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Pro-logos

letteralmente:"Prima del discorso, della parola, della questione, della storia".

-Si parla di persone, molte persone, un numero troppo grande per essere etichettato come "gruppo"; si parla della cosiddetta "gente", dei "loro", oppure ancora "gli altri"; ma se nessuno ne fa parte, se è sempre un altro gruppo, sempre altri esseri umani, da chi è composta la "gente"? Si parla di massa, che dà la colpa ai politici anche per le pisciate dei cani; si parla di politici puttanieri e di incapaci; si parla di giovani, di anziani, di uomini e donne di mezza età, si parla di "mamme pancine" che tengono i figli alla tetta fino alla laurea; ma ce ne fosse UNO, UNO soltanto che parlasse di briscola o burraco su questo dannatissimo aggeggio!-

Un'anziana signora gridò tali parole a squarciagola, mentre con la mano sinistra batteva su un tavolino rosso marcato "Algidar", e con la mano destra, impugnava una diavoleria tecnologica a schermo piatto di dodici centimetri in altezza, e cinquanta millimetri di profondità.

Era un caldo pomeriggio estivo, in un orario incerto tra le due e le tre; non c'era un filo di vento, né tantomeno un'anima masochista a camminare sull'asfalto rovente; solo la vecchietta indignata e suo nipote accanto a lei, erano talmente pazzi da essere esposti al sole torrido di luglio, seduti su due sedie scolorite, appena fuori da un bar di seconda classe.

-Nonna, è impossibile che tu non sappia giocare a briscola- Disse il ragazzo, dopo aver preso un sorso di quella che due minuti prima, era una granita al imone.

-Ora solo perché sono una vecchietta, non vuol dire che sia laureata in scienze applicate dei giochi da carte per decrepiti!-. Spense il telefonino e guardò le carte da gioco, perfettamente incastrate tra una coppa del nonno mezza sciolta, ed un portacenere lindo e pinto; si sentiva osservata da loro, la chiamavano, supplicavano di essere usate, di poter essere sciolte da quell'elastico viola che le teneva prigioniere da mesi ormai, ma la vecchia riuscì a resistere alle loro occhiatacce.

-Presumo che tu possa insegnarmi qualcos'altro allora- Il ragazzo fece un sorriso malizioso, spingendosi leggermente in avanti; si aspettava un qualche tipo di vecchia storia (preferibilmente sconcia) su una delle mille avventure che sua nonna aveva vissuto; ma lo sguardo dell'anziana signora, era fisso sul suo gelato, il suo BELLISSIMO gelato al caffè, che di lì a poco, si sarebbe sciolto completamente. -Va tutto bene?- Chiese poi lui.

-Una tragedia, è appena accaduta- rispose lei, indicando la coppetta finita a metà; -Un meraviglioso concentrato di additivi e latte sta per lasciarci per sempre-. Il giovane passò qualche istante a guardare la scena surreale dell'anziana signora, crucciata e a sguardo basso, che guardava un gelato ancora perfettamente commestibile. -Nonna... è ancora buono, sai?-. La donna alzò lo sguardo affranto, fissò per un paio di secondi il nipote, poi assunse velocemente un'aria dubbiosa. -Ah, sì hai ragione- disse, per poi afferrare un cucchiaino, e mandar giù in poche mosse, il resto della coppetta, sotto lo sguardo divertito del suo caro nipotino. -Che mi avevi chiesto prima?- Chiese poi la vecchia, mentre si ripuliva la bocca con uno di quei fazzolettini di carta crespa tipici dei bar.

-Ti ho chiesto se puoi insegnarmi qualcosa di diverso, visto che per te la briscola è praticamente l'anticristo- Disse lui, senza più il sorriso malizioso in volto, lo scherzo era passato, e la sua accompagnatrice ne aveva fatto uno migliore, rubandogli la scena. -So giocare a poker- rispose la donna, pulendosi le mani direttamente sul tavolino rosso, vita l'inefficienza dei fazzolettini. -Ma questo già lo sai- ella congiunse le mani, immergendosi in un'espressione più comica che concentrata. -Vediamo cosa potrei raccontare al mio piccolo Siddhartha-

-Ecco!- Esclamò il ragazzo -Non ho ancora capito perché mi chiami così-

l'anziana sorrise -Te l'ho detto tante volte, anche se non l'ho mai visto, per me Siddhartha doveva essere esattamente come te-

-Sì ma... chi era?- Chiese il ragazzo, con più insistenza. -Mi meraviglio di te, non ti credevo così ignorante- rispose la donna con saccenza. -Ehi!- esclamò lui. -Cosa? Sei un piccolo ignorante; ma spero che la mia spiegazione, possa farti venir voglia di informarti, di... cercare-

il giovane rimase silente, in attesa di quella tanto agognata spiegazione.

-Vedi, Siddhartha era il buddha-

-E scusami, per te io sarei come Buddha? Sono uno scheleto!-

-Il vero Buddha era più magro di te, non è questo il punto- Lo fulminò la donna. -Dunque! Siddharta era il buddha, o per meglio dire, UN buddha; nella religione indiana, mi meraviglio che tu non lo sappia, quando un essere umano supera la normale concezione del mondo, e viene a contatto con l'Atman, il dio che vive in ognuno di noi, sviluppa la consapevolezza della vita, del cosmo, del tutto; è sempre circondato da un'aura di beatitudine, consapevolezza e felicità; che lo porterà poi alla non paura della morte, alla saggezza, e... non ricordo se alla reincarnazione in qualche cosa di magnifico, oppure al Nirvana. Ah vabbè. Ma una cosa la so per certo: un buddha è seguito da altri monaci, che ascoltano le sue parole e che lo amano, che meditano e digiunano con lui; che traggono da quel semidio tutta la felicità di cui hanno bisogno-.

Il giovane ascoltò con curiosità; era però ancora insicuro sul perché gli fosse stato dato quel nomignolo -Dunque... vuoi che diventi un eremita? Un buddha? Ma se è da quando sono nato che mi porti in chiesa!-

La vecchia allora sbottò di nuovo
-INSOMMA! Vuoi lasciarmi finire sì o sì?!- A quel punto il giovane sigillò le mandibole in un silenzio forzato dal terrore. -Bene, così si ragiona. Esiste un libro: Siddharta; questo libro è stato scritto da un autore di cui non ti parlo, perché conoscendoti, lo dimenticheresti. La storia parla di questo ragazzo, amato da tutti, che un giorno lascia il suo villaggio, perché vuole scoprire, indagare, cercare; parte insieme ai Samana: antichissimi monaci nomadi, abituati al digiuno e alla meditazione. Col passare degli anni, Siddharta lascia anche loro, impara poi i piaceri del sesso, dei soldi, della tranquillità, della natura; insomma, scopre ogni aspetto della vita, e pur non essendo mai stato un santo, non essendo un monaco o altro; apprendendo tutto quello ch poteva dalla vita, anche lui, diventa un buddha-.

Il ragazzo rimase affascinato in primis da quel breve discorso, e in secondibus dal significato che portava; per un attimo, si sentii addirittura onorato di quel soprannome.

-Alla luce di questo, mio caro, il mio augurio per te è quello di scegliere la tua strada, di cambiarla se non ti piace, di sperimentare, di vivere la tua vita; perseguendo il solo scopo di essere felice-

-Wow... aspetta; in che modo io dovrei ricordarti quell'uomo?- Chiese il ragazzo, assalito da dubbi esistenziali; -Ho un destino già scritto? Devo diventare qualcuno di rilevante? Sono stato adottato? Abbiamo pagato il conto?-

la donna sorrise -No a tutte le domande che hai fatto- poi aggiunse -Quando sei nato, pur essendo io e te agli opposti, per quanto riguarda pelle, occhi e capelli, tutta la famiglia ti ha reputato uguale a me. Non avevo mai visto un neonato tanto bello (tuo padre non fa eccezione fidati) ho pensato subito a quel nome... Ma ti hanno voluto chiamare Andrea, ed io non potevo di certo controbattere- ella guardò poi coi suoi occhi verdi, quelli nerissimi del ragazzo; la madre era arrivata dall'India, e Siddhartha aveva preso... giusto un paio di cosucce da lei. L'anziana si toccò il mento; -Questo l'hai preso da me, come le guance, gli zigomi e le labbra; sei la mia fotocopia senza macchie di vecchiaia e pelle catarifrangente-

Andrea prese un altro sorso di... limonata alias ex granita, squadrò la donna per un attimo e disse -Nonna... cosa stai dicendo? Io sono molto più affascinante di te! Tieniti pure le rughe- fece finalmente quel suo sorrisetto malizioso -Con questa pelle, non invecchierò mai-.

-HA! Ma sentilo!- Esclamò la donna, mentre estraeva dalla sua borsa una sigaretta elettronica.

-Nonna... non dovresti fumare alla tua età- Aggiunse il ragazzo, con tono da maestrina -Amore mio grande, lo dico col cuore, fatti i fatti tuoi, per non dire altro-

-Sì, tranquilla, ti voglio bene anch'io- Disse lui, prima di lanciare il suo bicchiere vuoto verso un cestino.

Tra i due ci fu qualche attimo di nulla assoluto; l'anziana signora buttò fuori il vapore aromatizzato all'arabica di quello strano ordigno, assunse poi un'espressione crucciata, e guardando l'asfalto rovente, sospirò -Mio piccolo Siddhartha, ormai qui è tutto finto: il tabacco sà di caffè, il caffè sà di additivi tossici, gli additivi tossici... sanno di caramelle gommose; nonostante siano ormai le tre passate, nessuno passeggia, non i bambini, non i ragazzi, non le ragazze; nessuno ormai si guarda più attorno; tutti hanno smesso di cercare, ergo, hanno anche smesso di trovare...- Poi, come colta da un'improvvisa euforia, si voltò verso il nipote con occhi spiritati ed un sorriso largo ed innocente stampato in volto

-Siddhartha, dimmi, vuoi imparare, vuoi cercare?-

Il ragazzo la guardò incuriosito; dopo quel suo monologo, prospettava di ricevere qualche sorta di buffa missione. -Sì, perché no?- disse facendo spallucce. -Bene allora- sussurrò poi lei, e soffiò lo strano vapore della sigaretta all'aroma di caffè dritto in faccia al nipote, che chiuse gli occhi per impulso. -Ma che fai?!- Gridò lui.

-Mio piccolo Siddhartha, distruggi il silenzio opprimente della vita; cammina dritto e andrà tutto bene, scopri il mondo, e libera gli uomini-. Il ragazzo sentì la voce della nonna farsi sempre più distante

-Ma che ti succede oggi?!- Chiese lui; ma non ottenne alcuna risposta. Quando poi aprì gli occhi, Siddhartha si ritrovò da solo, con cinque euro lasciati sul tavolo, piazzati sotto le carte da gioco. Subito, si guardò attorno per capire dove si fosse smaterializzata la sua accompagnatrice, ma non vide nessuno; nessun'anima masochista girava sotto il sole di luglio...

Ma cosa era appena successo di preciso?

Cosa doveva scoprire?

Cosa doveva cercare?

Per scoprirlo, avrebbe solo dovuto... camminare dritto. Per una strada? Non necesariamente, semplicemente, dritto.

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Vi do il benvenuto in quello che sarà un'immersione completa in... qualcosa di estremamente particolare, si includono citazioni da libri, canzoni e quant'altro, un 50% di possibile impazzimento da parte di voi lettori, e... poi si vedrà; non ho mai scritto questo genere di storie, ma ne ho lette così tante che ormai possiedo qualche stampo (seppur infantile) di filosofia spicciola. èwé

Forse il prologo è un po' lungo, ma... stammi dietro, caro lettore. Stammi dietro perché se tu andassi avanti a giudicare, o non mi seguissi affato, infrangeresti il patto sempre esistito, ma MAI scritto tra lettore e libro.

Scrivo anche per il concorso Liberamente2018 di Ivana_Diaz_

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