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Capitolo venticinque - Olivia




INFORMAZIONE DI SERVIZIO:

DOPO QUESTO CAPITOLO SARÒ ASSENTE E IN FERIE PER UN PO', PER CUI LA PUBBLICAZIONE DEI CAPITOLI DI ABOUT US È POSTICIPATA A SETTEMBRE! CI SARANNO MOLTE NOVITÀ E, SOPRATTUTTO, INIZIERÀ LA SECONDA E ULTIMA PARTE DI QUESTO VOLUME. INTANTO VI AUGURO BUONE FERIE E, PER FAVORE, NON ODIATEMI TROPPO :D

UN BACIONE, R








E forse fu per gioco,

o forse per amore

Dicembre è alle porte.
Ho passato l'ultima settimana in biblioteca a studiare per i vari esami che devo dare prima delle vacanze invernali, e incontrandomi di tanto in tanto con Matt per studiare una nuova e fresca strategia da attuare in Tribunale. Ho preferito non continuare a vederlo nel suo appartamento, un po' perché mi sembrava tutto troppo informale, e un po' perché sapevo che Logan non era mai tranquillo quando ciò accadeva. Ancora non abbiamo una data della prossima udienza, l'unica cosa che so di certo è che la Giudice ha rinunciato al caso, per cui mi auguro che la persona che prenderà il suo posto sia nettamente migliore e più qualificata.

La biblioteca della Columbia è davvero considerevole. Il design ricorda il medioevo, con un soffitto alto abbellito da imponenti lampadari costruiti a foggia di cerchio e circondato da immense librerie in legno ricolme di libri. Ne sono rimasta folgorata appena ho messo piede all'interno, e ammetto che la prima ora l'ho passata ad assaporare ogni scaffale alla ricerca di libri così antichi da essere polverosi.
Distogliendo lo sguardo dal libro di testo e posandolo sulle grandi finestre, noto che il cielo si è scurito all'improvviso, e sono solo le dieci del mattino. Vorrei tanto che nevicasse, ma non ho ancora percepito quel brivido dietro il collo che preannuncia neve, per cui ne deduco che verremo travolti da un brutto temporale.

Ellie e Jackson sono seduti sulle sedie di fronte a me, entrambi concentrati sui libri che hanno sotto il naso, ma di tanto in tanto si lanciano sguardi complici che mi fanno sorridere. Sono felice per loro, così tanto che da giorni mi emoziono quando li vedo passare del tempo assieme o sbaciucchiarsi sul divano ignari della mia presenza alle loro spalle. Si meritano questa felicità. Hanno entrambi combattuto tanto per trovare l'amore, quello giusto, e nonostante Mason sia diventato nei mesi come un fratello per me, forse lui e Ellie non erano poi così compatibili. L'importante è che siano rimasti in ottimi rapporti nonostante tutto, e la gelosia che Jackson prova dovrà farsela passare man mano. Ellie non rinuncerà a Mason tanto facilmente, e non perché ne sia ancora innamorata o legata in qualche modo, ma perché hanno costruito un'amicizia prima che un rapporto d'amore stabile, e queste cose non puoi buttarle al vento per una sciocchezza.

Giro l'ennesima pagina con uno sbuffo sonoro. Non ci ho mai capito nulla di statistica, ho sempre odiato la matematica e tutto quello che ne comportava, e ora mi ritrovo a dover passare un esame super difficile di una nozione che non riesce ad entrarmi in testa neanche a forza. Ho bisogno di Logan, lui è l'unico che capisce questa merda al volo. Tiro fuori il telefono dalla tasca e gli invio un rapido messaggio.

Liv: "Quanto fa schifo statistica? Ho bisogno di te nel più breve tempo possibile, sennò sono certa di non superare l'esame. Quando puoi?"

Mentre attendo la risposta, mi guardo attorno trepidante come se potesse sbucare da un momento all'altro da dietro gli scaffali. Che stupida! Logan non frequenta la Columbia e, soprattutto, oggi aveva una doppia sessione di allenamenti, quindi con ogni probabilità non mi risponderà fino a pomeriggio inoltrato. Rimetto il telefono in borsa con l'accenno di un broncio sulle labbra, dopodiché torno a concentrarmi sull'enorme mattone posato sul tavolo. Stamattina sul presto mi hanno chiamata i nonni, lì per lì sono andata nel panico perché solitamente le brutte notizie si ricevono alle prime luci dell'alba o nel cuore della notte, e invece nonna voleva solo sapere come stava procedendo lo studio.

Se non fosse che adoro quell'ottantenne vispa dai capelli colorati, le avrei fatto un cazziatone enorme per avermi spaventata.
Tuttavia, ho strillato di gioia quando, dopo avermi passato nonno che era intento a leggere il giornale mattutino lamentandosi del costo di quel pezzo di carta che annuncia solo cose spiacevoli, mi ha comunicato che per Natale sarebbero venuti a Los Angeles. James ha organizzato il tutto in modo che uno dei suoi autisti personali li andasse a prendere fino a Sonora, poi si sarebbero fermati da noi per qualche giorno prima di ripartire.
È stata la notizia più bella che potessi ricevere visto che mi mancano da morire.

Ellie richiude il suo libro con un tonfo, facendo sussultare sia me che Jackson. Sbuffa sonoramente scostandosi una ciocca riccia che le ricadeva davanti agli occhi, poi incrocia le braccia sul tavolo e ci posa il mento sopra. Jackson si appoggia alla sedia con un ghigno divertito sulle labbra, la sua mano prende a giocherellare con i capelli ingestibili della mia migliore amica che, di conseguenza al gesto, socchiude gli occhi rilassata.

«Mi fa schifo psicologia» borbotta con ancora gli occhi chiusi. «Qualcuno vuole ricordarmi il motivo per cui ho scelto questo corso?»

«Era uno dei due corsi facoltativi che hai appurato facessero al tuo caso, per tuo modo di dire s'intende. Sicuramente è meglio che statistica, Ellie» ribatto con un sospiro.

«Non c'è niente di peggio di psicologia, credimi. Perfino la statistica ha un non so che di allettante dal mio punto di vista. Vorrei solo capire qual è il senno con la biologia.»

«Forse i pesci hanno bisogno di essere psicanalizzati» commenta Jackson serio. Quando però sia io che Ellie voltiamo la testa per fissarlo con un sopracciglio inarcato, butta la testa all'indietro e scoppia a ridere. «Che c'è? Lo avete mai visto Shark Tale? Oscar aveva decisamente bisogno di uno psicologo, ve lo dico io.»

«Guardi troppi cartoni animati, lo sai vero?» dice Ellie.

«Sto solo dicendo che non sempre esiste un nesso tra i corsi e la specializzazione che uno ha scelto. Forse avresti dovuto optare per altro visto che psicologia era facoltativa. In ogni caso, Ellie, è solo per sei-»

Jackson sobbalza sul posto mentre lei lo fulmina con gli occhi con un diniego della testa talmente rapido che a malapena me ne accorgo. Si massaggia il polpaccio, e dallo sguardo truce della mia migliore amica deduco che gli abbia tirato un calcio da sotto il tavolo.

«Ahia» mima Jackson con le labbra guardando Ellie.

«Per sei cosa?» chiedo curiosa. Jackson sospira chiudendo anche il suo di libro, poi Ellie mi si rivolge con un sorriso sulle labbra ignorando il ragazzo che le sta affianco, ancora piegato intento a massaggiarsi il punto dolente. Aggrotto la fronte.

«Niente. Ah, guarda un po', il tuo Avvocato sta venendo qua. Tolgo il disturbo» borbotta annoiata.

Mi giro con il busto cercandolo con lo sguardo, quando lo intravedo noto effettivamente che Matt è all'ingresso della biblioteca vestito, come sempre, tutto d'un pezzo. In una mano tiene una cartellina spessa e nell'altra la sua ventiquattrore marrone, sta salutando quello che immagino sia un suo collega e, quando alza lo sguardo e mi trova, mi fa un cenno con la mano prima di incamminarsi nella mia direzione. Jackson e Ellie hanno già ritirato le loro cose e si sono alzati in piedi smaniosi di andarsene. So che ad entrambi Matt non sta simpatico, alla mia migliore amica soprattutto, ma evitano di farmelo presente ogni santa volta perché sanno l'importanza e il ruolo che ha attualmente nella mia vita. Trattengo un sospiro.

Ellie si allunga a darmi un bacio sulla guancia. «A pranzo mangiamo qualcosa insieme? Vorrei parlarti di una cosa, scricciolo.»

Corrugo la fronte con sospetto. «Certo. Va tutto bene?»

Il sorriso che mi regala sembra sincero, eppure la conosco abbastanza bene da sapere che mi sta nascondendo qualcosa, ma non faccio altre domande per il momento sapendo che tanto non riceverò le giuste risposte. «Sì, non ti preoccupare. Ci vediamo dopo in caffetteria» mi saluta prima di sorpassare Matt senza degnarlo di uno sguardo e di dirigersi verso la porta. Jackson è l'ultimo ad andarsene, anche lui si sporge a lasciarmi un tenero bacio sulla guancia e a scompigliarmi i capelli con un sorriso divertito, dopodiché fa un cenno d'assenso anche a Matt.

«Professore» calca sulla parola facendomi trattenere il respiro.

Matt gli sorride con più calore del necessario. «Fuori dall'aula puoi chiamarmi solo Matt, lo sai.»

«Preferisco rimanere formale, Professor Donovan. Buona giornata» dice, prima di lanciarmi un'occhiata annoiata come a volermi chiedere: "che diavolo ci trovi in lui?", poi raggiunge Ellie che lo stava aspettando.

«Anche a te, Allen» gli risponde di rimando il mio ex ragazzo. Si siede sulla sedia che mi sta di fronte porgendomi un bicchiere di caffè che prima non avevo notato. «Ho pensato che ne avessi bisogno. Doppio caffè espresso con cannella e zucchero a volontà.»

Sorrido per la sua premura. «Grazie, ho mal di testa da almeno mezz'ora.»

«Be', allora ti conviene berlo tutto, perché quello che sto per dirti ti farà venire voglia di urlare» commenta, iniziando a tirare fuori pile di fogli dalla valigetta.

Socchiudo gli occhi trattenendo un gemito di frustrazione. «Riguarda la mia causa?»

«In parte. Vedi, ho contattato l'Avvocato di Logan come mi avevi chiesto di fare, e pare che non ci sia nulla a suo favore, Liv. Rischia davvero il carcere, ha solo palate di merda pronto a ricoprirlo da qui fino alla fine del processo che, da cosa ho capito, dovrebbe iniziare già l'anno prossimo.»

Mi strofino una mano sugli occhi con il cuore che mi martella nella gola e un senso pressante di nausea a livello dello stomaco. «C'è qualcosa che posso fare per impedirlo?»

Matt scuote la testa con le labbra tirate. «Non molto, ma per quanto tu abbia fatto una mossa azzardata in tribunale, potresti averlo in un certo senso salvato. Certo, sei passata tu per quella inattendibile e mendace, ma hai evitato che fosse coinvolto ancora di più in questa storia assurda con Gerald. Logan ti deve un favore» mi sorride.

Scuoto la testa prendendo un respiro. «No, lui non mi deve nulla. L'unica cosa che può fare per me è tirarsi fuori da questo casino e non finire in prigione. Non potrei sopportarlo se accadesse» dico con un filo di voce, con un nodo così grande in gola che rischia di soffocarmi.

Matt allunga una mano afferrando la mia. «Il suo Avvocato farà il possibile, come io farò tutto ciò che è in mio possesso per farti avere giustizia. Quell'uomo finirà dietro le sbarre, Liv, in un modo o nell'altro. Te lo prometto.»

Annuisco con un vago sorriso sulle labbra e gli occhi ricolmi di lacrime represse. «Grazie» sussurro. «Per tutto.»

Sono un po' disorientata mentre cammino a passo di zombie verso Central Park più tardi quel pomeriggio. Non riesco a capire se sono di cattivo umore per le "novità" di Matt, o se sono triste e al tempo stesso entusiasta per quello di cui Ellie mi ha parlato durante la pausa pranzo nella caffetteria dell'Università. Cazzo, la mia migliore amica è stata selezionata per una borsa di studio completa alla University of New South Wales di Sidney e partirà tra sei mesi. Quando me lo ha detto, mostrandomi anche la lettera d'ammissione e l'email di conferma, per poco non sono saltata giù dalla sedia talmente era tanta la voglia di stringerla tra le braccia. Credo di averle anche forato un timpano a forza di strillarle nelle orecchie. Sidney era una tra le tante città universitarie che ha adocchiato prima di scegliere New York, e questo perché sapeva che poteva offrirle sbocchi lavorativi maggiori e una preparazione nettamente più conveniente e vantaggiosa rispetto alla Columbia. Ma la University of New South Wales è anche una delle più prestigiose dell'Australia, e quando era arrivato il momento di fare una scelta, non l'avevano ancora selezionata e presa in considerazione. Sapevo che Ellie era felicissima anche di aver scelto l'attuale Università, e non solo perché ci permetteva di stare insieme. Tuttavia, studiare a Sidney era l'equivalente di biologa marina più ricercata del paese.
Come poteva rinunciarci?

Quando mi ha confessato di aver preso in considerazione l'idea di rimanere alla Columbia, per poco non le ho rovesciato in testa la bottiglietta di acqua. Certo, capivo le sue motivazioni; partire adesso che la sua migliore amica si trovava in una situazione decisamente scomoda non era l'ideale. Ellie voleva rimanermi a fianco come aveva sempre fatto, ma chi ero io per rovinarle i sogni e metterle i bastoni tra le ruote con quello che avrebbe potuto essere un futuro radioso e di successo? Ellie mi sarebbe mancata da morire, ancora non era partita e l'idea che l'anno prossimo sarebbe stata dall'altra parte del mondo mi sembrava una cosa inconcepibile.
Certo, siamo state mesi separate, ma tra di noi distavano solo cinque ore di macchina!
A dividerci non c'erano quasi ventitré ore di volo e un immenso oceano pacifico. Il fatto che Jackson fosse disposto ad affrontare tutti quei chilometri per lei, mi rincuorava. Significava che quello che provava per la mia migliore amica sarebbe sopravvissuto a qualunque cosa, che la distanza non contava un cazzo, e che l'amore che lui prova per lei mi ricordava solo che io per Logan avrei fatto la medesima cosa.

Anche con la testa tra le nuvole e il passo decisamente lento e svogliato, noto quasi subito Reed fermo di fianco al solito chioschetto che vende bottigliette di acqua, il "nostro" posto ormai. Sta smanettando con il cellulare, la fronte aggrottata e i capelli che svolazzano ovunque per colpa del vento. È troppo concentrato sullo schermo per accorgersi della mia presenza, così ne approfitto per sistemarmi alle sue spalle e sporgere la testa verso il cellulare in modo che...

«Maledizione, West Coast!» grida, scostandosi con uno scatto e portandosi una mano sul cuore. «Vuoi farmi morire di paura? Cazzo!»

Tiro su le spalle con un sorrisetto a fior di labbra. «Fai bene a spaventarti, se fosse stato qualcuno di pericoloso ad avvicinarti? Eri talmente distratto che potevano sfilarti il telefono da sotto il naso e nemmeno te ne saresti accorto.»

Reed mi viene in contro dandomi una spintarella scherzosa. Ripone il cellulare in tasca chiudendo la zip, poi soffia sulle mani sicuramente gelide a causa delle basse temperature. Negli ultimi giorni fa decisamente freddo, al punto che mi chiedo come faccia a correre con solo la felpa dei Bulldogs addosso. Quando mi sono cambiata per uscire, ho infilato anche un paio di calze a maglia sotto i pantaloni della tuta, ed ero tentata di portarmi dietro anche sciarpa, cappello e un paio di guanti. Poi mi sono ricordata che entro dieci minuti mi sarei scaldata abbastanza da stare calda per un po', quindi ho abbandonato l'idea di agghindarmi come lo yeti che è in me.

«Credimi, me ne sarei accorto e gli avrei anche fatto un occhio nero. E se avessi colpito te? Dannazione, Olivia! Potevo farti male!» esclama con evidente esasperazione.

«Come no, poi l'occhio nero te lo avrebbe fatto Logan.»

«Cazzo, sì! Sono sicuro che il mio wide receaver mi avrebbe sotterrato senza pensarci due volte» sbuffa facendomi cenno di seguirlo con la testa. Mi affianco alla sua figura, lo imito riscaldando i muscoli e facendo qualche piegamento, poi ci muoviamo lungo il sentiero iniziando con una corsetta leggera.

«Allora? Ti va di dirmi perché sembravi così distratto?» gli chiedo, con il respiro già leggermente affannato. Controllo i battiti sull'orologio che ho al polso, dopodiché volto la testa nella sua direzione in attesa di una risposta.

Reed deglutisce, vedo il suo pomo d'Adamo fare su e giù, poi sospira facendo oscillare la testa per spostare i capelli che, appiccicati a causa del sudore, gli ricadono in fronte. «Non lo so, io...» sospira. «Ultimamente papà sta facendo diverse visite e controlli. Quando gli ho chiesto se c'era qualcosa che non andava ha liquidato il tutto con un gesto della mano, come se la sua salute non contasse un cazzo. Mamma dice che non devo preoccuparmi ma che devo solo concentrarmi sullo studio.» Gli sfugge una risata amara che mi fa venire la pelle d'oca. «È mio padre, come posso fare finta di nulla?»

«Non puoi» gli rispondo prontamente. «Saresti un pessimo figlio se non ti importasse e non cercassi di capirne di più, però forse davvero non è nulla e non hai di che preoccuparti. I tuoi ti hanno sempre detto tutto?»

Reed sbatte le palpebre riflettendo sulle mie parole. «Credo di sì, non lo so. Voglio dire, come posso saperlo? I genitori hanno sempre qualche segreto con i figli, non trovi?»

«Già, soprattutto se pensano sia il modo migliore per proteggerti.»

«È vero. Forse è come dici tu e non devo preoccuparmi, ma se non lo fosse? Vorrei solo che mi trattassero come l'adulto quale sono. Tenermi allo scuro non fa altro che rendermi nervoso.»

Rallento di poco il passo e mi avvicino alla sua figura, il giusto per posargli sul braccio una mano come gesto di conforto. Reed prende un respiro profondo, sposta lo sguardo sulla mia mano e poi sul mio viso. Mi sorride riconoscente, ed io faccio la medesima cosa.

«Lasciagli un po' di tempo. Non credo che i tuoi genitori vogliano tenerti all'oscuro volontariamente, magari stanno cercando di fare chiarezza su qualunque cosa di cui si tratta prima di parlartene. D'accordo?»

Annuisce con sguardo afflitto. «Proverò ad essere meno inquieto.» Mi lancia un'occhiata di sbieco, riprendiamo la corsa aumentando il ritmo, sempre l'uno di fianco all'altro. «Comunque, anche se credo riceverò un pugno dal tuo ragazzo, volevo informarti che oggi si è beccato una pallonata in pieno petto. Logan dice di stare bene, ma sai com'è fatto. Qualche ora fa aveva il costato tumefatto, e so che stasera ha un'importante incontro di boxe. Non credo sia al massimo delle forze.»

Socchiudo gli occhi e mugugno qualcosa di incomprensibile. «Com'è possibile che il mio ragazzo esca sempre a pezzi ad ogni allenamento? Che c'è, lo avete preso come pungiball? Altrimenti non mi spiego perché voi altri ne uscite sempre illesi mentre lui sembra quasi da ricovero!» sbotto infastidita, contro di chi non lo so nemmeno io, ma l'idea che Logan si faccia male è inammissibile per me.

Reed mastica un'imprecazione. «Già, non avevo dubbi che avresti reagito così. In ogni caso, non è l'unico a farsi male, West Coast. Diciamo che il fatto che sia uno dei giocatori più bravi non giova a suo favore. La squadra avversaria è sempre pronta a metterlo con le spalle al muro, qualunque sia il prezzo. Non fanno che braccarlo o sbeffeggiarlo per il gusto di fargli perdere le staffe e di conseguenza permettendogli di infrangere regole a loro vantaggio, e io e te conosciamo abbastanza Logan da sapere che è capace di ignorare le provocazioni solo fino ad un certo punto.»

Scuoto la testa indignata. «Non mi ha detto di essersi fatto male, e so che non rinuncerà all'incontro per questo.»

«No, non lo farà. Pensa che un po' di ghiaccio sistemerà il tutto.» Alza gli occhi al cielo.

«Credevo aveste una doppia sessione di allenamenti, non una partita vera e propria» gli faccio notare, ricordando le parole di Logan la sera prima.

«Ed era così, ma mio padre ha voluto metterci alla prova con un'amichevole all'ultimo minuto. I Fordham Rams sanno essere dei bastardi impetuosi se vogliono, e nemmeno in un'amichevole come quella di oggi hanno saputo tenere le mani a posto.»

Emetto un grugnito che fa sogghignare Reed. «Vorrei spaccare la testa a tutti quanti» borbotto infastidita.

«Credimi, se solo il collega di mio padre non mi avesse fermato, mi sarei fatto avanti volentieri. Credo che Mason abbia rotto il naso al loro quarterback.»

Digrigno i denti, leggermente compiaciuta. «Bene, mi ha risparmiato una mano rotta.»

Superiamo un sali scendi, salutiamo con un cenno altri corridori e, dopo aver fatto il giro del ponte, svoltiamo a sinistra e percorriamo il tragitto al contrario per tornare indietro. Il mio corpo si è abituato in men che non si dica al freddo, e l'allenamento quotidiano con Reed sembra dare i suoi frutti sia a livello fisico che mentale. Adesso non mi rimprovera quasi più per la postura semi rigida che adatto sovente, soprattutto quando ho la testa altrove, perché il mio corpo ormai assume la posizione giusta in automatico. Credo sia dovuto anche agli allenamenti che svolgo sul ring insieme a Logan quasi tre volte a settimana, e l'ultima volta che sono stata in palestra con lui abbiamo anche fatto una mini sessione di combattimento che mi ha lasciata inerme sul pavimento, ma altrettanto soddisfatta di essere riuscita a sferrargli un pugno sul mento che non è riuscito a parare.

«Senti, è un po' che voglio chiedervelo, ma se ne faccio parola con il tuo ragazzo solitamente svia la domanda, perciò lo chiedo a te: vuoi dirmi che cosa sta succedendo nelle vostre vite?» mi chiede Reed dopo un po', riportandomi bruscamente al presente e lasciando da parte qualsiasi altro pensiero.

Inspiro di colpo aria gelida, sentendo un brivido camminarmi sulla colonna vertebrale in punta di piedi. Gli lancio un'occhiata fugace, dopodiché torno a guardare ciò che mi sta di fronte, trovando la fontanella dell'acqua più interessante che la sua scomoda domanda.

«È... complicato» mi ritrovo a rispondergli, fermandomi per bere un lungo sorso d'acqua gelida capace di congelarmi il cervello. Reed si ferma al mio fianco, le mani sulle ginocchia e il busto piegato in avanti con l'intento di riprendere fiato.

«Questo me lo avete già ripetuto fino allo sfinimento, ma pensavo che ormai fossimo amici. È difficile per me fingere che non succeda nulla quando tutti quelli che vi stanno attorno, che per assurdo sono le stesse persone che ormai frequento anche io, sanno ma non dicono niente. Puoi fidarti di me, Olivia» mormora con un sorriso quando mi pulisco la bocca con la mano.

I nostri occhi s'incontrano, stesse gemme azzurro ghiaccio capaci ormai di leggersi in profondità. Ha ragione, siamo davvero diventati amici, e tenerlo all'oscuro di tutto non sembra più una cosa sensata. Tuttavia, l'idea che venga a conoscenza di tutta la merda in cui io e Logan ci troviamo mi fa venire la nausea. E se cambiasse l'idea che ha nei miei confronti? O peggio, se parlasse con suo padre di questa storia e decidessero di espellere Logan dalla squadra? Non posso permettere che la sua persona venga calpestata un'altra volta per crimini che non ha commesso, non tutti almeno. Eppure, lo sguardo speranzoso e dolce di Reed sono come un'accoltellata al cuore. So per certo che se sviassi il discorso come ormai fa chiunque nei suoi confronti, la nostra amicizia ne risentirebbe. Esalo un respiro profondo, poi gli faccio segno con la mano di seguirmi fino ad una panchina. Dopo che entrambi ci siamo messi comodi, alzo lo sguardo su di lui, che ha infilato le mani nelle tasche della felpa e sta aspettando una mia risposta. I suoi capelli scompigliati e le guance rosse dal freddo mi scaldano appena il cuore.

«Potrei dirti tutto, Reed, ma devo essere sicura che le cose di cui parleremo resteranno tra me, te e questi alberi spogli di Central Park.»

Reed sfila una mano della tasca, incrocia due dita che poi bacia al centro. «Te lo giuro. So che questo gesto per te potrà non significare nulla, ma è una cosa che ho sempre fatto con i miei genitori quando promettevo loro qualcosa. Puoi fidarti di me, te lo ripeto» mi risponde, sollevando le labbra in un sorriso che riesco a ricambiare.

«D'accordo» scrollo le spalle con un sospiro. «Da dove vuoi che comincio?»

La mano di Reed torna ad intrufolarsi nella tasca. «Mi hai raccontato brevemente dell'assenza di tuo papà, parti da lì. Non ho alcuna fretta.»
E dopo essere rimasta ad osservarlo per un minuto buono in silenzio, espiro sonoramente e inizio a raccontargli tutto senza omettergli alcun particolare.

Passa più di un ora quando finalmente concludo il tutto con l'ultimo aggiornamento su Ellie e la sua partenza. Sono in lacrime, ho il naso chiuso a forza di essermelo soffiato e una terribile emicrania che si sta piano piano facendo largo nel cervello.
Reed è rimasto per quasi tutto il tempo in silenzio. Di tanto in tanto ha commentato brevemente, in altri le sue smorfie facevano capire che qualunque cosa stesse provando non era niente di positivo. Potrei giurare di avergli visto gli occhi inondarsi di lacrime ad un certo punto, ma ero così presa dal racconto che non mi sono soffermata a pensare che stavo trascinando l'ennesima persona nello schifo che è attualmente la mia vita. Ascoltare certe cose non dev'essere facile. L'ho visto serrare i pugni con forza nel momento in cui ha saputo di Gerald, emettere un grugnito di evidente rabbia capace di farmi venire la pelle d'oca.

Reed si appoggia di schiena contro la panchina, fissa il vuoto che ha di fronte esalando un respiro rumoroso. Alza lo sguardo su di me mostrandomi tutto il dolore che il mio racconto gli ha creato. «Ora capisco tante cose. I vostri atteggiamenti sfuggenti quasi da risultare circospetti, il tuo essere chiusa e inafferrabile con chi non conosci, il suo essere così arrogante e protettivo nei tuoi confronti che, per chi non conosce questa storia, pare esagerato e immotivato. Non lo è, cazzo. State vivendo una situazione che pare più una tragedia, ed io...» si passa una mano nei capelli socchiudendo gli occhi. «Non so davvero cosa dire oltre che mi dispiace tanto per quello che hai dovuto passare. Spero che quella merda umana marcisca in prigione.»

Annuisco. «Quello è l'obiettivo. La cosa che più mi preme è che Logan ne esca pulito.»

«Comprensibile.» Allunga una mano per accarezzarmi il braccio, fissa gli occhi azzurri, che a detta di molti sono simili ai miei, su di me. Sorride. «Sai, una delle prime volte che parlai Logan lo beccai fumare Marijuana nella sua stanza. Ci è mancato poco che gli tirassi un pugno» sogghigna, e finalmente mi sfugge una vera risata. «Non sapevo però che dietro quello sguardo da duro e testardo si celasse un dolore simile. Certo, non approvo molte delle cose che ha fatto in questo ultimo anno, ma sfiderei chiunque a perdere madre e migliore amica in quel modo, vedere la propria ragazza agonizzante in un letto e il proprio futuro e carriera che ti sfumano davanti agli occhi senza darti il tempo di prenderne atto. Tu e Logan siete due persone forti e cazzute, Olivia. Non dimenticarti mai di queste parole.»

Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, e devo sollevare lo sguardo verso il cielo plumbeo per non scoppiare a piangere tra le sue braccia. La mano mi trema quando ricambio il gesto affettuoso posandogliela sulla spalla e stringendola dolcemente. «Grazie a te, da adesso un po' di quel dolore non graverà più sulle mie spalle. Sei un amico leale, Reed.»

Le sue labbra si sollevano in un sorriso gioioso. «Tartasserò di meno Logan, questo è sicuro. Adesso che so come stanno le cose, saprò sempre come parargli quel culetto sodo quando ce ne sarà bisogno.»

Scoppio a ridere spintonandolo giocosamente. «Sarà felice di avere un altro amico su cui contare. Ti va di venirlo a vedere stasera? Credo che saprà stupirti nelle vesti di pugile.»

«Certo, perché no? Ho il sospetto che la mia opinione nei suoi riguardi non potrà che migliorare.»

La coda è chilometrica quando arriviamo di fronte alla palestra chiamata "The last round". Fortunatamente, Logan ha avvertito la sicurezza del nostro arrivo, per cui passiamo di fronte a tutti e ci rivogliamo direttamente all'omone in divisa nera e occhiali da sole che placca l'ingresso.

«Buonasera, siamo con Logan Miller. Mi ha detto di presentarci direttamente da lei quando fossimo arrivati» dico, con un enorme sorriso sulle labbra.

Il colosso solleva lo sguardo dal documento che una ragazza gli ha presentato, mi fissa per un lungo istante prima di rivolgere la stessa attenzione a Jackson, Ellie, Reed e Gwen, dopodiché restituisce il pezzo di carta alla ragazza facendole segno di entrare.

«Tutti sono qui per Logan Miller, signorina. Sa dirmi qualcosa in più?» la diffidenza nella sua voce mi fa inarcare un sopracciglio.

«Oltre che sono la sua ragazza? Direi di no. Non può chiamare Mason Williams, il suo amico? Siamo con entrambi» dico, con una punta di nervosismo nella voce.

L'omone sospira, mi lancia un'altra lunga occhiata capace di mettermi in soggezione, poi si preme l'indice nell'orecchio, dove deduco ci sia un auricolare, e ad alta voce dice: «Jeff, fai venire qui Miller o Williams.» Poi si rivolge a noi. «Aspettate qui.»

Ci accodiamo sulla destra per non ostruire il passaggio, Ellie sbuffa spazientita una serie di imprecazioni che farebbero rizzare i capelli a chiunque, e Gwen le da man forte guardando di traverso il buttafuori che continua a fare entrare gente non degnandoci più di uno sguardo.

«Cazzo! Non sapevo che lo sfidante di Logan fosse Blake Madaro!» esclama Reed. Mi volto lentamente nella sua direzione, tra le mani tiene un volantino della serata che poco dopo mi passa. Ho già sentito quel nome, ma dove?

«E chi è?» vuole sapere Jackson, sbirciando da sopra la mia spalla per osservare anche lui le lettere che compongono il nome dell'avversario del mio ragazzo.

Reed lo guarda sconcertato. «Davvero, amico? È solo uno dei migliori pugili dello Stato. So che frequenta la Hill, che è nato e cresciuto a San Francisco, che partecipa ad incontri clandestini e non da quando era ancora un poppante. Suo padre è stato campione mondiale di pesi massimi per nove anni consecutivi!»

Blake Madaro... Spalanco gli occhi di colpi. «Ma certo, Blake!»

Ellie scuote la testa. «Lo conosci?»

«Blake e Logan avrebbero dovuto combattere a Los Angeles per l'ammissione alla Hill, ma poi Logan ha avuto l'incidente e il tutto non è più avvenuto. Merda... se è così forte e Logan invece è ferito...» Mi porto una mano sulla gola, sfregandola in preda all'ansia. «Perché diavolo ha accettato di combattere contro di lui?»

Jackson sospira appallottolando il volantino e lanciandolo nel primo bidone dell'immondizia che vede. «Perché il tuo ragazzo porta rancore, Liv. Se ha saputo che era Blake il suo avversario, immagino che volesse prendersi una rivincita dato ciò che gli è stato strappato di mano» commenta, facendomi deglutire vistosamente.

«Questo prima che fosse ferito in campo. Non scherzavo quando ho detto che non è al massimo delle sue forze, si farà male se non sta attento» ribatte Reed scuotendo la testa e fissando l'ingresso.

Soffio fuori una nuvola d'aria. Quell'idiota del mio ragazzo è decisamente un idiota! Mi sfrego le mani l'una contro l'altra per scaldarle mentre, nervosa, cammino per un po' avanti e indietro fino a quando Mason non fa la sua comparsa con tutta la calma del mondo, come se non sapesse quello che sta per succedere. Sbracciandosi per farsi notare, ci fa segno di seguirlo dopo aver scambiato brevemente due parole con il buttafuori che, questa volta senza opporre resistenza, si fa da parte per farci entrare.

«Era ora, ragazzi! C'è già calca davanti al ring, ma sono riuscito a tenervi un posticino in prima fila.» Ci fa l'occhiolino, ed io lo fulmino con lo sguardo socchiudendo poi gli occhi.

«Blake Madaro, Mason? Ma che cazzo vi è saltato in mente?» lo bracco contro il muro premendogli una mano sul petto per tenerlo fermo.

Qualcuno alle mie spalle si schiarisce la gola.
Mason sgrana gli occhi, guarda alle mie spalle in cerca di aiuto e, quando capisce che nessuno è disposto a darglielo, torna a guardarmi. «Non guardarmi così, Liv. Non si può dire di no quando tre pezzi grossi vengono a testare le tue potenzialità e, chi lo sa, se è bravo abbastanza possono anche offrirgli qualche ottimo contratto.»

«È ferito, Mason! Sai benissimo che farlo combattere in quello stato non farà che aggravare le cose! Che diavolo ti prende pure a te? Pensavo che fossi il suo cervello in situazioni come questa in cui evidentemente non ci sta con la testa!» sbraito, fuori di me.

Mason torna a guardare alle mie spalle, ma questa volta lo sguardo torvo è tutto per il suo quarterback. «Logan non sarà felice di sapere che non sei capace a startene zitto.»

Prima che Reed possa rispondere, intervengo. «Ha fatto solo ciò che era più giusto per lui, cosa che a te sembra nemmeno importarti!» Lo spintono prima di voltargli le spalle. «Lui dov'è?»

Mason sospira sconfitto. «Nello spogliatoio. E, Liv» la sua voce mi ferma dopo che ho compiuto pochi passi in quella direzione. «Certo che mi importa, e non credere che non abbia provato a fermarlo, mai sai com'è fatto. Preferisco essere qui ad assicurarmi che le cose vadano bene piuttosto che saperlo in giro a trovare da solo un rimedio a tutto quel rancore.» Certo che lo conosco, maledizione, questo però non significa che la passerà liscia.

Apro le porte dello spogliatoio con più forza del normale. Cammino a passo pesante fino al centro, dove le panchine sono disposte a ferro di cavallo di fronte ai vari armadietti. C'è abbastanza silenzio da farmi pensare che non ci sia nessuno, tuttavia faccio un giro su me stessa per esserne certa. L'odore di sudore e candeggina mi fa arricciare il naso.

«Dove diavolo sei, imbecille che non sei altro?» alzo abbastanza la voce da farmi sentire chiaramente. «Sai, ho sempre pensato che fossi un cretino, ma fino a questo punto... » schiocco la lingua contro il palato e incrocio le braccia sotto al seno inesistente.

Una risata profonda e bassa mi fa voltare di scatto. Logan è appoggiato a braccia conserte contro uno degli armadietti un po' adombrati rispetto agli altri. È scalzo, con un solo paio di pantaloncini della tuta calati a sufficienza da farmi intravedere i boxer neri, ed è a torso nudo. Nemmeno l'oscurità di quell'angolo nasconde la perfezione del suo torace tonico e allenato, risaltando ogni solco degli addominali perfetti e facendomi dischiudere le labbra dimenticando, solo per qualche secondo, il motivo della rabbia che provo. Tuttavia, mi basta far scorrere gli occhi su tutto il suo maestoso corpo e soffermarmi sul punto in cui un enorme livido ormai nero fa capolino dal pettorale destro, per chiudere la bocca di scatto e lanciargli un'occhiata torva. Nemmeno il sorrisetto appena accennato e l'evidente fossetta sulla guancia destra mi fanno desistere.

«Imbecille? È così che mi dimostri il tuo amore dopo due giorni che non ci vediamo?» Si posa una mano sul cuore, proprio nel punto in cui il livido è in bella vista. «Mi ferisci, amore.»

«Oh ma io speravo di ferirti, amore. E vuoi sapere di più? Sono anche pronta a lasciarti un segno più che evidente al pettorale opposto se non mi dici immediatamente che cazzo ti è preso!» sbraito nella sua direzione. «Ti ha dato di volta il cervello per caso? Già il fatto che tu riesca sempre a farti male in campo mi lascia alquanto perplessa, ma sei una testa calda perciò non so nemmeno perché mi stupisco, ma Blake Madaro, Logan? Che diamine!»

Si da una spinta staccandosi dal muro, quando cammina a passo lento nella mia direzione le braccia gli scivolano lungo i fianchi. Mi arriva sotto il naso con l'accenno di un sorrisetto arrogante, le sue mani trovano subito i miei fianchi trascinandomi verso di lui. Mi osserva compiaciuto, e un luccichio malizioso gli fa capolino negli occhi quando mi guarda. «Legghins di pelle? Se il tuo scopo era distarmi sul ring, direi che ci stai riuscendo alla grande.»

«Logan» protesto socchiudendo gli occhi quando le sue mani si intrufolano sotto la spessa giacca e mi solleticano la pelle ora ricoperta da piccoli brividi. «Non sono in vena di scherzare, non quando si tratta della tua salute.»

Avvicina il viso al mio sfiorandomi la guancia con il naso, inspira il mio odore senza nemmeno nasconderlo, ed un po' mi ritrovo a pensare che vorrei solo perdermi nel suo abbraccio e dimenticare questa fottuta paura che ho di saperlo nei guai. «Sto bene, Liv. Non sono così matto da non sapere quando è ora di fermarmi.»

Lo allontano di poco posandogli una mano sul petto senza premere con forza. Logan abbassa lo sguardo nel mio, ed io sbatto le palpebre per non farmi risucchiare dai suoi occhi nettamente più scuri stasera. «Perciò, se faccio così...» Premo l'indice sul pettorale destro e i suoi occhi subito si socchiudono. Faccio più pressione sempre senza distogliere lo sguardo dal suo. Una smorfia di dolore appena accennata fa capolino sulle sue labbra, ed io continuo a premere finché un grugnito di dolore gli scappa di bocca. «... non dovrebbe farti male, no?» concludo stizzita.

«D'accordo» borbotta a fior di labbra. «Fa male, così tanto che ho già preso un paio di antidolorifici, ma, Liv, non potevo rinunciare all'occasione che aspetto da tutta una vita!» esclama allontanandosi di un passo da me, ma sempre con le mani posate sui miei fianchi.

«Idiota!» Lo spingo dal braccio. «Cretino!» Faccio la medesima cosa con quello opposto. «Incosciente e irresponsabile!» Mi libero dalla sua presa con forza. «Tutto questo perché porti rancore verso quel ragazzo?»

Logan scuote la testa con un sospiro. «Non gli porto rancore né tantomeno lo odio, ma ha ottenuto ciò che io desideravo da tutta la vita senza nemmeno sforzarsi dato che ero in convalescenza, e questa è la mia occasione per dimostrare a chiunque e a me stesso che posso batterlo! Che sarei potuto benissimo entrare io alla Hill! Dimmi che lo capisci, Liv.» Mi implora di comprenderlo con lo sguardo.

Butto la testa all'indietro chiudendo gli occhi. Con la mano mi stropiccio gli occhi fregandomene del mascara, e quando finalmente torno a guardarlo è di nuovo a mezzo passo da me. Cosi vicino che l'odore forte del suo bagnoschiuma mi solletica le narici e mi da un senso di benessere mai provato prima. Lo guardo negli occhi. Lo fisso per minuti interminabili, scorgendo la sua anima dietro le iridi verdi, capendo perfettamente quello che deve aver provato quasi un anno fa vedendosi strappare dalle mani un futuro brillante su cui aveva sempre fatto affidamento. Mi sento una stronza ad averlo aggredito così, eppure non riesco a pentirmi di nulla.

«Ti supplico, Logan, non peggiorare la situazione. Non sopporto vederti ferito, è una cosa che mi manda fuori di testa, perciò...» Annullo quella stupida distanza tra di noi acciuffandolo per i pantaloncini e attirandolo verso di me. Il suo sorriso dolce mi fa sciogliere il cuore, le mani grandi mi agguantano la schiena ancora coperta dalla giacca mentre gli poso la testa sul torace inalando il suo profumo. «Se durante l'incontro vedi che le cose iniziano a mettersi male, per favore pensa a te stesso. Non costringere il tuo corpo al limite, non servirebbe a niente. So chi sei e conosco le tue potenzialità anche se perdi l'incontro.»

Logan annuisce dandomi un bacio sulla fronte. «Dio, come fai ad essere sempre così convincente?»

Alzo lo sguardo sfiorandogli il mento con il naso. «Forse perché hai ammesso di essere cotto e stracotto di me?» lo prendo in giro facendolo ridere.

«Già, mi tieni per le palle, donna. Soprattutto con dei pantaloni attillati come questi.» Mi tira una pacca gentile sul sedere che mi fa sussultare e ridere al tempo stesso. «Che diavolo nascondi sotto la giacca? Sei nuda per caso?»

Sollevo e abbasso le sopracciglia con fare allusivo. «Che ne dici di scoprirlo?»

La risata bassa e sexy di Logan mi provoca un brivido lungo la colonna vertebrale. «Potrei rinunciare all'incontro per questo. Passerei tutta la sera a levarti pezzo per pezzo fino a scoprire che sotto sei nuda per me» mi sussurra roco all'orecchio, prima di prendermi il lobo tra i denti e di tirarlo appena. Un gemito strozzato sfugge al mio controllo, e questo gli basta per afferrarmi dal sedere e tirarmi su. Allaccio le gambe attorno alla sua vita mentre cammina per lo spogliatoio e va a sedersi su una delle panchine con me in braccio. Mi ritrovo a cavalcioni sul suo bacino, la giacca finisce a terra senza che nemmeno me ne rendo conto e le nostre bocche s'incontrano senza troppe cerimonie.

«Mi sei mancata» mormora staccandosi appena dalla mia bocca e lasciandomi una scia di baci sul collo che arrivano fin dietro l'orecchio.

Sorrido passandogli una mano in mezzo ai capelli rasati. «Anche tu. Quand'è che ti trasferisci nel mio appartamento?»

I suoi denti giocherellano con il mio labbro inferiore mentre le mie mani non fanno che scorrere su e giù per le sue spalle muscolose. «Mi vuoi lì solo perché hai bisogno con statistica. Che ne sarà di me quando ti verrà il ciclo e non sopporterai la mia vista?»

Tocca a me addentargli il labbro inferiore facendolo sorridere sornione. «Be', allora dovrai essere così bravo a ricordarmi perché ti amo.»

Il suo sopracciglio s'inarca, ed io ne seguo la forma perfetta con l'indice. Il cuore mi batte all'impazzata tutte le volte che sono tra le sue forti braccia, come se il mio corpo sapesse di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Qualcosa mi preme contro l'inguine facendomi ridere. «Questo ti basta come prova?» mi chiede con malizia e un vero ed enorme sorriso sul viso che poche volte gli ho visto fare. Ha gli occhi luminosi e brillanti, è bello da morire quando sorride in questo modo.

Riprendo a baciarlo in risposta, dischiudendo le labbra e permettendo alle lingue di incontrarsi e giocare dolcemente, mentre le nostre mani iniziano un lentissimo susseguirsi di carezze finché non si trovano intrecciandosi alla perfezione. Sospiro scostandomi dalle sue labbra, gli appoggio la testa sulla spalla e lascio che mi stringa forte scacciando via tutte le preoccupazioni di quel giorno. Il suo cuore batte all'impazzata nella cassa toracica, gli accarezzo dolcemente il pettorale un po' ammaccato, come se quel gesto dolce bastasse a fargli passare il dolore.

«Andrà tutto bene» sussurro contro la sua pelle.

Logan si limita ad annuire stringendomi più forte, poi appoggia la testa sulla mia cullandomi. «Sarai in prima fila a fare il tifo, vero?»

«Vorrei essere sul ring con te» ammetto, con l'accenno di un broncio sulle labbra.

«E perderti così la perfetta visuale del mio corpo scolpito? Inaccettabile!» sogghigna facendomi alzare gli occhi al soffitto.

«Ah scusa, mister bellissimo ed egocentrico. Hai perfettamente ragione, come sopravviverò senza sbavarti addosso?»

Logan mi appoggia due dita sotto il mento facendomelo sollevare, ma quando si allunga per baciarmi, la porta dello spogliatoio si apre. Un sospiro esagerato fa immobilizzare entrambi. «Ecco, speravo proprio di non beccare una scena simile, che cazzo. Amico, sei pronto o avete bisogno di qualche minuto in più per... finire

La voce esasperata di Mason ci fa scoppiare a ridere. Logan volta la testa per guardare il suo migliore amico, poi gli alza un pollice nella sua direzione. Piego la testa anche io.
«Fidati, amico, se avessi interrotto qualcosa lo sapresti.» Gli fa l'occhiolino e Mason alza gli occhi al cielo scuotendo la testa.

Mi regala un sorriso di cortesia. «Donna dalle mille distrazioni, che ne diresti di raggiungere la plebe? Devo iniziare a sistemare il nostro ragazzo, tra cinque minuti inizia l'incontro.»

«Sì, signore» mi porto due dita alla tempia facendolo sorridere.

Logan mugugna qualcosa di incomprensibile provando a tenermi ferma, io ridacchio dandogli un tenero bacio sulle labbra prima di alzarmi dalle sue gambe e di rimettermi in piedi. «Mi raccomando» lo metto in guardia, seria.

Logan mi afferra per la vita riportandomi contro di lui prima che riesca a raggiungere l'uscita. Mi bacia con più decisione di prima facendomi scogliere tra le sue braccia.
«Ti amo» sussurra.

Sorrido sulle sue labbra. «Ti amo anche io. Ora vai e fagli il culo, campione.»

Gli do una pacca scherzosa sul sedere facendolo ridere, supero Mason posandogli una mano sulla spalla ed esco raggiungendo i nostri amici. Mi faccio spazio in mezzo alla calca ammassata, e quando finalmente riesco a raggiungerli sono in una zona proprio di fronte al ring delimitata da spesse corde rosse, nemmeno fossimo vip. Ellie mi abbraccia non appena mi vede arrivare, aiutandomi ad alzare la corda e facendomi passare al di sotto.

«Allora? Come sta?» mi chiede con entusiasmo.

«Benone, ha promesso di non farsi ammazzare» le rispondo con un alzata di spalle.

«Sicura di non aver peggiorato la situazione che ne so, magari accoltellandolo?» mi chiede Reed con un sogghigno, facendo scoppiare a ridere l'intero gruppo.

Gli regalo il dito medio spintonandolo. «Quasi» dico soddisfatta.

Pochi minuti dopo, veniamo distratti quando un signore di mezza età sale sul ring vestito di tutto punto tenendo in mano un microfono con cui saluta la folla facendo qualche battuta e mandando in visibilio il pubblico che ormai ha riempito la palestra. Le luci vengono spente quasi del tutto, rimangono accese quelle puntate sul ring che sono molto più soffuse. Vengono presentati i due pugili con tanto di descrizione delle loro vite e carriere, le presentazioni passano poi ai tre direttori presenti, seduti praticamente accanto a noi, che selezioneranno il vincitore che avrà la possibilità di ricevere una proposta contrattuale e lavorativa.

Sento le farfalle allo stomaco quando il primo ad essere chiamato è Logan. Attraversa uno spazio lasciato libero e illuminato con indosso un accappatoio rosso in velluto legato in vita. Ha il cappuccio tirato su, ma anche se non mi fossi alzata sulle punte e sporta per guardarlo meglio, avrei percepito il suo nervosismo. Sale sul ring piegandosi sotto le corde per passare, al suo fianco Mason lo accompagna per tutto il tragitto con una bottiglietta d'acqua ed un kit del pronto soccorso tra le mani. Il presentatore gli alza il braccio incitando la folla ormai in delirio, gli pone qualche domanda come da rito, poi lo lascia libero di sfilarsi l'accappatoio passandolo al suo migliore amico. Una ragazza alle mie spalla urla nel vederlo a torso nudo, con solo i pantaloncini da pugile e le scarpe da ginnastica, a me viene voglia di zittirla a suon di calci. Logan sorride timido alla folla, ma senza guardare nessuno in particolare. Mi cerca, lo vedo da come fa guizzare gli occhi da una parte all'altra e, quando poi mi trova, un esplosione di mille colori e fuochi d'artificio mi si irrompono nel petto. Gli sorrido dolcemente, lui ricambia mimando con le labbra un «sei bellissima» che sento fin dentro le ossa. Dopodiché, cammina verso Mason per farsi infilare i guantoni quando è il turno di Blake.

Il presentatore fomenta la folla prima di annunciarlo, pubblico già in delirio perché è un volto noto e conosciuto da chiunque ami questo sport. Perfino Reed al mio fianco batte le mani entusiasta, ma alla mia occhiataccia di fuoco le riabbassa come se ardessero. Anche questa volta, mi alzo sulle punte per seguire meglio il suo ingresso. Intravedo un corpo massiccio camminare sul breve tragitto che conduce al ring, lo vedo stringere la mano a chiunque mentre passa con indosso un accappatoio bianco in velluto ed un cappuccio tirato su che gli nasconde il viso. Sale sul ring con grazia e, come Logan, si abbassa sotto le corde per passare. Alza entrambe le braccia al cielo facendo un giro su se stesso, godendosi le urla di gioia e i flash dei telefonini. Al suo fianco, un ragazzo biondo raggiunge la parte opposta di Mason portando con sé il necessario per dissetarlo e curarlo in caso di necessità.

Blake Madaro si leva il cappuccio facendomi trattenere il fiato. L'acerrimo nemico di Logan è finalmente sotto i miei occhi, che non riescono a smettere di osservarlo con curiosità, e si sta crogiolando nell'affetto di un pubblico in visibilio. Ha una cicatrice evidente sul sopracciglio destro che gli arriva quasi alla palpebra, i capelli corti tinti di un biondo quasi bianco per niente naturale ma in perfetta armonia con gli occhi nocciola. Il naso non è dritto, e questo mi fa pensare che qualcuno deve averglielo rotto più volte, il fisico è scolpito ma con piccole cicatrici bianche sparse qua e là. I pantaloncini da pugile sono bianchi e immacolati, così come i guantoni che si sta infilando e le scarpe da ginnastica. Non ci sarebbe nulla che mi farebbe pensare sia una cattiva persona, se non fosse per il fatto che è l'avversario del mio ragazzo e, dal ghigno sulle labbra, pare non veda l'ora di soffiargli nuovamente un'opportunità di carriera.

L'arbitro fa avvicinare entrambi, che si studiano camminandosi attorno per un po'. Logan fa oscillare la testa, Blake compie una rotazione di spalle e braccia. Si battono i guantoni in amichevole rispetto con un sorrisetto che non riesco a capire se sia cordiale o di sfida. Parlano tra di loro senza staccarsi gli occhi di dosso, studio i lineamenti di Logan per tentare di capire il suo umore. Sono così tesa da non accorgermi di star stritolando la corda rossa finché Ellie non mi abbraccia da dietro con l'intento di calmarmi. Non riesco a sentire cosa si dicono, so solo che i loro visi sono concentrati a studiarsi e per tutto il tempo nessuno dei due ha mai smesso di sorridere. Logan sembra meno nervoso di come l'ho lasciato nello spogliatoio, e spero che questo significhi che l'antidolorifico ha fatto effetto e ora si sente meglio. Vedo Blake indicare con un cenno il pettorale ammaccato di Logan, mi aspetto che sia il primo punto in cui lo colpirà non appena ne avrà la possibilità, invece le sue labbra si muovono e si inclinano in una smorfia preoccupata.
Un attimo, Blake è preoccupato per la salute di Logan?

Non riesco ad approfondire la questione perché i due ragazzi s'infilano i paradenti, tornano al centro del ring e, finalmente, l'arbitro da inizio all'incontro.
Mi aggrappo con entrambe le mani alla corda, con più forza del necessario, facendola muovere su e giù. Ellie e Gwen mi si premono contro con l'intento di vedere meglio, una mano mi si appoggia sulla spalla stringendola forte, e so che si tratta di Reed, mentre a cingermi il fianco con l'intento di tranquillizzarmi questa volta è Jackson.
Ed io ci provo, prendo un lungo respiro profondo mentre i miei occhi scattano a destra e sinistra come impazziti provando a seguire meglio che possono le loro mosse. Ho il cuore che mi rimbomba con forza nella cassa toracica, le orecchie che fischiano come il treno sui binari intento a richiamare l'attenzione dei passeggeri. Sento l'adrenalina scorrermi dentro, le gambe molli come gelatina, un rospo enorme nella gola che a volte m'impedisce di respirare come vorrei. La preoccupazione per Logan sarà la causa di un patetico svenimento, già lo so.

Logan schiva pugni, contrattacca con la medesima decisione di Blake, a volte andando a segno mentre altre volte no. Vedo il sudore colargli dalla fronte alla schiena man mano che i minuti passano e i diversi round si susseguono. Passati due minuti tra un round ed un altro, i ragazzi hanno diritto a riprendere fiato e bere. L'allenatore di Logan è accanto a Mason e gli da suggerimenti all'orecchio ogni volta che può, quello di Blake fa la medesima cosa. Logan non ha più guardato nella mia direzione e gliene sono grata, se lo facesse ho paura che la sua attenzione cali quel che basta da essere colpito con decisione dal suo avversario. Per ora ci sono stati pugni abbastanza leggeri, nessuno dei due sembra dolorante o moribondo, e questo aiuta decisamente il senso di nausea che provo alla bocca dello stomaco.

L'incontro procede, il pubblico è schierato in due facendosi sentire con grida di esultanza o versi offensivi che riversano sul ring ad ogni minuto che passa. Vorrei urlare a tutti di fare silenzio, di lasciarli concentrare, ma so che questo è impossibile. Perciò ci penso io a rimanere concentrata per Logan. Osservo ogni sua mossa senza distogliere mai lo sguardo, faccio la medesima cosa con Blake nella speranza di vedergli compiere una mossa sbagliata che porti Logan alla vittoria, ma il ragazzo non è uno stupido o impreparato. Essendo campione mondiale della categoria giovani sa il fatto suo, è sicuro di sé e si muove con una grazia impressionante, come se fosse a casa e si stesse preparando una tazza di Tè. Logan, dal canto suo, è agile e veloce, ma per niente abituato a differenza di Blake, e questo si nota soprattutto quando il mio ragazzo attacca e il suo avversario lo schiva quasi a passo di danza.

I minuti passano, ad ogni round stritolo un po' di più la corda. Logan è stato colpito diverse volte e, all'ultimo colpo, il sopracciglio ha preso a sanguinare. Mason lo soccorre prontamente non appena si avvicina alle corde, lo idrata, imbeve il cotone con quello che immagino sia del disinfettante, dopodiché rifinisce il tutto con un cerotto quasi invisibile. Logan è stanco, provato. Lo vedo dai lineamenti del viso che ora sembrano tirati, dagli occhi che faticano a rimanere aperti, dal sudore che gli imperla il corpo. È doloroso vederlo in questo stato. È vero che conosce i suoi limiti, che sa quando non andare oltre, ma adesso è lucido abbastanza per prendere una saggia decisione? Mi ritrovo a pensare che forse non lo è più, che l'adrenalina e la voglia di vincere lo abbiano sopraffatto al punto che pensa di non potersi fermare, di non riuscire più a tornare indietro. Capisco che le mie preoccupazioni non erano vane quando l'ennesimo pugno tirato da Blake va a segno con un tonfo sordo.

Trattengo il fiato quasi con un gemito strozzato, e per pochi secondi l'intero pubblico ammutolisce. Logan cade sulle corde a peso morto, le braccia a penzoloni e il viso rivolto verso il basso. Rivedo a rallentatore il pugno colpirgli il mento, con così tanta forza che mentre la sua testa veniva bruscamente girata da un lato, il sangue schizzava ovunque macchiandogli il petto e poi gocciolando sul ring. Rimango pietrificata, il boato del pubblico torna farsi sentire ma nella mia testa è solo un fastidioso ronzio. Logan ha gli occhi chiusi, un rivolo di sangue gli cola dalle labbra e dal naso in minuscole goccioline che mi fanno rabbrividire. Trattengo un conato di vomito nel vedere rosso ovunque. Alle mie spalle, anche i miei amici sono rimasti senza fiato. Sento quasi indistintamente la voce di Mason che urla il nome del suo migliore amico, alzo lo sguardo nel suo l'esatto momento in cui si aggrappa alle corde di fianco al suo viso e prova a farlo reagire. Forse Logan è svenuto. Le gambe quasi mi cedono e devo ringraziare chiunque sia alle mie spalle perché ha la prontezza di afferrarmi. Quando torno bruscamente a respirare, la realtà mi viene scaraventata addosso con una forza disumana. A malapena mi accorgo di essermi mossa. Sotto le inutili proteste dei miei amici, mi abbasso sotto la corda e, correndo, arrivo sotto il ring, affianco Mason e afferro la testa di Logan con mani tremanti.

«Amore, svegliati» lo supplico con voce tremante. Le lacrime prendono a scivolarmi lungo le guance senza che io abbia la forza di fermarle. L'arbitro si avvicina a Logan, si piega per poterlo esaminare meglio, cercando di capire se c'è qualche speranza che possa continuare a combattere o meno. Gli passo le mani sulle guance tumefatte, macchiandole di sangue viscido e troppo rosso. C'è così tanto rosso che ho un capogiro. Mason percepisce il mio disagio, mi aiuta a sorreggergli la testa e intanto gli rovescia sul viso dell'acqua.

I suoi occhi tremano appena, ma si vede che non ha la forza di aprirli. Stanno diventando gonfi e neri, il paradenti è volato da qualche parte e riesco ad intravedere la sua dentatura intrisa di sangue fresco. Appoggio la fronte contro la sua sussurrandogli parole dolci intanto che l'arbitro ha urlato lo stop e ha iniziato il conteggio. «Cristo!» vorrei urlargli. «Ma non lo vedi che non è cosciente?» Eppure so che sono queste le regole nella box, per cui tengo la bocca chiusa e mi concentro totalmente su di lui. All'ottavo secondo, Logan riapre gli occhi di scatto e si alza con così tanta forza da farmi barcollare all'indietro. L'arbitro sospende il conteggio soffiando dentro il fischietto, dopodiché Mason e il suo allenatore chiedono un sospensione momentanea per "ripulire le ferite del loro pugile", o anche chiamato: "vogliamo fargli riprendere fiato e capire come sta prima del prossimo round". Blake inclina la testa per valutare lo stato di Logan, dopodiché cammina verso il suo secondo.

Logan barcolla sulle gambe per poi afflosciarsi sulle corde dando la schiena a me e Mason, che subito si premura di dargli una ripulita e farlo bere. «Mi hai spaventato, maledizione» gli dice teso e a bassa voce, in modo che solo io riesca a sentire. Logan mugugna qualcosa che suona come delle scuse, mentre l'allenatore prende ad esaminargli la testa cercando di capire se ha qualche commozione cerebrale o meno. Logan, però, non distoglie gli occhi da me. Nonostante sia evidentemente ferito, la sua preoccupazione è vedermi in lacrime.

«Mi dispiace, Liv. Sto...» Chiude gli occhi facendo una smorfia quando il disinfettante entra a contatto con le ferite aperte. Quando li riapre, sto ancora tremando come una foglia con le mani appoggiate sulle guance. «Sto bene» prova ad addolcire il tono.

Il pubblico fischia in protesta, vorrebbe che l'incontro riprendesse nel più breve tempo possibile, ed io vorrei voltarmi e mandare tutti quanti a fare in culo. Deglutisco, allungo una mano a sfiorare la sua. Logan intreccia la mano alla mia incurvandosi leggermente in avanti.

«Puoi ancora fermarti, amore. Se non te la senti-» inizio, ma la determinazione che gli leggo sul volto adesso mi fa ammutolire. Rimango in silenzio una manciata di secondi studiandogli gli occhi e la postura rigida e sull'attenti, come se non vedesse l'ora di iniziare a tirare pugni. Dischiudo le labbra sentendo la gola secca, perché finalmente capisco. «Non sei intenzionato a fermarti» commento piatta.

Il sospiro che prende lo fa tossire. «Posso batterlo, Liv, e so che hai capito che il dolore provo mi sta aiutando a liberare la mente.»

«Sei appena svenuto, maledizione» gli faccio notare chiudendo gli occhi.

Le lacrime tornano a scivolarmi sulle guance, me le asciugo passandomi con forza le mani sul viso. Riapro gli occhi lucidi e rossi dal pianto, e li punto nei suoi, spenti e vacui. Logan mi sta guardando, ma solo un folle non si accorgerebbe che mentalmente non c'è. Il passato è di nuovo in agguato, lo sta trascinando in ricordi dolorosi e facendo sprofondare in abissi così profondi che a volte mi è difficile nuotare velocemente per riuscire a raggiungerlo. Stringo con forza la sua mano, costringendolo a tornare in sé. Quando lo fa, rivedo quel luccichio nelle iridi che si manifesta solo in mia presenza.

«Ti scongiuro, Logan. Lascia perdere, vieni via con me, ti farò dimenticare qualsiasi cosa ti sta fa stare così tanto in apprensione. Ti prego» insisto piangendo, ma Logan si limita a sbattere le palpebre come se avesse ascoltato solo mezza parola di ciò che gli ho detto. Non è più in sé. Si alza in piedi lasciando interdetto Mason e l'allenatore, afferra i guantoni macchiati di sangue e senza alcun sforzo se li infila allontanando il suo amico quando prova ad aiutarlo. In tutto ciò, continua a mantenere il contatto visivo nel mio. Rabbrividisco ad ogni suo gesto, ma non distolgo lo sguardo.

«Ti prego» ci riprovo, inutilmente.

L'unica cosa che concede a Mason è di aiutarlo a infilasi il paradenti ma, prima di aprire la bocca per inserirlo, si piega sulle ginocchia avvicinando la testa alla mia. Il mio cuore prende a martellarmi all'impazzata.

«Non odiarmi per questo, non andartene per questo, non amarmi di meno per questo» sussurra contro le mie labbra, prima di baciarmi con così tanta foga che mi ritrovo premuta contro le corde e incollata alla sua bocca. Soffoco un gemito, che sia esso di frustrazione o piacere quando si allontana da me per rimettersi in piedi. Mason gli infila il paradenti scuotendo la testa con disapprovazione, dopodiché scende dal ring e mi si affianca quando l'arbitra fischia e l'incontro riprende.

Rimango ad osservare i successivi round in una sorta di apatia, sussulto quando Logan viene colpito ed espiro quando sono i suoi pugni ad andare a segno. Perdo il conto dei minuti che passano, dei gemiti e dei grugniti di dolore che sento. Chiudo gli occhi quando i colpi iniziano ad essere fastidiosi, quando il boato del pubblico diventa un frastuono non necessario, quando le imprecazioni di Mason superano il volume del mio respiro irregolare che percepisco nelle orecchie come un fischio. Poi, all'improvviso, qualcosa cambia. Blake diventa più lento e meno ricettivo, stanco probabilmente da quell'ora interminabile di pugni e dolore. Logan ormai è in piedi solo per miracolo, ma non appena si accorge che il suo avversario è in difficoltà qualcosa si risveglia in lui.

Inizia a colpire, e colpire, e colpire... Blake non riesce più a parare quei colpi così decisi, cade a terra con un tonfo sordo, la faccia premuta contro il pavimento e le braccia inerme lungo i fianchi. Trattengo il respiro compiendo un passo in avanti dopo interminabili minuti in cui ero diventata una statua vivente. L'arbitro urla lo stop, si getta a terra e inizia il conteggio. Il pubblico è talmente in visibilio che le transenne quasi cedono sotto il peso e le spinte nel volersi avvicinare al ring per vedere meglio. I secondi si susseguono alla stessa velocità del mio cuore. Il decimo secondo arriva ed io mi accorgo di non essere più riuscita ad esalare respiro. L'arbitro si rialza fischiando più volte, solleva il braccio molle ed esausto di Logan verso l'alto decretando il vincitore. Le urla di gioia del pubblico mi investono ad una velocità super sonica.

Logan ha vinto.

Cade sulle ginocchia provando a riprendere fiato, ed io mi ritrovo a saltellare e gridare, felice che ce l'abbia fatta nonostante tutto. I nostri amici ci raggiungono, Jackson mi afferra per la vita facendomi fare un sacco di giravolte. Butto la testa all'indietro e scoppio a ridere, il battito del mio cuore torna normale, l'ansia scivola via dal mio corpo lasciandomi molle ed esausta, ma non per questo smetto di festeggiare. Ci accalchiamo sul palco quando una medaglia d'oro gli viene legata in vita. Logan si volta e mi guarda, sorride stanco mentre attorno a lui tutti festeggiano saltellandogli attorno e toccandolo ovunque. A malapena si accorge di chi gli sta attorno. I suoi occhi sono solo per me, e i miei fanno altrettanto. Non smettiamo di fissarci e sorridere, io felice che lui stia bene e che ce l'abbia fatta, lui probabilmente grato che mi sia fidata nonostante quello che è successo. Mima un "ti amo" con le labbra che ricambio più che volentieri.

E poi, nel momento in cui sono sul punto di risalire il ring e correre tra le sue braccia, qualcosa sul suo viso cambia. Logan rotea gli occhi all'indietro costringendo a fermare la mia marcia, pietrificandomi all'istante. La testa gli ricade molle in avanti mentre il suo corpo si affloscia con un tonfo a terra. Il primo ad accorgersene è il suo allenatore, lo gira sulla schiena e inclina l'orecchio contro la sua bocca. L'atmosfera cambia per la terza volta. Quando alza la testa con uno scatto e grida ai soccorritori di fare presto perché Logan ha smesso di respirare, le mie ginocchia cedono e cado a terra anche io. L'urlo che mi esce dal profondo della gola è capace di scuotere il mondo intero.

Ed è nel momento in cui ho dovuto affrontare la parte di te spezzata e annientata, che ho conosciuto il vero dolore. Ho sempre vissuto con la consapevolezza che il tuo respiro fosse l'unica cosa che più contava in questo mondo, che quando poi ho rischiato di perderti, il mio mondo si è sgretolato.

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