Capitolo ventitré - Olivia
Dance with the waves
Love with your heart
Mi costringo a respirare non appena varco la porta che da sul cortile di Yale.
L'aria gelida è subito una benedizione, mi penetra nei polmoni con una forza sorprendente da farmi boccheggiare famelica d'aria. Mi porto le mani sulle ginocchia, la schiena mi s'inarca in avanti così violentemente che quasi la sento spaccarsi in due.
O forse era il mio cuore. Sento placarsi la nausea man mano che inalo aria fresca, e l'attacco di panico che stava per divorarmi viva sparisce in un battito di ciglia. Inspiro forte, lascio che l'odore del temporale mi invada le narici e mi porti un senso di benessere. Il ritmo martellante del cuore rallenta quando una gocciolina fresca mi si appoggia sul naso, alzo lo sguardo al cielo scontrandomi con l'oscurità. Rabbrividisco quando una raffica d'aria mi si infila sotto lo spesso cappotto nero, eppure mi ritrovo ad accennare un sorriso sentendo piano piano la pioggia abbandonare i nuvoloni grigi per riversarsi al suolo. Meno di un minuto dopo sta diluviando, l'acqua mi colpisce gli occhi facendomi sbattere le palpebre e mi bagna il viso, mi inzuppa i capelli e mi scivola dalle mani.
Sento dei passi sicuri alle mie spalle, e non ho bisogno di voltarmi per sapere chi è; il suo inconfondibile profumo di pino, detersivo, dentifricio e casa lo rendono unico al mio olfatto. Rabbrividisco ancora, e questa volta non so dire se si tratta del freddo o se è la sua presenza a farmi questo effetto. Percepisco il suo sguardo pungermi la nuca, come se tanti aghi affilati mi punzecchiassero la testa, ed è una sensazione così gradevole e allo stesso tempo sgradevole che scuoto appena la testa nel vano tentativo di alleviare la tensione. Sento il suo respiro affannoso, ed è l'unico suono udibile nel cortile oltre lo scrosciare della pioggia simile all'acqua che si rovescia nella cascata. Inspiro ancora, poi espiro lentamente. Chiudo gli occhi focalizzandomi solo sul rumore bianco, concentrandomi sul battito ormai regolare del mio cuore che però, a tratti, si ricorda di quella presenza alle mie spalle e ne accelera il ritmo.
«Fa freddo, Liv. Ti va di rientrare?»
Riapro di scatto gli occhi al suono della sua voce. Avverto la sua presenza a pochi centimetri da me, lo capisco dalla pelle d'oca che mi rizza i peli delle braccia, e non ho idea di quando si sia avvicinato così tanto. Adesso sento anche il suo cuore, oltre al suo respiro caldo sul collo che mi provoca piccoli brividi. Batte furiosamente nella cassa toracica, martella così forte che mi chiedo se non senta dolore. La sua mano cerca la mia con cautela, all'inizio mi sfiora le dita, giocherella con esse tracciando un cerchio invisibile sul palmo freddo e umido, poi alla fine ci si incastra nel mezzo come se sapesse che quello è il suo posto.
Apro la bocca prima di farmi trascinare a terra dal panico. «La pioggia mi calma, sai? Non l'ho mai detestata, estate o inverno che fosse. Non potevo, è una delle poche cose che mi fa sempre tornare con i piedi per terra, che mi tiene ancorata con forza al suolo e che mi ricorda che sono viva» mormoro, sempre con lo sguardo rivolto al cielo.
Logan mi si affianca, la sua spalla sfiora la mia quando si allinea con il mio corpo. Con la coda dell'occhio lo vedo buttare la testa all'indietro imitando la mia posizione, dopodiché chiude gli occhi e lascia che la pioggia prenda anche lui tra le braccia. Vorrei poter sorridere di questo momento, ma quella orribile e sgradevole sensazione che ho provato prima nella sua stanza torna a premermi con una forza disumana sul petto. La nausea mi rimonta in gola, e devo stringere con forza la sua mano per non lasciarmi sopraffare dal dolore. Non è colpa sua, non è colpa sua, mi ripeto diverse volte. Eppure, la scena a cui ho assistito e le parole così velenose di quella ragazza tornano a vorticarmi in testa fastidiosamente.
«È vero» dichiara, facendomi alzare lo sguardo nella sua direzione. Il leggero sorriso che gli si apre sul volto dando libero accesso a quelle stupide fossette, mi provoca un tuffo al cuore. «Non sono mai stato più di qualche secondo sotto la pioggia, e devo ammettere che è una sensazione quasi liberatoria.»
«Come se non avessi altri pesi sullo stomaco» commento.
Logan abbassa lo sguardo nel mio, ed è così intenso che riesce a farmi rabbrividire un'altra volta. «Come se non contasse nulla d'altro che questo momento.»
L'acqua si abbatte sui suoi capelli rasati, gli scivola sulla fronte e, dopo aver percorso le guance arrossate dal freddo, gli sfiora le labbra come una carezza sensuale. La mia mano si solleva in automatico toccandolo delicatamente proprio in quel punto. Gli accarezzo il labbro inferiore scacciando via quell'unica goccia appoggiata al margine della bocca, sentendo un calore improvviso pervadermi il corpo capace di scacciare via il gelo che ormai mi si era insinuato sotto pelle. La sua fronte, dapprima segnata da sottili lineette, si distende, e la medesima cosa fa il suo viso: si rilassa.
«Liv» sussurra. I suoi occhi cercano disperatamente un appiglio con i miei. Percorro con lo sguardo ogni perfezione e imperfezione della sua pelle, prima di riuscire ad incastrare i miei occhi nei suoi. «Mi dispiace tanto che tu abbia assistito a quello schifo. Non so nemmeno come provare a giustificarmi, però ti posso giurare che non è successo niente. Devi credermi.»
Faccio un respiro tremolante lasciando scivolare via la mano. Le mie labbra si dischiudono nel vano tentativo di dire qualcosa, ma la verità è che sono a corto di parole. So che quello che ho visto non è stata colpa sua, eppure l'idea sgradevole che un'altra ragazza abbia avuto facile accesso alla sua stanza e al suo corpo in quel modo mi fa venire voglia di urlare. Ho sempre saputo l'effetto che fa sul genere femminile, me ne ero accorta quando ancora eravamo a Los Angeles e ho provato a non pensare a quanto potesse essere peggiorato adesso che frequentiamo due università diverse. Sono sopravvissuta, non so come, ad una gelosia che mi ha sempre logorata viva, e adesso vedere con i miei occhi l'incubo che mi ha tenuta sveglia molte notti avverarsi... Non so come lasciarmelo alle spalle.
Le sue mani fredde mi si appoggiano sulle guance facendomi inclinare la testa verso l'alto. Gli occhi di Logan mi fissano. Sono dolci, sinceri e determinati. Mi è sempre stato difficile sfuggire al suo sguardo, alle iridi di uno smeraldo così intenso capace di risucchiarti anche l'anima, e nemmeno questa volta è diverso. Mi perdo nei suoi occhi, ed è come se ogni cosa bella che abbiamo vissuto tornasse a galla facendomi inspirare di colpo. Sopra le nostre teste un lampo squarcia il cielo, ci illumina sotto quella tempesta d'acqua che si è abbattuta sotto forma di temporale. Il rumore della pioggia non riesce a nascondere quello dei nostri respiri irregolari, o il suono dei nostri cuori che battono all'unisono. Mi aggrappo con forza alle sue braccia muscolose, e solo ora mi rendo conto che indossa una semplice t-shirt al contrario, che i pantaloni della tuta sono zuppi d'acqua, e che le scarpe che porta ai piedi non sono allacciate. Si è rivestito di fretta pur di seguirmi, terrorizzato che potessi sfuggirgli via, e forse lo avrei fatto davvero se la pioggia non mi avesse fermata.
«Ti credo» gli dico alzando un po' la voce per farmi sentire. «Ma non scherzavo quando ho detto che sei mio e non ho intenzione di condividerti con nessuna. Lei chi è?» Voglio sapere, determinata nel farmi male. «Sei stato con quella ragazza?»
Logan socchiude le palpebre, sospira e i suoi pollici prendono ad accarezzarmi le guance. «Vuoi parlarne qua fuori? Ci ammaleremo» mi fa notare.
Scrollo le spalle. «Non mi importa. Quando torneremo nella tua stanza, non dovrò più pensare a quello che è successo, perciò voglio parlarne adesso. Qui fuori, all'aria aperta, dove posso urlarti in faccia e piangere senza che nessuno se ne accorga.»
Annuisce appena. Prende un respiro profondo senza mai distogliere gli occhi dai miei. «Ti ho già raccontato che ho provato ad andare avanti, a dimenticarti ma senza successo, be' l'ho fatto con lei. O meglio, non sono mai riuscito ad andare fino in fondo.»
Scuoto appena la testa. «Che significa? Ci sei andato a letto o no?»
«No, ma abbiamo fatto altre... cose.»
«Altre cose» ripeto sottovoce, poi chiudo gli occhi. Mi sale un nuovo conato che mi impongo di ricacciare indietro. Logan deve aver notato la mia smorfia, perché la presa sulle mie guance si fa più salda, ed io riapro gli occhi.
«Non sono mai riuscito ad andare fino in fondo, Liv. Ogni volta che ci provavo, che tentavo di non pensare... di non pensarti, quando chiudevo gli occhi e cercavo di concentrarmi solo sul presente, l'unico corpo che vedevo era il tuo. Non potevo farti questo, per cui me ne andavo.»
«Come si chiama?»
«Che bisogno hai di saperlo?»
Mi implora con lo sguardo di non indagare ancora, eppure sento di avere bisogno di quel tipo di dolore. È un po' come la pioggia: mi fa sentire viva.
«Devo dare un nome al suo volto, Logan. Devo sapere contro chi sto lottando.»
«Non stai lottando contro nessuno, Liv.» La sua fronte si appoggia contro la mia, le mani gli tremano quando le preme contro la mia nuca per tenermi ferma a lui. In automatico le mie braccia gli cingono le spalle, ed è un abbraccio reciproco, affettuoso, pieno d'amore.
«Come si chiama?» ripeto.
Il suo respiro caldo mi solletica le labbra. «Lea. Lea Martin.»
«Lea. Ha proprio la faccia da Lea.» Respiro profondamente. «La vedi ancora?»
Logan aggrotta la fronte, e un lampo di dolore gli passa sul viso ora teso. «Stai scherzando? No cazzo. Io sto con te, Liv. Ho chiuso con lei nel momento esatto in cui ti ho rivista.»
«Ne sei sicuro?»
«Te lo giuro. Non ho idea del perché si sia presentata alla mia porta svestita, o meglio so perfettamente perché era lì. Quello che non capisco è perché ha pensato che volessi ancora qualcosa da lei. Sono stato onesto sin da subito, perfino stasera le ho fatto capire che non ero più interessato.» Sospira pesantemente chiudendo gli occhi per una frazione di secondo, dopodiché torna a guardarmi negli occhi. «Ci sei solo tu, Liv.»
Annuisco appena con un respiro tremolante, sollevo una mano per aria fingendo di scrivere qualcosa, poi traccio una linea immaginaria sopra le nostre teste e infine torno a posarla sulla sua spalla.
Logan segue il mio sguardo, poi inarca un sopracciglio. «Ho paura a chiedere che cos'hai appena fatto.»
«Be', facile no? L'ho appena aggiunta nella mia lunga e infinita lista nera.»
Una risata gli sgorga dal profondo della gola. Scoppia a ridere stringendomi ancora di più a sé. «E si può sapere chi c'è al primo posto?»
«Gerald, ovviamente.»
Logan sospira. «Non ne dubitavo. E poi?»
Le mie mani gli percorrono le spalle, poi s'incrociano dietro la sua nuca. «Quella bionda rifatta della segretaria di tuo padre.»
Stacca di poco la fronte dalla mia per guardarmi dritta negli occhi. Quelle stupidi, inutili, sciocche fossette si sollevano verso l'alto insieme al suo sorriso. Non mi trattengo, il mio dito si conficca come sempre in quella minuscola infossatura, facendolo ridacchiare.
«Questa non me l'aspettavo. Posso assicurarti che Louise è una ragazza in gamba e che non è minimamente interessata a me.»
«Non riusciresti a fiutare l'odore di una gatta morta nemmeno se ti passasse sotto il naso.»
Il suo sopracciglio s'inarca. «Sei spregevole, piccola e perfida.»
«E tu sei ottuso, buono e altruista. Ma prevalentemente sei clemente e tollerante, tutto l'opposto di me. Io avrei sbattuto Lea fuori dalla tua stanza a suon di calci.» Pronuncio il suo nome con una smorfia.
Logan sogghigna. «È una ragazza, Liv, che avrei dovuto fare?» Poi scuote la testa con un sospiro. «Mi dispiace per le parole che ha detto. Tu per me non sei un giocattolino usa e getta.»
Sospiro anche io sfiorando il suo naso con il mio. Ormai siamo zuppi d'acqua, un fulmine potrebbe decidere di prenderci in pieno e a noi non fregherebbe niente.
«E che cosa sono?»
«Sei aria» mormora senza esitazione.
«E poi?» Le mie mani si aggrappano con forza alla sua t-shirt. Mi sollevo sulle punte, desiderosa di un contatto più profondo tra di noi. Logan mi cinge la vita aiutandomi in quella maledetta impresa. Sento il cappotto, ormai pieno d'acqua, pesarmi sulle spalle. Vorrei liberarmene, vorrei non avere strati che dividono i nostri corpi.
«Sei vita. Sei uragano e bonaccia, rumore e silenzio, estate e inverno. Sei la mia maledetta maschera per l'ossigeno, Liv, e io sono... perdutamente.»
«Perdutamente che cosa?»
Le sue labbra ora sfiorano le mie. «Perdutamente innamorato di te.»
Sentire pronunciare quelle parole con tanta certezza mi provoca un tuffo al cuore. Colmo la poca distanza che ci separa posando le labbra sulle sue. All'inizio è un bacio dolce, con le mani di Logan che percorrono la mia schiena in gesti lenti e controllati e con le mie ancora intrecciate dietro alla sua nuca per tenerlo fermo.
Come se potesse andarsene in questo momento, penso. Gli tocco timidamente il petto e poso la mano all'altezza del suo cuore. Sentirlo tremare è l'ennesima conferma di quanto l'amore che prova nei miei confronti sia così grande che a volte mi è difficile da comprendere. Mi prende il mento tra le dita e mi fa piegare la testa all'indietro per baciarmi fino allo stordimento. La sua lingua scivola nella mia bocca e io mi contorco sotto la sua presa salda. Lo sento gemere nella mia bocca, un brusco brontolio di approvazione gli sgorga dal profondo facendomi strusciare addosso al suo corpo. Voglio di più, molto di più da lui.
«Rientriamo adesso» bisbiglia Logan con voce roca staccandosi dal bacio.
Annuisco, incapace di emettere alcun suono, consapevole che la sua non era per niente una domanda. Lascio che la sua mano s'intrecci alla mia, che conduca entrambi di nuovo nel caldo dei dormitori. Lasciamo impronte bagnate quando camminiamo per il corridoio, inzuppando il pavimento e formando enormi pozze d'acqua che potrebbero fare annegare qualcuno. Una volta nella sua stanza, entrambi ci liberiamo in fretta dei vestiti zuppi gettandoli nella cesta che finirà dritta in lavanderia l'indomani.
Lo vedo faticare nel togliersi la t-shirt, per cui mi faccio avanti. «Faccio io» mormoro afferrando i lembi della maglietta.
Logan annuisce con un tacito ringraziamento, poi fa una smorfia di dolore quando prova a sollevare la spalla sinistra. Lo aiuto a sfilare il braccio cercando di non fargli male, e finalmente vedo il motivo di quella sofferenza. Ha una fascia tutore nera che gli tiene ferma grossolanamente la spalla. Gliela sfioro con dita tremanti prima di guardarlo negli occhi.
«Che ti è successo?»
«Non è niente. Sono solo scivolato sull'erba bagnata durante la partita.»
Riabbassando la spalla, fa una nuova smorfia. «Non mi sembra niente. Ti sei fatto controllare?»
«Ho preso un paio di antidolorifici, domani andrà meglio» tenta di convincermi, la verità è che non gli credo nemmeno un po' ma decido di lasciare ricadere il discorso almeno per ora. Se domani mattina il dolore sarà peggiorato, lo porterò in ospedale a costo di trascinarlo per i capelli.
Si volta e inizia a frugare nel suo armadio in cerca di coperte calde, dandomi una perfetta visuale del suo corpo nudo e vigoroso. Con la pelle d'oca, i denti che battono per il freddo e i capezzoli ritti, osservo con l'acquolina in bocca le sue spalle atletiche e l'ampia schiena delineata da muscoli da capogiro che si congiunge con un fondoschiena da urlo. Logan ha un culo bellissimo, tondo, senza difetti. Vorrei morsicarlo, penso, dopodiché arrossisco di colpo per questi pensieri decisamente sconci.
«Trovata» dice voltandosi poi nella mia direzione e beccandomi a fissarlo senza pudore. Sogghigna con un enorme sorriso malizioso, si sporge per avvolgermi la coperta attorno al corpo e facendomi diventare un baco da seta. Le mie guance si imporporano quando le sue mani, ora calde, mi sfiorano la pelle sensibile per colpa del troppo freddo.
Deglutisco senza il coraggio di guardarlo in faccia. «Grazie.»
I miei occhi si incollano alle sue abili mani mentre avvolge una coperta anche addosso a sé. Ci fissiamo per qualche istante in silenzio fino a quando non lascio vagare lo sguardo sui dettagli della sua stanza. Osservando il suo letto sfatto non posso non pensare all'ultima volta in cui abbiamo fatto l'amore, un ricordo meraviglioso che viene sostituito in fretta da quello che è successo poco fa. Chiudo gli occhi. Nella testa rivedo le immagini di quella ragazza seduta a cavalcioni sopra Logan intenta a leccargli quella porzione di pelle in cui il suo cuore batte un po' più forte, la vedo prendersi un qualcosa che non è suo come se ne avesse il diritto, come se fosse la normalità. Quel senso di oppressione al petto torna a premermi con forza sullo stomaco, la bile minaccia di risalirmi la gola e, questa volta, non sono certa di riuscire a fermarla.
Chiudo i pugni quasi istintivamente. Provo ad allontanare quelle sensazioni eppure, una volta riaperti gli occhi, non riesco ad incontrare quelli verdi del ragazzo che mi sta di fronte. Li punto a terra e lui se ne accorge. Logan fa un passo nella mia direzione con un sospiro, la sua mano calda si posa sulla coperta nel punto in cui si trova il mio fianco. Lo arpiona costringendomi ad avvicinarmi a lui, lasciando che il suo odore mi investi le narici e mi offuschi i pensieri, e ci riesce. Quel suo dannato profumo è capace da sempre di tenermi ancorata a lui come se ne andasse della mia vita, ed è uno dei motivi principali per cui so che Logan è una parte fondamentale della mia esistenza.
«Sei arrabbiata. Riesco a vedere i tuoi piccoli ingranaggi girare ad una velocità sorprendente» commenta.
Sbuffo, poi sorrido ironicamente. «Arrabbiata? Sono furiosa, Logan. Sono così tanto incazzata che vorrei dare fuoco alla tua stanza insieme a tutto lo schifo che ho vissuto poco fa, e ci butterei dentro anche Lea con molto piacere.» Prendo un respiro profondo tentando di calmarmi. «E poi... poi vorrei andarmene» ammetto sottovoce.
Qualcosa in Logan cambia, lo percepisco da come tutto il suo corpo s'irrigidisce e vedo guizzare i muscoli della sua mandibola. «Non farlo» sussurra contro la mia pelle. La sua bocca percorre la morbidezza della mia guancia e scende a depositare teneri baci sul mio collo. Inclino la testa istintivamente, dandogli libero accesso.
«Ti ricordi che cosa ti ho detto quando eravamo a Los Angeles?
E come potrei dimenticarlo?
«Vuoi davvero che io ti usi?» gli chiedo, questa volta guardandolo dritto negli occhi per sondare la sua risposta.
Le sue iridi verdi s'incollano nelle mie con foga. L'elettricità che emanano i suoi occhi mi procurano una scossa elettrica potentissima che sarebbe capace di scuotere l'intero pianeta con un solo battito di ciglia.
«Puoi farlo se ne senti il bisogno, Liv. Usami come valvola di sfogo, ma non andartene. Non scappare, ti supplico.»
Lascia una scia di baci lungo il mio mento, poi risale fino a posare le labbra dietro il mio orecchio. Premo brevemente le mani contro il suo petto per sollevarmi. Le mie labbra sfiorano il suo mento ricoperto da una leggera peluria, poi anche io mi premuro di depositare qualche bacio delicato contornandogli la mandibola ancora tesa.
«Convincimi a restare» mormoro contro la sua pelle.
Lui trattiene il respiro. «Lo farò. Ti farò così tanto impazzire che non vorrai più andartene.» Sorride, da vero arrogante bastardo.
Socchiudo gli occhi. «Attenzione attenzione, il Signor presuntuoso è appena entrato in questa stanza.»
«Presuntuoso e bellissimo aggiungerei.» Cammina come un falco nella mia direzione facendomi arretrare, solo quando le mie gambe sbattono contro il suo letto si permette di darmi una leggera spinta con entrambe le mani. Ricado all'indietro con uno strillo e lui mi si butta addosso senza remore.
Rido. «Esibizionista del cazzo.»
«Aggiungiamolo all'infinita lista di aggettivi con cui ormai hai deciso di appellarmi, saputella del cazzo.»
«Bastardo» soffio sul suo viso, così vicino da sentire il suo respiro irregolare sulle labbra.
«Stronza» mormora, prima di togliermi di dosso la coperta dopo aver fatto la medesima cosa con la sua. Si alza sulle ginocchia per gettarle sul letto di Mason, poi torna a guardarmi con ardore.
Non sento più freddo come prima, il tepore della coperta e il nostro recente battibecco è servito a scaldarmi, eppure un brivido mi percorre la colonna vertebrale. Logan divora il mio seno con lo sguardo, come se lo vedesse per la prima volta, e i suoi occhi verdi si scuriscono prendendo un colore più intenso.
Mi fa sentire bellissima, perfetta, sua. Tuttavia, sono decisa a non rendergli le cose facili.
Sorrido furba. «A forza di guardarmi in questo modo, gli occhi ti usciranno fuori dalle orbite.»
Le sue labbra fremono prima di sollevarsi in un sorriso sfrontato. «Forse succederà davvero se ti guardo abbastanza a lungo.»
Sbuffo fingendo di non essere colpita dalle sue parole, eppure dentro fremo. Combatto per trattenere un vero sorriso, gli afferro la spalla buona con una mano e lo riporto giù verso il mio corpo. Logan amplia il sorriso lasciandomi intravedere le sue fossette, dopodiché si abbassa per baciarmi il ventre e mordicchiarmi la pelle, facendomi contorcere e ansimare. Un'ondata di calore mi si sprigiona dentro facendomi fremere, sento il corpo surriscaldarsi e la voglia che ho di lui si intensifica. Le mie mani scivolano dalle sue spalle alla schiena ampia e muscolosa, delineando le scapole e godendomi la sensazione di tutti quei muscoli. Logan è bellissimo, cazzo. Ha un corpo da urlo, perfetto e atletico. Se Dio avesse voluto creare la perfezione avrebbe potuto benissimo realizzare lui.
Logan mi accarezza le costole disegnando le linee del mio corpo con una precisione quasi matematica. La sua bocca risale verso il mio seno, trova senza difficoltà i miei capezzoli rosa e turgidi, poi li lecca e mordicchia facendomi inarcare la schiena. Le mie mani scivolano sul suo sedere tonico, lo strizzano forte costringendolo a spostarsi in avanti per incartarsi meglio con il mio corpo. La sua mano scivola sulla mia gamba e preme sul ginocchio facendomela spalancare, dandogli così libero accesso per inserirsi meglio nel mezzo. Quando le nostre intimità si sfiorano, ad entrambi scappa un gemito. La sua bocca lascia i miei seni per spostarsi sul mio collo e arrivare alla mia bocca. Le sue dita mi inclinano il mento all'indietro prima di baciarmi con passione, lasciandomi senza fiato e con il cuore che batte a mille. La sua lingua scivola senza nessuna dolcezza nella mia bocca, e quando si scontra con la mia mi sembra di vedere le stelle.
Sospiro di piacere nella sua bocca. Il mio corpo si solleva verso il suo sfregando il mio clitoride contro la sua gamba in cerca di un sollievo. Logan se ne accorge e sorride con le labbra ancora premute contro le mie. Fa passare un bacio dietro la mia testa, mentre l'altra mano scende inserendosi tra i nostri corpi, le sue dita percorrono il mio ventre e arrivano a sfiorare quel groviglio di tensione che mi stava facendo perdere il lume della ragione. Sussulto inarcandomi in avanti quando prende a massaggiarmi il clitoride dandomi finalmente il sollievo che tanto agognavo. Sento la sua erezione pulsare violentemente contro la mia coscia, provo ad afferrargliela per poter ricambiare il piacere, ma quando mi penetra con indice e medio dimentico totalmente quello che stavo per fare.
Getto la testa all'indietro stringendo il lenzuolo tra le dita. «Oh mio Dio» ansimo scossa da tremiti. «Oh mio Dio» ripeto sentendo il suo pollice sfregare il mio clitoride più velocemente mentre le sue dita escono ed entrano in me con esperienza, come solo lui sa fare.
Logan sogghigna dandomi teneri baci sul mento, la mano libera mi arpiona i capelli facendomi sollevare la testa nella sua direzione. Mi guarda negli occhi, con un'intensità tale da provocarmi la pelle d'oca.
«Sei mia» ringhia, sfiorandomi le labbra con le sue.
«E tu sei mio» riesco a rispondergli tra un ansito ed un gemito strozzato.
Sento l'orgasmo montare velocemente mentre muovo i fianchi a ritmo con le dita, cavalcandogli la mano come non credevo di poter mai fare. Nella stanza si odono solo i nostri respiri irregolari, i cuori battere nella cassa toracica all'impazzata e il suono dei nostri gemiti. Dalle sue labbra sfugge un verso gratturale che mi fa quasi perdere la testa, e poi lo sento. L'orgasmo è talmente vicino da farmi girare la testa, eppure non voglio cavalcare quell'onda, non ancora. Per cui sollevo le gambe e intreccio le caviglie attorno alla sua schiena e, facendo forza e prendendolo alla sprovvista in modo che sia più semplice, inverto i ruoli. Logan ricade sulla schiena facendo vibrare tutto il letto, la sua bocca aperta e gli occhi sgranati mi fanno quasi scoppiare a ridere. Solo che, nella foga del momento, ho dimenticato la sua spalla fasciata.
«Merda» impreco posando una mano sopra il tutore e guardando Logan allarmata. «Non ti ho fatto male, vero?»
Logan stacca le mani dai miei fianchi sollevandole in aria. «Porca puttana. Te lo giuro, Liv, farò qualunque cosa tu voglia se mi prometti di rifarlo ancora.» Ridacchia facendomi alzare gli occhi al cielo. «E per rispondere alla tua domanda: sto bene. Ti credevo un rabbioso chihuahua, invece assomigli di più ad un mastino.»
Rido colpendogli il petto. «Stronzo. E comunque, se me lo chiederai gentilmente posso pensare di esibirmi ancora per te.»
«Non te lo hanno detto? Gentilezza è il mio secondo nome.»
Faccio per colpirlo ancora, ma la sua mano mi blocca il polso con un sogghigno.
«A te, invece, lo hanno mai detto che sei violenta?»
Scrollo le spalle. «Parecchie volte. Eppure, ti piaccio così come sono.»
«È vero. Sei così dannatamente perfetta che striscerei ai tuoi piedi come un patetico verme.»
Mi chino in avanti a baciargli il petto delineato da addominali duri come l'acciaio, la pelle è come seta sotto le mie labbra. Seguo con la bocca la leggera scia di peli scuri che gli arriva al pube. È semplicemente perfetto. A paragone di tutti gli altri ragazzi del mondo è quasi illegale, dannazione. Gli tocco delicatamente il petto e poso la mano all'altezza del cuore.
Sorrido. «Buono a sapersi.»
Quando faccio scorrere una mano sul suo petto e poi scendo lentamente fino alla sua erezione, lo sento trattenere il respiro. «Che fai?» mi chiede con un gemito strozzato.
Lo afferro alla base, Logan sussulta portando le mani sulle mie spalle. Lo sento tremare quando gli accarezzo la punta e poi lo impugno stringendo leggermente. Le sue labbra si dischiudono e i miei occhi trovano i suoi, incapaci di staccarsi.
«Cazzo» impreca ansimando. «Rifallo, per favore.»
Sorrido facendo scorrere la mano su e giù dosando la forza. Mi mordo il labbro inferiore inebriata dal suo sguardo annebbiato dal piacere, provando l'irrefrenabile impulso di vederlo perdere il controllo.
«Cosa preferisci?» gli chiedo osservando la sua testa ciondolare da una parte all'altra. Una mano mi stringe con forza la spalla, l'altra ha afferrato i lembi del lenzuolo e li sta stritolando tra le dita. «Mano o bocca?»
Logan solleva di scatto la testa, il suo petto si alza e abbassa ad un ritmo irregolare. Le sue iridi sono così scure che ora assomigliano di più alla foresta in piena notte. Mi guarda... stupito, curioso, intrigato. «Merda, sono sicuro che hai il potere di uccidermi. Decisamente bocca, piccola.»
Non me lo faccio ripetere due volte, mi sistemo meglio tra le sue gambe, che ora ha allargato per farmi spazio, mi piego in avanti lasciando sollevato ed esposto ai suoi occhi il mio sedere, poi alzo lo sguardo nel suo e prendo la sua erezione in bocca. Logan si solleva di scatto a sedere. La sua mano mi afferra i capelli con forza stringendoli tra le dita quando inizio a succhiarlo, la testa che va su e giù e gli occhi sempre puntati nei suoi. Faccio scorrere la lingua per tutta la lunghezza, mi soffermo più del dovuto sulla punta e poi torno a chiudere la bocca per tutta la sua dimensione. Il suo sapore salato mi invade il palato, ed è talmente buono da procurarmi un gemito di puro piacere.
Logan solleva i fianchi per venire incontro alla mia bocca, s'irrigidisce e muove di continuo, mi tira i capelli con la bocca dischiusa e gli occhi vitrei di piacere. È una visione. In questo momento vorrei avere una macchina fotografica per immortalare il momento. Sento che si avvicina all'orgasmo man mano che la sua erezione si gonfia e indurisce di più sotto una raffica di imprecazioni e ansiti udibili per tutto il dormitorio. Con un gemito di disapprovazione, Logan mi solleva per impedirmi di farlo venire in quel modo.
«Non così. Voglio essere dentro di te prima di perdermi completamente» mormora con voce roca.
Mi siedo sul suo grembo, le nostre bocche s'incontrano in un bacio famelico, e la sua lingua percorre le mie labbra catturando il gusto dei suoi umori. Gli sorrido con malizia accarezzandogli le guance, mentre le sue mani mi stringono con forza il sedere tenendomi premuta contro la sua erezione.
Mi chino leggermente e prendo tra i denti il lobo del suo orecchio. «Ti voglio, Logan.»
Non obietta. Affonda una mano nei miei capelli, mi attira con più forza a sé e mi bacia con passione. Le nostre bocche si scontrano mentre i nostri denti si toccano e le nostre lingue danzano insieme. Lo accarezzo e stringo dappertutto, attenta a non fargli male alla spalla fasciata e dolorante, tasto i suoi muscoli e mi aggrappo a lui desiderosa di quel di più di cui ho bisogno. Con il cuore in subbuglio, sollevo i fianchi. Afferro la sua erezione dura e pulsante e la guido verso la mia fessura. Senza staccare gli occhi dai suoi, mi riabbasso lentamente lasciando che Logan mi penetri. Per un attimo rimaniamo entrambi senza fiato, nessuno dei suoi si muove subito.
«Cazzo» sussurra con un gemito, le mani che ancora mi tengono con forza il sedere. «Mi eri mancata così tanto.»
«È bellissima questa sensazione» mormoro abbandonando la testa nell'incavo del suo collo e dandogli un rapido bacio dove sento battere furiosamente il suo cuore.
«Ti ho convinta a restare?» Sorride sornione, sollevandomi di poco prima di spingersi più in profondità dentro di me.
Ansimo chiudendo gli occhi. «Lo avevano già fatto le tue dita quando sono entrate dentro di me. Questo è solamente un bonus.»
Logan sogghigna, mi tira per i capelli avvicinando le nostre bocche ancora fameliche e insaziabili. Affondo le ginocchia nel materasso e sollevo nuovamente il bacino, quando il suo sesso tocca un punto preciso dentro di me, mugolo. Logan cattura il mio gemito con un bacio, e questa volta mi viene incontro alla spinta successiva portando la sua erezione più in profondità. Inizio a muovermi ad un ritmo cadenzato e lui si accoda a me. Sollevo la schiena mettendomi dritta, gli poso una mano sull'addome per aiutarmi ad affondare contro di lui e graffiandogli la pelle. I muscoli delle sue braccia guizzano quando mi solleva su e giù serrando le dita con più forza sul mio sedere.
Quando gemo il suo nome, i miei movimenti si fanno più frenetici. Mi sento disinibita e avida, e nonostante sento tutta la sua lunghezza dentro di me mi sembra di non avere abbastanza. Ora siamo in due a rincorrere l'orgasmo. Logan si solleva per mettersi seduto, mi passa un braccio dietro la schiena prima di scivolare sul letto contro il muro e di appoggiarsi. Mi alza i piedi facendoli appoggiare sulle sue ginocchia, e questo cambio leggero di posizione serve solo a farmi sentire meglio tutto il suo spessore. Le sue braccia ora mi stringono la schiena, i miei capezzoli turgidi sfiorano il suo petto provocandomi una scarica elettrica. Logan si sporge a mordermi il collo, mentre io ancora mi muovo e struscio su di lui senza più badare a niente. Una sensazione di potenza si gonfia dentro di me.
Inarco la schiena e butto la testa all'indietro. «Logan» ansimo.
Il gemito gratturale di Logan riempie la stanza. Tenendomi ferma con le braccia, accelera il ritmo dando spinte forti e vigorose capaci di sconquassarmi il corpo. Sentirlo senza freni supera le mie fantasie e mi fa eccitare ancora di più. Mi avvinghio a lui, e tutto intorno a me si dissolve. Il mondo scompare in un'ondata di stelle e costellazioni luminose.
«Liv. Cazzo, Liv.»
Pronuncia il mio nome come se fosse una preghiera, come se lo avessi fatto ascendere dal paradiso e fossi il suo angelo custode. Si spinge con vigore dentro di me nello stesso momento in cui affondo in lui perdendo il ritmo delle spinte. C'è un secondo di silenzio mentre entrambi tratteniamo il fiato, l'unico rumore proviene dai nostri corpi che si frizionano e sbattono l'uno contro l'altro, dopodiché urlo il suo nome venendo. Logan attutisce il suo profondo gemito contro il mio collo venendo anche lui. Ci teniamo stretti rabbrividendo, ancora scossi dal potente orgasmo che ci ha appena travolti come un violento tsunami. Poi mi abbandono contro di lui, afflosciandomi. Appoggio la fronte contro la sua spalla provando a riprendere fiato, mentre Logan affonda le dita tra i miei capelli, accarezzandoli.
Sento il battito del suo cuore martellare all'impazzata, non capendo dove finisce il suo e inizia il mio. Una cosa unica e rara, due anime intrecciate e unite da un solo destino.
Non mi accorgo nemmeno che ha trascinato entrambi sul materasso, che mi sono voltata su un fianco nella sua direzione e che gli ho appoggiato la testa sul petto. Mi accorgo a malapena della sua gamba intrecciata alla mia, o della coperta spessa che tiene al caldo i nostri corpi sudati e ancora tremanti e del bacio dolce che mi rilascia sulla testa dopo avermi abbracciata stretta.
«Resti qui stanotte, vero?» mi chiede con la voce impastata dal sonno.
«Resto per sempre.»
E dopo essermi accoccolata contro di lui per sentire il suo calore, scivolo in un sonno senza incubi.
Io amo il giorno del Ringraziamento.
Mamma ed io adoravamo raggiungere casa dei nonni e festeggiare con loro rimpinzandoci di cibo fino quasi a vomitare, è una di quelle tradizioni di famiglia che abbiamo sempre rispettato e portato avanti in tutti gli anni a venire.
So che oggi non sarà diverso. Anche se non sarò insieme a loro, passerò questa magnifica giornata con persone che ormai fanno parte della mia famiglia, che considero parte integrante della mia vita. È la nostra prima festa del Ringraziamento tutti insieme, e dev'essere perfetta.
«Liv, principessa, puoi metterci impegno nel mescolare quel sugo? Hai la testa talmente tra le nuvole che sento odore di bruciato.»
Alzo gli occhi al cielo per la millesima volta, dopodiché mi stampo un falso sorriso sulle labbra e prendo a mescolare con più vigore.
«Conoscevi le mie doti culinarie quando mi hai messa ai fornelli» gli faccio notare a Jackson, che sta controllando per la millesima volta il tacchino ripieno nel forno attraverso il vetro.
Sì gira verso la piastra a induzione, prende un enorme cucchiaio e lo intinge nella salsa di mirtilli rossi per poi portarsela alle labbra per assaggiarla. La sua lingua che lecca il labbro inferiore mi da la conferma che quell'intruglio rosso gli piace, ma quando allunga il cucchiaio nella mia direzione, scuoto la testa con una smorfia e quasi salto all'indietro. Odio i mirtilli, bleah.
«E tu conoscevi la mia risposta quando hai deciso che sarei stato io a cucinare, eppure mi sembra che te ne sia, per dirlo con gentilezza, sbattuta il culo.»
«Oh ma dai! Tuo padre dice sempre che cucini tu il giorno del Ringraziamento, che trovi quasi un senso di pace nel farlo. Che cosa cambia farlo qui invece che con la tua famiglia?»
Jackson butta lo strofinaccio sul lavello, si appoggia con il fondoschiena al bancone e incrocia le braccia osservandomi mescolare. Alza l'indice. «Punto primo, quel senso di benessere lo provo solo nella meravigliosa cucina che hanno i miei al Red Royal visto che è dotata di tutti i comfort per eccellenza.» Si guarda intorno esasperato. «Qua mi sento un topolino in gabbia, siamo in tanti e non ce spazio nemmeno per muoversi, figurarsi cucinare un enorme tacchino per... quanti siamo? Venti?»
«Undici.» Già, ho avuto la brillante idea di invitare anche Reed e Gwen in un appartamento in cui già fatichiamo a stare in tre. Sei una grande, Olivia.
Annuisce stringendo le labbra. «Per l'appunto.» Sospira, poi alza il medio. «Punto secondo, cosa ti ha fatto credere che volessi festeggiare insieme ai tuoi amici? Sai che mi odiano.»
Scuoto la testa lasciando andare il mestolo. «Non è così, J.! E in ogni caso, questa è una buona occasione per tentare quantomeno di riallacciare i rapporti, non credi?» Lui sbuffa ancora, ed io ne approfitto per avvicinarmi alla sua figura con un leggero broncio sulle labbra. «L'ho già detto una volta e mi ripeto: io ti voglio bene e fai parte della mia vita, siamo un pacchetto unico. Se accettano me allora devono farlo anche con te.»
Gli sorrido e lui inarca un sopracciglio. «Che cosa stupida.»
Amplio il sorriso. «Stupida ma efficace.» Gli scompiglio i capelli facendogli scuotere la testa con finta irritazione. «E punto terzo?» gli chiedo. «Perché tu hai sempre un punto terzo.»
Jackson mi scocca un occhiataccia, dopodiché socchiude gli occhi e alza l'anulare. «E punto terzo, questo tacchino fa schifo!» Con la mano indica il forno. «Dio, speravo venisse meglio per fare una buona impressione, e invece...»
Lancio un'occhiata al forno, da cui fuoriesce un profumo squisito e attraverso il vetro si nota un bellissimo tacchino dorato e invitante. Mi viene l'acquolina in bocca. Gli allaccio le braccia dietro la schiena, poi appoggio la testa contro il suo petto. Jackson non esita nemmeno per un secondo, ricambia l'abbraccio posando il mento contro la mia testa.
«Il tacchino sarà squisito, J., dico sul serio. Piantala di lamentarti tanto e di trovare scuse banali. Ci sono qui io, vedrai che andrà tutto bene. I ragazzi possono essere un po' arroganti e idioti se vogliono, ma sono brave persone e sono sicura che ti apprezzeranno alla fine.»
«E che mi dici di Williams, eh? Crede ancora che gli abbia rubato la ragazza» borbotta una sfilza di imprecazioni a cui devo mordermi la lingua per non scoppiare a ridere. «Che idiota.»
«Mason non farà una scenata, e in ogni caso lui e Ellie mi pare siano rimasti in ottimi rapporti. Quello che si sta creando tra te e lei...»
«Non c'è nulla tra di noi, Liv. Devi smettere di credere il contrario.»
Si stacca dal mio abbraccio facendo un passo indietro e dandomi la schiena. Le braccia mi ricadono lungo i fianchi, esasperata decido di lasciare perdere almeno per questa volta. Quando sono tornata da New York ho scoperto che i miei due migliori amici avevano parlato a lungo di quello che stava succedendo tra di loro, perché solo un cieco non si sarebbe reso conto dell'elettricità che quei due emanano ogni volta che sono nella stessa stanza, eppure le cose tra loro non sembrano essere cambiate. Ellie quasi non me ne parla, tutte le volte che provo ad affrontare il discorso, cambia argomento con un'abilità tale da farmi dimenticare ciò che le avevo chiesto, mentre Jackson mi da sempre la medesima risposta prima di allontanarsi dalla stanza in cui ci troviamo. Non ho la minima idea di quelli che si sono detti, tuttavia non mi sfuggono le occhiate che si lanciano credendo che nessuno se ne accorga. Si bramano ma per qualche stupida ragione hanno deciso di non volersi, idioti del cazzo. Scoprirò cosa succede, mi infilerò in mezzo a questa cosa anche se mi è stato chiesto di non farlo, e li costringerò ad affrontare la realtà una volta per tutte.
«D'accordo» gli rispondo tornando a mescolare. «Ma sappi che non mi arrendo.»
Jackson non mi risponde, ci limitiamo a cucinare in silenzio per la mezz'ora successiva, ognuno perso nei propri pensieri. Ellie spalanca la porta di casa poco dopo facendomi sobbalzare, al suo seguito i ragazzi di Los Angeles entrano trascinandosi dietro un enorme tavolo che riescono a far sbattere ovunque, sia sul mobilio che sul muro lasciando una piccola striscia nera che mi fa impallidire. È come se un gruppo di adolescenti scatenati e in vena di fare festa si fosse appena riversato in questo appartamento. Mason e Logan spostano il divano e la poltrona parlottando tra di loro, mentre Jason, Kevin e Ellie ci piazzano il tavolo al suo posto. Io e Jackson incrociamo le braccia al petto osservandoli darsi ordini su come sistemare il tutto. Adesso davvero non riusciremo più a muoverci liberamente.
«Porca miseria, non ce n'era uno più piccolo?» mi lamento osservando l'enorme bestia al centro di quello che pochi minuti fa era il salotto.
Kevin batte una mano sul tavolo indicandomi i due punti alle estremità. «È un tavolo pieghevole, Liv, così potrete sempre sistemarlo altrove e non sarà ingombrante.»
«Sì, va bene, ma avete anche pensato a come faremo a muoverci attorno ad esso? E le sedie? Se mettiamo anche quelle rimaniamo bloccati con le gambe sotto al tavolo.»
«L'ho detto che non l'avrebbe presa bene» commenta Logan ironico, e i ragazzi gli lanciano un'occhiataccia.
Ellie sbuffa. «Tranquilla, dopo il pranzo glielo farò riportare al negozio. Spero che almeno sia di buona qualità, sennò voi altri mi ridarete indietro la mia parte di soldi.»
Mason sogghigna. «Certo, Ellie, stanne certa.»
Lei gli risponde alzando il dito medio, e Jackson al mio fianco s'irrigidisce appena prima di voltare la schiena ai presenti e di rimettersi ai fornelli. La cosa non sfugge solo a me e a Logan, che sta guardando nella mia direzione, tutti gli altri sono impegnati ad insultarsi e a ridere.
«Vado a cambiarmi, poi iniziamo a sistemare» dico a Jackson, prima di lanciare un'occhiata a Logan e di sparire nel corridoio. Un secondo prima di chiudere la porta della mia stanza, Logan mi raggiunge, entra e se la richiude alle spalle. La sua mano grande mi afferra per la spalla e, con ben poca delicatezza, mi spinge contro il muro. Ora sono intrappolata tra esso e il suo corpo. Sorride premendosi contro di me prima di appoggiare le mani ai lati della mia testa.
«Ciao. Mi sei mancata.» Si sporge a sfiorarmi le labbra con le sue.
«Ciao» ricambio il sorriso con dolcezza. «Mi hai vista meno di un ora fa. Che c'è? È un lasso di tempo troppo grande da colmare?»
Mi pizzica il fianco facendomi ridacchiare, e i suoi denti prendono a mordicchiarmi il mento. «Anche un minuto in tua assenza mi costringe ad annaspare in cerca d'aria, Liv. O forse è la tua lingua tagliente ad essermi mancata tanto.»
Ora tocca a me pizzicargli con forza il fianco, provocandogli un sorriso seducente. «Levati dalle scatole, Logan, mi devo cambiare e poi dobbiamo iniziare a sistemare il tavolo. Gli altri saranno qui tra poco.»
Alza il polso guardando distrattamente l'ora sull'orologio che porta. «Non arriveranno prima di due ore, Liv. Abbiamo tutto il tempo del mondo per coccolarci un po'.»
«Coccolarci, eh?» Alzo il mento e poi faccio la medesima cosa con la testa, guardandolo dritto negli occhi. Gli afferro la giacca con entrambe le mani facendolo avvicinare di più al mio corpo. «Sei insaziabile, te lo hanno mai detto?»
«Svariate volte.» I suoi denti mi afferrano il labbro inferiore tirandolo e facendomi gemere contro la sua bocca. «Il tuo meraviglioso corpo non mi basta mai.»
Poi mi bacia, con trasporto, passione, amore e desiderio. Finisco sul letto senza nemmeno rendermene conto, e in un battito di ciglia la stanza si riempie dei nostri gemiti e delle nostre risate.
Passano almeno quaranta minuti prima che decidiamo di tornare dai nostri amici, che ci lanciano occhiate maliziose e cariche di divertimento quando gli sfiliamo davanti con la coda tra le gambe, ma anche con un enorme sorriso stampato in viso. Ellie alza gli occhi al cielo quando mi avvicino a lei, dopo aver lasciato Logan intento a guardarsi una partita di football alla televisione insieme ai suoi amici, poi mi da una pacca scherzosa sul sedere.
«Voi due siete incredibili! Lo sai che gli ormoni a palla vengono giustificati solo negli adolescenti?»
Mi posa sulle mani una pila di piatti in ceramica, afferra forchette e coltelli e insieme ci incamminiamo verso la tavolata già munita di una bellissima tovaglia bianca adornata di foglie autunnali colorate e zucche.
Rido. «Allora credo che siamo l'eccezione alla regola.»
Arriccia il naso. «Già, la famosa luna di miele degli innamorati. Disgustoso.»
«Oh ma piantala. Quando tu e Mason avete iniziato a frequentarvi tornavi sempre a casa con gli occhi a cuoricino e la testa tra le nuvole. A chi vuoi darla bere?»
Ellie mi punta una forchetta contro il petto facendomi ridere. «È vero, ma eravamo agli inizi. Tu e Logan state insieme praticamente da un anno, per quanto durerà ancora questa storia? Non riuscite a staccarvi gli occhi di dosso per più di due secondi.»
Le regalo un sorriso ammiccante. « Che c'è? Sei gelosa?»
Lei fa una smorfia ma non mi contraddisce. «Sì scricciolo, mi manchi!»
Scoppio a ridere sporgendomi per darle un bacio sulla guancia. «L'amore che provo per te è più forte, ma non dirglielo.»
Anche Ellie ride. «Lo farò solo se voglio punzecchiarlo un po'.»
Scuoto la testa divertita, dopodiché entrambe facciamo il giro del tavolo per posare il tutto, poi è il turno di bicchieri e tovaglioli di carta. Posiamo qualche bottiglia di vino bianco e acqua, poi Ellie decide anche di accendere qua e là candele d'atmosfera. Jackson porta in tavola vassoi di patate dolci, cavoletti di Bruxelles, pannocchie di mais al formaggio, la sua incantevole - o vomitevole, dipende dai punti di vista - salsa di mirtilli rossi, il purè con sugo di carne che sono riuscita a non bruciare e, infine, un enorme tacchino arrosto ripieno e fumante. A quel profumo invitante, quattro teste si voltano dal divano verso la nostra direzione, e potrei giurare di aver sentito alcune pance brontolare. Jason si lancia, letteralmente, sul cibo, e Jackson gli ringhia contro.
«Azzardati a mettere le mani su qualcosa e giuro che ti ritroverai dentro il forno con una fottuta mela in bocca!»
Jason, che stava per afferrare del buonissimo pane ai cereali, solleva le mani in aria guardandolo con aria sconcertata. «Sei pazzo» gli dice.
Jackson socchiude gli occhi. «Vuoi scoprire se è davvero così?»
Mason e Kevin ridacchiano ancora seduti sul divano, mentre Logan fa passare un braccio attorno al collo di Jackson. Sì, avete capito bene. Intanto, suonano al campanello e Ellie va al citofono.
«È solo nervoso perché ha dovuto infilare le mani dentro questo pennuto» commenta Logan con un ghigno, e il mio migliore amico volta di scatto la testa nella sua direzione.
«Maledizione, Miller, te lo taglio questo fottuto braccio se non lo sposti.»
«Non fare la diva, Allen. Puoi ammettere che ti è piaciuto riempirlo per bene.»
Logan ride divertito, sta solo scherzando e tutti lo sanno, eppure vorrei togliergli quel sorrisetto divertito dalla faccia con un pugno. Gli lancio un'occhiataccia, perché forse Jackson non è ancora pronto a tutto questo. Non ha mai frequentato Logan e i suoi amici, non sa qual è il loro modo di scherzare, non si rende conto che vivono per prendersi in giro a vicenda, e non vorrei che tutto questo lo mettesse ancora più a disagio. Poi però Jackson solleva gli angoli della bocca, e non sono l'unica a stupirsi della cosa.
«In quel maledetto forno ci finirà anche la tua lingua, oltre la mano del tuo amico. Sei così irritante, cazzo» dice con però un vero sorriso sulle labbra.
Logan amplia il suo mettendo in mostra le fossette, e quando lo fa è capace di riportare il buon umore in tutti quanti. «Irritante e bellissimo, ammettilo.»
«Col cazzo. Non ti allargare adesso.» Con un'alzata di spalle, Jackson si scrolla di dosso il braccio di Logan, poi mi regala uno di quei sorrisi dolci che riserva solo a me, e torna ai fornelli.
Jason fa un fischio. «Be', che dire, quel ragazzo mi sta simpatico.» Sorrido vittoriosa.
Reed e Gwen varcano la soglia del nostro appartamento come due divi di Hollywood. Lui ha in mano un'enorme bottiglia di champagne, mentre lei tiene tra le sue qualcosa di rotondo che, dal profumino di buono, assomiglia proprio ad una torta di zucca. Gwen è bellissima cazzo, come sempre. I suoi lunghi capelli rossi le ricadono morbidi sulla schiena con onde perfette, alcune ciocche le scendono sui seni avvolti da un bellissimo vestitino verde che le arriva al ginocchio, ai piedi porta un paio di stivali alti e neri che le slanciano il fisico pazzesco. Mentre Reed, be' lui ha optato per una camicia leggera e bianca e un paio di jeans neri con qualche strappo qua e là. Sorrido felice nel vederli, abbraccio entrambi calorosamente e poi sistemo i loro cappotti sul mio letto. Al mio ritorno, Ellie ha già rapito Gwen mentre Reed si sta presentando ai nostri amici. Raggiungo le ragazze.
«Questo appartamento è favoloso» mi dice lei posandomi una mano sul braccio.
«Un po' piccolo ma non è niente male.»
«Il quartiere era uno di quelli che avevo visitato il primo anno quando volevo convivere con alcune amiche, ma poi gli affitti erano troppo alti» fa una smorfia divertita, «perciò mamma e papà hanno optato per i dormitori.»
«Già, effettivamente credo che i nostri genitori prima o poi ci obbligheranno a donare un rene per riuscire a mantenere questo tenore di vita» scherza Ellie facendola ridere di gusto.
«O nel peggiore dei casi finiremo in strada a prosituirci» commento ironica.
Gwen sogghigna guardandosi attorno con adorazione, così io e Ellie decidiamo di farle fare un breve tour dell'appartamento, e dico breve perché solo cinque minuti più tardi siamo di ritorno nel salotto.
«Be', se il vostro amico dovesse decidere di andarsene contate pure su di me, magari quest'anno papà potrebbe decidere che un trasferimento sia la scelta più giusta.» Il sorriso le muore un po' per volta sul viso.
«Per colpa dei furti che stanno avvenendo?» le chiedo con una smorfia.
Logan mi ha raccontato che di recente nell'ala dei dormitori femminili ci sono stati vari scassinamenti alle porte e alcune ragazze si sono lamentate di non essere più riuscite a ritrovare in stanza oggetti di valore. Non si è ancora riuscito a capire chi sia il colpevole, ma la polizia del campus si è già attivata per trovare il responsabile. In ogni caso, le ragazze non dormono più serene da un pezzo, e chi può resta nelle camerate dei propri fidanzati tutta la settimana. Ellie ci guarda con la fronte aggrottata, così le faccio un breve riassunto.
«Sì, un vero schifo. Fortunatamente Reed non condivide la stanza con nessuno, quindi ha più spazio per me e per tutte le mie cose.» Ridacchia sistemandosi i capelli. «Un po' mi fa pena, ho letteralmente invaso il suo spazio personale e non ha battuto ciglio.»
Le sorrido con dolcezza. «È pazzo di te» le ricordo.
Ricambia il mio sorriso con gioia, occhi a cuoricino e le guance un po' arrossate.
«E io sono pazza di lui.»
Raggiungo poi i ragazzi qualche minuto più tardi, quando Ellie mostra alcune foto a Gwen dal cellulare dei suoi ultimi viaggi, mete a cui la rossa è super interessata visto che progettava di fare il medesimo viaggio l'estate prossima. Abbraccio Logan da dietro dandogli un bacio sulla schiena coperta da un dolcevita bianco, e le sue braccia si portano indietro per ricambiare la stretta e allacciarsi al mio fondoschiena. Pizzico il braccio di Reed con un sorriso, che ricambia il gesto con una forza non necessaria, al punto che so che mi verrà un bel livido l'indomani. Logan gli tira un leggero calcio allo stinco a mo' di avvertimento, ed io scoppio a ridere. Rimango insieme a loro a ridere e scherzare per un po', ogni tanto Jackson ci raggiunge e sbircia il risultato della partita senza nessun particolare entusiasmo, ma non mi importa. Sono felice che ci stia provando.
Dopo quella che sembra essere un'eternità, il campanello suona di nuovo, e questa volta mi alzo con una tale foga dal divano che per poco non cado a faccia in giu. Premo il pulsante che apre il portone senza nemmeno preoccuparmi di rispondere al citofono, poi spalanco la porta di casa saltellando come una pazza isterica. Sento la sua voce al piano terra, il suo inconfondibile profumo risale le scale e mi arriva alle narici facendomi sorridere. Mi precipito sul pianerottolo e le salto addosso prima ancora che sia riuscita a mettere piede sull'ultimo gradino.
Zoe Carter strilla afferrandomi, ricambia l'abbraccio stringendomi forte ed entrambe dobbiamo ringraziare Thomas alle sue spalle che sorregge tutt'e due per non farci capitombolare giù per le scale. Il suo cuore batte nel petto all'impazzata, proprio come il mio. Quando poi ci stacchiamo, stiamo entrambe piangendo e tirando su con il naso.
Le osservo i lunghi capelli castani lasciati liberi dalla solita treccia ricaderle un po' ovunque, ne afferro alcune ciocche accarezzandone la morbidezza. La sua spruzzata di lentiggini su naso e viso, come se fosse stata dipinta dal più bravo dei pittori, mi fa sorridere e mi trasmette calma. Le passo l'indice sul sopracciglio, proprio nel punto in cui un piercing mai visto prima fa capolinea.
«Dio, sei così bella, e mi sei mancata tanto» mormoro con un groppo in gola opprimente.
Zoe si passa una mano tatuata sotto gli occhi per scacciare le lacrime, mi bacia la fronte e le sue labbra si sollevano in un sorriso contagioso. «Anche tu, piccola peste. Abbiamo così tante cose da raccontarci. Sono felice di passare un po' di tempo insieme.»
Prendo finalmente un respiro profondo, sentendomi... completa. Ho tutti i miei amici, la mia famiglia, qua. Cosa posso desiderare d'altro?
«Cavolo, non vedevo l'ora di poterti strapazzare per bene» le rispondo entusiasta.
Alle nostre spalle Thomas si schiarisce la gola, salto in braccio anche a lui per salutarlo, poi rientriamo in casa dove tutti i nostri amici ci appettavano per salutare i nuovi arrivati. Il pranzo procede che è una meraviglia, seduti tutti attorno al tavolo mangiamo abbuffandoci e bevendo senza ritegno. Logan non protesta quando mi scolo un bicchiere o due di bianco, si fida di me e io mi fido di me stessa quando dico che non farò l'errore di ricadere in quel buco nero che minacciava perennemente di risucchiarmi. Ridiamo di gusto e chiacchieriamo di qualunque cosa fino allo sfinimento, passiamo dalle partite di campionato, alle feste, ai corsi in università fino ad arrivare alle ultime uscite del cinema. Jackson, più brillo che sobrio, si immette nelle conversazioni con una facilità tale da stupirmi. I ragazzi lo accolgono senza problemi, lo prendono in giro scherzando quando è necessario e rimangono seri su altri argomenti, e sto iniziando a notare quanto per J. il loro modo e ironico di prendere la vita sia più facilmente capibile adesso.
Durante il momento più bello, ovvero quello in cui ringraziamo qualcuno o qualcosa, ognuno di noi dice qualche parola o tiene un breve discorso. Quando è il turno di Logan, per poco non scoppio a piangere. Non si limita a ringraziare me, i suoi amici e la sua famiglia per amarlo e credere in lui anche quando lui non riesce a farlo, ma ci racconta di quanto anche Camilla amasse quel giorno, di come la loro amicizia fosse dannatamente pura e meravigliosa, di come lei fosse stata la sua prima e vera amica capace di tirarlo fuori da guai con una semplice telefonata. Jackson piange in silenzio, le lacrime gli scendono copiose sulle guance, eppure non distoglie mai lo sguardo da quello di Logan, altrettanto immerso da lacrime ben visibili. Afferro sotto il tavolo la mano di entrambi, sentendo una bellissima e potente connessione anche con chi non c'è più.
La mia promessa per loro è quella di esserci sempre, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore.
Mi saresti piaciuta, Camilla. Le dico nella mente buttando gli occhi fuori dalla finestra. Un giorno ci incontreremo, e sarà meraviglioso poterti raccontare le avventure che i due ragazzi che conoscevi molto bene hanno intrapreso. Sarai felice, orgogliosa e soddisfatta, ed io ti vorrò bene come una sorella.
Dopo pranzo sparecchiamo il tavolo e arriva uno dei momenti che aspettavo di più: i giochi da tavola. Ci dividiamo in due squadre e ci sfidiamo ai giochi del Mimo, per poi passare a qualcosa di più animato come Trivial e quiz vari in cui dobbiamo indovinare quello che sta provando a farci capire tra gesti e parole non dette un membro della nostra squadra. Alla fine di ogni partita mi sento sempre un po' più su di giri, Reed continua a versare vino nel bicchiere di ciascuno, e ad un certo punto Kevin è così ubriaco che si addormenta sulla poltrona con la carta ancora in mano e il bicchiere ancora ancorato alla bocca.
Logan e Mason afferrano un pennarello indelebile e iniziano a disegnarli sulla faccia sotto le mie inutile proteste e le risate di tutti gli altri. Si fa sera senza che ne accorgiamo, io e Logan balliamo un lento abbracciati muovendoci per il salone sotto le note di Perfect di Ed Sheeran, siamo entrambi intontiti per il troppo alcol, ma felici e allegri per la giornata meravigliosa che abbiamo appena passato.
Dopo un po', Reed alza al cielo l'ennesimo bicchiere pieno e attira l'attenzione di tutti. Gwen, accovacciata sulle sue gambe, sobbalza un po' quando lui si muove. In un angolo del divano, Jackson e Ellie si abbracciano senza prestare la minima attenzione a chiunque sia presente, sorrido nel vederli così complici e ricordandomi che, nonostante abbia la testa troppo annebbiata, domani avrò bisogno di conoscere ogni dettaglio. Thomas e Zoe si stanno letteralmente mangiando la faccia in cucina, lei è seduta sul bancone e lui è in mezzo alle sue gambe. Sono così carini e allo stesso tempo scandalosi che vorrei urlargli di trovarsi una camera, tuttavia non sono ancora pronta a separarmi da loro. Mason e Jason stanno tenendo una battaglia di chi lancia il tappo della bottiglia più vicino alla porta, bambini.
«Avete tutti un documento falso, vero?» biascica Reed, con occhi rossi e un sorriso sbilenco sulle labbra.
«Alcuni di noi» rispondo, beccandomi un'occhiata curiosa da Logan a cui rispondo con un'alzata di spalle. «Perché?»
Reed sorride. «Domani sera non prendete impegni, vi farò entrare al Paradise Club.»
Mason alza lo sguardo da quello che stava facendo e guarda Reed inclinando la testa. «E come? Là dentro ci entrano solo vip e gente di un certo livello.»
Reed alza la mano in aria e la sventola come se volesse scacciare l'aria. «Non preoccuparti, papà ha molte conoscenze. Inoltre, mio cugino fa il buttafuori lì, quindi non sarà un problema.» Alza le spalle. «Ci divertiremo.»
Guardo Logan, che ora sta osservando Reed con un misto di divertimento e preoccupazione. «Ti va?» gli chiedo sottovoce, facendogli riportare lo sguardo su di me.
La sua mano calda mi accarezza una guancia. «Ovunque tu voglia andare, Liv, io ti seguirò.»
Ridacchio facendogli vibrare la mano. «Sono le parole di un ubriaco.»
Logan solleva gli angoli della bocca, rivelando il sorriso più bello che gli abbia mai visto fare. «Sì, ma sono un ubriaco innamorato, perciò mi è concesso di dire qualunque cosa. Saprai comunque che è la verità.»
«E come...» Non faccio in tempo a finire la frase, che Kevin si risveglia di colpo e salta giù dalla poltrona come una molla, una mano premuta contro la bocca e l'altra sullo stomaco. Ci sfreccia davanti in direzione del bagno, la tavoletta sbatte quando la alza con foga e rigetta tutto l'alcol bevuto nella giornata. Faccio una smorfia, Logan sospira e mi da un bacio tenero sulla fronte.
«Ci penso io» borbotta sotto le risate di tutti i presenti.
Lo guardo allontanarsi ammaliata, totalmente innamorata di lui e dei suoi modi...
«Testa di cazzo, sposta la bocca sulla tavoletta altrimenti rischi di vomitare sul pavimento.»
... gentili. Per la maggior parte del tempo, almeno.
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