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Capitolo ventisette - Olivia

Se so cos'è l'amore
è grazie a te
(Hermann Hesse)

«Chi cazzo è stato?»

L'abat- jour ricade a terra con un tonfo, ma fortunatamente non va in pezzi.
Le mani grandi e callose di Logan mi inclinano la testa a loro piacimento. Prima a destra, poi a sinistra. Sono così stordita da lasciarmi fare tutto quello che vuole; potrebbe scuotermi e infilzarmi come una bambola vudu e io non aprirei bocca. È strano trovarmelo davanti dopo una settimana in cui non ci siamo più visti e sentiti, ed è altrettanto confortante sapere che la sua presenza ha ancora questo effetto soporifero su di me. Si fa per dire, ovviamente. Intendevo che ha la capacità di mettere a tacere le mie paure più grandi, soffocandole con un dolce abbraccio o il semplice tocco delle labbra sulle mie.
Che idiota sono stata a pensare che la mia vita senza di lui sarebbe stata migliore?

Dischiudo le labbra espirando. I suoi occhi verdi mi scrutano il viso in cerca di altri lividi, altre prove che confermano la sua tesi in merito al fatto che deve per forza essere stato un malintenzionato a ridurmi così, non può essere diversamente.
Il fatto è che, se solo sapesse come sono davvero andate le cose, con ogni probabilità mi prenderebbe in giro per tutta la vita. Ha ragione quando afferma che sono un piccolo esserino goffo maldestro che inciampa sui propri piedi, perché è esattamente quello che è accaduto poco fa.

«Nessuno, in realtà. Sono solo incapace di stare in piedi.»

Logan distoglie gli occhi dal mio collo tumefatto per posarli nei miei. Mi osserva con attenzione, le mani sempre ancorate alle mie guance senza nessuna intenzione di spostarle da lì. Apre la bocca per parlare, e il suo alito caldo che profuma di menta mi fa sospirare di piacere.

«Che cosa significa?»

«Se te lo dicessi, non smetteresti più di ridere.»

Il suo viso è una maschera di rabbia e paura, la mascella rigida e le spalle in tensione mi fanno respirare con difficoltà.

«Non sono in vena di scherzare, Liv. Chi cazzo è stato?»

«Giura che non mi prenderai in giro.»

«Liv!»

«E va bene!» sospiro pesantemente. «Significa che mi sono fatta male da sola. Hai presente la quercia maestosa che avete nel cortile qui a Yale?» Logan sbatte le palpebre senza capire, mi guarda confuso e aspetta che prosegua. «Ci sono andata a sbattere contro» gli spiego. «Il mio naso è letteralmente finito contro il tronco spesso, dopodiché sono volata a faccia in giù. Poi, come se già quello non bastasse, nel tentativo di rimettermi in piedi sono scivolata sull'asfalto. Hai idea di quanto ghiaccio ci sia in strada? Servono dei pattini per riuscire a muoversi senza rischiare di rompersi l'osso del collo!»

Gli occhi di Logan s'illuminano. Le labbra hanno un fremito quando le dischiude.
«Mi stai prendendo in giro.»

«Mai stata più seria di così» chiarisco, e subito le sue mani allentano di poco la presa salda sulle guance. Tuttavia non le sposta, mi accarezza la pelle nel punto dolente con il pollice senza smettere di guardarmi negli occhi.

«Sei tremendamente goffa.» Si lascia sfuggire una risata e, questa volta, le sua spalle si ammorbidiscono quando capisce che ho detto la verità: nessuno ha osato attentare alla mia vita, sono soltanto abbonata alle disgrazie.

«Non ho mai sostenuto il contrario.» Sto sussurrando e non so nemmeno perché. «E tu stai ridendo di me!»

«Sei finita contro un albero» ripete ridacchiando, più a se stesso che a me in realtà, ma poco importa.

Annuisco appena. «Sì.»

Adesso, la mano sinistra scivola sul collo e il dorso mi accarezza il punto in cui un piccolo taglietto ancora aperto rilascia qualche goccia di sangue. Deglutisco, e Logan se ne accorge perché i suoi occhi si risollevano nei miei come attratti.

«E poi hai lottato contro l'asfalto.»

«È stato lui a picchiare me, in realtà. Sai che non sono molto brava a tirare pugni.»

«Oh, ma immagino che tu sia comunque riuscita a difenderti un po'» mi prende in giro, sollevando per davvero gli angoli della bocca in un sorriso che mi fa mozzare il fiato.

Tiro su le mani per aggrapparmi alle sue braccia. «Un pochino, anche se inveire contro una lastra di ghiaccio non mi ha di certo risollevato l'umore.» La sua pelle è calda e morbida al tatto, e da come mi guarda quando gli accarezzo l'avambraccio, deduco che non vuole che smetta. Per cui non lo faccio, e l'ultima settimana composta da , ma, forse e mai più va a farsi fottere alla grande.

«E che cosa ti risolleverebbe il morale, Liv?» Il suo dorso smette di accarezzarmi il collo. Il suo viso si protende in avanti fino a incontrare il mio orecchio, le mani mi agguantano i fianchi trascinandomi contro di lui, e il mio cuore malandato sobbalza quando mi scontro con il suo corpo duro come l'acciaio. Le mie mani si appoggiano sul petto anch'esso sodo e compatto, e dalle labbra mi sfugge un sospiro quando le sue labbra mi sfiorano il lobo. «Dimmi perché sei qui.»

«Io...» Getto un'occhiata dentro la sua stanza, quello che avrei dovuto fare non appena sono arrivata ma che Logan è stato abbastanza bravo da farmi dimenticare, e solo adesso mi rendo conto che è solo. Il computer è acceso sulla scrivania, e diversi libri e fogli sono sparpagliati sul ripiano in modo disordinato. «Stai studiando?» Cambio argomento disorientandolo.

Logan si tira indietro per guardarmi nuovamente negli occhi. Mi studia per un lungo istante, e per un attimo temo che decida di non lasciare perdere e di andare a fondo della verità, ma mi stupisce facendo un passo indietro e appoggiandosi contro la porta.

«Ci stavo provando. Ti va di entrare? Così posso medicarti la ferita.»

Non aspetta che io risponda, mi dà le spalle e s'incammina verso un armadietto alto sopra la scrivania, lo apre e inizia a frugarci dentro. Mi dondolo sui talloni mordicchiandomi il labbro inferiore, sentendomi tutt'a un tratto a disagio. Quando posa quello che immagino sia un piccolo kit di pronto soccorso sulla scrivania, ancora non mi sono mossa. Logan solleva un sopracciglio intanto che svita il tappo del disinfettante e impregna il cotone con esso.

«Allora? Entri o no?»

«Uh, sì.» Mi schiarisco la voce che sento rauca e fioca, dopodiché mi decido a compiere un paio di passi in avanti e di entrare finalmente nella sua stanza. Mi chiudo la porta alle spalle e, un po' timida, vado a sedermi sulla sedia girevole che mi sta indicando con il mento. Logan mi osserva per tutto il tempo che mi ci vuole a mettermi comoda; mi alzo e riabbasso un paio di volte cercando di capire se preferisco le gambe accavallate, infilate sotto il sedere o allungate in avanti.
Quando poi lo guardo, la sua espressione sorprendentemente calma e indecifrabile mi fa venire i nervi a fior di pelle. Perché qua, tra i due, quella agitata sono solo io?

«Hai finito o vuoi anche provare a cambiare sedia? Magari su quella di Mason ti trovi meglio» mi sfotte bonariamente sollevando gli occhi al soffitto.

Sbuffo incrociando le braccia al petto come una bambina e opto per le gambe allungate verso di lui, che approfitta del gesto per allargarmele con un colpetto leggero delle ginocchia infilandosi tra di essere, piazzandosi proprio di fronte a me. I miei occhi si scontrano con i cordini penzolanti dei suoi pantaloni della tuta, e devo deglutire quando noto, anche se solo per un fugace istante, il rigonfiamento sotto il tessuto. Mi mordo il labbro inferiore senza accorgermene, e devo ricordare a me stessa che per gli uomini è puro istinto. Se poi vogliamo aggiungerci il fatto che so perfettamente che è attratto da me, che questa sera sono vestita con appena due stracci lasciando molta pelle esposta, e che non ci vediamo da una settimana... Be', direi che è perfettamente normale. Sussulto lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi quando il cotone imbevuto di disinfettante si scontra con la ferita sul collo ancora aperta. Maledetto ramoscello.

«Ferma» mi sgrida quando provo a scostarmi per il troppo bruciore. «Non fare la bambina.»

Sollevo gli occhi nei suoi, beccandolo a sogghignare con strafottenza. Lo guardo male, anche se il suo meraviglioso sorriso un po' fa vacillare il cattivo umore che mi era appena montato. «E tu vacci piano, ho la pelle sensibile.»

«Ti sto a malapena sfiorando.»

Il suo fiato sul collo mi fa rabbrividire e deglutire un paio di volte. Picchietta delicatamente, e se non fosse che il disinfettate brucia davvero, potrei persino rilassarmi sotto il suo tocco. Quando deduco che il sangue ha smesso di fuoriuscire, prende un nuovo dischetto di cotone, lo imbeve, e dedica lo stesso trattamento e gentilezza alla guancia tumefatta. Nel farlo, i suoi occhi trovano i miei e non li lasciano più andare.

«Prima non hai risposto alla mia domanda: perché sei qui?»

Mi agito sulla sedia, e lui se ne accorge. Le sue dita calde mi sfiorano le guance nel tentativo di darmi una ripulita dalle tracce di sangue che sono sicura di avere in viso. Riprendo a martoriarmi il labbro inferiore e, quando il sopracciglio di Logan schizza in alto nell'attesa di una risposta, capisco che non posso fuggire dalla porta e scappare lontano senza dargli una spiegazione valida. So che prima di riuscire a fare anche solo un passo verso la salvezza mi rimetterebbe seduta, ma questo non mi impedisce di gettare un'occhiata verso la porta, speranzosa. E Logan se ne accorge, eccome se lo fa. Socchiude gli occhi.

«Non pensarci nemmeno, piccola. Non uscirai da questa stanza fino a quando non mi darai una spiegazione plausibile a tutto quello che sta succedendo, perché diciamocelo: non ci sto capendo un cazzo. E magari non lascerò che tu te ne vada nemmeno in quel caso» mormora contro il mio orecchio, facendomi trattenere il fiato. Dopodiché, si tira indietro e getta i cotoni macchiati e sporchi nel cestino sotto la scrivania. Incrocia le braccia al petto e torna a guardarmi, questa volta in attesa di una vera spiegazione. Sento le spalle afflosciarsi sotto il suo sguardo penetrante. Come glielo spiego che sono un'idiota? Perché penso di avere capito almeno cinque minuti fa di essere una perfetta stupida!

Gonfio le guance ed espiro rumorosamente, infilo le mani sotto le gambe e poi raddrizzo le spalle ricambiando l'occhiata. «Non ti basta il fatto che io sia qui, vero?»

Logan inclina la testa da un lato. «Voglio sapere il perché. Se non ricordo male, mi hai lasciato dandomi dello stronzo e del maleducato, urlandomi addosso che tra noi non avrebbe mai funzionato. In più, questa settimana sei completamente sparita. Puoi biasimarmi se sono... confuso?»

Sbatto le palpebre passandomi poi una mano sulla guancia dolente. Nel farlo, vengo percorsa da un brivido in grado di provocarmi la pelle d'oca. «Puoi prestarmi una felpa?»

Questa volta non ribatte, si limita a sospirare piano prima di distogliere lo sguardo dal mio per posarlo sull'armadio alle sue spalle. Si allontana di un passo, sempre tenendomi d'occhio come se potessi davvero scappare via, lo apre e vi fruga all'interno. Un maglione spesso e blu mi atterra sulle gambe poco dopo, mormoro un "grazie" mentre me lo infilo e sentendomi subito meglio per il confortante calore e la morbidezza che emana. Inspiro, senza farlo apposta, il suo odore portandomi la manica al naso. Chiudo gli occhi e sorrido appena. Quando riapro gli occhi, Logan è appoggiato alla scrivania e mi sta di nuovo osservando, questa volta con dolcezza; i suoi occhi sono più luminosi e gli angoli della bocca sono sollevati appena all'insù, come se non riuscisse a non sorridere ma allo stesso tempo volesse nascondermelo.

«Ci sono appena cinque gradi là fuori, sei vestita così per un motivo specifico?» Vuole sapere, e so che la sua non è un'accusa, bensì preoccupazione.

«Mi stai chiedendo se ho avuto un qualche tipo di appuntamento?»

Solleva le spalle senza rispondere, tuttavia la mascella, che ha un guizzo, mi fa capire che era proprio quello che voleva sapere. Per cui mi affretto a dire: «Potrai non crederci, eppure mi sono vestita... così per te. Volevo essere bella ai tuoi occhi.»

Logan aggrotta la fronte. «E da quando in qua hai bisogno di ricorrere a queste cose per piacermi? Sai già che è così. Anche se fossi ricoperta di stracci, fango o detriti vari, per me saresti la donna più bella del mondo, Liv.»

Il mio stupido cuore perde un battito, e devo abbassare la testa per nascondere il sorriso che mi è affiorato sulle labbra. «Questo ci riporta al motivo per cui sono qui...» Prendo un enorme respiro e torno a guardarlo. «Stasera ero da Starbucks, io e David stavamo finendo un progetto che dobbiamo assolutamente presentare martedì ed eravamo così presi che a malapena mi sono accorta che si era fatta mezzanotte.» Non appena nomino il mio compagno di studi, l'espressione di Logan cambia. La rabbia sul suo volto è palpabile, come se gli avessi appena ammesso di averlo tradito in un bar sotto gli occhi di tutti come la peggiore delle sgualdrine. È assurdo!

«Quindi eri con lui, da Starbucks a mezzanotte, vestita come se fossi uscita per un appuntamento?» La sua voce pungente e accusatoria mi fa rabbrividire. Scuote la testa e si passa una mano sul viso ridendo con amarezza. «Sai, perlomeno credevo che aspettassi un po' prima di decidere di rifarti una vita.»

Corrugo la fronte alzandomi in piedi e arrivandogli sotto il naso, così vicino che è costretto a sollevare gli occhi nei miei, talmente freddi e intensi da provocarmi un nuovo brivido. «Hai sentito qualcosa di quello che ti ho detto? Perché mi è sembrato di essere stata abbastanza chiara quando ho specificato che ero lì con lui per un progetto, che eravamo talmente presi dal volerlo finire che non mi sono resa conto dell'ora e che mi sono vestita così» mi indico con l'indice, «per te! Vuoi spiegarmi quale parte non hai compreso appieno?»

Logan mi sbuffa in faccia facendomi socchiudere gli occhi. «Dove vuoi arrivare? Perché non stai rispondendo a nessuna delle domande che ti ho posto. Se il tuo obiettivo era venire qui e incasinarmi nuovamente il cervello be', piccola, ci stai riuscendo alla grande! Cazzo!» Si allontana da me con uno scatto e prende a camminare su e giù per la sua stanza, lasciandomi ammutolita a osservarlo come se fosse completamente fuori di testa.

«Sono io quella che ti incasina la testa adesso?»

Logan si ferma di fianco al suo letto, piazza le mani sui fianchi e getta la testa all'indietro con un sospiro rumoroso. «Me l'hai incasinata quasi un anno fa, e ancora ci sono dentro fino al collo.»

Espiro piano sentendomi come se mi avesse piantato un coltello nello stomaco. «Lo dici come se ti stessi pentendo di tutto... Come se fossi l'errore più grande della tua vita.»

A Logan sfugge una risata amara quando torna a guardarmi. Scuote la testa amareggiato. «Ti sbagli. Non sai quanto.»

Ricaccio indietro le lacrime e sollevo il mento, non permettendo alle sue parole di travolgermi. «Quello con David non era un appuntamento perché lui non mi interessa. Anche tu mi hai incasinato il cervello, Logan, e ci sono dentro esattamente come te. Come puoi pensare che una settimana basti a cancellare l'amore che provo per te?»

I suoi occhi si schiantano nuovamente nei miei come pioggia sull'asfalto. Mi osserva attentamente dalla testa ai piedi, e la sua espressione torna a essere indecifrabile.
«Perché sei qui? Ho bisogno di una risposta, Liv. Non puoi semplicemente entrare da quella porta e fare finta che in questa settimana non sia successo nulla. Perché molte cose sono accadute, e stavo impazzendo all'idea che non mi avresti più permesso di...»

Gli si incrina la voce, e i miei occhi si riempiono di lacrime. Cammino nella sua direzione senza nemmeno accorgermene, e quando gli sono di fronte lo abbraccio senza esitare. Logan mi stringe forte a sé, e mi tiene incollata al suo corpo come se non credesse di avermi davvero lì. Inalo il suo profumo di pino, lo stesso impregnato sulla felpa, e devo sollevarmi sulle punte per riuscire a circondargli meglio il corpo. Logan quasi mi solleva da terra nel tentativo di tenermi stretta, e a me sfugge un sospiro così tremolante da scuotergli il petto. Mi è mancato così tanto che sento la tensione scivolarmi via dal corpo, la rabbia e la delusione che ho provato questa settimana allontanarsi come se scottassi.

«Stasera credevo di averti perso per sempre» mormoro con il viso nascosto dalla sua maglietta nera. Le spalle mi tremano per lo sforzo di trattenere le lacrime. «Odierai quello che sto per dirti... Anzi, prima mi darai della stupida e poi ti arrabbierai tantissimo.»

Logan si sposta appena da me, mi circonda il viso con le mani calde e me lo inclina finché non sono costretta a scontrarmi un'altra volta con le sue iridi verdi. Anche i suoi occhi sono saturi di lacrime e, come me, si sforza per non risultare sciocco.
Non lo è! Non potrebbe mai esserlo!

«Non lo farò, ora però spiegati.»

Annuisco, poi faccio un passo indietro chiedendogli tacitamente di lasciarmi andare. Solleva le mani in aria lasciandomi libera, e sento il suo sguardo bruciarmi la nuca mentre prendo a camminare su e giù mordicchiandomi una pellicina.

«Perché sei così agitata?» Vuole sapere, confuso.

Mi volto verso di lui, fissandolo truce. «Non sono agitata

«No, certo che no.» Mi prende in giro, sollevando appena gli angoli della bocca in un sorrisetto sfrontato.

«Non lo sono!» Gli punto l'indice contro. «Solo, non voglio sentirti ridere di me.»

Alza le mani in segno di resa, sempre con quel sorrisetto da furbo. «Lo prometto.»

Socchiudo gli occhi e lui amplia il sorriso, poi sospiro pesantemente e rilascio cadere le braccia lungo i fianchi. «Da Starbucks ho incontrato Mason che, tra l'altro, era con una biondina niente male...»

«Così mi ha detto.»

«E lui è subito venuto a salutarmi, si è seduto al mio tavolo come se fosse una normale uscita a quattro. Chiacchierava con David come se lo conoscesse, gli ha addirittura fatto i complimenti quando ha saputo del serpente che tiene nella teca del suo appartamento, e io e te sappiamo che Mason ha la fobia dei serpenti!»

Logan corruga appena la fronte, poi va a sedersi sul letto. «È... Strano. Vai avanti.»

Sollevo le braccia al soffitto, poi le lascio ricadere con un tonfo. «È la stessa cosa che ho pensato io! Comunque, tra una risata e l'altra si è congratulato con me per quello che lui credeva fosse un appuntamento, e quando gli ho ribadito che non lo era... Mi ha sorriso compiaciuto! Ti rendi conto?»

«Okay, sei sicura che quello fosse Mason?»

Incrocio le braccia al petto. «Ti sembra che io sia diventata tutt'a un tratto stupida?»

«La persona che stai descrivendo sembra il suo possibile alter ego. Il mio migliore amico mi avrebbe telefonato e spinto ad arrivare come un bazooka in quella caffetteria» Mi punta un dito contro. «Perciò, sei sicura che fosse lui?»

Alzo gli occhi al soffitto. «Non fare l'idiota, certo che era Mason! E, a dirla tutta, ora mi rendo conto che quello che ha fatto, è proprio da lui. Vuoi sapere cosa mi ha detto a un certo punto - come se non fosse nulla di che -? Che stasera anche tu avevi un appuntamento, che la ragazza in questione ti stava dietro da un po' e non si perdeva nessun tuo allenamento e che, a quest'ora, ci sarebbe davvero stata una bandana fuori dalla porta ad aspettarlo.» Logan sbianca a queste parole, la mascella quasi gli cade a terra, ma io non ho ancora finito. «Il tuo migliore amico, ha concluso questo fantastico racconto dicendomi che eri pronto a portarla a casa per Natale!»

Gli vado incontro tirandogli una sberla al braccio. Logan richiude la bocca di scatto e prova, invano, a trattenere un sorriso. Si porta una mano davanti alla bocca che poi chiude a pugno, i suoi occhi vengono invasi da una luce divertita, tuttavia si costringe a rimanere serio. Devo dargliene atto: ci prova davvero a mantenere la parola data.

Chiude gli occhi per una frazione di secondo, si schiarisce la gola e poi torna a guardarmi. «E fammi capire una cosa, tu davvero gli hai creduto?»

Apro e chiudo la bocca, le orecchie mi vanno a fuoco. «In quel momento? Sì! Perché non avrei dovuto? È stato davvero davvero davvero convincente!»

Mi imbroncio quando, questa volta, Logan sembra davvero sul punto di scoppiare a ridere. «Non hai proprio avuto il sospetto che ti stesse prendendo in giro? Che te lo dicesse per farti avere una reazione di qualche tipo? E dai, Liv! È di Mason che parliamo, il ragazzo che ci ha sempre spinti l'uno nelle braccia dell'altra.»

«Non sempre» gli ricordo, anche se so che i pochi momenti in cui ha perso la testa è stato solo a causa della tanta preoccupazione verso quello che lui considera un fratello. «In ogni caso, adesso mi rendo conto che me l'ha proprio fatta sotto il naso. Non puoi capire come mi sono sentita, Log. Mi è crollato il mondo addosso. Ero arrabbiata con te e in contemporanea ero convinta di averti perso, volevo solo picchiarti all'idea che volessi presentare una nuova ragazza a tuo padre. Mi è andato a fuoco il cervello.»

Logan si alza dal letto e mi viene incontro. Mi abbraccia quando sente che sto per crollare, mi stringe più forte di prima e intrufola il naso nei miei capelli inspirando il mio odore. Gli circondo la schiena ricambiando la stretta, posando la fronte contro il torace e beandomi del suo cuore martellante nel petto. Mi tremano mani e gambe se solo penso che sono stata sul punto di rovinare tutto tra di noi, e anche se questa settimana ho provato con tutte le mie forze a tagliarlo fuori dalla mia vita, non c'è stato un solo momento in cui non ho pensato a lui, a noi.

«Per riprendere le tue stesse parole: davvero pensi che una settimana basti a cancellare l'amore che provo per te?» sussurra sul mio orecchio. Le sue mani grandi attorcigliano i miei capelli tra le dita e fanno pressione affinché io butti la testa all'indietro. Logan mi guarda e a me manca il fiato. I suoi occhi scorrono sul mio mento affilato, mi prosciugano le labbra lasciandomi la bocca secca e infine tornano nei miei con una lentezza disumana.

«Siamo un casino» sussurro di rimando, sentendo la gola arida. «Un totale e ingiustificabile casino, noi due.»

«Ma siamo il nostro casino. Dobbiamo solo imparare a non lasciarci travolgere da tutto quello che ci accade attorno.»

Espiro piano stritolandogli la maglietta tra le dita, e attirandolo così più vicino a me. «Quando ho creduto che fossi insieme a un'altra ragazza volevo precipitarmi qui e interrompere qualunque cosa stesse succedendo, ma prima avevo bisogno che tu mi guardassi e che restassi senza fiato. Dovevi ricordarti dell'effetto che ho sempre avuto su di te, per cui sono tornata a casa e mi sono cambiata nell'arco di tre minuti contati.»

Logan inarca un sopracciglio, divertito. «Cavolo quanto siamo modeste.»

Ridacchio dandogli un leggero colpo al petto con la mano. «A forza di ripetermelo fino allo sfinimento che sei attratto solo da me, forse l'ho capito.»

«Bene, era ora.»

Mi bacia la fronte premendo le labbra in quel punto per molto tempo, chiudo gli occhi godendomi quella sensazione di amore incondizionato che mi arriva dalla sua parte, poi compie un passo indietro lasciandomi libera. Si volta a osservare fuori dalla finestra con un sospiro, massaggiandosi la spalla destra distrattamente.

«Che succede?» gli chiedo, sfiorandogli la schiena con la mano.

Esita prima di rispondermi. «Saresti tornata? Se non avessi incontrato Mason e non ti fossi fatta strane idee, saresti tornata da me?» Si gira a guardarmi, le braccia incrociate al petto e le labbra tese in una linea dura.

Abbasso lo sguardo a terra, perché la verità è che non so come rispondergli. Questa settimana è stata uno strazio, i giorni si sono susseguiti lentamente e il mio umore altalenante ha portato scompiglio in chiunque. Ci sono stati momento in cui ho creduto di non farcela, che non mi sarei più ripresa una seconda volta. Sapevo che la sua mancanza mi aveva creato dentro una crepa di dimensioni notevoli e nessuno, nessuno, sapeva come riuscire a farmi rinsavire. Molti mi hanno teso una mano in un gesto d'aiuto, il problema è che io non volevo essere aiutata. Volevo lui, nel bene o nel male. Con i suoi difetti, le sue incongruenze, le promesse non mantenute e quel sorriso sfrontato capace di sciogliermi il cuore. Tornare, però... a quello non avevo pensato. Per i primi giorni nella mia testa un nostro futuro insieme era impossibile nonostante l'amore che ci legava, poi qualcosa è cambiato.

Cammino nella sua direzione fino ad affiancarlo, il mio sguardo si posa sulla finestra e osservo lo stesso punto che guardava lui un minuto fa. La sua spalla sfiora la mia quando mi accarezzo le braccia in cerca di un conforto, la sua testa s'inclina da un lato per guardarmi.

«Ha smesso di piovere. Ti va di fare due passi?» gli chiedo.

«Dipende. Hai intenzione di affrontare l'argomento o vuoi solo distrarmi?»

Inclino anche io la testa per poi scontrarmi con i suoi occhi intensi. Inspiro. «Voglio che ne parliamo, ma ho anche bisogno di aria. Non sto scappando da niente, Logan.»

Mi scruta con attenzione, sondandomi in cerca della verità. Poi la sua espressione si addolcisce, e il fiato che avevo trattenuto sembra supplicarmi di liberarlo. Espiro lentamente. «Prendo la giacca» mormora camminando verso l'armadio. «Ne vuoi una?»

Scuoto la testa raggiungendolo. «Sto bene così, l'aria fredda mi sarà utile.»

E, effettivamente, fuori fa talmente freddo che per un momento mi manca il fiato quando ci ritroviamo a camminare l'uno di fianco all'altra nel cortile di Yale. In silenzio, con solo il vento e il frusciare delle foglie come sottofondo, percorriamo il viale ciottolato inoltrandoci sotto alberi spogli e calpestando pietre e fango. Fortunatamente ho un paio di stivaletti ai piedi, sennò avrei costretto Logan a portarmi in braccio, il che non sarebbe proprio stata una cattiva idea.
Le nostre mani si sfiorano un paio di volte, e quanto desidero afferrargliela e stringerla tra le mie... Lo osservo di sottecchi, lo sguardo perso a osservare davanti a sé e una nuvola di condensa che fa capolino davanti alla sua bocca quando respira. Non si accorge che lo sto guardando con insistenza, posso solo immaginare quello che gli sta passando per la testa in questo momento.

«Sì» rispondo di getto, la voce che mi trema quando parlo, le gambe malferme come gelatina su un piatto.

Logan si ferma di colpo, volta la testa nella mia direzione e mi osserva in attesa che io continui. Mi mordo con insistenza il labbro inferiore e, a piccoli passi per evitare di ruzzolare ancora a terra, mi appoggio di schiena contro un albero. Prendo un respiro profondo sotto il suo sguardo intenso e penetrante. Ha le mani infilate nelle tasche della giacca e la testa leggermente inclinata da un lato.

«Sarei tornata, anche se non so quando e non so come. So solo che questa settimana senza di te è stato un inferno in cui non voglio più vivere. So che preferisco mille volte convivere con le tue scelte folli piuttosto che saperti lontano e solo. So che nonostante tu ti senta un casino, non lo sei. So che ti piove dentro, Logan, soprattutto in questo periodo dell'anno ma per me, fuori, sei il sole. Vorrei tanto che tu potessi vederti con i miei occhi, cambieresti quest'assurda idea che ti sei fatto di te stesso.»

Sento le lacrime cadermi sulle guance quando trovo finalmente il coraggio di distogliere lo sguardo da lui, che ora ha occhi e naso arrossati, e so per certo che non è unicamente colpa del freddo pungente quel colorito rossastro. Logan respira pesantemente, si passa il dorso della mano sotto gli occhi e poi butta la testa all'indietro prendendo un enorme respiro. Rimane così, con lo sguardo rivolto al cielo e gli occhi chiusi non so per quanto tempo. Sento il cuore martellarmi nella cassa toracica con prepotenza mentre aspetto, e aspetto, e aspetto...

«Ho l'inferno dentro, Liv» mormora con un verso strozzato dopo un lungo attimo di silenzio. Ancora non mi guarda. «Ed è terribile essere dentro la mia testa. Rischio ogni giorno di precipitare in un buco nero che non vede fine. È sfiancante, e a volte ho come la sensazione che non ne uscirò mai.»

«Non sei una persona facile con cui stare, è vero, ma forse è proprio questo il bello. Non ho mai amato le cose semplici, lo sai.»

Finalmente si decide a guardarmi; gli occhi pieni di lacrime che mi provocano una stretta allo stomaco e un po' mi manca il respiro quando riprende a parlare.

«Eppure mi hai lasciato. Non te ne sto facendo una colpa, capisco perfettamente la tua scelta. Vorrei solo sapere cos'è cambiato in questa settimana.»

Gli faccio segno con la testa di seguirmi, poi cammino fino a una panchina illuminata parzialmente da un lampione. Mi siedo e Logan fa lo stesso, e questa volta fa tutto il possibile affinché i nostri corpi si tocchino. Gli afferro una mano gelata e me la porto in grembo. La stringo e con l'altra mano gli accarezzo il palmo. Logan mi sfiora i capelli con il naso, poi appoggia il mento sulla mia testa. Chiudo gli occhi.

«È cambiato il mio modo di vedere le cose. Prima credevo che in questa relazione fossi tu a sbagliare tutto, credevo che se le cose continuavano ad andare male era perché i tuoi colpi di testa persistevano nonostante le tue promesse di diventare la parte migliore di te stesso.» Scuoto la testa amareggiata, sentendomi una perfetta stupida per aver creduto a una cosa simile per così tanto tempo. Logan mi stringe la mano quando si accorge che mi sono irrigidita. La lascia poi andare facendomi voltare verso di lui, mi afferra il mento tra le dita e mi costringe a guardarlo negli occhi. Fa per aprire bocca, ma io non ho ancora finito di spiegargli tutto quello che sento e provo, per cui lo imploro di aspettare. Sospira e mi bacia la fronte, e io mi sciolgo in quel gesto dolce che sa proprio di lui.

«Non era così. O meglio, una relazione si costruisce in due no? Tu sbagliavi e io andavo fuori di testa, mentre quando sono stata io a compiere passi falsi tu non sei mai andato da nessuna parte. Tu eri lì quando ho provato a distruggermi, eri lì quando le mie scelte ti hanno fatto soffrire e ci hanno quasi portati nuovamente alla distruzione. Hai chiaramente sbagliato quella sera durante l'incontro.» Gli appoggio una mano sul petto. «Ma so che non eri in te. Mi ci è voluto molto prima di capirlo, e spero di non aver rovinato del tutto il nostro rapporto.» Abbasso gli occhi sentendo una morsa soffocante allo stomaco.

Alle mie parole, Logan trema scuotendo la testa con ancora la bocca premuta contro la mia fronte. «Non hai rovinato niente, è a me che dispiace così tanto, Liv.»

«Lo so. Posso solo immaginare quanto sia duro per te questo periodo dell'anno, e io non avevo nessun diritto di abbandonarti in un momento così delicato. Dispiace anche a me di essermene andata.»

Torna a guardarmi, e nel farlo mi inclina nuovamente la testa. Le sue labbra sfiorano le mie senza però baciarmi. «Non hai niente di cui scusarti. Niente, Liv. La tua rabbia era giustificabile. Ho perso la testa quella sera, non ero più in me e ho deciso di lasciare che le emozioni prendessero il sopravvento. Ho sbagliato, e sto lavorando affinché una cosa del genere non ricapiti più.»

«Lo so» ripeto.

«Siamo io e te. Noi due, è tutto lì. Si ama in due, si affrontano le cose in due, si ha voglia in due. Se non è così, che senso ha?»

«Non ce l'ha» mi ritrovo a sussurrare sulle sue labbra.

Lui è il posto in cui il mio cuore batte un po' di più. Non nella cassa toracica, ma nell'anima. Logan risiede nella mia anima.

«Quindi adesso cosa vuoi fare?» mi chiede in un sussurro. Le mani giocherellano distrattamente con i miei capelli mentre le sue labbra continuano a sfiorare le mie. Non mi sono accorta di essergli salita in braccio fino a quando non mi ritrovo a cavalcioni su di lui e un sospiro liberatorio mi esce dalle labbra schiantandosi sulle sue. Gli allaccio le braccia dietro al collo e lui mi regala un sorriso furbo.

«Intendi adesso? Forse proporrei di tornare nella tua stanza, mi si sta gelando il culo.»

Logan getta la testa all'indietro e scoppia in una risata che mi fa sorridere di cuore. «Intendo tra di noi, piccola, perché te lo dico con molta sincerità, non penso che ti lascerò tornare al tuo appartamento stasera.»

Sentendo le guance imporporarsi, mi mordicchio il labbro inferiore percependo gli occhi di Logan proprio in quel punto. «E chi ha detto che voglio andarmene?»

«Quindi sono autorizzato a rapirti per tutto il fine settimana?»

Inarco un sopracciglio. «Due interi giorni? E cosa faremo?»

«Ci vivremo, Liv. Domani starai con me e vivrai una mia giornata tipo, con il bucato e tutto il resto.»

Scoppio a ridere facendo sorridere lui questa volta. «Il bucato? Non dirmi che dovremo anche pulirti la stanza come due brave colf!»

Scuote la testa ridacchiando. «Quello è compito di Mason; io il bucato e lui le pulizie. Questi sono i patti.»

Continuo a sghignazzare. «E poi vivremo la mia di giornata tipo

Annuisce sfiorandomi il collo con il naso e facendomi rabbrividire. «Prometto che non mi lamenterò quando mi costringerai a bere il tuo schifosissimo caffè alla cannella.»

Inclino di più la testa per dare libero accesso alla sua bocca che, adesso, sta mordicchiando la pelle infreddolita del collo. Sospiro di piacere socchiudendo gli occhi mentre le mie mani scorrono sulle sue spalle. «Verrai anche a correre con me? Reed ne sarebbe felice.»

Logan mugugna qualcosa di incomprensibile contro la mia pelle, poi si stacca per guardarmi negli occhi. «Non credo proprio.»

«Che verrai a correre o che Reed ne sarebbe felice?»

Mi tira una ciocca di capelli facendomi sorridere. «Entrambe le cose» conclude, criptico.

Solleva il busto per poi provare ad alzarsi dalla panchina trascinando me con lui, ma faccio pressione con gambe e braccia affinché non si muova. Sospira e io ne approfitto per afferrargli il mento con due dita e costringendolo a guardarmi negli occhi. In quelle iridi verdi intravedo parole inespresse e pensieri celati di un ragazzo che ha la testa tanto incasinata quanto problematica. Si massaggia la spalla destra per la seconda volta questa sera, e a me non sfugge.

«Ti fa male?» gliela indico con il mento.

Fa per negare, poi ci ripensa e annuisce. «Un po', ma non è niente di che, Liv. Qualche giorno di antidolorifico dovrebbe bastare.»

«L'hai fatta vedere all'ortopedico?»

«Non ancora. Dopo le feste farò gli esami necessari se ancora serve» aggiunge, quando si accorge che lo sto guardando torva.

«È per questo che pensi che Reed non sarebbe felice di vederti correre insieme a lui?»

Logan fa una smorfia e prova a distrarmi sporgendosi a darmi un bacio sulla clavicola lasciata scoperta dalla felpa, ma io lo fermo mettendogli una mano sulla bocca e facendolo sogghignare contro essa. «Ostinata» mormora contro la pelle e facendomi il solletico, così ritiro la mano.

«Rispondi alla domanda.»

Logan solleva il bacino facendomi inarcare in avanti in modo da ritrovarmi di nuovo a un soffio dalle sue labbra. Sorride quando gli appoggio le mani sul petto. «Sei una persona esigente, intrattabile e difficile con cui avere a che fare.»

Infilo le mani sotto la sua giacca e le intrufolo sotto la maglia per pizzicargli un capezzolo. Con un lamento scoppia a ridere e mi agguanta i fianchi forzandomi ad andargli ancora più vicina. «Non vuoi veramente conoscere tutte le parole che ti affibbierei io. Staremmo qui ore intere, Log, e io ho davvero il culo gelato.»

«Posso sempre riscaldartelo io.» Solleva l'angolo della bocca in un sorriso furbo e io alzo gli occhi al cielo fingendomi seccata dalla sua impertinenza.

«Portami a letto, Miller. Abbiamo ancora molto di cui parlare.»

Amplia il sorriso facendo comparire entrambe le fossette, mi afferra per il sedere e con un colpo di reni deciso si alza in piedi portandomi con sé. «Ovunque tu voglia, amore mio.»

Rannicchiata a cucchiaio contro il suo corpo, le mie dita scorrono sulla sua pelle morbida e nuda illuminata dalla luce della luna che arriva da fuori. Le tende sono del tutto scostate, e io sono troppo pigra per decidermi ad alzarmi e tirarle. Non so che ora sia, ma so che a momenti i colori dell'alba inonderanno questa stanza e Logan dovrà alzarsi per uno dei suoi soliti allenamenti; il coach, a quanto vedo, è uno intransigente anche nel fine settimana e la cosa un po' mi sconforta. Non mi va proprio di lasciarlo andare, non dopo che abbiamo passato la notte a parlare e a confidarci, a tirare fuori l'uno dall'altro i segreti più oscuri e aiutandoci nell'affrontarli nel migliore dei modi. Sì, abbiamo anche fatto l'amore. Diverse volte. In posizioni molto compromettenti. Se ci ripenso mi vanno a fuoco le guance. Nascondo un sorriso soffocandolo contro il cuscino.

Logan mi arpiona con le mani facendomi avvicinare di più al suo corpo nudo. Rabbrividisco quando affonda la testa contro il mio collo e sospira procurandomi la pelle d'oca. Le mie dita continuano una lunga e piacevole carezza sul suo braccio, e il suo sbadiglio soffocato fa sbadigliare anche me. Non ho proprio idea di come farà a trascinarsi giù dal letto e a correre in campo senza svenire per la notte insonne o, peggio, per la spalla dolorante che sono sicura nella notte sia un po' peggiorata. E lo so grazie alle continue smorfie che fa ogni volta che si muove in cerca di una posizione confortante. All'ennesima, mi volto completamente verso di lui e gli inclino la testa verso l'alto scontrandomi con i suoi occhi verdi e intensi, così stanchi e segnati da profonde occhiaie che un po' mi pento della notte appena trascorsa. Avrebbe dovuto dormire e riposarsi, cosa che non ha fatto molto in questa settimana.

«A che ora devi prendere la prossima pastiglia?» gli chiedo preoccupata.

Logan mi risponde aprendo un solo occhio. «Alle otto, ma sto bene. Smettila di preoccuparti e prova a dormire un po'.»

«Non riesco a dormire se continui a muoverti in questo modo.» Gli faccio notare.

La sua bocca si piega in una nuova smorfia di dolore. «Mi dispiace. Vuoi che mi sposto sul letto di Mason?»

Sospiro accarezzandogli la guancia su cui una spruzzata di barba ha iniziato a ricrescere pungendomi la pelle. «No, però puoi voltarti?»

«Perché?»

«Tu fallo» lo incito, spingendolo delicatamente con le mani sul petto.

Titubante e con il broncio sulle labbra, si gira dandomi la schiena, poi volta la testa nella mia direzione. «Odio questa posizione. Voglio sentire il tuo respiro, Liv, se no non riesco a dormire.»

Alzo gli occhi al cielo. «Su dai, non fare il bambino. Vedrai che tra poco ti sentirai meglio.»

«Non ho ancora capito perché... Oh.» Sospira rilassandosi quando prendo a massaggiargli delicatamente la spalla, attenta a non fargli male ma con la giusta pressione delle dita. «Cavolo, così mi piace. Continua...»

Sorrido mordendomi il labbro inferiore. «Mamma ha sempre detto che ho un particolare talento per questo genere di cose. Volevo vedere se era vero.»

«Sì, sei assolutamente brava a usare le mani, amore» scherza.

Gli pizzico un fianco facendolo sobbalzare e ridere. «Non fare l'imbecille e goditi il momento, altrimenti smetto.»

La sua bocca, che subito si richiude di scatto, mi fa soffocare una risata. In poco tempo, il silenzio diventa quasi soffocante. Logan è sdraiato su un lato e osserva il muro che ha di fronte pensieroso. Anche da qui riesco a percepire il suo cervello che lavora al massimo.

«Stai bene?» gli chiedo, continuando il massaggio.

Annuisce appena. «Sì. Scusami, ogni tanto mi perdo in alcuni pensieri...»

Fa per voltarsi verso di me ma io lo costringo a rimanere dov'è. «Non preoccuparti, anche a me succede. Posso sapere cosa ti fa avere quell'espressione triste?»

«È così ogni volta che ripenso a mamma. Mi manca da morire, e a volte mi chiedo se non la sto deludendo con il mio modo di fare. Se fosse qui mi prenderebbe a calci...» mormora con un groppo in gola, e io mi avvicino per dargli un bacio sulla spalla. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, tuttavia mi sforzo per ricacciarle indietro.

«Se fosse qui sarebbe orgogliosa di te. Lei com'era?»

Lo vedo sorridere. «Bella, incredibilmente ostinata e cocciuta.»

Scuoto la testa con uno sbuffo ironico. «Ah, ora capisco da chi hai preso.»

Logan ridacchia. «Già, sono un bel mix di mamma e papà.» Poi sospira piano. «Mi amava da impazzire anche se sosteneva che fossi un bambino cocciuto e terribile. Ma questo lo dicono tutte le mamme, non credi?» Annuisco sentendo una lacrima scivolarmi sulla guancia. «Amava la vita e amava mio padre anche se nell'ultimo periodo le cose tra loro non erano facili. Era una di quelle persone sempre con il sorriso sulle labbra e una parola di conforto capace di riportare il buon umore in chiunque. Se fosse ancora qui ti amerebbe come una figlia, Liv, e si schiarerebbe sempre dalla tua parte.»

Tiro su con il naso appoggiando la fronte contro la sua spalla, Logan tira indietro una mano per accarezzarmi un fianco. «So che mi sarebbe piaciuta tantissimo.»

«E tu saresti piaciuta a lei. Era una donna meravigliosa.»

«Come lo sei tu, Logan.» Volta di poco la testa per guardarmi, e il bacio che si sporge a darmi sulle labbra mi dice tutto quello che ho bisogno di sapere. Non crede che sia così, ma si fida del mio giudizio e tant'e mi basta.

A mano a mano che premo sulla pelle tesa e indolenzita, lo vedo rilassarsi. Tenta di aprire gli occhi ma poco dopo perde la battaglia richiudendoli come se non riuscisse a rimanere sveglio. Continuo a coccolarlo fino a quando non cede al sonno e il respiro gli diventa pesante, la testa gli ricade molle sul cuscino e il suo corpo si abbandona contro il mio. Gli bacio la spalla dopo essermi decisa a interrompere il massaggio, tiro su il piumino bianco coprendo entrambi, dopodiché mi accoccolo contro di lui e provo a chiudere gli occhi. Sarà il calore del suo corpo, il battito regolare del suo cuore o la pioggia che ha ripreso a scendere con insistenza fuori dalla finestra, ma scivolo in un sonno profondo e senza incubi.

Sento che qualcuno mi sta osservando troppo da vicino anche a occhi chiusi. Muovo appena la testa e un respiro caldo che odora di alcol mi solletica le narici. Non può essere Logan. Apro gli occhi di scatto quando percepisco dita fredde posarsi sulla guancia che stamattina sento più dolorante e tumefatta. Strillo quando un paio di occhi marroni mi appaiono davanti, mi tiro su con uno scatto sbattendo la testa contro il mento di quell'idiota di Mason che, dal canto suo, grida portandosi le mani a coppa sul naso e barcolla all'indietro per il dolore. Istintivamente, afferro il lenzuolo e mi copro il seno, rendendomi conto solo in quell'istante che indosso una maglietta di Logan. Devo sicuramente essermi svegliata a un certo punto e vestita, forse per il freddo, perché anche la tenda è tirata e la luce fuori arriva affievolita. Accanto a me, Logan si tira su alla velocità della luce, ancora assonnato e confuso dal brusco risveglio.

«Ma che cazzo...» borbotta in contemporanea a me che sbotto con un: «Sei fuori di testa, Mason?»

Mi massaggio la testa ancora dolente mentre Logan mi scocca un'occhiata preoccupata e, quando capisce che non mi sono fatta niente, scende dal letto per raggiungere il suo amico che è ancora piegato in due e si lamenta per la botta. Fortunatamente, il mio ragazzo si premura di afferrare un paio di boxer e di infilarseli prima di costringere il suo amico a guardarlo in faccia per valutare i danni. Constatato che non ha nulla di rotto, si piazza entrambe le mani sui fianchi.

«Ma che diavolo fai?» gli chiede con la voce ancora arricchita dal sonno, capace di provocarmi una stilettata di piacere in mezzo alle gambe. Respiro piano agitandomi sul letto; non è proprio il momento, cavolo!

Mason si rimette dritto, si pizzica ancora una volta il naso con pollice e indice, poi sospira andando a sedersi sul suo letto. Ha la faccia stanca e segnata, esattamente come quella di Logan, e questo mi fa capire che nemmeno lui deve avere chiuso occhio stanotte. Mi guarda permettendosi pure di inarcare un sopracciglio e facendomi così incrociare le braccia al petto.

«Stavo cercando di capire perché sei ammaccata, Liv. Non ricordo di aver visto quel brutto livido quando ci siamo... incontrati ieri sera.»

Socchiudo gli occhi. «Perché non c'era e, se proprio vuoi saperlo, questo è a causa tua.» Mi indico la faccia con la mano. Logan mi raggiunge sul letto sogghignando e, quando mi circonda le spalle con un braccio, gli tiro una leggera gomitata nello stomaco.

«Mia? E perché?»

«Perché?» sbotto facendolo sobbalzare sul posto. «Sono scivolata sul ghiaccio per la fretta di arrivare qui, Mason! Mi stavo per rompere l'osso del collo perché tu hai deciso di friggermi il cervello con storie inventate su Logan!»

Mason stira le labbra in una linea dura per tentare di nascondere un sorriso, guarda il suo migliore amico e infine non riesce a trattenersi. Scoppia a ridere lasciandosi ricadere sul letto con entrambe le mani a coprirgli la faccia. Logan alle mie spalle lo imita, ride talmente tanto che il corpo gli trema tutto. Perfino il letto si muove sotto la sua ilarità. Alzo gli occhi al soffitto e mi impongo di contare fino a cento per evitare di prendere entrambi a pugni.

«Avete finito di ridere? Siete due idioti!»

Logan mi preme la bocca contro la schiena, provando con tutto se stesso a smettere, mentre Mason, se può, ride ancora più forte. Afferro il cuscino alle mie spalle e glielo lancio in faccia, questo basta per fargli aprire gli occhi e guardarmi tornando a poco a poco serio.

«Scusami, Liv. Non credevo di causare tutto questo casino» mi dice, prendendo un respiro profondo per non ricominciare a ridere.

Incrocio le braccia al petto. «No, eh? Immagino tu ti sia divertito un mondo!

Scuote la testa con un sorriso, poi guarda Logan. «Volevo solo aiutarvi, quel cazzone alle tue spalle ha passato l'intera settimana a piagnucolare nel letto e immagino che nemmeno tu stessi tanto meglio. Sapevo che prima o poi vi sareste riparlati, ma ho voluto accelerare un po' le cose.» Si sporge a darmi un buffetto con la guancia e io glielo permetto prendendo poi un respiro profondo.

Logan sorride contro la mia spalla. «Sei un'idiota, Mase.»

«Sì, ma siete nudi nel letto l'uno addosso all'altro, perciò ringraziatemi.»

Mi indico nuovamente la faccia. «Scordatelo!»

«Grazie, amico» ribatte Logan ironico.

Mason amplia il sorriso e poi si sporge ancora verso di me, questa volta per arruffarmi i capelli che già sono sconvolti di loro. «So che mi vuoi bene, Liv. E poi diciamocelo, ti stavi annoiando a morte con David! Ti ho salvata prima che riuscissi a strapparti occhi e orecchie pur di ascoltare ancora le sue stronzate.»

Questa volta non riesco a trattenere una risata. «È un bravo ragazzo.»

«Bravo non è sinonimo di noioso?»

«O di coglione» borbotta Logan alle mie spalle. Volto di poco la testa per lanciargli un'occhiataccia ma, quando noto la sua espressione ancora assonnata e fin troppo calma, capisco che stava scherzando. Mi sporgo per dargli un lungo bacio sulle labbra, mettendoci impegno e aggiungendo anche la lingua solo per il gusto di infastidire Mason. Quando Logan intrufola una mano tra i miei capelli e mi tira verso di lui per approfondire il bacio, Mason borbotta qualcosa di incomprensibile alzandosi poi dal letto e allontanandosi da noi. Gemo sulla bocca di Logan prima di staccarmi dal bacio e di ridacchiare insieme a lui.

«Oh sì, direi che voi due mi dovete tutto.» Le sopracciglia di Mason volano verso l'alto mentre ci indica. «Liv, se non vuoi vedermi nudo, ti conviene voltarti dall'altra parte» mi avverte, un secondo prima di sfilarsi la maglia e di rimanere a petto nudo. Affondo la testa contro il petto di Logan con un gemito di frustrazione.

«Non fare l'idiota» lo rimbecca Logan, poi sento che si sporge sul comodino per afferrare il cellulare. «Sono le sei meno dieci. Dove hai passato tutta la notte?»

Mason, che nel frattempo si è rivestito infilandosi la divisa dei Bulldogs, torna a sedersi sul letto con un elastico nero tra le mani. «Nel letto di Charlotte. Liv, sei capace di legarmi i capelli in modo che resistano sotto il casco?»

Mi stacco da Logan per guardarlo con un cipiglio aggrottato. «Uhm, sì certo. Girati, così posso rivestirmi.»

Mi ringrazia con un cenno voltandosi poi a guardare il muro alle sue spalle, scivolo via dal letto sfuggendo dal corpo caldo di Logan e rabbrividendo quando i piedi toccano il pavimento. Raccolgo i vestiti sparsi in giro e mi affretto a rivestirmi con quelli morbidi e larghi di Logan, poi mi avvicino a Mason e afferro l'elastico che mi sta porgendo dedicandomi ai suoi biondi, ingestibili e ormai lunghi capelli. Mentre affondo le mani nel cuoio morbido, anche Logan si alza con uno sbuffo e va a cambiarsi.

«Dobbiamo proprio fare una riunione con il coach. Gli allenamenti nel fine settimana sono illegali» si lamenta.

Mason annuisce appena per non darmi fastidio. «Vuole punirci per come abbiamo giocato nell'ultima amichevole. Connor ha fatto schifo, e nemmeno tu sembravi esserci con la testa.»

Sospira rumorosamente. «Forse.»

«La spalla?»

«Va meglio, quasi non sento male» mente, e io alzo la testa di scatto nella sua direzione. Logan solleva lo sguardo nel mio con aria supplichevole, pregandomi di non dire niente davanti al suo amico, probabilmente per non farlo preoccupare, così mi limito a espirare piano e torno a concentrarmi sui capelli di Mason.

«Ottimo allora. Reed ti romperà un po' meno le palle se sa che stai seguendo le indicazioni del medico.» Mi ringrazia con un bacio sulla guancia quando ho finito, poi cammina verso il suo migliore amico dandogli una pacca affettuosa sulla schiena. Si infila la felpa dei Bulldogs dandosi un'ultima occhiata allo specchio sopra il cassettone prima di avviarsi verso la porta. «Ti aspetto fuori, Log. Ah, Liv, non aprire a nessuno» si raccomanda serio, dopodiché si porta due dita alle tempie con un sorriso prima di sparire oltre la soglia.

Corrugo la fronte senza capire quando Logan si incammina nella mia direzione e mi agguanta per i fianchi portandomi contro di sé. Gli allaccio le mani attorno al collo in automatico e cerco i suoi occhi inclinando appena la testa. «Che vuol dire "non aprire a nessuno"?»

«È solito che qualche ubriaco il sabato mattina passi porta a porta a bussare rompendo il cazzo a chi sta dormendo. Nessuno sa che sei qui a parte me e Mason, e noi abbiamo la tessera magnetica per entrare per cui, se senti bussare, ignoralo.»

Inarco un sopracciglio. «Facile a dirsi. Ora terrò un occhio aperto finché non torni.»

Logan ridacchia posando le labbra sul mio mento e mordicchiandolo appena. «Sono sicuro che appena me ne andrò crollerai in un sonno profondo come un tenero cucciolo appena nato.»

Gli sorrido a fior di labbra strusciandomi appena sul suo corpo. «Ne dubito.»

«Perché ti mancherò?»

Sbuffo ironicamente. «Perché non vedo l'ora di fare insieme il bucato!»

Logan scoppia a ridere posando la sua bocca sulla mia e rubandomi un bacio capace di mozzarmi il fiato e farmi girare la testa. Infilo entrambe le mani sotto la sua spessa felpa e prendo ad accarezzargli la pelle calda della schiena.

«Non andartene» piagnucolo sulle sue labbra.

Sospira pesantemente accarezzandomi le guance con entrambe le mani e dandomi un bacio sulla fronte, questa volta. «Non vorrei, amore, credimi, ma...»

«Ma quel maledetto coach ti ridurrebbe in poltiglia, lo so.» Sospiro anche io mettendo il broncio.

Logan mi sorride con amore. «Quando ti sveglierai, sarò proprio accanto a te. Te lo prometto.»

«Sempre che prima non verrò squartata viva da qualche ubriaco.»

«Non accadrà, piccola peste.» Con un ultimo bacio pieno di passione, mi fa voltare e mi spinge delicatamente sul letto dandomi una pacca per niente affettuosa sul sedere. Strillo lasciandomi ricadere sul letto e godendomi la dolcezza di Logan che si sporge a rimboccarmi le coperte come se fossi una bambina. «Adesso dormi.»

«Ancora un bacio?» Allungo il collo nella sua direzione. Logan mi accontenta dandomene uno in bocca e poi tanti altri più piccoli su tutto il viso facendomi ridere di gusto. Quando poi smette, il sorriso ancora a illuminargli il viso e gli occhi ricolmi di quell'amore che ho sempre desiderato, non posso che sentirmi la ragazza più fortunata del mondo. I suoi occhioni verdi sono un gran problema, dannazione. Parlano anche se non dovrebbero farlo. Mi fanno innamorare perdutamente di lui ogni volta che mi scontro con essi.

«Tra di noi è tutto a posto?» mi chiede sporgendosi a baciarmi ancora una volta.

Annuisco passandogli con dolcezza una mano nei capelli corti. «Siamo solo io e te, Logan.»

«E riguarda noi?»

«Riguarda solo noi, per sempre.»

Quando infine se ne va, mi addormento davvero come un cucciolo appena nato stringendo tra le braccia un cuscino che porta il suo odore, l'odore di casa.

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