua», inclinai il capo di lato, sorridendogli allusiva.

Il ragazzo però, ridusse lo sguardo in due spilli di fuoco e senza che aprissi nuovamente bocca, affondò con le labbra sul tessuto delle mie mutandine, come affamato.

Sussultai al gesto, schiudendo involontariamente le labbra, alle quali mi scappò un sospiro pesante. L'alito alla menta aiutò ad intensificare il piacere.

Scostò il tessuto delle mutandine di lato e con un dito, senza approvazione, penetrò il mio interno. Mi ressi alla sedia con le mani dal forte spasmo, mentre lui pompò lentamente e leccò con la sola punta della lingua il clitoride, stuzzicandolo avidamente.

Gettai la testa all'indietro e roteai gli occhi, quando sentì un secondo dito al mio interno, sforbiciando e allargando le mie pareti, donandomi più piacere.

Portai una mano nei suoi capelli spigolosi, stringendoli nelle dita e avvicinarlo -per quanto era possibile- il suo viso di più alla mia intimità.

Lo sentì sghignazzare, leccandola e tirare il clitoride con le labbra, aumentando la velocità nella dita, senza smettere un secondo di pomparle. Il suono che emise nella manovra del suo lavoro, mi fece rendere conto di quanto fossi bagnata e gemetti in un modo vergognoso.

Una sensazione di oppressione, nel basso ventre, fece largo in me. Stavo per raggiungere l'orgasmo nella sua bocca, quando all'improvviso quest'ultimo si staccò e sollevò la testa, ghignando maliziosamente.

«Perché?» Gli chiesi con un broncio e il respiro pesante.

Iwaizumi continuò a tenere stampato quel ghigno, alzandosi da terra e attorcigliare le braccia attorno al mio busto, sollevandomi e farmi sedere sul tavolo da pranzo.

Non posso crederci che scoperemo sul tavolo da pranzo.

Avvicinò le labbra umide dai miei pre-umori al mio orecchio, sussurrando rauco: «Voglio farti venire come si deve, non puoi mica godere solo tu.»

Intrecciai le gambe intorno al suo bacino, facendo pressione sul suo osso sacro e far scontrare la sua erezione evidente -ancora coperta- contro la mia intimità inzuppata.

«Da quando sei così audace?» Sorrisi piccante, sfregandomi contro il cavallo dei suoi pantaloni.

Gli occhi del ragazzo divennero pura lussuria, portando le mani sotto alla mia maglietta e accarezzarmi all'altezza delle costole. «Da adesso», e con un gesto veloce mi sfilò la maglietta, lasciando che i miei seni prosperosi e tondi, sobbalzassero sotto ai suoi occhi increduli.

Non indossavo il reggiseno.

«Ti piace quello che vedi?» Mi morsi il labbro provocatoria, inclinando il capo di lato e lasciar che una ciocca corvina dei miei capelli, andasse a finire davanti al mio viso.

Iwaizumi inghiottì a vuoto e annuì ammaliato, «Oh! Non ne hai idea».

Afferrò i due seni nei suoi palmi callosi, palpandoli con foga e strizzarli, facendomi scappare forti e acuti ansimi. Scese con la bocca, fino ad imprigionare un capezzolo turgido e roseo tra le labbra, mordendolo e succhiandolo avidamente. Gemetti a quella sensazione paradisiaca.

«Hajime...» Ansimai il suo nome, inarcando la schiena ed evidenziai di più la rotondità dei seni: Iwaizumi intrecciò un braccio attorno al mio busto sottile per reggermi, pressando i polpastrelli sopra alle mie costole, continuando a far lavorare la sua bocca insaziabile.

Succhiò il capezzolo e allontanò poi le labbra, tornando a guardarmi negli occhi. Sentivo le mie guance infuocate, immaginando che fossero rosse, e i miei occhi lucidi offuscati dal piacere che mi stava procurando, ma al contempo tormentoso per non farmi arrivare all'orgasmo.

In un lampo, si sfilò la felpa che aveva addosso, insieme ai pantaloni elasticizzanti della tuta e restare in mutande. Mi morsi il labbro alla vista del suo cazzo grande ed eretto, che portai una mano sulla sua erezione, stringendola e stuzzicarla.

Iwaizumi chiuse gli occhi per il piacere, alzò la testa e schiuse le labbra per sospirare piacevolmente al mio tocco.

Avvicinai le labbra al suo collo, lasciando uno, due, tre baci e salì sul suo mento, fino ad arrivare alle sue labbra e leccarle vergognosamente.

Alla mia provocazione, Iwaizumi non se lo fece ripetere due volte che afferrò il mio viso nelle sue mani, baciandomi con pura foga e necessità. Brividi di freddo folgorarono la mia pelle, procurandole la pelle d'oca.

Abbassai decisa i suoi boxer, lasciando che il suo cazzo eretto saltasse fuori e potessi continuare il mio lavoro. Il ragazzo sospirò di sollievo, sentendosi libero dall'indumento divenuto ingombrante.

Accarezzai la sua asta, pompandola lentamente e giocare con la punta del suo cazzo con il pollice, sentendo il liquido eiaculato dalle piegature della cappella.

Continuai a baciarlo con foga, ingoiando ogni suo gemito e parole come: «Continua...», «Non smettere...», «Mi fai impazzire», i quali mi resero soddisfatta.

Iwaizumi si staccò dalle mie labbra per riprendere fiato e bloccò la mia mano, scostandola e afferrare la sua asta, indirizzandola all'apertura del mio sesso pulsante che non vedeva l'ora di essere riempito.

Si leccò le dita per prima, sfregandole contro la mia intimità facendomi ansimare estasiata. Mi penetrò poi con una botta secca e decisa, afferrandomi da sotto alle cosce per tenere le nostre intimità più appiccicate.

Strabuzzai gli occhi, quando sentì i suoi colpi rudi e violenti velocizzarsi sempre di più, i quali mi fecero gemere rumorosamente come un indemoniata.

Mi aggrappai alle sue spalle robuste e larghe, conficcandogli le unghie all'interno della sua carne. «Ha-Hajime...» Mugolai, roteando gli occhi all'indietro, sentendolo così in profondità.

«Stenditi.» Ordinò ed io eseguì, stendendomi sul tavolo di schiena e sentire il suo cazzo andare sempre più affondo, tanto da percepire la punta sfiorarmi l'utero.

Inarcai la schiena e roteai gli occhi all'indietro, dove quest'ultimo colse l'occasione di incurvare il busto in avanti e lasciarmi baci e morsi nell'incavo dei seni, respirando affannosamente contro la mia pelle.

Non ci volle molto che entrambi, già eccitati e stuzzicati per prima, venissimo dopo pochi minuti.

Rilasciai il mio orgasmo con un piccolo urletto, mentre Iwaizumi uscì velocemente da me, pompando il suo cazzo e versarsi sul mio ventre, destandomi una sculacciata alla quale sobbalzai, cogliendomi impreparata.

Il mio petto faceva su e giù per l'affanno, cercando di regolarizzare il respiro per l'orgasmo avuto. Chiusi gli occhi e li riaprì lentamente, sbattendo più volte le palpebre.

Mi misi a sedere, spostandomi la frangia imperlata di sudore dalla fronte, portandola all'indietro e puntai gli occhi su Iwaizumi, accorgendomi che mi stesse già fissando.

Nessuno dei due disse una parola, anche perché non io sapevo esattamente cosa dirgli. Avevo reagito d'impulso, eccitata al solo pensiero di star commettendo una cosa pericolosa e grande quanto una casa.

Lui era il mio migliore amico di Oikawa ed io la sua ex ragazza. Come ci saremo dovuti comportare ora?

«Te ne sei pentita?» Mi chiese d'un tratto, allontanandomi dai miei pensieri.

Lo guardai attentamente prima di dargli una risposta: me n'ero pentita? forse. «È stato... bello.» Risposi divulgando, il discorso, scendendo dal tavolo e raccogliere le mie mutande.

«Bello?» Ripetette con una smorfia di disappunto. «Non è quello che ti ho chiesto.» Infilai le mutandine e i pantaloncini, oscillando con gli occhi sul pavimento alla ricerca della maglietta. «Kaori!» Mi richiamò, serio.

Alzai la testa e lo guardai velocemente, trovando la mia maglietta deposta in un angolino. «Non ho voglia di parlarne, Iwaizumi», risposi dura, infilandomi la maglietta e aggiustarmi i capelli.

«Kaori» continuò, ma lo interruppi.

«Dannazione Iwaizumi, non ho voglia di parlarne!», replicai ad alta voce, voltandomi di scatto verso di lui. «Abbiamo fatto una cazzata, lo capisci? Cazzo! Sei il suo migliore amico, il suo benedettissimo migliore amico...» piagnucolai, massaggiandomi la fronte energicamente.

«Ti ha tradito, Kaori, come puoi pensare ad una cosa del genere dopo aver scopato con il sottoscritto?» Rispose usando il mio stesso tono, guardandomi con gli occhi leggermente sbarrati, facendomi intendere quanto si stesse controllando da non scoppiare da un momento all'altro.

«È questo il punto, Iwaizumi! Non lo capisci? Non doveva succedere una cosa del genere, solo perché Tooru mi ha tradito, non significa che io debba vendicarmi con il suo migliore amico!» Sbottai.

Iwaizumi respirò pesantemente, afferrando i suoi indumenti e indossarli velocemente. Non me ne ero neanche resa conto che fosse ancora nudo.

«Vuoi capirlo che mi piaci? Per Dio! Mi piaci, cazzo. Mi piaci tantissimo...», mi strinsi nelle spalle e distolsi lo sguardo dal suo.

Non è possibile, pensai. Non sta capitando proprio a me.

«Come fai a dire una cosa del genere?» borbottai. «Come puoi realmente dirlo?» lo guardai con gli occhi lucidi. «Io... non posso. Non ce la faccio.» Dissi sottovoce.

«Kaori...»

«Ti prego...», cercò di raggiungermi ma feci un passo all'indietro, arrestando i suoi passi con una mano in avanti, mettendo distanza tra noi. «Vattene!»

Iwaizumi schiuse le labbra stupito, non aspettandosi una reazione del genere da parte mia. «Kaori!»

«Vai via, maledizione, Iwaizumi!» Strillai.

Il ragazzo mi guardò per una manciata di secondi, i quali riuscì a scorgere solamente delusione nei suoi occhi. Annuì, più a se stesso e camminò verso l'uscita della cucina, calpestando il pavimento con rabbia.

Trattenni il respiro, mentre una lacrima rigò la mia guancia, alla quale la scacciai subito nervosamente. Udì i suoi passi e poi la porta d'ingresso aprirsi e sbattere subito dopo.

Mi appoggiai senza forze con le scapole della schiena al muro, scivolando fino a quando il mio sedere non toccò il pavimento freddo e portai le gambe al petto, avvolgendole con le braccia e affondare la faccia in mezzo ad esse.

«Stupida...», sibilai rabbiosa nei confronti di me stessa, «Sei soltanto una fottuta e maledetta stupida, Kaori».

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